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La Plymouth Fury 1958... "Christine" per gli amici...


PaoloGTC

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Vorrei dedicare un pezzo ad una delle "Fifties" che amo di più, sia per la sua estetica, sia per la sua interpretazione diabolica nel film "Christine" di John Carpenter, datato 1983.

Nella foto la Fury replicata identica a Christine, di proprietà di un signore di Torino.

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Intanto vediamo un po' di storia su di lei.

PLYMOUTH FURY ’58

Nel 1954 il volume di vendite della Plymouth subì una forte contrazione; questo stato di cose, convinse il consiglio di amministrazione del gruppo Chrysler a prendere immediate decisioni per il rilancio del famoso marchio statunitense. In quell’anno infatti i dati di vendita non furono confortanti, e portarono la Plymouth dalla terza solida posizione di mercato mantenuta nell’ultimo decennio, ad un quinto posto con appena (si fa per dire) 399.000 unità vendute.

Kaufman Thuma Keller, amministratore delegato della Chrysler Corporation ammise che ciò era dovuto oltre all’impegno delle commesse militari per la guerra in Corea, anche ad alcune personali convinzioni sulle forme istituzionali di una vettura, che quindi determinarono l’immobilismo dal dopoguerra nella evoluzione stilistica del gruppo Chrysler.

Era infatti nota nell’ambiente la sua convinzione, per cui una vettura valida dovesse consentire ai passeggeri di salire a bordo con il cappello sul capo.

Da qui, si intuisce il motivo del proseguire la produzione, mantenendo le goffe linee anteguerra fin oltre l’inizio degli anni cinquanta. Gli storici ricordano bene che il decennio ’50, fu di fondamentale importanza per l’evoluzione dell’industria automobilistica d’oltreoceano, gli automobilisti americani cominciavano a manifestare la tendenza a preferire per i giovani, o come seconda automobile il coupé o la sportiva, o almeno apparentemente tale.

Il boom della semplice automobile da famiglia o berlina che dir si voglia, era ormai al tramonto, i gusti dell’utenza si spostavano verso le sportive coupé o cabrio europee, vedi Porsche, Jaguar, MG ecc. ecc. Infatti in seguito a tale tendenza Ford e Chevrolet avevano pronti i prototipi di Thunderbird e Corvette.

Nel 1955, Keller al convegno del gruppo Chrysler illustrò la nuova gamma Plymouth pronta per essere presentata al Salone di Detroit e, durante una sua visita al centro design, rimase famoso l’episodio in cui i designer esclamarono “A noi non sembra male”, dopo che egli ebbe ammirato il “manichino” della nuova e avveniristica Fury, “sarà bene che non lo sia!” replicò secco Keller.

Ma la Fury del ’55 non tradì le aspettative del manager, la nuova nata riuscì fin dal primo modello a centrare i gusti e le nuove tendenze degli americani.

La Fury era nuova, attraente e veloce, ricca di accessori esclusivi, ricalcava infatti la politica iniziata da Walter Chrysler fondatore del marcio Plymouth, il cui obbiettivo fu da sempre “the best for less”, automobili molto economiche che offrivano il meglio in fatto di efficienza, longevità e dotazione di accessori, che in altre marche erano esclusivo appannaggio su vetture di lusso.

La Ply Fury presentata al Salone di Chicago il 10 gennaio del ’56 era abbastanza diversa dal modello precedente, rappresentava una rivisitazione stilistica dei modelli Savoy e Belvedere due porte hard top, di cui ereditava lo stesso chassis, con diverse appendici esterne e modanature che invece erano caratteristiche della Fury.

Infatti oltre alla verniciatura esterna bianco uovo caratteristica della Fury del ’55, il modello del ’56 aveva le stesse modanature laterali a cuneo con un inserto in alluminio dorato: il muso era ancora appesantito da un enorme ed articolato paraurti in acciaio, e da due grossi fari sotto le appendici del cofano anteriore.

All’interno la Fury era caratterizzata da sedili anteriori sdoppiati in vinile dello stesso bianco Egg-Shell della carrozzeria, con inserti in stoffa a disegno Pied de Poule. Le ruote avevano borchie stampate tipo ruote a raggi. Ma quello che realmente distingueva la Fury, era il motore; infatti i progettisti della Chrysler, per la Fury, non si limitarono a pompare un vecchio propulsore già esistente come invece avvenne in casa Chevrolet e Ford, che, sulle loro Corvette e Thunderbird, usarono inizialmente i lenti motori tratte dalle goffe berline in produzione, quindi nelle versioni successive passarono a spremere cavalli dagli stessi propulsori obsoleti e sorpassati.

