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Davialfa

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  1. si si lo so che possono farli anche sopra elevati, diciamo questo non è che mi rassicura di piu, anzi. Secondo me il primo ambientalista o paesaggista che passa di li ci mette una bomba
  2. non penso che l'idea possa essere partire da Bolzano e arrivare ad Amsterdam... Incominciare a bucherellare la terra in ogni suo dove per mettere dei cuniculi semi-depressurizzati è senza senso e penso nemmeno chi ha a cuore il progetto Hyperloop lo ritenga possibile e sostenibile. Può essere che in futuro verranno organizzati alcuni collegamenti similar Hyperloop, ma sicuramente non parliamo di migliaia di km e sopratutto solo per selezionatissime tratte. Mi sa che per raggiungere Amsterdam da bolzen ti converrà ancora prendere l'aereo
  3. Dai dati si evince che Ds ha rotto il ... solo -16% hanno fatto. Anche lancia porca vacca si fa Superare in sta maniera (urge nuova variante Y “Dssucaecogirlchic”
  4. A me non sta antipatico Musk, mi è abbastanza indifferente... quello che mi sta piu antipatico e’ la divinizzazione che spesso ne viene fatta. comunque io ho l’impressione che non tutti abbiano colto quanto ci fosse da cogliere nell’articolo. la cosa affascinante è la dinamica del marketing sulla persona, l’essere nel loop di dover dirla o farla sempre più grossa... io sinceramente non capisco perche’ vi soffermiate su sta cosa dell’invidia sociale verso un miliardario, che sinceramente oltre a non essere il punto dell’articolo la trovo argomento questo si banale e di poco conto. E’ questo che per me e’ fastidioso quando si parla di personaggi tipo Elon , ma anche jobs e altri... che invece di analizzarne le dinamiche di azione, le costruzioni, anche molto artificiose sulla persona, le dinamiche con cui ha effettivamente trollato la finanza..ci si soffermi su fatti come :” e’ ma ci voglio vedere qualcuno a fare quello che ha fatto” “e’ ma la sua famigli e’ simbolo della nefasta apartheid” “è ma tutti lo invidiano, ma e’ grazie a lui se una tesla vola intorno alla terra” etc etc... ma forse solo a me, ma questi punti sono proprio quello che trovo meno interessanti e che danno piu adito a falsita’. Poi magari la sua famiglia è davvero una famiglia di negrieri, sinceramente non ne ho idea... di sicuro Tesla non la ha fondata musk, come tra l’altro alcune persone pensano.
  5. Mi par evidente che il premium come lo intendono loro per Lancia è un po’ sulla falsariga di quello che e’ Ds. Alla fine non mi fisserei troppo sui pianali premium o no, perche’ non si parla del premium in termine di meccanica delle emozioni, quanto piuttosto (almeno per ds e credo lancia) di un bel porcellino (magari proprio il pianale) con rossetto e collana. La ripartenza con Sti piccoli crossoverini che hanno fatto ultimamente il bene di psa, da un punto di vista immagine premium intesa alla maniera un po’ piu classica, non hanno niente. Son cose che al massimo verrebbero come corollario al resto.
  6. Da ilsole24ore Batterie e auto elettriche, quattro miliardi per la la gigafactory italiana di Italvolt da migliaia di posti di lavoro Pinifarina Architettura progetterà l’impianto e Comau metterà a punto le linee. Al via le selezioni per il sito che impiegherà 4.000 lavoratori e 10.000 con l'indotto 1' di lettura Italvolt realizzerà la prima gigafactory in Italia, destinata a diventare al contempo la più grande in Europa e la dodicesima al mondo per dimensione, con 300.000 metri quadrati previsti e una capacità iniziale di 45 GWh, che potrà raggiungere i 70 GWh. Con una stima di 4.000 lavoratori impiegati e nel complesso 10.000 nuovi posti di lavoro creati, la gigafactory Italvolt rappresenterà uno dei progetti industriali più importanti degli ultimi anni in Italia, per un investimento complessivo di circa 4 miliardi di euro. La prima fase del progetto sarà completata entro la primavera 2024. Il primo step del progetto prevede l'individuazione dell'area dove verrà costruito l'impianto, al termine dell'attività di due diligence attualmente in corso su alcuni siti selezionati a livello nazionale. Il nuovo impianto sarà in grado di contribuire con la propria produzione, in modo significativo, alla crescente domanda di batterie in Europa, in gran parte proveniente dall'industria automotive, che entro il 2030 aumenterà a livello globale di 17 volte fino a circa 3.600 gigawatt (GWh), con una previsione di richiesta da parte dell'Unione europea di 565 GWh, dietro solo alla Cina, con un fabbisogno previsto di 1.548 GWh[1]. Il gigaplant di Italvolt sarà progettato dalla divisione Architettura di Pininfarina. Comau, invece, leader nel campo dell'automazione industriale sarà il fornitore di soluzioni innovative, impianti e tecnologie per il gigaplant. Inoltre, Comau si occuperà della realizzazione del laboratorio di ricerca e sviluppo che accoglierà accademici e partner industriali impegnati nello sviluppo delle tecnologie più all'avanguardia nel settore della mobilità elettrica.
