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Gimmo, sono molto molto offeso. Stai snobbando tutte le mie proposte di usato locale. Non hai pensato che, con le mie aderenze (intestinali) qui e le tue ginevrine, potrei mandartele in un battibaleno, su per il tunnel? Come si guidano le Honda: per quelle di oltre dieci anni, ho esperienza decente su Civic IV e V. La prima 1.6 130 cv, favolosa, bassa e leggera, era di un amico di mio fratello e ci abbiamo fatto delle gran corse per gli appennini. Proprio bella da guidare, senza grossi difetti. La V, 160 cv., era della ex dello stesso mio fratello, e, vincendo l'automatismo a cambiare a 5-6000 giri, era furiosa come quella ragazza. Praticamente una macchina da corsa, anche molto precisa d'avantreno, ben frenata e discretamente stabile ad alta velocità. Ricordo che in viaggio sapeva essere anche parca di consumi. Ammetto però, con dispiacere, che non era facilissima sullo stretto in montagna, dove era bene stare molto in seconda marcia e, poco, in terza. Specifico che entrambe le Civic erano di serie, anche per cerchi, gomme e freni. Per fare qualche paragone con altre B sportive, la Civic da 130 cv dava una sensazione di qualità ben superiore a una 205 1.6 gti 115 cv, rispetto alla quale era meno nervosa d'assetto e altrettanto scattante, consumando di meno e offrendo un po' più di comfort. Quella successiva, da 160 cv., distanziava facilmente le macchine di altri amici, fra le quali la Golf III gti 1.8 16v e una bellissima Giulietta 2.0 con quinta corta. Bella forza, dirai. Della Prelude ho guidata solo l'ultima, in versione 2.0 (non 4ws), credo 150 cv.. Bella, non sportivissima. Devo dire che non l'ho tirata. Non ho mai guidato, invece, la furgopizza.
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Ciao stevheaven, ben rivisto. Spero che quell'Audi sia a 5 porte. S-tronic è il dsg o altro? Scusa, non mi ricordo. A me non piacciono le Audi, quasi nessuna. Le trovo anche assurdamente costose, da nuove. Credo che quella dia un certo gusto a guidarla e la qualità complessiva non sarà male. E poi non fa quel baccano delle precedenti diesel, insopportabile davvero dall'esterno. Immagino che sia anche ben accessoriata. o.t.: Riprendendo questa discussione, mi sono accorto che sono in debito per aver provato le nuove Honda senza riportare alcuna notizia o impressione. Va bene se scrivo qualcosa giù tra le marche, modello per modello (tre)?
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Questa non mi è piaciuta, Giò, davvero. Un conto è dire la tua sul fotovoltaico, altro è indirizzare in quel modo su Dagospia o su altro. Quindi, per dire la mia sulla questione energetica nazionale aspetto altri interventi.
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Non mi sembrano buone notizie, complessivamente: si prefigura la chiusura di due stabilimenti Opel, e si poteva pure supporre; il rallentamento per i nuovi cambi dct, la prossima C5 su base Insigna (da pazzi), e, almeno, la Corsa fatta da PSA, ma nel 2018! Da motori.it [h=1]General Motors arriva al 7% di PSA[/h][h=2]Confermato l’aumento di capitale da un miliardo di PSA Peugeot-Citroen.[/h] General Motors è il secondo socio del gruppo PSA Peugeot Citroen. Con la conferma dell'aumento di capitale da un miliardo di euro che interessato il gruppo francese,GM ha ottenuto il 7% di PSA. La maggiore partecipazione del costruttore americano permetterà nuove condivisioni tra modelli, nell'ottica di riduzione dei costi imposti dalla profonda crisi che sta colpendo entrambi i gruppi.Nonostante l'aumento di capitale però PSA non naviga in acque tranquille. Dopo un'incontro con i sindacati il marchio del Leone ha confermato il blocco dello sviluppo di una nuova compatta low cost, pronta ad essere prodotta nello stabilimento di Madrid. Posticipato a data da destinarsi anche il lancio dei nuovi cambi automatici a doppia frizione.In casa Opel la situazione non è migliore. A breve verrà annunciata la chiusura di due stabilimenti europei, aumenterà la quota di produzione in Cina e Sud Corea e diversi nuovi modelli saranno semplici "rimarchiamenti" di vetture a marchio Buick eChevrolet.Nell'attesa di conoscere i dettagli dell'operazione, sono trapelate una serie di notizie che confermano la forte condivisione tra i diversi marchi. La nuova Citroen C5 nascerà sulla piattaforma della Opel Insigna. Nel 2016 verrà presentata una piattaforma in comune per i veicoli di segmento B destinati al Sud America e alla Cina. Ad eccezione della 2008 Psa svilupperà i nuovi crossover partendo dai modelli Opel Mokka e Antara e la nuova Opel Corsa, attesa nel 2018, sarà sviluppata da Psa. General Motors arriva al 7% di PSA - Attualità - Motori.it Mi scuso per la formattazione, ma c'ho provato due volte e meglio di così non mi viene.