La Fury venne dotata del V8 da 303 pollici cubici Polyhead, già usato sulla Windsor, e sulla Dodge Royal.

Il motore rispetto all’originale era dotato di cammes ad alzata maggiorata, pistoni bombati ad alta compressione e bilancieri speciali, oltre ad un rapporto di compressione di 9,25/1 e ad un carburatore quadricorpo; il motore così al banco forniva 240 cavalli, ma soffriva di una erogazione non brillante ai bassi regimi, cosicché a causa del peso elevato della vettura, l’utilizzo alle basse andature ne era penalizzato.

La trasmissione standard era con cambio manuale a tre velocità, ed una frizione surdimensionata; era disponibile come optional il cambio semiautomatico Chrysler Powerflite a due velocità comandata mediante pulsanti sulla console.

La Fury godeva di una eccellente stabiltà: era dotata di un sistema di sospensioni rinforzate molto più rigide rispetto alle altre vetture prodotte dalla Casa; inoltre l’aggiunta di barre antirollio all’avantreno contribuivano ad evitare pericolose imbarcate in curva.

Lo stesso giorno della presentazione a Detroit la Fury venne sottoposta ad un test a Daytona Beach sulla pista di sabbia, dove spuntò tempi di tutto rispetto per essere una vettura di serie, con una punta massima di 124,400 mph (circa 205 km/h). Si preannunciava un valido avversario per le altre case alla imminente Daytona Speed Week, ma la Nascar avvisò la Plymouth non avrebbe potuto gareggiare nella classe “Stock Car” Derivate di Serie, in quanto il nuovo modello non era in produzione dai 90 giorni minimi richiesti dal regolamento; gli sarebbe stato consentito di correre solo a fini sperimentali per la casa.

Nel 1956 la Fury costava 2866 $. Fu prodotta in 4485 unità.

Nel 1957 la gamma fu ridisegnata dal designer Virgil Exner, assunto alla Chrysler nel 1949. Egli stravolse abbastanza il progetto del modello precedente, infatti nel ’57 la Fury cambio completamente il muso, scomparvero le protuberanze del grande paraurti cromato che occupavano anche parte della bocca anteriore, lasciando il posto ad una grande semplice e bella griglia anodizzata color oro, a sviluppo orizzontale e quantomai semplice e lineare.

I fari anteriori erano diventati quattro di ugual misura e scomparve il motivo dorato presente sulle borchie ruota. I Bumpers Extenders che erano le appendici laterali dei paraurti a protezione dei parafanghi, divennero dotazione standard sulla Fury. La lunghezza della carrozzeria aumentò di 1,5 pollici, l’interasse era più lungo di 3 pollici e l’altezza diminu’ di 5,5 pollici. I cerchi furono sostituiti con altri di un pollice più piccoli, mentre i pneumatici aumentarono il diametro di un pollice.

Tra gli oprional previsti c’erano: servosterzo, aria condizionata, servofreno, sedili e vetri elettrici, pneumatici a fascia bianca e cinture di sicurezza.

Gli standardi invece includevano volante bicolore, tergicristallo a velocità variabile, lunette parasole, cuscini in schiuma espansa e orologio.

Il motore divenne un 318 pollici cubici, con due carburatori quadricorpo, e nuove testate: il grosso otto cilindri erogava 290 cavalli a 5800 giri/min.

All’avantreno la Fury del ’57 adottava sospensioni indipendenti a barra di torsione, che la rendevano più maneggevole e guidabile anche su strade sconnesse a velocità elevata. I giudizi della stampa furono entusiastici. Tranne quelli di Sports Car International che non fu molto clemente, riportando fedelmente nell’articolo, i difetti e le perplessità riscontrate dai collaudatori.

Durante il test effettuato sulla pista di Paramount, il tester considerò la Fury “una falsa auto sportiva”, avendo riscontrato vistosi problemi di fading ai freni e scarsa ripresa del motore, che non coniugavano nella realtà la linea aggressiva e pretenziosa di muscle car con le reali prestazioni offerte, tuttavia le innegabili doti di maneggevolezza e tenuta in curva vennero evidenziate a dovere.

