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steve61

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Risposte pubblicato da steve61

  1. Riporto 2 interventi dal sito Finanzaonline.

    1

    Fiat/ Retroscena: il divorzio De Meo Marchionne consumato già nel 2007

    Martedí 13.01.2009 16:49

    Un divorzio che si era già consumato da tempo. Ovvero da quando nel settembre 2007 De Meo era stato degradato, secondo chi segue da vicino le sorti del gruppo Fiat, da amministratore delegato di Fiat Automobilies a responsabile del marketing per tutto il gruppo torinese. Un demansionamento che nel 2008, fanno notare fonti interne all'azienda interpellate da Affari, De Meo ha sfruttato, come periodo di transizione, per cercare nuovi incarichi. Sia all'interno sia fuori dall'industria delle quattroruote per "percorrere - come ha affermato lo stesso manager milanese nel comunicato di ieri in cui ha annunciato al mercato le sue dimissioni - nuove vie professionali".

    Si fa così nelle grandi aziende, quando le divergenze fra i manager al vertice non scoppiano e si consumano come un fulmine a ciel sereno. Com'è, al contrario, avvenuto, ad esempio, in Intesa SanPaolo fra l'amministratore delegato Corrado Passera e il direttore generale Pietro Modiano. Contrasti che in poco tempo hanno portato alle dimissioni del banchiere torinese.

    Lo scambio di lettere con ringraziamenti reciproci fra Marchionne e De Meo dimostrano la fondatezza delle voci che circolano in azienda: il giovane responsabile del marketing Fiat non se n'è andato sbattendo la porta. E lo sbarco di De Meo alla Volkswagen è stato preparato durante questo 2008. Un anno in cui lo stesso De Meo si è visto sorpassato da Lorenzo Sistino, manager un po' più vecchio e da più tempo in azienda (dal 1987) che Marchionne ha messo alla guida di Fiat Automobili.

    2

    Fiat: Tempi Brevi Per Il Successore Di De Meo

    (ASCA) - Torino, 13 gen - L'addio di Luca De Meo alla Fiat apre ora le ipotesi sulla sua successione. Se appare probabile che l'amministratore delegato Sergio Marchionne vi porra' riparo in tempi brevi, sono due gli scenari piu' verosimili all'esame della casa automobilistica torinese: secondo il primo, l'organizzazione rimarrebbe immutata e attraverso una soluzione interna si andrebbe a riempire la casella lasciata vuota da De Meo, ex responsabile marketing del gruppo e numero uno dei marchi Alfa e Abarth, l'altra, che appare egualmente praticabile, e' invece quella di una riunificazione delle deleghe sui marchi. In sintesi si crerebbero due posizioni parallele, una per tutti i brand, e una, gia' esistente peraltro, per il marketing che potrebbero essere affidate rispettivamente ai due numeri uno di Fiat Auto, Lorenzo Sistino, e di Lancia, Olivier Francois. A favorire questa interpretazione c'e' da osservare che negli ultimi tempi e' stata proprio questa la filosofia seguita dalla Fiat. Quando nel 2007 Antonio Baravalle lascio' il gruppo, per diventare dg dell'Einaudi, fu rimpiazzato dallo stesso De Meo, e una soluzione interna e' stata trovata anche per Roberto Ronchi, nel luglio scorso, sostituito in poche ore da Harald Wester.

  2. Io non mi straccio le vesti per DeMeo in sè (che è imho un markettaro, più che un uomo di prodotto), ma per il fatto che questi continui cambi al vertice sono la dimostrazione della mancanza di qualsiasi strategia univoca da parte del gruppo Fiat circa l'Alfa Romeo.

    Insomma, non si riesce proprio a dare continuità alle scelte e alle strategie: con queste premesse, come sperare in risultati commerciali migliori?

    Nel thread sul record di vendite dell'Audi abbiamo lodato il fatto che ad Ingolstadt hanno deciso una strategia molti anni orsono e l'hanno perseguita con logica COERENZA, e i risultati li hanno premiati.

    Qui in Alfa, invece, si fa proprio all'opposto :?

    Concordo su tutto.

  3. Bella tegola che dimostra la "tensione" che c'è da anni tra la dirigenza del gruppo.

    Nemmeno io credo che se ne sia andato perché aveva un'offerta migliore, e comunque se l'ha avuta ed accettata, vuol proprio dire che in Fiat non hanno le idee chiare sulle strategie.

