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Mercato del lavoro o mercato delle prese per il sedere?


TonyH

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Si, anche il mio scorso contratto, 6 livello era di 3 mesi, qui hanno scritto (sempre sesto) 2 mesi, non saprei, meglio da un certo punto di vista..
ma quello che intendevo dire, se trovo qualcosa prima della data di inizio, posso svincolarmi?

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Si, senza problemi, poi comunque il preavviso nel periodo di prova non c’è. Quindi potresti andare il primo giorno di lavoro a licenziarti


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  • 1 mese fa...

Buonasera a tutti!

Come state?

Vi scrivo per raccontarvi un po' della mia situazione lavorativa.

Da 8 anni (quasi 9 ormai) sono impiegato (ufficio vendite) nella stessa azienda (produzione: settore gomma/plastica).

Il lavoro sicuramente mi piace e grazie a una certa dose di impegno mi sono riuscito a ritagliare una professionalità riconosciuta ed un buon rapporto con la clientela.

L'ambiente di lavoro, almeno fino agli ultimi tempi, è stato senza dubbio positivo e l'azienda "viaggia" bene: questo è il primo anno di flessione dopo 7-8 anni di crescita ininterrotta, tant'è che qualche anno fa siamo stati acquisiti da un grosso gruppo internazionale.

Fortunatamente di lavoro ce n'è e di occasioni per imparare ce ne sono, ma sopratutto è stata rispettata la mia particolare esigenza (MOLTO in contrasto con la mia formazione, visto che sono laureato in lingue e lavoro nelle vendite) di rimanere interno (quindi lavoro in ufficio con limitatissimo numero di trasferte).

Il vero problema è che nel mio ufficio non ci sono possibilità di crescere, da quando sono stato assunto zero adeguamenti. Lo stipendio in sè non è male ma ho 70km di strada al giorno da fare (usura dell'auto + relative spese) e mi aspettavo almeno uno scattino, invece zero.

Ho avuto 3 proposte di cambio mansione internamente ma per vari motivi le ho respinte (pur felice di averle ricevute in quanto dimostrano senza dubbio fiducia nelle mie capacità).

Premessa: Congiuntamente alla contrazione del mercato tedesco che ha impattato sul Ns. fatturato, abbiamo avuto un cambio nella direzione commerciale. La figura precedente, in oltre 15 anni presso la nostra azienda, si è distinta per spiccatissime doti di leader: dava l'esempio lavorando come un pazzo e ti toglieva tanto lavoro perchè voleva farlo lui in prima persona. Il rovescio della medaglia è che l'eccessivo accentramento toglieva spazio allo stile personale di ciascun dipendente e dovevi pertanto lavorare sempre e solo secondo protocollo. Ma gli volevamo bene e spesso, quando c'erano situazioni difficili, difendeva a spada tratta il suo team. Il nuovo direttore viene da una realtà estera molto più grande e, nella fase iniziale, ci ha sedotti tutti con un profilo umano assolutamente amichevole (intendiamoci: umanamente è una brava persona). Si è presentato dicendo che avrebbe lasciato molte più libertà individuali e fissando a cadenza regolare meeting individuali con ciascuno di noi al fine di monitorare il polso della situazione. Peccato che la molta libertà si sia tradotta in un interesse molto blando per il daily business cioè per il modo in cui ognuno di noi riempie la propria giornata lavorativa. Conseguentemente questa persona non ha e non può avere un'idea dei carichi lavorativi di ognuno. I meetings individuali si sono rivelati un riconfezionamento in separata sede delle stesse cose ed il riportare con modifiche convenienti (questo per me è gravissimo) le quali hanno causato, a volte, baruffe incredibili tra noi sottoposti. La ciliegina sulla torta è stata la promozione di una persona nel mio ufficio, indubbiamente esperta (per anzianità di servizio) ma da molti(ssimi) ritenuta totalmente non idonea alla posizione per mancanza di doti umane e tecniche. I più maligni dicono che la promozione derivi dal fatto che sia la "spia" del capo. Un mio collega, tra i più preparati sul prodotto, si è licenziato per andare in un'azienda concorrente, deluso e frustrato da questa situazione e altamente avvelenato dalla promozione ricevuta da chi (a detta di tutti) non fosse idoneo. A suo discapito in quanto, probabilmente, la sua figura era la più indicata per coprire tale ruolo.

