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angeloben

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Risposte pubblicato da angeloben

  1. Inviato ·

    Modificato da angeloben
    Aggiunto retrovisore Ford Sierra

    In molti ricordano la Volkswagen Passat B3, quella del 1988, che spopolò anche in Italia, specialmente con la versione giardinetta, la Variant.

    Uno degli elementi distintivi di questa auto fu sicuramente il suo frontale, privo di calandra tradizionale.  Non una novità assoluta, vero, ma certamente uno dei primissimi così, sebbene preceduto di qualche anno dalla concorrente Ford Sierra (solo le versioni Ghia e XR4, per essere super precisi).

     

    Quello che però distingueva questo frontale, erano le inusuali (per i tempi...) proporzioni del simbolo VW che campeggiava al centro.

    Nonché il motivo che vi era dietro. Letteralmente.

    P3180461_st.thumb.JPG.36831bd2490e8d1b216098a7870921e6.JPG

     

    Nonostante l'apparenza, infatti, questo frontale non era del tutto "chiuso", perché proprio l'emblema circolare della marca era in realtà una vera presa d'aria!

    Per cosa esattamente?  Volkswagen lo spiegava persino nei suoi depliant, con un disegno dedicato:

    Volkswagen_Passat_B3_1988_front_air-intake_drawing.jpg.d67bce791f3a147b71244ee14c31185b.jpg

    Mentre il raffreddamento verso il radiatore era assicurato dalla presa inferiore integrata nel paraurti, l'apertura nel simbolo VW era dedicata a indirizzare il flusso verso il filtro aria del motore.

     

     

    Colgo questa occasione con Passat B3, per parlare di un altro particolare curioso del suo design: gli specchi retrovisori.

    Anche qui, non una prima assoluta, ma gli specchi "a doppio braccio" (si vedono anche nella foto sopra) sono sempre stati segno distintivo di una esigua minoranza...

    Non ho certezza su chi possa esser stato il primo nella produzione di serie, ma per noi è facile ricordare che già 4 anni prima, il duo italo-svedese Lancia Thema e Saab 9000 aveva fatto notare la propria origine comune anche adottando i medesimi retrovisori a doppio braccetto:

    saab_9000_1985.jpg.0daa2f5ea2cc071665184bd94fc5a26a.jpg

     

    Nello stesso 1984, la nuova Ferrari Testarossa si imponeva sulla scena mondiale anche con dettagli esclusivi proprio come i retrovisori.

    Anzi, IL retrovisore, che all'inizio era solo uno... sopraelevato e con braccetto sdoppiato!

    1315594840_ferraritestarossa.jpg.1fadf0012bf725ba88b33d20d14c5b4e.jpg

     

    In seguito, non sono stati poi così tanti i modelli con specchi simili (escludo i veicoli commerciali e derivati, nonché quelli da roulotte/rimorchio...).

    Dopo Passat B3, appunto, io ricordo un'altra italiana assai esclusiva, la Lamborghini Diablo (1990):

    lamborghini_diablo_1990_side.jpg.54a4b4f45229eed3df75563fc9cf93ad.jpg

     

    Poi un'altra sportiva di livello, la BMW 850 CSi (1992)

    BMW_850-CSi_1992.jpg.b7584ca866a2f71d4132f6069e3e2295.jpg

    (foto di Joost J. Bakker - BMW 850 CSI, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17770733)

    Stessi specchi poi usati su M3 E36 (1993) e M5 E34 restyling:

    BMW_M3_E36_1993_Front.jpg.9ed3507272bd16da83ff5c76b8e34ff4.jpg

     

    Onestamente non faccio lo sforzo di proseguire, ma aggiungo un bonus: :mrgreen:

    Ferrari_288-GTO-Evoluzione_1985_front.jpg.873fc304a8914290e1cd47e998a7ac2f.jpg

    (Ferrari 288 GTO Evoluzione, 1985, 5 esemplari)

     

     

    Prima di chiudere però, torniamo terra terra ritirando in ballo Ford Sierra del 1982, perché anche lei aveva avuto una piccola curiosità in merito.

    Nei primi anni, la versione super base - senza alcuna sigla e commercializzata solo in alcuni paesi - si presentava così:

    Ford_Sierra_base_1983_front.jpg.06a3544ef8e5f701c0a61e640207533e.jpg

    Salta agli occhi il dettaglio barbonz della fascia fari-calandra in grigio... :o  (ovviamente la calandra standard "aperta").

    Ma notate gli specchi!

    Ecco il dettaglio del particolare:

    Ford_Sierra_1983_base-mirror.jpg.f9869a4a58519fe248d2a3b76a6d046d.jpg

    Un braccio solo, sì, ma posizionato in alto, a sostentere lo specchio "sospeso" :shock:.   Caso più unico che raro...

     

    Non ricordo di avere mai avuto la "fortuna" di notare dal vivo questi particolari esclusivi (calandra grigia, specchi "sospesi"...) perché questo allestimento non credo sia mai stato a listino da noi, ma ovviamente potrei sbagliarmi.

    Per qualche insondabile motivo invece, ho notato che nel continente solo l'allestimento super base senza nome aveva questi specchi, mentre in UK anche il livello appena superiore, chiamato "L", aveva sempre questi specchi. Misteri...

     

     

  2. Inviato

    Oggi roba forte...

     

    Fin dal mio primo, inatteso, contatto sulla carta stampata (ovviamente Quattroruote, nel lontano 1985) un'auto mi entrò nelle viscere in modo del tutto particolare.

    Era la Citroen Axel, e aveva tutto quello che di strano e originale Citroen rappresentava da sempre, unito all'essere "esotica" nel modo più conturbante di quel periodo, per il suo provenire da oltre cortina in quel periodo ancora di Guerra Fredda.

    A quei tempi, persino per la mia grande curiosità automobilistica di bambino, tutto ciò era piuttosto estremo, quasi mi disturbava.

     

    Poi mi capitò di vederne anche dal vivo, poche per la verità, e quando più adulto ne ho riletto le storie e le vicende (automobilistiche e politiche), ho apprezzato le idee, gli sforzi, la razionalità e tutte le curiosità dietro questa auto.

    Mi era sempre rimasta però, la strana sensazione che mancasse qualcosa a quest'auto per completare in modo definitivo il suo concetto di base, vale a dire praticità, economia e razionalità all'estremo. Perché solo a tre porte? I francesi si erano distinti per osare le cinque porte anche sulle utilitarie, perché questa no?

     

    Scava scava, alla fine qualcosa è venuto fuori... B-)

    Oltcit_5-porte_prototipo_lato-dx.jpg.91d75121cb065caabb2d8c211095151d.jpg

    Oltcit_5-porte_prototipo_lato-guida.jpg.e6ddb541e1ba9d903ecd2bf75514f466.jpg

    Oltcit_5-porte_prototipo_lato-dx-2.jpg.37dacf4b0e56c06ca794c693ec74c7b6.jpg

     

    Le notizie non sono precisissime, ma risulta che - intorno al 1989 - Olcit abbia lavorato allo sviluppo della versione 5 porte, costruendo due prototipi.

    Quello sopra, dal design più vicino alla versione standard,

    ed un secondo (spesso chiamato "Oltina") con piattaforma allungata e design differente in particolare nella coda:

    Oltcit_5-porte_prototipo_1989_passo-lungo_lato-guida.jpg.475daa5eb94d608a7b114c4828e03559.jpg

    Oltcit_5-porte_prototipo_1989_passo-lungo_lato-guida2.jpg.b11707182587f4d839905b346e22edc3.jpg

    Oltcit_5-porte_prototipo_1989_passo-lungo_lato-dx.jpg.09b7bd0ec84957028cb423b9f3fb1ecc.jpg

     

    Diciamo che se già Axel a 3 porte non era esattamente un modello di bellezza, questi prototipi a 5 porte non avrebbero certo migliorato la situazione, ma certamente avrebbero portato al massimo livello questa iper-razionale utilitaria.

  3. Inviato

    Giusto una conferma - se mai ce ne fosse ancora bisogno - che Delta II era ormai piuttosto definita già a fine 1986 e considerata prossima al lancio ben prima della sua commercializzazione effettiva...

     

    Motor16_1987-02-21_Cover_Lancia-Delta-II_anteprima.thumb.jpg.41f6b04ff84e61dfc7cc7661c66ab184.jpg

     

    Il disegno in copertina di questa rivista spagnola del febbraio 1987 non sarà fedelissimo al modello reale, soprattutto nella zona di coda, ma l'impostazione e persino i dettagli rivelano che il lavoro di stile era ben definito e ormai già trapelato all'esterno.

