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V6 Busso

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Risposte pubblicato da V6 Busso

  1. Aggiungo qualcosa ai consigli già postati.

    Cara Elisa, non per offenderti, ma adesso come adesso la tua insicurezza ti rende un pericolo per te stessa e per gli altri ed un intralcio alla circolazione, dunque condivido il consiglio di esercitarti per un po' in un piazzale deserto per poterti allenare in sicurezza e tranquillità; per ora, se ti è possibile, è meglio se usi la bicicletta o i mezzi pubblici ;).

    - Cura la posizione di guida: niente tacchi, sedile in posizione tale da poter premere comodamente i pedali, volante impugnato alle 9:15 (fa' conto che sia un orologio) con i pollici poggiati sulle razze orizzontali (v. foto sotto), specchietti (tutti e 3) ben regolati, tappetini ben distesi (altrimenti potrebbero interferire coi piedi o coi pedali).

    posizionemani.jpg

    In marcia il piede destro deve poggiare sul pavimento col tallone e ruotare su di esso senza sollevarsi per azionare il freno o l'acceleratore; il piede sinistro invece va spostato alzandolo dal pavimento: quando aziona la frizione non deve poggiare sul pavimento, e negli altri momenti va poggiato sull'apposito spazio a sinistra della frizione.

    - La frizione va usata soltanto nelle cambiate, nelle partenze da fermo e in frenata quando si è quasi fermi; va usata on/off (tutta premuta o tutta rilasciata) e parzializzata solo nelle partenze da fermo per addolcirle e non far spegnere il motore. Tieni conto che la frizione si usura molto quando è parzializzata, e in marcia va tenuta rilasciata e senza poggiarci sopra il piede, altrimenti slitta un pochino e tende a surriscaldarsi e ad usurarsi in fretta ;).

    - La difficoltà nelle cambiate potrebbe essere dovuta ad una posizione di guida troppo avanzata e di conseguenza a movimenti un po' diagonali della mano: la leva del cambio si usa con movimenti orizzontali o verticali, non obliqui, come riportato nello schema presente sul pomello:

    images?q=tbn:ANd9GcTx_sL9EDgn_BD32uIo2PCIFR5TpJsfLWlY59TDGE-XfhmDGopTIrUTPaOxzA

    Anche qui ti suggerisco di allenarti in parcheggio.

    - Occorre guardare sempre lontano per poter reagire per tempo ad un rallentamento improvviso del traffico. La frenata di emergenza si esegue premendo a fondo la frizione e frenando con forza: se l'auto ha l'ABS si frena con tutta la forza, se invece non c'è l'ABS bisogna frenare forte ma dosando la forza per non far bloccare le ruote (altrimenti si perde il controllo dell'auto). La frenata normale invece si affronta frenando dolcemente e premendo la frizione solo durante le cambiate per sfruttare il freno motore: ad esempio, se freni da 90 km/h in quinta marcia, freni dolcemente un po' e poi scali le marce continuando a frenare e premendo la frizione solo mentre scali e un attimo prima di fermarti.

    - Le curve si affrontano così: si frena prima (usando la frizione solo durante le cambiate ;)) per poter entrare in curva con la velocità giusta e la marcia giusta, senza frenare e senza frizione; a metà curva si incomincia a riaccelerare dolcemente per poi riaccelerare di più quando il volante è raddrizzato. Durante la percorrenza della curva il piede sinistro deve poggiare saldamente sullo spazio apposito (a sinistra della frizione) e ci si "puntella" su di esso.

  2. caspita...mica male... secondo voi anche su un modello da ordinare gli sconti saranno molto elevati?

    no perche devo cambiare auto e pensavo ad una Punto evo...ma forse quasi quasi conviene una Bravo, con due lirette in piu faccio il salto di categoria

    Non abbiamo fatto preventivi per una Bravo nuova da ordinare, quindi non ti so dire che sconti facciano, ma di sicuro sono sostanziosi: la Bravo, purtroppo, si vende a fatica, ma sono soldi spesi bene.

