Vai al contenuto

lix

Utente Registrato
  • Numero contenuti pubblicati

    85
  • Iscritto il

  • Ultima visita

Tutti i contenuti di lix

  1. lix

    Inizio del crollo economico?

    Gb, nazionalizzazione Northern Rock Dopo crisi subprime, fu salvata con liquidita' del Tesoro (ANSA) - LONDRA, 17 FEB - Il governo britannico ha annunciato che nazionalizzera' Northern Rock, andata sull'orlo della bancarotta per la crisi dei mutui 'subprime'. La banca e' stata salvata grazie ad un'enorme iniezione di liquidita' del Tesoro. 'Non avevamo altra scelta', ha detto il cancelliere dello Scacchiere, Darling. Si erano fatte avanti due cordate: quella di Richard Branson, capo del gruppo Virgin, e quella di un dirigente della stessa Northern, Paul Thompson. Ma sono state giudicate insoddisfacenti. LONDRA, LA NORTHERN ROCK SARA' NAZIONALIZZATA LONDRA - Il governo britannico ha annunciato che nazionalizzerà Northern Rock, la banca andata sull'orlo della bancarotta per la dirompente crisi dei mutui 'subprime' e salvata soltanto grazie ad un'enorme iniezione di liquidità da parte del Tesoro Il primo ministro Gordon Brown e il cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling sono arrivati alla conclusione che una nazionalizzazione "temporanea" è di gran lunga il male minore. Per il controllo della boccheggiante Northern Rock, dal 13 settembre scorso sotto la tutela della Banca d'Inghilterra che l'ha tenuta a galla con prestiti pari ad almeno 35 miliardi di euro, si erano fatte avanti due cordate: una capitanata dal miliardario Richard Branson (capo del gruppo Virgin) e l'altra da un dirigente della Northen Rock, Paul Thompson. Nessuna delle due offerte è stata però considerata soddisfacente, pur essendo state entrambe "migliorate" la settimana scorsa su forte pressione del governo. "Non avevamo altra scelta se non la nazionalizzazione. Nelle attuali condizioni di mercato non crediamo che le due offerte siano abbastanza convenienti per il contribuente", ha sottolineato Darling quando oggi pomeriggio ha annunciato la nazionalizzazione. A suo giudizio le due offerte sono state respinte perché non davano abbastanza garanzie sul rimborso del grosso prestito fatto dalla Banca d'Inghilterra. ANSA.it - LONDRA, LA NORTHERN ROCK SARA' NAZIONALIZZATA
  2. lix