    Oltre che ad una reazione di Marchionne, mi piacerebbe sentire qualcosa anche da LCDM, grande "stratega" dell'imprenditoria nostrana nonché grande "sostenitore" dell'eccellenza del Made in Italy; al riguardo gli chiederei: dov'è l'eccellenza in questi continui cambiamenti di fronte dei manager ?

  4. Non so se qualcuno ne ha già parlato, comunque da domenica 11 al 20 gennaio è prevista la campagna pubblicitaria televisiva per la 500. Ne ha parlato Italia Oggi giovedì 8 gennaio.

    La campagna è già apparsa nei mesi scorsi nei paesi europei tranne che in Italia in quanto in casa la 500 si vendeva praticamente da sola. La crisi attuale ha spinto il marketing ad iniziare tale comunicazione anche in Italia.

    Evidentemente anche per la 500 gli ordini sono calati.

  5. Un'altra conseguenza della crisi attuale

    Ingorgo di auto invendute, in tilt il porto

    Sui piazzali di Bremerhaven 90 mila veicoli nuovi bloccano l’attività

    BERLINO — La recessione degli Anni Duemila ha trovato il suo primo, grande ingorgo. Più di novantamila automobili (e il numero cresce) bloccano il porto di Bremerhaven, sul Mare del Nord, il maggiore punto europeo di ingresso e di uscita di veicoli.

    Prodotte ma invendute. Rimaste in una terra di nessuno come soldati sorpresi dall'improvvisa ritirata della globalizzazione. Immobili, una accanto all'altra, ostaggi della crisi drammatica dell'industria automobilistica in tutto il mondo. Camion, furgoni e file di automobili, giapponesi, coreane, americane e soprattutto tedesche, Mercedes, Bmw, Audi fino a poche settimane fa oggetto del desiderio nei Paesi ricchi e in quelli poveri. «Non le possiamo muovere —sostiene Detthold Aden, capo di Blg, il gruppo di logistica che gestisce questa attività nel porto tedesco —. Non possiamo lavorarci e nemmeno consegnarle finché non trovano compratori». Possibilità remota, per come si sono messe le cose economiche.

    Fino a poche settimane fa, ogni nave che si avvicinava era la benvenuta a Bremerhaven. Ora è un guaio. Quelle che dovrebbero esportare se ne vanno mezze vuote. Quelle cariche che arrivano da fuori Europa non hanno praticamente più spazio per parcheggiare i veicoli nei due grandi piazzali. Lo scorso weekend, la gestione di sette navi è stata un incubo. Tutto è fermo. La Blg ha trovato nuovi spazi in aree vicine, di solito destinate ai container. Ma anche queste sono ormai piene. Altre auto sono parcheggiate su treni, anch'essi immobili in attesa di trovare una destinazione. «E' una situazione difficile, molte auto importate e quelle destinate all'esportazione sono ancora per strada e stanno arrivando qui», dice Aden. Entro Natale, il parcheggio più grande d'Europa arriverà a centomila veicoli e a quel punto non entrerà nemmeno uno spillo, figuriamoci le trebbiatrici e i bulldozer.

    Forse, con l'anno nuovo la situazione migliorerà, perché tutte le fabbriche hanno tagliato la produzione. Ma solo forse, perché niente esclude che il crollo delle vendite sia superiore ai tagli già programmati: il porto rischia di collassare. La situazione che si è creata è un collo di bottiglia perfetto della globalizzazione in crisi. Bremerhaven non è un semplice terminale di carico e scarico. Nel caso delle auto, è un ingranaggio fondamentale della moderna logistica dell'industria, quella che non prevede molte macchine sui piazzali delle fabbriche ma movimento continuo dalla produzione ai mercati. Le auto che arrivano—per l'Europa o dall'Europa — vengono portate in due centri tecnologici attigui, pulite e «servite di barba e capelli» come dicono i portuali, in alcuni casi addirittura arricchite con optional.