     

     

    P.S. Non c'entra una mazza con il topic in questione, ma qualcuno mi può aiutare a ricordare cos'è quel prototipo in bianco e nero indicato come "VW Polo Coupé"?

  4. Inviato ·

    Modificato da angeloben

    Piccola curiosità, del tutto nuova per me.

     

    Nei primi anni Novanta, Porsche avviò il piano di sviluppo della prossima 911. Fu un momento estremamente significativo, perché questo progetto avrebbe segnato il maggior salto generazionale nella storia del suo modello chiave.

    La 996 infatti avrebbe avuto un corpo vettura completamente nuovo, che significava nuova linea, nuovo abitacolo... Anche meccanicamente avrebbe mantenuto alcune componenti importanti del precedente modello, ma tutto il resto sarebbe stato nuovo, abbandonando persino i tradizionali motori raffreddati ad aria.

    Come sappiamo, la 996 non fu tutto rose e fiori, in particolare per la sua immagine: non solo per i motoristi nostalgici, ma soprattutto per i giudizi controversi sull'estetica, che ebbe nei famosi fari anteriori "a uovo fritto" le critiche maggiori...    (come a volte accade, invece, fu un successo lato vendite).

     

    Bene, al momento di studiare la sua prima 911 "moderna", oltre allo studio di design interno, evidentemente Porsche si rivolse anche a degli illustri partner esterni, almeno per definirne lo stile.

    Qualcosa di cui mai avevo sentito dire, ma neppure immaginato! :shock:

    Ripensadoci bene, però, non deve meravigliare più di tanto, se solo un anno prima Giugiaro/ItalDesign aveva creato per Porsche la 932 (la 4 porte pseudo-Kensington...)

     

    Comunque, questo è ciò che propose la nostra Bertone nel 1992:

    Porsche_996_Bertone_front.jpg.fa924ab88348dcbc8254d44aebfb0774.jpg

    Non si capisce un gran che da questa foto isolata e dalla vista schiacciata, ma se i fari sono forse preferibili a quelli definitivi, decisamente non mi aggrada il paraurti, così rigido e piatto. Sembra rendere tutto il frontale troppo "normale" e poco "911".

    Evidentemente il team interno ebbe la meglio, coi designer Pinky Lai e Harm Lagaay riconosciuti come autori principali del lavoro di stile finale della 996.

     

     

  5. Inviato

    Grazie @PaoloGTC. Tra l'altro regna una certa confusione attorno a questi progetti che portarono a R30/20.

    Pare che in origine fossero partiti con un programma indicato con la sola lettera "R" (in una codifica a lettere simile a quella del precedente "H"), poi cominciano a parlare di "120" e non si sa esattamente che differenza vi sia tra i due.

    Poi arriva il progetto "127", che sarebbe dichiaratamente un'altra cosa, ma anche il confine tra progetto 120 e 127 è labile... Come spesso accade, infatti, il nuovo "127" sembra abbia fatto ampio utilizzo di idee, linee e persino muli del precedente "120". Per esempio, per alcune delle foto che hai postato si legge da più parti che si riferiscano già al "127" e non più al "120"... boh?!?

    Poi c'è il già citato cambio di nomenclatura da "127" a "X27", che non so datare, ma pare solo riguardare le nuove codifiche interne Renault. 

    Mentre più sostanziale deve essere stata la fase in cui, nell'arco dello sviluppo del "127/X27", è arrivato il nostro Giorgetto Giugiaro. Il suo contributo è ufficialmente riconosciuto, ma non saprei esattamente indicare quale e quanto sia stato.

    Infine, quella che pare invece una certezza è l'anno (il 1973) in cui è stata presa la decisione finale che dal progetto "127/X27" pensato per l'ammiraglia 6 cilindri (la R30), sarebbe stata derivata la sostituta ufficiale di R16, vale a dire la R20.

     

    E allora aggiungiamo qualche altra immagine (tutte riprese qua e là nell'internet) su questi progetti.

     

    Maquette attribuita al progetto "127", databile al 1970:

    Renault_projet127_1970.jpg.7f3b9a5f14bae153f8bf84d476841f8e.jpg

     

    Mulo del "127" datato 1973:

    Renault_projet-127_1973.jpg.90d25bfa01e7dbeae0a2fc75eb37050a.jpg

     

    Altro mulo con carrozzeria completamente diversa, pubblicato sulla rivista francese l'auto-journal  nel 1974:

    renault_projet-127_1974.png.cf9bf776f5a431f17de7b98c162f5fa0.png

     

    Infine una sintesi pubblicata dalla medesima rivista sulle varie fasi dei prototipi messi su strada:

    Renault_projet-127_prototipi.jpg.9deba7926f39bc18821c6a7a61d33dd7.jpg

  6. Inviato

    Ormai stiamo ripercorrendo parte della storia delle [MAI NATE] Renault e siamo rimasti all'estate del 1967 con la stroncatura del più ambizioso dei progetti delle Régie, quello di una vera ammiraglia di lusso senza compromessi, in collaborazione con Peugeot.

    E dicevamo che - lato Renault - la chiusura del Projet H aveva significato ridimensionare le ambizioni e riformulare le idee in un nuovo programma, che prese il nome di Projet 120.

    Doveva essere la nuova ammiraglia, sì, ma più "ragionevole" del Progetto H e più compatta di una ventina di centimetri almeno (non più di 4,70 m quindi).

    Un modello tutto nuovo, da posizionare chiaramente sopra R16, ma con una filosofia non troppo distante da quest'ultima: dalla trazione posteriore del Progetto H si passa alla trazione anteriore (come R16), e la carrozzeria deve essere anch'essa a due volumi, come R16 e come le coupé 15 e 17 che sono in via di definizione per uscire nel 1971.

     

    Nel 1969 arrivano le maquette a scala reale:

    Renault_projet-120_1969_lato.jpg.579087e63674c43350ce30432a8c2afa.jpg

    Renault_projet-120_1969_front-sx.png.1d6d391f18d00c09488334120bf9c3e5.png

    Renault_projet-120_proto_1969_front.jpg.29216d4b91cb469f81aa592adb93a1d3.jpg

     

    Il tema stilistico è chiaro: due volumi con coda piuttosto rastremata, fiancata a tre luci, paraurti dal disegno integrato nella carrozzeria, ma che adesso - a differenza dei prototipi del progetto H - non sembrano più in acciaio cromato bensì in un innovativo materiale plastico! 

     

    R5 arriverà nel 1972, con i suoi innovativi paraurti in plastica, ma dal disegno meno raffinato di questi.  Le affinità con R5 però si possono trovare anche nel disegno dei fari anteriori (nella maquette di mezzo, con i fari rettangolari), ma persino nelle maniglie, con il loro curioso disegno verticale e incassato.

     

     

    Qualcosa però non convince ancora. Le indecisioni sul futuro della gamma alta Renault continuano, il motore di punta pensato per questo nuovo modello (figlio del V8 del progetto H) non è assolutamente pronto, e soprattutto... sono passati quasi 5 anni dalla presentazione e nessuno ha ancora pensato ad un programma per la futura sostituta di R16!

    E' vero che quest'ultima è un grande successo e non mostra segni di flessione alcuna, ma il tempo scorre per tutti e i rischi di trovarsi impreparati non li può correre nessuno.

     

    E' così che la Régie si trova a cambiare ancora una volta i suoi programmi.

    Il progetto 120 viene chiuso, anzi, trasformato nel 1970 nel nuovo projet 127 (poi X27 col cambio nomenclatura avvenuto nel frattempo).

    E finalmente, dopo tanti ripensamenti - estetici e strategici - diverrà nel 1975 la nuova R30, assieme alla sorella "minore" R20, pensata per prendere l'eredità di R16.

     

  7. Inviato

    In parallelo al post sulle [MAI NATE] Renault sul Projet H (link qui sotto),

     

    ...ecco la controparte Peugeot !

     

    Dicevamo che a inizio 1967, assieme a tre proposte di stile della Régie, era stata presentata un'equivalente maquette da parte di Peugeot. I quali però, come tradizione, si erano rivolti al loro carrozziere di fiducia, Pininfarina.

    La proposta per la limousine francese è attribuita a Aldo Brovarone, che pensò a linee decisamente equilibrate e filanti, lontane dalla pesantezza un po' barocca delle maquettes Renault.

    Una linea, che se fosse arrivata in produzione, sarebbe stata per me la più bella tra le berline di lusso del periodo.