  7. Ripeto che l’articolo per me non dice che quello che musk ha fatto e sta facendo lo può fare chiunque. Pero’ mi piace che Il suo operato venga un po’ contestualizzato e che si cerchi anche di interpretare una strategia ( comunque ben evidente) di marketing estremo sulla persona. La costruzione della persona basata anche, chiaramente non solo, su lanciare provocazioni o affermazioni col solo scopo di creare hype e “drogare” le proprie aziende. Il fatto è che ho sempre odiato la divinizzazione che il marketing, la stampa o il sentor comune crea attorno a certe persone, la stessa cosa vale anche per steve jobs. Pero’ capisco come l’americana ne abbia una Grande necessità
  8. Si certo i risultati della taycan mostrano che Esiste uno spazio nel mercato mondiale di berline elettriche di fascia alta. Non sarebbe stato male presentarsi con una berlina bev prima del 2023 ( dove credo sara’ prevista nuova qp forse anche con due lunghezze). Non so la Gt che dimensioni avra’, ma immagino uno spazio posteriore ristretto simile antenata. Pero’ capisco si partisse su basi certamente diverse da porsche e la mc20 e’ un progetto più “semplice”
  9. Mi sa che ha confuso samsung serie 8 con una bmw. Tra l’altro Alfa ha avuto una storia di cellulari, se non sbaglio tra l’altro quello di inizi anni 90 usato dalla polizia si chiamava proprio Ar8 . Sarebbe un grande ritorno
  10. Azz mi distruggi una a quanto pare falsa certezza. Mi era stato riferito che se ne combinano di tutte. Se tua Moglie è iscritta Al forum puoi usare messaggi in codice. L’uccellino è volato via dalla gabbia, ripeto l’uccellino è volato via dalla gabbia
  11. confermi quello che mi era stato detto da un conoscente, che praticamente ogni viaggio (sopratutto quelli lunghi con permanenza di diversi giorni in hotel) dell'equipaggio di un aereo si trasforma spesso in un soggiorno chiusi in hotel a far sesso e dormire?
  12. Ti chiedo scusa, effettivamente mi sono espresso in maniera poco simpatica... sono in convalescenza da un'operazione al setto nasale e il mio umore è un po' ballerino. Ritengo comunque che tu non abbia compreso il senso dell'articolo, chiaramente è una mia considerazione. Come del resto è una tua considerazione ritenere che il giornalista ha scritto un articolo di una banalità imbarazzante (pur essendo tua la considerazione questo non ti ha impedito di scriverlo, quindi è sempre sottinteso che diamo giudizi, anche se personali)
  13. Ma tutte queste nazioni ammettono la doppia o multipla cittadinanza??
  14. ah ecco, il Brasile mi mancava. Sinceramente non so nemmeno bene quale siano le sue nazionalità : statunitense - italiana?
