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lust

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  1. ok, è il migliore, Marchionne è un incompetente,licenziatelo!
  2. Facciamo così: Darei al lavoratore dipendente l'intero lordo dello stipendio spettante come si fa con il lavoratore autonomo, PERO'!!!: Tutti e dico tutti avrebbero la possibilità di "scaricare" ogni spesa o acquisto personalmente sostenuta compreso pane e latte di ogni giorno. Fatto tutto al 31 dicembre "congeliamo" l'Italia e vediamo in quale percentuale ognuno dovrà pagare al fisco una unica tassa che comprende INPS IRPEF IRAP etc. etc.. Io proporrei un bel 35-40% che non è di certo poco ok ? Succederebbe che l'economia diventerebbe un missile dato da enormi scambi commerciali, che basterebbe un finanziere per provincia che a campione verifica gli scontrini dell'anno prima della nonna che ha comperato il pane ed il latte e sparirebbero sti quattro abusivi di idraulici o imbianchini serali che con il dopo lavoro si costruiscono le ville... (almeno dipingila di nero sta cazzo di villa come i soldi che hai preso dalla povera vecchietta no?) Tutti dicono ma se risparmio 15 mila euro piuttosto di pagarli in tasse mi prendo la super punto ! Appunto ma sbrigati perchè se lo fai entro il 31 dicembre le tasse sui 15 mila euro di quest'anno li pagherà il sig. FIAT.Spero di essere stato chiaro. ASPETTATIVE (DESIDERO EVENTUALI SMENTITE) MAGGIORE SPESA=MAGGIORE PRODUTTIVITA' TASSE PAGATE DI SICURO=CONTI PUBBLICI IN RIALZO FINE LAVORATORI IN NERO=NUOVI POSTI DI LAVORO e vissero in Italia felici e contenti.... Ovvio che i ladri non ruberanno più soldi ma preferiranno gli scontrini fiscali !!! Sarà che sono abituato a ragionare con semplicità ma penso che farlo capire ad un politico sarebbe un'utopia.
  3. tra l'essere un tonto e capire di economia ( a quei livelli se sbagli una virgola hai chiuso) a 28 anni, ce ne passa.
  4. http://www.fiatgroup.com/comuni/php/file_get.php?w=PZMC4CVW5GISBLU3IJWA
  5. almeno uno che ragiona esiste, bravo.
  6. Omnium hominum quos ad amorem veritatis natura superior impressit hoc maxime interesse videtur: ut, quemadmodum de labore antiquorum ditati sunt, ita et ipsi posteris prolaborent, quatenus ab eis posteritas habeat quo ditetur.
  7. Le azioni, sottoscritte tramite la compensazione del credito vantato verso la società, permetteranno a Banca Intesa di arrivare al 5,78% e a Unicredit di raggiungere il 5,56%. Tra le banche sotto al 5%, invece, ci sarà Capitalia con il 3,78%, Sanpaolo con il 3,56%, Bnl e Mps con il 2,67% ciascuna, e le straniere Abn Amro e Bnp Paribas con l’1,34% a testa. Fino a poche settimane fa questi istituti sembravano destinati a diventare i primi azionisti di Fiat. Con il loro 26,8% circa, infatti, avrebbero scalzato la Ifil dalla prima posizione. La finanziaria degli Agnelli sarebbe diventata la seconda azionista di Fiat, con una quota del 22%. Tuttavia, con un’operazione fulminea nell’annuncio ma ben ponderata e preparata nella sua esecuzione, la holding ha deciso di mantenere intatta la sua quota e non diluirla. Proprio oggi, infatti, Ifil acquista dalla Exor 82,25 milioni di azioni, l’8% dell’intero capitale, al prezzo di 6,5 euro l’una. L’operazione, tra l’altro, ha fatto scattare su Ifil i fari della Consob. Nei momenti di maggior volatilità e corsa del titolo, infatti, la finanziaria aveva espressamente dichiarato di “non aver intrapreso né studiato alcuna iniziativa