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Crescono esportazione e acquisizioni


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Commercio estero, l'Italia riparte

L'export vola, scavalcate Gran Bretagna e Canada: siamo al settimo posto nel mondo

ROMA - L’Italia supera Gran Bretagna e Canada nella quota di esportazioni mondiali e risale la classifica dei maggiori paesi esportatori al mondo, passando dal nono al settimo posto. E’ quanto emerge dai dati illustrati dal ministro per il Commercio Internazionale, Emma Bonino, sull’andamento del commercio estero.

QUOTA IN CRESCITA - Nei primi sei mesi del 2007 la quota Italia di esportazioni a livello mondiale è cresciuta del 6,1% rispetto allo stesso periodo del 2006. Oltre all’Italia, solo Cina e Germania, tra i grandi esportatori sono riusciti a ottenere risultati positivi. Tutti gli altri, Spagna, Francia, Stati Uniti, Russia, Giappone, Canada e Regno Unito, hanno visto ridursi la propria quota di export mondiale. Questo miglioramento ha permesso all’Italia di passare dal nono al settimo posto della classifica dei maggiori paesi esportatori al mondo, superando Gran Bretagna e Canada.

GRADUATORIA - La classifica delle quote di export mondiale nei primi sei mesi del 2007 è guidata dunque dalla Germania (9,7%), seguono gli Stati Uniti (8,6%), Cina (8,4%), Corea+Singapore+Hong Kong (7,3%), Giappone (5,2%), Francia (4,2%), Italia (3,6%), Regno Unito (3,2%), Canada (3,1%), Russia (2,3%) e Spagna (1,8%).

PRODI - «Esportiamo il doppio della Spagna», ha dichiarato il premier Romano Prodi, spiegando i dati relativi al nostro export. L'Italia nel 2007 registra un passivo nella bilancia commerciale di 7,7 miliardi. Per il presidente del Consiglio si tratta «di un risultato straordinario, se consideriamo che importiamo energia per 50 miliardi». Il mercato Ue si allarga e noi siamo secondi solo alla Germania». I dati mostrano che fino al settembre 2007 le esportazioni italiane hanno fatto segnare un +11,5% rispetto allo scorso anno. Il ministro Bonino ha sottolineato un dato: «Tutte le esportazioni francesi sono paragonabili a quelle italiane del solo settore meccanico».

SUPEREURO - Romano Prodi ha sottolineato poi che l'euro forte danneggia il commercio estero. «Non vi è alcun dubbio al riguardo, anche se vediamo la fatica di paesi come gli Usa o il Giappone» dove il problema del cambio si presenta con una «specifica forza» a loro favore. Il premier si è augurato che la Banca centrale europea «tenga presente che esistono interessi reali da tutelare perché ci sono limiti alla capacità di resistenza al cambio» .

Commercio estero, l'Italia riparte Corriere della Sera

Azienda Italia, un anno d’oro

MARCO PANARA

Un anno così le imprese italiane non lo vivevano da tempo. L’immagine che ci rimarrà impressa sarà quella dell’Alitalia che agonizza, con un numero inquietante di medici al suo capezzale. Ma quella, se è l’immagine più vivida, non è però la più vera. Perché questo che va a finire è stato l’anno del risveglio e della internazionalizzazione. Per un’Alitalia in coma c’è un Enel che comprando Endesa fa un salto dimensionale che nessun altro in Europa è riuscito a fare, c’è un Eni che nei dodici mesi riesce a comprare nuovi asset più di qualunque dei suoi competitor internazionali, c’è Mediaset che investe 2,6 miliardi di dollari per comprare Endemol.Luxottica ne spende 2,1 per la Oakley. Tenaris per un miliardo e quattro acquista Hydril e Rcs impiega oltre un miliardo per Recoletos. E ce ne sono altre decine che con investimenti ciascuno nell’ordine delle centinaia di milioni di euro hanno fatto fare un salto di livello all’internazionalizzazione dell’impresa italiana.

Nei primi undici mesi dell’anno, secondo le stime di Kpmg Corporate Finance, le acquisizioni all’estero di imprese italiane sono state 108 per un ammontare complessivo di 57 miliardi euro. Erano stati 15 miliardi di euro nel 2006, 29 nel 2005 (grazie all’effetto UnicreditoHvb), solo 4 nel 2004. «La cosa importante dice Max Fiani di Kpmg Corporate Finance è da una parte che si tratta di una tendenza che già si è avviata nel 2006 e si è consolidata nel 2007 e, dall’altra, che è un fenomeno ad ampio raggio, che riguarda imprese di settori diversi e di dimensioni diverse».