  15. Bene da quanto scrivi vedo che non hai capito [cut]. Dove assolutamente la tesi non è che fare quello che ha fatto Musk lo può fare chiunque. Banalità imbarazzante cosa vuol dire? Un articolo giornalistico non è un romanzo, non è una sceneggiatura di una fiction. Il giornalista ha riportato quelli che lui ha giudicato fatti, se la vita di Musk allora è banale in maniera imbarazzante non è colpa del giornalista. Quello che ho apprezzato dell'articolo è sopratutto un mezzo attacco che si fa non a Musk ma ad alcuni fan boy che lo considerano il genio della tecnologia (e ti assicuro che ce ne sono). Il super uomo che permette alla tecnologia di fare i passi da giganti... Beh se è questo che pensate di lui ripeto, è bene che esistano articoli del genere. Un Musk non sarebbe mai esistito se non si fosse "naturalizzato" americano, questo non ha niente a che fare con il Musk in quanto persona o in quanto genio. Non sono un complottista, anzi.. ma se credete che diesel Gate, morte dei motori ice, ascesa dell'auto elettrica siano stati in qualche modo supportati dalla nascita di Tesla 20 anni fa, mi sa che ci avete capito poco. La storia del Musk creatore di fabbriche e di benessere evito di commentarla proprio
  16. Si diciamo che la parte Anglo fa abbastanza ridere, praticamente stellantis di Anglo ha una sede fiscale fittizia e Manley.. Manco un brand è britannico. Sicuramente il patriottismo di Elkann verso l'Italia è abbastanza inesistente e non comparabile a quello di un francese qualsiasi. Sicuramente il fatto che sia nato americano, abbia sempre rimbalzato tra studi, lavori e altro in Francia, Inghilterra, italia, Stati Uniti non credo abbiano contributo a creargli un forte senso di appartenenza. Perchè alla fine diciamoci la verità, Elkann avrebbe tutto il potere di mettere una pietra sopra a questa storia e far emergere la parte italiana del gruppo... semplicemente non gliene frega una sema.
  17. Io posseggo lo stelvio in verde visconti, prima avevo il grigio antracite (non ricordo il nome che danno a questo grigio). Devo dire che l'eleganza del verde visconti attualmente la trovo imparagonabile con le altre colorazioni, veramente bello. Concordo che il legno e l'abbinamento tabacco non legano ottimamente, io non ho preso la pelle perchè la detesto, altrimenti credo che la combinazione per me più bella è Verde visconti con cromature argento pelle beige (anche se adoro in generali gli interni bianco ghiaccio) inserti legno noce cerchi 19 modello design freni rossi
  18. Io penso di partecipare per Lancia, basandomi sulle scelte stilistiche degli ultimi lustri credo che la prossima lancia possa essere questa qui, sul nome della versione lascio a quelli di qr, magari QR ecochic
  19. Aspettiamo resoconto della prova su strada. In famiglia avete e avete avuto un discreto parco auto, interessante sapere i pareri rispetto al resto chiaramente sempre considerando che stiamo parlando di un suv
  20. Questa mattina mi è capitato di leggere un articolo su Elon Musk che credo racchiuda alla perfezione il mio pensiero su di lui ed il motivo per cui non riesco a non provare un po’ di antipatia verso Tesla. Antipatia che in realtà provo anche verso alcune realtà cinesi ( che poi magari ho nel portafoglio titoli) e che rappresentano quello che è il grande raggiro della finanza e dell’industria. Dove non si gioca e non si è mai giocato ad armi pari. Mio padre, insieme a quelli che sono stati di volta in volta i suoi team di collaboratori, è quello che in maniera un po’ infantile può essere definito inventore/scenziato. Ogni volta che sente parlare di musk come Genio fa un sorriso beffardo, lo stesso che ho anche io. L’autore dell’articolo riporta la vera dote di musk, che non sempre tutti ricordano. https://www.huffingtonpost.it/entry/elon-musk-il-troll-del-capitalismo_it_60227194c5b689330e329042?ncid=fcbklnkithpmg00000001&ref=fbph Elon Musk, il troll del capitalismo Dai razzi su Marte alle criptovalute: Musk è pieno di debiti e aziende in perdita ma è l'unico vincente. Ha scoperto come hackerare il mondo del business Riccardo Maggiolo Hannibal Hanschke / Reuters SpaceX owner and Tesla CEO Elon Musk arrives on the red carpet for the Axel Springer award, in Berlin, Germany, December 1, 2020. REUTERS/Hannibal