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    Peugeot_projet-H_1966-67_front-side.jpg.40a9dc50b0964557b918b994ebd14706.jpg

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    Linee sicuramente adatte e riconoscibili per una berlina col marchio del Leone, ma forse difficili da ricondurre ad un'eventuale sorella Renault.

    Interessante il frontale coi doppi fari rettangolari che poi caratterizzarono le 504 coupé e cabrio. E ancor più degno di nota il dettaglio del convogliatore alla base del parabrezza, della cui funzione non sono certo, ma che mi ha ricordato quello della mitica Maserati Shamal di Gandini.

     

     

     

     

  8. Inviato ·

    Modificato da angeloben

    Proseguiamo nel tempo con le travagliate vicende della Régie nell'alto di gamma.

    Abbiamo visto come sul finale degli anni Cinquanta, Renault avesse provato ad alzare l'asticella con il progetto 114, con l'idea di realizzare una berlina di rappresentanza con motore 6 cilindri oltre i due litri. E anche come - già nel 1961 - questo fosse stato abbandonato in favore di un segmento più accessibile, con il progetto 115 e la R16 del 1965.

     

    Passano pochi anni però e la situazione si ripresenta, in forme ancor più estreme...

     

    La storia che segue è stata resa nota nei dettagli da Renault stessa in occasione del salone Rétromobile del 2020 e le info e foto che riporto provengono più in specifico dal sito CarDesignArchives.

     

    E' il 1966 e l'orizzonte è quello dell'apertura del mercato comune europeo prevista nel 1968.

    Vi rimando alla fonte per le informazioni più complete, ma in sintesi è passato appena un anno dalla presentazione della R16, e avviene che Renault e Peugeot firmano un'intesa strategica per condividere alcune attività industriali per ridurre i costi e accrescere la capacità di penetrazione nei mercati europei.

    Se il primo sviluppo dell'intesa è il progetto comune M121 per le piccole berline che diverranno la Peugeot 104 e la Renault R14, nell'estate dello stesso 1966 parte anche un altro progetto, di tenore esattamente opposto: l'alto di gamma.

    Si tratta del "Projet H" e questa volta si parla di un livello decisamente superiore: le due case vorrebbero detronizzare Citroen sempre al vertice dell'automobile francese con la sua DS e insieme affrontare la sfida europea contro le grandi tedesche, inglesi e italiane.

     

    Il programma prevede la realizzazione di due vetture sorelle, una per ciascun marchio, che condividano la meccanica, mentre non è chiarissimo quanto si sarebbero potute differenziare all'esterno. Le specifiche sono di grande impatto: lunghezza intorno ai 4,90 metri per 1,88 di larghezza, trazione posteriore, sospensioni oleopneumatiche (derivate da quelle che Peugeot aveva sviluppato - senza mai metterle in produzione - su 404), motore addirittura V8 da 3,5 litri (anch'esso demandato a Peugeot come sviluppo).

    Nel 1967 ci sono già i primi modelli di stile:

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    Uno è presentato da Peugeot (è quello più  sinistra), che si è rivolta a Pininfarina.  [Ne parlo nella discussione su Peugeot, qui il link]

     

    Gli altri tre sono di Renault: all'estrema destra la proposta del designer Jean-Claude Mornard, accanto (semi-nascosta) quella di Vincent Dumolard, più a sinistra quella di Michel Béligond.

     

    Tutte condividono una fiancata a tre luci, ma rispetto all'elegante, equilibrata, classica - seppur moderna - Peugeot, le proposte Renault spiccano per un approccio stilistico sicuramente più originale e "trasgressivo", se mi passate il termine.

    Un tratto comune di queste Renault sono i paraurti in classico acciaio cromato, ma dalla linea fortemente integrata nella carrozzeria.

     

    Partiamo da quella in primo piano a destra, quella di Mornard:

    il frontale è caratterizzato dal paraurti coi lati ricurvi verso l'alto (mi pare che qualcuno li avesse definiti "alla Dalì", ricordando i famosi baffi all'insù dell'artista spagnolo :-D) e che incorniciano la grande fascia con i proiettori nascosti, perfettamente integrati con la calandra.

    Poi la fiancata:

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    Una tre volumi, sì, ma dalla coda molto spiovente e il lunotto assai inclinato, tanto che qualcuno la definisce "2 volumi e mezzo".

     

    Purtroppo non ci sono molte informazioni sulla maquette di Dumolard (quella parzialmente coperta nella foto di gruppo).

    Dal dettaglio di un'altra foto (sotto)

    Renault_projet-H_1966-67_Dumolard_lato.jpg.bd5fde006cc2c8b26bfab880e7341835.jpg

    si evince che era tre volumi pura, mentre per il resto pare condividere l'estetica di tutta la sezione frontale e dei paraurti con la terza proposta Renault, quella al centro della foto d'insieme.

     

    Proprio questa, la proposta del designer Michel Béligond, risulta l'unica sopravvissuta e conservata nel museo Renault, completa di meccanica e di interni.

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    Peraltro è anche quella che si distingue per l'impostazione più originale, con la sua linea schiettamente due volumi (sebbene senza portellone), suggerendo l'intenzione di rendere tale formula un tratto caratteristico del design Renault, vista anche la R16 presentata poco tempo prima.

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    Il profilo di coda concavo, così come l'estensione e la forma della terza luce laterale sono davvero inusuali.

    La vista posteriore mette in evidenza i paraurti che inglobano le luci posteriori, ma anche lo spesso profilo cromato che corre lungo i montanti e il fianco del padiglione fino a terminare sulla coda, ai lati del cofano bagagli.

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    Come dicevo, niente portellone, ritenuto fuori luogo per una limousine di questa classe. Il classico cofano dà accesso ad un grande bagagliaio, tutto rivestito come si conviene, ma dalla forme un po' tormentate...

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    ...anche per la presenza del bocchettone di rifornimento, dotato pure di sportellino dedicato, proprio sotto la maniglia del cofano bagagli:

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    Se le linee esterne non fanno gridare al miracolo - per quanto coraggiose e moderne per i tempi - l'interno colpisce per la ricchezza delle sue dotazioni, obiettivamente non comuni per quegli anni, anche nel settore del lusso.

    Il progetto degli interni fu affidato al designer Robert Broyer. Il disegno e la sua realizzazione sembrano ancora un po' approssimativi, rivelando una comprensibile distanza da un possibile modello definitivo:

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    Tuttavia, la completezza e il disegno della strumentazione, nonchè la raffinatezza delle sellerie e delle pannellature rivelano chiaramente gli obiettivi di un altissimo livello di lusso e confort del progetto.

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    Le dotazioni prevedono sedili con svariate regolazioni, poggiatesta e poggiabraccia assai estesi e regolabili sia davanti che dietro, persino una climatizzazione con doppia regolazione, anteriore e posteriore.

     

    A livello meccanico, il prototipo adotta in effetti un V8 messo assieme da Peugeot accoppiando due 4 cilindri in ghisa, alimentato con due carburatori doppio corpo.

    1780403061_Renault_projet-H_1966-67_Bligond_motore.jpg.1aa710e36be1a5756107e76292db91e1.jpg

    Il cambio è un tradizionale quattro marce, con leva al volante, la trazione posteriore. Le sospensioni sono a doppi triangoli sovrapposti, con ammortizzatori classici.

     

    La fine è sempre la stessa... :-(

    Nuove analisi di mercato e l'avanzare del progetto mettono in evidenza i rischi estremi di redditività dell'intero programma, soprattutto a causa degli elevati investimenti richiesti per lo sviluppo. A metà 1967 il Progetto H viene chiuso.

     

    Le ambizioni di alto di gamma dei due marchi vengono drasticamente ridimensionate, riformulando nuovi progetti assai meno arditi (projet 120 Renault e projet J Peugeot). Non venne del tutto abbandonata l'idea di un nuovo motore plurifrazionato, ma sarà "solo" un V6, che sfrutterà comunque l'esperienza degli sviluppi iniziali del V8 cassato col progetto H e diverrà il famoso PRV, che finalmente vedrà la luce solo 7 anni dopo, montato per la prima volta sulla nuova ammiraglia... Volvo 264!

    Sì, perché nell'accordo Peugeot-Renault per il nuovo V6, ad un certo punto si era inserita anche Volvo come partner, ultima ad arrivare e prima a beneficiarne...

  9. Inviato ·

    Modificato da angeloben

    Riprendiamo il discorso da dove lo abbiamo lasciato, cioè dal progetto 115, avviato nel 1961 e chiuso nel 1965 con la commercializzazione della fortunata Renault 16.

    E che ci facciamo qui nelle [MAI NATE] se parliamo di un prodotto finito e stranoto come R16?

