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Quattroanelli

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  1. Sono i comandi del programmatore di velocità. Ce li avevano anche la R30 e la R9 TSE, ma non per l'Italia.
  2. Ma la componentistica era pessima... Osservate i pulsanti degli alzacristalli elettrici: sono i medesimi adottati dalla Renault sulle sue medie fin dagli anni '70 (una su tutte la R18)!
  3. E'un lavoraccio, ma se me lo chiedi tu ti prometto di realizzare una bella cronistoria delle Mini 90-120 con tutti i dettagli...
  4. Spero che queste cronistorie vi piacciano e non vi annoino!
  5. Io ho avuto un'Audi Coupè GT 5S del 1982, auto meravigliosa (perchè l'ho venduta?), un motore corposo, elastico, dolcissimo nell'erogazione della potenza, ma bastava una bella accelerata perchè sfoderasse una grinta da drugster... E poi un confort eccezionale, il servosterzo dolcissimo, tenuta di strada ottima...
  6. La Renault Fuego, che personalmente adoro e che sono convinto arriverà nel mio garage, quando uscì stupì tutti per la linea moderna, audacemente ispirata a quella della Porsche 928, per la ricchissima dotazione di accessori, per l'abitacolo ampio e arredato a vivaci colori, per i motori brillanti e per i prezzi concorrenziali... Era il 1980, e scrosciavano gli applausi. Nel 1985 la Fuego era già fuori produzione! Questo per dire che ognuno è libero di scegliere ciò che più gli piace, tuttavia nel mondo dell'auto se non si hanno le spalle forti si è destinati a fare flop, e di esempi di modelli ricchi di pregi ma ingiustamente confinati ai margini del mercato ce ne sono a iosa. Penso che chi compra una Laguna Coupè debba esserne proprio innamorato, perchè di razionalità, in un acquisto di questo tipo, ce n'è proprio poca...
  7. La Volvo serie 7 mi piace molto, se a targhe nere poi...
  8. Beh, la Serie 3 è una bella macchina, non contano i cerchi e i gadget, quando c'è classe e stile si è sempre ben ripagati...
  9. Non la nomina mai nessuno, ma a me fa impazzire la Ford Granada, la trovo estremamente riuscita sul piano formale, elegante e pulita come poche altre... la soluzione della coda ricorda quella della Fiat 130, un gioiello di stile! Inoltre con il motore 2800 V6 iniezione da 160 cv doveva anche essere veloce e sicura! Purtroppo sono scomparse tutte!
  10. E qui casca la pera dal pero! La GT ha un un abitacolo che sembra meglio pensato per quattro persone, col suo bel divanetto sagomato e generosamente imbottito: in realtà non esiste spazio per le gambe, quindi il tutto ha una resa puramente estetica!!! La Fulvia sembra un insulto all'abitabilità, offre una panchetta piatta e rigida, con il lunotto praticamente attaccato allo schienale: tuttavia lo spazio longitudinale è leggermente maggiore... Che fare quindi? Viaggiare sull'Alfa con le ginocchia in bocca o sulla Fulvia di traverso e a testa china? Considerate che i sedili anteriori sono regolati per far star comodi me e mio padre, alti 1.75-1.80: probabilmente pilota e passeggero anteriore più bassi o con meno pretese di confort riuscirebbero a ricavare un varco più ampio al posteriore...
  11. Ecco a voi la cronistoria, al solito dettagliatissima, di questa simpatica e ormai dimenticata city-car francese! La Citroen LN fa il suo ingresso nel mercato automobilistico italiano nella primavera del 1977. L'esame della meccanica rivela subito l'attitudine della nuova nata alla vita cittadina: in posizione anteriore è montato un motore bicilindrico raffreddato ad aria di 602 cc, che sviluppa la potenza di 32 cv; le prestazioni sono brillanti se paragonate a quelle della concorrenza: la velocità massima dichiarata è di 120 km/h, mentre per passare da 0 a 100 km/h sono necessari 29,3 secondi; i consumi, sempre contenuti, sono pari a 5,9 litri di benzina per 100 km a 90 km/h; il cambio è a quattro rapporti tutti sincronizzati; i freni anteriori sono a disco. La carrozzeria, fondamentalmente identica a quella della Peugeot 104 Z, rappresenta la sintesi del concetto di utilitaria moderna: dimensioni contenute (solo 3,30 m di lunghezza) per un'eccezionale agilità nel traffico urbano e una preziosa maneggevolezza in fase di parcheggio, due ampie porte laterali per un più agevole accesso a bordo, portellone posteriore per un migliore sfruttamento del vano bagagli. L'allestimento esterno è improntato ad un criterio di massima razionalità: niente cromature, cerchi privi di coppe coprimozzi, robusti paraurti in acciaio verniciati in colore grigio chiaro con profilo in gomma nera e listelli sulle fiancate nello stesso materiale. La personalizzazione firmata Citroen ha il suo punto di forza nel frontale con i gruppi ottici rotondi affiancati dai fanalini degli indicatori di direzione e luci di posizione collocati in verticale e la calandra a listelli orizzontali neri con il logo del "double chevron" al centro; la coda si caratterizza per l'originale fascia adesiva in colore argento applicata sul portellone, che riporta, stampate, le scritte LN a sinistra e Citroen a destra. Complessivamente la LN ha un aspetto simpatico, che svecchia la gamma bassa Citroen (2Cv, Dyane e Ami 8), che comincia seriamente ad invecchiare... L'abitacolo accoglie comodamente solo due passeggeri, dal momento che la limitata disponibilità di spazio in senso longitudinale determina un'abitabilità posteriore piuttosto sacrificata, sufficiente per ospitare due bambini, o, al più, utile per ampliare la capacità del bagagliaio, che con quattro persone a bordo ha un volume di soli 118 litri. A tal proposito è importante sottolineare che la LN dispone, di serie, della panchetta posteriore sdoppiabile simmetricamente, che consente di viaggiare in tre con numerosi bagagli al seguito. La plancia è simile a quella della Peugeot 104: un blocco di plastica rigida al cui interno sono inseriti il quadro strumenti e i comandi secondari; le bocchette della climatizzazione sono tre, due ai lati della plancia e una, di forma circolare, sulla console centrale; nel sottoplancia, a destra e a sinistra della console, corre una mensola utile per riporre piccoli oggetti, mentre un pozzetto porta spiccioli è ricavato di fronte alla leva del cambio; il volante, con disegno monorazza, è tipicamente Citroen. Le rifiniture coniugano economia e praticità: il pavimento è ricoperto da un tappeto in gomma nera, il padiglione ha la volta in plastica leggermente imbottita, i pannelli delle portiere e i fianchetti posteriori sono rivestiti in fintapelle nera; gradevole la selleria in tessuto fantasia in colore bianco - grigio, con retroschienali e fianchetti laterali in fintapelle nera; poco piacevole, invece, il vano bagagli in lamiera nuda, oltretutto sprovvisto di mensola copribagagliaio. La dotazione di serie comprende, oltre a quanto già citato: cerchi in acciaio da 13 pollici con pneumatici 135 - 13, specchietto retrovisore esterno snodato in colore grigio chiaro, parabrezza stratificato, tergicristalli a una velocità continua, antifurto bloccasterzo, elettroventilatore a due velocità, cinture di sicurezza anteriori con arrotolatori, sedili anteriori ribaltabili, sedili anteriori con schienali reclinabili, alette parasole orientabili. A richiesta si possono ottenere solo il lunotto termico e la vernice metallizzata. La gamma colori comprende cinque tinte, tre pastello (beige gazzella, rosso geranio e blu Myosotis) e due metallizzate (verde papiro e blu regata). Nel gennaio del 1979 inizia la commercializzazione italiana della LNA, che sostituisce la LN. Dal punto di vista meccanico si segnale l'adozione di un nuovo motore bicilindrico raffreddato ad aria, evoluzione del precedente: la cilindrata passa a 652 cc, mentre la potenza erogata aumenta di quattro cavalli (36 contro 32); le prestazioni migliorano leggermente: ora la LNA supera i 126 km/h, mentre nell'accelerazione da 0 a 100 km/h guadagna circa sei secondi (23,8 s contro 29,3); diminuisce la rumorosità in marcia, mentre i consumi rimangono pressochè invariati. Degna di nota l'adozione, di serie, dell'accensione elettronica integrale: la LNA è, insieme alla Visa, la prima