Hanschke/Pool Cosa fareste se venisse da voi un imprenditore le cui aziende sono in perdita da anni, che avete visto lo scorso giorno spaccare un componente di un suo prodotto di punta durante un lancio mondiale in diretta TV, e vi chiedesse di finanziare coi vostri soldi un rivoluzionario jet supersonico a energia elettrica mentre fuma uno spinello? Se non avete risposto “Gli darei tutto quello che ho”, avete sbagliato risposta. L’imprenditore di cui stiamo parlando è infatti Elon Musk, oggi l’uomo più ricco del mondo, considerato da moltissimi un genio visionario. E un genio, Musk, in effetti lo è. Ma forse non nel modo in cui quasi tutti lo pensano. Musk è un genio non perché vede il futuro, sa fare business come nessuno, è un ingegnere eccezionale e allo stesso tempo un programmatore di grande talento. No: Musk è un genio perché ha capito come “hackerare” il capitalismo. O, come meglio si potrebbe dire utilizzando il gergo giovanile di oggi, come “trollarlo”. E, qualche giorno fa, ha raggiunto l’apice di questa sua impresa - tra tutte, di certo quella di maggior successo. Ma andiamo con ordine. Elon Musk ha fatto la sua prima fortuna cavalcando la “internet bubble” degli anni ’90. Prima grazie a Zip.2 - una specie di “pagine gialle digitali” – e poi con la popolarissima piattaforma di pagamenti digitali Paypal, che era il risultato della fusione della sua X.com con un’azienda concorrente e che nel 2002 fu acquistata da eBay rendendo a Musk circa 180 milioni di dollari. Con questo bel capitale e volendo continuare a fare impresa, Musk fu tra quelli che si buttarono nel nuovo modello di business che per i decenni successivi avrebbe fatto la fortuna di molti danarosi investitori e imprenditori: la disintermediazione. Qualcuno aveva infatti cominciato ad accorgersi che il prezzo finale di moltissimi prodotti e servizi era incredibilmente più alto del prezzo delle loro componenti, in quanto risultato di lunghissime catene di produzione in cui ogni intermediario doveva guadagnarci qualcosa. Disponendo di grandi capitali e sfruttando i vantaggi della globalizzazione e della digitalizzazione, era quindi possibile produrre da soli i componenti, “saltando” gli intermediari e mettendo sul mercato prodotti e servizi finiti a prezzi estremamente competitivi. Questa fase, che potremmo chiamare di “iper-capitalismo”, si basava anche su un altro assunto fondamentale: il potere della finanza. Sfruttando l’esplosione del valore dei mercati azionari innescato fin dagli anni ’80, si potevano creare aziende che fruttassero milioni pur essendo economicamente in perdita anche per decenni. Ecco come. Dal momento che nel mercato azionario c’erano sempre più capitali e i rendimenti erano mediamente bassi - o comunque c’erano tante persone con tanti soldi in cerca di rendimenti alti - “bastava” andare da loro e dirgli: «Ho un’idea rivoluzionaria per un’impresa. Mi servono un bel po’ di soldi e di tempo per farla funzionare, ma tra 7-12 anni sarò leader di mercato: se investi oggi per allora avrai i tuoi soldi decuplicati o centuplicati». E, con le giuste entrature e sufficiente credibilità, i soldi si trovavano. Dove sta però il vero trucco? Che, vedendo alcuni investitori che stanno mettendo molti soldi nella tua impresa, altri investitori fiutano l’affare e accorrono a darti altri soldi, magari anche a condizioni ancora più “pazienti” per ricevere gli interessi. Risultato: hai una liquidità enorme per entrare sul mercato a prezzi molto competitivi producendo buona parte delle tue stesse componenti, nonché la possibilità di andare in perdita per moltissimo tempo: la concorrenza non ha scampo. Diventa, quindi, una sorta di profezia che si auto-avvera. Amazon, per esempio, è un caso da manuale di questo tipo di “iper-capitalismo”. Musk si è avvantaggiato di questo meccanismo per le sue due imprese di riferimento, Tesla e SpaceX, ma è andato anche molto oltre. Egli infatti non è solo un’iper-capitalista: è un “ultra-capitalista”; è lo übermensch del capitalismo, proprio perché c’è dentro fino al collo ma allo stesso tempo è oltre; se ne avvantaggia ma allo stesso tempo lo distorce; lo esalta e insieme lo ridicolizza. È la bolla di tutte le bolle, l’emblema del business non-business, il joker del capitale. Un