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angeloben

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  1. Questa Traveler/Vagabond del post precedente, mi ha portato a ripercorrere la questione delle controverse e rare berline tre volumi con portellone. Dagli inizi degli anni Ottanta avevamo cominciato a conoscere e apprezzare la soluzione ibrida delle "due volumi e mezzo", con Escort e poi tante altre, inclusa la nostra Fiat Croma. La coda di questi modelli però era sempre piuttosto corta, almeno rispetto alle classiche berline tre volumi. Ricordo distintamente, invece, la mia "meraviglia" di quando uscì nel 1991 la SEAT Toledo, che trovò il modo di distinguersi nel mondo delle berline da famiglia grazie a questa soluzione del portellone su una linea palesemente tre volumi: Non ricordo se sia stata già citata in questa discussione, ma sul mercato italiano era probabilmente una primizia. In campo internazionale era stata anticipata, in realtà, da alcuni modelli che per noi italiani credo siano assai meno noti. Solo due anni prima, ad esempio, era stata presentata al Salone di Tokyo del 1989 la Daihatsu Applause. A differenza di qualche paese europeo, in Italia non è mai stata importata, ma la ricordo bene per un trafiletto di Quattroruote che accanto alla fotografia titolava "Pochi applausi agli stilisti", giocando ovviamente sul nome di questa piccola berlina giapponese. Però all’epoca non avevo realizzato che dietro - proprio dietro intendo - quella linea da anonima berlina a tre volumi si nascondeva una sorpresa: (Non ricordo più se nel testo avessero menzionato questo aspetto, ma di certo Quattroruote aveva pubblicato solo una foto di fronte e col bagagliaio chiuso, e quella sola mi era rimasta in mente…) Comunque, ancora due anni prima, nel 1987, in USA erano apparsi due modelli gemelli con questa caratteristica: si tratta della Dodge Shadow e Plymouth Sundance, berline compatte a tre volumi disponibili sia a due che a quattro porte... ...ma che in realtà avevano un’altra “porta” per l'accesso al bagagliaio! Altri due anni indietro, sempre in USA e sempre Chrysler aveva presentato, stavolta con il proprio marchio, la Chrysler LeBaron GTS (1985). Una qualche somiglianza con la Ford Sierra e un segmento più in alto dei modelli appena visti, aveva anch'essa un modello gemello, la Dodge Lancer, che pare sia arrivato anche in Europa (certo non in Italia). Tre volumi ben distinti anche qui, ma lunotto meno verticale, inglobato nel portellone con il suo pratico tergivetro: Il portellone non arrivava a filo paraurti, lasciando una soglia di accesso piuttosto alta... ...ad un vano bagagli comunque non proprio enorme: Tornando a periodi più recenti, dobbiamo ricordare nuovamente la SEAT Toledo, che nella sua quarta generazione del 2012, assieme alla gemella Skoda Rapid, tornava a questa idea: Skoda che, oltre a Rapid, ha sfruttato questa formula in modo variabile sulle sue berline Octavia e Superb, quest'ultima addirittura con l'apertura "modulare" del portellone della seconda serie (2008):
  2. C'è una macchina piuttosto vecchia - al limite dell'antico direi - che rientra a pieno titolo in quel gruppo di modelli pieni di stranezze che ogni tanto vi propino in questa discussione. Eccola qua: No, non ho sbagliato immagine... ...perché, sì, in effetti non ha esattamente l'aria di una vettura "originale". Piuttosto, l'esatto contrario. Ma cominciamo con le presentazioni: questa è una Kaiser Vagabond del 1949. La conoscete? Bravi, davvero. No? allora siete come me, che non ne avevo mai sentito parlare fino a qualche settimana fa. Quindi, come avrete intuito, siamo nel campo “l'apparenza inganna”; perché la cosa per cui quest'auto è maggiormente degna di nota, è una soluzione alquanto originale che vi mostro subito: Non si nota? Allora ecco una foto più chiara: Siamo di fronte ad una soluzione credo unica nella produzione automobilistica di serie: una berlina con classica carrozzeria a tre volumi, ma con apertura del vano bagagli dotata di portellone, diviso in due sezioni! Questa azzurrina nella foto sopra è peraltro la versione "base" di questo modello, chiamata Kaiser Traveler, con allestimento semplificato rispetto alla Vagabond vista all'inizio. Perché una macchina così? Be', la ragione risiede nell'inventiva del costruttore, che voleva espandere la propria gamma. Le big three stavano lanciando sul mercato con successo dei modelli station wagon, ma Kaiser, non avendo sufficienti risorse per creare un modello equivalente, elaborò questa originale soluzione per aggiungere versatitiltà e praticità al medesimo corpo vettura delle sue berline standard. Non sto qui a fare la storia di questo modello, anche perché è piuttosto complicata nonostante la vita relativamente breve. Proseguo invece con le altre curiosità di questa macchina. Quindi, abbiamo visto il portellone bagagli su una tre volumi, che è una prima assoluta (siamo nel 1949, ricordo). E in più la combinazione con la "ribaltina", che per una tre volumi credo sia un'esclusiva assoluta, mai più rivista nella produzione automobilistica. Oltre alle aperture, ciò che rendeva meglio sfruttabile il vano bagagli, era la soluzione del sedile posteriore abbattibile, che consentiva di creare un vano unico. Non una cosa nuova in sé, ma su una tre volumi era ovviamente un aspetto caratterizzante, forse unico per l'epoca. Ma guardiamo meglio dentro al vano bagagli: Notate qualcosa di strano? Sì, quella addossata allo sportello dietro il guidatore è la ruota di scorta; e quella è la sua posizione corretta! Eccola infatti qua sotto, anche con il sedile dietro alzato, e che da quel lato è ridotto per fare spazio proprio alla ruota... E quindi come uscivano i passeggeri dietro? Semplice: dall'altro sportello! La ruota di scorta era infatti avvitata al pannello, e la portiera era fasulla, di fatto saldata alla carrozzeria e priva di meccanismo di apertura. E a proposito di apertura delle porte, anche questa Traveler/Vagabond condivideva con gli altri modelli Kaiser una soluzione alquanto rara all'epoca (e condivisa con vetture piuttosto esclusive come le Lincoln ad esempio): il meccanismo di apertura a pulsante. Tornando alla ruota di scorta però, è interessante sapere che quella posizione anomala fu un compromesso necessario per abbassare il piano di carico rispetto alla berlina standard da cui derivava, che invece aveva la ruota sotto il pianale. Questa situazione permaneva anche dopo il primo restyling avvenuto nel 