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Commenti alla Stagione 2010


Navarre75

Messaggi Raccomandati:

Hamilton saprà gestire la pressione

Lewis Hamilton si appresta ad affrontare l’ultima gara del campionato con ancora la possibilità di vincere il titolo piloti. L’inglese ha bisogno di un paio di miracoli per sperare che Ferrari e Red Bull non marchino punti e lui vinca la gara ma' date=' si sa, in Formula Uno nulla è impossibile finché la gara non è finita.

Nonostante il compito difficile Hamilton ha promesso di spingere fino all’ultimo giro ma di non sentire la pressione che in questi casi può avere un pilota che si gioca il mondiale all’ultima gara.

Hamilton: “Sono arrivato in corsa per il campionato del mondo nell’ultima gara già altre due volte, so tutto della pressione che si sente quando il titolo è a breve distanza. Quest’anno è un po’ diverso, io sono consapevole che, avendo 24 punti di distacco, non basterà vincere la gara o finire davanti agli altri, la pressione in questi casi è molto più bassa.”

Quindi precisa: “Ciò non vuol dire che affronterò il weekend di gara meno motivato: abbiamo visto quest’anno come le cose possono essere imprevedibili ed i vantaggi annullarsi in un attimo. Il campionato non è finito finché non si taglia il traguardo, lo so per esperienza personale.”

Hamilton, così come Whitmarsh, crede che quello del 2010 sia stato uno dei più grandi e combattuti mondiali della storia.

11 novembre 2010

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La strategia di squadra non è la massima priorità secondo Vettel

Sebastian Vettel ha affermato che la strategia all’interno del team è, al massimo, la sua terza preoccupazione nella gara finale di Abu Dhabi.

Se, come già successo lo scorso weekend in Brasile, il tedesco dovesse vincere precedendo il suo compagno di squadra Mark Webber, sarà Fernando Alonso a incoronarsi campione del mondo.

Dal momento che i giochi di squadra sono illegali e che il ricorso ad essi è stato escluso da parte Dietrich Mateschitz, il pilota 23enne ha ammesso che al momento la questione più dibattuta è se si farà volontariamente da parte per aiutare Webber a vincere il titolo.

“Onestamente, ora non ci sto pensando”, ha riferito mercoledì al giornale Bild durante il volo verso Abu Dhabi.

“Il mio primo obiettivo è la pole position, il secondo è vincere la gara. E se sarà necessario analizzerò la situazione e deciderò molto rapidamente”, ha aggiunto Vettel.

Il progettista della Red Bull Adrian Newey è l’ultimo ad essersi espresso sulla questione: ha affermato che entrambi i piloti disputeranno una corsa libera, ma allo stesso tempo spera che l’uno possa essere abbastanza “magnanimo” da aiutare l’altro.

Il professore di marketing Jose Luis Nueno, della business school spagnola IESE, sostiene che l’approccio di Mateschitz a questo finale di stagione sia molto astuto.

“Anche se dovessero perdere il campionato, comunque non avranno tradito i valori che esprime il marchio, e la Red Bull vince. Non possono perdere” ha spiegato al giornale El Pais.

11 novembre 2010

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Bridgestone si prepara a dire addio alla Formula Uno

Ultimo gran premio per la Bridgestone come fornitore di pneumatici per la Formula uno. Abu Dhabi segnerà la fine di quattordici anni di competizioni nella massima categoria dei motori.

I giapponesi entrarono nel circus nel 1997' date=' fino ad ora, calcolando anche l’ultima gara, lasciano con 242 gran premi, 175 vittorie, 168 pole position e 11 titoli.

Hiroshi Yasukawa, direttore di Bridgestone Motorsport: “Sarà un fine settimana molto emozionante per Bridgestone. Ho partecipato a ben più di 200 gare ed ho avuto modo di conoscere e intrattenere rapporti con molte delle persone che fanno parte di questo speciale sport.”

Hirohide Hamashima, direttore dello sviluppo: “La Formula uno è stata una grande sfida per la nostra azienda. Siamo entrati nel ’97 e ci siamo subito rapportati ad un concorrente esperto come Goodyaer, ma siamo stati in grado di essere competitivi e di vincere al nostro secondo anno. Siano andati a punti nella nostra prima gara, a podio nella seconda e con Hill stavamo per vincere in Ungheria.”

Bridgestone nel biennio 1999/00 è stata monopolista, quindi dal 2001 al 2006 ha sfidato la Michelin in un periodo di intensa ed aperta battaglia tecnologica. Hamashima: “Dal 2001 al 2006 abbiamo lottato duramente con Michelin. I nostri ingegneri in fabbrica ed in pista si sono sempre dati da fare per vincere, abbiamo imparato molto da questi anni.”

12 novembre 2010

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Modificato da Navarre75

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Red Bull. Si gioca eccome

Alla faccia di quanto detto e dei proclami

di Giorgio Terruzzi.

Due frasi chiudono la vigilia qui ad Abu Dhabi e' date=' in contemporanea, la lunga discussione sui giochi di squadra in casa Red Bull. Vettel: "Se si presentano certe situazioni dobbiamo pensare che lavoriamo per una squadra." Webber: "Meglio vincere. Tanto, nel tempo, nessuno si ricorda più come hai vinto." Quindi, alla faccia di quanto già detto e stradetto, alla faccia dei proclami decoubertiniani del boss Mateschitz, quando il gioco si fa duro, bisogna vincere, il resto tutte balle.

Alonso, a due metri, sa benissimo come potrebbe andare a finire, quindi punta a giocare d'attacco. Mettendosi come minimo in mezzo alle due macchine blu. Ma sulle procedure per sistemarsi in griglia, per molti versi decisive, tocca aspettare sabato vista la tensione che circola in questo bel posticino vietato ai timidi. Qui un po' tutti danno per scontato un allungo di Vettel, con bel gesto finale. Come se Webber non fosse capace di fare da solo. Invece proprio l'australiano medita il colpo grosso. Portare a casa il malloppo senza chiedere niente a nessuno. In solitudine, come è stato per lui durante l'intera stagione. Un separato in casa cosi serio e concreto di conquistare le simpatia anche di molti ferraristi.