  3. Per i tagliandi contano sia gli anni sia i kilometri.

    La Bravo 1.6 multijet prevede i tagliandi ogni 35.000 km o 2 anni (posso sbagliare, verifica sul libretto Uso e manutenzione), conta il traguardo che raggiungi prima: se a novembre 2012 (2 anni di vita) l'auto non avrà raggiunto i 35.000 km andrà comunque tagliandata; se i 35.000 km li raggiungi a settembre 2012 andrà tagliandata a settembre 2012 ;).

    Se viaggi molto in città o in zone polverose sarà bene anticipare un po' il tagliando.

    Sulle auto con filtro antiparticolato (la tua ce l'ha) può capitare che il computer di bordo chieda la sostituzione dell'olio prima di 2 anni o 35.000 km: in tal caso bisognerà cambiare subito l'olio, mentre per i filtri puoi aspettare il tagliando.

  4. i.de.a institute è stata rifondata completamente dal punto di vista dello stile, nuovo capo dello stile, nuovi designer...

    cmq cambiato il capo del marchio (francois al posto di formica) la punto è stata cassata (per fortuna) ed ora si riprende a disegnarla..si è tornati (per la fase di advance) a chiedere consulenza ai CS esterni

  5. La fascetta va fissata nella posizione prevista dalla mascherina che dovrà coprire la zona vuota attorno alla radio. Se però la fascetta non si fissa alla plancia in quella posizione allora bisogna acquistare il telaio adatto alla Corsa e usarlo al posto della fascetta.

    Dalla plancia dovrebbero uscire 3 cavi:

    - cavo coassiale (antenna);

    - 2 prese iso maschio (a volte sono accoppiate) con 8 pin (morsetti) ciascuna: una serve per l'alimentazione (e può non avere tutti gli 8 pin), l'altra per mandare l'audio alle casse (e deve avere tutti gli 8 pin).

    La presa cubica è compatibile con la radio? Se non lo è occorre acquistare un adattatore.

  6. Se le cose stanno così, credo che abbia ragione tu: il bollo pagato a marzo 2011 era di 11 mesi (da febbraio a dicembre), dunque va pagato nel gennaio 2012.

    Ho provato il sito dell'Agenzia delle Entrate con 3 automobili di famiglia: in tutti i casi comunica il termine di pagamento del bollo già scaduto nel 2011, ma non il termine del prossimo bollo (ancora valido): ne deduco (magari sbaglio) che quel sito calcola il termine di pagamento del bollo già scaduto, dunque oggi ti comunica la scadenza del primo bollo (marzo 2011), mentre dall'1 gennaio 2012 dovrebbe comunicare la scadenza corretta per pagare il secondo bollo (31/01/2012).

  7. Grazie del tuo aiuto!

    Quindi praticamente devo solo andare in un negozio e comprare un telaio da 1 DIN e la mascherina; e poi sono pronto per montare tutto?

    Perché nel manuale nella parte "Installazione" parla di tante cose: montaggio DIN anteriore, montaggio DIN posteriore, rimozione dell'unità... (vi allego la foto)

    Sopratutto non capisco:

    - nel punto 2 del "Montaggio DIN anteriore" cosa significa "Assicurare la fascetta di montaggio utilizzando un cacciavite per piegare le linguette metalliche (90°) in posizione"? Io ho notato di avere la radio alloggiata gia all'interno della "Fascietta di montaggio" (come lo chiama il manuale); e ho provato a sfilarla ma penso sia ben incastrata.

    - nel punto 3 del "Montaggio DIN anteriore" cosa significa quella illustrazione? Io nel mia scatola non avevo nessuno di quei pezzi li per "installare l'unità come illustrata"

    - nel punto 1 del "Montaggio DIN superiore" a quali fori e a che staffa si riferisce?

    - nel punto 2 del "Montaggio DIN superiore" a quali viti si riferisce?