troll, insomma. E tutto questo perché ha capito che nella società post-moderna il valore fondamentale nel mercato capitalista non è il denaro, né il petrolio, né i dati: è l’attenzione. Anzitutto, Musk ha capito che l’era della complessità stava creando un moltiplicarsi di rischi incontrollabili, e che in ultima istanza chi avrebbe dovuto accumulare questi rischi e cercare di mitigarli per evitare che la società esplodesse sarebbe stato lo Stato. Lo avrebbe fatto soprattutto tramite l’immissione nel mercato di immense quantità di denaro, ma anche allo stesso tempo delegando alle aziende alcune delle sue funzioni tipiche. Questo per dare linfa al mercato e alla medio-piccola imprenditoria sofferente, ma anche e soprattutto perché lo Stato da solo non sarebbe stato in grado di gestirle efficientemente. Non solo: rispetto agli anni ’90, nei primi anni 2000 tra la popolazione stava crescendo una certa “insofferenza da capitalismo”, e quindi una diffusa richiesta a dare maggior attenzione ai valori che ai prodotti; al bene collettivo più che a quello individuale; all’ecologia più che alla produttività – si pensi al movimento “No logo”. Ma, per le ragioni di cui sopra, lo Stato avrebbe avuto sempre meno opportunità e capacità di occuparsene. Si apriva quindi uno spazio che consentiva sia di crearsi una reputazione molto positiva con grande visibilità verso i consumatori, sia di ottenere enormi investimenti con pochi vincoli da parte dello Stato e quindi dei mercati. In quel solco Musk si è buttato a capofitto con Tesla – produttrice di macchine elettriche - e SpaceX – azienda di razzi spaziali. Un’altra cosa di cui si è reso conto Musk è che è piuttosto facile riunire un po’ di bravi ingegneri e designer e presentare un progetto che su carta può funzionare e che sembri avveniristico e incredibilmente attraente. La cosa veramente difficile è produrre l’oggetto in questione, e poi renderne la produzione sostenibile, scalabile, sicura, legale, profittevole. Ma mentre ogni altro imprenditore se pensa che un modello di business non sia sostenibile o scalabile si ferma prima di partire, Musk non si fa questo scrupolo: l’importante è che il progetto generi attenzione e sia funzionale a una narrazione di futuro desiderabile in cui lui è il genio visionario che lo porta al mondo, così da poter continuare ad accedere a capitali e avere il sostegno del pubblico. Un ottimo esempio di tutto ciò è l’Hyperloop: un “treno” potenzialmente in grado di viaggiare alla velocità del suono muovendosi su un cuscino d’aria o magnetico all’interno di un tubo pneumatico a bassissima pressione, quasi annullando l’attrito dell’aria e del suolo. Musk lanciò l’idea nel 2012, e fu per lui un successo. Non da un punto di vista imprenditoriale, visto che non si lanciò nell’impresa (troppo impegnato, diceva), ma piuttosto comunicativo, avendo rinforzato la sua reputazione di genio visionario. Eppure, basta fermarsi un attimo a pensare per avere seri dubbi sulla sostenibilità sia economica che operativa dell’Hyperloop. Quanto costerebbe costruire e mantenere una simile struttura per migliaia di chilometri? Quante linee si potrebbero fare? Quanto costerebbe quindi un biglietto? Sarà mai davvero competitivo con un volo aereo? E ha davvero vantaggi concreti rispetto al treno? Ma poi, se c’è un incidente dentro il tubo? Come può funzionare la manutenzione migliaia di chilometri di tubi di vuoto pneumatico? E se qualcuno ci lancia una bomba contro in un solo punto dei migliaia di chilometri di linea? Più di otto anni dopo, nonostante alcuni pronosticassero un primo Hyperloop operativo per il 2020, non c’è ancora nessun vero prototipo, e il primo Hyperloop ad oggi è previsto in India…nel 2030 (con lo smart-working e il coronavirus che già oggi lasciano a terra molti aerei). Se pensate che effettivamente il progetto Hyperloop sembri strano, allacciate le cinture, perché è tra i meno bizzarri tra quelli che Musk ha lanciato o proposto negli anni. Ha parlato per esempio della possibilità di creare un reticolato di tunnel sotto le città in cui far scorrere tutto il traffico veicolare; tegole per tetti che sono anche pannelli solari (frutto peraltro dell’acquisizione dell’azienda del cugino, che ha dato adito a una lunga battaglia legale); voli