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Vadocomeundiavolo

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  1. La 33 non mi è mai piaciuta e dentro cadeva a pezzi solo a guardarla.
  2. Stando a quello che dichiarano i professori di chimica. È esso stesso causa del buco dell’azono.
  3. Il dubbio è sul ipad2. Su Wikipedia riporta bt 2.1 ma le cuffie in commercio ora sono 4.0 e 4.1. Funzionerà ?
  4. Buona serata. Sto cercando delle cuffie da utilizzare con ipad senza fili , solo ascolto. Ho notato che ci sono due tipi di Bluetooth 4.0 e 4.1. Quale mi consigliate ? Devono essere usate dai bambini per vedere i film in auto , no ho grosse pretese ma non vorrei fare una spesa errata. Gli ipad sono un air2 e un ipad2. Consigli ? Grazie. La situazione per ora è questa , tra un mese trasferisco tutto su una Touran.
  5. Ci sono troppe auto private è questo il problema. Se si vuole migliorare l’effetto serra si deve bruciare meno , non ci sono soluzioni. Più trasporti pubblici , più biciclette. Io uso il bus che qui è o ibrido o a metano per 3/4 mesi l’anno in inverno il resto in bicicletta. L’auto solo fuori città e nei viaggi.
  6. La co2 influisce sempre. Hanno vinto le città. Stoccarda e Düsseldorf, se vorranno, potranno vietare la circolazione delle auto diesel, senza bisogno di una decisione a livello federale (ovvero statale, visto che la Germania è una "Bundesrepubblik" formata da Regioni, o Land). Lo ha deciso la Corte amministrativa federale di Lipsia, che ha respinto il ricorso, per l’appunto, dei Land del Baden-Wuerttemberg e del Nord Reno-Westfalia, secondo i quali la materia non sarebbe stata di competenza comunale, ma federale. In sostanza, i giudici amministrativi, con questa storica sentenza, aprono la strada a restrizioni locali sui motori diesel. Decine oltre i limiti. Le prime città interessate potrebbero essere Stoccarda (patria della Mercedes e della Porsche) e Düsseldorf, ma nel Paese sono decine le città che superano la soglia consentita di inquinamento dell'aria e che a questo punto si trovano nelle condizioni di imporre lo stop ai veicoli diesel. Allo stesso tempo, si tratta di un segnale molto forte non solo alla Germania e al suo governo, ma a tutta l'industria automobilistica mondiale, già fortemente impegnata sul cammino dell’elettrificazione e ora costretta a muoversi ancor più rapidamente in questa trasformazione epocale. I divieti dal 2025. Già a fine 2016, alla sesta conferenza biennale dei sindaci (C40), le amministrazioni di Parigi, Città del Messico, Madrid e Atene avevano annunciato il bando definitivo dei motori diesel, programmato per il 2025. Le quattro città prevedono di incentivare le alimentazioni alternative e la mobilità sostenibile. A Parigi, in particolare, sono stati attivati numerosi blocchi al traffico, ampliate le Zone 30 (con l'obiettivo di coprire il 90% del territorio) e vietata la circolazione di tutti i veicoli costruiti prima del 1997. Nelle intenzioni del sindaco parigino, il bando dei diesel (di qualunque classe emissiva) potrebbe arrivare anche prima, entro la fine del decennio. Il 2025 sarà un anno chiave anche per la Norvegia, intenzionata a bandire non solo i diesel, ma anche le immatricolazioni di tutte le auto a combustione interna.
  7. Questo emettono i diesel che è nocivo. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Diossido_di_azoto
  8. A Roma, nel centro storico, saranno banditi i veicoli alimentati a diesel a partire dal 2024, con un anno di anticipo rispetto a quanto previsto dalla capitale francese, Parigi. Lo ha annunciato ieri a Città del Messico la sindaca di Roma, Virginia Raggi, nel corso dell'intervento al C40, Women4Climate. A confermarlo un post sulla pagina Facebook della sindaca, in cui si legge: «Roma ha deciso di impegnarsi in prima linea, a Città del Messico, durante il convegno C40, ho annunciato che a partire dal 2024, nel centro della città di Roma, sarà vietato l'uso di veicoli privati alimentati a diesel».
  9. Altra cosa che manca sul attuale Touran e sicuramente sarà inserita , è il riconoscimento dei pedoni del front assist.