utilitaria al mondo ad essene equipaggiata. Esternamente, la LNA risulta appena più ingentilita dalle coppette coprimozzi cromate e dai paraurti con profili in gomma maggiorati; ovviamente specifica la sigla di identificazione riportata sul portellone. Per quanto riguarda l'abitacolo, si segnala soltanto il tappeto in feltro grigio scuro che ricopre il pavimento. Tra gli optional debuttano il tergilavalunotto e la predisposizione per l'impianto radio con antenna sul tetto. Alla gamma colori della LN si aggiungono il giallo mimosa e il verde mela renetta, due tinte vivaci che confermano il carattere allegro della LNA; più serosi, ma eleganti, il bruno Vesuvio e il grigio nacrè metallizzato. Nel 1980 il quadro strumenti si arricchisce del contachilometri totale a sei cifre e del contachilometri giornaliero. Alla gamma colori si aggiunge il bianco Mejie. Nel 1981 la LNA riceve un nuovo specchietto retrovisore esterno areodinamico in plastica nera; sparisce la fascia adesiva argento sul portellone, sostituita da due targhette in rilievo (LNA a sinistra, Citroen a destra). La dotazione di serie viene migliorata con l'aggiunta del lunotto termico, dei lampeggiatori di emergenza e dello specchietto retrovisore interno con scatto antiabbagliamento. Nel 1982 viene montato un volante monorazza di nuovo disegno, identico a quello che equipaggia la Visa 2; il comando dello starter è ora illuminato. La gamma colori subisce una ristrutturazione: nel periodo compreso tra il 1981 e il 1982 sono nove le tinte disponibili, sei pastello (bianco Mejie, beige Colorado, rosa cenere, rosso dragone, blu notte e nero) e tre metallizzate (grigio nacrè, azzurro polare e verde Amazzonia). Nel gennaio del 1983 debutta in Italia la LNA 11RE, che si affianca alla 650 completando la gamma verso l'alto: monta infatti il motore a quattro cilindri di 1124 cc e 50 cv della Visa Super E, rispetto alla quale, a parità di velocità massima (140 km/h), vanta un migliore tempo di accelerazione (da 0 a 100 km/h in 15,6 secondi) e consumi mediamente inferiori del 12 % (4,7 litri di benzina per 100 km a 90 km/h); l'impianto frenante è dotato di servofreno. L'esordio della 11RE costituisce il pretesto per approntare un lieve restyling alla gamma della LNA, che inizia a subire i duri attacchi della concorrenza più recente. Esternamente la LNA '83 si distingue dalla precedente per i seguenti particolari: gruppi ottici posteriori maggiorati, con doppi proiettori di retromarcia e un proiettore retronebbia integrati, paraurti in resina elastica in colore grigio antracite, profili paracolpi in resina elastica in colore grigio antracite con inserto cromato collocati sulle fiancate all'altezza della linea di cintura, profilo paracolpi in resina elastica in colore grigio antracite collocato sul bordo di chiusura del portellone, profili in plastica in colore grigio antracite con disegno a L rovesciata applicati sui montanti posteriori del tetto, tappo del serbatoio in colore grigio antracite, cerchi in acciaio con disegno a tre razze e coppette coprimozzi in colore nero, maniglie apriporta in colore nero. L'abitacolo introduce le seguenti novità: cruscotto portastrumenti di nuovo disegno, con pulsanti - spia dei comandi secondari integrati, console centrale identica a quella della Talbot Samba, comandi dell'impianto di climatizzazione a manopola e rotella, vano portaradio. La LNA 650 adotta nuovi rivestimenti dei sedili in tessuto pied de poul in colore grigio cenere, con retroschienali e fianchetti laterali in fintapelle nera; il lunotto termico è di serie, mentre la panchetta posteriore è ora in un pezzo unico. La LNA 11RE si mette in risalto per l'allestimento più ricercato; in più rispetto alla 650 offre: tappetini in moquette in colore grigio cenere, sedili rivestiti in tessuto di tweed in colore grigio cenere con retroschienali e fianchetti laterali in fintapelle nera, panchetta posteriore sdoppiabile simmetricamente, tasche portacarte sui pannelli delle portiere, mensola copribagagliaio, accendisigari, orologio analogico al quarzo, spia del freno a mano inserito, spia dell'usura pastiglie freni, posacenere anteriore illuminato, specchietti di cortesia sulle alette parasole, tergicristalli con intermittenza. La gamma degli optional, essenziale sulla 650 (tergilavalunotto e vernice metallizzata) è più completa sulla 11RE, che offre: appoggiatesta anteriori regolabili, tergilavalunotto, cristalli atermici azzurrati, predisposizione per l'impianto radio con antenna sul tetto, cerchi in lega leggera (gli stessi della Visa Super X) e vernice metallizzata. Per quanto riguarda la gamma colori da segnalare la sostituzione del grigio nacrè metallizzato con il grigio perla metallizzato e l'introduzione di due nuove tinte metallizzate, il sabbia dorata e il blu Colvert. Nel corso del 1983 viene commercializzato in Italia un quantitativo di LNA Pepita, una serie speciale realizzata sulla base della 11RE. La Pepita si rivolge ad un pubblico dai gusti raffinati, strizzando l'occhio in particolar modo alle donne. Esternamente si distingue dalla 11 RE per i seguenti particolari: carrozzeria verniciata in colore sabbia dorata metallizzato, fasce adesive in colore beige e marrone sulle fiancate sopra ai profili paracolpi, scritta adesiva Pepita in colore marrone sul portellone, cristalli atermici bronzati, cerchi in lega leggera con finitura lucida, pneumatici 145 - SR13, tergilavalunotto, antenna radio sul tetto. L'abitacolo ha un aspetto particolarmente curato grazie ai rivestimenti dei sedili in tessuto di jersey con motivo tartan in colore beige e marrone, con retroschienali e fianchetti laterali in fintapelle beige; il pavimento è rivestito in moquette beige, mentre la plancia e la pannelleria sono in colore marrone, per armonizzarsi alla perfezione con la cromia dominante all'interno. Di serie, oltre a quanto già citato, anche gli appoggiatesta anteriori regolabili, le cinture di sicurezza posteriori e l'indicatore di consumo istantaneo a spie luminose. A richiesta sono disponibili gli alzacristalli elettrici. Nel novembre del 1984 la LNA 11RE viene sostituita dalla 10RE. Creata con un occhio di riguardo per il mercato italiano, questa nuova versione della piccola utilitaria francese adotta il quattro cilndri di 954 cc e 45 cv della Visa 10E; le prestazioni sono di poco inferiori a quelle della 11 (velocità massima 135 km/h), mentre i consumi sono più bassi, specialmente nella guida cittadina. Nella primavera del 1986 debutta la Citroen AX, che sostituisce, in un colpo solo, LNA, Visa e Axel. La LNA resta in listino fino al mese di agosto, poi scompare nel silenzio più totale.
  12. La Horizon non aveva alcun appeal, per di più il marchio Talbot non aggiungeva alcun significato al vecchio Simca, che era conosciuto, sì, ma anche associato a caffettiere socialmente imbarazzanti. Le 1000 e le 1100 avevano riscosso un grande successo per tutta la prima metà degli anni '70, erano spaziose, costavano poco, anche affidabili se vogliamo... Ma già nel 1980 erano considerati ferri vecchi, e i concessionari nemmeno le ritiravano in permuta se non a prezzi da rottami. Lo stesso non si poteva certo dire di una 127, di una A112, di una R5... La Horizon, e ancor di più la sorella maggiore 1308/1309/1510 erano destinate fin dall'inizio a fare la stessa fine: già al volgere degli anni '80 non le voleva più nessuno nemmeno da usate, se non a prezzi stracciati e per utilizzarle come muli da soma. Questo non per dire che non fossero buone macchine, anzi, ma per sottolineare che, purtroppo, stile e fama la fanno sempre da padrone... Ed è quello che è successo recentemente con alcune auto coreane, tipo la Getz o la Kalos o la Rio: in tanti le hanno comprate perchè venivano via a poco, ma ora il loro valore non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello di una Punto o di una 206, che pure da nuove costavano solo qualche migliaio di euro in più. Per non parlare delle cinesi tipo la DR1, ne vedo in giro qualcuna, per carità, si presentano anche bene con le modanature in tinta e i cerchi in lega, ma quanto dureranno???