Ne nacque così una controversia tra il gruppo Chrysler ed il famoso magazine.

Nel 1958 si raggiunse a detta degli esperti l’apice nella evoluzione del modello. La Fury ’58 era cambiata di poco esteticamente rispetto a quella precedente: all’anteriore i quattro fari erano di ugual misura, ed in aggiunta una griglia ovale identica a quella più grande venne sistemata sotto il paraurti. Per questa versione fu disponibile il nuovo motore V8, il “The Golden Commando”, così chiamato per la sua livrea dorata.

La cubatura era aumentata a 350 pollici cubici (5740 cc) e la potenza erogata era di 305 o 315 cavalli, a seconda dell’alimentazione, con i due grossi carburatori quadricorpo o ad iniezione meccanica.

Le camere di scoppio vennero ridisegnate, come anche i condotti delle testate, mentre il collettore di aspirazione si accorciò drasticamente permettendo ai gas freschi un percorso più breve.

La Fury del 1958, con il nuovo motore, ottenne soprattutto una migliore erogazione della coppia ai regimi più bassi, l’accelerazione migliorò notevolmente ed anche la velocità massima. Il nuovo test eseguito sulla pista di Paramount da diversi collaudatori famosi ebbe esito positivo sia per le prestazioni, incredibilmente migliorate, che per la tenuta di strada. Non altrettanto per l’impianto frenante che rimase quasi identico, con la sua fastidiosa tendenza al fading.

La nuova Fury ottenne tempi incredibili per una vettura di serie, dovuti oltre che al nuovo motore, anche ad una tenuta di strada migliorata.

Il tempo migliore sui due giri effettuati da Eric Hauser fu di 1’ e 55”, mentre la Mercedes 300 SL in versione gara sullo stesso circuito dopo dieci giri ottenne il miglior tempo di 1’ e 47” e la Porsche Super Speedster dopo sei giri non andò sotto il 1’ e 57”.

Al Papp, altro famoso personaggio nell’ambiente delle gare per Stock Car, dopo averla provata, dichiarò che una Fury del ’58 preparata per quel genere di competizione, avrebbe potuto senza alcun problema ottenere un tempo di 1’ e 47” sul giro.

Le serie successive della Fury a partire dal 1959, subirono degli adeguamenti dovuti al periodo di recessione economica degli USA in quegli anni, di conseguenza il modello subì anche numerosi restyling. Negli anni successivi infatti la Fury venne prodotta in versione Sport, Berlina e Wagon. Si perse quindi la caratteristica trainante del modello, che la proponeva come “purosangue” della produzione Plymouth. Il modello del 1958 fu prodotto in 5503 esemplari, e costava di base 3067 dollari. Attualmente dai collezionisti la vettura è molto richiesta in virtù del suo particolare passato come antesignana delle Muscle Car, tornate poi di moda negli USA verso la seconda metà degli anni Sessanta, e del limitato numero di esemplari prodotto.

Il valore approssimativo per un esemplare in perfette condizioni è di 20,000 $.

E ora passiamo al perchè divenne una star su pellicola.

Il film "Christine" è tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King, il quale ha sempre avuto una passione per questo modello, al punto da ritrarlo anche in altri film tratti da suoi bestseller.

Qui ad esempio la vediamo in una comparsata ne "L'occhio del gatto", film famoso anche per la celebre canzone dei Police "Every breathe you take".

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Dicevamo della passione per King per questa Plymouth (l'ha infilata anche in un recente lavoro cinematografico intitolato "Riding the Bullet", dove uno zombi da un passaggio al protagonista a bordo di una Fury bianca e rossa, model year leggermente differente.. ma la citazione è evidente) che lo portò a scrivere un romanzo dove questa Fifties posseduta veniva ritrovata da un ragazzo un po' sfigatello, di nome Arnie Cunnigham, il quale la restaurava e col tempo ne veniva sempre più posseduto, cambiando caratterialmente fino a perdere tutti gli amici, mentre una serie di morti misteriose colpiva tutti coloro erano stati cattivi col povero Arnie in precedenza.

Lei amava lui e faceva di tutto... ma pretendeva il suo amore in cambio, tutto per sè.

