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Mazinga76

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  1. Beh, non direi tanto, sai... Dipende da che concezione si ha della storica: se ci si accontenta di un buon esemplare, senza andare troppo per il sottile, è un conto; se la si vuole come Dio comanda ne è un altro. Io l'ho sempre pensata così: se storica dev'essere deve essere ORIGINALE, per cui anche una maniglia, che su quella versione originale non è, è una discrepanza che a me, e a tanti appassionati del dettaglio come me, sicuramente fa storcere il naso.
  2. Infatti, completamente originale non lo è. L'apertura del cofano motore a maniglia non era prevista sulla "L", che era invece dotata di apertura a pulsante. Posso solo dirti che è allestito con un modulo di soccorso antincendio della Fulmix, ditta specializzata in questo tipo di allestimenti. Il mezzo non ho idea di che modello sia e chi lo produca, ma si direbbe uno di quei piccoli costruttori semisconosciuti che producono automezzi di dimensioni compatte, per usi specifici, da usarsi in luoghi e condizioni di utilizzo angusti.
  3. Secondo me anche la 405 resta ancora bella da vedere tutt'oggi. Coniugava alla perfezione la classicità di una berlina a tre volumi con uno stile fresco e dinamico.
  4. La coupè da 150.000 € cos'ha... Gli interni sono in pelle umana?
  5. Inoltre, il passaggio da "4WD" a "integrale" portava in dote degli accessori che diventavano di serie, se non ricordo male, come i fendinebbia e i tergilavafari. Oltre, ovviamente, alle nuove scritte identificative "integrale" anteriore, posteriore e sulle minigonne.
  6. Mancano anche i fendinebbia e l'impianto lavafari, che sull'integrale era equipaggiamento standard, per quanto ne so... Permettimi, ma non vedo nulla di diverso da una normalissima 1.5. Magari l'unica incongruenza sta proprio in quella scritta integrale sulla mascherina.
  7. Una integrale coi lattoni e i copricerchi da supermercato, e con la scritta posteriore "Prisma 1.5"...
  8. Dici? Era invece un'automobile dalle caratteristiche, estetiche, dinamiche, di abitabilità (omologata per 4) e quant'altro prettamente da coupè. Impossibile solo lontanamente pensare di collocarla nel segmento C, come concorrente di Tipo, Golf, Kadett, Escort et similia. Semplicemente, non aveva senso immaginarle come concorrenti. Tieni presente che la 480 nasceva per raccogliere il testimone della vecchia P1800, che tu stesso annoveri come coupè, giustamente.
  9. Anche la Uno D, il cui allestimento grosso modo corrispondeva a una 45 base. Mio zio ne ebbe una del gennaio '84 ed era priva sia dello specchietto destro che del tergilunotto.
  10. Io, fino alla fine degli anni '90, sempre guidato auto di famiglia che non ne erano equipaggiate. Poi dal '98, quando da militare guidavo i veicoli dell'A.M., non ne seppi più fare a meno. Dotare la mia Uno dello specchietto destro fu la prima cosa che feci dopo essermi congedato. Sulla Delta LX di mio padre, acquistata nuova a settembre del '90, ancora non c'era. E nonostante l'allestimento LX fosse accessoriato di tutto punto. Sembrava già allora una spilorceria micragnosa fuori da ogni logica, sia per il marchio, sia per l'allestimento, sia per i tempi. Ma tant'è, la manica era quella da contafagioli di stampo fiattaro del tempo, bisognava pagarlo extra una cinquantina di migliaia di Lire, se ben mi ricordo.
  11. Nel 1998, un ingegnere mio conoscente, residente a Napoli, acquistò una Volkswagen Passat TDI, nuova, targata BB 939 AD, ovviamente senza bande azzurre. Quindi credo che nel Napoletano di lotti BB senza bande azzurre ce ne siano stati più di un paio. Ecco, appunto. Curioso che si sia saltato il lotto EE, praticamente quasi ininfluente, e si sia lasciato il lotto CC, simile alle targhe dei Carabinieri ma anche del Corpo Consolare. Credo si passerà a GJ, poi GK e poi GL.
  12. Anche nel mio condominio c'era un condomino che aveva una 126, del gennaio '73, con paraurti e fascioni laterali della Personal e la plancia e la strumentazione della FSM. La cosa buffa era che aveva i cerchioni e il volante della prima serie.
  13. Infatti. Di quante ne vedo ancora in giro, la maggioranza sta messa quasi sempre una mezza schifezza.
  14. Nel bagagliaio della 127 di mio padre, non più in uso da dieci anni, c'è ancora. Qualcuna, molto rara per la verità, qui da me si è vista. Ricordo che una la ebbe il parroco della Chiesa vicino casa mia. Era di un doratino metallizzato.
  15. Oddio... d'accordo che parliamo pur sempre di una cabrio derivata da un'utilitaria comunissima e a larghissima diffusione, però, povera Punto, l'hai proprio disintegrata.
