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Carlos Tavares si dimetterà nel 2022 dal Consiglio di Amministrazione di Airbus

AMSTERDAM, 17 settembre 2021 – Stellantis N.V. ha annunciato oggi che Carlos Tavares, CEO di Stellantis, ha deciso di dimettersi dal consiglio di amministrazione di Airbus alla fine del suo secondo mandato nel 2022. Questa decisione personale consentirà a Carlos Tavares di dedicare tutto il suo tempo professionale per condurre Stellantis al successo, insieme al team dirigenziale, attraverso questo periodo critico di trasformazione dell’industria automobilistica.

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Stellantis: tutte le difficoltà legate alla crisi dei chip in Italia

Stellantis si trova nel vortice causato dalla crisi dei chip: Davide Mele conferma le difficoltà, i sindacati chiedono un tavolo condiviso

di Natale Li Vecchi18/09/2021, 18:43

Il mondo dell’auto vive un momento di forte incertezza, legato alla ormai imperante crisi dei chip. Vale lo stesso anche nel caso di Stellantis che ora lancia, ufficialmente, un vero e proprio grido di allarme. A parlare è stato infatti il vice direttore operativo per l’Europa, Davide Mele, che ha ammesso: “la situazione contingente è difficile. La pandemia ha prima condizionato pesantemente l’industria automobilistica e alla ripartenza ha visto un tasso d’inflazione delle materie prime significativo e l’inaspettata mancanza di microchip che mostrano quanto è fragile la capacità di adattamento della filiera nell’approvvigionamento dei semiconduttori”.

D’altronde, la ricerca di una possibile soluzione non è affatto semplice. “Stiamo mettendo attenzione massima per individuare le azioni da mettere in piedi, ma non si trova una soluzione da un giorno all’altro. Lavoriamo 24 ore al giorno ma dobbiamo gestire la contingenza temporanea, dobbiamo adattare la nostra competitività allo stato attuale della fornitura. Nonostante tutto questo, continuiamo nel nostro impegno di investimenti e raggiungimento degli obiettivi della fusione”, ha infatti proseguito il dirigente di casa Stellantis.

Si comprende bene che l’attuale situazione non è affatto rosea: la mancanza dei chip sta infatti condizionando, in maniera non indifferente, le attività produttive di Stellantis sia in Italia che presso molteplici stabilimenti europei del Gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA.

Una situazione particolarmente complicata per Stellantis

Davide Mele è intervenuto all’interno del convegno “Un patto strategico per l’automotive alla sfida della transizione” organizzato da FIM-CISL a Torino. Le contingenze derivanti dalla crisi dei chip stanno caratterizzando l’intero mercato europeo. La crisi non si risolverà così facilmente: “il mercato sta facendo fatica a ripartire, c’è un trend negativo: siamo ancora sotto del 25% rispetto a una condizione naturale del mercato”, ha aggiunto il dirigente di Stellantis.

Pare però che le considerazioni sul lungo termine che ha messo in pratica Stellantis, non vengono intaccate dalla crisi. “Bisogna distinguere la crisi contingente, come risultato della pandemia e della carenza dei semiconduttori, da un disegno di piano strategico che ci accompagnerà almeno nei prossimi dieci anni”, ha infatti aggiunto Davide Mele. Poi ha rassicurato sul piano già lanciato due anni fa in Italia: “il piano da 5 miliardi sull’Italia, lanciato nel 2019, è in fase di implementazione: stiamo continuando a investire sul futuro. Il secondo step, che ci permetterà di arrivare al 2030, è in fase di sviluppo: verrà condiviso con fornitori, parti sociali e governo nel momento della maturazione. È un piano a step che stiamo condividendo con la trasparenza necessaria”, ha ammesso.

Di certo l’atteso piano industriale dovrebbe chiarire altri dubbi residui, puntando anche su “un’offerta sostenibile da un punto di vista non solo ecologico, ma anche economico”, ha aggiunto Mele.

Un tavolo condiviso con i sindacati

Lo stesso Mele ha anche confermato che Stellantis è aperta a ragionare su un tavolo condiviso fra azienda e sindacati. D’altronde si trattava di una specifica richiesta di FIM-CISL che aveva chiesto la convocazione di una riunione di questo tipo. “Ribadiamo la necessità di un tavolo a 360 gradi”, ha detto Mele.