con razzi passeggeri per andare da New-York a Shanghai in 40 minuti; un jet supersonico alimentato a sola energia elettrica; connettere il cervello umano con un computer tramite l’innesto nel cervello di dispositivi grandi come monete… Tutte queste idee sono diventate aziende o progetti di Musk; e tutte sono rigorosamente in perdita, ancora in stato prototipale e in clamoroso ritardo rispetto ai risultati promessi. Non di meno, ne hanno alimentato il mito. Ma se ancora tutto questo vi sembra tutto sommato ragionevole o plausibile, aspettate: c’è di più. Perché c’è una cosa che Musk condivide nel profondo con il capitalismo: il fatto di vivere solo grazie a una costante corsa al rialzo. Se il capitalismo per sopravvivere deve produrre sempre di più in maniera sempre più efficiente, Musk deve continuamente ad alimentare il suo mito; deve sempre stare al centro dell’attenzione. Questo sia per coprire i problemi di sostenibilità economica (e a volte anche di efficienza produttiva) delle sue aziende, sia per preservare la sua capacità di attrarre investimenti e fiducia da parte dei consumatori. Per questa sua esigenza di avere sempre i riflettori su di sé, Musk negli anni si è reso protagonista delle più incredibili uscite: ha fumato uno spinello in diretta durante un popolare podcast; ha dato un nome assurdo a suo figlio; ha sostenuto la candidatura del rapper Kanye West alla presidenza degli Stati Uniti; ha fatto rompere un finestrino teoricamente infrangibile di una sua auto durante il suo lancio in diretta mondiale (bestemmiando ad alta voce); ha proposto di salvare con un mini-sottomarino dei ragazzi bloccati in una grotta in Thailandia, provocando la profonda irritazione dei soccorritori; ha spedito e abbandonato nello spazio una delle sue auto; ha venduto lanciafiamme a prezzo scontato ai suoi fan… Questi “episodi” ben descrivono e giustificano la parola che più è associata a Musk e che ne costituisce parte integrante del mito: “disruptive”, cioè essere una persona che distrugge e sconvolge i paradigmi. In questo, Musk sembra essere il perfetto erede di Steve Jobs, ma avendo superato il “maestro”. Se infatti la narrazione che Jobs aveva costruito intorno a sé era il pensare diversamente il presente (“Think different”), per Musk è pensare diversamente il futuro. Negli ultimi 20-30 anni il futuro è diventato un luogo ostile – basta guardare un qualsiasi film di fantascienza per rendersene conto. Musk cavalca e insieme “distrugge” questo sentire comune creandosi una immagine di “eroe-ultima-risorsa-dell’-umanità” e sfruttando un altro mito Occidentale: quello dell’inarrestabilità del progresso tecnico e tecnologico. Un uomo (quasi) normale, come lo sono Iron Man e Batman, ma che proprio come loro ha dalla sua l’arma più potente di tutti: la tecnologia. Il futuro diventa così insieme promettente ma elitario (come lo sono, a pensarci bene, tutti i progetti di Musk); privatizzato, in un certo senso. Se Steve Jobs ha innovato il modo di fare imprenditoria grazie alla sua capacità di fare del marketing la pietra angolare di un business, Musk lo ha fatto negandolo; o meglio e di nuovo, trascendendolo. Musk infatti non ha mai fatto pubblicità ai suoi prodotti. D’altronde non ne ha avuto davvero bisogno, perché il “prodotto” vero da promuovere è lui stesso: è la sua reputazione l’asset fondamentale delle sue aziende. Una mossa, questa, che peraltro gli ha permesso di praticamente azzerare una delle voci di spesa maggiori per ogni grande azienda. Per fare questo, Musk è saltato a piedi pari sopra quasi ogni tema sociale e tecnologico dibattuto negli ultimi anni: dall’intelligenza artificiale agli alieni; dai diritti dei lavoratori al Coronavirus. E lo ha fatto con toni e idee sempre più estreme e provocatorie - spesso immortalate dai sui tweet – tra cui: dichiarare che le azioni di Tesla fossero sopravvalutate; sostenere di voler vendere tutti i suoi possedimenti e non aver più casa; dirsi convinto che le Piramidi siano state costruite dagli alieni; aver pubblicamente insultato come “pedofilo” un altro utente Twitter; aver annunciato di voler privatizzare Tesla acquistandola per 420 dollari ad azione (un numero che è un riferimento al consumo di marijuana) ricevendo una bella multa dalla Security