    Be', un motivo c'è. Anzi... sono tre!

     

    [Micro semi-OT]

    E non si tratta di una classica design story, ché quelle io le vedo meglio in apposite discussioni, mentre questi thread [MAI NATE] generali mi paiono più adatti a specifici progetti effettivamente mai portati in produzione. Ma è un mio punto di vista, per carità. :rolleyes:

    [fine Micro semi-OT]

     

    Dicevo... progetto 115.

    Tutti conosciamo la R16 (chi non la conosce è chiaramente un neonato. :P O forse no? :saggio), un successone che dal '65 scavalcò tutti gli anni Settanta per concludere la propria carriera solo agli albori degli anni Ottanta, con quasi 2 milioni di esemplari venduti. E tutto con una sola configurazione di carrozzeria.

     

    ...ma anche lei ha i suoi scheletri nell'armadio... :ph34r:

    Durante la gestazione infatti, l'idea di una versione sportiva della nuova "ammiraglia" di casa era stata affrontata con decisione. Si voleva probabilmente dare lustro alla nuova arrivata con un modello esclusivo e di immagine.

    Ecco dunque non uno, ma ben due prototipi - che le fonti datano entrambi al 1963 - di coupé sviluppati all'interno del progetto 115.

    Il primo è interessante perché il disegno appare del tutto scollegato dal modello di origine:

    renault_project_115_ontario_coupe_prototype_bertone_1963.jpg.cdb7d4115fea812779d7bcac63fceca5.jpg

    Uno stile classico, forse non molto sportivo, ma raffinato ed elegante. Forse non è un caso che, secondo la fonte di questa foto d'epoca, si tratti della proposta di Bertone denominata "Ontario", realizzata nel '63 come già detto.

    Ed ecco altre foto dell'esemplare tutt'oggi esistente e conservato, dalle quali emergono coda e (soprattutto) frontale come elementi caratterizzanti:

    renault_project_115_ontario_coupe_prototype_bertone_1963_lato.jpg.db7ce7e710397831917a0462909d39df.jpg

    renault_project_115_ontario_coupe_prototype_bertone_1963_retro.jpg.d1accf6bb4d4c995a5d322d38f6b3441.jpg

    renault_project_115_ontario_coupe_prototype_bertone_1963_fronte.jpg.ab2280d38c1ac662ca7b613eacc6512a.jpg

     

    Se questa sopra appare come un'idea decisamente a sé stante, lo stesso non si può dire di questa seconda proposta:

    1317709478_renault_16_coup-cabriolet_projet-115_1963_front.jpg.777283fa87074c29f18dc18c444092df.jpg

    1089878785_renault_16_coup-cabriolet_projet-115_1963_retro.jpg.ec7658d392068f56dc7eb3b5ef2c8312.jpg

    Qui il collegamento con R16 è palese, sebbene alla fine solo il frontale sia davvero in comune con la berlina; proprio l'insufficiente condivisione di componenti - e quindi il costo - risultò alla base della decisione di non procedere, ma forse anche lo stile un po' troppo convenzionale non aiutò.

    Peraltro, come è abbastanza evidente, proponeva una soluzione coupé-cabriolet, per mezzo di un hardtop asportabile.

    Interessanti anche i paraurti posteriori arcuati, un dettaglio abbastanza di moda all'epoca, sebbene qui non trovi un'integrazione ottimale per via dell'uso degli stessi fari posteriori della berlina.

    Ancor più degno di nota il particolare della calandra con il setto centrale in lamiera, in continuità con la scanalatura del cofano, a dividere realmente in due la calandra. Soluzione vista in più di uno dei disegni originali dello sviluppo di R16, e che per qualche ragione arrivò in produzione in versione "grigliata", perdendo gran parte dell'effetto stilistico.

    Un'idea, questa della calandra bipartita, forse attribuibile al designer Philippe Charbonneaux, il quale è l'autore anche della terza mai nata di questo post:

    la R16 tre volumi!

    Renault_16_tricorps_Charbonneaux_1965_bn.jpg.6d344a4395a4ae574eb850ae9b7dfdff.jpg

    E' indubbio che la scommessa più forte della nuova R16 fu la formula due volumi con portellone.  Tanto innovativa che persino a presentazione ormai già avvenuta (nel 1965), ancora i dubbi erano tali che uno dei designer di punta di Renault, Charbonneaux appunto, realizzò questa proposta a tre volumi a posteriori, just in case...

    Evidentemente non ce ne fu bisogno.

    E il prototipo lo ha conservato nella sua collezione lo stesso Charbonneaux, collezione poi passata al museo dell'automobile di Reims, dove si trova adesso:

    Renault_16_tricorps_Charbonneaux_1965_front.jpg.1b278f4918f213b03efea1d771b41d16.jpg

    Renault_16_tricorps_Charbonneaux_1965_lato.jpg.d74546248a748777e447ee269dc86676.jpg

    Stile molto "francese", ma non nella migliore delle sue espressioni a mio avviso.

     

    Avevo detto di tre motivi per parlare di [MAI NATE] a proposito di R16, e allora qui mi potrei fermare.

    Ma... oggi abbiamo il bonus! :b1

     

    RAG (1966)

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    Dopo la bocciatura delle coupé all'interno del programma 115, l'idea di una sportiva di gamma più alta non era evidentemente sopita in Renault.

    E così, nel 1966 Renault, Alpine e Gordini si misero tutti insieme (da qui la sigla R.A.G.) per lavorare su una sportiva basata su meccanica R16.

    192840679_Renault-Alpine-Gordini_1966_Prototype(R16-based)_maquette.jpg.4ec203cf3e303fcfd499634a45bfb494.jpg

    Una coupé due posti, pensata anche come spider con hardtop, dalla linea piacevolmente aggressiva a mio parere, ma che non ebbe seguito perché considerata troppo elitaria (due soli posti...) per il pubblico più familiare che Renault intendeva raggiungere. Obiettivo che si decise quindi di perseguire all'interno del programma 117 (in sviluppo per la R12), derivandone le note coupé a quattro posti (le R15 e R17) che usciranno nel 1971.

  10. Inviato ·

    Modificato da angeloben
    aggiunto riferimento a maquette in scala di Juchet e Louis

    Nel lontano 1958 Renault avviò gli studi per la sostituta della sua ammiraglia dell'epoca, la Frégate.

    Una prima proposta di stile arriva da Ghia, che in quel periodo collabora molto attivamente con Renault.

    Renault_projet-115_1958_Ghia_front.jpg.381f76361c5ad0c57cdcd1ca46ce6f52.jpg

    Se il frontale è relativamente classico e americaneggiante, con i parafanghi protesi in avanti, dietro la linea si distingue in modo assai originale per la forte modanatura sulla fiancata e soprattutto per la coda spiovente quasi a due volumi, pur non prevedendo un portellone.

    Il modello asimmetrico qui sopra, rivela anche il fatto interessante che la proposta prevedeva sia la soluzione a due porte (qui sopra), sia quella a quattro porte e sei luci (qui sotto):

    Renault_projet-115_1958_Ghia_5-porte_lato.jpg.46c37ba4695fbac347c888d9a47994e8.jpg

    Il presidente Renault dell'epoca, Pierre Dreyfus, pensa in grande però, e intende sviluppare un'auto di livello superiore, in grado di competere anche nel ricco mercato statunitense, nel quale Renault si è lanciata da poco.

    Il Progetto 114 viene avviato secondo questi obiettivi e prende corpo come una berlina tre volumi da 4,50x1,72 metri, dotata di un nuovo motore 6 cilindri in linea da 2,2 litri e 110CV circa, classica trazione posteriore con cambio a 4 marce, freni a disco sulle quattro ruote con servofreno Hydrovac.

    Nel 1961 i prototipi sono già numerosi, con varie proposte di stile.

