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Albizzie

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  1. parlare di z2 vuol dire "scontrarsi" con un certo Moderatore Albizzie...... il topic è BMW Sr 1 3P
  2. ax, a me lo vieni dire? però un conto una cosa è pensarla, intuirla, un conto è scriverla con tanta sicurezza e in senso negativo del termine.
  3. ax, se ne senti la mancanza mandagli un bel pvt.
  4. Albizzie

    330xd

    accertata la completa inutilità di questo topic lo chiudiamo. ah, ricordo che per eventuali confronti 330xd e brera la seizone non è questa. qui si parla di BMW e basta.
  5. a me non risulta. prima di dare giudizi affrettati, un po' di cautela non guasterebbe. (a meno che tu non abbia altro da dirci al riguardo )
  6. vi ricordo che qui si parla di BMW Sr 1 3P
  7. anche per me si tratta di una distinzione auto/concesionarie. su queste ultime un marchio più moderno e più semplice potrebbe essere utile. quello che mi perplime, è vedere il sito di fiat oppure le pubblicità senza nessun marchio, solo la scritta stilizzata FIAT.
  8. no comment. torniamo in topic, please.
  9. solo per puntualizzare, il rispetto delle opinioni altrui: vaneggiare Fonetica:[va-neg-già-re] Etimologia: Deriv. di vano agg Definizione: v. intr. [io vanéggio ecc. ; aus. avere] 1 pensare o dire cose prive di senso, assurde; parlare in modo sconnesso, farneticare: ma tu stai vaneggiando!; la febbre lo fa vaneggiare 2 (lett.) vagare con la mente, fantasticare per il resto con fulvio puoi parlaci tu, che sei in confidenza.
  10. e tu che ne sai che ha preso 5 punti? e visto che per te sono pochi, quanti ne dovrebbe prendere uno che dice all'altro di 'vaneggiare'? quanti ne dovrebbe prendere uno che dice algli altri 'di riempire il forum di cagate? quanti ne dovrebbe prendere uno che dice algli altri 'le stupidate sono tue e di"? no, così. tanto per darsi una regolata.
  11. SI PUO' TORNARE A PARLARE DI BRERA????
  12. ma la sostituzione della twingo era prevista per il prossimo anno, o no?
  13. Il commento di beppe severgnini Un giornale senza pregiudizi che non farà sconti a nessuno Se sapete l'inglese, e volete arrabbiarvi, leggete il «survey» dell'Economist sull'Italia, che esce oggi. Vi arrabbierete se siete patriottici, perché il giudizio sullo stato di salute del Paese è impietoso. Vi arrabbierete se siete critici con l'Italia, perché troverete confermati i vostri peggiori sospetti. Vi arrabbierete se siete di centrodestra, perché Silvio Berlusconi e il suo lungo governo escono con le ossa rotte. Vi arrabbierete se siete di centrosinistra, perché una vittoria dell'Unione nel 2006 non viene giudicata una panacea. Anzi. Copio, incollo e traduco: «Anche se vince, Mr Prodi troverà difficile introdurre le riforme di cui l'Italia ha bisogno — anche perché la sua coalizione abbraccia non meno di nove partiti, parecchi dei quali saranno d'ostacolo al cambiamento». Qualche pagina dopo: «In verità, nessuno dei due maggiori raggruppamenti della politica italiana offre molte speranze a quanti sono convinti che il Paese abbia bisogno di radicali (e dolorose) riforme». Che dire? Questo, forse. La migliore stampa estera non fa politica in Italia: la guarda (e poi, di solito, scuote la testa). I nostri rappresentanti sostengono il contrario, e liquidano le opinioni dei giornalisti stranieri come irrilevanti e faziose. Salvo poi usare commenti, articoli, paragrafi e singole affermazioni per colpire l'avversario. Ecco perché questo «survey» non piacerà a nessuno: perché non si presta a essere usato selettivamente. La dirigenza politica — tutta quanta — viene descritta rassegnata o complice. Queste le parole del primo sommario: «Con tutte le sue attrattive, l'Italia è avviata verso lungo, lento declino. Invertire questa tendenza richiede più coraggio di quanto ne abbiano i leader attuali». I «surveys» sono gli unici pezzi dell'Economist a essere firmati. All'Italia si sono dedicati John Andrews (1993), Matthew Bishop (1997), Xan Smiley (2001) e — quest'anno — John Peet. Prima, durante e dopo i miei di corrispondenza dall'Italia per il settimanale, ho cercato di dar loro una mano. Vi posso assicurare che quei colleghi arrivano senza tesi predefinite — anche se alcuni, in Italia, sono convinti del contrario — e ripartono dopo un paio di mesi con lo stesso preoccupato giudizio: il Paese ha grande possibilità, ma scarse prospettive, a meno che accetti cambiamenti radicali e dolorosi. Ma, come sappiamo, non ne ha alcuna intenzione. L'opinione sui due leader che s'affronteranno nel 2006 non è più incoraggiante. Silvio Berlusconi, giudicato «inadatto a guidare l'Italia» in una celebre copertina del 2001, resta, agli occhi dell'Economist, inadatto, e per di più irresponsabile: «Quando un primo ministro attacca i magistrati del suo Paese come cospiratori di sinistra, approva leggi che aiutano i suoi interessi e concede ripetuti condoni a persone che evadono le tasse e ignorano le norme urbanistiche, manda un messaggio al cittadino medio: fregatene delle regole». E Romano Prodi? Il giudizio è meno duro, ma non trasuda ottimismo: «L'attuale opposizione rappresenterebbe un miglioramento? Di certo incoraggerebbe la gente a essere più rispettosa della legge, sebbene anche Mr Prodi sia stato sfiorato dagli scandali. Certo c'è qualcosa di scoraggiante nel fatto che gli italiani in aprile si ritroveranno la stessa scelta di dieci anni prima, tra due candidati che hanno quasi settant'anni. Mr Prodi dice molte cose giuste sulla necessità di introdurre concorrenza e liberalizzazione, ma è dura chiamarlo un liberale e un riformista. Oltretutto, come Mr Berlusconi, sarà ostaggio di altri partiti della sua coalizione». Conclusione del «survey»: «Nel breve periodo ci sono buone ragioni per essere ansiosi per l'Italia». Vien da dire: se si preoccupa l'Economist, che è inglese, figuriamoci noi. 25 novembre 2005
  14. Albizzie

