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About PaoloGTC
- Currently Viewing Topic: [Mai nate] Fiat
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HALL OF FAME (8/8)
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Per farmi perdonare - l'intenso OT-Ritmo è anche colpa mia - aggiungo un paio di immagini che ci mostrano una "quasi Marea" Osservando la forma del posteriore nella foto di 3/4 anteriore, mi vien da pensare che si possa trattare della stessa maquette, asimmetrica con lo scopo di mostrare due diverse soluzioni per il giro porta. Più simile a quello andato in produzione sul lato sx, del tipo avvolgente sul destro. Si tratta ovviamente di una proposta del CS Fiat, che all'anteriore è già sulla retta via, mentre al posteriore ci mostra qualcosa di molto diverso, e - secondo me - nemmeno tanto bello... per quanto nemmeno quello finito in strada sia stato un qualcosa di tremendamente emozionante. (ah... spero di non averle già postate ) Aneddoto: qualcuno di 4R ebbe modo di sbirciare, ai tempi in cui si parlava di "nuova Tempra", e di mettere gli occhi proprio su questa, credo... perchè nel servizio di anteprima il bozzetto della vista laterale era proprio quello di questa maquetteqqua (riguardo la quale pare che il mal di testa più grosso fosse su quale taglio dare alla parte bassa della porta posteriore ) Abbiamo poi anche le proposte di Giugiaro e di I.DE.A. , ma per ora mi fermo qui perchè non ricordo se abbiamo già trattato la Marea, e non vorrei farcire il topic di doppioni.
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Mi son perso un attimo al vantaggio dimensionale di Golf II che avrebbe fatto invecchiare la Ritmo. Ritmo II 401x165 Golf II 399x167 Sinceramente, a parte le dimensioni che sono un dato di fatto, penso che abbia fatto invecchiare la Ritmo per alcune qualità e la forma generale indubbiamente più moderna perchè tondeggiante e per il sederino rialzato (che basso sulla Ritmo diceva tanto della sua età), al netto del perseverare di VW su certe soluzioni estetico/funzionali che nonostante avessero fatto il loro tempo, venivano proposte anche sulla nuova serie. Tipo il deflettore anteriore anche sulla 5p, levato se non erro nell'86, e i paraurti "old style" che lasciavano ancora visibile la "tola" nella parte bassa del corpo vettura, mentre Ritmo andava in giro coi fascioni integrati già dalla prima serie. Personalmente non ho mai visto Golf II come un gran salto nel futuro, ma come una I paffutella, con il gran colpo di genio - secondo me - al posteriore, quello sì radicalmente cambiato, rialzato e con i caratteristici fanali che per forma e posizione solo lei aveva e che la resero unica e riconoscibilissima.
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Penso tirare avanti fino all'arrivo sul mercato della Fiat del futuro che avrebbe annientato la Golf .... a suon di plastiche aggiunte e modifiche economiche/alla moda come spostare la targa in basso. Alcuni dettagli però li apprezzavo, tipo la calandra più liscia, con le aperture fini e meglio raccordata attorno ai fari, ed il fatto che anche le versioni normali avessero adottato il paraurti anteriore più massiccio. Sicuramente era ormai un pasticciare per coprire le rughe dell'età, però ricordo che in paese girava una 100 grigia con i cerchi in lega iso-Croma/Uno Turbo e... per quanto il purista potesse lamentare la scomparsa dello spirito originale della Ritmo 1978, io la trovavo una signora che portava ancora abbastanza bene i suoi anni.
