Vai al contenuto

Che direzione sta prendendo l'auto: termico, elettrico o altro?


Messaggi Raccomandati:

Io non avrei alcun problema ad acquistare e guidare un'auto elettrica a patto di non dover accendere un mutuo per acquistarla e non dover stare a ricaricare ogni sera. Poi quanti cicli di carica e scarica sopportano le batterie prima di degradare le prestazioni? Credo che siano le ragioni per cui oggi gran parte degli automobilisti, oggi, non le vogliono. Tra una decina di anni pero' mi sa che non avremo scelta.

Link al commento
Condividi su altri Social

Diodato Pirone per “il Messaggero”

 

Il taglio di 12.000 posti di lavoro in Europa annunciato l'altro giorno dalla Ford è solo la punta di un iceberg gigantesco. Tutta l'industria dell'auto europea, compresi i finora inossidabili giganti tedeschi, è in fortissimo affanno e i 13,3 milioni di posti di lavoro (di cui 3 diretti) sono seduti su un vulcano; almeno un milione potrebbe essere minacciato in tempi relativamente rapidi. Ford Europa non ha più scelta perché è con le spalle al muro: nel 2018 ha perso un milione di euro al giorno. Ma c'è anche chi sta peggio.

 

L'inglese Jaguar-Land Rover, di proprietà dell'indiana Tata, nel 2018 ha perso 3 milioni al giorno e ha avviato un programma di riduzione di 4.000 posti di lavoro. L'americana Gm ha lasciato l'Europa per disperazione poiché la sua Opel, ceduta a Peugeot per un piatto di lenticchie, ha chiuso i conti in rosso per ben 17 anni consecutivi. Anche i giapponesi battono in ritirata: la Honda ha anticipato il suo Goodbye ai 2.500 dipendenti inglesi annunciando la chiusura dello stabilimento di Swindon all'inizio del 2021. La Peugeot-Citroen guidata da Carlos Tavares, che pure nel 2018 è stata l'unica azienda europea a raggiungere margini di tutto rispetto, superiori all'8%, sta chiudendo una fabbrica di motori in Austria e ha ridotto del 5% i salari notturni nello stabilimento di Vigo, in Spagna.

 

I MARCHI DI LUSSO

Per la prima volta notizie pessime giungono anche dalla Germania. Nel 2018 i tedeschi hanno prodotto ben 500.000 vetture in meno rispetto all'anno precedente. E questa volta sono i marchi di lusso a deludere. L'amministratore delegato di Bmw, Harald Kruger, è in uscita dopo aver segnato un calo del 17% degli utili l'anno scorso.

 

Daimler ha lanciato il suo terzo allarme utili consecutivo e l'anno scorso ha registrato un calo degli utili del 30%. Vw mantiene il suo passo dall'alto dei 12 miliardi di utili netti del 2018 ma tutti sanno che Wolfsburg segna grossi margini in Cina, con Audi e soprattutto con Porsche, ma le sue produzioni europee producono utili modesti. Una delle molle del progetto di fusione, oggi accantonato, fra Fiat e Renault stava proprio nella bassa marginalità delle reti produttive europee dei due costruttori.

 

Perché l'industria dell'auto del Vecchio continente è ridotta in queste condizioni? Secondo gli osservatori le ragioni di fondo sono due. La prima è la sovrapproduzione endemica. In Europa ci sono 228 stabilimenti legati alla produzione di auto. Ma la Commissione europea, soprattutto su spinta tedesca, si è sempre rifiutata di ristrutturare il settore come per l'acciaio.

 

L'altra spinta verso il burrone è il passaggio dall'era del diesel - per decenni bandiera della tecnologia europea nel mondo - alle motorizzazioni elettriche e all'auto autonoma. Lo stesso oggetto auto è destinato a cambiare profondamente nel giro di 10 anni, da mezzo di trasporto a una sorta di computer su quattro ruote. E questo passaggio, per il quale gli analisti ipotizzano investimenti mondiali dell'ordine di 200 miliardi di euro, implica un ulteriore corollario: nei prossimi anni una parte del valore aggiunto che oggi viene riconosciuto ai costruttori finirà ai produttori di tecnologie.

 

Inoltre, con motori elettrici, batterie e radar tutti uguali i consumatori apprezzeranno sempre meno le differenze fra i vari costruttori generalisti o di sole utilitarie e si salveranno solo i marchi premium. Dunque l'industria europea dell'auto è finita in una morsa micidiale: da una parte è costretta ad aumentare gli investimenti per il passaggio all'elettrico e alle nuove tecnologie ma dall'altra sa che buona parte di quei capitali non ritorneranno nei suoi forzieri ma andranno ad arricchire le case di elettronica.

 

LA COMPONENTISTICA

A sua volta il passaggio all'elettrico implica conseguenze pantagrueliche per la componentistica europea ed italiana in particolare. I motori elettrici hanno circa 200 componenti contro i 1.400 di un propulsore endotermico. In futuro non sarà più così. Secondo Alberto Bombassei, patron della Brembo leader globale dei freni, il solo avvento dell'elettrico provocherà il taglio di un milione di posti di lavoro in tutt'Europa.