  8. Oltre al solito "Discoverde" (discovery) che voleva mio zio, ma che poi non ha preso passando a una "MENOvolume" perchè deve caricare, stamattina è toccato a mia madre... dialogo delle otto di mattina in auto:

    ma:" ma XXX e YYY (due amici di famiglia) han preso la macchina nuova?"

    io :"si, una cmax"

    ma:" cimas? e cos'è"

    io:" una MENOvolume della ford"

    ma:"ah.. e l'altra, non era nuova? Mica han bocciato?"

    io:"ma quale"

    ma:"l'altra.. il pollaio"

    io:"che? :shock: ah ok, la juke..:disp2::lol: no ce l'hanno ancora.."

    traduzione per le genti civili: juke si pronuncia più o meno "gìuc" che in piemontese vuol dir pollaio :mrgreen:

    in veneto credo si potrebbe chiamare "nissan caponaro":mrgreen:

  9. Siete uno spasso :lol::lol:!!!

    Grande EC: così si smerdano le figlie di papà (la solita Memole??) con la puzza sotto al naso!!! :agree::agree:

    PaolinoV6TB mitico come sempre!!! :idol:

    A me 'sta mania di "inglesizzare" (male) le sigle è sempre stata sui OO, un modo sempliciotto e anche pacchiano di tirarsela. Ecco le mie pronunce:

    GTI: gi ti i

    TDI: ti di i

    HDi: acca di i

    JTD: gei ti di

    TCT: ti ci ti :si:

    Omega: omèga (dovrei consultare l'alfabeto greco)

    Kadett: càdett

    BMW X1/X3/X5/X6: biemmevù ics uno/ics tre/ics cinque/ics sei

    SEC: sec (tiè :P)

    Ibiza: ibìza, al massimo "ibìtha" (alla spagnola) per tirarmela

    Bluetooth: blutùt, talvolta blutùuth (pronuncia corretta); mio fratello - che non ce l'ha - dice che la sua auto ha il "blugnént" :lol:.

    Benetton: benettòn (e non l'odioso bèènetton: è un cognome veneto!!)

    Impala: no grazie :razz::mrgreen:.

    Mokka: a tua sorella :§

  10. Apro (in ritardo) questo topic per un omaggio al giornalista e scrittore Giorgio Bocca, scomparso a 91 anni il 25 dicembre scorso nella sua casa di Milano.

    Con lui scompare uno dei grandi vecchi del giornalismo italiano, una penna controcorrente, profonda, ma anche aspra ed ultimamente ancora più amara e rassegnata.

    Riporto un articolo di Massimo Fini che ne fa un ritratto nient'affatto retorico.

    I miei dialoghi con Giorgio

    Passione civile e debolezze

    Ho frequentato abitualmente Giorgio Bocca nei primi anni Ottanta. Umberto Brunetti, direttore di Prima Comunicazione, si era inventato una rubrica, ‘ Dialoghi sull’informazione’, affidando il ruolo del protagonista a Bocca che era allora, assieme a Montanelli e Biagi, uno dei principi del giornalismo italiano. Ci voleva però uno sparring-partner. Bocca io l’avevo conosciuto nei primi mesi di Repubblica e, nonostante il quarto di secolo che ci divideva, fra noi era nata una simpatia istintiva. Così mi aveva indicato a Brunetti come spalla.

    Naturalmente, nella coppia, lo spazio del prim’attore spettava a lui, io avevo la parte del cretino dei fratelli De Rege, dovevo porgergli la battuta, però ci mettevo anche qualcosa di mio e i ‘ Dialoghi ’ ebbero un notevole successo. Un piccolo imprenditore, Cariaggi, più noto peraltro per essere il marito di Lara Saint Paul, ci propose di riprendere la formula in una di quelle radio locali che allora stavano nascendo come funghi. Arrivavo la mattina presto a casa di Bocca, in via Bagutta 12, e lo trovavo spesso indaffarato a mettere insieme dei ritagli pescati chissà dove. “Cosa stai facendo, Giorgio?”. “Una voce di enciclopedia”. “Hai tempo da perdere per queste cose?”. “Ma, sai, mi danno centomila lire” e calcava la voce sul ‘ centomila’. Anche se eravamo nei primi Ottanta una cifra del genere, non era gran cosa, tantomeno per uno come lui che prendeva uno stipendio da Repubblica e un altro dall’Espresso.