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Educazione e formazione. Da intendersi come scuola/università/altri percorsi ma anche come guida famigliare, se volete. Propongo di parlarne qui, visto che ne abbiamo già discusso su alcuni altri o.t. diversi. Poi magari potremmo chiedere di spostare qualcosa di già scritto che ci interessa. Non so se si può fare agevolmente. Inizio introducendo un articolo interessante di oggi da La Repubblica web: L'innovazione sale in cattedra così la creatività batte la crisi Dalle elementari alle medie, l'istruzione pubblica prova a reinventarsi. Con progetti che puntano sull'innovazione: c'è chi si autoproduce i libri, chi offre coach ai professori e chi alfabetizza anche i genitori. Ecco gli istituti divenuti d'eccellenza grazie alle idee di MARIA NOVELLA DE LUCA BRINDISI - Il movimento è sotterraneo, carsico, indipendente, refrattario alla burocrazia e spesso anche alle luci troppo forti. È fatto di professori, maestri, ragazzi, presidi, genitori. Batte nel cuore profondo della scuola, quella che resiste, quella che prova a ritrovarsi, come se arrivati all'anno zero (zero fondi, zero prospettive, zero motivazione), da una rete diffusa di realtà piccole e grandi, primarie, secondarie, licei, istituti tecnici, stesse emergendo una reazione dinamica, vitale, magari imperfetta ma autentica. Scuola-villaggio, scuola-agorà, scuola-comunità, 2.0, senza zaino, web-school, "book in progress": bisogna andare dalla Puglia alla Toscana, dalla Lombardia al Lazio, spesso in provincia, tra paesi e borghi che si consorziano in comunità di saperi, per capire e scoprire germogli e fermenti del nuovo. Come in questo Liceo Scientifico Tecnologico alla periferia Brindisi, brutta edilizia in una regione al terzo posto in Italia per dispersione scolastica, 23,4% i giovani che ogni anno disertano gli studi, un tasso di abbandoni altissimo in un'area flagellata dalla crisi, e dove il Petrolchimico fino a pochi anni fa dava lavoro a 12mila famiglie oggi invece ridotte a 700. Eppure qui, all'Itis "Ettore Majorana" è nato tre anni fa il progetto "Book in progress" una scommessa vinta ed esportata in tutto il Paese e già adottata in 70 scuole. Perché c'è chi si autoproduce i libri di testo (book in progress) e chi rivoluziona la didattica dei bambini, ritrovando Maria Montessori e magari Rudolf Steiner. Chi punta sulla tecnologia, chi sullo studio senza libri, chi si propone come diga al disagio delle famiglie, chi alfabetizza, insieme agli studenti, anche i loro genitori. Ci sono scuole che offrono ai prof dei coach che li ri-motivano al piacere dell'insegnare, e docenti che, gratuitamente, si mettono a scrivere libri di testo. "Parliamo mentre stampo un libro", chiede il preside del Liceo Scientifico Tecnologico Ettore Majorana, Salvatore Giuliano, 45 anni, da tre alla guida di questo istituto che oggi fa parte della rete delle 15 scuole italiane certificate 2.0, ossia con alta dotazione tecnologica. Risultati ai test Invalsi di 10 punti superiori alla media, e una visita del ministro dell'Istruzione Profumo nel dicembre del 2011. "Ricordo che era il 2007, eravamo alle prese con la scelta dei libri di testo, ogni anno più cari e spesso fatti male, poco comprensibili... L'idea fu immediata, semplice: perché non proviamo a scrivere e stampare da soli i nostri manuali, con la competenza di tanti anni di insegnamento, in modo da far risparmiare drasticamente le famiglie e aiutare i ragazzi? ". Il progetto passa, i libri vengono elaborati dai docenti, stampati e venduti a pochi euro, il semplice recupero delle spese di tipografia. Genitori entusiasti, ragazzi anche. Ma a quel punto il (vulcanico) preside Salvatore Giuliano rilancia: "Ho convocato le famiglie, e ho chiesto loro di comprare un Pc ai propri figli con i soldi risparmiati dai libri di testo... Del resto per i manuali