Exchange Commission americana; aver dimostrato di apparentemente non conoscere la differenza tra investimenti e capitalizzazione di mercato; aver sminuito la pericolosità del Coronavirus e dichiarato di rifiutarsi di vaccinare sé e i suoi figli… Tutte queste dichiarazioni non hanno affatto spaventato pubblico o investitori – anzi - e Musk è recentemente diventato tra gli uomini più ammirati al mondo grazie agli ultimi successi nei lanci di SpaceX e il più ricco al mondo grazie alle recenti fortune borsistiche di Tesla, che oggi è l’azienda di produzione automobilistica di maggior valore al mondo. Eppure, a quasi vent’anni dalla sua fondazione, Tesla oggi detiene solo lo 0,5% del mercato mondiale dei veicoli a motore, non ha ancora chiuso un singolo anno in profitto economico ed è quindi ancora molto lontana dal pareggiare gli oltre 19 miliardi di dollari di investimenti ricevuti. Non fosse già notevole essere a capo dell’azienda di automobili di maggior valore al mondo pur avendo quote di mercato irrilevanti e un debito enorme e pluridecennale, c’è anche da dire che Musk ha ottenuto questo spettacolare risultato essendosi da sempre opposto ferocemente – e anche illegalmente - alla sindacalizzazione dei suoi dipendenti e avendo ricevuto generosissimi sussidi statali. Ciononostante, Tesla sembra aver perso il vantaggio competitivo nel micro-settore delle automobili elettriche di lusso, mentre l’avvento della tanto promessa e promossa guida autonoma viene continuamente rinviato. Ma è in questi giorni che Musk sta raggiunto l’apice della sua impresa, con due mosse che sono vere pennellate al suo capolavoro dadaista. La settimana scorsa, sulla scia della vicenda Game Stop - peraltro da lui stesso alimentata - ha twittato: «Non puoi vendere case che non hai, non puoi vendere auto che non hai, ma puoi vendere azioni che non hai? È una str***ata e una truffa!». Il che, detto dall’uomo che è diventato il più ricco del mondo vendendo sul mercato azionario un valore che le sue aziende non hanno pur avendo potuto godere di quasi 5 miliardi di sussidi statali senza dare in cambio quote di proprietà dell’azienda, è oltre il paradossale. Ma c’è di più: negli ultimi giorni è riuscito a far impennare il valore dei Dogecoin: una moneta virtuale nata per scherzo, per prendere in giro il successo dei Bitcoin, che come immagine ha la foto di un cane reso celebre dai meme di internet. A Musk è bastato twittare la parola “Doge” con l’immagine di un razzo in partenza e poi, successivamente, beffa della beffa, la frase «Dogecoin è la criptovaluta del popolo». Risultato: i Dogecoin a fine gennaio hanno aumentato il loro valore del 600%. Musk è così riuscita a estrarre un enorme valore convenzionale dalla distruzione di una convenzione come il denaro; a battezzare come “popolare” una tecnologia così elitaria da essere incomprensibile ai più; a creare fiducia tramite una burla. Siamo probabilmente nel genio artistico a livello di un Duchamp o di un Cattelan. Tutto questo si può spiegare in due modi: o Musk incarna alla perfezione il cliché (meglio: la narrazione) del genio lunatico, un po’ pazzo; o fa quasi tutto in maniera calcolata, per un fine. Potremmo pensare che effettivamente è una persona che ha solo a cuore il bene dell’umanità e vuole salvarla creando una colonia su Marte e fermando il riscaldamento globale; o potremmo pensare che sia un narciso in pieno delirio di hybris, che gode nel cavalcare ogni tigre che gli capita a tiro e che voglia solo vedere fino a quando può menare per il naso tutti. E ancora, potremmo pensare che ha capito in anticipo tutti i meccanismi qui descritti, oppure che si è trovato più o meno fortuitamente a cavalcarli e ora non può più scenderne. L’una o l’altra (o, non si può escludere, tutte insieme) il solo fatto che siamo qui a scriverne e a parlarne lo rende vincitore. Perché forse ha ragione lui: può continuare questo suo gioco all’infinito, finché si parla, bene o male, di lui. Finché ha il valore fondamentale: la nostra attenzione. Forse lui l’ha capito, e noi no. D’altronde, Elon Musk è un genio.
  21. Ragazzi ma questo mi sembra il Re degli ot, credo ci siano sezioni piu idonee per elencare i problemi delle vostre auto
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