E’ il risveglio, dopo anni di lavoro interno e silenzioso, di un pezzo di paese che forse da solo non basta a trainarci tutti e 56 milioni quanti siamo fuori dal guado, ma che sta facendo in pieno la sua parte.

Secondo Sergio Mariotti, che insegna al Politecnico di Milano e insieme a Marco Mutinelli (e in collaborazione con l’Ice) ha creato la banca dati Reprint e l’osservatorio ‘Italia Multinazionale’, «l’Italia che nel quadro mondiale è sempre in ritardo nei processi di internazionalizzazione, quest’anno potrebbe aver ridotto la distanza». Le novità, secondo Mariotti, sono il ritorno sulla scena internazionale delle grandi imprese, che negli anni scorsi avevano abbandonato il campo, e la riscoperta degli Stati Uniti dal cui mercato le aziende italiane si erano ritirate negli anni passati e ora grazie anche all’euro forte stanno tornando, e, significativamente, con l’acquisto non solo di reti di vendita ma anche di impianti produttivi.

Di grandi imprese, si sa, l’Italia è povera, e tolte banche e assicurazioni, rimangono le private Telecom e Fiat, alle quali va aggiunta Tenaris visti i suoi oltre 18 miliardi di euro di capitalizzazione, e Eni ed Enel delle quali lo Stato è azionista di controllo. Telecom in effetti dopo un lungo ciclo di dismissioni internazionali quest’anno ha rimesso la testa fuori comprando per 665 milioni Aol Germania, mentre la Fiat che alla strategia delle acquisizioni ha preferito quella degli accordi, ha ripreso a investire in impianti in giro per il mondo. Tenaris ha comprato il gruppo Hydril negli Stati Uniti.

Tra i grandi in effetti la parte del leone l’ha fatta l’industria della quale l’azionista di riferimento è lo Stato. Per Eni ed Enel così come per Finmeccanica e anche Fincantieri il 2007 è stato una sorta di anno della riscossa. E’ come se questa fetta d’industria nazionale a controllo pubblico si fosse liberata e avesse ritrovato orgoglio.

Il governo azionista ha fatto la sua parte. Il messaggio dato alle sue partecipate dal ministero dell’Economia è stato che dopo anni in cui la priorità era tirare fuori tutto il possibile per rinsanguare le casse dello stato, ora la priorità è crescere, perché in un mondo come quello di oggi neanche l’Eni, con i suoi quasi cento miliardi di capitalizzazione di Borsa o l’Enel con il suoi oltre 50 possono considerarsi grandi abbastanza. Ha fatto la sua parte anche il governo istituzione, con il presidente del consiglio e alcuni ministri che si sono spesi molto in giro per il mondo per appoggiare le strategie delle imprese italiane, a partecipazione pubblica e non. In realtà hanno semplicemente fatto quello che da sempre fanno i governi francese, inglese, tedesco, e che invece negli anni passati in Italia non faceva nessuno.

L’operazione più importante del 2007 è l’acquisizione di Endesa, per la quale Enel ha investito 28 miliardi di euro e grazie alla quale ha cambiato il suo profilo da impresa domestica a impresa internazionale. Oltre a Endesa quest’anno Enel ha fatto acquisizioni in Russia e in Romania e accordi in Francia (con Edf) e in Albania. Oggi Enel è presente il 21 paesi ed è il secondo produttore di energia d’Europa per capacità installata. E’ uno degli effetti virtuosi della liberalizzazione del settore. L’Enel, ex monopolista, ha dovuto ridurre le sue quote del mercato elettrico nazionale e per crescere in una prima fase ha perseguito la diversificazione in altri settori sempre sul mercato interno. Poiché quella strada non prometteva moltissimo, negli ultimi due anni ha cambiato strategia, è uscita dai settori estranei al suo business principale e ha preso opportunamente la strada della crescita estera. Ha funzionato, ora l’Enel è più grande e più internazionale, con una diversificazione dei ricavi e un profilo di rischio più equilibrato. A fronte di tutto ciò c’è un indebitamento notevole che dovrà essere riassorbito nei prossimi anni.

L’Eni non ha fatto una grande operazione, ma tra le prime dieci acquisizioni internazionali effettuate nel 2007 da imprese italiane, ben 3 (che diventeranno quattro con la britannica Burren Energy) le ha fatte lei. Complessivamente, compresa Burren, avrà investito una dozzina di miliardi di euro, rafforzando notevolmente la sua presenza nel cosiddetto ‘upstream’ ovvero l’attività di estrazione di petrolio e gas in Russia, Stati Uniti, Congo e Turkmenistan ed entrando i nuovi paesi come l’India, il Mozambico e il Mali. L’Eni ha così aumentato le sue riserve e la sua capacità estrattiva, riuscendo a condurre in porto un numero di acquisizioni e accordi che nessuno dei suoi competitori quest’anno è riuscito a mettere insieme.