    Bellissime sigle

    ..dei bellissimi sceneggiati giallo italiani degli anni settanta, GAMMA http://www.youtube.com/watch?v=qnh-paSQhEA&NR=1 ALBERT E L'UOMO NERO http://www.youtube.com/watch?v=MBCA7nJoVQQ RITRATTO DI DONNA VELATA http://www.youtube.com/watch?v=UDhw2FkOmwshttp://www.youtube.com/watch?v=MkmojWApWl0 HO INCONTRATO UN'OMBRA http://www.youtube.com/watch?v=BfFB2cAXhfY&NR=1 IL SEGNO DEL COMANDO
  3. ALESSANDRA CARINI "Gli investimenti diretti esteri delle medie aziende italiane attraverso società controllate che svolgono all’estero attività manifatturiere sono più che quadruplicati tra il 1998 e il 2005 dice Coltorti. Tuttavia, in termini di numeri, interessano solo il 6% di esse". Ma la realtà è assai più complessa: perché al di là degli investimenti diretti ci sono migliaia di accordi di subfornitura che costano poco e danno vantaggi a chi li sigla consentendo a queste imprese di espandere la produzione all’estero, conquistare nuovi mercati, ristrutturare i costi di produzione. "La fornitura internazionale conta più delle filiali all’estero soprattutto nei settori più tradizionali del made in Italy e l’Est ha fatto la parte del leone nelle scelte" dice Giancarlo Coro, autore, con altri, di un libro significativo, "Andarsene per continuare a crescere". Trainato dalle medie aziende, dalle utilities e dalle costruzioni, questo processo ha coinvolto, nell’ultimo periodo, anche le grandi imprese. Mario Muttinelli, professore al Politecnico e responsabile della Banca dati Reprint che censisce ‘l’Italia multinazionale’, ne descrive bene la crescita: dal boom di inizio anni Novanta, seguito anche alla caduta del Muro di Berlino che ha visto il moltiplicarsi delle iniziative da parte delle medie aziende, con il picco nel 1992 quando si sono avute 527 nuove partecipazioni con il coinvolgimento di oltre 120 mila dipendenti, alla caduta del 1993 seguita alla svalutazione della lira, per tornare al boom di inizio anni 2000, che ha visto entrare massicciamente le piccole e medie aziende. Adesso, insieme alle medie, si riaffacciano le grandi, ma soprattutto cambia la logica strategica: "Da investimenti ‘difensivi’, si passa più a iniziative volte a conquistare i mercati locali in una logica di consolidamento e di crescita" dice "e c’è da tener conto che noi non guardiamo il settore finanziario che negli ultimi tempi ha cominciato a muoversi". Il 2007 segna una ripresa che Max Fiani, responsabile di Kpmg, definisce "sorprendente". "E’ una ripartenza da record che vede protagoniste le aziende medie, ormai cresciute e che operano con logiche tutte nuove, non di carattere familiare, insieme alle grandi e un ritorno di compratori europei negli Usa". Così la ritirata di Telecom dai mercati internazionali è stata più che compensata dalle iniziative di Fiat, Eni, Enel, Mediaset e poi Brembo, Luxottica, e decine di altre. Adesso questo mondo variegato fa i conti con la crisi dei mercati finanziari e con la prospettiva di un indebolimento dell’economia reale gridata a gran voce da economisti e organismi internazionali. La struttura di queste aziende, così come la presentano le analisi, potrebbe, sulla carta, costituire un vantaggio. Assenti spesso dai mercati borsistici per scelta, prive di debiti e patrimonializzate, con un attivo investito in asset industriali, queste imprese potrebbero avere più di un’occasione su mercati i cui valori sono stravolti e abbattuti dalla crisi finanziaria. "Ma non è questa la logica che seguono. E sul futuro di questa parte del nostro apparato produttivo che si muove con logiche industriali e ha il dono della flessibilità resto ottimista" dice Coltorti e penso che continuerà l’espansione verso le aree dell’est europeo e dell’Asia." In effetti, se si va a chiedere a molte di esse che cosa sposti questa crisi, si hanno risposte che destano ancora una volta, sorprese, perché frutto di una visione sul futuro ben diversa da quella di questi giorni. Mario Carraro, ad esempio, guida un’azienda che produce sistemi di trasmissione per veicoli e trattori che sfiora e supererà nei prossimi anni il miliardo di fatturato con investimenti che spaziano dalla Cina all’India agli Stati Uniti. Dice: "Certo, dobbiamo essere preparati alla crisi, ma per noi il 2008 è già acquisito. Noi abbiamo aperto un nuovo stabilimento negli Usa perché lì sono i nostri clienti e perché i costi della manodopera, con questo dollaro, sono molto convenienti. Ma la logica che ci ha guidato nei nostri investimenti è una razionalizzazione della nostra supply chain". E poi ci sono i nuovi mercati che tirano, la Cina, l’espansione delle macchine agricole negli Usa per il fenomeno della produzione del biodiesel. "Non si vanno a rivedere piani perché c’è un crollo delle Borse e poi sa qual è la massima dei mercati?" dice un po’ provocatoriamente Claudio Gottardi, amministratore delegato della Safilo, 1120 milioni di fatturato con marchi prestigiosi nel mondo degli occhiali. Eccola la massima: "Don’t try to catch the knife while falling". Insomma a inseguire le altalene e le isterie di questi mesi ci si può far anche molto male. "Noi aggiunge la vera crisi non l’abbiamo ancora vista e abbiamo di fronte la prospettiva di milioni di potenziali consumatori nel mondo". Se gli si chiede che cosa sposta questo stravolgimento di scenario in termini di decisioni di investimenti esteri risponde: "Mah, bisogna vedere. A breve ci sono opportunità generate dal calo del dollaro, ma se le aspettative continuano ad essere al ribasso certo anche i prezzi delle attività scendono". Insomma la logica è la stessa: si possono trovare occasioni e si può soffrire a breve in nome di un’opportunità più a lungo termine, ma sempre guidati da una prospettiva industriale o commerciale, non certo finanziaria. Un po’ la stessa che segue Andrea Tomat (Lotto e Stonefly) che spacca il mondo in tre macroaree (il Nafta americano, l’Europa e l’Asia), per seguire mercati che ormai definisce "osmotici". Sostiene che aggiustamenti ci saranno, anche se l’economia reale sta andando avanti: "Negli Usa ci sono occasioni anche se dopo l’acquisto della Etonic il nostro obbiettivo è quello di integrare e ristrutturare". Sia Carraro che Gottardi, sembrano ricambiare l’indifferenza che la Borsa, che negli ultimi mesi ha falcidiato le loro quotazioni, riserva ai loro conti. Ma la Borsa non è un termometro neanche per i più piccoli: Franco Malenotti, ad della Belstaff, 90 milioni di fatturato metà in Italia e metà all’estero, aumenti record previsti per il 2008, conquistati con un marchio rilevato da un’azienda inglese e portato al successo vedendo giubbotti e abbigliamento di grido prodotti per il 90% in Italia, una filiale aperta negli Usa, dice: "Non siamo toccati da tutti questi disastri che si dicono. Sono 45 anni che opero nel settore e ho visto tante crisi. Una che arrivi così non mi è mai capitata e non ho segni di scenari reali così brutti, né io né i gli industriali che incontro, anche negli Usa. Credo sia tutta una bolla e una montatura che si sgonfierà". E l’Fmi, le previsioni di previsioni di crescita? "Hanno ridotto dal 2,5 se non mi sbaglio all’1,6 e mi dovrei stracciare le vesti per questo?". E la stessa tranquillità ostenta Maurizio Bazzo, che guida la Inglass, progettazione di stampi dei fanali per auto, un laboratorio di ricerca a Bari, uno stabilimento in Cina ( per servire il mercato cinese) e un’unità negli Usa. "I nostri concorrenti, anche negli Usa, sono tranquilli, non abbiamo segni di cedimento". Dunque per ora i piani non sono sconvolti. E, dice Corò, che conosce bene questo sistema di imprese: "Credo che gli investimenti esteri continueranno a crescere soprattutto nelle aree più promettenti Europa Centro Orientale e Usa. E l’internazionalizzazione del sistema bancario italiano non potrà che aiutare questo processo estendendolo anche alle piccole". Quanto alle grandi, dopo il recupero degli anni passati, dovranno fare i conti con scenari forse più complessi "perché dice Coltorti il futuro dei beni standardizzati sarà soprattutto nei Paesi emergenti e dunque anche loro per sopravvivere dovranno puntare sulla personalizzazione dei prodotti e l’innovazione, che è nel dna del nostro quarto capitalismo". quot;Una teoria non è che un’ipotesi. Quando l’osservazione dei fatti non si accorda con la teoria questa deve essere sostituita" (Gunnar Myrdal, Economic Theory and Under Developed Regions). Questa frase suggella, come una sorta di epigrafe, l’ultima indagine di Mediobanca sulle medie imprese industriali italiane. Fulvio Coltorti, che da anni segue dati e comportamenti di questo mondo di aziende, la ha scelte per sintetizzare questo strano capitalismo e i suoi modi di agire e di crescere, che, negli ultimi anni, ha riservato più di una sorpresa agli economisti e ai governanti italiani. Adesso che la crisi dei mercati sta rovesciando le prospettive di sviluppo e stravolgendo le convenienze e i valori, ci si domanda che prospettive si aprano per questo mondo, che fine farà quel processo di internazionalizzazione che ha visto il capitalismo medio e grande italiano crescere sui mercati mondiali e conquistare non solo quote di mercato in termini di esportazioni, ma anche aumentare la sua presenza in termini di fabbriche e di investimenti. Negli ultimi anni questo processo è stato una delle sorprese che ha contraddistinto la crescita delle medie e delle grandi aziende italiane. Repubblica.it » Affari e Finanza » Cosi' Italia Spa fa shopping nel mondo
  4. E gli olandesi decollano: http://www.youtube.com/watch?v=4ZdLjKl0lHc&NR=1
  5. lix

    Quegli Italiani con tanta fierezza

    Vedi Napoli e poi muori? LA SPAZZATURA CHE NON C'E' LA CITTA' DEL GUSTO DI NAPOLI CHE APRE - Se volete fare il giro della spazzatura - ci dice il tassista - vi ci porto io. Ma dove, qui in città? - chiediamo noi - No, si va fuori... in provincia... E' il primo impatto con Napoli il 31 gennaio. Ci arriviamo dopo avere visto tanta televisione e letto mille giornali, titolo più ovvio "Napoli sommersa dalla spazzatura" ma quella che è stata una situazione anche del capoluogo di quindici-venti giorni fa ora non c'è più, la città è pulita, la peste, le montagne di spazzatura sono nei comuni della provincia. Napoli è pulita ma circondata. Napoli ha però l'immagine distrutta, e così l'Italia. Giriamo a piedi e in auto per due giorni il lungomare, il Vomero, Posilippo, Spaccanapoli, un po' di quartieri Spagnoli - in questi ultimi poco, in verità, per via delle nostre attrezzature, una bella Panasonic HD e una Canon 5d - ma di spazzatura non ne vediamo, in compenso tanta polizia, e forse questo sarebbe un messaggio da dare agli italiani - ma forse la battaglia politica alle porte, nazionalmente e regionalmente, induce a minimizzare - comunque la non-spazzatura a Napoli andrebbe comunicata agli stranieri che vengono a Napoli (e hanno cancellato tutte le prenotazioni), mica vengono per visitare Pianura, vanno a Capri, pulita perfettamente, vanno in Costiera Amalfitana, pulitissima e per di più in provincia di Salerno, mica di Napoli, e Salerno, si sa, è città pulita e con la raccolta differenziata già da alcuni anni. Siamo andati a Napoli per l'apertura della Città del gusto e anche questo fatto mi riempie di orgoglio perché mentre i messaggi un po' di tutti sono di sfascio noi abbiamo avuto il coraggio/incoscienza di sbarcare a Napoli e la prima risposta dei napoletani ci ha premiato: corsi pieni e gente carica e contenta che si faccia un'iniziativa come questa proprio adesso e proprio nella loro città. (vedi Photogallery CdG di Napoli) Il sud è il futuro della nostra enogastronomia. La Campania è una protagonista di questa crescita, così come Puglia e Sicilia. Certo, al sud è ancora tutto un po' più difficile ma sole, materie prime e tradizione permettono di avere grandi ambizioni e allora la Città del gusto a Bagnoli si offre come ponte e vetrina per questo mondo enogastronomico in sviluppo. Papero Giallo: Vedi Napoli e poi muori?
  6. lix

    Inizio del crollo economico?

