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Pomigliano: oggi sciopero contro il piano Marchionne


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da "il Mattino"

Pomigliano.

Picchetti montati all’alba su tutti i varchi del grande stabilimento automobilistico, svincoli bloccati, un perimetro industriale di dieci chilometri controllato dagli operai e dai dirigenti sindacali di tutte le sigle: Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl, Cobas, Slai Cobas, Cub.

Il primo sciopero «a tutto tondo» dell’era Sergio Marchionne, il primo blocco totale delle produzioni nel gruppo Fiat-auto si è consumato ieri a Pomigliano D’Arco, terra di fabbriche e di duri conflitti sociali.

Otto ore di protesta per impedire il trasferimento di 316 dipendenti dai capannoni dello stabilimento all’Interporto di Nola. Lavoratori «ribelli», sindacalizzati o maldisposti alla subordinazione, che secondo l’azienda potranno rendersi molto più utili a partire dal prossimo 5 maggio nella movimentazione dei materiali e delle auto, all’interno dello scalo-merci ferroviario situato a tredici chilometri dall’impianto Alfa Romeo.

Un progetto che, a giudizio di chi si oppone, significa una cosa sola: tagli ai posti di lavoro.

La rabbia è alimentata dal fatto che Pomigliano è l’unica fabbrica del gruppo a non avere un ruolo definito nel futuro assetto aziendale.

I sindacati per Pomigliano, e quindi per Napoli, chiedono nuove missioni produttive, nuovi modelli di auto che potrebbero garantire sviluppo e occupazione, o almeno tutelare gli organici esistenti: 5mila dipendenti Fiat, 3mila dell’indotto interno di primo e secondo livello e altri 6mila nell’indotto satellite distribuito tra Napoli e Caserta.

«Appena tre giorni fa è stato siglato l’accordo-salvezza per Termini Imerese - commenta il leader della Fiom Gianni Rinaldini -: 600 milioni di investimenti per i quali contribuirà anche la Regione Sicilia. Qui, invece, 120 milioni per la "Nuova Pomigliano" e di questi oltre 70 sarebbero stati già spesi».

Ma sul fronte delle relazioni sindacali la situazione è di quelle tesissime. Ieri pomeriggio, mentre era in corso lo sciopero, è saltato il confronto sulla nuova logistica, «centro di eccellenza» secondo la Fiat, «luogo di confino» per i sindacati.

I dirigenti Fiat non si sono presentati al tavolo. I delegati dell’Unione Industriali sono stati incaricati dalla casa torinese di spiegare ai sindacati i motivi della mancata partecipazione e ciò che la Fiat intende fare ma dopo dieci minuti i sindacalisti hanno abbandonato il tavolo. «Il picchettaggio è stato durissimo per cui i nostri non sono nemmeno potuti uscire dalla fabbrica», spiegano da Torino. Ma la replica delle organizzazioni sindacali è stata assai polemica.

«La verità - replica Massimo Brancato della Fiom - è che il piano Marchionne per la Nuova Pomigliano è stato un mezzo flop su tutti i fronti, che Pomigliano è l’unico impianto Fiat che non conosce ancora il suo futuro. La verità è che vogliono avere mano libera togliendo di mezzo il sindacato, le tutele, la concertazione, il confronto istituzionale». «. «La Fiat - conclude Michele Liberti (Fim) - non vuole il dialogo».

http://www.ilmattino.it/mattino/20080412/foto/HE10_769.jpg

"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

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va rasa al suolo. non possano lavorare con un marchio dal potenziale fantastico come quello alfaromeo in una fabbrica con un ambiente del genere. basta vittimismi, è ora di dare una sferzata la dentro. quando inizieranno a rendersi conto che pian piano verranno decimati con giusta causa forse la situazione cambierà, e se non lo farà una società non puoi attribuirsi un tale "tumore" in una fascia di mercato simile.

(anche se penso che se assemblassero le 600 le farebbero alla carlona......)

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Pomigliano va chiusa perchè tutti i tentativi di farlo diventare un vero stabilimento sono falliti.

Evidentemente i problemi sono endemici, non sto a giudicare di chi sia la responsabilità ma in quel posto non è possibile costruire automobili ed è ora di cominciare a dismettere perchè un'azienda che vuole rimanere sul mercato mondiale non può permettersi una palla al piede di queste dimensioni che oltre a essere costosa è un enorme danno di immagine.

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Pomigliano va rasa al suolo. Questi buoni a nulla, che non hanno mai lavorato vanno buttati fuori.

Una vergogna. Io penso all'acquirente che spende un fior di quattrini per prendersi una 159 e poi si ritrova un cattorcio di macchina per colpa di questi fannulloni.

Se si vuole salvare l'Alfa - da Pomigliano di deve andare via - senno e perso tutto.

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Si, Pomigliano va chiusa, dal 1972 non ha mai combinato nulla di buono, anzi e' colpevole di aver distrutto la vera Alfa Romeo.

L'ultima possibilita' gli e' stata data con il piano Marchionne, ma evidentemente il lavoro stanca e ed piu' facile tendere la mano all'assistenzialismo.

Va chiusa!

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