    Di solito, restavano alcune ore a Bremerhaven, al massimo pochissimi giorni, poi partivano, destinate a seconda delle ordinazioni che nel frattempo erano arrivate. Una catena complessa ma efficiente, pensata per ridurre al minimo gli stock. Ora, però, le richieste dai rivenditori e dai concessionari, a loro volta affogati dalle auto non vendute, non arrivano e i piazzali del porto tedesco invece delle 60 mila macchine che di solito transitano sono congestionati da più di 90 mila veicoli che non si muovono. Mercato bloccato come nessuno si era aspettato. Cinque mesi fa, le previsioni dicevano che i mezzi movimentati a Bremerhaven sarebbero stati 2,2 milioni, una crescita di quasi il dieci per cento rispetto al 2007. «Ora prevediamo una riduzione del 25% del numero dei veicoli che transiteranno nel primo quadrimestre del 2009», ammette Ader. Nei mesi successivi, ritengono molti esperti, potrebbe andare peggio.

    Ingorgo di auto invendute, in tilt il porto - Corriere della Sera

  6. se Fiat fa una fusione i brand di ora saranno stravolti?

    vedo bene un'alleanza con Bmw per far abbassare i costi delle Bmw e offrire ad Alfa e Lancia delle degne trazioni posteriori, però sarebbero in concorrenza, quindi non ne sarei certo [e noi siamo più bravi!]

    con Psa anche la vedo dura, sono brand concorrenti in un unico settore, non mi dite che C5 o la 407 vendono...

    la vedo meglio con Ford e Tata, anche se a Fiat manca ancora questa cavolo di trazione posteriore e a dirla tutta anche una integrale che competa con Quattro,4Motion,Xdrive e 4Matic. Noi in gamma abbiamo pochissime vetture con trazione integrale [sedici, Panda 4x4... , 159 ]

    Poi le manca il mercato americano e asiatico e questi due possono sicuramente darle ciò che le manca. Opto per Ford [hanno bisogno di tanto affetto] e Tata [le serve il know-how sulle vettura, la Tata Nano è invendibile in Europa, meglio la 600].

    Che dite?

    Io credo che se l'alleanza si fa con BMW, Alfa scompare del tutto.

  7. Questo mi sento di quotarlo fortemente.

    L'esempio non calza alla perfezione, ma mi vengono in mente le persone che approfittarono della tragedia dell'11 settembre per far perdere le loro tracce, facendo credere di essere scomparse nel disastro.

    Persone con guai grossi, o grossi debiti, o persone che volevano semplicemente dare un taglio netto, per mille motivi.

    Strumentalizzazione di un fatto.

    Questo per dire che non voglio nemmeno io sminuire questa crisi. Ci mancherebbe. Cappero, mi è entrata in casa dalla porta senza nemmeno suonare il campanello. Figuriamoci se la sminuisco.

    Però indubbiamente è una capacità molto sviluppata di questa società e di chi la compone-governa, il fatto di sapere sempre cosa e come tirare fuori le cose per cercare di galleggiarci sopra, e a volte, riuscire a trarne del buono a livello personale (inteso come aziendale).

    Non sto qui a dire che SM o chi per esso stia facendo semplicemente un gioco per avvantaggiare l'azienda rispetto a chi ci lavora, per carità. Non sono un luminare di queste cose, e non mi permetterei mai.

    Preferisco restare un po' ottimista e pensare che una persona in quella posizione sia ben conscia anche della portata delle sue decisioni, e stia pensando anche a salvare una realtà che è troppo importante per l'economia e società italiana per affondare da qualche parte.

    Spero che il tempo mi darà ragione, comunque ripeto, il mio è solo un piccolo pensiero, non sono un pozzo di scienza su questi argomenti.

    Sicuramente c'è il fatto che... i fatti sono sempre due. Quello che accade, e come viene definito, mostrato, spiegato, interpretato e usato da chi lo sa usare.

    Da qui in poi partono le deviazioni della vita del singolo, i rinnovamenti, i momenti belli, difficili, e tante pippe, come si diceva sopra.

    Magari chi lo sa... non succederà nulla di così eclatante... magari passeremo un periodo di nera che diverrà grigia e poi grigietta, e continueremo a camminare a volte bene a volte con fatica, e fra dieci anni saremo qui ancora con un mercato che a volte va, a volte no.

    Tante volte in passato non è successo ciò che ci si aspettava, o ciò che si temeva. Troppe volte, per non tenerne conto, restando o un po' ottimisti, o quantomeno, aspettando di vedere che capita.

    Io spero sempre... certo, si dice che chi vive sperando, muore c... non serve che la finisca.