    Société Générale scopre una frode da 4,9 miliardi di euro La banca francese Société Générale ha reso noto di aver subito una frode nell'ambito della sua attività di trading che ammonta a 4,9 miliardi di euro, ai quali si aggiungono 2 miliardi di svalutazioni nel quarto trimestre 2007 legate alla crisi dei subprime. Per il gruppo bancario il 2007 si chiude con una perdita netta di 2,3 miliardi di euro. Per il 2007, in ogni caso, la banca conferma un utile tra 600 e 800 milioni di euro. Il presidente Daniel Bouton ha offerto le proprie dimissioni, che sono state respinte dal cda. Societè generale ha annunciato che cercherà sul mercato 5,5 miliardi di euro di capitali freschi. In Borsa il titolo è stato sospeso. Société Générale scopre una frode da 4,9 miliardi di euro - Il Sole 24 ORE Societe' Generale: Ha Un Nome Autore Maxitruffa (ANSA) - PARIGI, 24 GEN - Il trader che ha fatto perdere alla Societé Generale la cifra record di 4,9 miliardi di euro è Jerome Kerviel, un uomo di una trentina di anni che guadagnava meno di 100.000 euro all'anno. Lo riferisce l'Afp citando fonti concordanti. Kerviel era stato assunto alla Soc Gen nel 2000 per lavorare alla banca di investimento e finanziamento della banca, la SGCIB, prima al 'middle office' e poi, a partire dal 2005, al 'front office' cioé alla verifica delle operazioni dei trader. Per le sue operazioni a rischio, il trader aveva scelto i prodotti "plain vanilla" sugli indici borsistici europei cioé i prodotti derivati più semplici, così denominati in contrapposizione con quelli più sofisticati.(ANSA). Societe' Generale: Ha Un Nome Autore Maxitruffa - Yahoo! Finanza
  7. Le aree economicamente depresse sono una realta' anche in altre nazioni occidentali. Per esempio, in Inghilterra, Liverpool e aree limitrofe sono famose per un altissimo tasso di disoccupazione, fra i peggiori il Galles, Bradford dove c'e' una grandissima concentrazione di indiani e asiatici, e molte altre citta' e aree del nord inghilterra, alcune di queste dove c'e' un altissima concentrazione di criminalita' e zone pericolose. Tantissimi di questi inglesi percepiscono da anni soldi dallo stato come sussidi di disoccupazione (income support, jobseekers allowance, etc.), ma non fanno nessuno sforzo per cercare lavoro nonostante gli aiuti e i programmi del governo. Anzi, molti commettono frodi e lavorano in nero senza dichiarare. Proprio qualche giorno addietro hanno scoperto una coppia di vecchi inglesi che avevano rubato milioni di sterline durante l'arco di alcuni anni con un sofisticato metodo di false identita' e identita' rubate a inglesi che erano emigrati all'estero. Rubarono milioni con false dichiarazioni e varie domande fittizie di sussistenza sociale, tutto questo gestito e organizzato in un angusto ufficio nascosto dietro l'armadio della stanza da letto nella casa della vecchia inglese.
  8. Beh, non ci vuole un genio a capirlo, ma l'importante e' che l'economia comincia a riprendersi.
  9. Commercio estero, l'Italia riparte L'export vola, scavalcate Gran Bretagna e Canada: siamo al settimo posto nel mondo ROMA - L’Italia supera Gran Bretagna e Canada nella quota di esportazioni mondiali e risale la classifica dei maggiori paesi esportatori al mondo, passando dal nono al settimo posto. E’ quanto emerge dai dati illustrati dal ministro per il Commercio Internazionale, Emma Bonino, sull’andamento del commercio estero. QUOTA IN CRESCITA - Nei primi sei mesi del 2007 la quota Italia di esportazioni a livello mondiale è cresciuta del 6,1% rispetto allo stesso periodo del 2006. Oltre all’Italia, solo Cina e Germania, tra i grandi esportatori sono riusciti a ottenere risultati positivi. Tutti gli altri, Spagna, Francia, Stati Uniti, Russia, Giappone, Canada e Regno Unito, hanno visto ridursi la propria quota di export mondiale. Questo miglioramento ha permesso all’Italia di passare dal nono al settimo posto della classifica dei maggiori paesi esportatori al mondo, superando Gran Bretagna e Canada. GRADUATORIA - La classifica delle quote di export mondiale nei primi sei mesi del 2007 è guidata dunque dalla Germania (9,7%), seguono gli Stati Uniti (8,6%), Cina (8,4%), Corea+Singapore+Hong Kong (7,3%), Giappone (5,2%), Francia (4,2%), Italia (3,6%), Regno Unito (3,2%), Canada (3,1%), Russia (2,3%) e Spagna (1,8%). PRODI - «Esportiamo il doppio della Spagna», ha dichiarato il premier Romano Prodi, spiegando i dati relativi al nostro export. L'Italia nel 2007 registra un passivo nella bilancia commerciale di 7,7 miliardi. Per il presidente del Consiglio si tratta «di un risultato straordinario, se consideriamo che importiamo energia per 50 miliardi». Il mercato Ue si allarga e noi siamo secondi solo alla Germania». I dati mostrano che fino al settembre 2007 le esportazioni italiane hanno fatto segnare un +11,5% rispetto allo scorso anno. Il ministro Bonino ha sottolineato un dato: «Tutte le esportazioni francesi sono paragonabili a quelle italiane del solo settore meccanico». SUPEREURO - Romano Prodi ha sottolineato poi che l'euro forte danneggia il commercio estero. «Non vi è alcun dubbio al riguardo, anche se vediamo la fatica di paesi come gli Usa o il Giappone» dove il problema del cambio si presenta con una «specifica forza» a loro favore. Il premier si è augurato che la Banca centrale europea «tenga presente che esistono interessi reali da tutelare perché ci sono limiti alla capacità di resistenza al cambio» . Commercio estero, l'Italia riparte Corriere della Sera Azienda Italia, un anno d’oro MARCO PANARA Un anno così le imprese italiane non lo vivevano da tempo. L’immagine che ci rimarrà impressa sarà quella dell’Alitalia che agonizza, con un numero inquietante di medici al suo capezzale. Ma quella, se è l’immagine più vivida, non è però la più vera. Perché questo che va a finire è stato l’anno del risveglio e della internazionalizzazione. Per un’Alitalia in coma c’è un Enel che comprando Endesa fa un salto dimensionale che nessun altro in Europa è riuscito a fare, c’è un Eni che nei dodici mesi riesce a comprare nuovi asset più di qualunque dei suoi competitor internazionali, c’è Mediaset che investe 2,6 miliardi di dollari per comprare Endemol.Luxottica ne spende 2,1 per la Oakley. Tenaris per un miliardo e quattro acquista Hydril e Rcs impiega oltre un miliardo per Recoletos. E ce ne sono altre decine che con investimenti ciascuno nell’ordine delle centinaia di milioni di euro hanno fatto fare un salto di livello all’internazionalizzazione dell’impresa italiana. Nei primi undici mesi dell’anno, secondo le stime di Kpmg Corporate Finance, le acquisizioni all’estero di imprese italiane sono state 108 per un ammontare complessivo di 57 