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Scelte strategiche gruppo Stellantis NV


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Devo confessare che, per tanto che mi sforzi, nell’affare Stellantis fatico a comprendere il punto di vista degli azionisti di Exor e dei suoi maggiori proprietari, la famiglia Agnelli. Nonostante questa prospettiva sia la migliore per cogliere il senso e la razionalità, se vogliamo persino la giustezza, della fusione italo-francese, non ci riesco, e forse non sono l’unico.

Certo, ora, con la benedizione della Ue, Fca è finalmente in un grande gruppo, maggiormente competitivo; gli azionisti di Exor si sono portati a casa 5,5 miliardi, gli Agnelli hanno rafforzato forse fino all’80% la loro quota di controllo di Exor; e poi Carlo Tavares, il nuovo Ad è un “genio” (IlSole24Ore).

Eppure, il passato della storia di Fiat-Fca continua a pesare come un macigno e ci impedisce un giudizio svincolato dal fastidio, oltre che dal dolore, per le scelte manageriali della più grande azienda privata italiana, del nostro campione dell’industria automobilistica, divenuto monopolista, da tempo ai margini sia tecnologicamente che produttivamente.

Fuori discussione è in ogni caso il fatto che tra i due partner, quello italoamericano e quello franco-nippo-cinese, chi compra sono loro, chi vende siamo noi, per una differenza di valore di circa 7 miliardi, secondo stime a suo tempo fatte da Mediobanca. Giusto per gli appassionati del genere, che ancora credono che qui stiano i fatti pesanti della vicenda, ricorderò che con Stellantis nasce il quarto gruppo automobilistico mondiale, dopo Vw, Toyota e Renault-Nissan, con 44 miliardi di capitalizzazione, 8,1 milioni di auto vendute, oltre 180 miliardi di fatturato, 400mila dipendenti e sinergie per 5 miliardi di euro.

Exor sarà pertanto il primo azionista del nuovo gruppo, con il 14,4%, seguito dalla famiglia Peugeot (7,2%), lo Stato francese (6,2%) e i cinesi di Dongfeng (5,6%). Infine notiamo che il bel nome dei de Saint-Exupéry, in maniera inedita, andrà a rappresentare i lavoratori nel board. Insomma, un “capolavoro”, come ha scritto il giornale confindustriale.

Onestamente e senza offese per nessuno, alla fine l’operazione di fusione a me pare un altro abusato e diffuso caso di Take the money and run, magari nella versione della Steve Miller Band, più che nel film di Woody Allen. Un bel giochino, ma che non sposta di uno iota la situazione dell’economia italiana, visto che verosimilmente peggiorerà l’occupazione negli stabilimenti italiani, stoppando ulteriormente lo sviluppo tecnologico nel settore automobilistico e sigillando per sempre in una bella bara il ruolo italiano nel mercato mondiale, omnia saecula saeculorum tra i paesi importatori (a meno che la Ferrari non si metta a costruire utilitarie).

Di sicuro il futuro dell’auto, con le grandi innovazioni tecnologiche ora in corso, non passerà per l’Italia, e gli Agnelli, se decideranno di restare a lungo tra gli azionisti del nuovo gruppo, potranno finalmente sperimentare cosa vuol dire aver a che fare con uno Stato (azionista) che si interessa più e con maggiore competenza del futuro industriale del paese. Molto di più di quanto invece non hanno potuto verificare negli ultimi 50 anni di rapporti con la politica italiana, segnati da un servilismo politico impressionante e da una totale disattenzione verso gli interessi generali del paese.

Sinceramente siamo tutti contenti che in questo modo la famiglia Agnelli abbia passato un 2020 felice e abbia rimpinguato i propri patrimoni personali, anche grazie agli ennesimi aiuti di Stato che Intesa non ha mancato di anticipare generosamente (ma “sostengono l’occupazione”…).

Non bisogna personalizzare la vicenda e non amo guardare con invidia nelle tasche altrui. Però posso dire che dispiace e molto, per il passato, per le scelte manageriali fatte a suo tempo sotto la responsabilità di quella stessa famiglia che oggi si arricchisce ulteriormente?

Mi dispiace in particolare per la Lancia, per l’Alfa Romeo, per la Maserati, per questi marchi italiani storici e prestigiosi ridotti a ombre marginali e forse destinati a scomparire per sempre, per la cultura d’impresa di altissimo valore che essi esprimevano, con le loro maestranze e i loro prodotti.

