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Scelte strategiche gruppo Stellantis NV


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49 minuti fa, stev66 scrive:

Si ma prima di stappare lo spumante in attesa della Fulvia coupe' 😁, aspetterei uno straccio di piano, che poi quando arriva la DS rebadge la delusione potrebbe essere alta. 😁

Se utilizzano Giorgio per l'alto di gamma Ds e Lancia, per la nuova y possono rimarchiare pure una dr.

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Bene per Lancia se ci provano ma io inizio ad essere scettico dei mille rilanci. Erano partiti con alfa premium e Giorgio, poi si sono fermati...ora innanzitutto preme spingere lì oppure si è perso nuovamente tempo e soldi. Per rilanciare marchi ci vuole tempo e costanza, per distruggerli ci vuole un giorno.

Finiamo il lavoro con alfa prima di tutto.



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Ci solleveremo dalle tenebre dell'ignoranza, ci accorgeremo di essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi!Impareremo a volare! Richard Bach, 1973," Il gabbiano Jonathan Livingston"

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Io sono fiducioso, in PSA hanno lavorato bene per rilanciare i marchi che avevano, continuando ad investire con costanza anche laddove i risultati non arrivavano subito, spero portino questa strategia anche sui marchi italiani.

Ho qualche perplessità in più su alcune nomine, ma sono le stesse già espresse anche da altri. 

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nasce Stellantis?

«Abbiamo attraversato momenti difficili. Li ha attraversati Psa, li ha attraversati Fca. Non è stato facile ma ambedue li abbiamo superati raggiungendo un notevole livello di crescita. Penso a come Fca è riuscita a superare le sue difficoltà guidata in modo eccellente da Sergio Marchionne e John Elkann. La maturità del gruppo, la sua capacità di crescere anche nelle difficoltà è il cuore, la principale carta che dobbiamo giocare. Stellantis nasce per sfruttare questa opportunità». 

Come pensate di farlo?

«L’obbiettivo principale di un costruttore oggi è quello di creare un sistema di mobilità sicuro, non inquinante e alla portata di tutti. In una parola questo significa garantire la libertà di movimento proteggendo il Pianeta. Un compito arduo che, per essere realizzato, richiede notevoli investimenti. La nascita di Stellantis consente di realizzare risparmi di costi importanti, quelli decisivi per raggiungere lo scopo. Garantendo in questo modo la nostra competitività saremo in grado di finanziare il nostro piano di elettrificazione della gamma».

I veicoli elettrificati hanno ancora oggi prezzi alti rispetto al resto del listino. Come pensate di superare questa difficoltà?

«Siamo ben consapevoli del problema. Sappiamo anche che in conseguenza della pandemia ci sarà una caduta del potere d’acquisto. Per questa ragione i risparmi nei costi fissi saranno ancora più importanti. Faremo economie di scala per poter proporre al pubblico prodotti ecologicamente compatibili a basso costo».

Privilegerete i volumi o i margini? Le quote di mercato o il guadagno per ogni singola auto venduta?

«Il nostro unico obiettivo sarà quello di rispondere nel modo migliore alle esigenze del mercato. E quel che vuole il mercato non lo decidono i costruttori: lo scelgono i clienti e lo regolano i politici. Probabilmente in un futuro prossimo ciò che il mercato vorrà sarà molto diverso da quel che vuole oggi. La nostra idea di mobilità è destinata a cambiare presto, quella dei nostri figli già adesso è differente. E ci saranno diversi modi di interpretare questo cambiamento a seconda che si viva in una grande città o nelle località di provincia. Noi dovremo proporre soluzioni per tutti questi diversi modi di vivere. La trasformazione della mobilità dovrà tenerne conto. Grazie alla sua grande dimensione Stellantis potrà farlo. In conseguenza della fusione avremo una capacità di investimento che prima i due gruppi non avevano».

Lei dovrà fare un esercizio di geopolitica. Dovrà governare aree diverse con regole ed esigenze diverse. In Nordamerica realizzate una parte importante dell’utile e le chiederanno una particolare attenzione. In Europa ci sono da superare le storiche contrapposizioni tra stati. Gli italiani che temono un predominio degli interessi francesi, i tedeschi che chiedono rispetto degli impegni presi sul territorio. Quale sarà il destino degli stabilimenti italiani?

«Rispetteremo gli impegni assunti a suo tempo nei singoli paesi. L’obiettivo in Italia come altrove è quello di raggiungere la piena attività dei nostri insediamenti. Ci vorrà tempo ma possiamo farlo perché siamo in grado di agire su una pluralità di possibilità di scelta. Insomma abbiamo una tastiera più larga per proteggere i nostri dipendenti. Io sono un pragmatico. Quel che abbiamo realizzato di positivo provvederemo a replicarlo. Ciò che conta è il modo in cui lavoriamo per trovare le migliori soluzioni per creare più ricchezza e più forza».

Ma non teme le gelosie tra aree geografiche? Le contrapposizioni?