avevano speso soltanto 35 euro contro i 350 che ci vogliono di solito all'inizio di un ciclo secondario. L'adesione è stata totale, ed è iniziata la rivoluzione tecnologica della scuola". Dal risparmio all'investimento, economia di base. Arrivano le Lim, le lavagne interattive, si crea la rete, si possono seguire da casa le lezioni, le aule diventano connesse tra di loro, lo spazio da fisico si trasforma in virtuale. Il progetto "Book in progress" valica i confini del Majorana e comincia ad interessare sempre più scuole, che via via adottano il sistema. "È tutto lavoro gratuito. Scrivere, stampare, impaginare, spesso di domenica, d'estate, ad agosto - raccontano Maria Rosaria Serio e Gioacchino Margarito, docenti di Chimica - ma mettere a disposizione degli studenti il proprio sapere affinato in tanti anni, invece di far comprare loro un qualunque libro di testo, magari approssimativo e superficiale, è davvero una bella soddisfazione. È stato come ritrovare passione nel lavoro". E se "Book in progress" sta diventando una realtà così capillare che costringerà gli editori di libri scolastici a rivedere, probabilmente, prezzi e qualità dei testi, è risalendo verso il Lazio e la Toscana che si incontra l'esperienza di "Senza zaino", definizione riduttiva per una nuova didattica che sta cambiando il volto della scuola primaria, già sperimentata dal 2002 in 35 realtà. Perché al di là delle classifiche, che vedono Biella al top delle scuole migliori d'Italia (all'avanguardia per alcuni istituti tecnici specializzati nel tessile, ponte verso le aziende), e il Sud (Reggio Calabria) agli ultimi posti, innovazioni e cambiamento si trovano a macchia di leopardo, nascosti magari in territori meno noti, più depressi, in affanno. Da tre anni all'istituto comprensivo "eSpazia", a Monterotondo, venticinque chilometri da Roma, paese meta di migrazioni della middle class dalla Capitale ma anche di molta immigrazione, si sperimenta una didattica particolare basata sul concetto di comunità. Un polo d'istruzione dove le parole d'ordine sono accoglienza e integrazione, i percorsi sono differenziati per ogni allievo e le lezioni frontali, cioè una per tutti, un ricordo del passato. E i prof sembrano entusiasti del loro lavoro. "Le nostre classi vanno dalle sezioni Primavera alla terza media, dai 2 ai 14 anni, con una idea di approccio globale all'insegnamento, e di cooperative learning, chi è più veloce aiuta gli altri, pur nel rispetto e nell'incentivo delle eccellenze", spiega Caterina Manco, dirigente scolastica dell'"eSpazia" dal 1993, anima e motore di questa scuola dove sempre più docenti chiedono di poter lavorare. L'architettura dei corridoi è scarna ma ingentilita da disegni e murales, l'odore della mensa è buono, e basta entrare nelle classi che adottano il metodo "Senza zaino" per trovarsi in aule luminose, senza cattedre, ricche di materiali di ogni tipo, perché nulla si porta a casa ma tutto resta a scuola, in comune. C'è l'angolo dell'agorà (di discussione), l'angolo dell'autocorrezione dei compiti... E poi laboratori, classi aperte, lezioni "lunghe" per i ragazzi delle medie, 90 minuti invece dei soliti 60 per non frammentare il tempo dell'apprendimento, che però avviene in modo creativo, attraverso, anche, teatro, fotografia, grafica, musica, e naturalmente classi 2.0, classi Mac. "Per arrivare al contenuto ogni ragazzo sceglie il medium cioè lo strumento che preferisce, ma attraverso questa flessibilità impara ad imparare". Ma la caratteristica di questo istituto comprensivo, in prima linea nell'accoglienza agli immigrati, ai bambini e ragazzi con handicap, nel riconoscimento dei disturbi dell'apprendimento, è il "tutoraggio" dei professori. Aggiunge con orgoglio Caterina Manco: "Chi arriva in questa scuola viene preso in carico da docenti già esperti nel metodo, e seguito giorno dopo