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Ok, però secondo te questa Regata 2v era più accattivante? Uhm. La Ronda ce l'avevamo già eh
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Pessima qualità o meno, qui c'è da inchinarsi di fronte alla primizia che ci hai mostrato... la dimostrazione che non si finisce mai di scoprire, che c'è sempre qualcosa ancora nascosto in qualche anfratto. Come sanno anche i sassi, io vado matto per questi retroscena e ho passato gli ultimi 30 anni ad ammucchiarli in cartaceo e digitale... ma questa non l'avevo mai vista. Non per dire "se non la conosco io allora non esiste" ci mancherebbe... però col passare degli anni mi son reso conto che diventava sempre più difficile, quando - esempio - qualcuno pubblicava un testo nuovo corredato di "immagini inedite" (eeh come no) trovarmi davanti a qualcosa di nuovo "anche" per me.... semplicemente perchè sono andato matto ad ammucchiare tutta quella roba lì. Poi se mi chiedono lo spaccato della Porsche 962 C non cellò, non ne so nulla, e non so come è fatta, per dire... Quindi... chapeau, perchè stasera ho visto una cosa nuova Detto ciò, meno male che non l'han fatta così. Ritmo avrebbe perso, per me, tutto il fascino dei quattro fari di due diametri differenti, che per me l'aveva resa assai più invitante della prima serie (della quale ammetto di non essere mai stato un sostenitore, anche se rispetto il parere di chi sottolinea la sua maggior originalità). Sarà perchè ne abbiamo avute due quand'ero un ragnetto che si innamorava delle automobili, sarà per la pubblicità "Il diavolo e l'acquasanta" che mi esaltava al punto di gridare a papà di non cambiar canale quando la stavano passando in tv, perchè volevo vedere il finale in cui diventava rossa e dondolava con grinta Se me l'avessero trasformata in una Regata 2 volumi, sarei stato molto triste Da bambino avevo l'impressione che mi stesse guardando mentre la Regata aveva un frontale qualunque, che mi diceva proprio zero.
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Son sincero, va bene che la vediamo in prospettiva, che non la vediamo tutta e che nei CS si sogna sempre un po' prima di tornare coi piedi per terra, e quindi quel disegnone potrebbe essere un po' esagerato, però su quella parete io di questo simpatico carciofino sott'olio - o di qualcosa ad esso legato - ci vedo ben poco... fossimo stati dentro al CS tedesco l'avrei presa per un'idea di Passat SW, anche piuttosto "wow" rispetto al solito.
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Alla presentazione della Brera concept (Ginevra 2002) GG sottolinea il brevissimo lasso di tempo in cui essa è nata. "Soli due mesi dal primo schizzo alla realtà virtuale della vettura definitiva". Poi ovviamente c'è il tempo per la costruzione del prototipo, ma non credo che una volta sommato il tutto si arrivi ad un anno. Nel 2003 Alfa presenta il restyling della 156, che anticipa la 159. I miei due cents... io penso che GG abbia iniziato ad occuparsi di tutto ciò (restyling 156+159+concept nato per far sfoggio, oltre che di sè stesso, anche del "pensiero GG" per il design Alfa Romeo degli anni a venire) nel 2001. Per cui... se Corbi non si è confuso, io penso che le proposte che ci ha mostrato risalgano ad un periodo in cui sicuramente Alfa stava già pensando al "dopo 156", ma che Giugiaro in quel momento stesse pensando ai fatti suoi.
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Personalmente trovo piuttosto interessante quella station là in fondo, sul muro...