«Le dirò che guardo tutto con grande rispetto ma con una certezza: io ho un solo passaporto, quello di Stellantis. La mia esperienza mi ha portato ad operare in diversi Paesi al punto che non mi considero né americano, né europeo. Sono un cittadino del mondo. Se vogliamo creare valore dobbiamo metterci alle spalle queste paure. La paura porta all’immobilismo. Noi abbiamo invece bisogno di un ambiente poco ansiogeno per permettere all’azienda di crescere. Un cambio importante come la nascita di un nuovo gruppo non deve essere per forza sinonimo di distruzione».

E’ innegabile che la nascita del nuovo gruppo sposta il baricentro in Europa. Sarà un problema?

«È quarant’anni che lavoro in questa industria, ho imparato a trattare le diverse sensibilità presenti nei Paesi di tutto il mondo. Ciascuno cerca di proteggere e valorizzare i suoi insediamenti. Lo farà ltalia, come la Francia, come l’America. Finora abbiamo avuto molti riscontri positivi. Abbiamo avuto il sì del governo Usa e gli stessi sindacati hanno approvato l’operazione. Poi, certo, c’è sempre in questi casi chi agita il drappo rosso ma sostanzialmente sono arrivate approvazioni. In questi casi il rischio più grande è non muoversi, stare fermi. L’Europa avrà un ruolo importante solo se saremo performanti in Europa. Io vedo un futuro positivo. E suggerirei di smetterla di ragionare con la logica che divide in Stellantis i vincitori dagli sconfitti».

Quale sarà la sua strategia per conquistare il mercato cinese, vero tallone d’Achille del nuovo gruppo?

«Le cifre ci dicono che in Cina non siamo performanti. Questo è uno dei principali problemi da risolvere. Creeremo una squadra di manager che studi quel mercato e che ci sottoponga possibili soluzioni. Dobbiamo lavorarci sodo».

Stellantis ha quindici marchi. Quanti sopravviveranno?

«Io sono un appassionato di auto. Per me ogni marchio è una storia, ha il fascino di un lungo percorso alle spalle. Mi piacciono tutti i marchi come se li conoscessi da cent’anni. Poi dobbiamo decidere, nel piano industriale che faremo, quel che rende e quel che non è redditizio. Amo tutti i marchi ma dobbiamo essere capaci a proiettarli nel futuro. E sarà compito di ciascun marchio dimostrare di essere in grado di riuscirci. Uno degli obiettivi sarà infatti quello di aumentare la nostra capacità di produrre utili. Stellantis rappresenterà una grande opportunità per i marchi italiani».

Dove sarà il quartier generale del nuovo gruppo?

«Questo è un tema che ricorre spesso. Stellantis è una multinazionale, ha radici in luoghi e mercati diversi. Questo non deve sorprenderci, anzi può diventare un’opportunità. La recente, drammatica, esperienza della pandemia ce lo ha insegnato. Di fronte all’emergenza i laboratori e gli scienziati di tutto il mondo hanno fatto a gara per trovare una soluzione, mettere a punto un vaccino. E ci sono riusciti in tempi molto stretti per questo genere di ricerche. Da diverse settimane è iniziata la campagna di vaccinazione in tutto il mondo. Chi va a farsi vaccinare si chiede forse dov’è il quartier generale della società che produce le fiale? Ecco, credo che dovremo affrontare questi problemi con un atteggiamento meno ansiogeno. Le imprese servono le comunità in cui operano».

Si dice che l’auto sia un prodotto superato. Che il suo costo in termini ambientali sia troppo elevato. Lei come risponde a queste tesi?

«Oggi il mondo è diviso in due gruppi. Coloro che chiamerei progressisti, che credono nella possibilità di una crescita responsabile e credono che la tecnologia possa garantirla trovando le soluzioni giuste. Poi ci sono coloro che hanno una vocazione, diciamo così penitenziale. Noi facciamo parte del primo gruppo, di coloro che credono che la tecnologia possa proteggere il pianeta. Abbiamo fiducia nella scienza. I nostri manager ci dicono: dateci lo spazio necessario per trovare nuove soluzioni. Per questo credo che potremo creare un ambiente che permetterà ai nostri figli di respirare. Non sarà facile, sarà come salire sulla cima di una montagna. Ma quando avremo trovato le soluzioni giuste scendere dall’altro lato sarà più semplice».

In questi giorni l’Italia sta attraversando l’ennesima fase di instabilità politica. Quali conseguenze potrebbe avere questo sulle scelte del gruppo?

«Sono un democratico e rispetto le regole della democrazia. Per questo non voglio entrare nel merito delle scelte che i cittadini dei diversi Stati compiono nelle urne. Conosco la storia dei Paesi del nostro gruppo a partire da quello da cui provengo. Ci adatteremo alle scelte di ciascun sistema democratico».

I costruttori di auto sono stati spesso identificati con i loro amministratori delegati. Sarà così anche in Stellantis?

