Federcalcio indecente a colloquio con Lippi prima ancora di aver cacciato Donadoni
15:22 del 27 giugno
L'ultimo affronto a Donadoni si è consumato fra ieri e oggi a Roma dove il presidente della Federcalcio prima va al consiglio nazionale del Coni per affermare che il contatto del ct è estinto e "tecnicamente non si può parlare di un esonero qualora ci fosse questo tipo di opzione"; un'ora e un quarto dopo, con Donadoni ancora ufficialmente in carica, lo stesso presidente incontra Lippi all'hotel Parco dei Principi e sigla l'accordo che riporta Marcello sulla panchina della Nazionale. Naturalmente, nemmeno un grazie a Donadoni per avere deliberatamente rinunciato alla clausola che gli avrebbe garantito una buonuscita di 900 mila euro lordi.
E soltanto oggi, a giochi fatti con Lippi, finalmente Abete si degna di ricevere Donadoni per dargli il benservito. Tutto questo è indecente, inaccettabile, ributtante ed esalta ancora di più il comportamento dell'ormai ex commissario tecnico, un autentico gigante in un mondo di lillipuziani. Un conto è il giudizio tecnico sul lavoro di Donadoni e sui risultati ottenuti (brilllante qualificazione alla fase finale degli Europei, eliminazione nei quarti ai calci di rigore); un altro è il rispetto per il galantuomo che è venuto meno.
Donadoni viene trattato come una pezza da piedi da una Federazione che invece dovrebbe, quantomeno a parole e con i gesti, mostrargli gratitudine per il lavoro che ha svolto con una serietà e una passione ammirevoli. Lo stesso fatto che il tecnico abbia dato un calcio a 900 mila euro passa in fanteria, come se fosse o normale o folle e, invece, la conferma della signorilità del personaggio. Comunque, facciamoci coraggio: verrà il tempo in cui ai vertici della federazione campione del mondo ci sarà un dirigente degno di Artemio Franchi. Quelli che sono venuti dopo di lui non possono manco pronunciarne il nome.
Xavier Iacobelli, il Giorno
in che mani siamo.