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Il sito della Fratelli Negri (che oggi non è più FNM ma CMD e se non ho capito male è un certo "nome" nel settore dei diesel marini) dice che tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80 nacque una partnership con Fiat, in cui i Fratelli erano fornitori per la fresatura della componentistica automotive. Nel 1980 presentarono al Salone di Torino un turbodiesel siglato GD 178 AT 1.3 da loro - cito testualmente - interamente progettato e costruito. Quell'1.3 mi fa pensare che potrebbe essere il motore di quella Delta. Riguardo la Ritmo diesel da 50 cv che di "Joy" aveva ben poco, io l'avrei chiamata "Oh là là" perchè oltre ad anticipare Fiat era sicuramente una mosca bianca sul mercato. L'aneddoto mi ha incuriosito e sono andato a pescare in archivio un 4R di fine 1979... le diesel erano un gruppo veramente ristretto, le piccole/compatte poi... (seguendo il listino) - Alfa ovviamente zero in quel momento - Autobianchi, non serve dirlo - De Tomaso, Dino, Ferrari, eh beh come no? - Fiat aveva il diesel su 131 e 132 - Innocenti, Lamborghini, lo devo dire? - Lancia idem con patate - Maserati? le straniere... - Audi, solo la 100 - Bmw nada - Citroen solo il Cx ovviamente - Ford solo la Granada, manco la Taunus - Honda lasciamo stare... - Leyland-Jaguar-Rover pure... - Mazda, chevvelodicoaffare... - Mercedes, beh sì, il 200 ed il 300 ovviamente - Morgan, Moskvich? - Opel claro que si, Ascona e Rekord, ma la Kadett girava ancora solo a benza - Peugeot dalla 304 in su - Porsche, Puma? - Renault zero virgola zero: manco la 18 e le ammiraglie - Rolls? Saab? - Skoda, Talbot, TVR? - Da chi andare per comprare una compatta diesel? A Borgo del Lupo: Golf 1.5 D, 50 puledri. Poi più su c'era il Passat. - Chiudeva il gruppo Volvo coi suoi bestioni naftoni puzzoloni fumosi Poi certo, c'erano le 4x4, lì la nafta era di casa... ma se nel 1979 volevi una seg.C diesel dovevi andare in VW oppure chiamare i Fratelli Negri
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I fratelli Negri della Fratelli Negri Macchine Diesel Sud (da cui la sigla FNM... per fortuna decisero di omettere "Diesel Sud" e di non creare una FNMDS ) ci provarono anche con la Delta, nel 1983. Un lettore bergamasco di Quattroruote se la trovò davanti durante un viaggio al Sud e dopo averla paparazzata la inviò tutto contento alla rivista, pensando di aver fatto uno scoop "lancista". Quattroruote la definiva "prodotta", ma non saprei dire se in effetti nella prima metà degli anni '80 ci sia stata in giro veramente qualche Delta DTurbo made in Caserta Parlando invece di Croma, beh... se ci avventuriamo in una dimensione parallela, nello specifico quella che immaginava il famoso artista Mark Stehrenberger (che come il nostro Giorgio Alisi ha passato parte della sua carriera ad illustrare le pagine degli scoop), troviamo questa, nata nel periodo in cui si sapeva che una Croma II sarebbe arrivata, e da lui ipotizzata con una fisionomia più simile all'originale.
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Ricordo questo "scoop" di GM. Faceva parte di quella serie di anteprime, basate solo su disegni di Alloisi o Nuciforo, che qualche volta ci prendevano, qualche volta no. Va detto, a difesa del mio Gianni preferito , che quando non ci prendevano non era sempre per voglia di riempir pagine con fuffa. A volte le indiscrezioni erano reali, l'errore era nel tramutare parole del tipo "chissà, forse un giorno potremmo pensare di produrre un mezzo di questo genere" in "faranno questa". Nello specifico, ricordando che la gestazione di Corsa A fu piuttosto lunga e che a fine anni 70 le cose ormai erano fatte, posso ipotizzare - su nessuna base eh, solo pensieri miei - che avessero captato qualche vocina riguardo la variante spider che avevano realizzato per anticipare con un po' più di "pepe" la nuova utilitaria. Magari già in quel periodo stavano lavorando a questa concept, pensando di produrla davvero un giorno come variante, oppure solo per lanciare la nuova compatta con un'interpretazione che facesse parlare un po' la gente.
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Subito dietro la lavagna per la Giulietta che condivide le porte con l'Alfetta.
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I raid di Gente Motori - N.10 - "Notte Polare" per due Lancia Delta...
