La mancanza di ambizione l'ho notata anche io tra i miei coetanei (sono dell'87). Nel mio paese siamo una ventina della stessa leva. Di tutti noi molti non hanno nemmeno finito le superiori (e lavorano a chiamata o a TD in supermercati/magazzini/imprese di pulizia/edilizia). Alcuni seguono le orme del papà. Tra i più brillanti siamo in 3/4 che sono andati a fare l'uni (quasi tutti molto distante alla ricerca di atenei di qualità) e un ragazzo che gestisce (davvero con successo e competenza) un'azienda agricola.
Non credo, però, che si possa dire che è colpa dei giovani. Io, personalmente, credo di essere risucito a studiare (anche all'estero) e a fare buone esperienze di stage (non pagato e lontano da casa ma interessanti dal pdv professionale) solo perchè i miei sono sempre stati molto uniti e hanno fatto enormi sacrifici per farmi fare tutte queste cose. Sono stati anche capaci, tra l'altro, di non essere oppressivi (il classico mantra "studia studia studia") e non mi han mai rinfacciato il sostegno (anzitutto economico) che mi han dato.
Senza la famiglia alle spalle, non ci si può aspettare che i ragazzi "sboccino" davvero. Una grande responsabilità, poi, va addebitata ai modelli proposti dai media e da chi ha ruoli istituzionali.
C'è anche da dire che inizio a capire (e quasi a condividere) la scelta di molti miei amici che si accontentano del lavoretto dietro casa e vivono nella più totale inconsapevolezza (al punto da non sapere chi sia il sindaco del posto in cui vivono). A volte mi chiedo a cosa serva l'impegno civile, la serietà nel lavoro e il rispetto verso gli altri quando quotidianamente noti cose che non vanno (clientelismo e impunità, incompetenza e arroganza, eccetera).
Ogni tanto mi viene in mente cosa mi diceva un mio Professore... "la cosa migliore è vivere su un monte e non sapere niente" e allora capisco anche i giovani senza ambizioni. Poi però, se considero cosa sto facendo e cosa potrei fare in futuro, rimango convinto della scelta di studiare e darmi da fare.
Saluto!