  16. C'è stato un tempo in cui di questi upgrade, se li vogliamo chiamare così, ce n'erano a iosa in giro. Qui da me ricordo veramente un boom di Uno I aggiornate a II, era praticamente un classico. Ma in tempi ancor più remoti non erano affatto rare le 127 I con paraurti e modanature della II e così via un po' per tutti i modelli, anche stranieri, che avevano molte parti estetiche intercambiabili con le serie precedenti.
  17. Questo è un 682 N4, l'ultima serie, lanciata nel 1967, del leggendario pesante FIAT con la cabina "baffo". Questa versione, riconoscibile per la maschera con la griglia molto più fitta e a trama rettangolare, la scritta FIAT per esteso e le frecce arancioni, restò in produzione, con pochissimi aggiornamenti di dettaglio, fino al 1988. Il 650 N, molto simile nello stile, essendo dotato anch'esso della cosiddetta cabina "baffo", era in realtà un camion medio, molto più stretto, più basso, dalla cabina più corta, con ruote più piccole e dalle portate molto inferiori. Eccolo ... Per quanto riguarda il chilometraggio, non so quante cifre avessero i contakm di questi mezzi, ma 100 mila km non sono da prendere in considerazione manco di striscio.
  18. Tutt'altro che bella, la Z3 coupè, a differenza della roadster. Linea scorbutica, direi quasi sconcertante, ma tremendamente affascinante. Adrenalinica solo a guardarla.
  19. Alla faccia della baby e delle basse cilindrate! A parte l'entry level 1.8 e le baricentriche 2.0; 2.0 E e 2.0 D, le altre erano tutte sopra i 2 litri: 2.3; 2.3-16; 2.5-16; 2.6; 2.5 D e 2.5 D Turbo. E tralascio le AMG 3.2 e Brabus 3.6 che era roba di un altro pianeta.
  20. Effettivamente è strano comprendere la logica di marketing di tali scelte. Anche sulla W116 c'era un caso del genere, riguardava il top di gamma col V8 da 6834 cc denominata 450 SEL 6.9 anzichè, tanto per dire, 680 SEL. Ma lì forse si spiega col non voler sforare oltre certe cifre, che mai avevano fatto parte della nomenclatura della casa. L'unica sulla quale era ovvia l'indicazione della cilindrata era la W201, in quanto il nome commerciale per tutte le versioni era 190.
  21. Forse diverse denominazioni erano riservate per taluni mercati. Comunque la gamma diesel era composta da: 200 D; 220 D; 240 D; 300 D e 300 D Turbo. Non credo disponibili su tutti i mercati e non in tutte le varianti di carrozzeria. Ad esempio, ma potrei ricordare male, in Italia non ricordo la W123 220 D, mentre la 300 sovralimentata era disponibile solo come 300 TD, cioè con carrozzeria station wagon.
  22. Dubito anche io. Lo specchietto non è il suo di sicuro, ma anche la maschera grigio chiaro e i fanalini/frecce rettangolari non mi sembrano coerenti col '76.
  23. 2 porte, rosso ossido 163; identica a quella di mio padre. Ben tenuta complessivamente, ma, come tutte le (rare) 127 ancora in uso quotidiano, non coerente al 100% in tutti i particolari: i paraurti con fascia superiore argentata sono della CL; i profili neri dei gocciolatoi sono della Sport/Super. Anche questa, da 32 anni, è con noi in famiglia, per cui la conosco più che bene nei particolari. Esemplare sicuramente ben tenuto, ma con qualche cosa da rivedere se si volesse l'originalità al 100%: terminale marmitta non originale; maniglia posteriore sx rotta; spazzole tergicristallo di ultima generazione (potrà sembrare un fatto secondario, ma su una storica le trovo un pugno nell'occhio). E' una Speedster 356 Replica, costruita interamente a mano negli Stati Uniti (California), disponibile sia con carrozzeria normale (Carrera) che con quella allargata (Wide). La scocca è in materiali compositi, mentre il telaio è quello del sempiterno maggiolino. Due le motorizzazioni disponibili: 1600 cc e 1900 cc, come quella in foto. Sono possibili innumerevoli personalizzazioni che vanno dal colore, agli interni, alla capote, ai cerchi e tanto altro. Avvistata tre anni fa nel parcheggio del santuario della Madonna dell'Arco a Sant'Anastasia (NA), e poi rivista qualche tempo dopo nel parcheggio di un bar a Frattamaggiore (NA), laddove il giovane proprietario disse che è del '73, ce l'aveva da poco tempo e l'aveva acquistata direttamente a Torino. Condizioni perfette di carrozzeria e interni, ma aveva un inguardabile mobiletto in legno, presumibilmente fatto artigianalmente in maniera un po' grezza, per l'alloggiamento dell'autoradio. Era l'unica stonatura di un esemplare molto bello.
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