miliardi euro. Erano stati 15 miliardi di euro nel 2006, 29 nel 2005 (grazie all’effetto UnicreditoHvb), solo 4 nel 2004. «La cosa importante dice Max Fiani di Kpmg Corporate Finance è da una parte che si tratta di una tendenza che già si è avviata nel 2006 e si è consolidata nel 2007 e, dall’altra, che è un fenomeno ad ampio raggio, che riguarda imprese di settori diversi e di dimensioni diverse». E’ il risveglio, dopo anni di lavoro interno e silenzioso, di un pezzo di paese che forse da solo non basta a trainarci tutti e 56 milioni quanti siamo fuori dal guado, ma che sta facendo in pieno la sua parte. Secondo Sergio Mariotti, che insegna al Politecnico di Milano e insieme a Marco Mutinelli (e in collaborazione con l’Ice) ha creato la banca dati Reprint e l’osservatorio ‘Italia Multinazionale’, «l’Italia che nel quadro mondiale è sempre in ritardo nei processi di internazionalizzazione, quest’anno potrebbe aver ridotto la distanza». Le novità, secondo Mariotti, sono il ritorno sulla scena internazionale delle grandi imprese, che negli anni scorsi avevano abbandonato il campo, e la riscoperta degli Stati Uniti dal cui mercato le aziende italiane si erano ritirate negli anni passati e ora grazie anche all’euro forte stanno tornando, e, significativamente, con l’acquisto non solo di reti di vendita ma anche di impianti produttivi. Di grandi imprese, si sa, l’Italia è povera, e tolte banche e assicurazioni, rimangono le private Telecom e Fiat, alle quali va aggiunta Tenaris visti i suoi oltre 18 miliardi di euro di capitalizzazione, e Eni ed Enel delle quali lo Stato è azionista di controllo. Telecom in effetti dopo un lungo ciclo di dismissioni internazionali quest’anno ha rimesso la testa fuori comprando per 665 milioni Aol Germania, mentre la Fiat che alla strategia delle acquisizioni ha preferito quella degli accordi, ha ripreso a investire in impianti in giro per il mondo. Tenaris ha comprato il gruppo Hydril negli Stati Uniti. Tra i grandi in effetti la parte del leone l’ha fatta l’industria della quale l’azionista di riferimento è lo Stato. Per Eni ed Enel così come per Finmeccanica e anche Fincantieri il 2007 è stato una sorta di anno della riscossa. E’ come se questa fetta d’industria nazionale a controllo pubblico si fosse liberata e avesse ritrovato orgoglio. Il governo azionista ha fatto la sua parte. Il messaggio dato alle sue partecipate dal ministero dell’Economia è stato che dopo anni in cui la priorità era tirare fuori tutto il possibile per rinsanguare le casse dello stato, ora la priorità è crescere, perché in un mondo come quello di oggi neanche l’Eni, con i suoi quasi cento miliardi di capitalizzazione di Borsa o l’Enel con il suoi oltre 50 possono considerarsi grandi abbastanza. Ha fatto la sua parte anche il governo istituzione, con il presidente del consiglio e alcuni ministri che si sono spesi molto in giro per il mondo per appoggiare le strategie delle imprese italiane, a partecipazione pubblica e non. In realtà hanno semplicemente fatto quello che da sempre fanno i governi francese, inglese, tedesco, e che invece negli anni passati in Italia non faceva nessuno. L’operazione più importante del 2007 è l’acquisizione di Endesa, per la quale Enel ha investito 28 miliardi di euro e grazie alla quale ha cambiato il suo profilo da impresa domestica a impresa internazionale. Oltre a Endesa quest’anno Enel ha fatto acquisizioni in Russia e in Romania e accordi in Francia (con Edf) e in Albania. Oggi Enel è presente il 21 paesi ed è il secondo produttore di energia d’Europa per capacità installata. E’ uno degli effetti virtuosi della liberalizzazione del settore. L’Enel, ex monopolista, ha dovuto ridurre le sue quote del mercato elettrico nazionale e per crescere in una prima fase ha perseguito la diversificazione in altri settori sempre sul mercato interno. Poiché quella strada non prometteva moltissimo, negli ultimi due anni ha cambiato strategia, è uscita dai settori estranei al suo business principale e ha preso opportunamente la strada della crescita estera. Ha funzionato, ora l’Enel è più grande e più internazionale, con una diversificazione dei ricavi e un profilo di rischio più equilibrato. A fronte di tutto ciò c’è un indebitamento notevole che dovrà essere riassorbito nei prossimi anni. L’Eni non ha fatto una grande operazione, ma tra le prime dieci acquisizioni internazionali effettuate nel 2007 da imprese italiane, ben 3 (che diventeranno quattro con la britannica Burren Energy) le ha fatte lei. Complessivamente, compresa Burren, avrà investito una dozzina di miliardi di euro, rafforzando notevolmente la sua presenza nel cosiddetto ‘upstream’ ovvero l’attività di estrazione di petrolio e gas in Russia, Stati Uniti, Congo e Turkmenistan ed entrando i nuovi paesi come l’India, il Mozambico e il Mali. L’Eni ha così aumentato le sue riserve e la sua capacità estrattiva, riuscendo a condurre in porto un numero di acquisizioni e accordi che nessuno dei suoi competitori quest’anno è riuscito a mettere insieme. Tra le partecipazioni pubbliche, se non per le acquisizioni internazionali, che pure ci sono state ma non per importi rilevantissimi, è andata molto bene anche a Finmeccanica. Ha fatto acquisizioni mirate, ha riordinato il suo perimetro, acquisito commesse importanti e qualificanti, e l’operazione di acquisto di azioni proprie da poco varata testimonia anche di una notevole capacità finanziaria. Le sfide restano impegnative, perché la dimensione (9 miliardi di capitalizzazione per circa 13 di fatturato) rimane relativamente modesta e l’Italia ha budget per la difesa molto ridotti, un limite in parte compensato dallo sforzo fatto da Finmeccanica per insediarsi anche come produttore in due mercati essenziali come il Regno Unito e gli Stati Uniti. Grandi aziende a parte, importantissimo è quello che sta avvenendo nei gruppi di dimensioni più piccole. La Rottapharm di Milano, per esempio, ha comprato per 610 milioni di euro la tedesca Madaus, ed è la più grande operazione mai fatta da un’azienda farmaceutica italiana in Europa, mentre Recordati ha comprato la francese Orphan Europe. Sorgenia, del gruppo Cir (al quale appartiene anche questo giornale) ha acquistato in Francia l’80 per cento della Société Francaise d’Eoliennes, Buongiorno ha comprato l’inglese iTouch. Italcementi ha fatto acquisti in Cina, Value Partners in Inghilterra, Eurotech in Giappone. Cerutti ha acquistato la tedesca Koenig&Bawer diventando leader mondiale nelle rotative per rotocalco. La lista è lunga, e scorrerla dà una certa soddisfazione. E’ l’altra Italia, quella che non ha paura del futuro. Repubblica.it » Affari e Finanza » Azienda Italia, un anno d’oro
  10. lix