11 novembre 2010

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"Siamo padroni del nostro destino"

Alonso: "Possiamo vincere il Mondiale"

Alonso è sbarcato ad Abu Dhabi e sul sito della Ferrari in merito al Mondiale scrive: "Il risultato di Interlagos ci consente di essere padroni del nostro destino: con la vittoria o con il secondo posto non dovremo fare nessun tipo di calcolo. Possiamo farcela, anche se sappiamo che i nostri principali avversari sono molto forti: finora la loro è stata la macchina migliore su ogni tipo di circuito. Detto questo, non vuol dire che partiamo battuti, anzi."

Il pilota spagnolo non cambia il suo approccio alla gara decisiva sul circuito di Yas Marina: "Sono arrivato martedì sera ad Abu Dhabi, direttamente da San Paolo del Brasile. È stato un volo lungo ma sono comunque riuscito a riposarmi. Ho fatto un salto al circuito dove ho incontrato la squadra e ne ho approfittato per fare un giro di pista in bicicletta. Il nostro approccio a questa gara così importante non è cambiato: sappiamo che, se sapremo essere perfetti, allora avremo la possibilità di raggiungere il traguardo che ci eravamo prefissati all'inizio della stagione."

La concentrazione non è ancora al massimo e per lui anche qualche momento di svago: "Dopo aver partecipato ad un evento organizzato dal nostro partner Shell, ho visitato il Ferrari World Abu Dhabi, il parco tematico dedicato alla casa di Maranello che sorge adiacente al circuito. La struttura già dominava la scena lo scorso anno ma vederla terminata offre tutta un'altra impressione. Dentro si può davvero vivere l'emozione di un giorno dentro il mondo Ferrari, dalla velocità della Formula 1 allo stile e alla tecnologia delle vetture stradali."

"Da giovedì ci concentreremo totalmente sulla preparazione di questo Gran Premio. Siamo all'ultima tappa di una stagione che, comunque vada, resterà bellissima. Vediamo di completarla nella maniera migliore: ce la metteremo tutta, di questo statene certi!" conclude il ferrarista.

10 novembre 2010

"Domenica? Prima altri due giorni"

Abu Dhabi: Alonso ultra-concentrato

"Per due anni ho avuto problemi a entrare nel Q3 e anche per la Ferrari il 2009 non è stato un granché: per questo, comunque vada, il 2010 è stato un grande anno". È questa l'unica considerazione di Fernando Alonso sulla prospettiva di conquistare il suo terzo mondiale di Formula 1. Il ferrarista, a cui basta il secondo posto per laurearsi campione, si dice totalmente concentrato sulle prove: "A domenica non sto pensando neanche un secondo."

Alonso ha parlato in occasione della tradizionale conferenza stampa pre-Gran Premio che ha radunato i quattro piloti che ancora possono ambire al titolo. Puntando attenzione e parole solo ed esclusivamente verso la pista: "Potremmo cambiare la nostra tattica in funzione della competitivita' mostrata e della posizione in griglia", ha spiegato il pilota spagnolo, che conta molto sulla completezza della Ferrari rispetto alle concorrenti: "Non credo abbiamo la velocita' in curva delle Red Bull, neppure la velocita' di punta delle McLaren, ma nel complesso siamo generalmente competitivi nell'arco di un intero weekend di gara. Sono quindi abbastanza fiducioso sulle prestazioni della vettura."

Che passano, e ci mancherebbe, attraverso il lavoro del venerdì e del sabato: "Non sto sprecando un solo secondo della mia energia nel pensare a cosa possa accadere domenica. È prima che prepariamo il nostro obiettivo. Se possibile, sabato dovremmo essere in prima fila, anche una pole position sarebbe la benvenuta. In gara, il nostro obiettivo sarà finire in prima o seconda posizione, ma al momento non rientra nel nostro compito pensare o meno a cosa potrebbe accadere". Nemmeno il richiamo alla maggiore esperienza che possono vantare lui o Hamilton in volate mondiali sposta l'Alonso-pensiero dal pragmatismo più assoluto: "Avrei preferito una nuova ala anteriore in questa gara - risponde secco - o qualche vantaggio in termini di prestazioni piuttosto che avere una tale esperienza."

Infine, un messaggio non troppo criptato a Massa: "Ci sono state alcune gare, nel corso della stagione, come in Germania, Singapore, Monza, dove la monoposto è stata competitiva e abbiamo avuto due vetture sul podio - ha ricordato il pilota spagnolo - se riuscissimo a farlo anche qui, sarebbe di grande aiuto per me. E se Felipe avesse un fine settimana di gara perfetto, anche vincendo la corsa, allora sarebbe fantastico per la squadra." Con lui appena dietro, ancora meglio.

F1: Massa "Se servirà, Vettel farà passare Webber"

La seconda guida della Ferrari crede nel gioco di squadra in Red Bull: "Se non facessero così regalerebbero il titolo"

Sebastian Vettel lascerà passare il compagno di squadra Mark Webber se servirà per vincere il mondiale. Ne è convinto Felipe Massa alla vigilia dell'ultimo weekend di gara del Mondiale di F1. Il brasiliano fece passare Fernando Alonso nelle battute finali della gara di Hockenheim, dandogli così la possibilità di cogliere la vittoria. Il controverso sorpasso, sanzionato con una multa dalla Fia, è ancora oggi al centro di numerose polemiche. Ma secondo il 'driver' sudamericano anche Vettel farebbe lo stesso. "La mia personale opinione è che i piloti Red Bull lotteranno fino alle fine perché entrambi hanno la possibilità di diventare campione del mondo", premette Massa. "Ma – aggiunge - se nelle battute finali, Sebastian fosse primo e Mark secondo, sono sicuro che si scambieranno le posizioni. Se non facessero così, darebbero il titolo a un'altra squadra. Ma dovreste comunque chiederlo a loro, non a me", aggiunge. Ormai fuori dalla lotta per il titolo, Massa può rivelarsi un alleato prezioso di Alonso nell'ultima gara: "La speranza è di avere una monoposto competitiva per lottare in quella che sarà una gara veramente importante e, cosa più importante, finire davanti se è possibile", è l'auspicio del brasiliano.