Per quanto mi riguarda io ho rifiutato nell'ordine di cambiare ufficio e di passare nei seguenti ambiti:

Acquisti (3 anni fa): è l'unica posizione che accetterei se tornassi indietro, ma al momento in cui mi è stata fatta il nuovo capo era appena arrivato ed ero ancora sotto "incantesimo" per cui speravo che ci fosse la possibilità di crescere insieme. A mitigare il rimpianto è arrivata una collega (responsabile acquisti) a cui voglio un sacco di bene e sicuramente bravissima.

Produzione: Qui, nonostante, l'idea di cambiare ufficio (il clima nel mentre si era già abbondantemente avvelenato) fosse sicuramente attrattiva e conoscessi già molti elementi che mi avrebbero aiutato nel mio nuovo lavoro, alla fine della fiera (con uno scatto di livello in più) si sarebbe trattato essenzialmente di data entry. E, rispetto ad un lavoro commerciale dove hai diversi elementi di "creatività" in più non ho visto un progresso nella qualità della mia vita lavorativa. Tanto è che è stata assunta una giovane diplomata (a cui auguro il meglio) nel ruolo.

Tecnico/commerciale: In sostituzione del collega di cui sopra. Questo, in realtà, mi sarebbe piaciuto un sacco farlo perchè a me, tecnicamente, il Ns. prodotto piace un sacco. Il problema è che in questo momento io sono saturo e ho visto, sia nel ricevimento della proposta che nei presupposti una TOTALE mancanza di programmazione che sarebbe andata sicuramente a mio discapito. Sostanzialmente, dopo l'annuncio dell'addio del mio collega, nemmeno il tempo di tornare alla scrivania che il capo mi propone di prenderne un posto sostituendo le mie lacune di base (un umanista che dovrebbe sostituire un ingegnere dei materiali) con qualche lezioncina con i tecnici "canonici" perchè "tanto, oltre a quello che già sai, basta un lavoro spannometrico per decidere cosa passare in ufficio tecnico e cosa scazzare internamente". Peccato che il lavoro del collega non si riducesse a questo, ci sono numerosissimi altri aspetti che NON sono stati considerati. Senza contare il mio lavoro attuale. Chi lo fa? Ad inizio dell'anno mi è stata affiancata una collega affinchè mi sostituisse completamente in un settore di mercato. Dopo un anno il "passaggio" non arriva al 50% per mancanza di attitudine di questa persona. Situazione denunciata più volte da me e dalla mia responsabile in quanto, nel mentre, ci è arrivata una carrettata di clienti nuovi da seguire.

In pratica mi sono visto tra due martelli: Il lavoro "vecchio vecchio" il lavoro "vecchio" e il lavoro "nuovo" più il lavoro "nuovo sommerso" a cui il capo sicuramente non aveva pensato. Il tutto senza una proposta di crescita nero su bianco. Ho rifiutato, diventando il signor no.

 

Purtroppo, questa mancanza di opportunità che non siano buttate lì mi pesa. Molti colleghi mi hanno detto di accettare e poi "bucare" come sta facendo la collega affiancata a me ma non mi sembra da persone responsabili. In più il primo anno di flessione nei risultati e la globale sfiducia verso l'attuale capo rendono il clima pesante. Alla fine son finito per fare quello che TonyH consigliava di NON fare 4-5 anni fa: lavoro al 100% ma alle 18.00 scompaio. Sempre e sistematicamente lasciando tutto lì. Mi è fisicamente difficile trattenermi oltre.

 

Parallelamente sto cercando di fare lo stesso lavoro più vicino a casa ma il paletto che metto (non voglio viaggiare - poca flessibilità di orario) mi rendono le cose difficili.

Senza contare che nell'azienda in cui sono ci avevo investito parecchio. Mi spiace davvero uscire. Ma il clima ormai è velenosissimo e tutte le persone capaci che non hanno vincoli di famiglia, figli, vicinanza a casa, mutui... vogliono scappare...

 

 

Al conformismo l'ironia fa più paura d'ogni argomentato ragionamento.

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Solo un piccolo consiglio che viene dall'esperienza vissuta. Ricordati che si lavora per vivere, e non il contrario. Perché alla fine, nonostante il massimo impegno, a meno di non essere autonomo, troppe cose sfuggono al tuo controllo. E non ci si può fare sangue marcio per questo. Io ho 25 anni di anzianità ed ho ricominciato daccapo almeno tre volte, e sempre da zero o quasi, pur rimanendo sempre nella stessa azienda. E tutte le volte non tanto per incapacità od incompetenza, ( o per lo meno non solo ) ma semplicemente per il cambio di rotta dell'azienda. Certo, fa male, soprattutto quando vedi gli altri crescere,ma un analisi realistica ti porta a capire che o ti manca qualcosa, ed allora non ne hai colpa, o sei al posto sbagliato nel momento sbagliato. E te ne fai una ragione 

 

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Archepensevoli spanciasentire Socing.