  13. Io ho una Fulvia Coupè 1300 S del '71 e una Giulia GT Junior 1600 del '73. Posso solo dirti che quando le vedo appaiate in garage mi rendo conto che erano concorrenti solo virtualmente, perchè chi sceglieva una non poteva prendere in considerazione l'altra: troppo diverse tra loro, sia esteticamente che su strada, la Lancia spigolosa, terribilmente snob, secca e leggera, la Giulia sinuosa e sexy come una pin-up, posizione di guida sdraiata, più morbida nel comportamento, più cattiva nel rombo del motore... E poi diamine, trazione anteriore contro trazione posteriore!!!! Io le adoro entrambe, comunque mi fa battere di più il cuore la Fulvia, forse per il colore molto particolare della mia, chissà...
  14. All'estero erano diffusi i motori a benzina con cilindrata intorno ai 2200 cc, li montavano anche Opel Rekord e Peugeot 505. L'unica sfigata che arrivò in italia col 2.2 fu la Tagora, e che disastro!
  15. La R20 per l'estero aveva i poggiatesta posteriori, inoltre poteva montare un 2200 da 115 cv e anche il turbodiesel 2100 da 85 cv. Su nessuna delle due, però, furono mai montati i vetri elettrici posteriori.
  16. Però se la de-depotenzializzavano non poteva andare più forte di prima... Il mio prozio aveva una bellissima 500 L rosso corallo, l'aveva tutta restaurata, e la usava come auto quotidiana, affiancandola ad una orrenda Audi 80 L verde pisello che teneva come l'oracolo chiusa in garage... Un dieci anni fa la vendette a un collezionista svizzero, gliela pagò a peso d'oro, lui regalò l'Audi a un nipote (che in due mesi gliela distrusse) e ritirò da un suo vecchio amico defunto una vomitevole Opel Corsa TR 1200 (il modello con la coda!) marrone del 1985...
  17. Guarda la nostra Brava aveva l'interno in velluto blu, con il mobiletto centrale attrezzato con bracciolo + vano portaoggetti integrato, posacenere e bocchetta d'areazione per i posti posteriori. Il climatizzatore aveva la regolazione termostatica della temperatura con possibilità di gestione automatica e funzione max/def per il disappannamento rapido dei cristalli. C'erano due airbag, l'ABS, i vetri elettrici sulle quattro porte, con pulsante di bloccaggio dal posto guida per quelli posteriori, l'autoradio integrata nella console con mangiacassette. La strumentazione aveva i quadranti di forma circolare, non quelli "larghi" che adottava anche la Marea, per intenderci. Le plafoniere avevano lo spegnimento gradualizzato, ne sono sicuro.
  18. Tra le quali gli indicatori di direzione anteriori bianchi, le minigonne sottoporta laterali, la selleria in panno principe di Galles, il volante sportivo a tre razze rivestito in pelle. Tra i colori c'erano anche i bellissimi metallescenti Blu Dry e verde Petrol.
  19. Se era del 1990 non poteva essere una 1500 LX, ma una 1300. La 1500 LX la fecero nel 1982, e poi a fine carriera, dal 1991 al 1993.
  20. "Tra l'altro io ero abituato ad avere il mio spazietto dietro con le plafoniere che mi divertivo ad accendere, ed è quasi stato un trauma passare alla Brava che non le aveva! Per fortuna su quella nuova ci sono e posso di nuovo giocarci :D" Mia madre ha avuto una Fiat Brava, e la ricordo come una macchina molto ricca di accessori: c'era la plafoniera posteriore, con spegnimento temporizzato, assieme ai vetri elettrici posteriori, al termometro della temperatura esterna, al bracciolo anteriore con portaoggetti incorporato... Non mancavano l'autoradio integrata, i tre poggiatesta posteriori a scomparsa, il sedile di guida con regolazione del supporto lombare dello schienale, il climatizzatore semiautomatico, il telecomando delle porte, i retrovisori elettrici, i fendinebbia, i cerchi in lega ... Ai tempi non era davvero niente male...
  21. Alcune cose, poi, erano davvero sciccose: i vetri elettrici, le due plafoniere posteriori, il cassettino con lo specchietto di cortesia ribaltabile, la strumentazione completa con il pulsante di verifica del funzionamento delle spie, l'orologio con funzione di cronometro...
  22. Visto che avete apprezzato la cornistoria della Tagora, vi posto quella della Horizon: ci trovate tutto, ma proprio tutto! La Chrysler - Simca Horizon viene svelata ai giornalisti il 26 ottobre del 1977 a Taroubant, in Marocco. La produzione inizia il 2 gennaio del 1978, e il 16 dello stesso mese l'auto è esposta per la prima volta nei saloni dei concessionari Simca francesi. In Italia la Horizon debutta in primavera, e la gamma si compone di tre versioni, ottenute dalla combinazione di tre propulsori e altrettanti allestimenti. La meccanica è interamente Simca, e i motori derivano da quelli utilizzati sui modelli già da tempo in produzione. Alla base della gamma si pone la 1100 LS, equipaggiata con il quattro cilindri di 1118 cc della Simca 1100, dotato di accensione transistorizzata: accreditato di una potenza di 55 cv, permette alla Horizon di accelerare da 0 a 100 km/h in 19,5 s e di raggiungere la velocità massima di 147 km/h, con un consumo di carburante pari a 7,0 litri a 90 km/h. Il cambio è a quattro rapporti, l'impianto frenante è servoassitito. L'allestimento LS si propone in chiave semplice e concreta: all'esterno prevede paraurti avvolgenti in acciaio inox con cantonali rivestiti in plastica nera, la calandra sfoggia un motivo a listelli orizzontali sempre in colore nero, la cornice del parabrezza è cromata, le maniglie delle portiere sono incassate e in colore argento, i cerchi in acciaio da 13 pollici, con fori di areazione di forma quadrata, hanno bulloni e coppette coprimozzi cromati. L'interno prosegue sullo stesso tono: la plancia è interamente rivestita in plastica bicolore, nera nella parte inferiore (incluso il volante a due razze "strette") e in tre tinte (beige, marrone o grigio, a seconda della tinta della carrozzeria) in quella superiore; i pannelli delle portiere, molto semplici, sono realizzati in plastica in colore abbinato a quello della fascia superiore della plancia; i sedili sono rivestiti in tessuto pied - de - poule in colore beige, arancio o grigio, con fianchetti laterali e retroschienali in fintapelle in colore beige, marrone o grigio; il pavimento è ricoperto da un tappeto in moquette di agugliato misto in colore beige, marrone o grigio; nel bagagliaio, un semplice preformato in gomma nera ne copre il fondo. La dotazione di serie include: pneumatici 145 SR 13, proiettori anteriori con assetto regolabile su due posizioni, lampeggiatori di emergenza, doppi proiettori posteriori retronebbia, lunotto termico, parabrezza stratificato, tergicristalli a due velocità continue, lavavetro elettrico, elettroventilatore a tre velocità, sedili anteriori con schienali reclinabili in modo continuo, sedile posteriore abbattibile e con schienale ribaltabile in un'unica soluzione, ripiano copribagagliaio, cinture di sicurezza anteriori con avvolgitori automatici, specchietto retrovisore interno con scatto antiabbagliamento, alette parasole orientabili (lato passeggero con specchietto di cortesia), posacenere anteriore estraibile, posacenere posteriori estraibili, comandi dell'impianto di climatizzazione illuminati, termometro del liquido di raffreddamento, spia della riserva carburante, spia di insufficiente livello dell'olio motore, spia dell'eccessiva pressione dell'olio motore, spia dell'isufficiente livello del liquido freni, spia del freno a mano inserito. A richiesta sono disponibili: proiettori anteriori allo iodio H4, tergilavalunotto, appoggiatesta anteriori regolabili ed estraibili, selleria in vinile traforato in colore beige, arancio o grigio, predisposizione radio completa di antenna al tetto e due altoparlanti, vernice metallizzata o laccata Kristal. Ad un livello superiore si pone la 1100 GL, che ripete