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ilario

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  1. Spero di essere più lineare nel ragionamento, la prossima volta, a beneficio della comprensibilità. Naturalmente il capo e la coda sono questioni interpretative che possono alimentare anche i tuoi dubbi. I numeri sono le percentuali espresse da Marchionne, come da sintesi di Gimmo sopra. Naturalmente, oltre a ricevere volentieri ipotesi di fraintendimenti miei, posso ipotizzare che non abbiate inteso voi (nel senso Regazzoni e Sarge), oppure che tutti abbiamo inteso diversamente. Nel dubbio vado a rileggere per la quarta volta. EDIT.: riletto tutto. Confermo mie impressioni e miei commenti precedenti.
  2. E io a Torre Vado, là affianco . E' comodissimo per il mare già lì davanti, o tra le dune della vicina riserva, no? E pur non essendo bari-centrica (o lecce-centrica?) è comunque un posto comodo per muoversi anche in macchina in gran parte del Salento.
  3. Il riferimento è, nella sintesi di Gimmo, al ragionamento sulla quota di utilizzo impianti (Italia 50%, 33% tecnica) e alla faciloneria dell'ulteriore sottolineatura dell'onesta intellettuale necessaria per rispettare i tanti lavoratori Fiat e Co. all'estero dell'Italia. Sono calcoli che possiamo rigirare in tanti modi: se in Italia venissero mai chiusi altri impianti, quei numerini cambierebbero ulteriorimente. A garanzia forse di una comune maggiore onestà intellettuale? Oppure di normali calcoli di una azienda che si deve e vuole muovere liberamente in uno scenario globale difficilissimo? Ai posteri l'ardua sentenza. Intanto c'è molta gente nei guai. Quello che è difficile da digerire, è la serenità dell'uomo, anche in occasioni pubbliche o ristrette importanti come questa sopra: come se fosse possibile ottenere quei risultati, incoraggianti nel complesso, in assenza di sacrifici altrui. Forse ero stato un po' troppo sintetico o criptico. Meglio una piccola lunghità ?
  4. A proposito della visione ristretta che sottolinea Sommo Maglionne, è come dire: ieri avevo 2 dipendenti in Italia e 2 all'estero, 50 e 50%; oggi ne ho 1 in Italia e 2 fuori, cioè 33,3 e 66,6 (periodici, sì, chiovi), quindi, per onestà intellettuale .... Molto chiaro, direi. Uscire da Confindustria, non ha prezzo. Per tutto il resto c'è MadrasCard (magari ) o anche MexicoCard.
  5. la Stilo 5p forse ... no, la Thema nemmeno .... eh mica facile! La 4C?
  6. Quindi ogni volta cosa si dovrebbe fare, andare in concessionaria o lo potresti fare tu, con un bello spinotto?
  7. Manco io ho capito . Cioè, lo vorrei fare, potrebbe essere divertente. Quello cittadino-ecologico, dico. Oppure un altro su Vs proposta. Attendo alcune indicazioni da nucarote. Magari se qualcun altro lo sente in m.p. glielo può ricordare ... grazie
  8. @ Gimmo Non hai detto niente della vecchia signora giapponese, ehm ... della coupè 23enne V6. Quindi beccati quest'altra. Auto usate: Honda, Legend, 3.5i V6 AutoScout24 pagina di dettaglio che poi forse è questa qua: Auto usate: Honda, Legend, 3.5 EXECUTIVE AUTOMATICA GPL AutoScout24 pagina di dettaglio C'è qualcuno di Sorrento, magari? Quest'altra coupè è proposta meglio, pure sul prezzo: http://www.autoscout24.it/Details.aspx?id=212778304 Oppure, per restare in casa, http://www.autoscout24.it/Details.aspx?id=204082013 Ma la Gtv? http://www.autoscout24.it/Details.aspx?id=205768595
  9. grazie, scusa, non avevo capito che era proprio quella
  10. Non dici niente di più? Anno, km, motore?
  11. Probabilmente quello che dici, in questo e in un tuo precedente commento, mi pare, è vero se avvertito da un singolo cittadino inglese, o da gruppi omogenei degli stessi. Più difficile capire, credo, quanto la libertà interna sia potuta crescere e mantenersi in forza della forza sempre mostrata verso l'esterno (), sempre sfruttata, dalle prime esplorazioni intercontinentali note ad oggi, nei secoli. (amen ). Sono ermetico, come dice Vpn?