1950, quando la versione di lusso Vagabond divenne parte della gamma Frazer, cioè il marchio di lusso del costruttore. La ruota di scorta è sempre lì: La ribaltina doveva facilitare il carico, abbassandone l'altezza appunto, ma creando anche un piano di carico allungato che poteva essere sfruttato per trasporti eccezionali. Perché ciò fosse legale, però, notate come si sistemava la targa quando la ribaltina era giù... In pratica il portatarga era basculante, imperniato solo in alto: La situazione della ruota di scorta cambiò finalmente per il meglio solo nel nuovo modello 1951, quando la (sola) carrozzeria fu ridisegnata in modo più sostanziale, e fu disponibile anche in versione 2 porte: In pratica il serbatoio carburante fu spostato più avanti per fare spazio alla ruota di scorta sotto il pianale e così liberare l'abitacolo, potendo allargare il sedile posteriore fino alla portiera (per le versioni 4 porte), resa finalmente apribile: Un compromesso però, fu ancora necessario: lo spostamento in avanti costrinse il serbatoio ad assumere una forma più rialzata, che volle dire la perdita del piano di carico perfettamente livellato... Questa pubblicità del MY 1953 (l'ultimissimo prima della fine della produzione) aiuta a vedere meglio questi dettagli: Infine vi lascio un documento del 1949 per me molto bello su questa macchina. E' in inglese, ma vale la pena:
  3. Ho preso l'occasione dei disegni della versione 2 volumi condivisi da @DOssi e che non avevo mai visto, per ripercorrere la genesi della Renault 21 in generale. Ovviamente avevamo già toccato l'argomento in questa discussione, ma in modo sparso e con informazioni frammentarie. Poi nel tempo mi è capitato di raccogliere ulteriore materiale, e penso valga la pena condividerlo qui, riunendo "vecchio" e "nuovo" per conoscere meglio lo sviluppo di questo progetto, noto con la sigla X48. Cominciamo allora con alcune tavole degli inizi. Queste di Michel Jardin (intorno al 1980) sono ancora legate ai concetti di Fuego (appena uscita) e del progetto X29 (cioè la futura R25) su cui stavano lavorando allora: Jean-François Venet disegna invece queste tavole (1981), dove noto ancora l'influenza del progetto X29 per R25: Su questo tema viene sviluppata anche la versione 3 volumi con maquette in scala 1:5: A metà del 1981, dopo la prima scrematura basata su modelli 1:5, Renault arriva ad un confronto fra i tre "temi" selezionati: quello del centro stile interno quello del centro stile AMC in USA (all'epoca proprietà di Renault) quello di Italdesign (Giugiaro) Questo è ciò che raccontava, ad esempio, un articolo del periodo della rivista francese AutoHebdo: L'autore dell'articolo, tra l'altro, era lo stesso Christophe Bonnaud che oggi gestisce il sito "LIGNES/auto", dove recentemente ha pubblicato un post con altre immagini sul progetto X48: - questa è la stessa foto, a più alta risoluzione, del modello del Centro Stile interno, visto di coda ...e qui vista di fronte, in un allestimento della maquette più completo nei dettagli (specchio, copricerchi, profili paracolpi): Il tema elaborato da AMC, che qui vi ripropongo ingrandito (peraltro nella sua composizione originale, cioè non ribaltata come nelle immagini già viste qui in passato, che mostravano una incomprensibile guida a destra...), fu rapidamente scartato. Era vero che Renault aveva nel mirino anche il mercato Nordamericano per questo progetto, ma forse la caratterizzazione "USA" di questo studio fu ritenuta eccessiva. Infine abbiamo il profilo della proposta di Giugiaro, che notiamo aver fatto una maquette lievemente asimmetrica, perché da questo lato si nota il passaruota dietro ribassato (oltre all'assenza qui dei fascioni laterali): Non credo di essere l'unico a pensare che questa maquette di Giugiaro abbia un che di "Audi". Togliete forse la coda e quei fari verticali, e l'impressione è di trovarsi di fronte ad un'evoluzione in chiave "anni Ottanta" della sua stessa Audi 80 (scusate il gioco di parole...😜 ). In questa foto poi, che per me era nuova, la porzione frontale è molto vicina a quella che poi fu l'Audi 80 B3 (sostanzialmente coeva a R21, infatti). Bene, fin qui abbiamo visto ciò che Renault aveva fatto pubblicare fin da subito, cioè tutti studi a 3 volumi, come se avessero fin da subito pensato a R21 solo in questi termini. Però dai disegni che abbiamo visto più su, sappiamo che non è stato così. E non poteva essere altrimenti, visto che si parla di Renault (genitrice di R16) e di quegli anni in cui il confronto/scelta tra le due formule era ormai un fatto consolidato nello sviluppo di una media per famiglie. Tra l'altro, sulle riviste del periodo, erano pure usciti scatti rubati di muletti in prova che rivelavano un'impostazione diversa da quella finale. Ovviamente @PaoloGTC ci ha già fatto vedere qualcosa (link). Io aggiungo questa foto: ...e la scansione di alcune riviste spagnole: Foto e ricostruzioni grafiche sono tutte per una versione con portellone, ma diversa da tutti i disegni postati da @DOssi. Evidentemente, al momento di costruire i prototipi per uscire in strada, Renault aveva già scelto il "tema Giugiaro", ma aveva utilizzato una sua variante a due volumi. Forse perché era ancora in ballo davvero, o forse proprio per dare in pasto agli spioni una carrozzeria già cassata. Al di là del portellone, non si tratta comunque della versione finale, perché come aveva fatto notare PaoloGTC, le differenze sono significative: portiere non ancora avvolgenti, maniglie porta in posizione sollevata, fanaleria diversa... Quello che mi colpisce è invece la somiglianza di quella mezza coda con portellone con un'altra "conoscente stretta" di Giorgetto: la FIAT Croma! E siccome anche la R21 a tre volumi, durante lo sviluppo cambiò proprio la soluzione del cofano bagagli da quello tradizionale della prima maquette a quello "a coperchio" (o "autoclave", come lo chiamano i francesi), mi sono chiesto se l'idea fosse venuta prima in Francia o in Italia, e se il padre dell'idea sia stato Giugiaro o altri. Poi mi sovviene un accenno fatto da Bonnaud in quell'articolo su AutoHebdo: prima della proposta a 3 volumi vista sopra - e che verrà scelta da Renault - Italdesign aveva presentato inizialmente una due volumi che non aveva passato l'esame. E che, secondo il giornalista, Giugiaro avrebbe quindi riutilizzata per una successiva Mazda 626... Ignorante in materia di vecchie berline giapponesi, sono andato a cercare come erano le Mazda 626 di quel periodo e scopro che la 3a serie (GC) della 626/Capella, quella presentata a fine 1982, aveva una versione 5 porte fatta così: 🤔 ...e in effetti tra portellone e forma della terza luce laterale, qualche somiglianza con quei prototipi di X48 ce la vedo. Ora, da nessuna parte si trova menzione di Italdesign/Giugiaro per lo stile di questa Mazda, ma ditemi voi se qui non si trova già quello che poi fu il portellone e la mezza coda della Croma! E poi quei gruppi ottici, che Giugiaro aveva già fatto vedere in altri prototipi a cavallo del 1980: ricordo adesso Lancia "Uno" e "nuova A112", ma potrebbero essercene altri... (mi viene poi da aprire la parentesi, perché è qui che alla fine bisogna ricercare le origini dei fari posteriori della BMW Serie 7 E32, quella del 1986 😜) Poi, che davvero Italdesign abbia "girato" qualcosa di scartato da Renault a Mazda... difficile a dirsi. La cronologia è un po' stretta. La selezione Renault per X48 è avvenuta nel 1981; la presentazione della 626 GC 5 porte è di fine 1982. Per quanto veloci potessero essere i giapponesi, i tempi sembrano troppo limitati per un simile riciclo! Come al solito, ci sta che semplicemente il nostro carrozziere proponesse idee simili a vari clienti, più o meno in contemporanea. E poi correggesse il tiro alla bisogna. Tutto ciò, per continuare a discutere del "filone due volumi" nel progetto X48 per R21, che il racconto ufficiale della casa voleva abbandonato prestissimo in favore della classica 3 volumi, ma che vediamo invece spuntare qua e là nello sviluppo. E per ribadire il concetto, aggiungo tre foto: Siamo nel 1983, in secondo piano (dietro la piccola X44) di sono 3 maquette per X48. Oltre a quella di Giugiaro al centro, le due più avanti sembrano "sorelle" appartenenti a un "tema" totalmente diverso da quelli visti finora. E oltre alla 3 volumi, a sinistra c'è ovviamente la 2 volumi ! Non sembra lontana dal terzo disegno mostrato da @DOssi, ma obiettivamente è altro. Poi quest'altra (l'avevo già postata in altra discussione tempo fa): secondo la fonte (lignesauto.fr) questa era una maquette di X48, ma non dava altri dettagli. Il periodo esatto non mi è noto, ma i personaggi immortalati* ci dicono tra il 1981 e il 1984. Neppure la provenienza della maquette era indicata, ma è sicuramente una 2 volumi ! Per quanto inconfondibilmente "francese", qualcuno potrebbe anche vedere qualcosa di italiano qui... Bertone? O forse Gandini? In effetti non si parla mai di Gandini in merito a R21 e al suo sviluppo, ma è improbabile che non abbia dato fornito alcun contributo a questo progetto, dato che in quel periodo aveva un contratto di consulenza in esclusiva proprio con la Régie. Ma giusto da pochi mesi, sempre lignesauto.fr (stavolta cortesia del giornalista indiano Gautam Sen) ha pubblicato questa nuova foto: Ecco, questa sarebbe una maquette del nostro Marcello Gandini per la X48, ed è sempre una 2 volumi! Onestamente non mi pare un modello particolarmente caratterizzato "da Gandini", mi dà più l'impressione di un tema magari già in circolo e consolidato, su cui proponeva la propria visione in virtù della collaborazione con Renault. Si nota una generale somiglianza con i prototipi andati in strada, ma ovviamente sono ben diversi i passaruota trapezoidali (in comune con la maquette più in alto...), mentre il portellone "a coperchio" qui sembra quasi anticipare quel tema che Gandini riproporrà sulla sua maquette per X54/Safrane e poi con più fortuna produttiva su Shamal. Per chiudere, due immagini "rubate" ormai nella configurazione consolidata a 3 volumi. Qui è decisamente la R21 di Giugiaro, in fase avanzata di test, ma con la coda iniziale ancora a fari verticali: Qua invece siamo ormai in chiusura, è il modello definitivo, anticipato da motorweek poco prima della presentazione ufficiale: * Ecco le persone che ho riconosciuto in quella foto: Robert Opron (stile), nel circolo rosso; Daniel Leconte (ricerche di mercato), al centro, riccioli grigi e giacca chiara; Michel Jardin (stile), lì dietro col caschetto castano; Bernard Hanon (il "PDG"), sorridente con l'impermeabile beige; Gaston Juchet (stile), seminascosto alla sua sinistra, con gli occhiali.
  4. A qualche designer o dirigente Ford doveva essere particolarmente piaciuta una concept giapponese presentata l'anno prima... Al Tokyo Motor Show tenuto dal 25 Ottobre al 8 Novembre del 1991, apparve una concept car che a me piacque allora e piace tuttora: la Nissan Cocoon. Nel filone "organic design" devo dire che questo stile massicciotto mi aggrada assai più di quello "sciolto" che andava dentro i centri stile Ford... Al di là del goffo tentativo di imitazione in Ford, ritengo che questo concept Nissan abbia avuto invece una particolare influenza su un personaggio chiave del design europeo anni Novanta-Duemila, vale a dire Patrick LeQuément. Se guardate a vari concept Renault di quel periodo e poi anche alla produzione di serie, ci ritroviamo pari pari certe idee che comparivano in questa Cocoon. Penso in particolare alla coda: Vi ricorda qualcosa? 😉
  5. In effetti anche il mio occhiometro e la mia memoria (due parametri naturalmente infallibili 🤣) registrano nei primissimi anni poche Tipo di quel colore rosso metallizzato, diventato decisamente più popolare con il restyling. Anche sulla stampa di quei primi periodi mi pare si vedesse più spesso in altri colori, superato persino dal più normale rosso pastello. Che, per inciso, è un colore della gamma Fiat che non ho mai apprezzato, per via della sua tonalità un po’ troppo chiara e della sua tendenza a rovinarsi (un po’ come l’equivalente Opel…). …e a proposito, eccolo qua il vecchio rosso pastello torinese! (qui in versione polacca 😉) Fiat Cinquecento SX La foto ve la lascio così, con il mega Defender nuovo fiammante lì accanto, strafico in quell’allestimento finto barbonz ma che tutto è meno che storico… però l’effetto “L’elefante e il topolino” era troppo curioso! Andatevi a cercare le dimensioni dei due veicoli per fare un raffronto numerico: è abbastanza impressionante, quasi più della foto. E il bello è che i due mezzi fanno esattamente la stessa funzione! Cambio adesso ambientazione, e al tramonto su delle storiche saline siciliane ho incontrato queste due: È ovvio che non abbiano bisogno di presentazioni, ma per dovere di cronaca ecco la didascalia: Porsche 911 Carrera (targhe originali) Alfa Romeo Spider 1300 Junior (ritargata), cioè un “Duetto” prima serie “osso di seppia”, che in questa versione possiamo collocare tra 1968 e 1969.
