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Carri funebri d'epoca (insoliti)


Maggio80

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On 24/2/2018 at 12:23, Mazinga76 dice:
Certi barocchismi erano a dir poco osceni:oddio:, meglio la sobrietà e l'essenzialità avutasi negli anni a seguire.


Condivido appieno.
Diciamo che negli anni a seguire sono via via scomparsi, riducendosi solo a croci/crocifissi sul tetto e pochissimo altro.
Anche il vano feretro, decenni addietro, era spesso molto carico di lavorazioni e barocchismi: anche qui via via si è “pulito” il tutto, arrivando ad avere (molto spesso, ma molto dipende dal cliente e dal trasformatore) due lumini per lato con una croce/crocifisso centrale.
Non erano rare nemmeno le tendine in raso o seta o (come ho provato a vedere) roba damascata, vellutino o addirittura ricami.
Fino agli anni ‘80 e ‘90 la facevano da padrone il quasi completo rivestimento in acciaio con lavorazione a rosetta e insetti in radica o simil legno.
Per fortuna oggi si tende a fare vani feretri tech, mi sono passo il termine: LED, giochi di luce, tetti con rivestimento in stile cielo stellato, senza dimenticare inserti specchiati o nero pianoforte.
Vedrò di recuperare qualche foto

Edit:

Tra l’altro, la presenza di molti elementi decorativi (pennacchi, statuette e via dicendo) erano prerogativa dei funerali di lusso: tanto più erano presenti, tanto più la cerimonia era sfarzosa.

Di contro, un’allestimento più sobrio e discreto, identificava cerimonie meno ricercate è più economiche.

Nelle regioni settentrionali erano molto diffusi i pennacchi, mentre scendendo per la penisola vi erano più piccoli manufatti o decorazioni metalliche varie.

 

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  • 3 settimane fa...

Realizzazione by Pilato:
MB W114/115
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Si tratta di una delle più famose e apprezzate, anche al di fuori dei confini italiani, autofunebri dell’epoca.
Tanto che un esemplare di 220D, intorno al 2006/2007 se non erro, è stato ufficialmente inserito (dopo un restauro presso la Pilato, vado a memoria) nella collezione del museo Mercedes-Benz di Stoccarda: una cosa non di poco conto, anche tenendo presente la tipologia di mezzo.
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Approfitto per fare un piccolo inciso sugli eletti decorativi e sui simboli religiosi eventualmente presenti sui carri funebri.
Come si è potuto notare, almeno fino ad una 20ina di anni fa, in Italia si utilizzavano molto segni distintivi o decorazioni tipiche della religione cristiana, come croci o crocifissi.
Diversamente, come per le autofunebri francesi o tedesche, la tendenza era (ed è) quella di non ostendere alcun tipo di simbolo o anche solo di richiamo, quand’anche meramente decorativo: in Francia, per esempio, in ossequio alla laicità dello stato e dello spazio pubblico.
Attualmente, un po’ in tutta Europa e salvo eccezioni, si tende ad eliminare sempre più (anche per motivi estetici) elementi richiamanti il sacro strictu sensu.

Modificato da MarcoGT
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  • 3 settimane fa...

Seconda parte di realizzazioni Stolle.
MBW211, due porte passo lungo:
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Chrysler Grand Voyager:
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Ford Windstar, monovolume grande mai importata ufficialmente in Italia, al contrario che in altri paesi europei:
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In Germania, e in generale nei paesi nordici, le trasformazioni in autofunebre/furgone da recupero erano molto comuni tra le monovolume di grossa taglia.

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Ultima tranche di realizzazioni by Stolle.
VW T4, anni addietro molto in uso anche da noi:
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MB Vito, vero e proprio classico:
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VW Taro, rimarchiamento del Toyota Hilux dei primi anni ‘90: qui il cassone è chiuso è preposto al recupero e al trasporto di cofani e salme, magari in zone rurali, montane o similari.
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Lo stesso genere di mezzi è utilizzato anche in alcuni paesi africani, sudamericani o asiatici.
Un mezzo molto particolare nel panorama europeo.
In generale, come ho detto in precedenza, anche qui i riferimenti simbolici all’una o all’altra religione sono pressoché nulli, a differenza di ciò che avveniva da noi nel medesimo periodo, ossia gli anni ‘90.

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