  12. Grazie caro, sì mi piace viaggiare e ovviamente lo farei di più, potendo. Oppure è una delle tante fantasie, chissà. Comunque se passi da Tropea e dintorni, cerca di dare un morso, senza pensarci troppo, a una cipolla fresca ... poi ci racconti! Non sono in grado di scrivere in generale di turismo, magari di marketing turistico, forse. Boh. Se interessa davvero, posso parlare con cognizione della Sicilia meridionalissima, Siracusano e Ragusano, per capirci e di poche altre sue zone, come il Trapanese oppure Pantelleria, che conosco bene. Poi se interessa il Salento. Andando a nord, la Val Sesia, Vercellese credo. Ma poi chi lo sente a PaoloGtc? Oppure la classica Val Gardena, e dintorni. Ancora montagna a ovest di Innsbruck o in Slovenia, zona Bovec, bellissima, coll'Isonzo verde smeraldo trasparente, incredibile (di là si chiama Soca). In generale ho viaggiato in treno, in auto, in moto, in camper, oltre agli ovvi traghetti e aerei. A macchia di lince appenninica, diciamo.
  13. Thp 120 cv? a 17,5k euri? Non è che è la vti 120, quella aspirata? o.t. @ capo nucarote: hai un m.p.
  14. Diciamo che somiglia allo stile di Spies o di Spencer?
  15. Ciao toniz: meglio evitare le suzuki con telaio di tipo leggero ed economico, pressofuso in alluminio, in generale. Negli anni hanno dimostrato molti difetti: rotture secche in corrispondenza cannotto o attacco sospensione e telaietto posteriore, anche sul forcellone, insomma non cosine belle, in particolare su gsr, su sv1000 e altre, non sul più robusto dl-vstrom.
  16. La Calabria, girata per bene in camper, con amici calabresi per guide, si presta a qualsiasi tipo di vacanza (sono bravo come venditore turistico?), in tanti periodi dell'anno, quasi come la Sicilia. A Tropea si sta sicuramente bene, si mangia benissimo e non è per forza cara, anche come alloggi. Bellissima pure Capo Vaticano, al tramonto vedi il sole sopra a Vulcano, in agosto. Un po' laborioso l'accesso al mare per i posti più belli, naturalmente. Meritano una visita serale, un dopo cena, le terme di Lamezia. Sono accessibili liberamente, tiepide, con vasche ampie o piccoline, da massaggio all'aperto, in un posto silenzioso dove non si disturba nessuno. L'altra costa è proprio diversa. Le città possono essere interessanti, ma non in piena estate, troppo calde. Ottima per il mare comodo la sistemazione nei camping di Isola Capo Rizzuto e dintorni, alcuni di ambientazione e stile hyppie o figli dei fiori. Perfetto per me e gli amici e due cani, col vecchio camper. Molto punkabbestia, ecco. Bei posti, semplici ed economici. Da non perdere una giornata nella Valle del fiume Lao, molto pulito, con possibilità di visitare ritrovamenti archeologici importanti e di fare una gitarella nel fiume, su gommone. Pure qua si mangia bene e costa poco.
  17. Mi sa che state parlando di due Kawasaki 750 diverse, la zr e la z, entrambe 4 cilindri, ma molto diverse, anche se nude. Poi esiste la z750s con semicarena. Allora la prima, zr, è una classica, tranquilla vecchio stile, senza pregi particolari e nemmeno difetti, però non è ben equipaggiata e rifinita, si tratta di una moto economica nell'acquisto e nella gestione, anche con manutenzione personale. Non permette guida sportiva, anche se il suo motore canticchia, ed è comoda pure per le vacanze, accessoriandola variamente. La z750 di cui parlate dopo è una nuda più moderna, sportiva, bassina davanti e alta dietro, aggressiva, bella da guidare, non leggerissima ma agile, e con un gran motore, di dimensioni e di prestazioni. Preferisco la mezza carena della 750s, con un bel fanale. Ci si può viaggiare, mettendo borse e, per i più alti, plexiglas più alto a sbuffo, manubri regolabili, etc.. ma il passeggero sta con le ginocchia troppo alte, perché alte sono le pedane, con lo scarico basso ma sparato in alto, che tira su i supporti pedane posteriori. Quindi ok per una personcina di 1,55, dietro. Oppure ho capito male?
