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Fiat ottiene il 100% di Chrysler (01/01/2014)


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Deve essere la fiattite allo stadio terminale.

Se ti pigli davvero il Freeeeeemont diventerà incurabile.... :lol:

Azz..... ma esprimere un parere positivo da ste parti è già considerato "mettere le mani avanti" per l'acquisto??? :lol::lol::lol::lol::lol::lol:

:thx:

Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent'anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos' hanno prodotto? Gli orologi a cucù.( O.Welles)

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I più attivi nella discussione

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dei 12,5miliardi concessi ne ha rivisti indietro, interessi compresi, 11,1miliardi, se non mi son perso qualcosa per strada

Poi ci sono i 3,5miliardi di dollari a interessi bassi che il dipartimento Usa dell'Energia aveva concesso a chrysler per i progetti nel campo dei veicoli ecologici,che dovrebbero sbloccarsi a seguito del rimborso e che ford e Gm hanno già ricevuto (in cifre superior)

grazie

quindi, tutto sommato, si può dire che lo stato americano ha dimostrato che vale la pena investire soldi pubblici in aziende sull' orlo del fallimento o già virtualmente fallite, a condizione che dietro ci sia un progetto valutato affidabile.

E' comunque un rischio ma vale la pena correrlo se si pensa quale sarebbe stata l' alternativa di vedere migliia di persone per strada a cercare un lavoro

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grazie

quindi, tutto sommato, si può dire che lo stato americano ha dimostrato che vale la pena investire soldi pubblici in aziende sull' orlo del fallimento o già virtualmente fallite, a condizione che dietro ci sia un progetto valutato affidabile.

E' comunque un rischio ma vale la pena correrlo se si pensa quale sarebbe stata l' alternativa di vedere migliia di persone per strada a cercare un lavoro

esattamente! l'auto è e rimmarrà ancora per molto un settore strategico, tanti posti di lavoro e tanto fatturato.

niente da dichiarare...

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Marchionne: offerti 125 milioni per quota canadese in Chrysler

Marchionne ha quindi aggiunto che la la Fiat ha offerto giovedì scorso 125 milioni di dollari per la quota detenuta dal governo canadese in Chrysler, pari all'1,7%. «Abbiamo fatto l'offerta giovedì sera, con gli stessi termini di quella fatta al governo americano (al quale il Lingotto verserà 500 milioni di dollari per rilevare 98.461 azioni, ndr)», ha spiegato il manager.

dal sole24 ore

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Marchionne: Italia cambi atteggiamento, quartier generale Fiat resterà a Torino.

4 giugno 2011

Marchionne: quartier generale Fiat resterà a Torino, offerti 125 milioni per quota Canada in Chrysler.

«Non abbiamo alcuna intenzione di spostare il quartier generale del gruppo Fiat da Torino a Detroit». Dal workshop del Consiglio per le relazioni tra Italia e Stati Uniti a Venezia, l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha ribadito che il cuore del Lingotto resterà italiano. Al nostro Paese il manager italo-canadese ha mandato però un messaggio molto preciso. «Quanto è avvenuto negli Usa deve essere letto in Italia in modo positivo. Se è possibile farlo là è possibile farlo anche qui. Deve cambiare però l'atteggiamento». Ieri negli Usa, ha proseguito Marchionne alludendo alla visita, con il presidente Usa Barack Obama, nello stabilimento Chrysler di Toledo, in Ohio, «la gente ringraziava per quello che è stato fatto, invece di insultare». E con Confindustria, ha assicurato l'ad del Lingotto, «non c'è alcuna ostilità, capisco le ragioni storiche ma la Fiat viene prima di tutto».

Elkann: presenza in Italia uscirà rafforzata

All'Italia si è rivolto anche il presidente di Fiat, John Elkann. «Il messaggio per l'Italia non può che essere positivo. La presenza Fiat è importante e non si ridimensionerà, anzi uscirà rafforzata. L'investimento di Mirafiori non si sarebbe potuto fare se non ci fosse la prospettiva dei mercati nei quali oggi riusciamo ad essere presenti». Parlando con i giornalisti al termine del consiglio per le relazioni Italia-Usa, Elkann ha poi ribadito che Exor, la finanziaria del gruppo Agnelli, rimarrà, in tutti i casi, «il primo azionista della casa torinese».