l'impostazione meccanica della LS, con un modesto aumento della potenza, che passa da 55 a 59 cv: migliorano l'accelerazione (da 0 a 100 km/h in 18,2 s ) e la velocità massima (149 km/h), mentre diminuiscono leggermente i consumi (6,6 l di carburante a 90 km/h). Dal punto di vista estetico la GL propone poche novità: oltre alla sigla di identificazione posteriore specifica si rilevano il profilo sottostante la calandra e i gruppi ottici anteriori ingentilito da un inserto cromato, la cornice del parabrezza e le maniglie delle portiere in colore nero, lo specchietto retrovisore esterno carenato e l'antenna della radio a stilo sul tetto. All'interno cambiano i pannelli delle portiere, che diventano integrali, mentre le bocchette d'areazione sulla plancia sono incorniciate da un profilo cromato. La dotazione di serie si arricchisce di: doppi proiettori di retromarcia, specchietto retrovisore esterno regolabile dall'interno, accendisigari, posacenere anteriore illuminato, console centrale con vaschetta portaoggetti, cassetto portaguanti con sportello di chiusura, contachilometri parziale, orologio elettrico al quarzo, maniglia di appilglio per il passeggero anteriore, predisposizione radio completa di antenna al tetto e due altoparlanti inseriti nelle portiere anteriori. A richiesta sono disponibili: proiettori allo iodio H4, tergilavalunotto, appoggiatesta anteriori regolabili in altezza ed estraibili, selleria in vinile traforato in colore beige, arancio o grigio, vernice metallizzata o laccata Kristal. Al top della gamma si pone la 1300 GLS, equipaggiata con il quattro cilindri di 1294 cc da 68 cv già della Simca 1307: per passare da 0 a 100 km/h occorrono 16 secondi netti, mentre la velocità massima è pari a 155 km/h; sul versante dei consumi la GLS è la più parca delle Horizon, dal momento che le bastano 6,4 l di carburante a 90 km/h. All'esterno la GLS si distingue dalla GL per i seguenti particolari: sigla di identificazione posteriore specifica, calandra con listelli orizzontali cromati, paraurti con profilo centrale in plastica nera, profilo adesivo perimetrale in colore nero all'altezza delle scalfiture nelle fiancate, cerchi con copribulloni e coppette coprimozzi in colore nero. L'abitacolo risulta arricchito nelle finiture e presenta: pannelli delle portiere di nuovo disegno e maggiormente imbottiti, con braccioli di ampie dimensioni, tasche portaoggetti integrate e inserti in tessuto nero; sedili rivestiti in panno con motivo a fasce trasversali in tre combinazioni di colore (beige/grigio/nero, arancio/grigio/nero, verde/grigio/nero, a seconda della tinta della carrozzeria); fianchetti laterali e retroschienali dei sedili rivestiti in finta pelle in colore beige, arancio o verde; ripiano copribagagliaio e vano bagagli rivestiti in moquette. Alla dotazione di serie si aggiungono: proiettori anteriori allo iodio H4, appoggiatesta anteriori regolabili in altezza ed estraibili, luce di lettura orientabile, orologio digitale, manometro della pressione dell'olio motore, voltmetro, vano bagagli illuminato. A richiesta sono disponibili: tergilavalunotto, tergilavaproiettori, cristalli atermici azzurrati, selleria in vinile traforato in colore beige, arancio o grigio, vernice metallizzata o laccata Kristal. La gamma colori è comune a tutta la gamma e prevede la possibilità di scegliere tra ben sedici tinte, delle quali sei pastello (bianco Ibiza, giallo Curry, arancio Aunis, rosso Vallelunga, verde Acquatico, blu Narval), nove metallizzate (grigio Alpaca, grigio Spaziale, grigio Onagre, bronzo Transvaal, marrone Lascaux, marrone Maracas, verde Irlandese, verde Prateria, blu Pacifico) e una laccata Kristal (nero Onice). Nel settembre del 1978 alla Horizon vengono apportate le prime lievi modifiche, che coincidono con il lancio del "model year" 1979: tutte le versioni ricevono inedite targhette adesive riportanti la cilindrata (1.1, 1.3 o 1.5), collocate in prossimità dei parafanghi anteriori, i simboli sulle levette al volante hanno una nuova grafica e viene modificata la mostrina dei comandi della climatizzazione, posizionata nel sottoplancia, alla sinistra del volante; nel vano motore fa la sua comparsa una presa diagnostica. La LS guadagna il motore da 59 cv della GL: ora le prestazioni e i consumi dei due allestimenti non presentano differenze. Sulla GLS i braccioli delle portiere non sono più neri, ma in colore abbinato a quello della pannelleria; nella dotazione di serie entra a far parte il tergilavalunotto; a richiesta sono disponibili i cerchi in lega leggera "Amil" a disco piatto con pneumatici 155/70. Debutta la 1500 SX, che adotta il quattro cilindri di 1442 cc e 83 cv alimentato da un carburatore a doppio corpo già della Simca 1308, accoppiato ad un cambio automatico a tre rapporti: l'accelerazione da 0 a 100 km/h richiede 15,3 s, mentre la velocità massima si assesta sui 159 km/h; il consumo è pari a 7,3 l di carburante a 90 km/h. L'allestimento SX è il più ricco della gamma, ma la personalizzazione estetica è sobria: all'esterno gli unici interventi riguardano la sigla di identificazione posteriore specifica e i cerchi con nove fori di areazione di forma rettangolare e coppe centrali di maggiori dimensioni, in colore nero con cornice cromata. L'abitacolo è reso più elegante dai rivestimenti dei sedili in velluto monocolore beige o grigio, con fianchetti laterali e retroschienali in fintapelle nei due colori; la parte superiore della plancia, i pannelli delle portiere e il tappeto in moquette che copre il pavimento e la cappelliera sono anch'essi in colore beige o grigio. La dotazione di serie si arricchisce di due gadgets particolarmente scenografici e inediti su una vettura di classe medio - inferiore: il programmatore di velocità e il computer di bordo elettronico a sei funzioni (orologio, cronometro, contachilometri parziale, velocità media, consumo medio e totale). A richiesta sono disponibili: cerchi in lega leggera "Amil" a disco piatto con pneumatici 155/70, tergilavaproiettori, cristalli atermici azzurrati o bronzati (a seconda della tinta della carrozzeria), vernice matalizzata o laccata Kristal. Nel febbraio del 1979 la Horizon vince il concorso "Auto dell'anno 1978". Nel marzo del 1979 esordisce la prima serie speciale della Horizon: è la Trofeo, realizzata sulla base meccanica della SX, ma con cambio manuale a quattro rapporti, che permette di ottenere prestazioni più brillanti (accelerazione da 0 a 100 km/h in 14 s e velocità massima di 164 km/h) unitamente ad una maggiore economia nei consumi (6,4 l di carburante a 90 km/h, quanto la 1300 GLS). L'allestimento è quello della GLS, personalizzato con i seguenti particolari: verniciatura metallizzata bicolore, disponibile in tre combinazioni (verde Adriatico / verde Marina, grigio Alpaca / marrone Maracas, grigio Spaziale / grigio Onagre); filetto adesivo perimetrale nero di separazione dei due colori; scritta "Trofeo" in colore nero applicata sul portellone posteriore; cerchi in lega leggera "Amil" a disco piatto con pneumatici 155/70; cristalli atermici bronzati o azzurrati, a seconda della combinazione cromatica della carrozzeria; selleria in velluto in colore beige o grigio. Non sono previsti optional. Nel luglio del 1979, in seguito alla scorporazione della Simca dalla Chrysler e all'entrata della casa francese nell'orbita del gruppo PSA, la società Chrysler Europe cambia ragione sociale in Talbot. Per non disorientere il pubblico, si decide di affiancare al nuovo marchio il vecchio nome Simca: la Chrysler - Simca Horizon diventa Talbot - Simca Horizon! Questa la nuova disposizione dei marchi sulla carrozzeria: sul cofano è applicata la scritta "Talbot", sul portellone posteriore