in relazione alla scadenza del prestito convertendo”. In realtà, invece, qualcuno sostiene che i primi contatti tra le parti potrebbero risalire proprio a quella fase di mercato. E i commissari dell’organo di controllo della borsa stanno indagando... La contestualità delle operazioni non è naturalmente casuale. Nel caso in cui Fiat avesse rastrellato in precedenza le azioni sul mercato sarebbe scattato per lei l’obbligo di lanciare un’opa obbligatoria, a causa del superamento della soglia rilevante del 30%. Aspettare altro tempo, invece, sarebbe stato rischioso e avrebbe potuto minare la stabilità e la compattezza della compagine azionaria. In queste ore uno dei soci bancari, il Sanpaolo, ha avuto modo, per voce del suo direttore generale Pietro Modiano, di chiarire la sua posizione su Fiat. Il manager ha confermato senza riserve la validità dei vertici di Fiat, aggiungendo che non è necessario alcun cambiamento. Secondo Modiano, inoltre, la risalita degli Agnelli è un fatto “decisamente positivo”. Sugli eventuali scenari futuri, tutto è stato definito “prematuro”, e non ci sarebbe “nulla di concordato” tra le banche. Intanto, dal fronte strettamente industriale, il gruppo ha reso noto che il primo fine settimana di presentazione della Grande Punto è andato “oltre le più ottimistiche aspettative”. Soltanto nella due giorni sabato 17 e domenica 18, infatti, oltre 750mila persone hanno visitato le 700 concessionarie Fiat aperte. Un successo, se si calcola che il gruppo aveva previsto almeno un milione di persone nel periodo 17/25 settembre. I depliant distribuiti, fa sapere Fiat, spono stati oltre 400mila, mentre i test drive hanno raggiunto quota 50mila.
  8. lust

    Ognuno è f....o col c..o degli altri

    Tutti bravi a scandagliare sui giornali i conti di un Cecchi Gori o di un Cragnotti. Ma quando si tratta dell'Avvocato Agnelli, a cuccia. Due analisti anarchici gettano uno sguardo sui conti del Lingotto Paolo Fresco ha scritto mercoledì a tutti i dipendenti Fiat per tenere alto il morale. Su alcune cose ci azzecca, ma su altre meno. Vediamo perché. Dice l'ex Vice President di GE (che non vuol dire vicepresidente, ma solo direttore di funzione, perché il "President" è per l'appunto il Direttore Generale, e nelle corporation Usa vi sono decine di Vice President): “Abbiamo le spalle robuste”. Vero. Nonostante quattro anni di insuccessi, lui è ancora lì, Paolo Cantarella si è preso una buonuscita della miseria e Roberto Testore dirige la Finmeccanica (Tremonti vigila, ti preghiamo)! Dice anche l'italo-americano dalle cravatte improbabili: "Negli ultimi anni abbiamo accumulato un debito elevato, perché abbiamo fatto IMPORTANTI INVESTIMENTI nella crescita". Peccato che il dato sugli investimenti di gruppo è il seguente, cumulato per biennio, e neppure deflazionato, in milioni di euro: 1992-1993: 4.643 1994-1995: 3.289 1996-1997: 3.018 1998-1999: 2.837 2000-2001: 2.743 E mentre nel 2000 le immobilizzazioni materiali del bilancio Fiat erano ancora il 42% delle immobilizzazioni totali, nel 2001 erano scese al 35%. Nello stesso periodo le immobilizzazioni finanziarie sono salite dal 42 al 48%. Significa che negli ultimi due anni s’è investito pochino in cose che si toccano. Sostiene poi il manager genovese amico del rag. Fantozzi che tutta una serie di interventi “GRAZIE AL CONTRIBUTO DEGLI AZIONISTI", ha permesso di ridurre l'indebitamento. Non è assolutamente così. Il bond da 3 miliardi di