  6. Torno ogni tanto su questa discussione, stavolta per disquisire su un'altra macchina che abbiamo quasi ignorato se non fosse per una breve ma valida citazione di @3volumi3, il quale la segnalava giustamente per il suo lunotto-portellone. Ma la Lotus Elite - la Type 75 del 1974 per essere più precisi - merita molte altre attenzioni per il nostro argomento! Da brava inglese degli anni Settanta, sembrava volersi distinguere a tutti costi, concentrando una serie notevole di soluzioni talvolta innovative, spesso originali o quantomeno curiose, al limite dello stravagante. Partendo dalla sua linea: Inusuale mix tra i concetti di coupé e "shooting brake", apparve certo originale, per qualcuno forse troppo, ma per altri potrebbe aver avuto più di un'ispirazione da una oscura concept car presentata nel 1971, proprio l'anno in cui Lotus avviò il progetto M50 per la sua 4 posti... Qualcuno ricorda la Isuzu Bellet Sport Wagon? Per la cronaca, l'aveva disegnata un tale Tom Tjaarda per Ghia. 🙃 Giusto per raffronto: Volendo essere enciclopedici, la linea di questa Elite è attribuita integralmente ai designer della casa di Hethel, e certamente le differenze con la concept Isuzu sono tante a cominciare dalle superfici molto più piatte e spigolose. Poi ci si potrebbe trovare qualcosa anche della AMC Gremlin del 1970... Comunque sia, la foto della coda ci dà il via per elencare alcune di quelle curiosità che qui ci interessano: la prima è appunto il lunotto-portellone, già ricordato: la foto sopra con il "portellone" sollevato, ci mostra che il tergilunotto è stranamente installato sulla carrozzeria e non sul vetro. Per non interferire con l'apertura, la posizione di riposo del tergi va oltre la base del lunotto... (Nella seconda serie venne imperniato direttamente sul vetro, spostandolo nella parte alta del lunotto.) Altro aspetto interessante, che è più di un dettaglio: i gruppi ottici posteriori totalmente inglobati nel paraurti, a loro volta da segnalare per l'adozione di ampi fascioni in materiale sintetico. Non so se sia un primato, ma certamente anticipò di molto la nostra FIAT Ritmo! Spostandoci sulla fiancata e poi via via verso il frontale, altre particolarità: il doppio bocchettone del carburante, inserito su entrambi i lati della macchina come elemento caratterizzante nel montante C, anche per alleggerne il massiccio volume lo scalino alla fine del padiglione, per far risaltare la struttura del grande montante C... ...ma anche per conseguire l'effetto di separazione dell'abitacolo (DLO e padiglione) dalla carrozzeria, sottolineato dallo scalino alla base dei finestrini e accentuato dalle modanature in metallo lungo tutta la vetratura, inclusa la carenatura del montante A questa foto, per me davvero bella per colori e soggetti, oltre a evidenziare bene quello che dicevo sopra, ci fa notare l'ennesimo dettaglio interessante di quest'auto: il tergicristallo monospazzola! E sti caXXi direte voi... sì, vero, nulla di impressionante in sé, ma qui siamo a inizio '74 e nella produzione di grande serie ancora non era comparsa questa soluzione, anticipata solo da qualche esclusivissima "fuori serie", come chiamavano a quei tempi roba tipo Stratos, Countach... altra curiosità: il montante B con quelle alette - non saprei come altro chiamarle - la cui funzione mi sfugge. Sospetto qualcosa di aerodinamico, ma non so... in mezzo a tutto ciò, roba tipo i fari a scomparsa erano quasi una ovvietà, mentre la griglia nera in mezzo al cofano sembra presa pari pari dalla Ferrari BB, uscita appena un anno prima... Se poi qualcuno aveva la fortuna di poter entrare a bordo di questa esclusiva coupé, Lotus ci teneva a far sapere che l'abitacolo era stato concepito con il designer più in voga del momento, solo che non sapeva come si scriveva il suo nome (dalla brochure ufficiale del 1974 della Lotus Elite in inglese) Nel video di presentazione prodotto dalla Lotus per il nuovo modello, la pronuncia di quel cognome è qualcosa di ancor più sorprendente. Uno dei nomi più storpiati della storia dell'automobile, perché Lotus non è stata certo un'eccezione in questo. Povero Giorgetto, se ne sarà fatto una ragione... Comunque, dicevo degli interni: Le linee della plancia non erano nulla di innovativo per un'auto di quella categoria, ma in questa foto, almeno tre particolari attirano la mia attenzione, perché "gridano Giugiaro" senza ritegno: intanto il rivestimento della plancia, che nelle versioni più rifinite era realizzato in questo materiale vellutato, che per i prototipi delle carrozzerie italiane di quegli anni - e in particolare di Giugiaro - era un must ! Lotus lo indicava come "Marcasite", e nella sua versione originale risulta ormai introvabile da diverso tempo. poi il volante, un due razze estremamente lineare e rivestito nello stesso velluto della plancia; una realizzazione quasi da concept per quel periodo infine la leva del cambio, che "sembra normale", ma nei dettagli del disegno rivelano la firma di Giorgetto: leva corta, pomello perfettamente sferico, ampia busta in pelle morbidamente avvolta attorno all'asta metallica parzialmente in vista (fateci caso, è una fissa del designer di Garessio...) In quella foto manca un altro dettaglio caratteristico, che vi propongo in questa foto d'epoca: lo specchio retrovisore che campeggia a centro plancia, posizione certo non comune, ma che a quei tempi non era così rara sulle sportive in particolare; in questi interni di un allestimento base, privo di rivestimenti in Marcasite, si vede anche lo stesso volante in versione "nuda", che forse appare ancor più moderno con il disegno iper-geometrico in materiale plastico e il logo inciso in posizione asimmetrica; apprezzabile in sé, ma strano come cozzi con lo stile piuttosto tradizionale della plancia. A Giugiaro erano attribuite in particolare le sellerie: Quelli anteriori si fanno notare per i poggiatesta integrati, anche se a me fanno specie quelli posteriori, dalla seduta clamorosamente infossata, dietro quel cuscino sottocoscia talmente alto da sembrare una barriera! Interessante anche la presenza dei poggiatesta pure dietro, non proprio comunissimi all'epoca. Però l'ultima curiosità è ciò che nella foto appare alle loro spalle... Sì, è proprio un vetro, e non è il famigerato lunotto-portellone! Si tratta invece di un vetro fisso, un vero e proprio separé tra l'abitacolo e il vano bagagli. Così che i passeggeri di questa lussuosa sportiva non abbiano a soffrire per indesidate folate d'aria fredda o calda quando qualcuno apre il portellone...
  7. Tempo fa avevo fatto un avvistamento che potremmo definire molto "classico", per via del mezzo in questione e per la sua ambientazione. Lo avevo debitamente fotografato, ma chissà perché era caduto nel dimenticatoio e non lo avevo mai postato. Ho ripescato le immagini ed eccola qui: Citroen Traction Avant qui sotto in un curioso raffronto con un suo antenato!
  8. Altro avvistamento estivo, beccato al volo e quindi con immagini di qualità così così, ma le protagoniste erano molto apprezzabili! Evidentemente un ritrovino tra amici, per una scampagnata su per una nota stradella superpanoramica tutta curve e salite.
  9. Osservazioni interessanti, in effetti è possibile che sia come dici tu. Tra l'altro noto adesso che da un lato ha ancora le sue belle borchie copribulloni, mentre dal lato guidatore non ci sono. ...spero le abbia solo smontate per qualche ragione temporanea. Comunque l'ho vista - e sentita - anche in marcia pochi minuti prima di fotografarla, e fanno piacere avvistamenti così! Oggi poi ve ne propongo un altro, per me altrettanto notevole, e che soprattutto mi ha fatto imparare delle cose che finora ignoravo. Lancia Montecarlo Niente "Beta", come potete vedere nelle etichette di questa foto presa da dietro... e dicevo appunto che questo avvistamento mi ha fatto imparare due cose: questa Lancia è esistita in due serie, cosa che ignoravo, e una delle differenze più visibili è il montante posteriore nella prima serie era "pieno" mentre nella seconda - come quella avvistata da me - era stato alleggerito con l'inserimento di una vetratura la seconda serie perdeva il nome "Beta", diventando solo "Montecarlo" Detto questo, che molti qui riterranno probabilmente delle banalità, voglio solo aggiungere che vedendola dal vero e così vicino,.. E' MINUSCOLA ! Queste foto non rendono, ma davvero questo avvistamento mi ha stupito sotto questo punto di vista. L'avevo già vista - molto raramente - ma forse non così bene. E chissà perché ero sempre rimasto con l'idea che X1/20 fosse una sorta di "cugina grande" di X1/9 e invece scopro che hanno dimensioni praticamente identiche... Bene, non si finisce mai di imparare. Comunque sia, è un'auto che impressiona dal vivo, anche se a me rimane sempre il retrogusto amaro di quel frontale. Il cofano troppo lungo, lo sbalzo anteriore esagerato, la cornice nera... purtroppo non l'ho mai digerito.
