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La Jihad e le guerre dimenticate


JackSEWing

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Questa foto, o fermo immagine, conferma che i Su-33 li stanno davvero utilizzando in ruoli aria-suolo e non solo aria-aria come erano stati pensati. Notare le due FAB in posizione ventrale.  

Per chi segue le robe militari è una notizia. 

 

CxYZOM0UcAE2QAx.jpg

 

Ricordiamo che è stato montato su questi velivoli, prima della missione in Siria, un nuovo sistema di targeting che si chiama SVP-24. 

Russian carrier-based Su-33 fighters receiving new bombing computer - Jane's

Modificato da Martin Venator

già Zarathustra

"la 4C sarà un trabiccolo per incompetenti" (Ipse dixit)

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Nasce come nipote del Tu 4 , copia senza copyright del B -29* da parte dell'OKB Tupolev .

 

la coda affusalata contenete il mitragliere risponde a precise esigenze aerodinamiche , oltre che difensiva, e si ritrova in tutti I progetti Tupolev

 

 

 

 

* Anche se alla fine con molte più modifiche di quanto sembrasse, non solo per gli ovvi problemi di conversione da unità Imperiali a metrico/decimali, ma anche per la nota indipendenza / orgoglio di Tupolev e del suo staff.  In effetti il B 29 era stato mandato in produzione con tutti una serie di problemi risolti solo con il successivo B 50.

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Archepensevoli spanciasentire Socing.

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  • 2 settimane fa...

Aleppo. 

 

Syrian Army, Kurds continue steamrolling in east Aleppo as rebels mass retreat - al Masdar

 

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By Izat Charkatli -

27/11/2016

 

ALEPPO, SYRIA - Following a string of advances that had the Syrian Armed Forces capture over half a dozen east Aleppo districts, the Syrian Army supported by the local YPG from Sheikh Maqsoud would proceed to seize control of the Hallak Al-Fukani, Hallak Al-Tahtani, and Bustan Al-Basha districts.

The infamous Liwa'a Al-Quds (Palestinian paramilitary force native to Aleppo) would then proceed to capture Inzarat neighborhood after launching a powerful assault on this axis as reports increasingly suggest that the rebel forces are packing up their presence in the adjacent Haydariyah district that is expected to fall in the coming hours.

This Kurdish-SAA cooperation is not unique to those circumstances. Previously, Kurdish forces have fought along the Syrian Army in the battle for Bani Zaid and Shuqeif Industrial District. Notably, there also exists a baseline of coordination in the battles against the Islamic State terror group in Aleppo's eastern countryside where both factions see a mutual danger in the Turkish encroachment on Al-Bab.

 

già Zarathustra

"la 4C sarà un trabiccolo per incompetenti" (Ipse dixit)

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Con i militari nelle strade lo Stato finge di curare i mali di cui è responsabile

24 novembre 2016

 

di Gianandrea Gaiani

 

 

Centocinquanta militari per pattugliare l’area milanese intorno a via Padova. Messo alle strette da criminalità e degrado sociale di cui è il primo responsabile, lo Stato non trova di meglio che ricorrere ancora una volta ai militari, vera e propria panacea mediatica per tutti i mali.
Da quando prese il via nell’agosto 2008, l’Operazione Strade Sicure è passata da 3mila a oltre 7 mila militari dell’Esercito impiegati sulle strade, per pattugliare piazze e stazioni della metropolitana, aeroporti e luoghi sensibili, le aree terremotate dalla minaccia degli sciacalli, ma soprattutto per fare presenza nei centri urbani affiancando o sostituendo le forze dell’ordine

 

Un impiego dei militari varato nel 1992 (quando ancora i soldati erano di leva) schierando a rotazione due brigate in Sicilia per controllare il territorio e contrastare la mafia, ma che da allora ha visto anche situazioni imbarazzanti per non dire penose con i militari utilizzati persino per raccogliere spazzatura a Napoli (dove vengono stipendiati 2mila netturbini) e Palermo, per spalare la neve a Milano o per prevenire i roghi e lo scarico di sostanze nocive in Campania.