 

In questo scenario apocalittico spunta però anche una buona notizia. Secondo gli analisti di McKinsey e quelli di Price Waterhouse soprattutto dopo il 2025 il mercato europeo dell'auto dovrebbe riprendere a fiorire. La tesi dei consulenti è semplice: le auto del futuro saranno più facili e dunque i consumatori saranno spinti ad aumentare il chilometraggio complessivo e a cambiare le vetture attuali con quelle di nuova concezione. Inoltre i costi delle auto potrebbero scendere perché le vetture del futuro saranno spesso condivise, ovvero verranno sempre più spesso affittate per le esigenze del momento.

 

La rivoluzione nelle modalità di consumo dell'auto-computer potrebbero paradossalmente dare respiro all'industria automobilista del Vecchio continente. Alcune stime parlano di un aumento della produzione complessiva dagli attuali 16 milioni di pezzi a 18/19 milioni con una crescita stimata intorno al 25/30% al 2030. Il problema è arrivarci, al 2030.

 

E comunque l'industria dell'auto europea che sopravviverà avrà un profilo produttivo e azionario molto diverso dall'attuale. Una sola cosa è certa: il comparto dell'auto resterà strategico per la produzione della ricchezza e per la coesione sociale assicurata dalla capillare presenza delle sue fabbriche in tutt'Europa e in Italia in particolare. Va difeso e sviluppato a tutti i costi come non a caso decise di fare l'America nella Grande Crisi finanziaria del 2008/2009.

"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

Link al commento
Condividi su altri Social

Ecco che succede quando uno che non capisce un tubo di auto vuole parlare di auto.

9 minuti fa, Alain scrive:

la Honda ha anticipato il suo Goodbye ai 2.500 dipendenti inglesi annunciando la chiusura dello stabilimento di Swindon all'inizio del 2021.

Per esempio scrive fake news come questa. I 2500 dipendenti in meno sono mancate assunzioni, non licenziamenti, e lo stabilimento non viene chiuso ma non gli vengono trasferiti nuovi modelli, almeno mi pare che fosse così.

Link al commento
Condividi su altri Social

si considera che è un quotidiano generalista...

 

comunque la situazione in UE è seria. non pensavo Ford EU fosse messa così, idem per JLR. 

 

da osservatore esterno sembrerebbe che sono stati tutti presi in contropiede da Tesla e dai regolamenti europei sempre più stringenti post dieselgate. 

 

e sono ad un bivio: se elettrifichi tutta la gamma con investimenti pazzeschi, e poi scopri che fra 5 / 7  / 10 anni i consumatori preferiranno cmc i motori a scoppio?

dall'altra parte se non fai sviluppo e crei nuovi prodotti "tradizionali" senza la parte elettrica, la stampa ti crocifigge e magari non  ci arrivi neppure al 2030... 

bel casino. 

  • Mi Piace 1

"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

Link al commento
Condividi su altri Social

Sì, sapere su cosa investire per il futuro è difficile, ma la situazione non è semplice neanche per l'acquirente: in quanti hanno acquistato un diesel usato di qualche generazione euro precedente e adesso si trovano inguaiati con i blocchi? A Padova ad esempio, da quello che so io anche se potrei sbagliarmi, li hanno praticamente decisi dall'oggi al domani, non è mica facile capire cosa sia meglio fare, e un'auto non è che sia sempre facile sostituirla. E qui si allaccia un altro discorso: almeno in Italia il potere d'acquisto è ancora molto basso per poter "costringere" le persone a sostituire l'automobile in base ai capricci del governante di turno: perché i blocchi del traffico mi sembra che si risolvano praticamente tutti con un buco nell'acqua e l'elettrico è ancora da dimostrare che sia globalmente meno inquinante del corrispondente ICE.

Con questa confusione penso sia normale una notevole contrazione del mercato, vedremo come evolverà...

  • Mi Piace 2
Link al commento
Condividi su altri Social

Altre dichiarazioni interessanti di Andy Palmer: il CEO Aston Martin dice la sua in merito alla corsa verso l'elettrico, che secondo lui è una scommessa perché nessuno ha la certezza che sia la panacea di tutti i mali, riguardo alla guida autonoma, secondo lui ancora molto lontana, e alla Brexit, della quale si è stufato pure lui, e per la quale chiede decisioni chiare e in tempi rapidi. Leggetela perché ci sono tanti spunti interessanti.

 

https://www.autocar.co.uk/car-news/technology/aston-martin-boss-brexit-strategy-laughable-ev-policy-non-sensical-idea-full

Link al commento
Condividi su altri Social

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere iscritto per commentare e visualizzare le sezioni protette!

Crea un account

Iscriviti nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

×
×
  • Crea Nuovo...

 

Stiamo sperimentando dei banner pubblicitari a minima invasività: fai una prova e poi facci sapere come va!

Per accedere al forum, disabilita l'AdBlock per questo sito e poi clicca su accetta: ci sarai di grande aiuto! Grazie!

Se non sai come si fa, puoi pensarci più avanti, cliccando su "ci penso" per continuare temporaneamente a navigare. Periodicamente ricomparità questo avviso come promemoria.