quella "Simca", mentre sul lunotto compaiono due vetrofanie, una riportante il logo Talbot e l'altra commemorativa del riconoscimento di "Auto dell'anno 1978"; curiosamente al centro della calandra rimane il pentagramma simbolo inequivocabile del gruppo Chrysler! Contemporaneamente viene presentato il "model year" 1980, che prevede alcune piccole modifiche: su tutta la gamma viene adottato un contachilometri totale a sei cifre in luogo delle cinque precedenti; la parte inferiore della plancia da nera diventa del colore di quella superiore e della pannelleria; l'elettroventilatore passa da tre a due velocità; le manovelle alzacristalli sono in plastica nera anzichè cromate. In generale, il passaggio al nuovo marchio Talbot comporta un impoverimento degli allestimenti, che annulla la maggior parte delle migliorie introdotte con il "model year" 1979. La LS perde il ripiano copribagagliaio e i pannelli delle portiere posteriori subiscono una notevole semplificazione, essendo privati dei braccioli e dei posacenere estraibili. La GL viene spogliata del profilo cromato sotto la calandra e i gruppi ottici anteriori, delle cornici cromate sulle bocchette di areazione laterali, della console centrale e dei pannelli delle portiere di tipo integrale, sostituiti da quelli parziali della LS; la predisposizione radio con antenna al tetto e due altoparlanti passa tra gli optional. Sulla GLS vengono eliminati i proiettori allo iodio H4 (che diventano optional), le cornici cromate sulle bocchette di areazione laterali, le maniglie di appiglio per i passeggeri posteriori e la plafoniera di illuminazione del vano bagagli; i sedili barattano il loro caratteristico rivestimento in tessuto a vivaci tinte con quello in velluto, in colore beige o grigio, della SX; i braccioli delle portiere tornano neri anzichè nel colore della pannelleria. A richiesta sono disponibili il computer di bordo della SX e un pacchetto denominato "Performance", che di fatto costituisce una versione a sè stante all'interno della gamma Horizon, destinata a chi desidera prestazioni più brillanti e una personalizzazione estetica di tono sportivo. Queste le caratteristiche: propulsore di 1442 cc e 83 cv della SX, cambio manuale a quattro rapporti, accelerazione da 0 a 100 Km/h in 14 s e velocità massima pari a 164 km/h; cerchi in lega leggera "Pedrini" a sedici razze con pneumatici 175/70; proiettori anteriori allo iodio H4. La SX viene arricchita con i profili paracolpi in plastica nera applicati sulla parte inferiore delle fiancate, che sostituiscono il filetto adesivo perimetrale in colore nero. Nel marzo del 1980 debutta una nuova serie speciale: è la Special, realizzata sulla base meccanica della GLS Performance e ispirata nell'estetica alla Talbot Simca Sumbeam Lotus lanciata alla fine del 1979. La personalizzazione della carrozzeria si basa sui seguenti particolari: verniciatura in due colori pastello, nero Onice o bianco Ibiza; fasce adesive laterali con motivo a righe oblique in colore argento con carrozzeria nera e nero con carrozzeria bianca; scritte adesive "Special" in colore argento o nero (a seconda della tinta della carrozzeria) in prossimità dei parafanghi posteriori e sul portellone posteriore; cerchi in lega leggera "Amil" a quattro doppie razze, in colore argento con carrozzeria nera e bianco con carrozzeria bianca; pneumatici 175/70; paraurti con rivestimento integrale in plastica nera. L'arredamento interno è quello, piuttosto spartano, della LS, dal quale si differenzia per i sedili rivestiti in tessuto in colore nero, con fasce centrali a fantasia scozzese in colore argento / nero con carrozzeria nera e bianco /nero con carrozzeria bianca; la parte superiore della plancia, la pannelleria e la moquette che ricopre il pavimento sono in colore nero. La dotazione di serie è paragonabile a quella della GL, con in più il tergilavalunotto, gli appoggiatesta anteriori regolabili in altezza ed estraibili, la predisposizione radio con antenna al tetto e due altoparlanti, i cristalli atermici bronzati. Non sono previsti optional. Nel 1980 le vendite della Horizon in Europa subiscono una decisa flessione, che registra il passaggio dai 220.000 esemplari prodotti nel 1979 ai 159.000 dell'anno successivo. Il gruppo PSA corre ai ripari e nel settembre del 1980 lancia il "model year" 1981, la cui peculiarità è l'abbandono definitivo del marchio Simca, in favore del solo Talbot. Ciò comporta una nuova disposizione dei marchi sulla carrozzeria: sul cofano motore è applicata la scritta "Talbot" rinnovata nella grafica, e la stessa compare sul portellone posteriore e in forma di vetrofania sul lunotto; dalla calandra scompare finalmente l'immotivato pentagramma Chrysler, sostituito dal nuovo logo Talbot, costituito da una T inscritta in un cerchio. Il restyling funge da occasione per apportare qualche lieve modifica di carattere estetico: su tutta la gamma fa la sua comparsa il logo Talbot a sfondo rosso collocato sul cuscino centrale del volante, mentre il tappo del serbatoio del carburante è dotato di serratura a chiave. La LS si uniformizza alla GL, mutuandone la cornice del parabrezza e le maniglie delle portiere in colore nero nonchè lo specchietto retrovisore esterno carenato; i cerchi hanno i bulloni e le coppette coprimozzi in colore nero. La GL presenta anch'essa i cerchi con bulloni e coppette coprimozzi in colore nero; sulle fiancate compaiono i profili di protezione in plastica nera; l'arredamento interno prevede nuove combinazioni cromatiche: la parte superiore della plancia e i pannelli delle portiere sono disponibili in colore beige o azzurro; i sedili sono rivestiti in tessuto a trama incrociata a "zig - zag" in colore beige o azzurro, con fianchetti laterali e retroschienali in finta pelle in colore beige o grigio; la moquette che ricopre il pavimento è in colore beige o grigio. La GLS adotta i profili paracolpi in plastica nera sulle fiancate. La gamma colori viene razionalizzata con l'eliminazione delle tinte meno richieste, che sono anche quelle più vivaci: non sono più disponibili il giallo Curry, l'arancio Aunis, il verde Acquatico e, tra i metallizzati, il marrone Lascaux e il verde Prateria. Nel novembre del 1980 il pacchetto "Performance" viene sostituito da un nuovo allestimento, denominato S, che ne raccoglie le caratteristiche tecniche ad un prezzo ribassato di circa 200.000 £. La carrozzeria prevede l'aggiunta dei seguenti particolari che ne accentuano la personalità sportiva: fasce adesive sulla parte inferiore delle fiancate; monogrammi adesivi S in prossimità dei parafanghi anteriori e sul portellone posteriore; calandra totalmente nera; paraurti con rivestimento integrale in plastica nera; cerchi in acciaio di disegno sportivo (già della Talbot 1510) con coppe centrali in colore nero; sospensioni irrigidite. L'arredamento dell'abitacolo ripete i rivestimenti e le combinazioni cromatiche della precedente "Special", ma la dotazione di serie è meno ricca di quella della GLS "Performance": lo specchietto retrovisore esterno non è regolabile dall'interno; l'orologio è analogico anzichè digitale; mancano i proiettori retronebbia, la luce di lettura orientabile, la predisposizione radio; sono invece inclusi nel prezzo i proiettori allo iodio H4 e la strumentazione si avvale di un inedito e scenografico contagiri a led luminosi, collocato sulla carenatura dello sterzo. A richiesta sono disponibili soltanto la vernice metallizzata e i cerchi in lega leggera "Pedrini"con pneumatici 175/70. La gamma colori consente di scegliere tra quattro tinte, tre pastello (bianco Ibiza e rosso Vallelunga con fasce adesive nere, nero Onice con fasce adesive argento) e una metallizzata (grigio Spaziale