 

Certo i soldati costano meno dei poliziotti e hanno l’indubbio merito di piacere ai politici perché la loro presenza, ben visibile ai cittadini, infonde un senso di maggiore sicurezza perchè, di fatto,  i soldati nelle strade fanno credere che le istituzioni stiano risolvendo i problemi dei cittadini.
In realtà il ricorso ai soldati per le operazioni di sicurezza interna rappresenta più di ogni altro elemento il fallimento dello Stato, incapace di mettere in galera (e lasciarceli) i criminali e di impedire che le nostre città diventino bivacco, campo di battaglia e scorribande di masse di centinaia di migliaia di immigrati illegali che proprio lo Stato continua a far sbarcare in Italia impiegando (paradosso tra i paradossi) altri militari di Marina, Guardia Costiera e Guardia di Finanza.

 

Un’accoglienza che è un vero “crimine” perché aperta a chiunque possa pagare i trafficanti, perché minaccia e colpisce il popolo italiano in termini di stabilità sociale, problemi sanitari e di sicurezza e perché ingrassa e favorisce le organizzazioni terroristiche islamiche come ammettono anche illustri membri dell’attuale governo.
Non saranno quindi 150 militari in più sulle strade intorno a via Padova a Milano a risolvere i problemi anche se la loro mobilitazione riapre nuove importanti questioni.
L’Italia dispone di 330 mila agenti di polizia tra Carabinieri, Polizia di Stato, Guardie Penitenziarie, Forestali, Provinciali e Municipali ma ha bisogno di utilizzare 7.500 militari di un Esercito che ormai ne conta 100 mila su un totale di 170 mila con Marina e Aeronautica.

 

Perché lo Stato non riesce invece a utilizzare maggiormente nelle strade le forze di sicurezza, sempre meno visibili sul territorio e in buona porte sostituite dagli autovelox lungo le strade?
Giova ricordare che la Legge 125 che nel luglio 2008 istituì l’operazione Strade Sicure attribuendo ai militari lo status di “agenti di pubblica sicurezza” prevede l’impiego di forze militari “per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, ove risulti opportuno un accresciuto controllo del territorio”.

 

Ormai di eccezionale sono rimasti solo gli impegni in seguito ai terremoti dove i mezzi dei militari sono indispensabili, mentre tutte le altre emergenze, dalla criminalità ai clandestini si sono cronicizzate per colpa soprattutto dei governi degli ultimi anni.
L’emergenza è diventata routine poiché alla sfida portata dalla criminalità organizzata si sono aggiunte la minaccia terroristica, lo sciacallaggio nelle aree terremotate del Centro Italia e la massiccia presenza incontrollata di immigrati illegali in diverse aree urbane.

 

La minaccia terroristica in Europa ha visto in molti Paesi lo schieramento di militari armati di fucili d’assalto per presidiare luoghi pubblici, possibili obiettivi o pattugliare le strade. In Francia l’Operation Sentinelle che impiega oltre 10 mila militari per lo più nella regione parigina è ormai istituzionalizzata come l’italiana Strade Sicure, in Belgio i soldati sono scesi nelle strade dopo gli attentati a Bruxelles mentre il nuovo Libro Bianco della Difesa prevede anche in Germania l’impiego dei militari in operazioni di ordine pubblico.

 

Del resto anche i tedeschi hanno le loro gatte da pelare tra minaccia terroristica e “invasione” di clandestini incoraggiata dallo stesso governo di Angela Merkel.
La “moda” di impiegare i militari nelle città per fronteggiare l’emergenza terrorismo dilaga in tutta Europa a conferma di come il nostro continente sia ormai “prima linea” nel confronto con i jihadisti.