Al punto da metterlo contro anche il suo migliore amico Dennis e la sua fidanzata Leigh, i quali furono protagonisti del rocambolesco finale in cui Arnie perse la vita e lei cercò di vendicarsi prima di venire... sodomizzata direi che è la parola giusta, da parte di Dennis a bordo di un cingolato Caterpillar. (un paio di foto del set)

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Le Plymouth utilizzate in questo movie furono secondo alcune fonti, 13, secondo altre 15.

Molto poche però erano le vere Fury. La maggior parte erano Belvedere, la "sorella povera" diciamo, che differiva per alcuni dettagli estetici che ovviamente vennero modificati per renderle tutte uguali.

Se ne salvarono soltanto due, e oggi non è ben chiaro di chi siano in possesso.

Tutte le altre vennero distrutte durante il making del film, tagliate, accartocciate, incendiate (memorabile la scena in cui "Lei" aggredisce dei poco di buono ad una stazione di servizio, precipitandosi dentro e facendola esplodere, per poi uscire completamente avvolta dalle fiamme ed inseguire l'unico superstite rimasto).

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Non furono poche le reazioni da parte dei collezionisti, per lo scempio, visto che si trattava già di un modello molto raro.

Alcune vetture erano strettamente di serie, altre vennero modificate nel motore e nell'assetto per essere più performanti.

Una cosa che le accomunava era la tinta, completamente sbagliata.

In primis perchè si trattava di un rosso Ford, ed inoltre perchè storicamente sarebbe stata una livrea impossibile, dato che la gamma '58 non prevedeva, nella realtà, la colorazione rosso-tetto bianco.

Le Fury utilizzate nel film sono visibili nella prima scena, alla catena di montaggio, tutte bianche tranne lei, che spicca col suo rosso demoniaco.

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Una di queste venne "invecchiata" a regola d'arte, per recitare la parte del "relitto" ritrovato da Arnie nelle prime fasi del film.

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Un'altra discrepanza tra film e libro sta nella versione descritta... King nel libro descrisse in vari punti la Fury come una quattro porte, modello che effettivamente esisteva.... ma Carpenter la portò su pellicola a due porte, per il semplice fatto che di quattro porte non se ne trovava abbastanza.

Una mia considerazione personale a chiudere, per il momento... è che King fece centro scegliendola. Molte sue caratteristiche stilistiche secondo me la rendono non solo una delle "Fifties" più belle, ma anche una delle più adatte ad interpretare una "str...za" a quattro ruote, specie nel frontale, che ispira davvero qualcosa di poco amichevole.

(se qualcuno ne fosse appassionato o se la cosa dovesse interessare, ho diverse foto del set recuperate qui e là.. sapete bene che a me piacciono gli "inside" :D però ora non le ho postate perchè credo che in teoria dovrebbe essere più un topic sull'auto che sul film.... però se dovesse andare bene, le posto ;) )

Per gli appassionati del V8 questo film è carino anche per l'inserimento nella colonna sonora di sound motoristici molto efficaci, che celebrano il tipico sound dei big e small block di Detroit & Company.

"La sua infinita tenacia, la sua furia indomabile."

makingondetroitlinebigrg3.jpg

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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quel film mi ha sempre terrorizzato, specialmente la scena in cui, per investire un tizio che si era infilato in un vicolo cieco, la macchina si butta dentro una strettoia distruggendosi le fiancate

christine.jpg

questi i protagonisti

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"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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Tra l'altro la copertina riportata da ludico è quella dell'unico CD esistente con la colonna sonora, attenzione non le canzoni anni 50 apparse nel film (la radio della Fury le trasmetteva ogni volta in cui "Lei" si svegliava) ma i veri e propri temi musicali che furono scritti da Carpenter in persona, alcuni davvero azzeccati.

Altra scena memorabile (in cui venne distrutta un'altra Fury) è quella della sua autorigenerazione davanti agli occhi di Arnie, che ormai aveva capito.

Nessun effetto di post produzione nemmeno qui, tutto reale.

La scena in questione venne però realizzata alla fine del making del film, in quanto alla prima visione per gli addetti ai lavori parve che la scena dell'autorigenerazione fosse semplicemente... banale. Accadeva tutto fuori campo, con la camera fissa sul volto di Arnie, e si sentivano solo i rumori delle lamiere.

Decisamente poco.

Così venne l'idea di creare questa sequenza, in cui vediamo le lamiere e l'intera scocca della Fury raddrizzarsi.

Venne presa una Fury, svuotata all'interno, e le furono montati all'interno dei pistoni che lavoravano col vuoto, agganciati a vari punti della carrozzeria.