     

    Dal prototipo denominato "Bagatelle":

    Renault_projet-114_1961_Bagatelle_front.jpg.5c867def2fc97af5861eb145fec90ba0.jpg

    ...che ha tutta l'aria di essere la trasposizione in scala reale del modellino già postato da @PaoloGTC tempo addietro, attribuito a Gaston Juchet e Luc Louis:

    599266003_Renault-PrimistudiperR16-GastonJucheteLouisLuc-1961.jpg.a2033c0e9efd71a5e8c8695f26371a53.jpg

     

    Poi quello del designer Michel Beligond:

    Renault_projet-114_1961_Beligond_disegno.jpg.e588bab4b51a634d94cd8767be303bb9.jpg

    Renault_projet-114_1961_Beligond_front.jpg.8fb59db3b4dde5929df856fc2f79f5c7.jpg

    Renault_projet-114_1961_Beligond_retro.jpg.87957cbe2399d8ba9a4ca0664690987f.jpg

     

    Non molto distante nell'impostazione generale da quest'altra, su cui aveva lavorato ancora Ghia (attribuita a Sergio Sartorelli):Renault_projet-114_1961_Ghia-Sartorelli_alternativa_front-bn.thumb.jpg.77e4193ee3d47112b6bfeae776809c4c.jpg

    ...poi ulteriormente evoluta nel frontale e nella forma/dimensione del terzo finestrino laterale:

    Renault_projet-114_1961_front-bn.jpg.642b4f78d72a21d5a3b20a3633a06501.jpg

    Renault_projet-114_1961_lato.jpg.77155e65d564a836b27dddbafce889f3.jpg

     

    Tuttora ne esiste un prototipo in colore azzurro nei musei della Régie:

    Renault_projet-114_1961_front.jpg.f4dbc44567bb689c4a2873ee809a8704.jpg

    Renault_projet-114_1961_retro.jpg.bff5a0ddd6b5114255e9954a90787560.jpg

     

    Visto che siamo in questa sezione, è chiaro che niente di tutto ciò ha mai visto la luce, perché nel 1961 il progetto 114 fu cancellato.

    Perché? Le motivazioni furono ricondotte ai risultati deludenti di abitabilità, a previsioni sui costi di produzione giunte a livelli eccessivi, mentre la situazione di Renault nel mercato americano era assai meno rosea di pochi anni prima e tensioni attraversavano anche i mercati europei.

    Dreyfus e i responsabili della Régie ritennero quindi necessario riformulare l'idea del nuovo modello di punta Renault, puntando un settore di mercato che si stava rivelando centrale nell'Europa di quel periodo, quello delle berline medio-superiori da famiglia, di cilindrata media, interpretato però in forme originali e innovative.

    Nacque così il nuovo progetto 115, che fece tesoro di alcune delle esperienze del precedente 114 e finalmente portò nel 1965 alla presentazione della nuova R16.

     

  11. Inviato ·

    Modificato da angeloben
    Aggiunta segnalazione per mio errore

     

    On 8/6/2022 at 21:46, Beckervdo scrive:

    Proposte per il Land Rover Discovery 3 (L319)

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    [...]

     

     

    Al di là dei gusti personali, a me sembra comunque un goffo tentativo di rispondere a questa:

    (Toyota FJ Cruiser, uscita nel 2006, mentre LR L319 uscì poi nel 2010**)

    Toyota_FJ-Cruiser_2006.jpg.f7a242c36b54823c514502726adb84e8.jpg

     

    **EDIT:  come ha giustamente notato @Renault, ho scritto una vaccata sulle tempistiche, quella Discovery uscì nel 2004, quindi non è ovvia l'ispirazione a FJ...   chiedo venia :sorry:

  12. Inviato ·

    Modificato da angeloben

    Un paio di cosette che ancora non erano uscite su questa discussione:

     

    serie di maquette in scala ridotta per Tigra A:

    opel_tigra_a_maquettes.thumb.jpg.6dc7db4e90fde3094f578b82e4fb96c4.jpg

     

    Se le prime due proposte in alto si sono riviste fino a modelli in scala reale, e perfino in versione cabriolet,

    le ultime tre in basso per me erano del tutto ignote!

     

    Proseguo adesso con una storiella divenuta nota al pubblico solo pochi mesi fa...

    Si tratta di una vicenda attorno allo sviluppo della prima utilitaria Opel, quella che diverrà Corsa.

    Il sito opel-corsa-a.com da tempo contiene una esaustiva sezione (tutta in tedesco...) sulla genesi di tale modello, incluse le note implicazioni industriali in terra di Spagna.

    E già lì, si possono trovare informazioni sui primi tentativi Opel di lavorare ad una piccola trazione anteriore, a partire dal 1969 e nei successivi primi anni Settanta. Usando la meccanica di una Mini recuperata da un demolitore e rivestendola di un curioso scheletro che avrebbe dovuto abbozzare le ipotetiche forme della nuova piccola, i designer Opel studiarono e sperimentavano in concreto la nuova tecnica.

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    Per quanto l'idea avesse avuto supporto da parte del management Opel/GM, è noto che questi primi sviluppi si fermarono di fronte all'assenza di capacità produttiva in Europa da parte di GM. E sappiamo che ci vollero anni per riprendere il discorso con il nuovo progetto "S-car" che divenne Corsa e con il nuovo stabilimento spagnolo di Saragozza.

     

    La notizia pubblicata più di recente, dicevo, riguarda un paio di nuovi dettagli piuttosto curiosi.

    (la fonte è il giornalista tedesco Frank B. Meyer)

     

    Il primo è che i designer Opel cercarono fortemente di convincere il management GM per approvare il progetto, al punto da chiamare un'azienda pubblicitaria per realizzare un filmato da mostrare ai vertici di Detroit, cosa che il capo di Opel di allora, Alexander Cunningham, fece con successo.

    Sfortunatamente è andato perso, ma proprio da quel filmato è stato tratto quest'altro fotogramma della piccola "gabbia", in quello che sembra un confronto dimensionale con le grandi berline Opel del periodo.

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    L'ok ricevuto da Detroit si scontrò, dicevamo, con il problema degli stabilimenti produttivi.

    E qui giunge la seconda curiosità...

    Alla ricerca di una soluzione, e ancora lontani dall'avventura industriale spagnola, GM aveva persino tentato un accordo con la dittatura di Ceausescu, per produrre la nuova piccola Opel in Romania!

    A quei tempi, in effetti, lo stato romeno era in cerca di una partnership con aziende automobilistiche occidentali, per avere in Romania una fabbrica capace di produrre fino a 150.000 vetture l'anno, da vendere anche (soprattutto...) in Occidente. L'accordo finale sappiamo che finì per essere siglato con Citroen, creando la Oltcit per produrre la mitica Axel.

    Dicevamo però che GM aveva avuto i suoi contatti... ecco, avvenne attorno al 1975-76, quando una delegazione Opel fu spedita in Romania per incontrare una rappresentanza governativa rumena e discutere il progetto della fabbrica per la quale era previsto un investimento di 675 milioni di Dollari.

    A seguito dell'incontro, nessuno si fece più sentire dalla Romania e GM decise quindi per la chiusura dell'intero progetto, incluse le sue vicende rumene.

     

     

  13. Inviato ·

    Modificato da angeloben

    Si è parlato nella sezione "[MAI NATE] Ford" della concept car Maya e della sua "cugina" Lotus Etna.

    Quest'ultima sappiamo essere stata un'idea portata avanti tra Lotus e Ital Design intorno al 1984, per una possibile supercar da mandare sul mercato nella seconda metà degli anni Ottanta, posizionata sopra Esprit. Restò un progetto, che le difficoltà societarie Lotus non consentirono di concretizzare, complice anche l'arrivo di General Motors a inizio 1986.

     

    Proprio l'avvento dell'era GM fu però l'occasione, un paio d'anni dopo, di riprendere in mano l'idea di una autentica supercar di alto profilo, per la quale venne adottata la sigla di progetto M300.

    I concetti di base erano rimasti piuttosto vicini all'idea precedente, pur aggiornati alle condizioni di mercato e capacità tecniche del periodo.

    In Lotus fu il designer Peter Stevens a buttare giù le idee fondamentali del progetto e della linea, giungendo a realizzare intorno al 1988 le prime maquette.

     

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    Già da questo modello in scala (l'unico...), appare evidente il distacco dalla impostazione suggerita da Giugiaro con Etna quattro anni prima.

    Non più un'evoluzione concettuale e stilistica di Esprit, ma proprio un balzo verso quello che oggi chiameremmo il mondo delle hypercars, e che ai tempi gli organi di comunicazione Lotus definivano curiosamente come "megacar".

    Di nuovo, per Lotus avrebbe dovuto rappresentare l'occasione per mettere su strada le tecnologie più avanzate su cui la casa di Ethel lavorava da tempo a vario titolo: dalla scocca in fibra di carbonio ad un ipotetico, nuovo ed esclusivo motore V12 e via dicendo...

    Ancora un volta però, le possibilità di portare in avanti un simile progetto non apparvero sufficientemente supportate da prospettive sostenibili, in particolare per un "proprietario" dotato di fondi, sì, ma attento ai risultati come GM.