  10. Avvistamento molto estivo Alfa Romeo Giulia Spider, 1962, targhe originali. Sì, proprio "Giulia", e non Giulietta... ...perché nel 1962, con l'adozione del nuovo motore 1600 della Giulia, le cambiarono anche il nome. E questa sembra essere una delle prime, che avevano ancora i freni davanti a tamburo, mentre nel '63 misero quelli a disco. N.B. Casualmente durante lo scatto è sbucata pure quella BMW serie 3 E36 prima maniera, coi paraurti non verniciati, che per una vettura di quel livello faceva strano già in quei primi anni Novanta.
  11. Un paio di commenti e poi un contributo fotografico. Non che quel modello di Corsa meriti chissà quali attenzioni, ma questa la stanno davvero trattando maluccio… Però la cosa che mi colpisce di più sono i due retrovisori, assolutamente non originali e ripresi da una Panda 2003! Forse che i ricambi originali cominciano invece a scarseggiare? Nei vari componenti noto anche i paraurti che hanno perso il tipico filetto rosso delle versioni Swing (“+” incluse) mentre la modanatura laterale deve essere stata sostituita anch’essa, perché mostra ancora il filetto grigio/argento dell’allestimento di lusso del periodo, la “GL” (e relativa “+” di fine serie). Della Vitara incuriosiscono anche me quei gruppi ottici posteriori, diversi da come li ricordo nei normali modelli italiani… non è che magari era un modello di importazione? Potrebbero essere così, con tutte le luci nel paraurti, magari perché in tal modo sono sempre visibili anche a portellone aperto e in qualche mercato questo è un requisito omologativo. Per quella Golf GL ‘87 invece, il frontale a quattro fari sembra essere un brutale riutilizzo, magari per semplice necessità, di una mascherina GTI/GTD, con la sua tipica cornice rossa. Ai tempi, chi voleva il “quattro fari” cercava qualcosa di meno visibilmente “raccattato”. Chiudo con un mio avvistamento recente: Notare l’adesivo “motori storici” sulla plancia, conferma - se mai ce ne fosse stato bisogno - che si tratta di un mezzo in mano ad un appassionato.
  12. Almeno su Lancia Delta si limitarono a uno dei badge engineering più ridotti che io ricordi, e danni non credo ne abbia fatti. Quella "Saab Calibra" invece, per fortuna non si è vista, ché conciata così avrebbe rovinato sia il marchio Saab che la Calibra stessa... 🤦‍♂️ Comunque, per tornare indietro nel tempo alle "vere Saab", ecco un modellino di anno e scala ignota (forse 1:5, ma forse anche più piccolo...) per una 3 porte combi coupé, per dirla alla maniera Saab A occhio potrebbe essere qualcosa anni Ottanta per la sostituta della 900, difficile dire di più...
  13. Uh belle! Immagini nuove per me e quindi sono super contento di vederle, ma soprattutto mi fanno subito venire mille ragionamenti e domande! Quella prima foto del 1976 intanto... Ascona B era sul mercato da un anno solo e stavano già pensando alla sostituta; bene, questo ci sta. Ma perché "U SEDAN" e non "J SEDAN" ? Le cronache raccontano che il programma J-Car fu avviato da GM proprio nel 1976, ma questa foto mi fa pensare che forse quella maquette è appena precedente o magari al nuovo programma non era stata ancora assegnata la nuova lettera "J"? Al di là della lettera, ciò che mi incuriosisce di più sarebbe sapere se quella "U" stava a indicare che in quel momento Opel pensava ancora di utilizzare la solita "piattaforma U" a trazione posteriore per la sostituta di Ascona B... Dalla foto non si può capire molto, però in quella maquette mi sembra di vedere alcune forme che in effetti ricordo su certi disegni per Ascona C, tipo questi: Invece, riguardo a quanto fosse "avanti" quella maquette, il suo frontale mi ha fatto pensare a questa: Cioè proprio una J-Car, ma di oltre 10 anni dopo!! Questa è la Holden Camira serie JE, cioè il restyling del 1987 della J-Car australiana; taglio dei fari e della calandra me l'hanno ricordata molto, sebbene con rapporti dimensionali invertiti... Invece, della foto di quell'Ascona C "quasi fatta" del 1978, mi interessa molto la zona posteriore, dove noto una soluzione diversa da Ascona C finale ed estremamente vicina a quella delle J-Car sedan made in USA (qui sotto una Chevrolet Cavalier, come riferimento): (ma non uguale uguale - per gli amanti del trova-le-differenze - per via dei diversi telaietti portiere sul montante B; poi delle maniglie porta, simili invece ad alcune maquette del progetto S-Car per Corsa A; oltre al paraurti dietro e infine il bordo del passaruota e lo spigolo della portiera sopra di esso; questo per la zona dietro, ripeto, ché davanti le differenze sono ovvie...)
  14. Esatto @Kay195, questa maquette Jaguar sembra proprio ricadere in quel filone, in cui farei ricadere anche il concept Vivace e - per la produzione - il primo restyling di Mondeo e poi la famigerata Scorpio 2 e la altrettanto controversa Taurus '96... E sì, quella coda e quei fari dietro mi sembrano un mix proprio di Lagonda Vignale... ...e di un'altro oscuro prototipo di quel periodo, che niente però aveva a che fare con Ford : Isotta Fraschini T8 (1996)
  15. Un paio di precisazioni sul progetto J-Car di GM, che pur essendo pensato a scala globale, fu sviluppato secondo due filoni ben distinti: - tutte le J-Car destinate alle divisioni USA, emanarono dalla branca del progetto assegnata al gruppo di design Chevrolet di Detroit; - tutte le altre J-Car del mondo, presero le basi dalla branca di progetto assegnata al centro di design Opel di Russelheim. Secondo questo schema di massima, le varie divisioni di GM ricevettero il compito di sviluppare la loro propria versione a partire da uno dei due packages di base. Nello specifico quindi delle varianti station wagon, quelle sviluppate dai marchi USA (Chevrolet Cavalier, Pontiac J2000, Buick Skyhawk, Oldsmobile Firenza; invece Cadillac Cimarron non ebbe versione wagon, ritenuta non adatta al marchio...) emanarono dal progetto Chevrolet US. Le altre giardinette della famiglia J-Car, alla fine furoro solo la Holden Camira e la Vauxhall Cavalier. E sono piuttosto diverse dalle J-Car station USA! Come dicevo, infatti, lo sviluppo di queste due versioni lo portò avanti la divisione australiana di GM, cioè Holden, sulla base della J-Car Opel. La produzione invece fu indipendente: Holden produceva in Australia le sue Camira wagon, mentre le Vauxhall Cavalier Estate venivano prodotte esclusivamente nello stabilimento inglese di Luton, sebbene importando dall'Australia alcuni pannelli specifici prodotti da Holden.