Facendo funzionare il sistema, l'auto si accartocciò dall'interno, più o meno nella maniera in cui era stata demolita nelle scene precedenti.

Bastò far girare la pellicola al contrario (che truccone :D) e l'effetto, per il 1983, fu spettacolare.

Ci furono problemi invece con l'auto che doveva uscire in fiamme dalla stazione di servizio saltata in aria. All'interno, uno stuntman molto esperto, guidava con bombola d'ossigeno e tuta ignifuga. Più volte l'auto venne cosparsa di gel infiammabile e incendiata, e l'effetto era orribilmente reale anche per chi stava vedendo dal vivo e sapeva che era un film.

Però lo stuntman, che guidava praticamente alla cieca (una delle loro specialità, memorizzare le manovre e guidare a occhi chiusi) non riusciva a compiere il suo percorso. L'auto si spegneva perchè il fuoco di fuori si pappava tutto l'ossigeno e il motore perdeva colpi. :)

Una nota particolare... nell'ultima scena del film si vede Christine compressa in un cubo dallo sfasciacarrozze, ma la camera indugia sulla sua mascherina che appare in primo piano, muovendosi leggermente ancora.

Perchè?

Perchè era una porta lasciata aperta, avrebbe dovuto arrivare il "2".

Non arrivò mai. Il film andò bene al botteghino, ma Carpenter non fu interessato a lavorare al seguito, e nemmeno la produzione.

Così rimase una porta aperta per sempre.

Oggi le Fury sono sempre più rare, e grazie a questo film hanno aumentato di molto il loro valore in soldoni.

Qualche esemplare esiste in Italia, qui e là, specialmente in Lombardia. Mi capita di incontrarle quando vado ai raduni di auto americane.

La replica che ho postato all'inizio del post l'ho incontrata un paio di volte, e se da un lato l'effetto è bellissimo, dall'altro lato... ti mette un po' di timore. :D

Tuttavia ho preso coraggio e una foto l'ho fatta lo stesso, insieme a lei.... sperando che se ne stesse buona e zitta. :)

conchristinesp5.jpg

(dietro c'è il Generale... ma questa è un'altra storia, e sarà un altro topic ;) )

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c'ero anche io quel giorno!

le differenze tra film e libro sono evidenti anche perché carpenter non prende alla lettera il film..

come detto, al maestro piace molto, e gli riesce anche bene, creare le proprie colonne sonore dei film totalmente in digitale su sintetizzatore..il rumore del motore è vero, ma è campionato;)

di fatto, le canzoni rock suonate da christine rappresentano il suo stato d'animo durante tutte le fasi della sua "vita"..ad esempio "il rock'n'roll non morirà mai" alla fine quando viene schiacciata, all'i love you suonata dopo il litigo con la "fidanzata" umana o al classico "bad to the bone"

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Mi avete fatto venire fino a quassù e mi avete detto...mi avete detto che mi compravate una bomba...arriverò tardi per il pranzo e mia mamma...ahhh...ahhh..e non mi farà mangiare per punizione..aaaaaah che vigliacchi.........nessuno ha una cioccolata??? un croccante???

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Tra le canzoni vorrei citare anche "Little Bitty Pretty One" di Thurston Harris... che si ascolta nelle scene immediatamente precedenti alla morte di Moochie (avvenuta nella scena di cui abbiamo parlato sopra, cioè quando Christine si infila fra i muri). Moochie scende dal tir che gli ha dato un passaggio, e sotto quel parcheggio si sente arrivare dall'interno dell'abitacolo di Christine quella canzone.. mentre vediamo lei nel buio che lo aspetta. Sentir partire il ritmo definitivo della canzone, dopo l'intro, mentre si accende il motore (e per l'accensione lei sobbalza un attimo come tutte le V8 che si rispettino) e lei piano piano si muove per uscire sulla strada e poi fermarsi a guardarlo... che dire... complimenti al maestro. :)

"Ehi.. Cunningham? Sei tu, Cunningham?... non.. non sei arrabbiato, vero?"

(il resto è puro Carpenter.... non si può descrivere, è da vedere. ;) )

Modificato da PaoloGTC

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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  • 1 anno fa...
  • 1 anno fa...