    Non era propriamente avidità o taccagneria, piuttosto un sacro rispetto per il denaro. Non dimenticava di essere figlio della maestrina di Cuneo e questo rapporto col denaro, come forma di rassicurazione e conferma tangibile del suo successo, lo seguirà per tutta la vita. Quando uscivamo dagli studi della radio lui si infilava in una misteriosa porticina. Io dovevo attenderlo fuori. Ci rimaneva cinque minuti, poi saliva sulla mia macchina e lo riportavo a casa. Una volta, mentre guidavo, non resistendo più alla curiosità, gli chiesi: “Che vai a fare in quel bugigattolo?”. “Prendo i soldi, subito, cash. Con quella gente non c’è mai da fidarsi”.

    In un’altra occasione eravamo a cena a casa sua. Lui era a capotavola, io sedevo alla sua destra. Uno dei suoi figli si era sposato da poco. A un certo punto avvicinò il suo viso al mio e coprendosi a metà la bocca con la mano per non farsi sentire dalla Giacomoni, la moglie, mi sussurrò: “Sai, questo matrimonio mi è costato 10 milioni”. E calcò la voce sui ‘ milioni’. In questi casi c’era in lui qualcosa di infantile, quasi di birichino, come se l’avesse fatta grossa a sua madre, che muoveva a tenerezza. Una delle ultime volte che sono stato da lui mi raccontò che era andato a trovare Pericoli che si era ritirato in Umbria. Naturalmente non guidava più e nemmeno Silvia. Avevano dovuto prendere una macchina con autista. “Sai, io non sono abituato a queste cifre…”. Ma questa volta il tono era amaro, come si sentisse tagliato fuori dal mondo. “Il telefono non squilla più”, aggiunse poco dopo.

    In questa storia del rapporto col denaro sta anche, insieme con una buona dose di masochismo, la fascinazione che provava per i ricchi. Lo lusingava essere invitato a cena a casa dei Pirelli, dei Brion, della Crespi. Ma si annoiava a morte. Inoltre, com’è noto, la mensa dei ricchi, con la scusa della dieta, è sempre molto magra mentre a lui, da buon contadino che aveva nella memoria tempi di vacche magre, piaceva mangiare e bere (ma una volta Leopoldo Pirelli fu scoperto in cucina che si strafogava, di nascosto, un pollo, mentre ai suoi ospiti aveva fatto servire delle insalatine insaporite da qualche salsa). “Perché ci vai, Giorgio?”. “Ma, sai, i Pirelli, i Brion…”. “Ma tu sei molto più importante di qualsiasi Brion o Pirelli o Crespi”.

    Giorgio Bocca non si è mai reso conto appieno del ruolo che ha avuto per più di mezzo secolo nella vita intellettuale italiana. Psicologicamente era rimasto un provinciale, come ha scritto in uno dei suoi libri più belli (l’altro è la splendida e coraggiosa biografia di Togliatti). Il culmine del masochismo lo raggiungeva quando accettava l’invito che Giulia Maria Crespi faceva ogni anno ad alcuni importanti personaggi nella sua tenuta della Zelata, sul Ticino. La sadica ‘ zarina ’ costringeva gli uomini, quasi tutti in età, a una regata agonistica sul fiume. Lui ne tornava distrutto e furioso. “Perché ci vai, Giorgio?”. “Ma, sai, la Crespi…”.

    Quando facevamo i ‘ Dialoghi sull’informazione ’ si teneva piuttosto cauto su Repubblica e l’Espresso, i giornali per cui lavorava. Ma una volta, non potendone più, si lasciò andare a delle dure critiche su Zanetti, il direttore dell’Espresso. Io riportai tutto, diligentemente. Alle 6 di mattina di qualche giorno dopo squillò il telefono di casa mia. “Ma che cazzo hai scritto?”. “Ma, veramente, quello che mi hai detto tu” balbettai insonnolito “e non a tavola, ma davanti al registratore mentre facevamo i ‘ Dialoghi’. Eppoi è la verità”. “Se tu alla tua età non hai ancora capito che non si può sempre scrivere la verità, sei un cretino”. E buttò giù la cornetta. Quella frase, detta da uno dei più coraggiosi giornalisti italiani, mi colpì. Il fatto era che Zanetti, per punizione, quella settimana gli aveva fatto saltare la rubrica. Ma mi perdonò quasi subito e i ‘ Dialoghi ’ continuarono regolarmente.