    Chissà, magari andrà a finire non dico bene, ma senza che scoppi nulla che non si può spegnere.

    O magari chi lo sa, con quegli esperimenti (ora divago un attimo) salterà fuori davvero un buco nero (non del mercato, ma quello scientifico) e smetteremo di pipparci sul fanale della Giulia.

    (giusto per dire che alla fine... non si sa mai)

    Sempre divagando, se così fosse, cioè che il buco nero sia quello vero e non quello finanziario, beh una cosa è certa. Coi soldi che mi sono rimasti, corro a comprare una 75 col Busso.

    Voglio girarci intorno a questo buco nero, di traverso. Finchè c'è spazio.

    Poi ci cascherò dentro, ma da italiano. :b35

    In primo luogo non posso che esprimerVi la mia vicinanza; anche dalle mie parti sta andando molto male ed ormai si parla di centinaia di dipendenti in mobilità (quando va bene), prepensionamenti e quant'altro. Ma quello che mi piace dei tuoi interventi, è la DIGNITA' con la quale ti esprimi, che credo sia comune a tutta quella gente "normale" che finora è vissuta e sta vivendo con stipendi che non fanno certamente fare salti di gioia ma che comunque ti permettono di vivere.

    Purtroppo, come ho già detto in altre occasioni, temo (sperando di sbagliarmi) che questa crisi sarà "epocale", nel senso che nulla sarà più come prima.

    Hai detto che non sei un luminare: permettimi, ma noi siamo più luminari di tutti quei santoni che erano e sono in posti di comando, che erano solo capaci di continuare a riempirsi la bocca di cavolate e paroloni, di crescita e di budget, ma che hanno miseramente fallito su tutti i fronti tranne uno: i loro stipendi e le loro buonuscite.

    Io non conosco gli intenti di Marchionne, né mi interessano più di tanto; dico solo che queste "persone", invece di dire un mese "che tutto va bene e che siamo in linea con gli obiettivi", il mese dopo "che per il 2009 non diciamo nulla" e per finire con il mese successivo "che resteremo in 5-6", è meglio che vadano a c...are, e stavolta lo dico a voce alta, anche se non sono il tipo che si fa prendere da certi vocaboli coloriti.

    Erano tutti là ai loro bei posti, a muoverci come burattini, finché i fili non hanno cominciato a rompersi: buchi colossali, prodotti vecchi, reti di vendita obsolete (per restare nel campo dell'auto), eppure ci dicevano che tutto andava bene e che la crescita continua: tutti ciechi ! Come quel pirla di Trichet, che in piena crescita dell'inflazione causata come dicevano tutti dall'incremento dei prodotti petroliferi, ha guardato diritto per la sua assurda strada e solo qualche mese fa aveva aumentato di un altro 0,25% i tassi, per poi cambiare repentinamente rotta ed abbassarli (finalmente!) in modo quasi disinvolto.

    Hai anche detto che non sai se tutti questi non siano anche dei giochi per avvantaggiare le aziende; credo che in molti casi sia così, perché quando va bene chi ne trae vantaggio sono solo loro, e quando va male pure.

    Domandona: perché quando tutto va bene questi bravi imprenditori non accantonano una parte degli utili per dare un integrativo (assieme allo Stato) ai lavoratori, che bene o male sono la spina dorsale di un'azienda ?

    Questi sono i personaggi che governano la "nostra" economia; quello che temo è che se la crisi fosse davvero forte, i disordini potrebbero avere il sopravvento con conseguenze difficili da immaginare.

  8. ...

    un pò OT.. mi chiedevo ieri, ma il buon rick wagoner che ha fatto un mezzo disastro (per GM) con Fiat, che non ha capito una strapippa di come il mercato stava cambiando, che ha l'azienda che crolla da tutte le parti....ma come fa a rimanere là bello sorridente nonostante tutto? squadra che vince non si cambia..squadra che perde cambia allenatore. e per mullally non è che la storia sia molto differente....

  9. e questa, se permetti, sono tutte pippe mentali del consumatore che va dietro a ciò che gli propina il marketing.

    cosa accomuna l'attuale fiesta con il modello del 1980 e la golf con con quella di giugiaro? se non il nome, appunto.

    se un auto è scarsa, il nome conta poco.

    anzi, il fatto di riproporre sempre lo stesso nome, mi sa di vecchio.

    la golf? ancoooora la golf... ma quale la uno, la due o la tre...