«Stellantis per me è una grande opportunità. Ma io sarò al servizio del gruppo, non sarò un “one man show”, un uomo solo al comando. Ho atteso in questi mesi con impazienza di poter cominciare questa impresa. Ora siamo partiti, ora possiamo finalmente lavorare tutti insieme grazie a Stellantis».

 

 

https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2021/01/19/news/intervista-a-tavares-i-miei-piani-per-stellantis-1.39793921?ref=fbpp

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45 minuti fa, viva l'italia scrive:

Bene per Lancia se ci provano ma io inizio ad essere scettico dei mille rilanci. Erano partiti con alfa premium e Giorgio, poi si sono fermati...ora innanzitutto preme spingere lì oppure si è perso nuovamente tempo e soldi. Per rilanciare marchi ci vuole tempo e costanza, per distruggerli ci vuole un giorno.

Finiamo il lavoro con alfa prima di tutto.



☏ Pixel 3 ☏
 

Faccio parte degli ingenui che ha sempre creduto nei piani di rilancio e stavolta ci credo ancora, anzi ci credo pure di più; sono abbastanza fiducioso che il "tante parole e pochi fatti" resterà un ricordo di FCA, Stellantis sarà tutt'altro.
Dalla conference e dalle Q&A di oggi è chiarissimo che uno dei punti focali del nuovo gruppo sarà condivisione a più non posso, quasi all'ossessione, degli elementi sottopelle delle vetture, quegli elementi che, a detta di Tavares, un acquirente medio nemmeno sa di essere uguali quando in concessionaria vede prima una 208 e poi una Corsa, per esempio. Ha ripetuto più volte il termine di "sorelle". Per gli autopareristi invece ha detto che voleranno madonne 🤣
Per i 3 brand premium come la vedete voi? Escludendo Lancia che al momento non ha nulla di premium, io ho pensato subito che sarà Alfa a creare e condividere quello che già ha e gli altri due a ricevere. Penso sarebbe un passo avanti anche per DS prendere da Alfa piuttosto che da Peugeot, no? (non so a che livello qualitativo è una DS)

Modificato da kombos
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Considerazioni a caldo dopo presentazione id ogi

 

-24 alto dirigenti vengono da psa, 18 da Fca, ci sta se penso che Tavares giustamente si vuole circondare di più da collaboratori che conosce, ci sta meno considerando le due diverse dimensioni che avevano le aziende

 

- I ruoli piu importanti a parte il ceo, sono forse ex fca, ovvero Palmers come Cfo, manley come head Usa, JE come presidente

 

- mi aspettavo ( anche se oramai si sapeva gia) una divisione dei brand generalisti più per mercati che per percezione valore. Fiat core per me mette un grande punto d domanda al concetto famiglia 500. Opel upper non lo capisco, oltretutto mettendola upper ribassa ancor di piu la percezione su fiat

 

- Leggere che il capo design per Alfa sara’ lo stesso che era a capo del design di Ds, non mi fa dormire sonni tranquillissimi, ma spero mi possa sorprendere. In generale io non amo il design Francese, sopratutto nell’auto che lo trovo estremamente lezioso e in taluni casi barocco. E’ quel tipo di design che vedo bene per una segmento B ma molto male dal D in su 

 

- speravo che ci fosse la sorpresa alla conferenza dove Tavares diceva :” per il segmento premium ora ho alfa e lancia , fanculo a quella cacata Ds che mi sono inventato”. Anche perché da quanto ho capito si lavorera’ molto di sinergie e auto sorelle e sinceramente per me Ds, lancia, alfa non hanno una c...o in comune. Ho una forte paura che vogliano forzare similitudini che non ci sono e ritorno all’osservazione fatta sopra, che al design di lancia e alfa  ci sia chi ha fatto le ds mi fa paura.

 

- Ad ogni modo meglio una sinergia tra marchi posti nello stesso segmento, che una sinergia trasversale... pero’ a questo punto capisco ancor meno il suvvino alfa,jeep,fiat.

 

- considerazione finale che mi viene in mente, un peccato ( anche se e’ una delle ragion d’essere) che questa fusione arrivi ora e non una decina di anni fa. Ora siamo in questa fase di passaggio che non vedra’ praticamente più sviluppi nei motori ice e probabilmente un graduale appiattimento delle differenze di pianali e della meccanica, a favore di una crescita dell’informatica.

Mi sarebbe piaciuto vedere un gruppo apparentemente solido e comunque piu incentrato sul prodotto come appare essere stellantis, in un contesto come poteva essere quello di 10 se non 20 anni fa, sicuramente più apprezzabile da un appassionato di auto .

Ora con software per guida autonoma ed elettrificazione l’europa parte gia’ indietro rispetto a Usa e Cina.. al di la’ dei proclami ancora non capisco come possano vedere la piena occupazione e il mantenimento degli attuali dipendenti... quando per me in Europa, a partire dalla Germania e a seguire tutte le altre nazioni il futuro industriale automotive lo vedo più che nero.

Modificato da Davialfa
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