Tra le partecipazioni pubbliche, se non per le acquisizioni internazionali, che pure ci sono state ma non per importi rilevantissimi, è andata molto bene anche a Finmeccanica. Ha fatto acquisizioni mirate, ha riordinato il suo perimetro, acquisito commesse importanti e qualificanti, e l’operazione di acquisto di azioni proprie da poco varata testimonia anche di una notevole capacità finanziaria. Le sfide restano impegnative, perché la dimensione (9 miliardi di capitalizzazione per circa 13 di fatturato) rimane relativamente modesta e l’Italia ha budget per la difesa molto ridotti, un limite in parte compensato dallo sforzo fatto da Finmeccanica per insediarsi anche come produttore in due mercati essenziali come il Regno Unito e gli Stati Uniti.

Grandi aziende a parte, importantissimo è quello che sta avvenendo nei gruppi di dimensioni più piccole. La Rottapharm di Milano, per esempio, ha comprato per 610 milioni di euro la tedesca Madaus, ed è la più grande operazione mai fatta da un’azienda farmaceutica italiana in Europa, mentre Recordati ha comprato la francese Orphan Europe. Sorgenia, del gruppo Cir (al quale appartiene anche questo giornale) ha acquistato in Francia l’80 per cento della Société Francaise d’Eoliennes, Buongiorno ha comprato l’inglese iTouch. Italcementi ha fatto acquisti in Cina, Value Partners in Inghilterra, Eurotech in Giappone. Cerutti ha acquistato la tedesca Koenig&Bawer diventando leader mondiale nelle rotative per rotocalco.

La lista è lunga, e scorrerla dà una certa soddisfazione. E’ l’altra Italia, quella che non ha paura del futuro.

Repubblica.it » Affari e Finanza » Azienda Italia, un anno d’oro

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Velina di regime, godiamo esclusivamente dell'euro forte e della "ripresa" del comparto auto di fiat (che non dimentichiamo non è neanche ancora al posto che le competerebbe e che ha ricoperto in passato).

Null'altro sotto il sole appannato italiota.

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Velina di regime, godiamo esclusivamente dell'euro forte e della "ripresa" del comparto auto di fiat (che non dimentichiamo non è neanche ancora al posto che le competerebbe e che ha ricoperto in passato).

Null'altro sotto il sole appannato italiota.

.....miscredente......:lol::lol:

VA TUTTO BENISSIMO.....:lol:

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Velina di regime, godiamo esclusivamente dell'euro forte e della "ripresa" del comparto auto di fiat (che non dimentichiamo non è neanche ancora al posto che le competerebbe e che ha ricoperto in passato).

Null'altro sotto il sole appannato italiota.

Godiamo dell'euro forte???

:mrgreen:

L'euro forte favorisce le esportazioni?!?

Se dici una cosa del genere all'università non ti bocciano, ti buttano dalla finestra

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non favorisce le esportazioni ma le acquisizioni..in Paesi a concambio favorevole, vedi U.S.A.

Beh, direi che una moneta forte favorisce le importazioni e fa decrementare le esportazioni.

Quindi è un vero e proprio miracolo se le imprese italiane abbiano incrementato le esportazioni con un euro così forte

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Siiiiissssssisisisisi... un vero miracolo. Tra un po' il porco si farà pure una passegiata sul Tevere

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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non favorisce le esportazioni ma le acquisizioni..in Paesi a concambio favorevole, vedi U.S.A.

Proclamo la mia ignoranza ma non capisco :(((

D'accordo le acquisizioni ma le esportazioni dovrebbero diminuire (a meno che non siano aumentate verso paesi del est europeo).

Comunque va tutto bene facciamo festa :b35

MeneS sponsored by L.S.D.M.

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ma che palle noi italiani!!

finalmente una notizia positiva e sempre a fare sarcasmo e a piangerci addosso.....se un qualsiasi altro paese europeo avesse ottenuto questa performance si sarebbe festeggiato x giorni..

non è vero che è l'italia a essere in crisi,è la nostra autostima che sta crollando,continuiamo a fare i tafazzi,poi non lamentiamoci se all'estero ci vedeno com un mucchio di vecchi depressi.....

(P.s. al di la del fatto che l'€ forte possa avvantaggiarci o svantaggiarci,l'€ ce l'hanno anche francia e spagna eppure il loro export ha rallentato...)

'07 bmw 330xd touring

'03 Peugeot 607 2.7 HdI

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