    Un anno dopo, nel 1989, pressoché l'intero team che vi aveva lavorato - incluso il già citato responsabile design, Peter Stevens - lasciò Lotus per unirsi al gruppo di Gordon Murray che svilupperà la McLaren F1. B-)

     

    La linea di questo modello però, mi ha portato a due collegamenti interessanti, che riconosco tuttavia come riflessioni personali e dei quali non posso portare alcuna prova, sorry.

    Il primo è quello più "ragionevole", semplicemente perché si porta dietro il nome dello stesso designer, Peter Stevens. Si tratta della Jaguar XJR-15, sviluppata a partire proprio dal 1988 e giunta in produzione (si fa per dire, 53 esemplari...) nel 1990. Le differenze sono tante, chiaro, ma certe idee caratteristiche secondo me erano rimaste.

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    Più azzardato filologicamente, ma per assurdo più evidente da un punto di vista estetico, il collegamento ad un altro modello, questa volta precedente: la coda lunghissima priva di sporgenze aerodinamiche, l'impostazione forward cab, le superfici fluide e taglienti... ecco vari motivi per accostarla alla Chevrolet Corvette Indy, la concept car del 1986.

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    Lavoro di stile sviluppato in USA dal designer GM Tom Peters sotto la guida dell'allora responsabile Chuck Jordan, a debita distanza - geografica e temporale - dal lavoro per Lotus M300 svolto un paio di anni dopo, in Inghilterra, da Peter Stevens.

     

    Però... però... c'è una questione interessante che è storia documentata, sebbene mai associata da nessuno a questo parallelo tra M300 e Corvette Indy.

    Appena dopo che il concept di Corvette Indy fu presentato al pubblico, GM volle passare dalla fase di modello statico a quella di prototipo marciante, operazione per la quale il responsabile stesso Chuck Jordan si rivolse indovinate a chi?

    Be', proprio alla neo-acquisita Lotus e a suoi ingegneri capeggiati da Peter Stevens, naturalmente. I quali ebbero mandato di metterla su strada dotandola di tutte le specifiche immaginate per quel concept. Cosa che fecero, pur sapendo che non avrebbe portato ad alcuna produzione, ma mi piace pensare che quel futuristico concept GM abbia colpito Peter Stevens al punto da provare a portarne comunque qualche idea sulla lungamente vagheggiata supercar Lotus.

     

  14. Inviato

    FERMI FERMI FERMI... :asp:

    Forse non cambiano il senso generale della storia, però alcuni importanti dettagli sulla Ford GN34 stanno un po' diversamente... :saggio

     

    A cominciare da chi ha creato i vari prototipi e studi di stile:

     

    On 23/2/2022 at 13:59, DOssi scrive:

    1985 Ford GN34 by Italdesign

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    No no... :nono: questa sopra non è la proposta di Ital Design.

    Anche se veniva comunque dall'Italia, perché si tratta invece di quella realizzata da Ghia, cioè quello che da qualche anno era diventato lo studio di design e prototipi di proprietà Ford a Torino.

     

     

     

    E quindi, su questa qui sotto...

     

    On 23/2/2022 at 13:59, DOssi scrive:

    [...]

    1985 Ford GN34 by Ghia

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    ...mmmhh, sorry, è ancora no!  :no:  Si è detto che Ghia è quella in alto; questa qui invece viene da oltreoceano... per essere più precisi dall'Advanced Design Studio Ford di Dearborn (Michigan, USA).

    Il team americano dello stile Ford, infatti, appena seppe che un progetto di tale portata rischiava di essere affidato a un esterno quale Giugiaro, subito pretese di poter entrare nella partita e si buttarono nella mischia con questa proposta.

     

     

    E il nostro Giorgetto nazionale allora?

     

    C'è anche lui certo, e secondo un cliché che ormai si è attaccato a Giugiaro come uno stigma, tutto sarebbe nato con uno dei suoi classici ricicli.

    Una versione di questa storia, infatti, vede nascere tale progetto Ford con la presentazione del concept Maya di Ital Design, la sportiva motorizzata Ford che - secondo alcuni - altro non era che un riciclo/evoluzione del concept Lotus Etna, sempre di Giugiaro e presentato poco tempo prima.

    Effettivamente in quel momento Giugiaro aveva in mano il progetto della potenziale erede di Esprit, quello che sfociò nella show car Etna del 1984, cui Lotus però non dette seguito per una serie di congiunture sfavorevoli che la colpirono in quegli anni.
    Secondo i detrattori del designer di Garessio, quale migliore occasione per riciclare il tutto - ovviamente con qualche variante - agli americani?


    Ma può essere andata davvero così? Verifichiamo un po' le tempistiche:
    - Ottobre 1984: al Birmingham Motor Show viene presentata la Lotus Etna, concept della casa di Hethel realizzata da Ital Design.

    1984_Italdesign_Lotus_Etna_Birmingham-motorshow.jpg.dafa5688563e4d90303a5d0eb4e6c88a.jpg


    - Novembre 1984: al Salone di Torino la stessa Ital Design espone Maya, prototipo privo di marchio (o meglio, esposto con il proprio marchio Ital Design), sebbene motorizzato Ford.

    1984_Italdesign_Maya_Salone-di-Torino.jpg.cecf75768bd4300157bb1778b656489b.jpg


    Quindi, Maya. Uno studio dall'impostazione meccanica e stilistica vicina a Lotus Etna, certo, ma volendo essere onesti, è difficile pensare davvero ad un riciclo realizzato in un solo mese...


    Allora quale potrebbe essere la storia vera?


    Le fonti più accreditate riportano che quando nel reparto SVO (Special Vehicle Operations) di Ford USA venne l'idea di progettare questa sports car (era la fine del 1983), per qualcuno fu naturale rivolgersi al designer più in voga del momento, il padre della DeLorean, ma soprattutto colui che con Ital Design era in grado di fornire insieme stile e competenze di industrializzazione adatte ad una sportiva di quella tiratura.

    Ford quindi approcciò Ital Design già nella primavera del 1984 e in risposta Giugiaro propose agli americani un curioso affare (già citato da @DOssi) : "voi ci date un bel motore e per 120.000$ noi ve lo restituiamo rivestito con questo progetto che abbiamo già semi-pronto, ovviamente completato." E così avvenne.

     

    Ma cos'è che Ital Design aveva davvero in mano in quel momento? Di che progetto "semi-pronto" si tratterebbe?

    E' lecito supporre che Ital Design stesse già collaborando con Lotus in quel periodo ed effettivamente, a vedere questi disegni realizzati per Etna, saltano agli occhi varie idee poi viste su Maya...

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    ...ma la questione è che Giugiaro non poteva ancora sapere che Lotus non avrebbe dato seguito ad ulteriori sviluppi. Quindi non poteva già "vendere" a Ford qualcosa su cui stava attivamente lavorando con un altro committente.

    Tanto più che esiste un documento ufficiale su Maya molto interessante, fuoriuscito in qualche modo da archivi Ital Design e finito in aste di settore:

    1983_Ital-Design_Maya_sketch.jpg.e7b55a1d3687e4e4e86a964cc6051243.jpg

    Guardatevi il dettaglio di nome, firma e data di questa tavola:

    1983_Ital-Design_Maya_sketch_zoom.jpg.3bf265529a571bc1dd5db4c87fe82e25.jpg

    Si parla di "Maya" già nel lontano maggio del 1983. Addirittura un anno prima dei primi contatti con Ford!


    Quindi la derivazione (o riciclo) di Maya da Lotus Etna, è un'idea piuttosto vaga, probabilmente impossibile da stabilire.

     

     

    [continua...]

  15. Inviato ·

    Modificato da angeloben

    Buondì, ritiro su questa discussione "storica" solo per aggiungere un paio di foto all'abbondante materiale che @PaoloGTC aveva già condiviso sullo sviluppo di questa amata coupé, di cui tra l'altro ho rivisto in strada un vecchio esemplare qualche giorno fa. Era un pezzo che non mi capitava...

     

    Comincio con un piccolo (per davvero, scusate, ma più grande non c'era...) sketch:

    opel_calibra_sketch.jpg.c720719798f168e695de153203d7f285.jpg

    ...il cui valore sta soprattutto in un paio di particolari del frontale: uno è la linea sul parafango anteriore, che compariva anche in altri disegni preliminari postati da Paolo e che finalmente apparirà nella successiva Omega B (Calibra aveva solo una lieve piega); l'altro è la calandra, con quel piccolo setto centrale che voleva riallacciarsi alla precedente Manta.

    Un'idea che non rimase solo su carta, ma che ebbe le sue chance concrete!