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  • 2 mesi fa...

Recentemente un fatto mi ha fatto riflettere su problematiche relative al mondo del lavoro e alla disponibilità dei giovani a mettersi in gioco.

Mi telefona un amico, suo figlio si è diplomato recentemente (Professionale meccanico), al momento è disoccupato, ha inviato il curriculum all'azienda dove aveva fatto lo stage ma non lo hanno, al momento, richiamato. Mi chiede se nell'azienda dove lavoro cercano una figura professionale coerente con il suo percorso di studi, gli dico che, al momento, non cercano quel tipo di figure ma di presentare la domanda e inviarle un curriculum, fornendogli anche i nomi di altre aziende a cui inviarlo.

Nei giorni scorsi parlo con il rappresentante di un nostro fornitore,  mi dice che una piccola azienda in zona ha un picco lavorativo e cerca delle figure professionali, di cui una che potrebbe interessare il figlio del mio amico. Gli parlo del ragazzo e ci accordiamo di sondare i rispettivi interessi.

Chiamo il mio amico, le dico della opportunità, l'azienda è piccola ma solida e senza problemi sui pagamenti, le prospettive di crescita per un neodiplomato sembrano interessanti, il posto di lavoro non è comodo, visto che è dalla parte opposta di Bologna, ma niente di drammatico, con i messi pubblici si parla di massimo 2h di viaggio, dimezzabili con l'auto propria. Ma per il ragazzo (e anche per i genitori) è troppo lontano.

Nel frattempo mi contatta il rappresentante, l'azienda sembra seriamente interessata a un colloquio conoscitivo, ricontatto il mio amico, gli consiglio di essere disponibile al colloquio, senza impegnarsi ma facendosi conoscere, in attesa che si muova qualcosa di più appetibile, ma, al momento, non sembra intenzionato al colloquio.

Che dire, capisco se hai delle prospettive quasi sicure, ma, in assenza di ciò, io mi sarei comportato diversamente.

"I rettilinei sono soltanto i tratti noiosi che collegano le curve" [sir Stirling Moss]

"La cosa più bella che può fare un uomo vestito è guidare di traverso" [Miki Biasion]

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6 minuti fa, SaiKiSono scrive:

Domanda: 2 h di viaggio al giorno oppure 4 sommando andata e ritorno?

 

Con i mezzi pubblici 2h+2h, con l'auto 1h+1h.

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Premessa non conosco tutte le dinamiche e la situazione economica del ragazzo e comprendo il tuo punto di vista, soprattutto se hai fatto sbattimenti per creare contatti e ci stai mettendo la faccia, ma 2h+2h per andare a lavorare mi iniziano a sembrare un tantino...poi bisognerebbe vedere le condizione economiche e altri mille fattori.

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Sicuramente non è comodo, ma, direi, che per quel tipo di lavoro e la zona dove abita il ragazzo, un viaggio di almeno mezz'ora d'auto occorre metterlo in preventivo, salvo accettare un lavoro sottopagato.

A mio parere un colloquio non è saggio rifiutarlo, sopratutto se c'è interesse da parte dell'azienda, e non ti impegna, oltretutto le prospettive di carriera sembravano molto interessanti ed il ragazzo è senza occupazione.

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3 minuti fa, bik scrive:

Sicuramente non è comodo, ma, direi, che per quel tipo di lavoro e la zona dove abita il ragazzo, un viaggio di almeno mezz'ora d'auto occorre metterlo in preventivo, salvo accettare un lavoro sottopagato.

A mio parere un colloquio non è saggio rifiutarlo, sopratutto se c'è interesse da parte dell'azienda, e non ti impegna, oltretutto le prospettive di carriera sembravano molto interessanti ed il ragazzo è senza occupazione.

1h di macchina non è un dramma, soprattutto se ti permette di entrare nel mondo del lavoro. Poi cercare lavoro da occupati - se proprio uno vuole avvicinarsi - è più facile che da inoccupati.

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"post fata resurgam." (cit.)

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