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/07/stellantis-fca-e-finalmente-in-un-grande-gruppo-ma-provo-un-certo-fastidio/6057688/?utm_content=fattoquotidiano&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook#Echobox=1610798134

Semmai ci fossero ancora dei dubbi sul fatto che, perlomeno dal punto di vista contabile, il gruppo Stellantis sia originato dall’acquisizione di FCA da parte di PSA, a chiarire i rapporti di forza all’interno del nuovo soggetto industriale pensa l’organigramma dei manager chiamati a dirigerlo. L’antifona, a dire il vero, si era già intuita dando un’occhiata alla composizione del nuovo consiglio d’amministrazione, con PSA che ha espresso 6 membri, compreso l’amministratore delegato Tavares, e FCA che ne ha espressi 5 (rimarranno in carica quattro anni, cinque nel caso di Tavares). Ieri, a ulteriore riprova del differente peso specifico delle forze in campo, è stato nominato il pool dirigenziale di Stellantis, prevalentemente francese. 

Appare evidente che la maggior parte degli alti dirigenti di Stellantis sia stata scelta fra le fila di PSA: sono pochi i nomi provenienti dalla fu FCA e ancor meno quelli italiani. Tutto secondo copione. Non è un problema di scarsa capacità italica – come dimostra l’elezione di Luca de Meo alla guida di un’altra realtà transalpina, quella di gruppo Renault – quanto di precisa definizione di quale dei due “coniugi” prenderà le decisioni.

Certo è che, qualora fosse necessaria qualche razionalizzazione, fra i posti di lavoro francesi, tedeschi e italiani (ed i pochi presenti oltremanica a fare le Vauxhall, le Opel britanniche), questi ultimi sarebbero quelli più facilmente sacrificabili. Il perché è presto spiegato: tra gli azionisti di peso di Stellantis c’è lo Stato francese, che ha una partecipazione del 6,2%; mentre prima di cederla a PSA, la Merkel e i sindacati tedeschi hanno richiesto e ottenuto specifiche garanzie sulle attività di Opel in Germania (non è casuale che alla guida di un brand teutonico ci sia un tedesco, Michael Lohscheller).

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/20/stellantis-il-top-management-parla-molto-francese-ma-poco-italiano-lorganigramma/6072422/

Modificato da Fatbastard78
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Stellantis management: More than the sum of PSA and FCA's parts

 

TURIN --The 42 Stellantis executives named this week by CEO Carlos Tavares largely come from similar positions at PSA Group and Fiat Chrysler, but the new group’s leadership structure will be much more than the sum of two parts.

Instead, it will be an evolution of the three-dimensional matrix – involving brands, regions and cross-company functions – that was in place at FCA and PSA starting in 2014. Stellantis’ 45 top-level positions (one remains open and two are currently filled by one person) compare with 22 at FCA and 18 at PSA.

Tavares, in an exclusive interview with Automotive News Europe sister publication Automotive News, said he worked for "many months" to assemble the Stellantis leadership team.

He has appointed leaders for brands, regions and functions, in roles such as CFO (Richard Palmer from FCA), head of Europe (Maxime Picat from PSA) and CEO of Peugeot (Linda Jackson from PSA).

But he has also named a five-person Strategic and Performance Committee that may not play a direct role in day-to-day operations.

It’s not clear to what degree it would replace PSA’s four-person management board, which had a close grip on operations and consisted of Tavares, Picat, Opel/Vauxhall CEO Michael Lohscheller and Olivier Bourges, head of programs and strategy.   

Stellantis’s Strategic and Performance committee includes the new position of chief software officer, former DS Automobiles CEO Yves Bonnefont, who like Jackson, has spent the last year working on the merger project. The appointment elevates the strategic importance of software – essential for technologies such as electrification, connectivity and autonomous driving -- at Stellantis, which other automakers such as Volkswagen have already done.

There is also a chief affiliates officer, PSA CFO Philippe de Rovira, who will be in charge of financing, used cars, parts and service, and retail network, signaling the importance of these less-glamorous revenue streams at the highest level of Stellantis.

As CEO of the Peugeot brand, Linda Jackson will be one of five women on the Stellantis management team. She was formerly head of Citroen, and played a key role in the merger project.
Regional realignment

On the regional side, there is a shuffling of responsibilities compared with PSA (five regional chiefs) and FCA (four). Mike Manley, the former FCA CEO, becomes head of Americas – but sits on the Strategic and Performance committee.

The heads of North America (Mark Stewart) and South America (Antonio Filosa) sit below him, as regional COOs. Picat, also a regional COO, is head of an enlarged Europe that now includes Eurasia (similar to Toyota Europe), has two deputies. Carl Smiley of FCA, head of India (key for Citroen and Jeep brands) and Asia Pacific, has a deputy to oversee the ASEAN countries.