11 novembre 2010

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Strano' date=' Nando che tifa Gino[/b']

di Ronny Mengo.

Com’è strana la vita. Alonso che tifa Hamilton. Gli ex migliori nemici, ora così belli vicini vicini. La liasion parte da questo venerdì desertico e, a dirla tutta, è poco equilibrata, già che Fernando tifa Lewis mentre sul contrario c’è qualche dubbio in più. Perché questa McLaren può essere molto vicina a quella dell’anno scorso che, ricordiamo, qui dominò con pole il sabato e diciannove giri in testa la domenica, prima del ritiro per i freni andati. Ora, viste le premesse delle libere arabe, Hamilton potrebbe appunto rimescolare calcoli e strategie di questo finale.

Con un però: però deve andare molto forte. Forte da prendere e salutare il gruppo. Perché se invece va ma mez e mez, insomma in mezzo ai giochi tosti Red Bull-Alonso, potrebbe risultare un problema in più proprio per Fernando.

Che continua a fare quello che ha tutto sotto controllo, il che è così, ma sotto sotto questa tensione la avverte e dietro la facciata le unghie le sgranocchia. Stessa cosa succede nel mondo blu, dove uno è forse troppo giovane, l’altro è forse troppo vecchio e quindi vai con la pressione non facile da digerire.

In tutto ciò torniamo a bomba perché è il buon Lewis, come dichiara da giorni, a non avere niente da perdere o comunque molto meno degli altri aggiungiamo noi. Quindi è da Lewis che potremmo aspettarci la gara da fuga che lo vedi al via e lo vedi sul podio. Dove potrebbe fare il regalone all’antico nemico, chissà con quanta felicità…

12 novembre 2010

Massimo vantaggio

di Giorgio Terruzzi.

A poche ore dall’ultima corsa Fernando Alonso misura il massimo vantaggio raggiunto sin qui. Voleva mettersi in mezzo alla coppia Red Bull per impedire il gioco di squadra in dirittura, Beh, Webber parte due piazze dietro e in mezzo si sono messe anche le due McLaren. A lui basta un quarto posto per controllare la foga magnifica di Vettel, con Webber alle spalle in classifica mondiale e sulla griglia. Erano tutti sollevati in casa Ferrari perché la rossa qui ad Abu Dhabi avrebbe potuto chiudere la qualifica in terza fila. Fernando ha raddrizzato la baracca mentre Webber ha mostrato proprio in queste ore qualche segno di cedimento sul quale pesa certo l’atteggiamento della Red Bull, sbilanciato a favore di Vettel in modo imbarazzante. Ma stiamo parlando e basta, queste sono chiacchiere da vigilia perché una volata come questa, una corsa come questa contengono sempre le bizze del destino, minutaglie tecniche, nervi ossessioni che guizzano sull’asfalto come mine impazzite. Quindi, bravo Alonso per aver costruito un sogno a questo punto robusto. Ma non è finita, proprio no. E così, abbiamo qualche ora adesso per fare i complimenti a chi questo finalissimo ha prodotto. La qualifica di Abu Dhabi ha offerto un saggio di altissima qualità. Una qualità che Schumacher, rientrando, ha ormai conosciuto assai bene. Il livello di questo campionato è altissimo e, prima di avere la classifica finale, possiamo applaudire, per una volta, chi comparirà, tra poche ore in un ordine definitivo.

13 novembre 2010

Duro e più duro

di Giorgio Terruzzi.

Tra i due ci sono sei anni. Ventinove per Alonso, ventitre per Vettel. Luglio per entrambi, giorno 29 e quindi segno del Leone per Fernando, giorno 3 e quindi Cancro per Sebastian. Non si filano più di tanto ma sono stati a stretto contatto lungo una stagione memorabile. Alla fine ha vinto il tedeschino della Red Bull e dentro il gran finale di Abu Dhabi, così come per l’intera stagione al trionfo dell’uno corrisponde un errore o meglio un regalo dell’altro. Sono risorte le speranze di Alonso dopo il motore saltato a Vettel in Corea, hanno preso corpo le speranze di Vettel nell’ultima notte Mondiale dopo un errore strategico della Ferrari decisivo. Quindi, alla fine di un conto infinito di punti persi o raccolti per caso dai piloti in lotta per il titolo, non sorprende che il titolo l’abbia conquistato un campione irriducibile a bordo della macchina migliore. Non si è mai arreso nemmeno Alonso anche sopra una Ferrari non sempre pronta per fare il colpo e per questo ciò che è accaduto in dirittura d’arrivo risulta meno digeribile persino di errori più gravi commessi in momenti meno rischiosi. E produce a caldo, ma anche a tiepido una amarezza profonda. La Ferrari ha ricordato giustamente gli ingredienti di una stagione di altissimo livello, inattesa e arrivata dopo un 2009 di guai serissimi. Non è bastato per vincere, servirà per cercare rivincita immediata il prossimo anno. Con la consapevolezza di avere a che fare con la rabbia di Hamilton, forse il pilota più frustrato oggi, con la crescita impressionante di Vettel. Uno che non molla mai, uno che mette alla prova persino un duro conclamato come Alonso.

14 novembre 2010

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Vettel' date=' numeri da predestinato[/size']

F1: il profilo del neo campione del mondo

di Luca Budel.