    Un popolo diviso

    Italiani, un popolo frammentato e che non si supporta a vicenda, specialmente all'estero dove ho constatato che gli italiani invece di aiutarsi si ostacolano l'uno con l'altro. Chissa' quando gli italiani impareranno a supportarsi a vicenda e ad avere un po' di sano amore per la patria come tutti i popoli esteri, nonostante i loro problemi economici e sociali. 'Ny Times': ''Italia Afflitta Da Depressione Collettiva e Malessere'' 13 dic. - (Adnkronos/Ign) - Il ''malessere'' dell'Italia sul 'New York Times'. In una lunga corrispondenza da Roma, il quotidiano americano parla della ''depressione collettiva'', dall'economia alla politica alla società, che sembra aver colpito il nostro Paese. Un Paese ''che tutto il mondo ama perché è vecchio ma ancora affascinante''. La questione è che, nonostante sia ''adorato all'estero e nonostante tutti i suoi innati punti di forza, l'Italia non sembra amarsi e gli italiani sono il popolo meno felice dell'Europa occidentale''.''Per la maggior parte, i problemi non sono nuovi e questo è il problema'', sottolinea il 'New York Times', secondo cui l'Italia ne è preda da così tanti anni che nessuno sembra sapere ''come cambiare o se sia ancora possibile''. Senza contare che quelli che erano i punti di forza dell'Italia "si stanno trasformando in debolezze". Così, per esempio, le piccole e medie imprese si trovano a dover combattere con l'economia globalizzata e con la competizione cinese. I problemi sono così grandi che l'ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, ha avvertito del rischio di un diminuito ruolo internazionale dell'Italia e di difficoltà nel rapporto con Washington. ''Devono tagliare l'edera cresciuta intorno a questo fantastico albero vecchio di 2.500 anni che minaccia di ucciderlo'', ha detto Spogli al quotidiano. Ma l'impressione che emerge è che ''il malessere nasca dalle poche speranze di tagliare quell'edera e questo rende gli italiani tristi e arrabbiati'', osserva il 'New York Times'. Una rabbia di cui si è fatto portavoce nei mesi scorsi Beppe Grillo con il suo grido 'Basta' rivolto a tutte le forze politiche e al 'sistema' e che ha trovato uno sfogo nei bestseller dell'anno, 'La Casta' e 'Gomorra', scrive il giornale. Che poi dedica qualche riga ai due protagonisti del panorama politico italiano, Romano Prodi e Silvio Berlusconi, cui gli italiani non sembrano attribuire quella capacità di cambiare necessaria in questo momento. In un contesto del genere, non stupisce quindi che ''il 70% degli italiani tra i 20 e i 30 anni vivano ancora a casa, condannando la giovinezza ad un'estesa e improduttiva adolescenza, mentre molti delle menti più brillanti, come i poveri di un secolo fa, lasciano l'Italia'', commenta il giornale che dedica un intero paragrafo del suo reportage al problema generazionale. E un paragrafo è dedicato alla 'Vendita del concetto di Italia', vendita che si è fatta più difficile dopo la morte di Luciano Pavarotti, almeno a sentire un ragazzo intervistato dal 'Times', secondo cui dopo la scomparsa del tenore ''ci sono rimasti solo la pizza e la pasta''. Certo, è vero che ''non ci sono nuovi Rossellini, Fellini o Loren, ma ci sono la Ferrari, la Ducati, la Vespa, Armani, Gucci, Piano, Illy, Barolo", elenca il giornale. Il problema però è che ''gli imprenditori lamentano di essere soli: i politici offrono poco aiuto per rendere l'Italia competitiva e questo resta l'ostacolo principale. L'imprenditoria vuole meno burocrazia, più leggi sulla flessibilità del lavoro e maggiori investimenti nelle infrastrutture per favorire il movimento delle merci''. L'Italia, è la chiosa del 'New York Times', se non cambia rischia di fare la fine della Repubblica di Venezia: ''Bloccata dalla grandezza del passato, con gli anziani turisti a fare da incerta fonte di vita'', potrebbe diventare la 'Florida d'Europa'. Cconcorda con l'analisi pubblicata dal quotidiano americano il senatore Renato 'Ron' Turano, eletto per l'Ulivo nella circoscrizione Estero-Nord America, che oggi ha visitato il Palazzo dell'Informazione del Gruppo Gmc-Adnkronos in Piazza Mastai ''L'Italia si muove in modo abbastanza cauto - dice Turano - Qualche volta vorremmo vedere le cose muoversi molto più velocemente e questo non succede''. ''Però - sottolinea il senatore, imprenditore di successo negli Usa e che vive a Chicago - noi abbiamo grandissimi valori, non ho nessuna perplessità nel senso che ne usciremo. Probabilmente ci vorrà un'altra generazione per cambiare alcune cose, ma i nostri sono giovani sono molto preparati''. 'Ny Times': ''Italia Afflitta Da Depressione Collettiva e Malessere'' - Yahoo! Notizie
  11. Stupenda! Il rombo del motore e' pazzesco, davvero un sogno di macchina.
  12. Gli inglesi non sono meno arroganti dei francesi, e specialmente nel calcio, ogni volta che ci sono competizioni internazionali gli inglesi, i politici e la stampa inglese sono certi che la nazionale inglese vince il titolo. Questo da una nazione che ha vinto poco e non conquista un titolo da tantissimi anni. Invece, gli italiani sempre dubbiosi e che fanno della feroce autocritica, ma alla fine spaccano sempre tutti. Mah!? Valli a capire gli italiani.
  13. La congestion charge e' entrata in vigore agli inizi del 2003, io i lavoratori della City che usano i trasporti pubblici in massa li vedevo gia' anni prima. Nelle ore di punta la metropolitana e i treni diventano letteralmente delle scatole di sardine, e negli ultimi anni che le estati sono state piu' calde del solito la sauna e' garantita e l'aria diventa insopportabile e soffocante perche' ancora oggi l'underground non ha condizionatori e ha un sistema di ventilazione e ricambio d'aria inefficiente.
  14. Nella City ci lavorano migliaia di persone ma, io vedo che la maggior parte usano i trasporti pubblici: tube, bus, treni, etc. I managers, consulenti e quelli che percepiscono stipendi alti e che guidano auto lussuose non sono poi cosi tanti rispetto agli italiani che si possono permettere le macchine di lusso. In Italia ci sono tantissimi liberi professionisti, imprenditori e capi d'azienda, infatti quando vado in Italia vedo circolare molte piu' auto lussuose, che siano italiane, tedesche o altre marche. E comunque, l' Italia le produce le auto di lusso che poi gli inglesi, almeno quelli che se le possono permettere, comprano. Adesso, con la crisi dei mutui il futuro non e' affatto roseo per la City of London, infatti si parla dei famosi sostanziosi bonus che non verranno pagati a natale quest'anno e ci saranno anche tanti licenziamenti. Proprio questo argomento sono state notizie recenti della BBC.
  15. Vero, ma il bello e' che il sistema debito e' stato esportato dagli USA diffondendosi in tutti i paesi occidentali. Lo vedo in Inghilterra dove la gente si indebita fino al collo pur di avere la casa a tutti costi, che e' una fissa prettamente inglese, acquistare a rate le solite macchine tedesche e andare in vacanza piu' di una volta all'anno. Gli inglesi che vanno in bancarotta aumentano sempre di piu', e quelli che lavoreranno come schiavi per ripagare tutti i debiti fino a quando saranno decrepiti e probabilmente graveranno sui loro figli comprende praticamente tutta la forza lavorativa britannica, si parla di milioni di gente. Ahime', questo e' arrivato anche in Italia.
  16. Finalmente gli inglesi scorretti e arroganti e la mclaren-mercedes ne escono a testa bassa. Auguri a Raikkonen e grandissima Ferrari.
  17. Bella notizia. aggiungo, SABELT E BREMBO INSIEME PER LA SICUREZZA “Con Brembo - ha sottolineato Giorgio Marsiaj presidente di Sabelt - abbiamo deciso di intraprendere un cammino in comune con l’intento di sviluppare a livello mondiale e in modo significativo, sia per crescita interna sia attraverso acquisizioni, il business dei componenti e degli accessori speciali destinati al mercato del primo equipaggiamento, del tuning e del racing. Un grande esempio all’interno della storia industriale italiana che vedrà due importanti aziende unite per aumentare la competitività sul mercato globale”.
  18. La Sabelt era italiana, adesso e' di proprieta' americana. Come tante aziende italiane e' finita in mano agli stranieri.
  19. lix