Marchionne: se accordo con fondo Veba no a Ipo su Chrysler

Per quanto riguarda invece la sede legale dell'azienda, Marchionne, incalzato dai giornalisti, si è limitato ad aggiungere che «non è cambiato niente» e che «il problema non è sulla mia scrivania». Il manager italo-canadese è poi tornato sull'ipotesi di una Ipo sul gruppo Chrysler e ha chiarito che, se sarà raggiunto un accordo con il fondo Veba, l'operazione potrebbe non essere più necessaria.

Pronti 125 milioni per quota canadese. Quotazione Ferrari? Possibile ma serve volontà

Marchionne ha quindi aggiunto che la Fiat ha offerto giovedì scorso 125 milioni di dollari per la quota detenuta dal governo canadese in Chrysler, pari all'1,7%. «Abbiamo fatto l'offerta giovedì sera, con gli stessi termini di quella fatta al governo americano (al quale il Lingotto verserà 500 milioni di dollari per rilevare 98.461 azioni, ndr)», ha spiegato il manager. Quanto alla possibilità di una quotazione della Ferrari, Marchione ha aggiunto che l'operazione «è possibile», ma per farla «ci vuole anche la volontà». Al Lingotto, ha aggiunto il manager, «non servono soldi per il momento». «Quando? Non lo so. Bisogna trovare le condizioni giuste per farla».

Su mercato dell'auto c'è un'inversione di tendenza

L'amministratore delegato di Fiat si è poi soffermato sui dati del mercato italiano dell'auto, che a maggio sono tornati a registrare un segno positivo. Non è un turnaround, ha detto il manager italo-canadese, ma un'inversione di tendenza. Il mercato non è sano, c'è una svolta tecnica, il sistema non poteva reggere. Il tubo degli incentivi si è svuotato e la domanda è arrivata a livelli naturali: 1,75/1,8 mln di auto. E siamo ritornati ai livelli del 1996. Lo dico da anni, - ha continuato Machionne - abbiamo smesso finalmente di drogare il sistema e abbiamo visto dove siamo arrivat». Parlando poi del del mercato statunitense e in particolare della "Cinquecento", l'ad di Fiat ha spiegato che «la Cinquecento va bene ma dobbiamo raggiungere i 160 dealers negli Stati Uniti entro la fine dell'estate, ci riusciremo, sono già stati identificati, stiamo solo aspettando le licenze. Al momento siamo a 50».

In Russia proposta di investimento da 1,1 miliardi di dollari

L'amministratore delegato del Lingotto ha quindi chiarito i termini del confronto con il governo russo. «Abbiamo fatto la proposta industriale di 1,1 miliardi di dollari di investimento e non abbiamo chiesto una lira a nessuno. Lo abbiamo fatto alla luce dei cambiamenti del mercato russo e della possibilità di investire di meno e di entrare con un investimento più basso avendo aspettative più basse. Mi sembra positivo partire con la produzione di 120 mila vetture iniziali con la possibilità di allargarci». Per quanto riguarda il mercato asiatico, Marchionne ha sottolineato: «Abbiamo già cominciato con i cinesi - ha concluso - e lo stabilimento aprirà l'anno prossimo».

fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-06-04/marchionne-quartier-generale-fiat-115022.shtml?uuid=AaHhg8cD

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Massimo Mucchetti per il "Corriere della Sera"

C'è qualcosa che stona nel modo in cui Sergio Marchionne, reduce dall'ascesa al 52%della Chrysler, si rivolge all'Italia: in questo suo ripetuto lagnarsi di non ricevere gli stessi elogi che gli vengono rivolti negli Stati Uniti. Stona, perché a un'intelligenza tanto veloce non sfugge la differenza di peso tra il vasto coro dei consensi e le isolate riserve della Fiom e le impertinenze di qualche osservatore.

Nel Paese dove la libertà si esercita anche dicendo male di Garibaldi, un manager che giostra sui due mondi, ma non ha una Caprera nel suo domani, sa bene che né lui né gli Agnelli possono vantare verso lo Stato italiano lo stesso credito politico che hanno verso la Casa Bianca: là la Fiat ha aiutato, qui è stata aiutata. La verità è che Marchionne segue la politica del carciofo. Mette sul piatto una foglia per volta.

Così si discute della parte, non del tutto. E allora lamentarsi dell'ingratitudine serve a lasciarsi le mani più libere: se fa, è un benefattore; se non fa, è colpa degli ingrati. Ora la notizia è che la Fiat si mette in condizione di arrivare al 100%di Chrysler. Rimborsati i 7,5 miliardi di dollari ai governi di Usa e Canada, Torino ha ottenuto un'emissione di azioni Chrysler che, al prezzo di 1,26 miliardi di dollari, le ha dato un 16%da aggiungere al 30%che già aveva avuto senza esborsi monetari.