    Posso anche essere d'accordo, ma il marketing esiste proprio per far vendere !

    Ma aldilà dell'aspetto marketing, a mio parere, sapere che il modello che stai per acquistare è un'evoluzione del precedente modello che è stato già di per sè un successo, ti rassicura sull'acquisto che stai per fare. Prendiamo Bravo/Brava: che evoluzione erano della Tipo ? Che continuità di stile c'è stata ? Mi sembra che anzi Bravo/Brava abbiano avuto meno successo della Tipo, ed il cliente medio si "disorienta". Se VW si trova stabilmente al 1° posto delle vendite per marchio in Europa, credo sia dovuto non solo al fatto della forza del mercato domestico (tedesco), della rete di vendita, della "presunta maggior qualità" delle sue auto, ma anche a questa componente di continuità ed evoluzione continua dei suoi modelli che "rassicurano" il potenziale cliente medio.

  10. Ribadisco che lo spot è bello e azzeccato.

    Per quanto riguarda il discorso Fiat, invece, non sono della stessa opinione.

    Se avessero voluto, avrebbero potuto cavalcare la stessa idea e la stessa onda emotiva con degli spot a tappeto per la 5oo.

    Sottolineo "a tappeto". 8-)

    Comunque, appena ho un attimo, sposto tutto questo excursus nel topic della Golf.

    Ieri ho provato a reindirizzare il discorso, ma no mi avete cagato. :lol:

    Scusami ma dissento: tra la nuova 500 e la vecchia mi sembra vi siano decenni di interruzione.

    Il gruppo VW, invece, può fare un discorso di continuità della vita di un modello per molti dei suoi cavalli di battaglia, dalla Golf alla Passat, dall'Audi A4 (ex 80) alla Polo. Qui non si tratta solo di onde emotive, ma ripeto, di continuità di un modello. Quanto a spostare la discussione vedete voi, ma stiamo parlando del mercato italiano e mi sembra che questa discussione sia proprio di aiuto a capire il nostro mercato più che a parlare della Golf. Se infatti Bravo vende (purtroppo) meno della Golf è anche per questo motivo: le sue antenate sono tante, ma nessuna ha a che fare con l'altra: se un italiano vuol comprare un'auto di segmanto C, se compera una Bravo non sa se tra 4-5 anni la sostituta si chiamerà ancora così e se sarà la sua naturale evoluzione, mentre se compera una Golf sa già in partenza che ci sarà la Golf VII.

  11. Indubbiamente questa pubblicità di Das Auto dà un pò di fastidio, sembra quasi che "l'auto" siano solo loro i capaci a farla e che di conseguenza "l'auto" sia solo prerogativa del gruppo VW.

    Bisogna però ammettere che sono astuti con questi messaggi; basta guardare anche alla campagna della nuova Golf nella quale è tutto un richiamo alla vita complessiva di quest'auto.

    In casa nostra Fiat non può ovviamente farla perché, aldilà del nome che è sempre cambiato, sono i modelli che sono stati stravolti ogni volta. Quindi non ci resta che guardare ....

  12. Scusate l'OT in risposta a steve61 ed in parole "povere".

    Piccola introduzione:

    La crisi del mercato finanziario si é creata a causa della pacchettizzazione di fondi e investimenti "tossici" i quali non erano chiaramente riconoscibili propio perché le pacchettizzazioni non specificavano il loro contenuto anche perché era talmente complesso che non era nemmeno possibile sapere in che pacchetto, dentro di quale altro stavano i fondi tossici (é un po' complesso da spiegare in poche parole).

    Il mercato reale ha come base prodotti e materie prime tangibili come Oro, Petrolio, grano, ecc. mentre il mercato di valori si basa su prodotti finanziari e fondi di vario tipo principalmente, quindi prodotti per definizione di difficile medibilitá reale e basati pertanto nell'analisi speculativa (anche in altro ma é gia abbastanza complesso da spiegare e quindi mi limito a questo) per calcolarne il valore. In un sistema finanziario fiduciario (come dice il suo nome si basa sulla fiducia) é ovvio che se gli "attivi" (in questo caso fondi e azioni di societá finanziarie) non sono identificabili ed esiste un rischio di avere fondi o azioni di societá che hanno investito in azioni "tossiche" la "fiducia" si vede mermata e gli investitori (per primi i grandi) corrono ai ripari.