  10. https://www.autohaus-wolfsburg.de/fahrzeug-anzeige/?tx_fbautodo_fbautodocars%5Bpager%5D%5Bmax%5D=100&tx_fbautodo_fbautodocars%5Baction%5D=show&tx_fbautodo_fbautodocars%5Bid%5D=15332683 https://www.autohaus-wolfsburg.de/fahrzeug-anzeige/?tx_fbautodo_fbautodocars%5Bpager%5D%5Bmax%5D=100&tx_fbautodo_fbautodocars%5Baction%5D=show&tx_fbautodo_fbautodocars%5Bid%5D=15325672
  11. Cinque punti perduti nella quota di mercato sia in Francia sia in Gran Bretagna, sette in Germania, più di otto in Spagna: dal consuntivo del 2017 risulta evidente che la parabola del diesel ha iniziato la fase discendente. Un po' per l'onda lunga del dieselgate, che ha colpito soprattutto nel Nord Europa, molto per le restrizioni alla circolazione annunciate, quando non già in atto, da più parti. Inclusa la stessa Germania, che pure del diesel è patria indiscussa, cominciando addirittura da Stoccarda, sede di quella Bosch che sul finire degli anni 90 fece da levatrice al common rail, l'arma letale alla base dell'esplosione delle vendite delle vetture alimentate a gasolio. Lievitate fino a raggiungere, a livello continentale, una quota del 55%. Ma l'inversione di rotta è ormai sotto gli occhi di tutti: il 2017 s'è chiuso al 44, il minimo dal 2003, e le stime per l'anno appena iniziato prevedono un'ulteriore limatura di due-tre punti percentuali. La qual cosa è fonte di non pochi grattacapi per i costruttori: un po' per la necessità di correggere il mix dei motori in produzione (per dirne una, il gruppo Peugeot s'è visto costretto a importare propulsori a benzina dalla Cina), un po' perché il calo della quota di diesel rende più complicata la strada verso il traguardo dei 95 g/km per le emissioni di CO2 imposto dalla UE per il 2021. Meno male (per le Case) che c'è l'Italia, dove la flessione è contenuta: meno di un punto nel 2017,Stoccarda, sede di quella Bosch che sul finire degli anni 90 fece da levatrice al common rail, l'arma letale alla base dell'esplosione delle vendite delle vetture alimentate a gasolio. Lievitate fino a raggiungere, a livello continentale, una quota del 55%. Ma l'inversione di rotta è ormai sotto gli occhi di tutti: il 2017 s'è chiuso al 44, il minimo dal 2003, e le stime per l'anno appena iniziato prevedono un'ulteriore limatura di due-tre punti percentuali. La qual cosa è fonte di non pochi grattacapi per i costruttori: un po' per la necessità di correggere il mix dei motori in produzione (per dirne una, il gruppo Peugeot s'è visto costretto a importare propulsori a benzina dalla Cina), un po' perché il calo della quota di diesel rende più complicata la strada verso il traguardo dei 95 g/km per le emissioni di CO2 imposto dalla UE per il 2021. Meno male (per le Case) che c'è l'Italia, dove la flessione è contenuta: meno di un punto nel 2017, tant'è che il nostro, con il suo 56,7%, resta l'unico dei grandi mercati dove il diesel conserva la maggioranza. Anche se i segnali degli ultimi mesi dicono che, complici le variegate e spesso cervellotiche limitazioni alla circolazione varate da alcune amministrazioni locali, pure dalle nostre parti le certezze della clientela cominciano a incrinarsi. E non manca neppure chi cavalca la spinta al ribasso: in primis la Toyota, la cui gamma è ora "diesel free", fuoristrada e commerciali a parte. In pratica scompaiono dai listini le versioni a gasolio di Auris, Yaris e RAV4. Non gran cosa sul piano commerciale, visto che il consuntivo dello scorso anno parla di più o meno 5 mila macchine, appena sopra il 5% delle vendite della marca, ma una scelta molto forte dal punto di vista simbolico. Del resto, non è un mistero che la Casa giapponese punti decisamente sull'ibrido. E altrettanto dovranno fare le sue rivali, per rispettare il già citato vincolo dei 95 g/km. Almeno sotto forma del mild hybrid a 48 volt: ne vedremo spuntare parecchi, prossimamente.
  12. Come ogni cosa ha in inizio e una fine. Peccato che in un secolo di utilizzo , solo negli ultimi 20 anni si è cercato di renderlo pulito. Chi sa quanto avrà inquinato nel frattempo.
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