Che correre in macchina fosse nel DNA di Vettel lo raccontano i viaggi in giro per la Germania già da neonato con papà Norbert che disputava il campionato di corsa in salita, mentre sua sorella Stephanie, di 4 anni più grande, correva con i go kart. Go kart che Vettel ricevette come regalo di Natale a 3 anni. Appena il tempo di spegnere nove candeline sulla torta e la Red Bull lo mette sotto contratto iniziando a coltivare il talento di Sebastian. Un lungo cammino comune coronato dal titolo mondiale vinto ad Abu Dhabi.

È una carriera piena di più quella di Sebastian Vettel. In Turchia nel 2006 a 19 anni e 53 giorni diventa più giovane pilota della storia ad aver partecipato a una sessione di prove libere, BMW la macchina. A Indianapolis nel 2007, a 19 anni e 349 giorni, è il più giovane pilota a punti, nell'occasione sostituì Kubica convalescente dopo il botto di Montreal. Poi la Red Bull se lo riprende e lo gira alla Toro Rosso. A Monza nel 2008, a 21 anni e 73 giorni, è il più giovane pilota in pole position, e il giorno successivo più giovane vincitore di un Gran Premio. Ad Abu Dhabi - a 23 anni e 133 giorni - ha strappato il record di campione del mondo più precoce a Lewis Hamilton.

Numeri da predestinato per questo ragazzo che rappresenta l'unico prodotto di successo del costosissimo programma Red Bull. 63 corse, 10 vittorie, 15 pole position. Cifre impressionanti certo ma altrettanto clamorosi sono stati i black out di Vettel, che già nel 2009 aveva buttato via il Mondiale e che quest'anno disponeva del potenziale per poterlo vincere con largo anticipo rispetto ad Abu Dhabi. Simpatico e disponibile fino a poco tempo fa, Vettel ha cambiato carattere. Colpa della convivenza con un compagno di squadra - Mark Webber - che si è scoperto fenomeno dopo i trent'anni. Allora è venuto fuori il peggio di Sebastian, prepotente e a volte indisponente. In Germania l'avevano soprannominato Baby Schumy, un paragone scomodo che a Sebastian dava fastidio. Meglio baby face come lo chiamano gli inglesi.

14 novembre 2010

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Vettel: "Ora non voglio fermarmi"

Il neo-campione pensa già al futuro

Il titolo mondiale era "un obiettivo inseguito fin da ragazzino"' date=' per Sebastian Vettel. E ora che ha indossato la corona iridata "non voglio fermarmi. Troveremo altre motivazioni e posso assicurare che anche nella prossima stagione saremo al via per rivincere tutto: mondiale costruttori e piloti", parola del "baby face". Il tedesco è il più giovane campione del mondo nella storia della F1. Nemmeno il tempo di gioire, però. Venerdì si torna in pista.

In programma ci sono, infatti, i primi test per provare le nuove gomme Pirelli.

Proveniente da Abu Dhabi e in partenza per Milton Keynes (Inghilterra, dove ha sede la Red Bull), Vettel ha trovato pure il tempo per scherzare sulla fatica che comporta la nuova fama: "Non vedo l'ora di essere di nuovo al posto di guida. Così nessuno mi farà più domande e finalmente potrò riposare".

Per il tedeschino però le vacanze dovranno ancora attendere. Dopo la visita alla casa madre, lo aspetta ancora il circuito di Abu Dhabi, per i primi giri della nuova stagione.

Il neo-campione del mondo poi prova a tirare un bilancio: "Sarebbe falso dire che tutto quello che è successo durante l'anno siano stati tutti rose e fiori. Abbiamo vissuto momenti difficili ma non è mai andato come hanno raccontato gli altri, che non ci parlavamo e guardavamo in faccia. L'importante è aver chiarito dopo la gara: è stato utile".

Anche il suo compagno di squadra Mark Webber prosegue sulla stessa lunghezza d'onda: "È normale che quando ci siano cose così importanti in ballo ci sia dell'attrito, perché questo è lo sport, ma la stampa può ingigantirle per settimane senza che noi possiamo farci niente", afferma l'australiano riferendosi ai rapporti interni al team. "Quello che è venuto fuori alla fine è che il team lavora duramente ed io e Sebastian ci rispettiamo, ci stringiamo la mano, perché abbiamo realizzato che sui circuiti di tutto il mondo facevamo tutti parte di una squadra".

Insomma, in casa Red Bull adesso tutti sembrano felici e contenti. Sembrano, appunto. Perché quello che è successo quest'anno difficilmente riuscirà ad estirpare del tutto le ormai note lotte intestine.

16 novembre 2010

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Red Bull sulle orme della Benetton

Storia di campioni "non automobilistici"

Newey come Byrne' date=' Horner come Briatore, Red Bull come Benetton, Dietrich Mateschitz come Luciano Benetton. Storie parallele di genio e di passione. Parabole di una vittoria già scritta. Due marchi entrati dall'esterno nel circus della Formula 1. Uno veste migliaia di persone, l'altro spopola tra i drink. Interessi lontani anni luce dal mondo delle corse, eppure l'epilogo è identico: entrambe le aziende hanno "indossato" la corona iridata nel Mondiale costruttori e in quello piloti. Roba da matti, direbbero gli addetti ai lavori, quelli cresciuti tra cilindri e sospensioni, respirando l'odore "inebriante" della benzina, con le mani annerite e sporche di grasso, come fosse crema idratante. Alla fine però è la pista ad emettere il verdetto. E l'asfalto ha detto sì. Una scelta vincente, quindi, al di là di ogni scetticismo.

Sorriso da simpatica canaglia, alto ed elegante, l'austriaco Dietrich Mateschitz, "Didi" per gli amici e in azienda, da più di vent'anni colleziona successi. Da quando, nei primi anni Ottanta, ha scoperto a Hong Kong una bevanda energetica usata dai camionisti per stare svegli nei viaggi. Era il Krating Daeng, Toro Rosso in thailandese, Red Bull in inglese.