    Una volta che i grandi sono corsi ai ripari vendendo tutto quello che poteva (o credevano potesse) essere a rischio, le societá d'investimento e per lo tanto le banche che garantivano i loro fondi, si sono trovate con un problema (mancanza) di liquiditá. Questo succede perché le banche non hanno liquiditá equivalente al valore dei suoi attivi (é una cosa normale, nessuna banca ha liquiditá per tutto il suo valore ne per il valore dei suoi contenuti, si basa tutto sulla circolazione di denaro e "attivi").

    Adesso bene, siccome esiste mancanza di fiducia e siccome non cé liquiditá (per questo le grandissime quantitá di denaro immesso nel mercato dalle banche centrali come la Federal Reserve o la BCE), cominciano i problemi, nessuno presta denaro a nessuno (parlo del sistema interbancario, ossia banche che prestano ad altre banche e cosí vía), quindi automaticamente il problema si é esteso fino al consumatore (e ovviamente alle imprese, perché non cé denaro per nessuno) al quale non si concedono crediti di nessun tipo e pertanto anche lui si trova con un problema di liquiditá. Questo non sarebbe successo se non fosse venuto alla luce il tutto, perché la relazione di fiducia avrebbe potuto seguire il suo corso.

    Con questo (che non allungheró ulteriormente perché é cosí complesso da spiegare che non vale la pena farlo in un forum) ti voglio spiegare che il fattore psicologico (ossia la fiducia dei mercati, banche e infine consumatori) é la causa della crisi (ovviamente con maggiore controllo preventivo si sarebbe potuto evitare), propio perché se il denaro non circola (se tu non lo usi), non esiste possibilitá di prestito e pertanto non esiste liquiditá (perché come detto prima nessuno presta a nessuno e non esiste tanto denaro quanto il valore del mercato ne mai esisterá in nessun sistema finanziario).

    Riassunto:

    • Se il consumatore ha paura (non si fida) non spende
    • Se il consumatore non spende non cé circolazione di denaro
    • Se il denaro non circola non cé liquiditá
    • Se non cé liquiditá il panico si estende nel mercato finanziario perché l'investitore (giassia banca o persona) ha paura pertanto tende a disfarsi degli investimenti che considera pericolosi e non realizzarne di nuovi
    • Se gli investitori non investono e non fanno circolare il denaro quelli che ne hanno bisogno (per esempio banche perché i consumatori lo reclamano per paura o necessitá) non lo possono ricevere e si ricomincia da capo.

    Questo non vuol dire che la crisi si é creata solo perché i giornali sono catastrofisti, ma l'ambiente é ormai compromesso, quindi qualsiasi notizia si percepisce come negativa e provoca una nuova mancanza di fiducia.

    Il problema non é che prima ti regalavano il denaro é che se non te lo regalano il mercato tende alla staticitá (che non é viabile) e pertanto tende a decrescere.

    Alla fine mi sa che ho confuso ancora di piú le idee ai piú perché la spiegazione é un po' spiccia, ma il caso é quello che é, ci vorranno anni perché la fiducia si recuperi e pertanto finisca la crisi...

    Non preoccuparti, hai reso l'idea. Leggo spesso uno dei forum di finanza più diffusi, ed anch'io mi sono fatto un'idea. Che l'elemento scatenante di questa crisi sia principalmente quello finanziario/bancario, non ci piove; ma c'è dell'altro secondo me: eccesso di consumi perché si deve comperare ed indebitarsi, quindi eccesso di produzione perché bisogna vendere, e di conseguenza eccesso di servizi collegati alla produzione ed alla vendita, eccesso di crediti al consumo perché bisogna finanziare chi vuole comperare anche se non può. Alla fine, noi occidentali, ci siamo riempiti di tutto, come peraltro qualcuno ha già detto in altre discussioni su questo forum, riportando l'esempio di auto che anche se hanno 10 anni vanno ancora bene ma che se fatte valutare non valgono una cicca mentre quelle nuove costano troppo. Siamo arrivati a due traguardi: 1° non possiamo più comperare perché il credito costa, perché le banche ce lo fanno pagare troppo e perché siamo già indebitati oltre misura; 2° abbiamo di tutto (auto, cellulari, tv lcd/plasma, elettrodomestici di qualsiasi tipo, internet, tv digitale/satellitare ecc. ), cosa possiamo ancora comperare ?