Guarda un po' a cosa mi tocca far la polvere stanotte. :lol:

Questa sera stavo navigando alla ricerca di qualche ulteriore immagine curiosa riguardo i "behind the scenes" di questo (per me) maggico film, e sono letteralmente sbiancato quando tramite una ricerca su google immagini ho trovato una foto di una Fury in allestimento Christine, abbandonata in un campo demolizioni. Lì per lì, non sono sbiancato subito. Ho pensato fosse una Fury che qualche anno fa qualcuno aveva restaurato e fatto "Christine-replica", e poi per qualche motivo l'aveva demolita.

Solo che poi, ho notato che dietro di quella, ce n'era un'altra. Più un altro pezzo, una mezza scocca. Tutte e tre in livrea "Christine".

Mi son detto, "ussignur saran mica i resti del film"? Vado a cercare la pagina, e scopro che era proprio così.

Intanto vi linko la pagina, cosicchè chi lo desidera possa farsi una lettura (se l'inglese gli è familiare) e guardarsi le foto.

The Christine Story

Per chi è in difficoltà con l'inglese, faccio un breve riassunto.

Nel 1983, all'età di 15 anni, tale Aaron che ha scritto il pezzo, accompagnò il padre presso questo campo demolizioni per cercare un pannello di coda in buono stato da piazzare sulla loro Fury del '57. Il ragazzo si trovò di fronte ad un qualcosa di meraviglioso (e anche triste) per un appassionato del film, che ai tempi era una novità cinematografica.

I resti delle auto usate nel film (sul cui numero effettivo ancora oggi ci sono un sacco di discussioni aperte, c'è chi dice 40, chi 28... noi basiamoci su quanto raccontano Carpenter, Kobritz e Walsh nei contenuti speciali del DVD e stiamo sulle 24 recuperate da cui ne vennero fuori 17 da utilizzare, prelevando da questa e da quell'altra) furono ceduti a questo sfasciacarrozze.

Aaron ebbe la fortuna di portare con sè la macchina fotografica, quel giorno, e così riuscì a realizzare gli scatti che vedete nella pagina che vi ho linkato. (non le ho riportate qui le foto per rispetto del lavoro altrui, trovo giusto che si vada a visitare la sua pagina).

Chi conosce bene il film, aiutandosi con il testo, può individuare varie tipologie di "Christine", utilizzate in precise sequenze.

Quella dell'ultima foto, ad esempio, è una delle tante che vennero utilizzate nella sequenza finale, quando il caterpillar schiaccia la Fury. La si riconosce come usata anche in un'altra sequenza, per via della portiera lato guidatore ammaccata in modo pesante. Si tratta infatti dell'esemplare usato nella scena in cui Christine, dopo la morte di Arnie, si riaccende e fa retromarcia per tentare di investire Leigh che stava piangendo inginocchiata in mezzo al garage. Leigh però si sposta, Christine sterza e colpisce con la portiera una trave del capannone. Subito dopo Dennis la comprime contro quel trave con la pala del caterpillar.

L'auto fu usata poi appunto (insieme ad altre) in svariate sequenze di "sodomizzazione" da parte del caterpillar (la "pinzata all'altezza delle pinne posteriori è il segno lasciato dalla pala del CAT quando Dennis tenta di bloccarla a terra per montarci sopra). C'è un'altra foto di una "Christine" come questa, l'unica che mi permetto di linkare direttamente perchè in questa pagina che vi ho segnalato non si vede. L'ho trovata da un'altra parte. C'è comunque il watermark dell'autore.

get-attachment.asp?action=view&attachmentid=76961

Come si può vedere dal segno lasciato sul cofano, è una delle auto sodomizzate :oops::§ nel garage di Darnell.

Inoltre, dietro l'auto si vedono un paio di "semi-Christine" ormai spolpate, che vennero utilizzate per le sequenze in primo piano all'interno dell'abitacolo (ad es. quando Leigh sta soffocando al Drive-In). Le auto venivano tagliate in due per permettere una agevole ripresa della parte interessata.