    Visti da fuori

    Bocciatura preventiva per l’Unione Dall’Economist voti bassi al governo Tra i ministri salvati Moratti, Martino e La Malfa. «Pannella uno dei pochi liberali» MILANO - L’Italia resta in una fase di «lungo e lento declino». Le cose da fare sono ancora molte. In cinque anni per The Economist è cambiato poco. «Avevamo detto che Berlusconi era inadeguato per guidare il Paese, e oggi lo confermiamo. Le cose non sono molto diverse». Il giudizio del settimanale britannico sullo stato di salute dell’economia del Paese è impietoso, e non lascia spazio all’ottimismo. «Addio, Dolce Vita», così l’Economist ha titolato l’analisi sull’Italia, in cui mette in luce le troppe lacune del governo nella gestione della finanza pubblica, nelle riforme, nel processo di liberalizzazione del mercato. Ritardi che non hanno giustificazione: «Tremonti - scrive l’ Economist - aveva dato la colpa della debolezza dell’economia all’11 settembre. Adesso che è tornato a guidare il ministero dell’Economia la colpa è dell’euro e della Cina». Il settimanale non se la prende solo con il governo Berlusconi. Anche Romano Prodi potrebbe risultare «unfitted» per guidare l’Italia. «Se riuscirà a vincere - spiega John Peet, responsabile delle analisi sull’Europa e autore del survey -, Prodi troverà difficile introdurre riforme. La sua coalizione abbraccia nove partiti, alcuni dei quali ostacoleranno ogni cambiamento». La verità per Peet è che nessuno dei due grandi raggruppamenti della politica «offre molte speranze a quelli che credono che il Paese abbia bisogno di grandi e dolorose riforme». E allora l’Italia rischia di fare la fine di Venezia, «rimasta seduta troppo a lungo sui successi del passato, e oggi è poco più che un’attrazione turistica». L’Economist riconosce tuttavia che alcune cose positive sono state fatte. Il governo, scrive, è stato «coraggioso» nella riforma delle pensioni e del mercato del lavoro. Anche università e ricerca hanno fatto passi avanti. In politica estera, aggiunge, l’opera del governo può essere considerata come un successo. Salva dunque Roberto Maroni (al quale però non risparmia critiche per aver proposto l’uscita dell’Italia dall’euro), Letizia Moratti e soprattutto Gianfranco Fini: «Un uomo da tenere d’occhio». Il ministro degli Esteri, per l’ Economist , è il più probabile successore di Berlusconi se il centrodestra dovesse perdere le elezioni: «Casini è un candidato possibile ma per la leadership è più plausibile Fini». L’unico leader più popolare del presidente di An, riconosce Peet nella sua analisi, è Walter Veltroni, «figura di rilievo nazionale» e «sindaco di successo a Roma». Al di là dei progressi fatti, resta comunque il nodo delle mancate riforme. Peet ha notato positivamente l’impegno di «Giorgio La Malfa con il piano di Lisbona» per rilanciare l’economia e accelerare le liberalizzazioni. A La Malfa riconosce inoltre di essere alla guida di uno dei pochi partiti liberali, sebbene molto piccolo. Ci sono anche i Radicali di Pannella, prosegue l’ Economist , segnalando tuttavia che non sono presenti in Parlamento. Per ripartire «serve un accordo di programma tra le coalizioni» ha suggerito l’ex commissario Ue Mario Monti, intervenuto ieri alla presentazione del survey . La foto dell’Economist , ha riconosciuto il presidente di Telecom, Marco Tronchetti Provera, «è corretta. Ma ora guardiamo avanti. L’Italia sta recuperando credibilità all’estero e sul fronte delle riforme vedo segnali incoraggianti». Credibilità che, tuttavia, secondo Peet ha avuto una decisa battuta d’arresto per le vicende delle Opa bancarie: «Fazio ha fatto a pezzi la credibilità di Bankitalia, una delle poche istituzioni affidabili del Paese». Anche se, ha fatto notare ieri il presidente del San Paolo Imi, Enrico Salza «l’ Economist riconosce un’evoluzione positiva del sistema bancario». Federico De Rosa 25 novembre 2005 corriere.it
  15. Albizzie