    Riprendiamoci la buona Italia

    EDOARDO RASPELLI PUBBLICA CON MONDADORI "L’ITALIA IN TAVOLA", UN LIBRO "REAZIONARIO" 400 ricette tradizionali elaborate da grandi chef e testate dal palato più severo e goloso d’Italia” . In libreria il 18 settembre (ed il 23 comincia il decimo anno di Melaverde) I gamberi di fiume? Arrivano dall ’Australia. Il foie gras? Quello in scatola che arriva già pronto da spalmare dalla Francia. Le starne? Giungono dalla Croazia. Le pernici? Dalla Spagna. Il maialino da latte? Dall ’Austria … Insomma, es volevamo avere una prova della mondializzazione, della globalizzazione,della omogeneizzazione, se volevamo essere certi della nostra impressione che, ormai, nessuno andasse più al mercato a fare la spesa ma che tutto, ma proprio tutto (o quasi) arrivasse attraverso il telefono o il catalogo, questo ristorantino in cima al Veneto lo provava in modo perfetto. quel locale era il simbolo, certo, della caduta delle frontiere, a anche la prova provata di come il mondo, ovunque e dovunque, mangiasse le stesse cose. Che malinconia pensare che Guido Alciati, il mitico ristoratore di Costigliole d ’Asti, faceva 40 chilometri al giorno solo per andare a comprare i grissini all ’ultimo forno a legna! Fatte queste considerazioni, seduti in questo appartato romantico piacevolissimo locale, non serviti ma addirittura coccolati, dal menu scritto a mano potrete scegliere, dopo i crostini al midollo: brodetto di lattuga con gamberi di fiume e canederli di pane, quaglietta ripiena di fegato grasso al dragoncello, farfalline di pasta con le starne, pernice rossa con polenta, maialino da latte al cumino, strudel di pere con zabaione, gratin di agrumi con gelato alla doppia crema. Spesa per un pranzo medio completo sulle 80-90.000 lire. Vecchio, ma sempre valido; datato, ma sempre attuale; antico (risale addirittura a dieci anni fa), ma emblematico di una situazione, della situazione di oggi. Le righe qua sopra, in corsivo, le scrivevo nell ’agosto del 1998 per un ristorante che avevo visitato nel cuore dell ’inverno precedente. Mi ero arrampicato in una zona non particolarmente agricola, ma per lo meno agreste del Veneto: montagna, alta montagna, zona di boschi e di prati dove si pensava, ahimè, più a far scivolare gli sci che a far pascolare vacche ed agnelli … Non è che avessi mangiato male, no certo: a cuoca (che nel frattempo si è trasferita altrove), sapeva il fatto suo … ma era disarmante quella spesa fatta per telefono, e non per catalogo. Sono passati dieci anni, internet ed i motori di ricerca hanno soppiantato i fili della cornetta, hanno velocizzato gli acquisti da lontano, hanno avvicinato il produttore al consumatore. Hanno accorciato il tempo, ma non la distanza: poche settimane fa ero in un celeberrimo ristorante svizzero: come si conviene c ’era l ’elenco dei fornitori nonché l ’indicazione della provenienza della materia prima. Scelta coraggiosa, encomiabile, sacrosanta, giusta, professionale, ma disarmante: i vini erano svizzeri (oltre che italiani e francesi), il maiale era svizzero … e poi c ’era mezzo mondo, dai gamberi indocinesi alla carne neozelandese, alla frutta brasiliana … Ingredienti che vengono da lontano si accostano a ricette usi e costumi che non ci appartengono. Nella ristorazione di casa nostra è tutto uno scopiazzare di cucchiaini piattini e tazzine secondo la moda che arriva da due lustri dalla Spagna. Grandi prodotti di casa nostra vengono snobbati (anche se in Italia dello stesso prodotto, magari anche migliore, e abbiamo da vendere …). E poi ci sono le ricette: la parola più significativa che risuona tra i tavoli e che si intravede nei menu è “rivisitazione ”. Non se ne può più; non ne posso più. Certo, la cassoeula probabilmente non potrà più essere quella bomba ipercalorica delle nonne della nostra infanzia; forse, la valanga di rossi d ’uovo nella pasta è improponibile oggi tra le mani, tra l ’altro, di ragazzi e ragazze che non hanno mai cucinato in vita loro … Va bene realizzare i piatti con meno calorie, con un impiego più accorto e salutare di grassi … ma non bisogna esagerare! Invece, in casa nostra, nei ostri ristoranti si esagera: a furia di alleggerire, la gastronomia italiana è diventata esangue. Se a questo aggiungiamo che spesso la materia prima manca di caratteristiche, di vigore, di forza, di sapori, il gioco è fatto; meglio: è una disfatta. “La retorica è il veicolo delle emozioni; il grasso è il veicolo dei sapori ”: e lasciatecelo, allora! Recuperiamo i gusti di una volta, il sapore dei piatti d ’un tempo; i nomi legati al nostro passato, ai nostri dialetti, alle nostre individualità locali: siamo tutti eguali, ma ognuno ha le proprie caratteristiche. Così i piatti, la cucina, le ricette che rappresentano l ’individuazione di quel dato territorio. Terra, Territorio, Tradizione (triade che ho depositato come marchio e che qualcuno sta sfruttando di qua e di là, magari aggiungendo qualche altra T, per fini commerciali …): la T di Terra, la Terra che calpestiamo, che coltiviamo e che, a volte, fruttiamo e stupriamo. La T di Territorio, l Territorio, l’ambito geografico di quella data Terra. La T di Tradizione: usi, costumi e, financo, piatti e ricette legati a quella data terra, a quel dato territorio. Adoro attraversare, percorrere, l’Italia in auto. Faccio un paio di centinaia di chilometri e poi mi fermo, per pranzo o per cena; dormo, riparto, altro centinaio di chilometri ed altre soste … Cambiano i panorami, mutano i paesaggi, variano i linguaggi, gli accenti ed i dialetti, cambiano i visi e, financo, ultimi ma non ultimi, i piatti, e leccornie legate al territorio: questo modo di viaggiare, di scoprire, di riscoprire (viva l ’auto, quindi; abbasso l ’aereo) mi fa assaporare con il passare del tempo e dei chilometri il gusto delle diversità … Ed allora eccola qui questa “guida ” al mangiare di oggi con un occhio al passato, in ordine di regione. Questo lavoro ha un ’ispiratrice: Anna Gosetti della Salda,signorina di … mille anni che nel Secondo Dopoguerra riportò a nuova vita la rivista “Cucina Italiana ”,nata nel 1929,l ’anno della Grande Crisi economica, e chiusa con il conflitto. Portò in redazione il cuoco (!!!) ed ogni ricetta che appariva sul suo mensile veniva provata e riprovata … Lo stesso rigore, le stesse ricette apparvero poi in quel suo volume, Le Ricette Regionali Italiane , che la casa editrice Solares pubblica da quasi mezzo secolo con decine di ristampe e nuove edizioni … Lì ci trovate la summa dell ’Italia a tavola, quella delle case, quella che le nostre nonne interpretavano … Ma oggi chi cucina più? Gli uomini non l ’hanno mai fatto e non lo faranno certo ora; le donne mezzo secolo fa cucinavano 4 ore al giorno, oggi scongelano 40 inuti al giorno (prima colazione compresa). Il ristorante, allora, diventa il cuore di questo recupero, di questa salvaguardia. Ho chiesto a cinquantuno ottimi locali del Tricolore di fornirci due menu, uno per ’autunno/inverno, l’altro per la primavera/estate: ognuno è formato da un antipasto, un primo, un secondo, un dolce … Il mio intento è quello di ricostruire, con l ’aiuto di professionisti, l’Italia della buona cucina di una volta, di ieri ma anche di oggi e di domani: finché ci saranno loro potremo essere sicuri che quei piatti, quei apori, quelle emozioni, continueranno a farci felici. Edoardo Raspelli 04-09-07 http://www.lamescolanza.com/TEMP=2007/92007/raspelli=03092007.htm
  20. Purtroppo non la pensano in questo modo e specialmente gli inglesi non vogliono neanche ammettere che la mclaren ha barato. Da quando e' iniziata la storia dello spionaggio gli inglesi hanno sempre detto che e' una cospirazione da parte della Ferrari che cerca di vincere a tutti i costi, di questi commenti ne ho letti tantissimi spesso infarciti di insulti gratuiti alla Ferrari, gli italiani e i soliti luoghi comuni. Ancora oggi e anche dopo la sentenza della Fia gli inglesi non hanno il minimo senso della vergogna. Questi sono alcuni dei loro deplorevoli commenti sul forum della BBC: http://www.bbc.co.uk/dna/606/A26854842
  21. lix