  16. Ammazza che bbbrrutte! 😖 Lasciamo stare Astra F, ché non voglio scoprire altro... 😆 Meglio tornare ai primi anni Ottanta e a un modello cui sono affezionato per motivi familiari: l'Ascona C. Conosciamo più o meno bene il modello dell'Europa continentale, sviluppato da Opel nelle classiche versioni tre volumi (2 o 4 porte) più la "nuova" CC, quella a due volumi e 5 porte. Fu l'unica concessione dei tedeschi alle tendenze del periodo, che nell'Europa degli anni Settanta avevano visto affermarsi la formula fastback. Ma gli anni Ottanta stavano lanciando sulla ribalta europea un altro tipo di carrozzeria, che invece Opel non volle sviluppare per la sua nuova media: la station wagon. C'erano la Kadett e la Rekord Caravan; e queste ci dovevamo far bastare! Onestamente mi sono sempre chiesto il perché di questa miopia... Certo non poteva essere più di tanto una questione di costi di sviluppo, perché nel mega programma mondiale di GM chiamato J-car, di station wagon ce ne furono a bizzeffe. Boh 🤷‍♂️ Senza scomodare le versioni USA del progetto, che ebbero mille varianti in virtù del ricco mercato cui erano destinate, bastava andare al di là della Manica. Dove troviamo la più "vicina" di queste wagon, cioè la versione "Estate" della Vauxhall Cavalier, copia inglese dell'Ascona. Gli inglesi, pur fagocitati ormai dal processo di integrazione Opel-Vauxhall, riuscirono a ritagliarsi ancora un pizzico di autonomia ottenendo di sviluppare e produrre la versione station wagon di Cavalier, utilizzando parti della versione australiana del progetto J-Car, vale a dire la Holden Camira. La quale era anch'essa sostanzialmente basata sull'Ascona, ma ebbe fin da subito la sua variante station wagon (ma non la CC fastback, e neanche la due porte). Addirittura, come testimonia questa tavola sotto, lo sviluppo della versione wagon della J-Car Vauxhall fu demandato direttamente a Holden, la filiale australiana di GM (vedi il logo in basso a destra): Tutto questo non è per dire che queste sono Ascona C Caravan "mai nate", perché davvero non risulta che Opel ci abbia mai pensato. Bensì per portarci in un altro paese d'oltremare, il Brasile. Qui il programma J-Car vestì i panni della Chevrolet Monza, versione locale dell'Ascona C. Anche per il mercato brasiliano, però, GM previde una gamma specifica di varianti di carrozzeria: la classica berlina tre volumi 4 porte (sostanzialmente identica all'Ascona), la tre volumi 2 porte (anche'essa apparentemente identica alla Opel, ma col finestrino della portiera anteriore curiosamente dotato di deflettore) e infine una variante esclusiva per il Brasile, la Chevrolet Monza "Hatch": Una sorta di versione coupé fastback, ispirata alla grande Opel Monza, ma in pratica una variante a 3 porte della Opel Ascona CC, che era solo a 5 porte. E - di nuovo - diversa dalle J-Car coupé USA. Bene, grande introduzione partendo dalle versioni station wagon delle "altre" Ascona, passando da queste esclusive 3 porte brasiliane per arrivare al cuore di questo post... ...cioè un'altra esclusiva per i clienti brasiliani, che però non arrivò mai nei concessionari. Perché GM do Brasil amava così tanto quelle due grandi, lunghe portiere solo davanti, che volle non solo la classica berlina tre volumi a due porte, poi ebbe anche la hatchback 3 porte, ma addirittura avrebbe voluto fare il tris con un'altrettanto esclusiva 3 porte giardinetta!! Ecco allora le foto dei prototipi preparati dagli ingegneri brasiliani per la loro Chevrolet Monza "Perua" (così chiamano le giardinette in Brasile ), che sembra riutilizzare anch'essa alcune componenti della station wagon di Holden. Dalle prime maquette "piene": Al successivo modello see-thru con vetratura in perspex: Qui messo a confronto con le "sorelle di gamma": Per finire con quello che sembra un prototipo reale, non so se marciante o meno, ma che comunque non ebbe la luce verde...
  17. Si è detto spesso che Astra F era un'auto valida, dove Opel aveva speso molto per darsi un'immagine meno basic-funzionale e più raffinata. Obiettivo sostanzialmente raggiunto, riconoscibile nella cura del disegno (interno ed esterno) e delle soluzioni adottate. In questo grande sforzo però, si perse qualsiasi spunto di personalità, che pure - vedo adesso - era venuto fuori nella fase di studio. Peccato. Anche se pare non sia stato un problema per questo modello, che risulta ancor'oggi la Opel più venduta della storia... Tra quei disegni per Astra F - di cui ringrazio DOssi (aspettando quelli di Paolo 😆) - noto questo... ...che sembra la rimodulazione in chiave compatta del concept Tech1, evidentemente legato ancora al filone funzionale-aerodinamico e forse appartenente ad una prima fase. Quest'altro invece mi incuriosisce perché lo trovo tremendamente "poco Opel", al di là di qualche dettaglio. Sembra piuttosto un modello giapponese, o quasi una risposta ad una FIAT Tipo, che però non era ancora sul mercato - se come dice Paolo questi studi si collocano attorno al 1987... Invece questo è il mio preferito: La versione riuscita di Corsa B e C 5 porte, con un frontale che ricorda da vicino questo studio per Omega B: Infine lei... ...che nella soluzione della coda mi ha ricordato questa maquette per Corsa B:
  18. @PaoloGTC, con tutto il materiale che hai messo, ormai ci potresti scrivere un mezzo libro sulla genesi di BBM... Comunque, se già gli esterni della Marea non mi hanno mai convinto troppo, per gli interni sono sempre stato certo che mi facevano ca*are, e adesso capisco anche che in ogni caso non ci siamo persi nulla! Mi associo ai commenti già fatti perché non una di quelle proposte mi pare davvero valida, anzi... L'unica su cui mi soffermo un attimo però, è quella di I.De.A. : Lo ribadisco, non mi piace e non credo che sarebbe stata meglio della scelta finale, ma - qualcuno lo ha già detto - c'è qualcosa di interessante qui. E quello che ci ho visto io è un'idea che forse è stata seminale per questa plancia qua, che ho sempre apprezzato: A livello complessivo di prodotto (quindi non solo degli interni, voglio dire), io credo che nel segmento D FIAT abbia avuto un picco notevolissimo con la 131, auto di valore e certamente competitiva nei confronti della concorrenza. Poi però non è più stata capace di replicare. Regata fu un passo indietro per immagine e personalità, Tempra almeno ci mise la personalità (comunque discutibile e solo nella coda), con Marea si sciolsero infine le speranze di avere qualcosa che lasciasse il segno nel panorama europeo delle medie da famiglia.