euro di pochi mesi fa è debito finanziario, non è aumento di capitale, ed è stato sottoscritto da banche, che per ora non sono azioniste. A meno che Mr. Fresco non conosca già la fine della storia e le chiami azioniste ora per allora. Un accenno anche alla forza lavoro. Nel 1999 il suo costo pesava per il 15% circa dei ricavi, era al 14,2% nel 2000 ed è sceso al 13,3% nel 2001. Vuol dire che, in tre anni di gestione Fresco, i lavoratori hanno già dato un deciso contributo all'efficienza del conto economico. L'incidenza degli acquisti di materie prime e semilavorati pesa sempre circa il 51% dei ricavi. Ben meno efficienti sono dunque stati i direttori acquisti della Fiat. E/o poco abili sono stati i grandi manager che calcolano i listini prezzi in funzione dei costi, visto che quel rapporto del 51% non si schioda. Basta fare un giretto su fiat.com per scoprire, armati di calcolatrice, che negli ultimi nove anni il Gruppo Fiat (dalle assicurazioni all’editoria) ha saputo guadagnare 8 miliardi di euro a livello operativo. Guadagnando quasi sempre, tranne che nel 1993 e nel 2001 (1,3 miliardi di euro complessivamente bruciati). Nel medesimo periodo l’auto ha sempre perso o guadagnato poco, con sana alternanza. E la somma algebrica totale dei nove anni di auto segna una perdita di oltre 230 milioni di euro. La stessa auto, peraltro, ha assorbito investimenti di gruppo per 16,5 miliardi su 25,6 miliardi di euro che nei nove anni il gruppo in totale ha investito. A parte l'annus horribilis del 1993 (perdite di gruppo a 921 milioni di euro), dal 1994 al 2000 la Fiat ha sempre investito ben meno di quanto produceva, come liquidità. Visti i risultati dell'auto, verrebbe da dire che la mamma (Gruppo Fiat) ha un figlio scemo (Fiat Auto). Ma perlomeno o sapeva e cercava di dargli meno soldi possibile da spendere. Nel 2001, però, il Gruppo ha investito 3.438 milioni di euro con un cash flow lordo (utili netti più ammortamenti) di ben 2.089 milioni. Un po’ tanti per il figlio di cui sopra. Se ne ricava che la politica di Fresco e Cantarella dal 1998 in poi è stata quantomeno azzardata (acquisizioni varie). Il saggio Romitone, invece, ben sapendo che l'auto post Ghidella non ha in sostanza mai guadagnato (da ripagare non diciamo gli investimenti colossali, ma nemmeno le perdite di un anno per l'altro), almeno metteva via cassa e conteneva i debiti. I debiti Fiat sono sempre stati di molto inferiori, in stock a fine anno, rispetto alla cassa prodotta dalla gestione dell'anno stesso. Nel bienno 1997-1998, la posizione finanziaria netta era addirittura positiva per oltre 1.300 milioni di euro. Forse banalizziamo, ma i numeri dicono questo. Fresco è uno scacchista che sacrificherebbe una regina per difendere un cavallo. Lasciamo ad altri le critiche sociologiche. Che per altro troviamo copiose sui giornali, alternate a pezzi di cronaca pauperista. Curioso invece, e ci permettiamo di segnalarlo a questo sito così affollato di giornalisti, che i migliori segugi finanziari delle redazioni italiche siano tenuti occupati su altri temi. Tutti bravi e brillanti a scandagliare, seppure con un certo ritardo, i conti di un Cecchi Gori o di un Cragnotti. O addirittura di società dall’altra parte dell’Oceano. Ma quando si tratta del cortile di casa nostra bisogna concludere che qui le redazioni stanno proprio in cortile. Il cortile degli editori. Che non sono editori puri. Meno male che c’è internet. voi che ne pensate a caldo.