    Prodotto in Italia

    DAL SUD ITALIA LA SUPERTECNOLOGIA PER GLI ECO-GRATTACIELI ROMA - Le parti tecnologiche più importanti dei grattacieli rotanti, le 'Rotating Tower', dell'architetto italiano David Fisher saranno prodotte in Italia. La caratteristica principale di questi grattacieli è che ciascun piano può ruotare a discrezione di chi lo occupa. L'effetto è quello di un' 'architettura dinamica' nella quale la forma muta in continuazione. Inoltre si tratta del primo edificio non solo eco-sostenibile ma anche in grado di produrre energia pulita in quantità superiore al proprio fabbisogno grazie a turbine poste tra un piano e l'altro. L'energia verde prodotta in eccesso viene così ceduta alla rete circostante. In particolare per realizzare questo 'gioiello' del made in Italy, si sta individuando una zona nel sud Italia dove a breve dovrebbe nascere un nuovo distretto industriale che, tra diretto e indotto, dovrebbe dare lavoro ad un notevole numero di operai specializzati e ingegneri. Le maestranze avranno il compito di produrre e assemblare i diversi elementi per gestire l'energia eolica prodotta dalle torri e sovrintendere al movimento di questi grattacieli. Per la prima volta gli edifici saranno pre-assemblati in fabbrica per poi essere esportati nei vari paesi rivoluzionando così il tradizionale meccanismo delle costruzioni. "Fino ad ora abbiamo avuto due ordini. Ma abbiamo già moltissime richieste per realizzare edifici in varie capitali estere", spiega Fisher. Ed effettivamente è di pochi giorni fa la notizia che il Mirax Group di Mosca ha commissionato la realizzazione del progetto Fisher. La torre 'da capogiro' moscovita avrà oltre 60 piani con una superficie complessiva di 110 mila metri quadri e costerà oltre 400 milioni di dollari. Il grattacielo dovrebbe essere edificato tra il 2008 e il 2011 ed è destinato - scrive la stampa locale - a diventare un simbolo del sempre più mutevole skyline moscovita. Il progetto è però più ampio e destinato a creare la "Nuova Era dell'Architettura" offrendo la svolta anche all'eco-sostenibilità. L'architetto Fisher chiede al Governo italiano di 'intestarsi' in qualche modo la 'paternita'' dell'operazione che sarà presentata a giorni in una conferenza stampa internazionale: "Rappresentiamo il made in Italy - dice l'architetto - il progetto è nato in Italia e in Italia verrà sviluppato. Avremmo piacere che lo Stato si avvalesse di questa opportunità perché l'Italia non è solo il Paese dell'arte ma anche della tecnologia proiettata nel futuro". Inoltre "ci farebbe piacere realizzare in Italia un grattacielo simbolo". Tornando all'impianto di produzione italiana di prossima realizzazione Fisher spiega che in alcune regioni "abbiamo trovato realtà eccezionali. Ci avvarremo della collaborazione di aziende locali oltre a installare un nostro impianto di produzione di componenti di alta tecnologia". http://ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/inbreve/visualizza_new.html_123198992.html
  22. IL TIMES: OSPEDALI ITALIANI UN ESEMPIO PER GRAN BRETAGNA http://ansa.it/webimages/mida/medium/6/11957230b1cc425069277b7bb799073d.jpg LONDRA - Medici e infermieri che mostrano professionalità ed efficienza, ospedali pulitissimi e un servizio ineccepibile: la qualità della sanità italiana ha lasciato a bocca aperta una giornalista inglese che oggi sulle pagine del Times ne tesse le lodi. Distruggendo il mito dell'impeccabilità dei servizi pubblici britannici, la reporter, il cui fratello è stato ricoverato all'ospedale di Todi, afferma senza alcun dubbio: la sanità italiana ha tutto da insegnare a quella inglese. Rosemary Righter, questo il nome della giornalista, aveva organizzato una festa nella sua casa in Umbria alla quale aveva partecipato anche il fratello Sholto, il quale, il giorno dopo, aveva accusato forti dolori al torace ed era andato al pronto soccorso. Da qui in poi, nel suo articolo-testimonianza, la Righter racconta nei dettagli tutte le cose che l'hanno convinta che, sotto ogni aspetto, "l'ospedale di Todi fosse tutto ciò che l'Nhs (la sanità britannica) dovrebbe essere, ma non è". Laddove in un ospedale londinese il fratello "quasi certamente avrebbe dovuto aspettare diverse ore per essere visitato da un praticante", a Todi, racconta incredula la giornalista, "dieci secondi dopo aver suonato il campanello del pronto soccorso, a mio fratello veniva fatto un elettrocardiogramma da due medici". E poi ancora: "Entro poco più di un'ora era stato sottoposto a raggi X, ultrasuoni e 30 controlli del sangue. Era stato visto da un radiologo e dal cardiologo. Gli era stata diagnosticata un'infiammazione acuta pericardiale e lo avevano sistemato in un stanza fresca e immacolata, con due letti di cui uno vuoto e con una splendida vista". La giornalista si meraviglia poi della pulizia della struttura: a differenza degli ospedali britannici in cui imperversano le infezioni da MRSA, uno stafilococco resistente agli antibiotici che si diffonde a causa della scarsa igiene, a Todi " non c'é ombra di sporcizia nelle stanze, nei corridoi e nei bagni. l'igiene viene presa così sul serio che quando il carrello del cibo è in corridoio, nessuno ci può passare di fianco". Oltre a restare a bocca aperta per l'efficienza e la pulizia, la Righter ha apprezzato anche come, a differenza degli infermieri britannici, quelli italiani siano stati in grado di mostrare flessibilità e calore umano, venendo incontro quanto possibile al fratello che non parlava una parola di italiano. E in questo quadro quasi idilliaco, fa riflettere la reazione del primario del nosocomio, incredulo nel sentirsi dire dalla giornalista come "nessun ospedale di Londra avrebbe potuto battere l'efficienza, la velocità, l'accuratezza e il calore umano della sua squadra". "Gli italiani - spiega - suppongono quasi automaticamente che i loro servizi pubblici siano di qualità di gran lunga inferiore a quelli di chiunque altro, soprattutto della famosa Nhs. L'ospedale di Todi, poi, è così in basso nelle graduatorie dell'Umbria da essere in costante rischio di chiusura". Dopo l'espressione di incredulità, sul volto del primario é comparso un enorme sorriso. Nel giro di pochi minuti, i complimenti della giornalista avevano fatto il giro del nosocomio. E per questa volta almeno, gli ospedali italiani - protagonisti in questi mesi di numerose brutte storie di malasanità - possono stare tranquilli: proprio nei Paesi dove si credeva la gente stesse meglio, in realtà si sta molto peggio. http://ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_127095911.html
  23. lix