    A mio parere il mondo occidentale è arrivato alla saturazione: la popolazione non cresce se non per i flussi dell'immigrazione e quella che c'è invecchia, i paesi emergenti producono merce a costi più bassi anche se spesso di qualità mediocre, siamo in balia delle oscillazioni del petrolio. Dobbiamo capire che il mondo si sta evolvendo più velocemente di quello che ci sembra; Cina, India, Brasile, Russia e gli altri emergenti, unitamente al potere economico dei paesi arabi, ci stanno surclassando, o forse lo hanno già fatto. Ormai molte produzioni occidentali sono state delocalizzate in paesi a basso costo del lavoro; centinaia di migliaia di posti di lavoro "occidentali" sono spariti in questi anni, e per certi settori produttivi abbiamo completamento perso una tradizione che non recupereremo più.

    Per questi ed altri motivi, a mio parere, quella occidentale è si una crisi finanziaria, e forse in parte anche emotiva, ma è anche una crisi di un'economia che, ci piaccia o no, sta cambiando e che ci coglie impreparati.

  13. Il fattore psicologico è una plausibile concausa che spiegherebbe il forte ritiro anche in settori e segmenti (auto) dove il bacino di acquirenti è composto da persone che non hanno la minima preoccupazione di bollette, aumento del costo della vita e rincari della benzina.

    E' un bacino di utenza che dovrebbe sentire la crisi con tempi un po' più dilatati e rispondere (contraendo acquisti e spese) con alcuni mesi di ritardo.

    E invece negli ultimi 3 o 4 mesi si è ritirato tutto.

    Ecco quindi che più che un "patire la crisi", come avviene per la stragrande maggioranza del bacino di clienti, per le fasce alte e altissime c'è più un "sentire la puzza della crisi" che sembra far correre ai ripari prima di sentire davvero la morsa della crisi stessa. ;)

    Ma se si fosse ritirato tutto, allora non si venderebbe nemmeno un'auto, ed il calo sarebbe del 100% e non del 10-20% come avviene ora. Per chi non ha problemi (o crede di non averne) l'auto se la compera comunque; per chi invece comincia a risentirne, al di là del fattore psicologico, guarda in primis il proprio portafoglio e forse comincia ad avere dei dubbi: se tutto è aumentato tranne lo stipendio, come posso continuare a spendere ? E per chi teme di perdere il lavoro il problema si sta facendo veramente serio. Qui in provincia a Volargne, c'è il centro logistico di BMW Italia: una cinquantina di addetti al magazzino, che sembra, vengano messi in mobilità per far diminuire i costi con affidamento della gestione ad una cooperativa. Queste 50 famiglie si fanno influenzare o guardano la realtà ?

  14. Mi spiace, ma non concordo con gli ultimi interventi dove si attribuisce il calo degli acquisti di auto a fattori psicologici o di timore per la crisi dovuta anche al catastrofismo della stampa.

    Ci dobbiamo rendere conto che la crisi è reale e le conseguenze FORSE sono solo agli inizi.

    In questi anni si è vissuto come su un treno in corsa, dove si poteva comprare di tutto e spesso con soldi che non si avevano; c'è stata un'euforia collettiva alimentata da banche e compagnie finanziarie che sul debito hanno gonfiato gli stipendi di manager, specialisti, analisti e via dicendo. I debiti sono stati impachettati in prodotti finanziari venduti ad altre banche, e da queste rimpachettati e ceduti nuovamente a banche ed alla clientela; un giro perverso che non aveva più fine, finché qualcuno ha cominciato a non pagare più le rate dei debiti perché queste continuavano a crescere con l'aumentare dei tassi. La pentola è scoppiata, ed anche oggi, anniversario del crollo del 24.10.1929 le borse stanno crollando, imperterrite senza freno. I posti di lavoro cominciano a calare ed a mancare e non solo nei paesi stranieri: nel nostro nord-est le assunzioni sono crollate del 70% rispetto all'anno scorso. Comincia effettivamente ad esserci anche una diminuzione della capacità economica da parte dei privati, sfiancati in questi anni da aumenti di tutto.