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“Mi chiamo Gordon Murie”, mi dice. “Dove vado? Mi sto allenando. Quest'anno voglio partecipare all'Iditarod.” “All'Iditarod? Che cos'è?”, chiedo. Mi guarda con occhi di rara espressività, due occhi in cui ho visto racchiuso un mondo meravigliosamente puro, fatto di coraggio e di avventura. “E' una corsa per cani lunga 1049 miglia. Ed è la più difficile: la temperatura non si scosta mai dai meno cinquanta. Non importa quanti vestiti tu indossi, quanta carne d'alce tu mangi, quanto whisky tu beva, il gelo non lascerà mai le tue membra. Ed è in questo ambiente che quaranta uomini, con le loro slitte ed i loro cani si affrontano. I cristalli di neve tagliano le zampe dei cani, vi sono buche nel ghiaccio che fanno scomparire intere mute, quando si entra nella tundra il vento diventa il padrone assoluto. E poi c'è il gigantesco moose che abita in queste regioni, quello che voi chiamate alce. Ne sa qualche cosa Joe Garnie, un espertissimo eschimese che lo incontrò al Rainy Pass: era un bestione alto più di due metri e pesante sicuramente più di una tonnellata. Si avventò contro i suoi cani. Garnie levò la pistola, sparò. Lo colpì cinque volte, i cani gli saltarono addosso, lui stesso lo attaccò con l'ascia... ma fu tutto inutile. Il moose uccise alcuni casi e riuscì ad allontanarsi. Vi sono dei campioni che sono diventati delle autentiche leggende viventi: Earl Norris, campione del mondo della specialità; Rick Swenson, che vinse nel 1977 e nel 1979, ed arrivò secondo nel 1978; Emmitt Peters, un indiano atabasco soprannominato “The Yukon River Fox” e che è il primatista della gara. Quattordici giorni, quattordici ore, quarantatré minuti e quarantacinque secondi per andare da Anchorage a Nome, sullo stretto di Bering. Ecco, il nel 1981 sarò uno di questi e mi sto allenando.” Mi ha allungato la mano e me l'ha stretta in un saluto che non dimenticherò mai più. Una mano forte e sicura, forte e leggera nello stesso tempo, la mano di un uomo, un uomo vero. E' stata una sensazione fantastica, cara Delta, che ti ho trasmesso quando ho ripreso il volante. Non abbiamo più parlato; abbiamo viaggiato nel silenzio fino ad Anchorage, quando le prime ombre della sera stavano calando. Anchorage (sopra e sotto) La nostra avventura in Alaska era terminata. Forse la più bella vettura condotta in porto dalla squadra di Gente Motori, perché compiuta in un mondo dove la natura è ancora natura, gli animali selvaggi sono ancora animali selvaggi, dove l'uomo è ancora e sempre uomo... e dove anche le auto come voi, amiche carissime, sanno trovare e dare ancora un po' di umanità. La targa-ricordo lasciata a Watson Lake, con il nome del Raid che avrebbe dovuto decorare anche le fiancate delle Delta, ma.... beh, lo avete letto all'inizio. Fine- 6 replies
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I raid di Gente Motori - N.10 - "Notte Polare" per due Lancia Delta...
PaoloGTC replied to PaoloGTC's topic in Vintage Car
Al “capo” spetta la decisione: proseguire! Faremo un po' di fatica in più, soprattutto il sottoscritto che non ha mai abbandonato il volante (come del resto Massagrande) ma almeno avremo tutta la giornata di domani a Fairbanks per lavorare. Si riparte. Vanni, al mio fianco, non parla. Si è allacciato le cinture e finge di dormire, ma è chiarissimo che sta recriminando dentro di sé contro il mio dispotismo. La strada è pulita. Fa freddo, sempre più freddo, come ci dicono le piccole antenne piazzate all'esterno, ma si procede bene. Aumenta il traffico, non siamo più soli. La notte è fonda, vi è anche nebbia. Vediamo la grande base militare aerea di Eielson, a una trentina di chilometri da Fairbanks: è tutta illuminata a giorno, ma resta avvolta nella nebbia. La strada diventa a due, a tre, a quattro corsie. Ecco le prime insegne luminose. È Fairbanks. Andiamo a dormire. Domani dovremo lavorare, molto. Ci alziamo presto. Vanni ha dormito bene e il riposo gli ha restituito serenità. Carlo è sempre meravigliosamente pronto. Alfredo è entusiasta, su di giri. Usciamo dall'albergo: una mazzata. Aprire la porta della hall che dà sulla strada è un'operazione letteralmente agghiacciante: dall'esterno entra con violenza una folata di nebbia gelata. Guardiamo il termometro che campeggia su un edificio di fronte al nostro albero e facciamo i nostri conti. Sono trentasei gradi sotto zero. Usciamo... il freddo agisce come un rasoio sulla carne viva delle narici; l'aria entra