Il colosso multinazionale approda in F1 nel 2004, a spese di una Jaguar in profondo rosso. Nel 2005 arrivano Christian Horner e Adrian Newey, il braccio e la mente della favola Red Bull. Da qui in poi è un continuo crescendo, con risultati sempre più positivi e incoraggianti. Nel 2006 il primo podio a Monaco, con David Coulthard, poi la scalata nelle classifiche a punti, fino all'exploit di quest'anno, con la vittoria di entrambi i titoli. Nel 2009 il preludio all'attuale consacrazione: il team è l'unico a tenere testa allo strapotere della Brawn GP.

Un dominio netto, al limite della razionalità e della follia per le decisioni prese e le innovazioni portate in pista. E poi la scommessa sui giovani talenti, come Sebastian Vettel. Il tedeschino ha esordito nel team satellite della Toro Rosso, ma Horner e company hanno fiutato la stoffa del campione richiamandolo, nel 2009, sul sedile della scuderia madre.

Un destino già scritto, potremmo dire. Una parabola iniziata sulle stesse orme della Benetton, i loro predecessori. Uomini diversi, piloti diversi, storie diverse, certo, ma il finale è lo stesso. L'azienda tessile entra nel mondo delle corse nel 1983, come sponsor del team Tyrrell. A fine 1985 poi acquista le scuderie Toleman e Spirit, fondando un suo team: la Benetton Formula. Da qui inizia una carriera di trionfi, con in bancheca 27 gran premi vinti, due Campionati del Mondo piloti con Michael Schumacher nel 1994 e 1995 e un Campionato costruttori nel 1995.

Un "giocattolo perfetto" giostrato da Flavio Briatore. Un altro che a gestire non teme confronti. Un altro cacciatore di teste. È stato lui ad ingaggiare nel 1991 a Monza il sette volte campione del mondo, allora ancora in tenera età, strappandolo alla Jordan.

Una monoposto, quella della Benetton, nata sotto le intuizioni, le geometrie e i colpi di matita di Rory Byrne. Dalla B186 alla B193, tanto per fare alcuni esempi. Vetture che portano in bacheca i primi successi del team e di Michael Schumacher. Un percorso di sviluppo e dedizione, di guizzi e astrazioni, culminato con la B194 e la B195, i due gioielli di Byrne, che consentono al team di laurearsi campione del mondo costruttori e piloti.

Red Bull come Benetton, quindi. A distanza di 15 anni la storia si ripete.

16 novembre 201010:28

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Bridgestone: statistiche del marchio giapponese in F1

Bridgestone è stata per 14 stagioni fornitore di pneumatici per i team del Campionato del Mondo FIA di Formula Uno (1997-2010).

Di seguito riportiamo alcune statistiche riguardanti la storia del marchio giapponese in Formula Uno.

Vittorie ottenute dai fornitori di pneumatici in Formula Uno:

1 Goodyear 368 vittorie Dal 1965 al 1998

2 Bridgestone 175 vittorie Dal 1998 al 2010

3 Michelin 102 vittorie Dal 1978 al 1984 e dal 2001 al 2006

4 Dunlop 83 vittorie Dal 1958 al 1970

5 Firestone 49 vittorie Dal 1950 al 1960 e dal 1966 al 1972

6 Pirelli 42 vittorie Dal 1950 al 1957 e dal 1985 al 1991

7= Continental 10 vittorie Dal 1954 al 1958

7= Englebert 10 vittorie Dal 1952 al 1958

Campionati del Mondo Piloti:

1 Goodyear 25 vittorie

2 Bridgestone 11 vittorie

3 Dunlop 8 vittorie

4= Pirelli 5 vittorie

4= Michelin 5 vittorie

5 Firestone 3 vittorie

6= Continental 2 vittorie

6= Englebert 2 vittorie

Campionati del Mondo Costruttori:

1 Goodyear 26 vittorie

2 Bridgestone 11 vittorie

3 Dunlop 9 vittorie

4 Michelin 4 vittorie

5 Firestone 3 vittorie

6= Pirelli 0 vittorie

6= Continental 0 vittorie

6= Englebert 0 vittorie

Gran premi di Formula Uno disputati dal marchio Bridgestone: 242

Pole position ottenute in Formula Uno con pneumatici Bridgestone: 168

Giri più veloci disputati in Formula Uno con pneumatici Bridgestone: 170

Michael Schumacher ha ottenuto il maggior numero di vittorie (58)' date=' pole position (48), giri più veloci (42), e punti (915) con pneumatici Bridgestone.

Rubens Barrichello ha partecipato al maggior numero di gran premi di Formula Uno con pneumatici Bridgestone: 221.

Un totale di 700.000 pneumatici sono stati prodotti da Bridgestone in 14 anni di partecipazione al Campionato del Mondo di Formula Uno.

15 novembre 2010

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Lo spirito “olimpico” della Red Bull si è rivelato la scelta migliore per il titolo

La politica della Red Bull incentrata sull’equità dei piloti alla fine ha premiato Sebastian Vettel' date=' permettendogli di vincere il mondiale piloti 2010.

Nei giorni e nelle settimane precedenti alla corsa finale di Abu Dhabi, numerosi commentatori ed addetti ai lavori hanno rimproverato Red Bull per essere riluttante a dare ordini di scuderia in favore del primo pilota di fatto, Webber, compresa la scelta di non farlo passare davanti nel gran premio del Brasile.

Avrebbe significato presentarsi alla corsa finale “con solo un pilota che avrebbe potuto vincere, invece che con due – e probabilmente il pilota sbagliato” ha dichiarato Helmut Marko. “Ed è sempre meglio avere due frecce al proprio arco invece di una” ha aggiunto il consulente motoristico della compagnia di bibite.

È stato fatto notare che la politica di equità ha confuso la Ferrari, quando Red Bull ha condotto due strategie differenti per i propri piloti dopo l’uscita della Safety Car nei primi giri. “La nostra politica di lasciar competere tra di loro i nostri piloti ci ha messo nella posizione tale per cui Ferrari ha dovuto controllare entrambi i nostri piloti, e non solo uno” ha detto Adrian Newey, progettista della RB6. “È dipeso tutto dalla volontà Ferrari di marcare Webber, che alla fine non ha pagato, dando il mondiale a Sebastian” ha aggiunto. “Alla fine hanno scelto di marcare l’uomo sbagliato”.