    H3G e sblocco telefonini

    SBLOCCO ABUSIVO VIDEOFONINI H3G: 94 PERQUISIZIONI BARI La Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bari ha eseguito su tutto il territorio nazionale 94 perquisizioni domiciliari a carico di altrettante persone residenti in varie regioni italiane, per accesso abusivo a sistemi informatici, detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi telematici, e violazione delle norme in materia di tutela del diritto d'autore. L'operazione ha per oggetto lo sblocco abusivo della funzione 'Operator Lock' attuata sui videofonini H3G. Gli investigatori della Polizia Postale hanno scoperto il sito web che forniva ai navigatori le indicazioni per compiere la transazione economica attraverso le ricariche del circuito 'postepay'. Ulteriori dettagli saranno resi noti nel corso della conferenza stampa che si terra' alle 11.00 presso il Compartimento della Polizia Postale di Bari. repubblica.it
  16. tu, che ammiri qualcosa dei francesi??? e cmq di certe frasi, nostrani o no, personalmente ne farei a meno.... ma io so' vecchio e palloso
  17. tanto qui ogni scusa è buona per incioccarsi. cmq sabato già incontrerete la squadra del tuo amato...
  18. ax e wilhelm, non capsico come vogliate scherzare su queste cose. se al contrario lo dite sul serio, c'è poco da scrivere e parlare. in asia, in sudamerica, i sindacati non hanno certo i diritti, e se vogliamo anche lo strapotere, che conosciamo qui in italia. annualmente vengono uccisi, torturati e arrestati, migliaia di sindacalisti in tutto il mondo. quindi, per rispetto di queste persone, vi invito a riflettere prima di farci sopra 2 facili risate.
  19. ma che collina fosse laziale si intuiva o meglio lo avevo già letto da qualche parte, ora se ne ha la certezza. dici che già nel 2000 la lazio fosse vicino al baratro? può essere. benchè sia io il primo a dire che nel calcio di pulito ci sia poco, ritardare una partita di un'ora nella speranza che qualcuno si acCalori e segni, mi sembra azzardato. piuttosto hai letto le dichiarazioni del buon peruzzi?
  20. sicuro? se non è catalogata superstrada segnalata con appositi segnali stradali, non mi risulta.
  21. quoto betha anche io. per quanto anche j-gian ha ragione. ma se non erro sulla tempra-dedra il tergi posteriore costava sulle 350.000 lire dell'epoca: ci credo che riscosse poco successo.
  22. forse con google earth, la girerà meglio
  23. di qualità del cioccolato se ne è parlato qui: http://www.autopareri.com/forum/showthread.php?p=302769#post302769 lasciamo questo topic per i boicottaggi e multinazionali in genere.
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