    Bocca era un uomo ruvido, di poche parole, sbrigativo. In questo un cuneese purosangue. Ma la ruvidezza, come spesso accade, mascherava un’intima timidezza e anche una fragilità emotiva che contrastava con la sua figura di uomo solido, anche fisicamente (al Giorno quando c’era da fare un servizio faticoso, Rozzoni diceva: “Mandiamoci Bocca, che è robusto”). Un capodanno ero ospite dei Bocca a La Salle, sopra Courmayeur, assieme alla mia giovane moglie. Verso mezzanotte arrivò un’allegra comitiva non si sa bene invitata da chi. Fra i nuovi arrivati c’era una donna sulla quarantina, sciapa, che diceva di essere un’editrice. Chiese al padrone di casa che lavoro facesse. Bocca, lì per lì, si incazzò di brutto. “Ma come, vieni a casa mia, dici di essere un’editrice e non sai nemmeno chi sono”. Non mi ricordo che cosa rispose la cretina. Giorgio si alzò e sparì nelle stanze interne. Dopo un po’ andai a cercarlo. Si stava ubriacando d iwhisky. Non aveva retto che una squinzia qualsiasi, una stronzetta di cui poteva tranquillamente impiparsi, non lo avesse riconosciuto. Ci mettemmo a giocare a biliardo.

    Quando ci capitava di camminare insieme per le strade intorno a via Bagutta, Bocca, ogni tanto, abbaiava. “Che fai, Giorgio?”. “Scarico la tensione, me lo ha consigliato il medico”. Non l’ho mai visto veramente disteso. “La mattina, quando mi alzo, mi prende l’angoscia: penso che non riuscirò a fare tutto quello che devo fare. Ma poi quando arriva la sera mi accorgo di avere fatto tutto”.

    Con Montanelli si poteva parlare di tutto. Era un uomo completo. Con Biagi solo di giornalismo, era chiuso nella dimensione del cronista, in un modo quasi disumano. Bocca riluttava molto ad aprire la botola esistenziale, ma se lo si stuzzicava – e io lo facevo spesso, perché a me questo solo interessa – non si tirava indietro. Però sempre nel suo modo concreto, pragmatico, realista, privo di qualsiasi sentimentalismo. Un giorno mi disse: “Sai, ho capito che dopo una certa età se vuoi l’affetto devi pagartelo”. Intendeva proprio affetto, non il sesso (di questo mi aveva detto, tempo addietro: “Alla fine la fatica diventa maggiore del piacere e lasci perdere”). Io che avevo allora quarant’anni e stavo con una donna bella e affascinante (‘ la morona ’ come la chiamava lui, affettuosamente) inorridivo. Mi sembrava un atteggiamento troppocinico. Ora che ho l’età che lui aveva allora so che aveva ragione.

    In realtà Bocca non era un cinico, era, al contrario, come ha scritto lui stesso di sé, in uno degli ultimi articoli, mettendosi al confronto con Berlusconi, “un cuor tenero pronto ai cedimenti”. Ma aveva il coraggio di guardare in faccia le cose per quelle che sono. Che è stata anche la sua fortuna di giornalista. Le mie tesi antimoderniste non le prendeva sul serio. “Tu sei un poeta, un pazzo. Poche balle, qui c’è da competere col Giappone” (allora il ‘ pericolo giallo ’ veniva dal Sol Levante).

    Negli ultimi anni, se posso permettermi di dirlo, le sue posizioni si erano avvicinate parecchio alle mie. Ma non mi nominava mai. E io gli scrivevodei bigliettini risentiti. Ma quando pubblicai ‘ Ragazzo. Storia di una vecchiaia ’ scrisse sull’Espresso: “Una lettura affascinante. Il ‘ragazzo ’ mi spiega con fraterna sincerità cosa sono oggi”. Sulla pagina era rimasto lucido. Nella rubrica che manteneva sull’Espresso, ‘L’antitaliano’, raramente perdeva un colpo. Dietro l’opinionista, l’intellettuale, si sentiva sempre l’esperienza del grande inviato. Con le dita anchilosate dall’artrite batteva a fatica sui tasti del computer che aveva imparato a usare con grande sforzo, ma a differenza di Montanellio, di Biagi odi Feltri, aveva imparato, spinto dal suo doverismo masochista, ma anche dall’umiltà del grande professionista.