    Guardatevi questo prototipo...

    opel_calibra-j2670_prototipo_frontale_sx.jpg.fb9f54cc99fc396797395c8d3ae09be7.jpg

    Oltre alla citata calandra, è interessante per tante altre differenze rispetto al modello che andò in produzione.

    A cominciare dai fari, che non si estendevano sul parafango ma rimanevano tagliati a livello della linea del cofano. Questo frontale comunque a me sarebbe piaciuto, aveva un'aria più "cattiva".  I paraurti erano anche diversi, così come gli specchi, apparentemente più levigati.

    Ma la cosa che mi incuriosice di più di questa maquette è la vetratura laterale dotata di cornici - e priva di deflettore sul finestrino anteriore.

    Era evidentemente un tema importante di decisione in quel momento, tanto che lo stessa maquette era asimmetrica e presentava dall'altra parte la soluzione priva di cornici e con il deflettore  (scusate le dimensioni, ma di nuovo... o così o pomì!)

    opel_calibra-j2670_prototipo_frontale_dx.jpg.85dd4c42bc76c8c986079d593d41875d.jpg

    Calibra sappiamo che alla fine ebbe i vetri a vista e sicuramente l'immagine ne guadagnò.

     

    Infine due ulteriori immagini, che ovviamente si riferiscono ormai agli ultimi stadi dello sviluppo.

    opel_calibra-j2670_pre-prod_lato.thumb.jpg.15d3e2e33cf87e41ff635bdacf3e548e.jpg

    opel_calibra-j2670_pre-prod_retro.thumb.jpg.1439bb95121efc08e7fdf10d8b8cee24.jpg

    Probabilmente si tratta della stessa maquette, solo agghindata con qualche particolare in più nella seconda immagine:

    dai dettagli come l'antenna sul tetto o il tergilunotto, all'aggiunta dei "labbri" aerodinamici sotto il paraurti anteriore e come minigonne laterali, dallo spoilerone appoggiato sul bagagliaio, ai cerchi differenti (a proposito, questi qui della seconda foto qualcuno ricorda se li hanno poi usati davvero?).

     

     

    Per completezza, qui sotto cito i due post di Paolo a cui potete riandare per rileggere tutta la storia e rivedere tutto il materiale (cliccate sulla freccia a destra per andare al post originale, qui li ho abbondantemente tagliati per non appesantire troppo).

    On 29/11/2014 at 20:54, PaoloGTC scrive:

    [...]

    Dunque...immagini a caso riguardanti il lavoro del Centro Stile su Calibra. Vado matto per quei bozzetti disegnati ancora senza tavolette e computerie varie. Senza nulla togliere ai fantastici designer di oggi, ma per me questo è SPETTACOLO.

    post-8850-145026866135_thumb.jpg

    post-8850-145026866144_thumb.jpg

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    post-8850-145026866157_thumb.jpg

    post-8850-145026866161_thumb.jpg

    [...]

     

    On 25/11/2014 at 21:24, PaoloGTC scrive:

    Beh... Calibra.

    post-8850-145026866048_thumb.jpg

    [...]

    post-8850-145026866052_thumb.jpg

    post-8850-145026866055_thumb.jpg

    post-8850-145026866058_thumb.jpg

    post-8850-145026866062_thumb.jpg

    post-8850-145026866066_thumb.jpg

    post-8850-145026866069_thumb.jpg

    Il concetto stilistico di Calibra fu ben chiaro fin dal principio, e già nella stessa primavera del 1987 veniva realizzato un primo modello in clay, trasposizione tridimensionale di un'idea che già pareva a tutti molto felice, fin dai primi schizzi che erano stati realizzati su carta. Ai tempi infatti, non per essere di parte ma il centro stile Opel era una fucina di idee molto valide e negli anni, accumulando bozzetti e foto di maquettes riguardanti progetti vari, me ne sono reso conto. Stavano lavorando veramente bene. Sono uscite vetture molto piacevoli e altrettante idee sono rimaste là dentro, ma vi posso assicurare che raramente ho visto una tale dovizia di belle idee tutte assieme. Per farla breve, era bella la vettura che veniva presentata, ma vedendo le varianti che erano state realizzate veniva da dire “ammappa come stavano disegnando questi qua in quegli anni”.

    Tornando al caso specifico e quindi alla Calibra, i designer di Russelsheim, nello specifico Erhard Schnell per gli esterni e Jorge Ferreyra Basso per gli interni (capitanati da Wayne Cherry che ai tempi era il capo del design per GM Europe) durante la prima fase di ricerca contavano di lavorare su uno chassis accorciato di 80 mm rispetto a quello della Vectra, ritenendolo più adatto ad una coupè nonché il miglior compromesso per l'equilibrio globale della linea.

    Tuttavia, il secondo modello in clay riprendeva in toto le quote telaistiche della Vectra ed il desiderio del management (ottica contenimento costi) di utilizzarle fece propendere per quest'ultimo, che riproponeva comunque le idee del primo ma più, possiamo dire, “allungate”, adagiate sul medesimo passo di 2600 mm.

    post-8850-145026866073_thumb.jpg

    post-8850-145026866079_thumb.jpg

    [...]

  16. Inviato ·

    Modificato da angeloben

    Dicevo nel post di venerdì, che i modelli Lancia di Zagato di cui intendevo parlare sono due.

    ...ma poi ne ho presentato uno solo, la Fulvia Sport.

    Intendo pagare il debito e quindi ecco il secondo: la Lancia Flavia Sport Zagato del 1962, un'auto che mi stupisco non fosse ancora venuta fuori in questa discussione!

     

    Tra i tanti aspetti significativi e particolari con cui Ercole Spada caratterizzò questo modello,

    segnalo la calandra "spezzata" che si estende sul cofano, che recentemente abbiamo visto come un tratto particolare di alcune calandre BMW, per esempio.

    Lancia_Flavia_Sport_Zagato_1965_front.jpg.ae55b62ece24ffc0d767fcca31e9499d.jpg

    Ma è certamente sulle vetrature che questa linea si distingueva dalla massa:  a cominciare dalle spesse cornici cromate attorno a tutti i vetri, e qui torna il dettaglio - già ricordato su altri modelli - del montante A in metallo cromato.

    La cui forma particolare determina inoltre un taglio del vetro anteriore concavo, piuttosto raro in effetti.

    Lancia_Flavia_Sport_Zagato_1965_interno.jpg.169ad95f76e5a37541ef45b6d018e501.jpg

     

    La vetratura stupisce anche in coda:

    Lancia_Flavia_Sport_Zagato_1965_lunotto.jpg.edc0b8cdf5bed0c05ebfd3d5c750b90d.jpg

    Ed è per l'originale lunotto concavo, stavolta. Ma non basta: lo stesso lunotto è curiosamente apribile, tramite un esclusivo sistema di sollevamente elettrico!

     

    Dalla foto sopra risalta ovviamente un altro dei tratti più caratteristici di questa linea, vale a dire i finestrini posteriori avvolgenti sul tetto, un dettaglio certamente esclusivo e utile per dare una maggiore luminosità all'abitacolo,

    ma che richiese proprio per questo di dotarli di alette parasole dedicate!

    Lancia_Flavia_Sport_Zagato_1965_parasole-post.jpg.31e2dfb5c2a40eb2bec1350b6969cbdf.jpg

     

    Sconfinando nell'argomento [MAI NATE], si sarebbe potuta aggiungere un'ulteriore particolarità a questa linea assolutamente esclusiva, se il prototipo presentato nella primavera del 1962 - al Salone di Ginevra - fosse arrivato alla produzione così com'era:

    Lancia_Flavia_Sport_Zagato_1962_prototipo_side.thumb.jpg.cdb9783bf26375e3f830d4fc5d7018a8.jpg

    Evidente quale sia la caratteristica che si perse nel passaggio da prototipo a produzione: il taglio netto del passaruota posteriore a creare una parziale carenatura della ruota.

    Curioso anche notare il "photoshop" ante-litteram per i documenti promozionali (qui sotto una foto per il materiale marketing olandese), che ancora utilizzava immagini del prototipo ed evidentemente non aggiornate al momento di andare in stampa...

    Lancia_Flavia_Sport_Zagato_1962_prototipo_front.thumb.jpg.a73b4bd07bed437a104fa5c4e5e2c36f.jpg

     

    E non successe solo in Olanda...

    Ancora nel 1963, mesi dopo la presentazione del modello definitivo al Salone di Torino dell'autunno '62, anche il materiale italiano del "Servizio Propaganda Lancia" (sì, allora si chiamava proprio così B-)) stampava e distribuiva depliant con immagini del prototipo...