    Recentemente mi sono capitate in mano le bollette di luce, telefono e gas della metà degli anni 80: un bimestre di corrente si aggirava in media sulle 40-60 mila lire pari a circa 20-30 euro; ora quando va bene la mia bolletta si aggira sui 120-140 euro al bimestre, ma il mio reddito non si è quintuplicato ! E potremmo fare mille altri esempi.

    Come ho già detto nella discussione sul crollo economico, temo che la festa sia finita, e che dovremmo adottare uno stile di vita diverso; come dire che se prima ci sentivamo tutti "ricchi", forse ora ci sentiremo "diversamente ricchi".

  15. Settore auto, la bufera continua fuori e dentro le piazze finanziarie

    Finanzaonline.com - 24.10.08/11:04

    Non arrivano segnali di ripresa dal mercato automobilistico mondiale. Anzi, il bilancio della crisi che sta colpendo l'industria delle quattro ruote peggiora di mese in mese. A confermare l'aggravarsi dello stato di salute di questo settore una raffica di "bad news" giunte dall'Europa tra ieri e oggi, che allontanano la speranza di una anche "timida" ripresa nel breve-medio termine.

    Che la tensione sia alle stelle per il mondo auto lo dimostrano anche le performance in Borsa: in questo momento il Dj euro stoxx auto accusa un calo pari al 9,71 (il saldo da inizio anno è pari a circa -52%), con i principali titoli del comparto in profondo rosso. Tra le peggiori del comparto spiccano le francesi Renault e Peugeot rispettivamente in contrazione del 14,18% e del 13,50%. Lettera anche su Daimler che perde il 10,73%.

    Dopo il profit warning lanciato nella seduta di ieri dalla tedesca Daimler, che ha abbassato le previsioni per l'intero 2008 e ha annunciato la sospensione del piano di buy back, a mercato chiuso, sono arrivati i risultati trimestrali da Renault. Anche la casa automobilistica transalpina ha corretto al ribasso guidance 2008 sulle aspettative di un rallentamento della domanda di auto a livello internazionale. Le nuove stime per l'anno in corso vedono il margine operativo tra il 2,5% ed il 3% rispetto al 4,5% della precedente guidance.

    Ma le cattive notizie per il gigante d'oltralpe dell'auto non finiscono qui. Si è diffusa questa mattina la notizia secondo cui Renault ha intenzione di chiudere quasi tutti i suoi impianti in Francia per una o due settimane a partire dalla prossima. Lo ha reso noto Fabien Gache, membro del sindacato Confederazione sindacale internazionale, confermando una notizia anticipata dal Figaro.

    Rimanendo sempre in territorio francese si apprende che anche il gruppo PSA-Peugeot Citroen, il secondo produttore di automobili in Europa, ha deciso di tagliare i suoi obiettivi di vendita e di utili per l'esercizio fiscale in corso dopo aver accusato nel terzo trimestre un calo dei ricavi del 5,2% a causa del rallentamento dell'intero mercato delle quattro ruote. I ricavi sono calati a 13,3 milioni di euro dai precedenti 14 milioni riportati nel medesimo periodo un anno fa. Peugeot ha così fatto sapere che il profitto operativo per il 2008 ammonterà all'1,3% dei ricavi, abbandonando il precedente obiettivo del 3,5%.

    La crisi finanziaria globale frena anche la svedese Volvo. Dopo un primo e secondo trimestre di vendite e utili in crescita, uno dei maggiori produttori di mezzi pesanti, ha comunicato che i ricavi nel terzo trimestre sono calati più di quanto previsto. L'utile netto è precipitato a 1,98 miliardi di corone svedesi, in calo da 3,12 miliardi dello stesso periodo. Alla luce della debolezza del mercato europeo, Volvo si attende che il mercato dei mezzi pesanti cresca solo dello 0-5% nel 2008.

  16. Ieri ne ho viste 5, tutte in movimento; non c'è che dire, è bella ed anche il posteriore si fa ammirare, e soprattutto nel colore nero fa girare un pò la testa a tutti. Ben piantata a terra ha una linea che sfugge via velocemente. Ne ho vista una in coda con dietro una Croma e non c'è confronto. Credo che Delta sia l'auto che più di ogni altra stia dando del filo da torcere a Bravo.

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