Niki Lauda, che è stato una delle voci più forti in favore degli ordini di squadra in Red Bull, ha ammesso Lunedì che Red Bull ha fatto la cosa giusta, oltre che la più onorevole.

Il quotidiano austriaco Kleine Zeitung riporta le parole del 3 volte campione del mondo: “Didì (Dietrich Mateschitz) ha detto che voleva fare come alle Olimpiadi, ma la F1 non è l’Olimpiade.” “È incredibile come questa squadra alla fine abbia vinto nella maniera più pulita. Per quanto ricordi io, è l’unica volta che succede in 60 anni di storia di questo sport” ha detto Lauda.

“Se ci fossero anche solo due o tre uomini politici che si comportassero come Mateschitz, ora il mondo sarebbe un posto migliore.”

17 novembre 2010

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Webber tornerà più forte di prima in Red Bull

David Coulthard é convinto che Mark Webber resterà in Red Bull anche nel 2011.

Dopo aver fallito clamorosamente il titolo quest’anno' date=' in favore del compagno di squadra Vettel, si rincorrono le voci secondo cui l’australiano non sarabbe più al volante di una Red Bull l’anno prossimo.

Ma Coulthard, che è stato il primo compagno di Webber in Red Bull, e ora consulente in seno alla squadra, insiste dicendo “non ho dubbi che Mark vestirà il numero 2 nel prossimo campionato, a bordo della RB7”. “Mancano ancora 119 giorni prima dell’inizio della prossima stagione, ed avrà modo di pensare a cosa ha fatto di giusto e sbagliato in questa stagione. Tornerà più forte di prima” si legge nell’ultima colonna del Telegraph.

Ci sono segni di come Webber abbia rinsaldato il difficile rapporto col suo giovane compagno di squadra. Hanno viaggiato insieme sullo stesso aereo per recarsi da Abu Dhabi alle celebrazioni del titolo Red Bull a Salisburgo, e Coulthard era lì e può confermare. Lo scozzese ha aggiunto: “So che ha passato un’ora intera dopo la corsa nella sala piloti parlando di tutto con tutti”. Lo scozzese racconta che sull’aereo “Sebastian e Mark si sono seduti accanto ed hanno parlato e sonnecchiato insieme”

Ma prima che Webber ricominci a lavorare per l’anno prossimo, suo padre lo aspetta per godersi insieme una vacanza e lasciarsi andare qualche giorno, dopo aver lavorato tanto nel 2010 per tenere il peso-forma sotto alla soglia dei 75kg.

“Recupererà e in questo periodo si concederà una breve vacaza” ha dichiarato suo padre al giornale australiano Canberra Times. “Probabilmente metterà un po’ di peso in vacanza, e dovrà lavorare duramente a Febbraio per tornare in forma in vista del campionato.”. “Non è più così giovane ma se si rilassa e vive un buon periodo fuori dalle corse, allora tornerà più forte di prima” ha detto il padre Alan.

Del resto, ci sono delle voci secondo cui Webber non sia stato chiamato a partecipare ai test per le nuove gomme Pirelli per la prossima stagione.

E il tedesco Auto Motor und Sport riporta le parole di Webber, secondo cui “Forse questa non sarà stata la mia ultima occasione di vincere il mondiale. Ma di sicuro la migliore”.

18 novembre 2010

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Briatore dispiaciuto per l’errore che è costato ad Alonso il terzo mondiale

Flavio Briatore si è detto veramente dispiaciuto per l’errore di strategia, compiuto dalla Ferrari, che è costato al suo pilota Fernando Alonso il terzo titolo mondiale, domenica scorsa ad Abu Dhabi.

La Scuderia ha riconosciuto l’errore di strategia nell’aver seguito Mark Webber per un pit stop anticipato durante la recente corsa di Abu Dhabi.

“Per Fernando avrebbe dovuto essere tutta un’altra gara”, ha riferito Briatore, ancora manager di Alonso, al quotidiano La Repubblica.

“Non si sarebbero dovuti preoccupare di Mark Webber, perché Fernando era veloce in quel momento”, ha aggiunto l’italiano, la cui agenza cura anche gli interessi di Webber.

Quindi, perché la Ferrari ha commesso un errore tanto fondamentale? “Difficile dirlo”, ha risposto Briatore. “Forse hanno male interpretato il momento in cui Webber ha colpito il muro. Mark non si è fermato ai box perché quella era la sua strategia, bensì perché ha urtato il muro con la sua posteriore destra”.

Briatore si è rifiutato di dire che Alonso ora sarebbe campione se ci fosse stato lui seduto al muretto Ferrari.

“Il giorno dopo una gara, tutti sono più saggi”, ha commentato. “Il giorno prima di una corsa o durante la stessa è tutto più difficile, poiché vanno prese delle decisioni in pochi secondi correndo il rischio di sbagliare”.

Briatore ha poi criticato il disegno del tracciato di Abu Dhabi che non ha consentito ad Alonso di rimediare all’errore sorpassando Petrov: “È uno scandalo che una gara così importante si svolga su una pista che non permette alcun sorpasso”, ha detto. “A Monaco va bene, ma Abu Dhabi è in mezzo al deserto, e potevano ben costruire una successione di curve e rettilinei ideale. Mi dispiace per Fernando. È un pilota fantastico protagonista di una stagione brillante”, ha concluso Briatore.

18 novembre 2010

L’Harakiri Ferrari: non conta solo l’ultimo errore

Sebastian Vettel vince inaspettatamente il Mondiale 2010 sotto le montagne russe del Ferrari World. In tempo zero, si scatena la caccia al colpevole della disfatta Rossa.