giorno. Questo si traduce spesso in una sorta di ri-motivazione verso l'insegnamento, anche se qui si fanno più ore, viene richiesto più impegno, si passano a scuola intere giornate. E infatti c'è chi dopo qualche settimana chiede il trasferimento, e chi invece fa di tutto per lavorare con noi". Ricorda Marco Barozzi, educatore e fotografo: "Appena arrivato qui mi hanno chiesto di occuparmi di tre ragazzi difficili, anzi difficilissimi... Del mio laboratorio di fotografia non gli importava davvero nulla, erano arrabbiati con il mondo e con la vita, violenti, ma attraverso quel laboratorio si è creato un contatto, una confidenza, che a poco a poco ha vinto le loro diffidenze e sgretolato quel muro. Oggi siamo amici e loro sono ragazzi sereni". L'innovazione sale in cattedra così la creatività batte la crisi - Repubblica.it e aggiungo quest'altro articolo, sempre da repubblica.it, sulla Correttezza Politica del linguaggio scolastico e sui libri di testo, secondo il Dipartimento per l'Istruzione USA, notevole: [h=2]STATI UNITI[/h][h=1]Le cinquanta parole vietate ai minori nelle scuole Usa del politically correct[/h][h=3]Decine di vocaboli proibiti nei test scolastici dal dipartimento dell'Istruzione dello Stato di New York per non 'offendere' determinati settori della società. Così non si possono citare i dinosauri per non far infuriare i creazionisti, né la musica rap perché volgaredal nostro inviato ANGELO AQUARO[/h] NEW YORK - Vietata la parola "dinosauro", che pure ai bambini piaceva tanto dai tempi dei cartoon degli Antenati. Il vecchio "Dino" rimanda all'idea di evoluzione, parlare di evoluzione fa infuriare i creazionisti e quindi non si può, tantopiù adesso che uno di loro, Rick Santorum, punta alla Casa Bianca. Vietata anche la parola "dancing": troppo sexy e licenziosa, meglio non fare balenare per la testa certe idee. E vietata perfino quella parola terribile, "compleanno": i Testimoni di Geova non lo festeggiano, vorrete mica urtare la sensibilità di qualche piccolo devoto. Benvenuti nella classe più politicamente corretta del mondo: dove la preoccupazione di non offendere nessuno sfiora, anzi decisamente sfora, i confini del ridicolo. Anche perché qui siamo a New York e le direttive sui nuovi test rischiano di gettare ulteriore discredito su una struttura scolastica già sconvolta dall'impreparazione degli insegnanti e dalle polemiche sul licenziamento. La lista delle parole bandite è l'ultima follia. Anche perché - si chiedono gli esperti - se togliamo di mezzo le parole più controverse come faremo a testare la capacità d'apprendimento dei nostri ragazzi? Non si può usare la parola "povertà" perché rischia di mettere in imbarazzo l'alunno che si ritrova il papà disoccupato: condizione purtroppo comune all'8,3 per cento degli americani. Non si può usare la parola "divorzio" perché i piccini potrebbero rivivere uno shock famigliare. Non si può usare tantomeno la parola "schiavitù" perché rischia di urtare la sensibilità dei piccoli afro-americani. E non c'è posto neppure per il povero ET: la parola "extraterrestre" turberebbe la fantasia dei più sensibili. Cose, appunto, dell'altro mondo. Eppure le direttive sono nero su bianco nella lettera che il dipartimento per l'Istruzione ha spedito agli editori dei test svolti diverse volte all'anno per valutare i progressi (e i regressi) dei giovanissimi studenti delle elementari: in inglese, matematica, scienze e studi sociali. Il motivo? Quelli del dipartimento per la verità frenano: "Questo è il tipo di linguaggio standard che viene usato dagli editori da diversi anni per permettere ai nostri ragazzi di completare il test senza distrazioni". Distrazioni? Secondo il New York Post, che ha sollevato il caso, con ben cinquanta parole bandite la lista della Grande Mela è però lunga più del doppio di quelle usate negli altri stati. Per carità: che