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bialbero

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  1. concordo, avendola in garage la trovo ancora molto bella ed elegante, pur nella sua "pesantezza" è però più piacevole di questo nuovo mostro, e basta santo cielo con queste carrozzerie piene di lamiere da 5 metri...
  2. spiacente ma la trovo proprio brutta, goffa, pesante, esageratamente pacchiana....
  3. per l'assicurazioner ok, la puoi ottenere indipendentemente dall'iscrizione asi, ma per il bollo, c'e un contenzioso ormai annoso tra asi e stato centrale, in moltissime regioni Italiane il bollo ridotto è precluso per chi non passa per l'asi
  4. è prevista una Deltina? cioè sarebbe una simil Mito?
  5. per poter iscrivere un'auto al registro deve ovviamente avere raggiunto i 20 anni di età, la devi iscrivere ad un club federato che provvederà alla iscrizione. I costi, mi pare si aggirino sui 100/120 euro, puoi usufruire di polizze agevolate per auto storiche per una spesa che varia dagli 85 ai 110 euro a seconda della compagnia convenzionata, in genere AXA e Sara Vintage. Idem, hai agevolazioni in tema fiscale, la tassa di proprietà si riduce e a seconda della legislazione regionale, andresti a pagare dai 30 ai 50 euro all'anno. Se ho scordato qualcosa, credo ci sia chi ne potrà sapere più di me.
  6. bialbero