  19. E' chiaro che quel master model di Simca 1000 3 porte non può essere del 1977... Anche perché già nel 1975 Simca stava lavorando a questa 3 porte: In sostanza, il progetto C2 che nel 1978 portò alla Horizon, già durante il suo sviluppo - sotto la proprietà Chrysler - aveva avuto una diramazione SHORT, esplorando la possibilità di un modello a 3 porte. A guardare la maquette, non sembra una semplice versione con due porte in meno della Horizon, ma piuttosto un modello specifico, più compatto, quasi una segmento B. Per motivi a me ignoti, Simca non dette seguito a questo sviluppo, finendo per coprire il segmento con la Sunbeam, tecnicamente anacronistica ma che proprio per questo - e per la mitica versione Lotus - ha comunque le nostre simpatie! Tornando alla maquette, datata 22 aprile 1975, mi colpisce in particolare il profilo di coda... ...perché ci vedo un taglio piuttosto alto, in stile Golf I (uscita l'anno prima...). E dico che mi fa specie perché la Horizon a 5 porte, invece, uscì con un'impostazione meno moderna, con lo spigolo del portellone che rimaneva più basso, all'altezza della scalfatura che univa i fari, a metà fiancata. Visto che siamo a parlare di Horizon, aggiungiamo allora un po' di immagini sui suoi sviluppi e ciò che non abbiamo mai visto arrivare sul mercato. Che pare fossero partiti con l'idea di dare un'erede alla Simca 1100 sfruttando al massimo il progetto C6, quello che stava portando alla nuova 1307; tanto che si parlava di C6-SWB (Short Wheel Base), Nell'autunno del 1974 vengono confrontate una serie di maquette a scala reale; in alcune di queste l'influenza della 1100 nella forma della coda pare ancora evidente, perché l'accenno del terzo volume è sempre presente: La proposta in basso a destra è quella che esce vincente e ne abbiamo anche una foto a miglior definizione e persino a colori! Cambieranno poi diverse cose qua e là, inclusa ovviamente la coda che prenderà la forma immaginata dal designer Roy Axe in questi disegni: Le cose corrono spedite e all'inizio del 1975, mentre si avvicinano già al risultato finale e in parallelo lavorano alla versione "Short", provano anche ad immaginare una variante a tre volumi della Horizon: Comunque non è che le cose vadano sempre così lineari, lo sappiamo: queste foto ci mostrano infatti che tra le innumerevoli strade da intraprendere, erano state valutate soluzioni anche con tre luci laterali: Lo stile verrà congelato nel 1976, pre-produzione e presentazione alla stampa alla fine del 1977, per partire con la produzione in serie e le vendite all'inizio del 1978.
  20. In effetti di materiale sullo sviluppo di Astra F, io ho visto poco o niente a giro. Quindi per me è una foto interessante quella condivisa da @DOssi: Evidentemente siamo in fondo agli sviluppi, ai dettagli finali. Oltre ai fari posteriori che sembrano un poco più ampi - e che anche io preferirei - mi pare di vedere sulla maquette 5 porte che il terzo finestrino è anch'esso più grande, arrivando a battuta sul portellone, mentre in produzione è stato ridotto lasciando un profilo di lamiera del montante C : La stessa soluzione sembra ancora averla pure la maquette a 3 porte, che - come suggerisce DOssi - addirittura annerisce parte della cornice del portellone per creare continuità col lunotto, sotto quello che pare lo spoilerone dell'allestimento sportivo. Poi non so se è un'impressione della prospettiva, dell'annerimento o che altro, ma sulla 3 porte i fari sembrano ancora più grandi... E' interessante comunque notare che le due versioni di carrozzeria sulla sinistra, cioè la 3 porte e la caravan, sembrano più pulite e piacevoli per l'effetto della vetratura scura lucida e priva di cornici degli sportelli, che invece appaiono già dettagliate nelle maquette della 5 porte e della 3 volumi dietro. Aggiungo infine l'unica foto che conosco di maquette Astra, in una fase ancora più tarda, immagino. Curiosi i bozzettoni sul muro di una spider e dell'altra che pare un allestimento rugged-sportivo...
  21. Prima di incartarci nell'argomento "Ritmo e le sue concorrenti" 😆, cerco di tornare in direzione [MAI NATE] sull'onda di una recente popolarità ed esposizione di un designer belga che ha lavorato tutta la vita in Italia, tanto da esserci ormai rimasto a vivere anche nella sua attuale vita in pensione, ma sempre attiva... Paul Breuer, tra le varie cose che ha pubblicato o condiviso in vari modi negli ultimi anni, ha firmato anche un bozzetto che mi ha molto interessato, perché secondo quanto lui stesso riporta, sarebbe parte di un progetto reale, con tanto di codifica ufficiale FIAT. Il disegno riporta il 1972 come anno, ma soprattutto il codice X1/6, di cui personalmente non avevo mai sentito dire nulla. Secondo il nostro Paul, sarebbe stata una vettura che lui definisce "una grande coupé da porre fra la 125 e la 130" (fonte: Federico Signorelli, autoappassionati.it). Ora, il fatto di definirla "coupé" pone qualche dubbio, perché quella che ci troviamo di fronte sembra più una berlina, per quanto molto slanciata e dal piglio sportivo, soprattutto nella coda e nel trattamento di quello che i francesi chiamano il "bas-de-caisse" (espressione per la quale non trovo un equivalente altrettanto efficace in italiano, sarebbe la parte bassa della carrozzeria). Però rimane molto interessante sia il fatto dell'esistenza di questo progetto X1/6, sia l'idea in sé di un modello di questo genere nella gamma FIAT. Una possibilità di creare il genere coupé quattro porte ante-litteram? Un plauso comunque alla creatività e alla matita di Paul Breuer, perché a me questo bozzetto piace tantissimo! 😍
  22. Un paio di cose su tutta questa storia dei restyling della Ritmo. Intanto son contento di aver trovato e condiviso qualcosa che non sapevo fosse totalmente ignoto. Il merito ovviamente non è mio, non ho scovato o ottenuto nulla da chissà quale archivio segreto FIAT... Le foto si trovano in una pubblicazione in polacco del 2020: Samochody z Żerania 1978-2011, dell'autore Marek Kuc. Il quale però, presenta le foto come fossero il restyling reale di Ritmo, non accorgendosi che quelle foto erano altro... Curioso comunque il giro che avrebbe fatto il rapporto tra Ritmo e Regata: - Regata che poteva nascere come "Ritmo a tre volumi" (immagino ricordiate tutti la maquette sotto) - poi Regata nasce come modello "indipendente"; - infine Ritmo che avrebbe potuto finire la carriera come "Regata a due volumi"... Al di là di questo, concordo anche io che quel restyling tipo Regata 2° Atto non sarebbe stata una scelta giusta. Oltre a snaturare definitivamente l'idea Ritmo, l'avrebbe anche resa più anonima per via di quel frontale che per me è sempre stato il punto debole di Regata. Da un punto di visto stilistico, oggi sono tra gli estimatori di Ritmo I serie, ma riconosco che il primo restyling fu un'operazione corretta e sostanzialmente riuscita. Quello che invece ho sempre ritenuto inutile - al di là dei gusti - è stato il face lift del 1985. Semplicemente Ritmo aveva bisogno di una sostituta ormai, il suo stile era definitivamente superato. E non era questione di dettagli, era proprio l'impostazione delle forme generali che non reggeva più. In particolare la coda, con quell'inclinazione del portellone e il "culo basso"... Ormai era da qualche anno che le compatte del segmento C stavano consolidando il tema della coda più alta e raccolta. Cominciando con la "piccola" Golf di Giugiaro, poi sempre Giugiaro con la Delta (1979), infine la Escort del 1980... Le semplici code spioventi e basse - come le pur recenti R14, Horizon, Ritmo, Kadett D - erano improvvisamente apparse superate. Le concorrenti avevano capito di dover cambiare in fretta: Renault aveva cambiato rotta da R14 a R11; persino Alfa Romeo aveva lanciato un'Alfa 33 dalla coda molto convincente; Opel aveva fatto durare Kadett D solo 5 anni e nell'84 ecco l'aerodinamica Kadett E; Peugeot buttò nella mischia quello strano ibrido di 309 pur di fare fuori Horizon; infine VW, senza bisogno di rivoluzionare niente, si era semplicemente risistemata in mezzo al segmento allineando dimensioni e stazza con la Golf II, per divenire il riferimento definitivo della classe. E in tutto ciò, mentre era evidente che Ritmo necessitava di un nuovo modello da far uscire non più tardi del 1985, FIAT si limitò ad un face lift, per farla durare ancora 3 anni! Il ritardo nel sostituire Ritmo fu un problema serio, che conosciamo bene per tutte le vicende che PaoloGTC & Co ci hanno fatto conoscere in mille racconti e ricostruzioni. Tipo 3, Unone, Tipo 2... Tutto bello e interessante, ma intanto avevano perso anni. Non dico niente di nuovo ribadendo che la lentezza e i ripensamenti di FIAT nel ciclo di aggiornamento dei propri modelli sono stati uno dei problemi più gravi del gruppo, almeno dal punto di vista del prodotto. P.S. Qualcuno parlava di Golf e delle sue dimensioni... Golf I (3,70 m) era in effetti un po' sotto le dimensioni standard del segmento, Golf II si allineò a 3.99; Golf III rimase a 4 metri; Golf IV crebbe a 4,15.