(queste semi-Christine si possono vedere meglio nella seconda foto della pagina)

La vettura della quarta foto invece, col tetto schiacciato in parte e con sopra un'altra mezza Christine, è un'altra di quelle utilizzate nella scena di "sodomizzazione" da parte del CAT. In quella precisa sequenza infatti si vede il CAT che la schiaccia fino a quel punto lì, poi la scena cambia. Il frontale di quell'auto rimane quindi intatto, ed infatti da ciò che ne resta, la parte anteriore manca. Probabilmente fu riutilizzato su un altro esemplare (gli appassionati americani che hanno indagato su questo film, da più fonti hanno saputo che l'attenzione di Carpenter fu massima nel cercare di non sprecare nulla: probabilmente pur essendo 17 più altre incomplete, le auto non erano poi tante... tanto che ne restarono solo due alla fine della lavorazione. Una la tenne Carpenter e l'altra fu messa in palio in un concorso di cui non so dire nulla).

Tornando alla pagina, nella foto successiva c'è una Fury quasi completa: manca solo una portiera. L'autore, mi permetto, secondo me sbaglia in questo momento a definirla "quella che si vede all'inizio del film, nel cortile di LeBay, in vendita". Io direi di no. Vero che è consumatella, ma la Christine "cortile di LeBay" era messa ancora peggio, ed inoltre aveva un'ammaccatura così profonda sul parafango posteriore da avere la lamiera squarciata. Io direi che questa è un'altra. Ad avvalorare la mia tesi ci sarebbe anche il parabrezza fumè che nel film compare solo in seguito, quando Christine comincia ad uccidere per conto proprio (stratagemma usato sia per non mostrare lo stuntman che comunque l'auto la stava guidando :mrgreen: sia per lasciare lo spettatore nel dubbio fino all'ultimo: era Arnie al volante ad uccidere i "merdosi" oppure lei faceva tutto da sola?:pen:)

Ma veniamo alla notizia più curiosa di tutto l'ambaradan. Nella pagina di forum dove ho trovato la foto che ho inserito qui direttamente, l'autore (sempre Aaron) spiega che quel mucchio di cose fra il giallo ed il beige che si vedono sullo sfondo, in lontananza a sinistra, sono i pezzi "dell'auto di gomma", e circondano, nascondendola, la scocca di Fury che venne utilizzata appunto per costruire tale "auto di gomma", con quelle parti, per girare la "scena del risucchio".

Leggendo quello son rimasto un po' interdetto. Ma come, mi son detto, Carpenter nei contenuti speciali del DVD è andato matto a spiegare che non c'era nessuna auto di gomma, e che la scena della ricostruzione di Christine fu girata svuotando un'auto vera, montando dei pistoni che crearono un risucchio, tirando verso di loro le parti di lamiera che dall'interno erano state agganciate,e poi mandando in play tutto alla rovescia mostrando una ricostruzione dell'auto, quando in realtà la scena vera avrebbe mostrato un'auto che implodeva :lol: e ora mi salta fuori questo che mi parla della "macchina di gomma"?

Il fatto è che la verità, come accade a volte, sta nel mezzo. Carpenter nei contenuti del DVD non l'ha detta tutta giusta. Una pressa venne usata, si, ma solo nella scena in cui a ricostruirsi è la fiancata, schiacciata tipo "test del palo NCAP" (e chi ha il DVD se guarda la scena con attenzione, facendo frame by frame all'inizio della sequenza può vedere il pistone che poggia sulla fiancata, che è rimasto un pelo nell'inquadratura :D). Nella scena della rigenerazione del frontale fu veramente usata una "rubber car". (in effetti, vedere il modo in cui il frontale tornava al proprio posto in "reverse", mi faceva un po' strano pensare che fosse tutto ferro quello che si piegava così..... un po' troppo "plastico" :D).

Aaron aggiunse nel testo inoltre che in giro,sparsi qui e là, c'erano i pezzi di un po' tutte le Christine. Quella bruciacchiata che rientrò al garage dopo essersi divertita alla stazione di servizio, quella che schiacciò Moochie all'interno del vicolo (con parti di gomma pure lei) e via dicendo. Purtroppo le foto che ha voluto condividere con noi sono soltanto queste.

Capisco che per chi ha presente solo in parte questo film, oppure non ne è per nulla infatuato, tutto ciò che ho scritto rasenta la follia, ma per gli amanti di questo "cult" potrebbe essere un documento interessante. ;)

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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Non ho mai visto questo film, ma mi hai fatto venire voglia di vederlo anche solo per verificare tutti gli aneddoti o trucchi.

Bella ricerca, ma sopratutto il tuo stile è sempre coinvolgente, grazie di condividere queste con noi! ;)

Quando avrò visto il film tornerò a commentare nei particolari! :D

 

Guido ergo sum!

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