con fasce adesive nere). Il 1981 segna un ulteriore indebolimento della forza commerciale della Horizon: le 107.000 unità prodotte sono lo specchio di una crisi che si rivelerà irreversibile. Nell'ottobre del 1981 debutta il "model year" 1982, che porta con sè l'ennesima serie di ritocchi, nel tentativo di conservare la competitività di un modello messo a dura prova dall'arrivo sul mercato di due temibili concorrenti, la Ford Escort e la Renault 9. Su tutta la gamma vengono adottate nuove levette di comando al volante e si segnala la variazione delle combinazioni cromatiche per l'arredamento dell'abitacolo: la parte superiore della plancia e i pannelli delle portiere sono disponibili in colore beige, azzurro o grigio; i rivestimenti dei sedili sono in colore pergamena, azzurro o grigio, con fianchetti laterali e retroschienali in finta pelle in colore azzurro o grigio; la moquette che ricopre il pavimento e la cappelliera ( ove prevista) è in colore marrone o grigio. La LS rimane invariata, salvo per la selleria in vinile traforato (optional) disponibile solo in colore grigio. La GL recupera la console centrale e monta le tasche portaoggetti applicate ai pannelli delle portiere anteriori; i sedili sono rivestiti in tessuto con disegno a piccolo punto; la selleria in vinile traforato (optional) è disponibile solo in colore grigio. La GLS adotta i cerchi in acciaio con fori di areazione rettangolari della SX, ma con coppe centrali in colore argento anzichè nero; i rivestimenti dei sedili sono di migliore qualità, in panno di tweed operato incrociato; la dotazione di serie si arricchisce degli alzacristalli elettrici anteriori, molto graditi alla clientela; tra gli optional fanno il loro esordio il computer di bordo e la chiusura centralizzata delle portiere e del portellone posteriore, mentre non sono più disponibili i tergilavaproiettori, la selleria in vinile traforato e i cerchi in lega leggera "Amil" a disco piatto, sostituiti dai più sportivi "Pedrini". La SX è dotata in primo equipaggiamento di alzacristalli elettrici anteriori e chiusura centralizzata, ma il programmatore di velocità passa tra gli optional; come sulla GLS, non è più possibile richiedere i tergilavaproiettori, e i cerchi in lega leggera "Pedrini" si avvicendano ai precedenti "Amil". La S esce di scena, non avendo ottenuto il successo sperato, essenzialmente a causa dell'estetica giudicata troppo vistosa per una berlina a cinque porte da famiglia. Il suo posto viene preso dalla EX, che ha un'impostazione completamente diversa, senz'altro più adatta a soddisfare le nuove esigenze di comfort ed economicità avanzate dall'automobilista degli anni Ottanta. Venduta allo stesso prezzo della GLS, ne riprende la meccanica (1294 cc), ma le differenti regolazioni del motore determinano una diminuzione della potenza erogata, che passa da 68 a 65 cv: le prestazioni risultano lievemente meno brillanti (da 0 a 100 km/h in 17,3 s e velocità massima di 147 km/h), a tutto vantaggio del risparmio di carburante, il cui consumo scende da 6,3 l a 5,8 l a 90 km/h. Dal punto di vista estetico la EX è identica alla GLS, eccezion fatta per la sigla di identificazione posteriore specifica; l'abitacolo ha invece un aspetto più ricercato grazie all'adozione dei rivestimenti dei sedili in velluto della SX; tra gli optional non figurano il computer di bordo e i cerchi in lega leggera. La gamma colori viene parzialmente rinnovata, e ora comprende tre tinte pastello (bianco Ibiza, rosso Vallelunga, blu Baltico), sei metallizzate (grigio Futura, beige Cachemire, rosso Siria, blu Erevan, verde Tasmania, verde Amazzonia) e una laccata Kristal (nero Onice). Dall'aprile del 1982 la GL è disponibile anche con il motore di 1294 cc e 65 cv della EX: viene così offerta ai clienti la possibilità di scegliere la cilindrata superiore ad un prezzo più economico. Nel maggio del 1982 esordisce la Vega, una nuova serie speciale in tiratura limitata a 2000 esemplari, realizzata sulla base della 1100 LS e caratterizzata dall'estetica accattivante unita ad un ottimo rapporto prezzo - dotazione. Esternamente la Vega si distingue dalla LS per i seguenti particolari: carrozzeria disponibile solo in colore grigio Futura metallizzato; fasce adesive laterali in colore nero con motivo sfumato sui toni del grigio in corrispondenza delle portiere anteriori; scritte adesive "Vega" in colore argento applicate in prossimità dei parafanghi posteriori e sul portellone; cerchi in lega leggera "Pedrini" con pneumatici 155/70; paraurti con rivestimento integrale in plastica nera. L'abitacolo ha un aspetto giovanile grazie ai rivestimenti dei sedili in tessuto in colore nero con cadenini rossi e fasce centrali con motivo "tartan" in colore nero, beige e rosso; la plancia, la pannelleria e la moquette che ricopre il pavimento e la cappelliera sono in colore grigio. La dotazione di serie si arricchisce dei proiettori di retromarcia, del tergilavalunotto, degli appoggiatesta anteriori regolabili in altezza ed estraibili, della console centrale, della cappelliera posteriore e dell'autoradio con mangianastri e predisposizione completa di antenna al tetto e due altoparlanti. Non sono previsti optional. Gli sforzi messi in atto dal gruppo PSA per sostenere la Horizon si rivelano vani, se è vero che nel 1981 - 82 le vendite di questo modello crollano di un buon cinquanta per cento rispetto a quelle dell'anno precedente: il calo è particolarmente evidente poichè non risparmia nemmeno il mercato francese, tradizionalmente favorevole all'acquisto dei prodotti di fabbricazione nazionale. A cinque anni dal lancio la Horizon ha esaurito la propria carica commerciale, schiacciata da una concorrenza che si è fatta di giorno in giorno più agguerrita, anche sul piano della strategia dei prezzi: il debutto della Peugeot 205, avvenuto il 15 febbraio 1983, accelera l'aggravarsi di un male ormai incurabile. Nonostante i segnali siano più che tragici, a sorpresa la Talbot gioca il tutto e per tutto e nell'estate del 1982, quando il pubblico è a rosolare sulle spiagge, lancia il "model year" 1983, che in assoluto è il più sostanzioso che la storia della Horizon ricordi. Su tutta la gamma vengono adottati i paraurti con rivestimento integrale in plastica nera; i cerchi hanno disegno semplificato, con venti fori di areazione di forma circolare; l'abitabilità posteriore risulta migliorata di sei centimetri in senso longitudinale grazie all'adozione di nuovi sedili anteriori, i cui schienali hanno uno spessore minore; nuovi anche gli appoggiatesta (ove previsti), meno profondi e maggiormente sviluppati in altezza; la cappelliera viene rialzata così da ampliare il volume del vano bagagli di un buon 10 % rispetto al passato. La LS ha i cerchi con coppe centrali in colore nero; della dotazione di serie fanno parte i proiettori della retromarcia, la cappelliera posteriore e la predisposizione radio con antenna al tetto e due altoparlanti. La GL ha i cerchi con coppe centrali in colore argento; la predisposizione radio torna di serie come all'esordio nel 1978. La EX, nonostante il buon gradimento del pubblico, non viene più importata. La GLS abbandona il motore 1300 e passa al 1500, sostituendo di fatto la SX, che esce di produzione; la meccanica si avvale di un nuovo cambio a cinque marce, con quinta "lunga" di riposo per favorire l'economia di marcia nei percorsi extraurbani, mentre a richiesta è disponibile la trasmissione automatica a tre rapporti; l'estetica viene gratificata dall'adozione di uno spoiler areodinamico in plastica nera, applicato sotto al paraurti anteriore; all'interno compare il contagiri a led luminosi della precedente S, collocato sulla carenatura dello sterzo. Chiaro