il politicamente corretto sia diventato un'ossessione di questa civiltà basata su un'incredibile miscuglio di etnie e culture non è certo cosa nuova. Proprio qui - e proprio negli anni Settanta delle lotte per i diritti civili - è nata l'espressione "politically correct". Che negli anni Novanta sempre qui ha poi dato origine a quell'opposto estremismo che va sotto il nome di "politicamente scorretto". Da allora la guerra culturale tra destra e sinistra ha invaso il mondo. E anche da noi, si sa, gli spazzini sono diventati operatori ecologici e i ciechi, che pure inalberano una benemerita Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, dopo diventati appunto non vedenti. Ma perché adesso devono essere i bambini a pagare per l'imbarazzo linguistico dei grandi? Nei test non si può citare la musica rap perché volgare. Non si possono citare neppure le parole "videogame" e "televisione": non fanno rima con educazione. Ma togliendo ai ragazzi la possibilità di discutere di ciò che conoscono meglio non è controproducente? Sostiene Deanna Kuhn del Collegio degli Insegnanti della Columbia University: "Se lo scopo dei test è stabilire le capacità di organizzazione del pensiero, allora proprio i termini più controversi, cioè quelli presenti nel dibattito pubblico, sono esattamente quelli su cui gli studenti dovrebbero misurarsi". Ma that's America : con tutte le sue contraddizioni. "Perché questo è solo l'ultimo esempio di una causa di sinistra che finisce per avere implicazioni di destra" dice a Repubblica Thaddeus Russell, autore di quella A Renegade History of the United States che ha reincendiato il dibattito sul politicamente corretto. "Se ai ragazzi si impedisce di discutere di temi così importanti come povertà, evoluzione, religione e divorzio, allora non saranno mai capaci di pensare in maniera differente dello status quo". Restando, insomma, tanti piccoli dinosauri: se solo potessero confrontarsi con quella parola vietata ai minori. http://www.repubblica.it/scuola/2012/03/27/news/le_cinquanta_parole_vietate_ai_minori_nelle_scuole_usa_del_politically_correct-32260266/
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Da La Repubblica web di oggi, tra i titoletti sulla riforma del lavoro. [h=1]Marchionne: "Fiat rimarrà in Italia Articolo 18, lasciare lavorare Monti"[/h][h=3]L'amministratore delegato del Lingotto parla del caso Melfi e della riforma del lavoro: "Ci siamo appellati, ma non per questo lasceremo il Paese"[/h] TORONTO - Fiat non lascerà l'Italia per il caso Melfi e Monti deve andare avanti sull'articolo 18. A parlare, in un'intervista al Corriere Canadese e al settimanale Tandem , è l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, dopo la pubblicazione delle motivazioni della Corte d'Appello di Potenza 1 sul licenziamento dei tre operai di Melfi. "Ci siamo appellati. Lasciamo decidere i giudici", aggiunge Marchionne riferendosi al caso Melfi. Alla domanda se la sentenza possa essere uno dei motivi che potrebbero spingere la Fiat a spostarsi fuori dall'Italia, Marchionne è stato deciso: "La risposta è no. Lo abbiamo già detto". L'ad, in Canada per l'inaugurazione della prima concessionaria esclusivamente Fiat in Nord America, la Maranello Fiat di Vaughan, nei pressi di Toronto, città nella quale è cresciuto, ha parlato anche della riforma del lavoro: "L'articolo 18 è nelle mani del premier Monti. E' impegnato nel progetto e dobbiamo consentirgli di andare avanti. Senza stop". Marchionne: "Fiat rimarrà in Italia Articolo 18, lasciare lavorare Monti" - Economia e Finanza con Bloomberg - Repubblica.it Naturalmente, c'è da sperare che quel "non per questo lasceremo il Paese", significhi che non lasceranno il Paese neanche per altri motivi. Personalmente, spero che il riferimento di Marchionne a Monti non voglia essere una esortazione ad andare avanti per decreto/fiducia.