Dovrebbe sorprendere che oggi l’Italia schieri 5 mila militari all’estero e il doppio in Italia o nelle acque antistanti la Libia per compiti di sicurezza interna. Abbiamo troppi militari oppure pochi poliziotti?
Forse ne abbiamo a sufficienza di entrambi ma li impieghiamo male. I militari dovrebbero difendere i confini dalle minacce e impedire a chiunque non in regola di oltrepassarli mentre le forze di sicurezza dovrebbero presidiare di più il territorio e poter contare su una Giustizia che metta in galera coloro che vengono arrestati dopo aver compiuto reati.

 

In una democrazia sana i militari nelle strade dovrebbero costituire l’estrema risorsa a cui ricorrere in casi gravissimi in cui dover imporre la legge marziale, il coprifuoco o applicare leggi speciali (come accadde per molti anni all’Esercito Britannico schierato in Irlanda del Nord).
Considerarli pubblici dipendenti “liberi da impegni” e quindi proficuamente utilizzabili come simil-poliziotti dopo un breve iter addestrativo svilisce la professionalità sia dei militari sia di agenti e carabinieri ma soprattutto l’impiego prolungato dei soldati ne azzera ogni effetto di deterrenza.

 

Anche perché i militari di “Strade Sicure” hanno gli stessi vincoli all’uso della forza di un poliziotto o un carabiniere anche se impugnano armi da guerra.
Altro paradosso è che i primi ad approvare un impiego così fuorviante dell’Esercito sono proprio i vertici militari perché le operazioni di ordine pubblico garantiscono visibilità, piacciono ai politici da cui dipendono sempre di più le loro carriere (e i “dopo carriera”), portano un po’ di fondi aggiuntivi nei bilanci delle forze armate e impiegano reparti che per carenze di denaro non potrebbero addestrarsi a compiti più consoni al mestiere delle armi.

 

Inutile negare che ci sarebbero emergenze tali da richiedere l’impiego delle forze armate sul territorio nazionale e in modo ben più massiccio di oggi. Lo stesso Matteo Renzi ha detto più volte che la gran parte degli immigrati illegali che il suo governo continua ad accogliere e a incoraggiare a partire da tutta l’Africa dovranno essere espulsi e rimpatriati. Si tratta ormai di centinaia di migliaia di persone per lo più maschi giovani, come si diceva una volta “in età da soldato”.
Quando dovremo (in Italia e in buona parte d’Europa) varare operazioni di espulsione di massa si dovranno mobilitare moltissimi uomini delle forze militari e di sicurezza e in ogni caso non sarà certo una passeggiata ma, quella sì, una vera e propria emergenza nazionale.

http://www.analisidifesa.it/2016/11/con-i-militari-nelle-strade-lo-stato-finge-di-curare-i-mali-di-cui-e-responsabile/

 

 

Cita

I “respingimenti assistiti” sono la miglior soluzione per l’Italia
2 dicembre 2016 di Gianandrea Gaiani  


da Il Foglio del 1 dicembre 2016

 

L’emergenza causata dai flussi ininterrotti di immigrati illegali in Italia – secondo dati diffusi questa settimana dal ministero dell’Interno gli illegali giunti dal Mediterraneo nel 2016 sono ormai 171 mila, e il dato batte il record storico di 170 mila del 2014 – dovrebbe imporre al governo italiano l’assunzione della responsabilità di fermare le partenze dalle coste della Tripolitania.

 

Non solo per ripristinare la legalità da tempo calpestata consentendo a chiunque paghi i criminali di raggiungere l’Europa (neppure chi fugge dalla guerra ha diritto di rivolgersi a criminali per andare dove vuole) ma anche perché le politiche di immigrazione sono di competenza dei singoli stati, non dell’Unione europea, come dimostrano i respingimenti attuati dalla Bulgaria o il no all’accoglienza detto da Malta.

 

La linea dura sull’immigrazione sta prendendo piede in tutta Europa, inclusa la Francia (i programmi del Front National ma anche di François Fillon parlano chiaro) e persino in Germania, dove Angela Merkel si ricandida promettendo un ritorno al rigore su questo tema.
L’Italia rischia quindi di restare isolata a causa dell’accoglienza indiscriminata benché abbia a disposizione un’opzione ragionevole e a basso costo, quale quella dei “respingimenti assistiti”.

