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A FIOR DI PALLE
Nell'indisponibilità dell'Inter A o B o C o D, c'è voluta una discreta Inter E per superare quelli che in settimana l'ex premier italiano ha definito, senza ombra di esagerazione, la squadra più forte d'Europa. Una dichiarazione che era anche un messaggio importante per la terza età: non abbiate paura di sembrare rimbambiti in pubblico, almeno finché non vi sbavate sul colletto.
I milanisti arrivano dalla serata sublime contro i corsari scozzesi che solo pochi mesi prima avevano terrorizzato la Danimarca perdendo 3-1 con il Copenaghen, un risultato che comunque non descriveva la gagliardìa del dream team guidato dalla stella Nakamura, che a molti ricorda un un calciatore solo perché bipede. In questo quadro minaccioso si iscrive il primo derby dell'era Nazario, il paffutello centravanti brasiliano che ha ormai sostituito nel cuore della San Siro rossonera l'amico lavapiatti di Seedorf, Harvey Esajas. Sarebbe però ingeneroso non riconoscere ai milanisti l'handicap di un'assenza importante, quella della luminescente punta di diamante della campagna acquisti 2006/07: Ricordo Oliveira. Le emozioni fioccano. I due tempi si aprono con due tributi alla memoria di grandi ex della Stracittadina, passati serenamente a miglior vita: il primo a Veleno Lorenzi, il secondo a Califfone Cafù, fu Pendolino. Mancini inserisce a sorpresa Grosso e Crespo, mentre Ancelotti si affida all'undici titolare più il labrador guida di Maldini, utile a segnalargli con abbai di diverse tonalità il sopraggiungere della palla. Anni fa a Milanello si coltivavano giovani talenti, oggi per fortuna si tengono artificialmente in vita quelli vecchi sdentati. Verso il finale di prima frazione, il destino bussa alla porta: l'ex chiacchierone capitano dell'Inter riesce a spostare i quarti posteriori e segnare. Alla faccia di quella scontrosa della Melandri, l'applauso dello sportivissimo pubblico nerazzurro è lungo, bello e sentito. Una favola che si compie: dopo la recente scoperta della mucca carnivora e la nascita in cattività di tre tigri bianche, tutti commossi e in piedi ad applaudire il primo gol in Serie A di un pachiderma. Nella ripresa, il match cambia grazie alla lungimiranza degli uomini di mercato nerazzurri, bravi nel tessere una ingegnosa trama di scambi che portarono alla sostituzione di Ronalda con Crespo, di Crespo con Cruz, e infine di Vieri con un sacco di risate. Il centravanti ex bolognese entra in campo e segna dopo un minuto, dimostrando la propria superiorità sul brasiliano, che ce ne aveva assurdamente messi quaranta. Ma il Milan c'è: non è mica la migliore squadra d'Europa per un cazzo. Al 75', Jankulowski prende palla, sente un rumore dietro di sé e si ferma domandandosi lungamente di cosa si tratti: mentre il motorino d'avviamento del suo cervello cerca faticosamente l'accensione, Cruz arriva e passa a Ibrahimovic, come Mussi per Baggio ai Mondiali. E' il due a uno. Nella foto, grazie ragazzi, ora possiamo riposare: con le pernacchie e la vittoria, la nostra guerra è finita.