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Ehm, cù-cù. Gimmo, questa non te l'aspettavi, non potevi: Auto usate: Audi, A6, AUDI NSU Ro80 AutoScout24 pagina di dettaglio
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@ Ririno: posso segnarmi "la questione wannabe è da estendere non solo su Bmw"? O magari me la metto in firma? Come detto da 12walker92, non è necessariamente questione di wannabe o meno. Parliamo di un'auto da scegliere con passione, conoscenza tecnica, stile, eleganza, sportività effettiva e, verso la fine, usabilità e manutenibilità come prima vettura per uno stipendiato medio, sguizzero finché vogliamo, ma stipendiato medio. Credo (... in un solo marchio etc .... ). L'obiettivo non è ancora pienamente centrato, ma il cerchio si è ristretto parecchio e di tempo ce n'è, pure troppo. Se fosse la mia prossima macchina, necessariamente seconda di famiglia o terza se consideriamo il camper, non mi vergogno a dire che dovrebbe soddisfare, in sintesi, anche questi requisiti: - sovrasterzo di potenza, forte ma controllabile, per quelle due volte l'anno; - suono del motore, da dentro e da fuori, come solo una buona sportiva sa esprimere, anche con motore, scarico ed aspirazione di serie, e senza dover vedere per forza gli 8000 giri. Che c'entra? Mica è per me, è per Gimmo, lo so. Ma cerco di esprimere alcuni possibili sentimenti inespressi o un po' vergognosi. Poi va bene tutto: Gimmo sembra prediligere l'assetto basso largo e piantato, ma con l'avantreno svelto e la coda che segue. Ma se si mette a fare le ellissi, trova tante incoerenze ovunque. E questo conta, lo capisco. La sintesi perfetta non esiste, fortunatamente. Anche perché, se compri bene, puoi sempre contare di cambiare sogno dopo esserti tolto i giusti sfizi. Da Civic così così a quella K20izzata, da Prelude a ... boh, da Coupé di Bangle a Brera 3.2. O magari da t.a. a t.p., infine. La finisco. Tanto tra questo e i due sulle Alfa, stiamo freschi. Scusate, dimenticavo la Cx5 . A dopo
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Ciao Gimmo, solo una notiziuola di servizio: sulla copertina di Quattroruote ora in edicola, c'è il richiamo a un servizio sulle usate sportive da 10.000 euri. Non ho potuto sfogliarlo perché è cellofanato con un allegato. Ma l'hai vista la GTV V6 tb che t'avevo segnalato, quella pescarese?
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Se ti accontenti del test, senza rilevamenti strumentali, faccio la sintesi di quello su Motociclismo di marzo. Stasera, però. E solo se mi includi tra i ragazzi!
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Ah, bello! Tra l'altro le ricerche Eurispes sono tra le più accurate. Manco a dire che possano avere poco senso, come per le tabelline che ho inserito al volo ieri. Il metodo specificato sembra sensato, sempre che quelli della GdF siano campioni e non casi già sospetti. Quindi, se tutto quadra, sui 280 mld di lavoro sommerso possiamo dire che c'è un buon 35-40% di evasione = minimo 90 mld Ancora, sui 150 mld di sommerso delle imprese, quanto facciamo? 7% di utile lordo = 10 mld x 50% = minimo-minimo 5 mld Con gli affitti non dichiarati, oltre 90 mld, come ci vogliamo regolare? 25% per stare buonini e sono = altri 22 mld Ho fatto grosse cazzate per i nervi oppure stiamo a quasi 120 mld di evasione? Tutto ciò su dati 2010. Comunque il rapporto Eurispes, quello grosso, in genere me lo danno ogni anno. Vi faro sapere di più.