    Sul lavoro non ci ha mai mollato. Ma fisicamente, negli ultimi anni, era invece crollato. Bocca ‘ il robusto ’ era diventato un omino mingherlino, fragilissimo, che si sarebbe potuto spazzar via con un soffio. Credo che non gli abbia giovato il trasferimento dalla storica abitazione di via Bagutta a via De Grassi. In via Bagutta poteva ancora uscire, entrare in qualche negozio, avere una parvenza di vita sociale. La De Grassi è una lunga strada privata dove ci sono solo lussuose abitazioni. Un tragitto ormai improponibile per lui. Era diventato un recluso. L’ultima volta che l’ho incontrato è stato all’inizio della scorsa estate, a colazione a casa sua, con Silvia Giacomoni. Era vigile, attento, ma si stancava presto e preferiva far parlare noi. Così la conversazione l’abbiamo sostenuta soprattutto Silvia ed io che un tempo ci detestavamo cordialmente. Ma la vecchiaia ci aveva ammorbiditi entrambi. Un segno della senilità di Bocca era che disprezzava in blocco il giornalismo italiano di oggi. “Possibile, Giorgio, che non ti piaccia nessuno dei nostri colleghi?”. “No”. “Nemmeno Travaglio?”. “Non si può scrivere un pezzo al giorno, non è professionale”.

    Allora ho spostato il discorso sul passato. “E di Montanelli che pensi?”. “Montanelli ed io siamo stati spesso accomunati, ma in realtà non c’entriamo niente l’uno con l’altro. Ciò che gli invidio è il giro di frase elegante, la battuta, ma non penso che fosse un uomo profondo”. In quel pomeriggio luminoso, troppo luminoso, d’inizio estate, tutti e tre ci rendevamo perfettamente conto, anche per quel sole spavaldo fatto per altre età, di essere dei sopravvissuti. Bocca si è alzato per congedarsi. Gli ho chiesto: “Giorgio, hai 90 anni, che pensi della tua vita?”. “Penso che, tutto considerato mi è andata bene” è stata la risposta.

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/27/i-miei-dialoghi-con-giorgio-passione-civile-e-debolezze/180048/

    Addio Giorgio, RIP :(.

  11. Grazie di cuore a tutti quanti per gli auguri e i presenti !

    V6 Busso, ma quella là (sulla sinistra) mi sa che ci mangia in un boccone, con quello sguardo...

    Grazie per la foto Ario, quella modella ha davvero un sorriso dolcissimo (:D)

  12. [...]

    "Ip-zerodieci" (dove stava lo "zero" boh.... ipsilon diventava Ip-zero....), la "Lisson" (mia zia), la "Sippon", la "Sipilon".... :lol:

    Mai sentito "Ispilon" o "Ippisilon"?? :lol:

    Faranno anche la versione "tre metri sopra l'autobahn" ? :mrgreen: con i lucchetti al posto delle serrature ?

    :lol::lol:

    Sì ma per buttarla dal Ponte Milvio con Moccia dentro!!:§

  13. Ehi ehi ehi ciccio! :§:mrgreen: IMPALA non si tocca. Fa parte della mitologia americana quasi come 'maro, 'stang e 'vette.

    Che azzerino la Mokka ma Impala non si tocca. (fa anche rima).

    Oppure vuoi trovarti davanti alla porta di casa, l'ultimo dell'anno, il sottoscritto e saimonpeter armati di mazza da beseboll, e dietro di loro un GTO The Judge rosso che borbotta nella notte invernale sbuffando dagli scarichi mentre i CCR nelle casse cantano Looking out my backdoor? :lol:

    Hai ragione: Impala non si tocca... con le mani, entra lei dove non batte il sole :afraid::afraid::sh::(b:cens::cens::non::mrgreen:.

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