    il pensiero di Luca Goldoni

    chi non conosce Luca Goldoni, ho pensato bene di mettere questa favoloso editoriale on-line, gustatevelo: http://web.tiscali.it/alfetta.gt.gtv/Luca%20Goldoni%20e%20l%27Alfista.pdf
  7. grande macchina la Panda, la mia famiglia la prese nuova nel 1999, 900 Young, rossa, minimalista, a 10 milioni delle vecchie lire tonde tonde. Auto robusta, tuttofare, esemplare per praticità d'uso. In poco meno di 120 mila km cambio rotto e motore senza lode ne infamia che associa a bassi consumi (nel ciclo urbano e con piede leggero) un eccessivo consumo d'olio tanto che a breve sostotuirò il tutto con un gruppo motore-cambio 1000 Fire.
  8. Posto qui una interessante intervista di qualche anno or sono fatta ad un dirigente Alfa Romeo che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente e di averci pranzato più di una volta, il dott. Enrico Sala, ex direttore commerciale dal 1955 al 1980. A voi la lettura, spero non venga il sangue marcio dopo aver letto per l'ennesima volta fatti stranoti, ma appunto rileggerli provoca un effetto non piacevole. 'Così hanno distrutto un mito' Repubblica — 12 ottobre 2002 pagina 2 sezione: MILANO «La morte dell' Alfa Romeo, il calvario di Arese, sono cominciati nel 1973». Non ha dubbi Enrico Sala, 75 anni, ex direttore commerciale dell' Alfa Romeo, in fabbrica dal ' 55 all' 80. Genero di Guseppe Luraghi (lui e Liliana Luraghi si sposarono nel ' 54) il mitico presidente della casa del biscione negli anni del miracolo economico, Sala è in grado di raccontare da vicino una storia che ha segnato il destino dell' azienda. Dottor Sala come mai l' Alfa sarebbe morta nel ' 73? Cosa accadde in quell' anno? «Tutto iniziò il 7 agosto. Luraghi era a Madonna di Campiglio quando mi raccontò di aver ricevuto una strana telefonata dalla Finmeccanica, il nostro azionista». Un' azionista pubblico, non è vero? «Sì, e come vedremo non si trattava di un dettaglio. A ogni modo la Finmeccanica disse a Luraghi che il Cipe aveva bocciato il nostro piano industriale che prevedeva 112 miliardi di investimenti ad Arese per il potenziamento della verniciatura. Luraghi mi disse: "è molto strano. Non riesco a capire il perché di questa cosa"». E poi scopriste cosa stava accadendo? «Altroché! Intanto quel "no" era la bocciatura dell' ampliamento di Arese: un errore grande così perché minava l' economicità dell' impianto. Ma in realtà si trattava semplicemente di un pretesto per affermare degli interessi politici. Come è raccontato nel libro di Rinaldo Gianola dedicato a Luraghi il siluro ad Arese arrivava da Ciriaco De Mita e Nino Gullotti, allora ministro delle Partecipazioni Statali». Cosa c' entra De Mita? «De Mita e Gullotti volevano che l' Alfa Romeo costruisse uno stabilimento nella zona di Avellino (la provincia di De Mita ndr) dove trasferire la produzione dell' Alfetta. Si trattava di una follia: spostare 70 mila vetture da Arese ad Avellino voleva dire perdere un mucchio soldi. E condannare la fabbrica milanese a lavorare in perdita». Non è che il Cipe voleva semplicemente evitare un buco nei bilanci del' Alfa? «Dal ' 61, l' anno in cui Giuseppe Luraghi arrivò alla presidenza dell' Alfa fino al ' 72 i bilanci furono sempre in attivo. E questo nonostante si facessero forti investimenti e robusti ammortamenti. Anche l' Alfasud di Pomigliano fu un successo. Nel ' 73 l' Alfa produceva 200 mila vetture, più della Bmw che ne produceva 182 mila». Ci furono altri segnali dei desideri dei politici? «Fu lo stesso Gullotti a dire a Luraghi che bisognava costruire un nuovo stabilimento in provincia di Avellino. Mentre il presidente dell' Iri Giuseppe Petrilli e i vertici della Finmeccanica cercavano di convincerlo a dirsi d' accordo con la costruzione della fabbrica in Irpinia. E poi a temporeggiare senza prendere impegni sui tempi del progetto». Perché Luraghi non accettò il compromesso? «Era convinto che in questo modo, come era già avvenuto per il centro siderurgico mai costruito di Gioia Tauro, si sarebbero create delle aspettative irrealizzabili nel Mezzogiorno». Come andò a finire? «Luraghi si rivolse a Fanfani spiegandogli le irragionevoli richieste dei politici che avrebbero portato l' Alfa alla rovina. Allora Fanfani prese il telefono e chiamò Gullotti davanti a Luraghi. Gullotti disse che tutto dipendeva dall' Iri di Petrilli che voleva costruire la fabbrica in Irpinia. Fanfani riattaccò e chiamò Petrilli che rispose addossando tutte le responsabilità su Gullotti... Fu uno squallido scaricabarili». Intanto nel novembre del 1973 si consumava la guerra del Kippur con la crisi energetica e le domeniche a piedi. «In quella situazione la fabbrica ad Avellino sarebbe stata una follia. Comunque a gennaio del '74 ci fu l' imboscata in consiglio di amministrazione: sette consiglieri fedeli alla Finmeccanica si dimisero a sorpresa estromettendo poi Luraghi dalla presidenza». Insomma, per lei Sala la morte dell' Alfa e lo smantellamento di Arese cominciano in quei giorni. Perché? «Insieme a Luraghi se ne andò quasi tutta la squadra: una ventina di dirigenti molto bravi e coesi che sarebbero stati sostituiti poco a poco da un nuovo management politicizzato, attento a non scontentare i partiti. Da allora l' Alfa Romeo cominciò a perdere sempre di più fino alla vendita alla Fiat». E poi si costruì anche lo stabilimento di Avellino, non è vero? «Si, ma venne costruito dopo un decennio per produrre l' Alfa Nissan. Fu un disastro: invece di 50 mila auto all' anno ne vennero fabbricate 23 mila. E dopo un paio d' anni la fabbrica venne chiusa. Per forza: la Nissan ci aveva dato la Cherry, una brutta auto che in Giappone non era più in produzione». E della vendita alla Fat cosa ne pensa? «Io ero favorevole alla Ford. Pensavo che in questo modo l' Alfa Romeo sarebbe diventata il marchio sportivo della Ford e che in questo modo avremmo salvato Arese e le altre fabbriche. Luraghi, no, lui preferiva la Fiat». Perché? «Luraghi temeva che con la vendita alla Ford sarebbe successo quello che sta accadendo in questi giorni. E cioè la fine dell' industria automobilistica nazionale e l' arrivo degli stranieri. Se penso che la Fiat ha comprato l' Alfa nel 1987 per soli 1.050 miliardi a tasso zero pagati in cinque anni a partire dal 1992... è stato un regalo: ci pensa? Ai tassi di quegli anni». - GIORGIO LONARDI
  9. è stata pubblicata la prova di Giancarlo Baghetti relativa alla 164..molto interessante http://www.arocalfissima.com/164/index2 non so dove metterla per cui la metto qua, visto che si tratta sempre di Giancarlo Baghetti, ho realizzato qeust0altro video-collage: http://www.youtube.com/watch?v=F7yR5V1cdlQ
  10. ho dato mandato a google di seguirmi...grazie cmq
  11. si ragazzi purtroppo ho appurato anche io, però basta fare cosi: strumenti>opzioni>sicurezza e da li eliminare la voce "avvisa se il sito che si sta visitando rappresenta una minaccia", cosi si evita, Per il resto non so cosa possa esser successo, devo contollare il sito
  12. ragassuoli le 75 vanno guidate...guidatele e poi cambierete idea
  13. ormai anche le 75 stanno salendo come quotazioni e specie le 3.0 si trovano a circa 6000 euro come nulla, ma pure una buona e sana Twin Spark veleggia tranquillamente a 3000
  14. si, una Rio anche quella
  15. la prima parte corrisponde a realtà, Ferrari era legato ad una clausola con Alfa Romeo, vale a dire non poteva costruire auto a proprio nome per un tot di anni, per cui Enxo si vide costretto ad utilizzare come marchio di fabbrica appunto auto avio costruzioni. la prima Ferrari è datata come tutti sappiamo 1947 e si chiama 125. La storia del giallo Ferrari, il giallo è lo sfondo dello stemmo della famiglia Baracca, questi diedero in uso eslcusivo a Ferrari l'utilizzo del cavallino rampante su sfondo giallo.
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