  23. Quei cruscotti di Croma 2 sono roba troppo nuova per me. Io sono rimasto a questi modelli qui! Portiere con la linea di cintura inclinata e le maniglie a ponte, cofano a coperchio e fari anteriori rettangolari... ...quindi l'ultimo face lift di Ritmo, quello che uscì nel 1985, poteva essere ancor "più Regata" di quanto non sia stato. In pratica, questa foto ci dice che FIAT aveva provato a fare dell'ultima Ritmo una sorta di Regata 2° Atto a due volumi! P.S. Scusate l'immagine pessima, è un brutale screenshot da un annuncio su internet. Di meglio non ho... 🤷‍♂️
  24. Continuo il discorso sulla Polonez, riportando qualche foto di alcuni prototipi o modelli pre-produzione, realizzati tra il 1975 e il 1978. Cominciamo con delle immagini in b/n, ma in esterno, della maquette 5 porte già vista: A queste possiamo aggiungere un esemplare pre-produzione, anch'esso ripreso in esterno: La differenza più evidente rispetto ai successivi modelli di produzione, sono i gruppi ottici posteriori, qui ancora con le luci di retromarcia separate, inserite nel paraurti... Fact Checking: proprio da quest'ultima foto, curiosamente è stato tratto un photoshop di un presunto prototipo di Polonez a tre volumi, che in rete salta fuori piuttosto facilmente... Quindi, se lo ritrovate a giro, sappiate che è un FAKE! Visto che abbiamo introdotto la questione "Polonez 3 volumi", andiamo allora a vedere cosa realmente avevano fatto i polacchi in merito. Nel post precedente abbiamo già visto un disegno e un modellino in scala, ma ad un certo punto - pare nel 1982 - FSO realizzò un vero prototipo di Polonez con la coda. E' rimasto comunque solo un prototipo perché FSO non arrivò a produrre una versione 3 volumi della Polonez se non dopo moooolti anni. Era il 1994 e FSO presentò in forma statica la nuova "Atu", versione con la coda della "Caro" (ultima iterazione della Polonez). Produzione e vendita effettive della Atu (tutta diversa dal prototipo qui sopra) cominciarono poi solo nel 1996, ormai sotto la gestione Daewoo. Parlando ancora di prototipi degli inizi, torniamo alla questione delle "gemelle diverse": cioè la "3 porte" e la "coupé". Due versioni quasi inspiegabili, per una somiglianza che in effetti le rende distinguibili solo ad una seconda occhiata, e da occhi allenati... Comunque sia, le due versioni furono della partita fin dall'inizio, almeno a livello di sviluppo, e qui abbiamo le immagini di documenti ufficiali. ...ma evidentemente di esemplari non ancora definitivi (di nuovo, vedi le luci di retromarcia della 3 porte...). In effetti, la storia produttiva di entrambe queste versioni è piuttosto oscura, fatta di pochi numeri e collocazioni temporali incerte... In un museo polacco è tuttora conservato un prototipo di Polonez coupé, con un interessante marchio non definitivo sulla calandra , con la scritta "POLSKI" a ricalcare il marchio FIAT del tempo: Infine, si trova in rete un bell'articolo sugli aggiornamenti successivi di Polonez, quelli che portarono alla cosiddetta versione "Caro" con la terza luce laterale. Vi lascio il link evitando di riportare qui tutto il materiale: https://classicautomag.pl/historie/polonez-w-historii-jakiej-nie-znacie Aggiungo però una foto che quell'articolo non riporta: Non garantisco sull'autenticità (anche se viene da un articolo on line di tale Roman Dębecki su Auto-swiat.pl), ma sembrerebbe un primo tentativo del 1982 di modificare il montante C inserendovi la terza luce laterale, addirittura con una curiosa apertura a compasso...
  25. Proseguiamo adesso con qualche bozzetto. Non sono datati, né firmati, anche se CarDesignArchives (che parla di progetto X1/34...) ci dice che furono realizzati sotto la guida di Bruno Barbero, Direttore aggiunto del Centro Stile, il cui responsabile era comunque Gian Paolo Boano a quei tempi. La berlina 5 porte: E qui la più sportiva versione a 3 porte: Erano stati pensati anche veri e propri modelli coupé, dallo stile più esclusivo: Non avevano comunque ignorato la possibilità di una berlina 3 volumi, sebbene con una interessante soluzione di falsa due volumi... ...di cui realizzò anche modellini in scala 1:5 : FIAT preparò le relative maquettes presumibilmente nel 1975. Partiamo ancora dalla versione 5 porte: Le differenze con il modello finale sono ancora tante, sebbene si tratti principalmente di dettagli (fari, calandra, paraurti, tappo serbatoio, maniglie porta, deflettori ecc.) Poi la versione 3 porte, che mostra già le maniglie porta e il tappo serbatoio finali, ma si distingue soprattutto per il frontale con disegno specifico di calandra e gruppi ottici, nonché l'adozione di fendinebbia anteriori e luci di retromarcia incastonate nei paraurti: Infine la vera coupé, da non confondersi con la "normale" 3 porte : E' diverso infatti il montante centrale maggiorato e rifinito in acciaio, ma anche il disegno del finestrino posteriore e del montante C, più sottile. Soprattutto però, la maquette della Coupé adotta un frontale completamente diverso, e decisamente caratteristico! L'idea è l'integrazione totale del frontale con gli elementi plastici e deformabili del paraurti. In linea con quanto già suggerito nel bozzetto della coupé postato sopra, dove l'effetto è attutito dalla verniciatura in tinta e dalle forme più sfuggenti. Tra l'altro qualcosa di questa maquette mi ha sempre ricordato un famoso mulo FIAT di quel tempo... E per oggi, mi rifermo qui.
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