Per il segretario nazionale di FIM-CISL, Ferdinando Uliano, c’è la necessità di “una immediata convocazione del governo presso il MISE. Parallelamente, pensiamo che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, debba intervenire direttamente sull’azienda, perché anche il governo italiano deve far pesare gli interessi del nostro Paese nel gruppo e, soprattutto, dare risposte concrete alle preoccupazioni che in questi giorni emergono con più forza negli stabilimenti italiani e che come FIM-CISL abbiamo rappresentato e sollevato pubblicamente”. La risposta dal Governo c’è già, visto che al Convegno era presente il viceministro dello Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin il quale ha annunciato che l’incontro si terrà verso la metà del mese di ottobre.

Sulla questione, Uliano ha aggiunto che risulta “indispensabile riprendere il confronto sul versante complessivo del gruppo per la verifica puntuale degli investimenti già deliberati, che devono andare a compimento, ma è necessario anche avere garanzie sui futuri investimenti che dovranno riguardare ogni realtà produttiva, ente di servizio e ricerca di Stellantis in Italia. Abbiamo ottenuto due risultati importanti e di prospettiva: la piattaforma Medium per l’elettrico a Melfi e la Gigafactory a Termoli, ma servono altri investimenti e piani industriali in grado di saturare di lavoro gli impianti”. Situazione che oggi appare decisamente lontana visto che nei siti “si registrano numeri che fanno tremare i polsi per chi, come noi, si occupa quotidianamente di lavoro. La situazione è veramente pesante e grave. E la gravità sta anche nei fatti delle ultime ore, che stanno determinando una situazione drammatica per molti lavoratori. La carenza dei semiconduttori ha determinato un fermo totale delle produzioni finali di Stellantis in Italia. Dopo le ferie non c’è stata, di fatto, alcuna ripartenza: nel mese di settembre la quasi totalità degli stabilimenti di assemblaggio sta subendo uno stop tra l’80% e il 90% della produzione”.

 

 

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1 minuto fa, AndreaB scrive:

Domanda da "ignorante": ma è così complicato (ri)portarsi queste produzioni in casa (inteso come Stellantis/Italia/Europa)?

Non hai idea di quanto. Ormai per le tecnologie digitali di punta sono rimasti in due o tre al mondo. AMD ha scorporato le fonderie e ha cominciato a servirsi da TSMC per i processori, IBM anche non ha più fonderie interne. Lo sviluppo di una nuova generazione di CMOS richiede anni e anni di lavoro. Per componenti più mainstream si può fare, ma tieni presente che a parte alcuni prodotti "commodity" ogni diverso circuito è prodotto da una sola fabbrica al mondo, quindi è impossibile avere tutto in casa. Non è che se non è disponibile un componente vai dal concorrente e ci metti il suo (a parte, ripeto, alcuni componenti di base).

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Articolo ridicolo, in tutta Europa la situazione è questa, mica solo in Italia.

 

Per inciso, STM ha costruito ad Agrate un nuovo stabilimento per la produzione di microchip con un'investimento di 1,6 miliardi.

 

Annunciata nel 2018, la fabbrica entrerà a regime nel 2022.

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3 ore fa, AndreaB scrive:

Domanda da "ignorante": ma è così complicato (ri)portarsi queste produzioni in casa (inteso come Stellantis/Italia/Europa)?

 

Per es. TSMC ha investito circa 50 MLD di dollari per l'implementazione del nodo a 7 nm, di quello a 5 e per iniziare i lavori del 3. Parliamo di cifre colossali che ormai si possono permettere solo in due: TSMC e Samsung. Anche Intel sta col fiatone.

Tra l'altro parliamo di know-how che coreani e taiwanesi posseggono ma in Eu è totalmente assente. Ergo gli investimenti in EU dovrebbero essere ben maggiori. In bocca al lupo....

Modificato da pennellotref
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. “There are varying degrees of hugs. I can hug you nicely, I can hug you tightly, I can hug you like a bear, I can really hug you. Everything starts with physical contact. Then it can degrade, but it starts with physical contact." SM su Autonews :rotfl:

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2 ore fa, pennellotref scrive:

 

Per es. TSMC ha investito circa 50 MLD di dollari per l'implementazione del nodo a 7 nm, di quello a 5 e per iniziare i lavori del 3. Parliamo di cifre colossali che ormai si possono permettere solo in due: TSMC e Samsung. Anche Intel sta col fiatone.

Tra l'altro parliamo di know-how che coreani e taiwanesi posseggono ma in Eu è totalmente assente. Ergo gli investimenti in EU dovrebbero essere ben maggiori. In bocca l lupo....

 

ci sarebbe un'alternativa: per certi componenti rivedere la politica del just in time.

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