L’incredulità generale crea il caos. Alonso gesticola con Petrov, Montezemolo esce dall’albergo di Abu Dhabi dove aveva seguito la gara per scaramanzia con gli occhi gonfi, Andrea Stella parla di un Fernando “non supportato abbastanza”, su Twitter altri si assumono la colpa della strategia suicida. Su Facebook nascono gruppi che chiedono la testa di Domenicali, e il sentimento generale sostanzialmente è quello. Qualcuno chiede anche le dimissioni dello stesso Montezemolo. Altri vorrebbero che il grande Enzo uscisse da dove riposa da più di 20 anni per prendere tutti a scappellotti. Insomma, un disastro.

Sono passati più di tre giorni e, a mente fredda, adesso si può analizzare quello che è successo al netto degli isterismi e degli insulti al muretto.

ABU DHABI E I TRE ERRORI

È un tracciato dove si sa che il sorpasso è argomento da Playstation. La parte mista è troppo fitta di curve e controcurve ad angolo retto per tentare un azzardo. I due rettilinei chilometrici partono da un tornante il primo e da una chicane il secondo. A meno di un errore in accelerazione di chi sta davanti (Massa escluso..), tentare il sorpasso non è facile. Sono stati solo quattro nel 2009, infatti.

Il primo errore della Ferrari è optare il sabato per una soluzione aerodinamica più carica, per sfruttare più la parte mista a scapito di quella veloce. “Più bilanciamento”, si è detto. Ma non è stata valutata la possibilità di poter essere, per qualche motivo, nel traffico la domenica. E questo ha inciso tantissimo sul risultato finale. Con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte, ma con una monoposto più veloce sul dritto l’attacco a Petrov sarebbe stato più probabile. Considerato il talento di Alonso, avrebbe resistito bene nel misto per potersi lanciare all’attacco in fondo ai due dritti. Anche se, ricordiamo, dopo Petrov sarebbe stato necessario superare anche Kubica e Rosberg. Non proprio due fermi.

Il secondo errore, primo della domenica, è proprio di Fernando. L’ennesima partenza sbagliata dell’anno. Non si contano sulle dita di una mano. Cina, Silverstone, Monza, Abu Dhabi solo per citarne quattro. Le partenze ormai sono gestite da software, e infatti prima della partenza ci vuole il libretto di istruzioni del il volante per completare la sequenza che attiva la procedura di start. Ma perché a Massa non capita così spesso (non dite “perché non lo inquadrano mai”)? Mistero.

Fatto sta che mantenere la terza posizione avrebbe garantito un distacco ben più ampio da Webber prima della disgrazia, e, forse, al muretto si sarebbero comportati diversamente.

Già, forse. Perché il terzo errore è apparentemente roba da annali. C’è, però, un “però”, e scusate il gioco di parole.

Il Corriere della Sera ha riportato le conversazioni radio tra Andrea Stella e Fernando Alonso, che riportiamo di seguito.

Giro 9

Stella avverte Alonso: “Hai guadagnato altri tre decimi su Webber. Anche Felipe si avvicina”.

Giro 12

Stella informa Alonso: “Webber si è fermato e Vettel perde terreno su Hamilton”.

Alonso risponde: “Se vedete che Felipe lo può superare in un giro chiamatelo dentro”.

Replica il box: “Ci stiamo pensando, concentrati su Button”.

Giro 14“Come è andata con Felipe?”, chiede Alonso riferendosi al pit-stop del brasiliano.

“È uscito dietro Webber”, gli risponde il box.

Giro 15

Dal box parte l’ordine che costerà ad Alonso il titolo mondiale: “Ok adesso rientra”.

Lo spagnolo risponde. “Ok”.

Il box precisa: “Uscirai vicino a Webber. Sei Davanti”.

Giro 17Alonso chiede: “Quale è la situazione?”.

Stella gli risponde: “Dobbiamo superare la Renault davanti a noi, non si fermerà più. Poi c’è Rosberg”.

Giro 22

La situazione è ormai chiara. È ancora il box che chiama Fernando. Quella via etere è un’implorazione disperata.

Stella: “Lo so che ce la stai mettendo tutta ma è fondamentale superare Petrov”.

Inutile ricordare com’è finita.

Considerazioni

Che quello di Stella, Dyer e (per responsabilità oggettiva) Domenicali sia un errore, è senza ombra di dubbio. Il punto interessante da capire sarebbe, però, la modalità dell’errore stesso.

Perchè le comunicazioni radio sono chiare, ma fino ad un certo punto. La questione ruota attorno ad una domanda: al muretto Ferrari si erano accorti del fatto che Petrov e Rosberg avessero cambiato da morbide a dure al primo giro e che quindi avrebbero proseguito fino alla fine senza problemi?

È questo il nocciolo della questione. Perché la risposta a questa domanda è significativa per capire la portata dell’errore in casa Rossa.

Ipotesi 1: Nel marasma della Safety Car non viene annotato dal muretto Ferrari che la Renault e la Mercedes passano da gomme morbide a dure e che possono potenzialmente finire la gara. I due non vengono considerati completamente, e ci si accorge di loro una volta completata la sosta di Alonso.

Questa possibilità sembra la meno probabile. È da pazzi pensare che gli Ingegneri di pista non se ne siano accorti e il pubblico sì. Anche considerato il fatto che sui monitor con il Live Timing ufficiale vengono segnalate le soste dei vari piloti. Quindi, tra il primo e il quindicesimo giro (venti minuti di gara, più o meno), ci sembra francamente impossibile che più persone non se ne siano rese conto.

Ipotesi 2: Il muretto sa bene che Rosberg e Petrov sono rientrati. Nonostante questo, Stella e Dyer si preoccupano più di Webber che di Vettel e pensano che Mercedes e Renautl siano entrambi ostacoli facilmente superabili da Alonso, che avrà un passo notevolmente superiore una volta uscito con gomme più fresche di 15 giri.

