Errori di valutazione, che lasciano intuire anche lotte intestine di pessimo auspicio per l’azienda. Un pilota straordinario, che ha messo molto di suo nei successi Ducati, è stato messo inelegantemente alla porta dopo essere stato oggetto anche di una deprecabile e cialtronesca campagna di diffamazione (che i tifosi rossiani più idioti continuano a citare). L’osannato “deus ex machina” vuole la “machina” nuova. Stanno progettando, si mormora, un telaio “doppia culla”, forse anche con i doppi ammortizzatori laterali, come nelle moto anni 60. Parlare di monotrave, o monoscocca, sarebbe un tantino più aderente alla realtà. La Ducati attuale è in realtà una “senza scocca” con motore portante e sospensioni, anteriori e posteriori, ancorate direttamente al motore, mediante “prolunghe” in carbonio.
Chi ha una leggera infarinatura dei problemi tecnici, ad oggi irrisolti, legati alle sospensioni di una moto sa che una “soluzione” del genere non risolve un bel niente. Eliminata tutta la flessibilità centrale, normalmente demandata al telaio, tutto si scarica sulle “prolunghe” in carbonio, sulle sospensioni e sulle gomme. Le “prolunghe” non sono sufficientemente rigide e flettono in modo imprevedibile. Le sospensioni e le gomme, nell’imprevedibile variare di “angoli, forze e momenti” fanno quello che possono, se possono. Irrigidendo al massimo le “prolunghe” si avrebbe poi bisogno di sospensioni e gomme straordinarie, in grado di assolvere a tutte le funzioni di flessibilità necessarie. Con sospensioni “intelligenti”, a gestione elettronica, si potrebbe, forse, tamponare la situazione. Non vedo altro, al momento.
Continuando sulla strada delle soluzioni estreme si potrebbe pensare a qualcosa tipo “Bimota Tesi”, una delle tante soluzioni sperimentali proposte per l’irrisolvibile problema tecnico delle sospensioni motociclistiche.