  18. da corriere.it L'arte politica: cosa resta dopo Guernica Settantacinque anni fa i tedeschi bombardavano la città basca. Cinque giorni dopo Picasso cominciava a realizzare decine di disegni. «L’autore di Guernica è lei?». Alla domanda dell’ufficiale nazista Picasso risponde: «Non sono io, siete voi gli autori di Guernica». Un’affermazione che mira a mettere in discussione il principio dell’autonomia dell’arte su cui le avanguardie primonovecentesche avevano fondato le loro poetiche. Per sottolineare l’importanza del dialogo con la Storia. 26 aprile 1937. Il Terzo Reich ha bombardato la piccola città basca di Guernica: 2000 morti. Sull’onda di quel massacro, in preda a un sofferto furore creativo, Picasso — tra l’1 e il 9 maggio — realizza circa 100 disegni. In seguito, dipinge un olio su tela di ampie dimensioni, destinato a decorare il Padiglione spagnolo dell’Esposizione internazionale di Parigi. Pone un’unica condizione: la sua opera dovrà «rientrare» in Spagna solo dopo la morte di Franco (ora è al Reina Sofia di Madrid). Dinanzi a noi è il gesto di un pittore che sa farsi inviato speciale. Immortala un episodio «vero», di cui salvaguarda l’impatto emotivo. Consegna una testimonianza dal vivo, rappresentando una devastazione. In lui, c’è l’orrore di chi è costretto ad assistere a uno spettacolo insostenibile. Con rabbia e indignazione, Picasso denuncia uno sterminio. Dichiara: «Nella tela a cui sto lavorando, che chiamerò Guernica, (…) io esprimo chiaramente il mio odio per la casta militare che ha sprofondato la Spagna in un oceano di dolore e di morte». Eppure, precisa: «Io non faccio discorsi. Io parlo con la pittura». Per un verso, infatti, «filma» in diretta una catastrofe. Per un altro verso, la rimodula, dando vita a un cubismo socialista. Muove da una visione immediata, per poi spingersi verso territori altri: è come se dimenticasse ciò che ha percepito. Parte da quel metallo incandescente che è la realtà, per trasgredirne la riconoscibilità. Servendosi del filtro della trasfigurazione, riscrive in chiave lirica gli effetti del raid tedesco. Non esibisce drammi: li evoca, li lascia intuire. Depura l’attualità di ogni letterarietà, per coglierne lo spessore metafisico. Per dire l’angoscia, utilizza il bianco e nero: un modo, ha spiegato Argan, per «tagliare il rapporto dell’uomo col mondo». Inventa un ermetico palinsesto di segni, denso di riferimenti alla storia dell’arte e al cinema. Una complessa macchina pittorica, che ha la medesima forza delle tragedie greche e dei romanzi di Dostoevskij. Un’allegoria in cui si «scolpisce» il dolore, rendendolo eterno, definitivo, senza redenzioni. Ecco l’epica del male: assoluto, senza tempo. Si spalanca il volto di un inferno privo di protezione divina. Senza farsi ingabbiare nelle secche dell’ideologismo, Picasso offre un affresco dall’interno della cronaca. Propone, ha osservato Herbert Read, un «monumento alla disillusione, alla disperazione, alla distruzione». A questo rinviano le bocche urlanti che ritroviamo nel dipinto: un motivo da sempre amato dagli artisti (Leonardo, Sofonisba Anguissola, Caravaggio, Rembrandt, Munch, Bacon). Ovunque, uomini e animali che spalancano la bocca. Nessun canto è più possibile. Non c’è più quiete. Solo grida atroci, che spezzano armonie ed equilibri. È l’apocalisse. E, oggi, 75 anni dopo? Sarebbe possibile un’opera «politicamente» tanto alta? In effetti, Guernica è una parentesi nella produzione di Picasso («Il mio lavoro non è simbolico… solo Guernica lo è»). Ed è un’eccezione nella geografia delle avanguardie del XX secolo, che è stata dominata dalla convinzione secondo cui l’artista, oramai libero da vincoli etici e religiosi, sceglie la marginalità rispetto alle dinamiche della storia: si disinteressa di ogni ipotesi comunicativa, per dare ascolto solo alla sua ispirazione, attento a trasgredire norme e consuetudini stilistiche. E, tuttavia, negli ultimi anni, sta maturando un nuovo fenomeno. Nell’età del disincanto e del cinismo, l’arte torna a farsi interpretazione di mondo, discorso impegnato, dispositivo sorretto da ragioni civili, strategia per sottrarsi al soggettivismo e all’individualismo. Esercizio per manifestare precise prese di posizione sul reale. Proliferano gli «eredi di Picasso». Che, però, sembrano non avere più veemenza, tensione. Tendono a filtrare i traumi, a conservare una distanza dai fatti. Le loro opere «sembrano» estreme, ma non nascono da ferite autentiche. Tra gli artifici linguistici ricorrenti, la testimonianza in prima persona: Ai Weiwei, che usa il suo corpo come strumento per sfidare il potere. L’accatastamento: Hirschoorn, che accumula reliquie del presente nei suoi rifugi postatomici. La provocazione e il motto di spirito: Cattelan, che, in Novecento, sospende al soffitto un cavallo imbalsamato. Il videoclip pubblicitario: Vezzoli che, in Democracy, simula un’inverosimile campagna elettorale americana. La deformazione fumettistica: Botero, che rilegge gli orrori di Abu Grahib. La sublimazione: Shirin Neshat, che, nei suoi video, per analizzare le condizioni della cultura islamica, salda documentazione ed eleganza compositiva. Tra le vette dell’arte politica contemporanea, i film di animazione di William Kentridge, con costanti i riferimenti all’apartheid. Personnes di Christian Boltanski: un altare all’Olocausto, una sorta di campo di concentramento occupato da mucchi di vestiti usati, riposti dentro recinti. E, poi, Italia in croce di Gaetano Pesce: di fronte ad alcuni inginocchiatoi, su un altare, al posto del crocefisso classico, una scultura del nostro Paese (di resina rossa), che sta per sciogliersi, lasciando cadere gocce di sangue, mentre, in sottofondo, si sente un rantolo. Infine, Sette palazzi celesti di Anselm Kiefer (all’Hangar Bicocca di Milano). Forse, l’opera più tragica del nostro tempo. Torri imponenti, solenni, imperfette, instabili, abbandonate. Resti di una catastrofe avvenuta, implicita memoria dell’11 settembre 2001. Come Picasso, anche Kiefer allude a un evento epocale: ma non lo rispecchia fedelmente. Egli sa che è possibile abitare la Storia imboccando sentieri laterali e misteriosi, senza diventarne servitore. Perché, come ha scritto Milan Kundera, «la Storia (…) con i suoi rivolgimenti, le sue guerre, le sue rivoluzioni e controrivoluzioni (…) non interessa (…) in quanto oggetto da descrivere, denunciare, interpretare; (…) affascina perché è come un riflettore che ruota intorno all’esistenza umana e getta luce su di essa». Vincenzo Trione L
  19. I nomi dei cani della mia vita: - Poster, medio-piccolo, incrocio bracco-pointer - Tobia, grande, bobtail - Zen, medio-grande, mezzo-husky molto lupoide e fin qui nulla di Francese, direi. Però, ad esempio, Tourbillon (abbreviato Tour, o TUUUURR, per chiamarlo da lontano ) oppure, Ratatouille
  20. Molto molto interessante, grazie. Letteratura significativa e consigliabile: - Joseph Roth, come detto sopra: La cripta dei cappuccini, Il Leviatano - Robert Musil: L'uomo senza qualità, I turbamenti del giovane (o allievo) Torless - Primo Levi: Se questo è un uomo, La tregua - Beppe Fenoglio: Il partigiano Johnny - Wolfang Goethe: Le affinità elettive - Heinrich Boll: Opinioni di un clown
  21. Ti prego, justjames, i calzettoni di spugna non li uso manco per i pattini a rotelle, e provo a cucinare benino, provo. Vero, l'aterosclerosi è da controllare, specie alla mia età. La penna? Dici che, in preda a un attacco, possono farmi firmare qualcosa di compromettente? @ tutti: per la Ducati, fa piacere leggere di tanta passione, da parte di Trucido, di Dannatio, di justjames e tutti, appunto. Una delle più belle l'ho vista a Misano (dopogara Sbk), una Millona da 115 kg, splendida. C'era Haga, antipaticuccio coi tifosi e c'era Edwards, più disponibile e sorridente (salvo poi dichiararsi mezzo-nazi ....), e io, con macchinetta a raffica, sotto il gazebo NCR.
  22. Sì, nell'annuncio si parla di motore rifatto e di 40.000 km dal rifacimento. Il resto non lo sappiamo. Forse riesce a vederla e a saperne di più il mio cugggino milanese che ne capisce abbastanza. Eventualmente aggiorno. Bella vero? Il padre di una compagnuccia di scuola di mia figlia ha una bellissma Legend berlina con quel motore, di quel periodo. Spero di beccarlo davanti alla scuola per fargli l'interrogatorio iso-Stasi ().
  23. Propongo, se credete e gradite, di suddividere le richieste e i consigli: sempre di medie cilindrate parliamo, mettendo da una parte le nude o seminude per una guida coinvolgente, valide anche come prime moto, e da un'altra parte quelle di impostazione più touring. Altrimenti, mi pare che ci confodiamo troppo e, soprattutto, confondiamo chi non è ancora esperto.
  24. Perché l'ho scelto così, a caso, dici? Allora, aspetto le indicazioni di capo Nucarote, poi approfondiamo regole di base e altro. Comunque, dicevamo: si descrive uno scenario, non scendendo, inizialmente in troppi dettagli. Si prevedono i ruoli/giocatori di base. Due mazzi di carte: 1 = limiti, 2 = opportunità. Ripeto, modello, più giocoso e leggero, delle simulazioni strategiche da scuola d'impresa. Attendo, ovviamente, collaborazione nella tessitura iniziale. A dopo
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