Per altri 500 milioni, la Fiat riceve il 6%del governo Usa, al quale versa ulteriori 75 milioni per avere il diritto a rilevare la partecipazione del fondo sindacale Veba in Chrysler per 4,25 miliardi. Con l'ultimo 5%che le spetta gratis, la Fiat marcia verso il pieno controllo della casa di Auburn Hills. Questi accordi, tutti price sensitive, sono stati resi noti a rate. La Consob avrebbe potuto esigere maggiore puntualità e trasparenza nell'informazione. D'altra parte, pure le banche subiscono.

Alla vigilia di Natale, le italiane hanno aperto nuove linee di credito per 3,5 miliardi di euro, oltre a rifinanziarne di vecchie per un miliardo, senza ottenere nessuna notizia seria, ancorché adesso sembri che quei fidi servano più a chiudere il primo tempo dell'operazione Chrysler che a finanziare Fabbrica Italia. Ma stiamo alla sostanza. E la sostanza è che la Fiat sta aumentando il debito finanziario consolidato. Al 31 marzo 2011, la Fiat Spa dichiarava 16,3 miliardi di euro di debiti e 13 di liquidità.

A questi vanno sommati i debiti della casa americana, l'equivalente di 9,3 miliardi di euro, e la liquidità, 6,8 miliardi. Con gli ultimi acquisti di azioni Chrysler, il debito consolidato in euro sale da 25,6 a 27 miliardi; qualora fosse esercitata l'opzione sulle azioni del fondo Veba, il debito volerebbe a 30 miliardi di euro. E la posizione finanziaria netta, negativa, passerebbe da 5,4 a 9,6 miliardi.

CHRYSLER VETRINA

Troppo, se la si confronta con quella delle tedesche, che esercitano l'attività industriale con i propri soldi e con margini ben superiori. I governi americano e canadese, per capirci, sono stati rimborsati facendo altri debiti con le banche americane, salvate dalla Casa Bianca. I nuovi tassi sono inferiori ai precedenti, decisi in situazione fallimentare, ma restano superiori all'8%.

Né la Fiat, che riscuote comunque maggior fiducia, né Chrysler hanno l'investment grade, ovvero il voto di sufficienza da parte delle agenzie di rating. E questo spiegherebbe, secondo gli analisti, perché si tengano tanta, costosa liquidità in casa: l'accesso ai mercati finanziari rimane una scommessa. Per il governo italiano, impegnato a trattare la questione sul mercato della propaganda, la Fiat non è un problema, ma per la Cassazione dei tassi d'interesse le sue obbligazioni restano junk bond, titoli spazzatura.

Per quanto sia banale ripeterlo, la sufficienza si conquista fabbricando automobili gradite dal pubblico. Ma per farlo ci vuole una dedizione all'industria e uno stato patrimoniale che al momento paiono deboli.

Basti pensare che Chrysler ha un patrimonio netto tangibile negativo per 9,2 miliardi di dollari. La fantasia di Marchionne potrà arrivare perfino a esplorare la strada di un reverse take over della società figlia Chrysler su mamma Fiat, consentendo all'Exor degli Agnelli di diluire il proprio impegno nell'auto e di sanare la situazione Chrysler come ha fatto il London Stock Exchange con Borsa Italiana.

E poi, magari, pensare a integrare una casa giapponese minore o a farsi integrare dalla rinata Gm. In ogni caso, i conti prospettano l'esigenza di un aumento di capitale. E se questo avverrà in capo a Chrysler, ne uscirà ancor più rafforzata la capacità di attrazione del polo americano del gruppo su quello italiano.

Massimo Mucchetti corriere della sera.

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Premesso che non ci capisco nulla, pero' sto signore dice le cose come stanno?

Troppo, se la si confronta con quella delle tedesche, che esercitano l'attività industriale con i propri soldi [...]

Io ero rimasto che in VAG ci sono soldi pubblici, se sbaglio mi corigerete.

Né la Fiat, che riscuote comunque maggior fiducia, né Chrysler hanno l'investment grade, ovvero il voto di sufficienza da parte delle agenzie di rating

Le stesse agenzie di rating che dissero che Goldman Sachs era OOOOOOOOOOOOOOOOKKKKKKKKKKKKKK 12 ore prima del fallimento?

Per me valgono meno della carta da c**o quelle agenzie. Almeno con la carta da c**o qualcosa di utile ci faccio.

Di questi ne vendono a secchiate.

Vedrete.

[scritto in data 18 Luglio 2013 - Riferito a Jeep Cherokee]

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