nei polmoni e li secca, ci prende l'asma. E le nostre amiche? Io mi precipito da te, Delta rossa, e Carlo dalla tua gemellina blu. Siete come due cubi di ghiaccio, ma le portiere si aprono. I rari passanti ci guardano increduli. Cosa pretendiamo da due piccole automobili? Giriamo la chiave di accensione: una volta, due, tre, quattro... il motore parte in tutte e due. Una nube di vapore proveniente dallo scarico ci avvolge. A 7753 miglia di distanza, circa 13000 chilometri, vi è Roma: laggiù chi crederà mai a questa vostra prodezza? Cerchiamo di togliervi di dosso quanto più ghiaccio possibile, soprattutto dai vetri, e poi ci muoviamo per le fotografie. Tutte le parti in gomma si sono irrigidite; sembra di avere a che fare con la bachelite. Il volante è più duro, la pedaliera presenta una certa resistenza, il motore traballa al minimo, lo sterzo è più sensibile alle asperità stradali, fatte soprattutto di ghiaccio. Vi è qualche vibrazione innescata dai gruppi meccanici sulla scocca, ma come al solito il raggiungimento della temperatura di regime elimina gradualmente ogni inconveniente, e così ritornate ben presto le mie Delta di prima, di sempre. Vanni Belli si esibisce nel suo lavoro e per completarlo si spingiamo ancora più a nord, dove passa la “pipeline”. Ben pochi conoscevano Prudhoe Bay prima del 1968, quando vicino a questa località venne trovato il petrolio. Oggi questa zona dell'Oceano Artico è nota a tutti perché è di lì che parte una delle più ardite opere di ingegneria di questi ultimi anni: un oleodotto, del diametro di 120 centimetri, lungo ben 1300 chilometri, che porta il greggio dall'Oceano Artico a Valdez, sull'Oceano Pacifico. Il diretùr si adopera per far incontrare la "pipeline" alle Delta... ... e arriva la polizia in elicottero. Facciamoci sempre riconoscere, eh? Come un enorme serpente, segue il Sagavanirktok River e l'Atigum Valley sino a scavalcare la Brook Mountain Range, attraversa l'Atigum Pass (a quota 1600 metri), oltrepassa il fiume Yukon, affronta l'Isabel Pass lasciando a una decina di chilometri Fairbanks (quota 1200) e arriva infine, attraverso un lungo canyon, a Valdez. Per lunghi tratti è interrato, per altri corre sollevato da terra in quanto il calore del greggio potrebbe far franare il terreno ghiacciato. Ma a Valdez il viaggio dell'oro nero non è finito: dall'oleodotto passa nelle petroliere che dopo ottomila chilometri, attraverso il canale di Panama e il Golfo del Messico, lo scaricheranno negli Stati Uniti, dove verrà raffinato. Un viaggio lunghissimo che rende costoso questo greggio (due dollari in più al barile)e che imporrà una variazione di tragitto: si parla di un oleodotto che dovrebbe raggiungere Port Angeles nello stato di Washington e di quei Clearbook nel cuore degli USA. Un viaggio di altri 2300 chilometri che però eviterebbe il giro attraverso il canale di Panama. La “pipeline” di oggi è quella che abbiamo fotografato e che avete visto nella puntata precedente. Sotto questo tubo ciclopico, le piccole Delta sono un altro esempio di moderna ingegneria. Siamo così giunti all'ultimo balzo: da Fairbanks a Anchorage. Nenana (McKinley Park) - Sosta obbligata per posare sullo sfondo di un doppio arcobaleno Talkeetna, il punto di partenza delle spedizioni sul McKinley Freddo, tanto ghiaccio sulla strada, moltissimo vento, ma un cielo terso come ben difficilmente si incontra d'inverno in Alaska, e mentre viaggiamo con lo sguardo teso a destra, verso l'alto, dove ci aspettiamo da un momento all'altro di veder spuntare il Mount McKinley, la più alta cima dell'America settentrionale, sono improvvisamente costretto ad attaccarmi ai freni, ai tuoi freni, mia cara Delta, come mai avevo fatto prima. Per fortuna Carlo Massagrande non mi sta alle costole! La risposta è stata immediata perché quel fenomeno di impuntamento e indurimento dei cilindretti-freni, dovuto a un accumulo di fango e di poltiglia gelata, era già stato eliminato con due o tre colpi di pedale che avevano prodotto calore e sciolto la poltiglia che li bloccava... e così abbiamo evitato il peggio. Il McKinley McKinley Park (sopra e sotto) Sulla destra è comparso improvvisamente un personaggio da favola. Tutto solo, cammina spedito ai bordi della strada: un piccolo sacco sulla spalla, occhiali neri che difendono gli occhi dal sole e dal bianco della neve, giacca a vento e una barba, una splendida barba tutta a candelotti di ghiaccio.- 6 replies
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