Se fosse questo il caso, si configura il peccato di presunzione. E non sarebbe nemmeno la prima volta. Né quest’anno, né negli ultimi tre. Perché considerato che:

- Questo tracciato si conosce dall’anno scorso, nel quale i sorpassi si erano contati sulle dita di una mano.

- Al sabato viene scelta la configurazione ad alto carico sulle due Rosse. Meno velocità in rettilineo.

- La Renault in rettilineo è una delle più veloci grazie al suo F-Duct.

La logica conseguenza è che Alonso resta alle spalle di Petrov (e ripetiamo Petrov, non Kubica) fino alla fine, così come Massa alle spalle di Algersuari. Per inciso, Michael Schumacher era stato deriso anche dai tombini, in Australia, per essere rimasto mezza gara dietro alla stessa Toro Rosso. E lui alla fine era riuscito a passare.

C’è anche da dire che, dalle simulazioni svolte nei primi due giorni, pareva che le gomme morbide avessero una durata molto limitata. E quindi anche questo dettaglio potrebbe aver portato alla decisione di far rientrare Fernando subito dopo Massa e Webber. Salvo poi vedere come Button abbia continuato con la stessa mescola per quasi 40 giri senza problemi. Anche se il buon Jenson tratta le gomme come tutte le donne vorrebbero essere trattate dagli uomini.

L’errore comunque rimane, in qualsiasi ipotesi si sia svolto il tutto. E, agli occhi di tutti, è stato quello decisivo. Anche se…

TUTTI GLI ERRORI CONTANO

La mente umana è particolare. Quella dei tifosi ancora di più. Si tende a guardare sempre l’ultima corsa. Certo, buttare un Mondiale all’ultima gara è difficile da digerire, questo è palese. Con un errore del genere poi, ancora di più. E il disappunto dei Ferraristi è comprensibile.

Non è però corretto addossare tutte le colpe esclusivamente al muretto e solo per l’ultima gara. Perché il campionato si è corso su 19 Gran Premi, e non solo domenica ad Abu Dhabi. Quindi, se come dice lo stesso Fernando Alonso “si vince insieme, si perde insieme”, è giusto ricordare che se gli Ingegneri di pista ci hanno messo del loro, anche il pilota di punta non è stato esente da errori.

Nando non impeccabile

È stata infatti esaltata la rimonta di Fernando sulla testa della classifica. Anche se, e qui apriamo una parentesi, è sembrata tale nei confronti di Webber. Perché rispetto a Vettel, Alonso ha raccolto solo quattro punti in più, 111 a 107, e in Corea per Seb sarebbero stati altri 25 senza il ritiro.

Dicevamo, esaltazione della rimonta e ci sta, perché è stata comunque entusiasmante. Ma la Numero 7 non ha corso solo dal Gp d’Italia e anzi, fino a Spa il 2010 di Alonso non poteva certo essere considerato al pari della sua fama.

Il distacco finale in classifica così esiguo da Sebastian, soli 4 punti, pone il dito su almeno tre o quattro occasioni nelle quali Fernando ha buttato al vento punti importantissimi, e non per pecche della Ferrari.

- La partenza anticipata in Cina gli è costata una penalità e probabilmente il podio (è arrivato quarto)

- A Montecarlo Fernando è arrivato sesto per la retrocessione di Schumacher, ma partendo dal fondo per l’incidente del sabato mattina in cui ha danneggiato il telaio. Potenzialmente c’erano le possibilità di fare bottino pieno.

- 10 punti sono stati persi a Montreal, quando le indecisioni sui doppiaggi gli sono costate le posizioni a favore di Hamilton e Button.

- A Silverstone il sorpasso su Kubica gli è costato una penalità e altri punti. E qui è anche colpa del muretto che non ha spinto Fernando a riconsegnare immediatamente la posizione al polacco prima che questo si ritirasse.

- 4 sono i punti persi a Spa, quando era in ottava posizione.

E poi ci sono le partenze al rallentatore, come dicevamo all’inizio. A Monza il pit stop è stato decisivo a consegnare la vittoria allo spagnolo, dopo che aveva perso la prima posizione allo start in favore di Button.

E anche a Silverstone la partenza non era stata delle migliori. Paradossalmente l’unica partenza perfetta (in Cina) gli è costata una penalità.

Muretto, problema dal 2007

Il problema delle strategie in Ferrari non è novità di quest’anno. È infatti da quando il blocco Schumacher/Todt/Brawn ha lasciato che è cambiato qualcosa, e purtroppo in negativo. Prima Raikkonen, poi Massa e quest’anno Alonso sono stati vittime negli anni di alcune strategie “fantasiose”. La difficoltà peggiore, poi, pare essere quella di azzeccare le scelte quando le condizioni del tempo sono poco stabili. Limitandoci al 2010, in Malesia le due Rosse sono rimaste fuori dalla Q1 per essere state fatte entrare tardi in pista, quando ormai pioveva e non si poteva fare più niente per migliorare i tempi. Come abbiamo già ricordato, a Silverstone Domenicali e compari sono stati poco incisivi nei confronti di Alonso, quando sarebbe stato utile essere tempestivi e farlo rallentare per farsi risorpassare da Kubica. Non pensiamo ci sia bisogno di dire ancora qualcosa di più su Hockenheim, dove si è rischiato davvero tanto e comunque l’immagine della Ferrari ha risentito della figuraccia Mondiale via Team Radio. Purtroppo, però, la tattica di Abu Dhabi rimarrà nella memoria come quella peggiore, per modi e tempi di esecuzione.

CONCLUDENDO

Non sappiamo cosa succederà ora in Ferrari. Se, cioè, qualcuno pagherà per quanto successo domenica. È la conclusione probabilmente più logica vista la figura rimediata dal Cavallino. Anche se forse non è moralmente la più corretta. Perché, se è vero che “si vince insieme, si perde insieme”, forse è giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità senza cercare un capro espiatorio. Soluzione molto semplice per pulirsi la coscienza, ma non per risolvere i problemi.

18 novembre 2010

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