  9. Rapporto Eurostat sulle retribuzioni degli operai dell'industria manifatturiera: ai primi posti Irlanda, Regno Unito e Olanda Ultimi e nettamente distaccati, nell'Unione europea, in quanto a potere d'acquisto dei salari. Dal '96 al 2002 le buste paga dei lavoratori italiani non sono assolutamente aumentate in termini reali. Questo significa che due anni fa gli operai dell'industria compravano con il loro stipendio la stessa quantità di beni e servizi di sei anni prima, a fronte però di un sensibile aumento della produttività (ovvero: carichi di lavoro più gravosi e, dunque, più fatica). Negli ultimi due anni, poi, la situazione è tutt'altro che migliorata. Anzi: nel biennio 2002-2003 il potere d'acquisto dei salari - anche quelli di fatto - è addirittura diminuito. Le cause individuate dagli economisti sono la stagnazione economica, l'aumento dell'inflazione, la mancanza di una politica dei redditi, ma anche la perdita di potere contrattuale da parte dei sindacati. I dati sulla mancata crescita dei salari reali (lordi e netti), che hanno riportato l'attenzione sulla "questione salariale" e messo in discussione l'efficacia dell'accordo sulla politica salariale del luglio '93, sono confermati dall'Eurostat, l'istituto europeo di statistica. Che, dal suo speciale osservatorio, aggiunge a quello dello stop del potere d'acquisto dei salari italiani, un dato particolarmente inquietante: l'Italia è all'ultimo posto, distaccata di molti punti, nella classifica dell'Europa dei 15 in tema di crescita del potere d'acquisto: dal '96 al 2002, il potere d'acquisto delle tute blu, già molto basso (nel '95 i salari lordi hanno toccato il loro minimo storico), è cresciuto infatti meno che in tutta Europa, cioè è rimasto al palo. Questo vale, in particolare, per i lavoratori single senza figli e per le coppie con due redditi senza figli. L'aumento del potere d'acquisto è, invece, soltanto del 4 per cento per la coppia con due redditi e due figli e del 7 per cento per la coppia con un reddito e due figli. Il confronto con gli altri paesi dell'Unione europea è preoccupante. Per le medesime tipologie familiari, il potere d'acquisto (i redditi reali netti) aumenta negli stessi sei anni in Irlanda tra il 32 e il 36 per cento. In Germania l'aumento è compreso tra il 10 e il 14 per cento, in Francia del 23 per cento per tutti, in Gran Bretagna tra il 20 e il 30 per cento. L'aumento medio europeo sta tra il 17 e il 18 per cento. Da noi, ripetiamo, la crescita sta tra lo 0 e il 7 per cento. "Il confronto con il resto d'Europa conferma - si legge in un intervento dell'economista Davide Dotti sul sito "lavoce.info" - conferma la sensazione diffusa di declino relativo delle retribuzioni. La moderazione salariale seguita all'accordo sulla politica dei redditi del luglio '93 ha probabilmente giocato un suo ruolo". La lunga stagnazione dei salari reali, aggiunge l'economista, può spiegare anche la notevole crescita occupazionale: al contrario che negli anni Ottanta, le imprese hanno trovato più conveniente privilegiare processi produttivi ad alta intensità di lavoro, piuttosto che investire in nuovi impianti. Nello stesso tempo è emerso un problema di redistribuzione del reddito. "L'incremento della quota dei profitti sul reddito nazionale che dura da oltre un decennio - dice ancora Dotti - non è stato bilanciato dalla crescita degli investimenti fissi". Il che, in parole povere, vuol dire che gli industriali non solo non hanno aumentato i salari in linea con la produttività, ma si sono intascati gli utili senza reinvestirli nelle aziende. Riusciranno i sindacati, che chiedono una nuova politica dei redditi, a recuperare il terreno perduto? (da Repubblica, di Riccardo De Gennaro P.S. Se gli operai aspetteranno che i sindacati recuperino il terreno perduto ... più che stringerla, la cintura, se la dovranno mangiare!
  10. L' operazione che ha consentito a Ifil di restare primo azionista della Fiat (Milano: F.MI - notizie) "é stata studiata da mio fratello. E' stata una mossa molto buona e come membro della famiglia non posso che esserne contento". Lo ha detto Lapo Elkann responsabile della promozione di Fiat Auto. (ANSA). Lapo un consiglio, basta cocaina, sennò finisci come Maradona o Calissano!!!
  11. sicuro guarda, anzi direi che Mercedes in quel settore a tutto da imparare da Lancia!!!
  12. riuscirà a pesare più della 159, ma i panzer non li costruivano i tedeschi!!
  13. infatti di roba scadente sul mercato ce ne a iosa basta scegliere
  14. basta taurus,ma li in Fiat non avete scout che vi blocca l'accesso alle pag., leggendoti ho capito dove avete sbagliato, basta solo leggerti per capire le dinamiche del gruppo.
  15. meno male che ci sono le km 0 o semestrali, sennò un povero cristiano come me come fa a comperarle, oddio di polli ce ne sono, ma è sempre meglio aspettare, come le future punto clio yaris, ci vuole solo pazienza.
  16. beh l'ha detto 4r, poi che tutti siano faziosi è un tuo modo di vedere la realtà, mica il mio.
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