C'è mestiere e mestiere.
Geometra, avvocato, ecc... sono libere professioni.
Nessuno è lavoratore dipendente.
La regola è che dopo la laurea si facciano uno-due anni di tirocinio (per il quale di solito più sei pagato e meno impari, questa se volete la spiego con calma), e poi l'esame di stato.
Dopo alcuni si mettono a fare gli avvocati (o altra libera professione) in proprio, e sono pagati dai clienti, altri hanno forme di collaborazione con avvocati più anziani, che non escludano di avere clienti propri, e percepiscono qualcosa dall'avvocato anziano (a volte nella forma di disponibilità della struttura) e qualcosa dai propri clienti.
Altri accettano di lavorare "in esclusiva" per un grosso studio, e vivono solo del compenso mensile che percepiscono dallo studio grosso.
Sono sempre liberi professionisti però.
Quest'ultima è la forma più pubblicizzata adesso, ma numericamente si tratta di una piccola percentuale degli avvocati, è un fenomeno che riguarda solo le grandi città e solo alcuni settori (massimamente il diritto commerciale); ed è una strada che non consiglierei a nessuno, si finisce per fare sempre la stessa cosa e si diventa totalmente incapaci di fare tutto il resto, di gestire il rapporto col cliente, di avere clienti propri, ecc...
In linea di principio comunque i liberi professionisti non sono dipendenti, è normale.
Ed è normale che tra la laurea e l'indipendenza economica passino più anni.
- - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - -
Beh, non sono un economista, ci vorrebbe Tony, ma non credo sia così.
Questo perchè nel momento in cui l'Italia riesce a realizzare un avanzo primario paga una parte degli (ipotetici) 50 miliardi l'anno con l'avanzo primario.
Provo a spiegarmi con un esempio.
Il grosso del debito pubblico (BOT CCT ecc...), anzi credo praticamente tutto attualmente, viene emesso per pagare i titoli pubblici a scadenza.
In altre parole per esempio al 30 settembre l'Italia deve pagare 10 miliardi (cifra a caso) di BOT a un anno in scadenza.
Ovviamente non ha la liquidità per farlo, e non può stampare moneta (l'istituto di emissione non risponde al governo, e comunque genererebbe inflazione), e quindi emette titoli di stato a un anno per 10 miliardi+interessi e con i 10 miliardi che incassa dai titoli di stato emessi paga i 10 miliardi dei titoli di stato in scadenza.
Se però l'Italia ha un avanzo primario (cioè un saldo contabile al netto della spesa per interessi) di un miliardo può pagare 9 miliardi con i titoli di stato e uno con l'avanzo primario.
In questo modo un anno dopo, ferme le altre politiche di spesa, e ipotizzando 200 milioni di interessi, avrà solo 9,2 miliardi di titoli di stato in scadenza e 1,8 miliardi di avanzo primario con cui pagare parte del debito, e dovrà emettere nuovi titoli non per 9,2 miliardi, ma per (9,2-1,8) 7,4 miliardi.
Come vedi una volta innestato è un circolo virtuoso che contribuisce da solo a pagare il debito pubblico.
Questo senza contare che se il pil aumenta fermo restando il debito la percentuale sale, se (in ipotesi) in 20 anni raddoppiassimo il pil fermo il debito rientreremmo circa nei parametri senza fare sacrifici.
Il difficile è crescere e contemporaneamente usare i risparmi per ridurre il debito.
Diciamo che un pessimo governo fa crescere ulteriormente il debito (in percentuale) e se ne fotte.
Un cattivo governo fa come hai immaginato tu.
Un discreto governo usa i risparmi per avviare il circolo virtuoso che ti ho descritto.
Un eccellente governo riesce in contemporanea ad avviare il circolo virtuoso ed aumentare il pil (durissima con l'andazzo mondiale dell'economia).