    Italia: destino argentino

    Negli ultimi sette anni il mercato finanziario italiano e' cresciuto del 5,4% , ed e' davanti a Francia, Giappone e Regno Unito. Stock Markets In The Noughties By Padraig O'Hannelly | 2 August 2007 Recent stock market swings have been felt around the world, with the tightening of credit affecting all markets to some extent. But if we take a longer-term perspective, how has the UK performed relative to the other major economies? Relative performance of stock market indices since January 1st, 2000 Country Index Performance Canada S&P TSX 63.4% USA Dow 15.4% Germany Dax 7.1% Italy Mibtel 5.4% France CAC40 -5.3% Japan Nikkei -8.7% UK FTSE100 -10.3%
  24. Non mi sorprende per nulla. Se non lo sapeste, anche all'estero gli omosessussuali sono spesso denigrati, a volte anche maltrattati con violenza e in alcuni casi uccisi. E questo succede nei paesi poveri e quelli superindustrializzati, la discriminazione e' ovunque. Mi ricordo benissimo la campagna di attentati a Londra contro i gay che fece saltare in aria il pub Duncan frequentato da omosessuali e lesbiche.
  25. lix

    Quale soluzione per Pomigliano?

    No, non e' affatto vero. Io lavoro all'estero da circa vent'anni e abito a Londra da 14 anni e posso dire che il sistema anglosassone non dovrebbe esser preso da modello. Il lavoro in Gran Bretagna e' generalmente precario e la creazione dei posti di lavoro e' alquanto bassa. Se si crede che il salario sia buono, allora vorrei far notare che il caro vita qui e' uno dei piu' alti nel mondo. L'assistenza statale e' adeguata, ma c'e' un sistema burocratico complicatissimo che sfocia in tanti errori e in un deficit di spesa pubblica enorme; l'anno scorso era la notizia piu' pubblicata dai media che preoccupava il governo Blair. Il sistema pensionistico e' un disastro e dopo tanti anni che e' stato trascurato dai diversi governi, la soluzione che hanno adottato e' quella di alzare l'eta' pensionabile e far lavorare fino a quando si e' decrepiti. Il sistema sanitario e' uno dei peggiori che c'e' in Europa. Ospedali sporchi, gestiti male e liste d'attesa lunghissime. Fino a qualche giorno fa' c'era la notizia di pazienti che sono morti perche' hanno contratto legionaria, e-coli e altre malattie infettive negli ospedali. Io purtroppo ho avuto bisogno diverse volte del sistema sanitario, NHS, e i medici e gli specialisti non hanno mai saputo diagnosticare i miei problemi che non sono seri. Alla fine il mio dottore italiano che pratica a Londra mi ha consigliato di andare a farmi consultare in Italia che sono piu' bravi e ho aspettato anche meno. L'indutria ha subito una forte diminuzione ed e' molto meno diffusa che in Italia. Il sistema finanziario e' il piu' lucrativo perche' creano molti prodotti che spremono e ingannano il consumatore, e su questo ci sono stati anche scandali e inchieste. un'esempio lampante e recente sono gli endowments. L'indebitamento delle famiglie in GB e' alle stelle e la stessa cosa e' ancor peggio negli USA. Io lavoro indirettamente col settore finanziario e conosco la situazione finanziaria di milioni di famiglie di ogni ceto sociale che hanno mutui, debiti insolvibili da carte di credito e prestiti vari. Vivono in una casa decente, guidano macchine nuove e costose, vanno piu' di una volta all'anno in vacanza, ma non hanno niente che appartiene a loro. E' tutto debito e capitale preso in prestito con tassi d'interesse cosi' alti da renderli schiavi per la loro vita. Questo sistema di rendere indebitata la gente si sta diffondendo in tutto il mondo e l'ultima generazione ci sta cascando di brutto. Gente che va in bancarotta sta aumentando a cifre allarmanti in Gran Bretagna. In GB ci sono migiaia di lavoratori che hanno perso l'intero fondo pensionistico per l'inettitudine delle aziene e del governo inglese che ha sempre voltato le spalle al problema pensioni. Qualche mese addietro era su tutti i media. La gestione dei flussi migratori qui e' diventata ridicola, con scandali di inefficienza, ingiustizia e occasioni dove c'e' scappato anche il morto con conseguenti dimissioni da parte di ministri e burocrati.
×
×
  • Crea Nuovo...

 

Stiamo sperimentando dei banner pubblicitari a minima invasività: fai una prova e poi facci sapere come va!

Per accedere al forum, disabilita l'AdBlock per questo sito e poi clicca su accetta: ci sarai di grande aiuto! Grazie!

Se non sai come si fa, puoi pensarci più avanti, cliccando su "ci penso" per continuare temporaneamente a navigare. Periodicamente ricomparità questo avviso come promemoria.