è il messaggio di sfida lanciato alla Fiat Ritmo 85 S, alla quale la Horizon GLS somiglia per dimensioni e cilindrata, vantando una dotazione di serie più ricca ad un prezzo inferiore di quasi tre milioni di lire. Nuove modifiche vengono apportate alla gamma delle tinte per la carrozzeria, che salgono a undici: cinque pastello (bianco Ibiza, beige Panama, blu Baltico, rosso Vallelunga, rosso Cina), cinque metallizzate (grigio Futura, rosso Siracusa, marrone Tibetano, verde Chevreuse, blu Erevan) e una laccata Kristal (nero Onice). Nel luglio del 1982 la Talbot perde la sua "indipendenza sociale" e viene inglobata nel marchio Peugeot, del quale diventa una sorta di sottomarca. Nasce il binomio Peugeot - Talbot, che prevede la condivisione della rete commerciale e di assistenza: ciò comporta la chiusura di oltre 480 concessionari Talbot (ex Simca) in tutta Europa. Nel settembre del 1982 al vertice della gamma Horizon sale la Premium, modello inedito ricco di contenuti interessanti. Dal punto di vista meccanico, si segnala l'adozione del quattro cilindri di 1592 cc alimentato da un carburatore a doppio corpo già della Solara; grazie ai 90 cv erogati, le prestazioni sono vivaci: per accelerare da 0 a 100 km/h bastano 10,5 s, mentre la velocità massima fa registrare una punta di 175 km/h; nonostante il temperamento quasi sportivo, i consumi si mantengono su valori apprezzabili: a 90 km/h sono richiesti 6,5 l di carburante, addirittura meno della 1100 LS; novità assoluta è l'adozione in primo equipaggiamento del servosterzo, che rende la guida molto più precisa e confortevole. Realizzata sulla base della GLS, la Premium mette in risalto il suo ruolo di "ammiraglia" attraverso una serie di accorgimenti estetici studiati a tavolino dagli esperti di marketing del gruppo PSA, in funzione dei mutati gusti del pubblico automobilistico degli anni Ottanta. All'esterno la personalizzazione passa dai cerchi in lega leggera "Amil" a quattro doppie razze (quelli della vecchia Special), abbinati ai pneumatici 175/70, e dai doppi profili adesivi bicolore (rosso e nero) applicati lungo le fiancate, appena al di sotto delle scalfiture longitudinali della carrozzeria; in prossimità dei parafanghi anteriori sono collocate le scritte adesive "Premium", anch'esse bicolore, mentre sul portellone posteriore, accanto alla targhetta "Horizon", appare il logo raffigurante una corona. L'interno presenta la strumentazione racchiusa da un pannello di plastica in colore grigio montato "a filo" della palpebra del cruscotto. La dotazione di serie aggiunge a quanto già previsto sulla GLS la chiusura centralizzata delle portiere e del portellone e le cinture di sicurezza posteriori con avvolgitori automatici. A richiesta restano solamente i cristalli atermici azzurrati e la vernice metallizzata o laccata Kristal. La gamma colori non prevede il beige Panama, il blu Baltico e il marrone Tibetano metallizzato. Nell'ottobre del 1982 inizia l'importazione sul mercato italiano della Horizon Diesel, sulla quale il gruppo PSA ripone la speranza di un rilancio commerciale della vettura. La motorizzazione a gasolio, in effetti, costituisce una proposta interessante: il propulsore adottato è un'inedito quattro cilindri Peugeot (siglato XUD) di 1905 cc, con albero di distribuzione in testa e monoblocco in ghisa a pareti sottili e camicie umide; la potenza è di 65 cv a 4600 giri/min, con coppia massima di 12,2 mkg a 2000 giri/min. Si tratta di un'unita moderna e robusta, che garantisce prestazioni brillanti con consumi di carburante eccezionalmente bassi, al livello delle migliori concorrenti; molto buono anche il confort dinamico, grazie alla rumorosità abbastanza contenuta anche ai regimi superiori. La Horizon Diesel è disponibile in due allestimenti, LD ed EXD, che ripetono in toto i corrispondenti LS ed EX a benzina. La LD adotta il cambio a quattro rapporti, che determina le seguenti prestazioni: accelerazione da 0 a 100 km/h in 17,0 s, velocità massima di 149 km/h, consumo pari a 4,6 litri di gasolio a 90 km/h; a richiesta è possibile ottenere il cambio a cinque velocità. Sulla EXD il cambio a cinque marce è montato di serie, con prima accorciata e quinta allungata, che permette di mantenere a lungo elevate velocità di crociera senza sforzare il motore; queste le prestazioni: accelerazione da 0 a 100 km/h in 16,6 s, velocità massima di 156 km/h, consumo pari a 4,5 l di gasolio a 90 km/h; a richiesta è disponibile il servosterzo, che rende meno faticosa la guida. Nel marzo del 1983 ritorna in Italia la 1300 EX: costa 700.000 £ in meno della GLS. Nei 1983 le vendite della Horizon calano ancora, assestandosi intorno alle 59.000 unità, ma c'è spazio per qualche piccolo aggiornamento: a novembre inizia la commercializzazione in Italia del "model year" 1984. Su tutta la gamma la strumentazione si arricchisce della spia dell'insufficiente livello del liquido di raffreddamento; sulle Diesel compare la spia di segnalazione della presenza di acqua nel gasolio. La LS ha di serie la predisposizione radio completa di antenna al tetto e due altoparlanti, il tergilavalunotto, gli appoggiatesta anteriori regolabili in altezza ed estraibili e la cappelliera rivestita in moquette. Questi ultimi tre vanno ad equipaggiare anche la GL, che in più guadagna i profili paracolpi laterali in plastica nera. La EX - EXD e la GLS si uniformizzano nell'arredamento interno: il rivestimento dei sedili è in tessuto con motivo a quadretti in colore beige / nero o azzurro / nero, con fianchetti laterali e retroschienali in finta pelle in colore nocciola o grigio; la parte superiore della plancia e i pannelli delle portiere (privi di inserti in tessuto nero) sono in colore beige o grigio; la parte superiore dei pannelli delle portiere, i braccioli e la moquette che ricopre il pavimento e la cappelliera sono in colore nocciola o nero; le tasche portaoggetti applicate alle portiere anteriori hanno una nuova sagoma arrotondata (sono quelle della Peugeot 505); l'orologio digitale viene sostituito da quello della Peugeot 205, che integra anche la funzione di cronometro. La EX adotta di serie la chiusura centralizzata delle portiere e il cambio a cinque marce: la velocità massima sale a 154 km/h e il consumo di carburante diminuisce del 5% grazie al rapporto superiore particolarmente lungo. La GLS cede l'optional del cambio automatico alla EX, sempre accoppiato al motore quattro cilindri di 1442 cc con 83 cv. La Premium non viene più importata. La gamma colori, per l'ennesima volta, vede sparire alcune tinte (bianco Ibiza, beige Panama, marrone Tibetano metallizzato, blu Erevan metallizzato) e comparirne di nuove (bianco Mejie, beige Antilope, marrone Giamaica metallizzato, blu Cascata metallizzato). Nei primi mesi del 1984 le vendite della Horizon costituiscono solo il 3% della produzione del gruppo PSA: parlare di un rilancio ormai non ha più alcun senso. Si pensa piuttosto a prolungare il più possibile la vita commerciale di questo modello, facendo ricorso in modo massiccio alle serie speciali, che consentono di ribassare sostanziosamente i prezzi, senza ritoccare all'ingiù il listino ufficiale. La prima serie speciale a giungere in Italia, nel maggio del 1984, è la Exclusive, che si mette in luce per il prezzo da hard - discount, fissato in 9.450.000 £, ovvero un milione e mezzo in meno della 1300 EX da cui deriva: si tratta di una cifra davvero concorrenziale, inferiore di 500.000 £ a quella della piccola e spartana Fiat Uno 55 base. Dal punto di vista estetico, la Exclusive propone uno stile improntato ad una sobria eleganza: la carrozzeria è disponibile solo in colore grigio Futura metallizzato, spezzato otticamente da un profilo adesivo