Samir Cherfan of PSA heads up Middle East and Africa, where the French side has been historically strong and has a key production hub in Morocco. (FCA had put those regions in with Europe.) China – a crucial trouble spot for Tavares -- is in flux, with Gregoire Olivier of PSA named only as interim chief.
Brands have equal status

All of Stellantis’ 14 brand leaders (12 automotive, two mobility) have been elevated to the same status, whereas PSA had five and FCA had four represented in the Group Executive Council (Alfa Romeo, Fiat, Jeep and Maserati). Newcomers to the top level include the heads of Chrysler, Dodge, Lancia and Ram, as well as FCA’s Leasys (financing).

A significant addition to the functions level is design, which was a level report at FCA but not at PSA. Stellantis has two top design bosses: Ralph Gilles from FCA, who oversees Chrysler, Dodge, Jeep, Ram, Maserati and Fiat Latin America (which has its own models); while Jean-Pierre Ploue from PSA will supervise Abarth, Alfa Romeo, Citroen, DS, Fiat, Lancia, Opel/Vauxhall and Peugeot.

The only open position on the functions level, chief technical officer, is a critical one. FCA’s CTO, Harald Wester, becomes head of engineering at Stellantis. PSA’s CTO, Nicholas Morel, now serves as one of two deputies to Wester. The fact that such an important position remains unfilled suggests that Tavares could be looking outside the PSA-FCA talent pool or even from outside the auto industry.

Where Stellantis is all but stellar is in gender representation. FCA had one woman out of 19 top executives, PSA three of 18: Stellantis grows to five -- but among 44 top positions.

Finally, some math on the origin of the top representatives at Stellantis:

    On the Strategic and Performance committee, three are from PSA and two from FCA
    On Functions, 10 from PSA and five from FCA
    On Regions, five from PSA and four from FCA
    On Brands, eight from FCA and six from PSA   

Overall, 25 executives, including Tavares, come from the PSA side and 18 from FCA (Timothy Kuniskis appears twice as he represents two brands, Dodge and Chrysler).

 

(Automotivenews)

 

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26 minuti fa, Davialfa scrive:

Purtroppo il giornalismo nostrano potrebbe benissimo collocarsi tra uno dei mali principali del nostro paese, alimentatore di ignoranza per un popolo aime’ in gran parte ignorante.

 

Infatti il problema è generale, ho postato un articolo del fatto Quotidiano ma l'andazzo è questo per tutte le testate, o quasi.

Ma credo che scrivano semplicemente quello che l'italiano vuole leggere. 

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10 minuti fa, Fatbastard78 scrive:

 

 

Ma credo che scrivano semplicemente quello che l'italiano vuole leggere. 

Purtroppo vero anche questo e se ci mettiamo che per ragioni storiche e sociologiche l’italiano ha un mix di amore e odio per la propria patria gli articoli di chi insegue consensi o lettori si scrivono da se.

 

Sicuramente la fusione Stellantis ha molte sfaccettature e lascia adito a tante interpretazioni, non c’è un bianco e un nero ma una graduale scala di grigi e’ un peccato che si dia invece un taglio così rigido.

 

Ed e’ ancor più un peccato che son critiche fini a se stessi, un dissetarsi con le lacrime altrui... perche’ le critiche, se costruttive , arrivassero all’altro grande male italiano e se quest’ultimo fosse qualcosa di diverso da quello che e’ stato e purtroppo sara’ : domandarsi perche’ tra i più grandi costruttori di auto europei figurano paesi come spagna o alcuni paesi dell’est (privi di tradizioni motoristiche) sarebbe gia’ un inizio. 
Detto questo sarebbe comunque interessante sapere cosa pensano gli interni dell’ex fca in merito a questa diatriba.

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Riflettendo mi pare un po’ affollato il GEC... sembra molto « diviso », quando quello di FCA sembrava più « compatto » e più « linkato » globalmente.

 

Non vorrei che ci siano troppo divisioni in futuro...

 

Sembra che Tavares ha voluto mantenere troppo il suo gruppo e trovare assolutamente posti per gli exPSA. Anche se come detto, alla fine, rispecchia i punti forti degli ex gruppi.

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38 minuti fa, Gil scrive:

È così infatti 

alle presentazioni tutti bravi , poi contano i fatti


Sono fiducioso, credo che i product plan di Stellantis quando usciranno saranno reali e verranno portati a termine senza ripensamenti, come purtroppo ci aveva abituato FCA.

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