    Lancia_Flavia_Sport_Zagato_1962_prototipo_brochure.jpg.dac22b1f3b393d447dc2f1bc9b7e8118.jpg

     

     

  17. Inviato

    Ci sono due modelli Lancia di Zagato che mi intrippano per una serie di particolarità interessanti, alcune delle quali magari già viste in questa discussione, però su altri modelli.

     

    Una è la Fulvia Sport Zagato del 1965,

    con la sua calandra a classidra, ben prima delle Lexus degli ultimi due lustri...

    Lancia_Fulvia_Sport_Zagato_1965_cofano.jpg.71e429b2dc02c5d0d6d728f42d9638fc.jpg

    In questa foto si fa notare anche il cofano ad apertura laterale, forse meno esclusivo come dettaglio, tra l'altro modificato nel '70 portando le cerniere sul lato anteriore.

    Altra modifica dello stesso anno riguardò l'eliminazione del più caratteristico vano della ruota di scorta :

    Lancia_Fulvia_Sport_Zagato_1965_ruota-scorta.jpg.9bf2095138f232f0cc3e017019947142.jpg

     

    ...il cui coperchio, come altre parti della carrozzeria delle prime serie, era realizzato il Peraluman, particolare lega leggera di alluminio con magnesio.

    Lancia_Fulvia_Sport_Zagato_1965_retro.jpg.c2482410bc0bdc1c32bafe358862371f.jpg

     

     

  18. Inviato ·

    Modificato da angeloben

    E' stato al centro di una breve discussione - qualche anno fa - questo modello a scala reale che si trova negli uffici dell'azienda di Giugiaro.

    Lamborghini_Giugiaro_Concept_1964_side.jpg.4aea7ff143585c82a227e562298681b9.jpgLamborghini_Giugiaro_Concept_1964_rear.jpg.f9fd626e1ca8122821177ef60cd728ca.jpgLamborghini_Giugiaro_Concept_1964_front.jpg.a75183d312f93a478d2a82c0c89ba538.jpg

     

    Di cosa si tratta? 

    E' una realizzazione fatta a posteriori da Fabrizio Giugiaro come regalo di compleanno a suo padre, per il suo 70°, ormai nel 2008, e costituisce una trasposizione come modello a scala reale dei disegni che Giorgetto Giugiaro realizzò come ultimo lavoro presso la carrozzeria Bertone, nel 1964.

     

    E cosa c'entra Lamborghini?

    Be', è qui che la storia si fa particolarmente interessante... Giorgetto Giugiaro lavorò al progetto senza una indicazione certa del cliente finale, cioè del produttore cui sarebbero stati destinati. E a giudicare dalle linee del frontale, pare di trovarsi di fronte ad un lavoro destinato a Bizzarrini, che proprio in quegli anni apriva la sua azienda.

    Ma i disegni originali sembra riportino l'indicazione "Lamborghini" e questo rimanda a quanto in effetti potrebbe essere avvenuto. Vale a dire che quel progetto potrebbe essere ciò che Bertone propose a Ferruccio Lamborghini come "vestito" per il famoso autotelaio TP400 che la casa del Toro presentò al Salone di Torino del 1965.

    Collaborazione che notoriamente andò avanti, portando alla Miura, disegnata da colui che sostituì Giugiaro presso Bertone, cioè Marcello Gandini.

    Le speculazioni su quanto Miura (Gandini) abbia preso da questi disegni (Giugiaro) sono stati il motivo di quelle discussioni che citavo in apertura...

     

  19. Inviato ·

    Modificato da angeloben

    Si diceva della Marea, che avevo citato per la forma del cofano bagagli.

    Pensando al passato, potrebbe avere radici nella storia FIAT, con la coda della 1300/1500 del 1961 come fonte d'ispirazione:

    P3250458_st.thumb.JPG.abc7b978c9e003cd1ff81553111209f7.JPG

     

     

    Ma si parlava anche di Gamma:

     

    On 7/3/2022 at 19:44, angeloben scrive:

    Riguardando delle foto della Lancia Gamma coupé, mi sono tornati in mente due dettagli che non mi pare siano ancora stati ricordati in questa discussione.

    [...]

    lancia-gamma-l-02.jpg.8bf2274e4ba1411e3ca7422b3e1b2d37.jpg

     

    Questa foto mette in risalto anche il secondo elemento di cui volevo parlare: la forma del baule incavata, con le due pieghe nette

    [...]

     

    On 7/3/2022 at 20:47, Auditore scrive:

    Il montante C della gamma è una vera chicca (infatti l'ho messo in tutti i miei concept).
    Il baule è a "coda di rondine" e prende origine dalla 124 Spider disegnata da Tjaarda.
    Entrambe soluzioni molto ricercate; altro che auto moderne...
     

     

    Interessante il collegamento di @Auditore con la coda di Fiat 124 Sport spider, di cui agevolo foto storica per confronto...

    fiat_124_sport-spider_retro.jpg.d69c77bf75e6453cbc5cbd609a64830a.jpg

     

    ...e per notare la differenza delle "pieghe" che sulla 124 non coinvolgono il cofano bagagli,

    come invece avviene su Lancia Gamma coupé. Per la quale il collegamento più diretto potrebbe essere semplicemente la sua progenitrice:

    Lancia Flavia (e poi 2000) coupé seconda serie, quella del 1969

    942290662_lancia_flavia_coup_2000_1969_retro.thumb.jpg.50d3eaf9067f3f23f32b71000463146b.jpg


     


    Ma Gamma Coupé mi fa sempre riflettere su una moda per un elemento che, pur interpretato in modo leggermente diverso da caso a caso, divenne tipico di molte auto dei segmenti superiori di quegli anni Settanta: i grandi fari rettangolari a sviluppo orizzontale, suddivisi in riquadri a due fasce sovrapposte:

    - dalla Citroen SM (1970), coi fari similissimi a Gamma

    citroen_sm.jpg.3554ba36bd96221c9a4cb3ae3e69780c.jpg

     

    - alle ammiraglie BMW E3 (1968)

    BMW_2500-E3_Rear-view.JPG.49de304ff42e408ca690d6dbe417f2f8.JPG

     

     

    - e quelle Opel, Kapitan e Admiral B (1969):

    opel_admiral.jpg.14c91d598e47ed06ae711cb4d34e358b.jpg

     

    - alla più "normale" Volkswagen Passat del 1973, pur sempre ammiraglia di casa

    vw_passat_1973_5d.jpg.e2976bd929c419876e10ac76af9e6ef5.jpg

     

    - e la cugina grande Audi 100 (seconda serie C2 del 1976)

    Audi-100-C2-Avant-1976-Motor-Tudo-14.jpg.d1ae6e77c6790f43aeb817b9c90ce193.jpg

     

    - tra le ammiraglia a due volumi, anche la francese Renault 20/30 (1975)

    Renault_30_1975_rear.jpg.5bdb5e805d895d2bd1002690c6b8ef4b.jpg


    - sempre in Francia, la più tradizionale ammiraglia Peugeot 604 (1975)

    peugeot_604.jpg.e8f16dab911c72e023cabeb4fddb9972.jpg

     

    - l'ammiraglia europea di Ford, la Granada:

    Ford-Granada.thumb.jpg.37280b6f81f035cf89c48e5737385790.jpg

     

    - e quella di GM in Europa, la Opel Senator (1978)

    opel_senator.jpg.138de07234e2677037b160c2c70e7420.jpg

     

    - ma anche la nostra Argenta (1981), ammiraglia di transizione in casa FIAT

    fiat-argenta-2-0-ie-120cv-asi.jpg.f52a62fd711f042c761affa1c4a1ed14.jpg

     

    - ma anni prima, già sulla esclusiva FIAT 130 coupé (1971)

    275974089_Fiat130Coupe.jpg.1405a8c46abd1754a887a5727d8e5176.jpg

     

    - e gli svedesi che si allinearono con la loro sei cilindri, la Volvo 264 (1974)

    volvo_264.jpg.b03928ed6d69dda47d0a13ac40277ff1.jpg

     

    Per suggellare che la moda era divenuta puro establishment, eccoci a concludere con l'ammiraglia per eccellenza: Rolls Royce Silver Spirit/Spur (1980)

    Rolls-Royce-Silver-Spur.jpg.c624f4c4cc0f5414104aaa2876a0026b.jpg

     

     

    Chiaramente tante altre hanno seguito questa strada, con gruppi ottici di simile impostazione; ma quello che sottolineo di nuovo, è la curiosità che sembrò nascere come elemento distintivo delle vetture europee di classe del decennio "Settanta".

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