in colore nero applicato sulle fiancate; in prossimità dei parafanghi posteriori e sul portellone sono applicate le scritte adesive "Exclusive" in colore nero e argento; i cerchi adottano le coppe integrali areodinamiche in colore argento della Solara SX. L'abitacolo si caratterizza per il rivestimento dei sedili in velluto operato a costine trasversali in colore grigio cenere, con cadenini in finta pelle rossa: i poggiatesta, inediti sulla Horizon, sono quelli in plastica finestrata della Samba: anch'essi sono in colore grigio cenere con striscia perimetrale rossa; la parte superiore della plancia, la pannelleria e la moquette che ricopre il pavimento e la cappelliera sono in colore grigio. La dotazione di serie include i cristalli atermici bronzati. Non sono previsti optional. Nel giugno del 1984 non viene più importata la 1500 GLS: ciò segna l'inizio di una progressiva semplificazione della gamma, che vede la scomparsa delle motorizzazioni di cubatura superiore e degli allestimenti più ricchi, in favore delle versioni più economiche. Nel luglio del 1984 esordisce la seconda serie speciale dell'anno: si chiama Sherlock ed è ispirata al celebre detective inglese. La base di partenza è la 1100 GL, dalla quale la Sherlock si differenzia per l'allestimento particolarmente curato, simile a quello della EX: è questa una precisa strategia commerciale del gruppo PSA, che cerca di sedurre il pubblico con un prodotto che coniuga economicità dei costi e ricchezza di contenuti, il tutto ad un prezzo superiore di appena 300.000 £ a quello del modello di riferimento. Esternamente la Sherlock costruisce la sua personalità attreverso i seguenti particolari: carrozzeria in colore marrone Tibetano metallizzato, con doppi profili adesivi laterali in colore nero / oro; scritte "Sherlock" in colori abbinati a quelli dei profili laterali, applicate in prossimità dei parafanghi posteriori; logo raffigurante una corona collocato sul portellone; cerchi con coppe integrali areodinamiche in colore argento (ex Solara SX); pneumatici 165/70. Molto accogliente l'interno, arricchito con i rivestimenti dei sedili in panno di tweed in colore beige canapa con cadenini neri e fasce centrali con motivo "Tartan" in colore beige e nero; i fianchetti laterali e i retroschienali dei sedili, la parte superiore della plancia e la pannelleria sono in colore beige; la parte superiore dei pannelli delle portiere, i braccioli e la moquette che ricopre il pavimento e la cappelliera sono in colore nocciola; la fascia centrale della plancia è rivestita da un'originale decorazione in legno, ripetuta anche sui pannelli delle portiere; di legno è anche il pomello della leva del cambio. La dotazione di serie aggiunge, rispetto a quella della GL, il tetto apribile in cristallo fumè del tipo sollevabile a compasso, i cristalli atermici bronzati e l'autoradio con mangianastri. Non sono previsti optional. Nella seconda metà del 1984 iniziano a circolare le prime immagini "rubate" della vettura che, secondo i piani del gruppo PSA, dovrebbe sostituire la Horizon: conosciuta con il nome di progetto C28, si tratta di una berlina a cinque porte, con carrozzeria a due volumi e mezzo, caratterizzata dal lunotto posteriore avvolgente, una soluzione già sperimentata dalla Renault sulla R11. Nel frattempo, la Horizon chiude un anno pessimo dal punto di vista dei numeri (soltanto 26.500 gli esemplari prodotti) esordendo con il "model year 1985", commercializzato in Italia nel dicembre del 1984. Le modifiche sono lievissime e dovute ad un ulteriore condivisione di elementi con le altre vetture del gruppo: su tutte vengono sostituiti i pulsanti dei comandi secondari con quelli, di forma quadrata e illuminati, della Solara; il pomello della leva del cambio lascia il posto a quello delle Peugeot 205 e 305; il volante ha il logo Talbot inciso e privo di colorazione; la strumentazione presenta una grafica rinnovata e cornici dei quadranti in colore arancio; compare la scritta "Horizon" in colore arancio sul plexiglass di copertura del cruscotto portastrumenti. La Sherlock, prodotta in una nuova serie a tiratura limitata, è disponibile anche in colore rosso Plaisir metallizzato, con doppi profili adesivi laterali in colore nero / argento e scritte "Sherlock" nei medesimi colori. La Exclusive viene sostituita dalla Exclusive 2, disponibile solo con il motore 1100 da 59 cv: i contenuti sono gli stessi della versione precedente, ad eccezione di alcune piccole variazioni operate all'arredamento interno, che presenta sedili rivestiti in tessuto in colore grigio scuro con fasce centrali in velluto ad impunture verticali in colore grigio cenere, mentre i cadenini di bordatura dei sedili e le strisce perimetrali degli appoggiatesta sono in colore nero. Nel febbraio del 1985 l'erede della Horizon è ormai pronta: ne viene sorpreso più di un esemplare in veste definitiva, con il logo Talbot in bella vista sulla calandra e la scritta Talbot Arizona sul portellone posteriore. Contemporaneamente Jean-Paul Parayre, presidente del gruppo PSA, annuncia ufficialmente che la nuova vettura sarà prodotta nello stabilimento di Poissy (dal quale escono Samba, Horizon e Solara) e costituirà il simbolo del rilancio del marchio Talbot. Nel settembre del 1985, a meno di un mese dalla presentazione ufficiale, il gruppo PSA stupisce tutti con una mossa a sorpresa: la nuova vettura non si chiamerà Talbot Arizona ma bensì Peugeot 309! Il dirottamento dell'erede della Horizon nella gamma Peugeot è dovuto ad una presa di coscienza dei vertici del gruppo PSA circa la disastrosa immagine commerciale del marchio Talbot, talmente debole anche in Francia da mettere a serio rischio la riuscita di un progetto costato ben 2,5 miliardi di franchi. Ovviamente questa scelta determina la condanna a morte della Talbot, che è inesorabilmente destinata a scomparire. L'ultima Horizon esce dalla fabbrica di Poissy il 15 giugno del 1985: le linee di montaggio devono essere sottoposte ad una totale riconversione per accogliere la produzione, in gran parte robotizzata, della Peugeot 309. Dall'inizio dell'anno le Horizon prodotte sono state 4637, ma di queste un gran numero deve ancora essere venduto: per questa ragione la vettura continua ad essere presente nei listini dei principali mercati europei, incluso quello italiano. La gamma si impoverisce: dall'ottobre del 1985 sono disponibili soltanto due versioni, la 1100 GL e la 1300 EX, alle quali si aggiungono le serie speciali Exclusive 2 e Sherlock. Il 28 febbraio del 1986 cessa la produzione della Samba, il 30 giugno quella della Solara: il marchio Talbot scompare definitivamente, tranne in Gran Bretagna, dove continuerà a vivere sul furgone Express (gemello del Peugeot J5) fino al 1991. In Italia il nome Talbot sparisce silenziosamente dai listini del nuovo nel novembre del 1986. I concessionari Peugeot, che nel frattempo hanno proceduto a cancellare ogni traccia del marchio, tentano di esaurire le giacenze di Samba, Horizon e Solara proponendole al pubblico a prezzi stracciati: ciò non basta a renderle allettanti, tanto è vero che la disponibilità di esemplari, spesso già targati e ulteriormente scontati, si protrae fino alla fine del 1987. L'ultima menzione della Talbot nelle pagine dell'osservatorio economico di Quattroruote è datata dicembre 1987: in quel mese le vetture vendute, le ultime, sono solo due.
  23. Se l'avessi guidata avresti saggiato le doti di una media di classe, quasi claustrofobica all'interno, ma ben rifinita e molto scattante (e "rombosa"). Bella la Delta, un oggetto di design nel marasma dei modelli botulinati di oggi: mi spiace di averla venduta...
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