Si tratta di un’operazione attuabile impiegando 5 o 6 fregate e pattugliatori (un terzo di quelle schierate oggi dalle flotte italiane ed europee) e una nave da sbarco classe San Giorgio dotata di ampio ponte di volo dove raccogliere i clandestini soccorsi in mare e identificarli: una flotta da schierare a ridosso della costa libica per intercettare barconi e gommoni appena salpati evitando così naufragi e migliaia di morti. Malati, bambini soli e donne incinta sarebbero trasferiti in Italia per essere rimpatriati tramite i loro paesi d’origine, “incoraggiati” con la minaccia di chiudere il rubinetto degli aiuti elargiti da Italia e Ue.

 

 

 

Tutti gli altri (oltre l’80 per cento sono uomini giovani) verrebbero riportati in Libia a piccoli gruppi, utilizzando mezzi da sbarco con scorta dei fucilieri di Marina e lasciati su una spiaggia mantenuta sgombra da milizie e bande libiche con la presenza deterrente di aerei e di una delle fregate Fremm – da mezzo miliardo di euro ciascuna – oggi impiegate come “traghetti”.
A differenza delle operazioni di soccorso e accoglienza, destinate a non avere mai fine, i “respingimenti assistiti” consentirebbero di risparmiare molte vite e azzerare i flussi migratori e gli affari dei trafficanti (chi li pagherebbe per ritrovarsi sulla sponda africana del Mediterraneo?) legati al terrorismo islamico, come ammette anche il governo italiano.

 

Certo, a Tripoli non approverebbero i respingimenti (secondo la missione navale Ue, i traffici di esseri umani rappresentano il 50 per cento del pil della Tripolitania), ma finché la nostra ex colonia non sarà in grado di controllare il suo territorio, l’Italia ha il diritto di difendersi dalle minacce. Del resto Stati Uniti, Egitto e Algeria hanno condotto numerosi raid militari in Libia senza chiedere il permesso alle Nazioni Unite che, con i “respingimenti assistiti”, avrebbero l’occasione per intervenire e rimpatriare i migranti, come già fecero nel 2011 in Tunisia con un ponte aereo a favore di oltre un milione di lavoratori stranieri fuggiti dalla Libia.

 

Anche l’obiezione secondo la quale non si possono riportare i migranti in un paese in guerra non regge: in Libia si combatte solo in poche aree, i migranti sono entrati nel paese di loro volontà e secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni il 56 per cento degli africani presenti vuole restare a lavorare in Libia, non venire in Europa.

http://www.analisidifesa.it/2016/12/i-respingimenti-assistiti-sono-la-miglior-soluzione-per-litalia/

Modificato da ISO-8707
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Il nostro uomo a Tripoli...

 

http://www.corriere.it/esteri/16_dicembre_04/tripoli-mano-milizie-bengasi-nuovo-asse-il-generale-haftar-mosca-2a2e8602-b996-11e6-91a1-37861f72a51f.shtml

 

Cita

venerdì notte, Serraj è rimasto sbarrato con le bodyguard nell’unico angolo di capitale che controlla, il suo letto, mentre sul lungomare di fronte si scatenavano le milizie islamiste e lealiste.

 

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già Zarathustra

"la 4C sarà un trabiccolo per incompetenti" (Ipse dixit)

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Su-33 ammarato in seguito ad un fallito appontaggio, il pilota si è salvato eiettandosi.

 

Cita

According to the report, the combat plane crashed at its second attempt to land on the aircraft carrier in good weather conditions (visibility +10 kilometers, Sea State 4, wind at 12 knots): it seems that it missed the wires and failed to go around falling short of the bow of the warship.

 

https://theaviationist.com/2016/12/05/russian-su-33-crashed-in-the-mediterranean-while-attempting-to-land-on-kuznetsov-aircraft-carrier/

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