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Da Motoblog di oggi: [h=1]MotoGP: Dorna ancora in cerca di una accordo con le case per il regolamento 2013[/h] La Dorna, organizzatore e detentore dei diritti commerciali del Motomondiale, sta ancora discutendo con Honda, Yamaha e Ducati in merito al nuovo regolamento per la MotoGP 2013, che dovrà raggiungere il doppio obiettivo di ‘tagliare i costi’ ed assicurare un futuro stabile al massimo campionato motociclistico del mondo.L’ultima tornata di test ufficiali della classe a Jerez ha offerto l’ennesima occasione di confronto tra le parti, le cui posizioni sono ormai note: da una parte Dorna che spinge per avere una folta griglia di partenza e miglioramenti allo ’spettacolo’ offerto dalla categoria, dall’altra l’MSMA(l’associazione dei costruttori) che, benchè concorde sulla necessità di ridurre i costi, vuole mantenere sufficiente libertà sul piano tecnico in modo che il lavoro di ricerca e sviluppo possa avere sbocco in ambito produttivo e commerciale.Gli incontri di Jerez sembrano aver portato a dei progressi sull’argomento, che porterebbero all’introduzione di nuove regole - anche piuttosto radicali - che dovrebbero abbattere i costi e ridurre il divario prestazionale tra prototipi e CRT. Sembra ormai certo che la MotoGP adotterà la regola della “Moto Unica” per tutta la stagione, con una limitazione del regime massimo di rotazione da fissare tra i 14.500 e i 15.000 giri e un peso di 160 kg. Inoltre, il costo del leasing dei prototipi per i team privati avrà un limite massimo di 1 milione di Euro. Tra le altre regole in discussione, si parla anche di un tetto massimo per il costo di una CRT (che dovrebbe essere fissato a 750.000 €), e di una riduzione dei motori disponibili per ogni pilota da 6 a 5 all’anno, ma questa regola non dovrebbe valere per le CRT. La riduzione del divario tra CRT e MotoGP appare comunque come uno degli argomenti su cui sarà più difficile trovare un accordo: infatti - anche se le CRT devono ancora fare il proprio debutto in gara - i test prestagionali hanno evidenziato come in pratica il solo Randy de Puniet (con la ART delTeam Aspar) sembra avere al momento un pacchetto in grado almeno di ‘infastidire’ i prototipi più lenti. Tuttavia, se le cose dovessero rimanere così come appaiono ora, le CRT dovrebbero accontentarsi di un ruolo da semplici ‘comparse’, svolgendo una propria ‘gara nella gara’ adistanza siderale dalle posizioni che contano, ed é evidente che questo non é quello che Dorna ha in mente. Dall’altra parte, i costruttori non vogliono cedere troppo terreno sulla questione in quanto non potrebbero tollerare che i propri prototipi ultra-tecnologici siano ‘minacciati’ da moto dal carattere molto meno ‘nobile’. Dorna vuole dare il massimo supporto possibile ai team satellite, ma al momento sembra probabile che una decisione definitiva sulla questione verrà presa verso metà stagione 2012, quando il reale potenziale di questa nuova categoria sarà più chiaro. Carmelo Ezpeleta, numero uno di Dorna, ha così commentato l’esito dei meeting di Jerez: “”Dorna ha fatto una proposta ai costruttori: alcune idee sono state accettate ed altre no. Ora saremo noi a studiare le loro proposte in modo da presentarci al prossimo incontro in Qatar (in occasione della prima gara) per trovare un accordo su come migliorare il campionato, ma anche in modo tale da renderlo economicamente sostenibile.” Tra i maggiori ‘vantaggi‘ concessi alle CRT quest’anno ci sono un serbatoio di 3 litri più grande e un numero di motori disponibili doppio rispetto ai prototipi (12 contro 6). Ezpeleta ha anche elencato alcune delle regole che sono state discusse con le case: la regola della ‘Moto unica’ per ogni pilota come in Moto2 e in Moto3; un limite al numero dei meccanici per pilota; limite di costo per le moto; la creazione di una regola che imponga ai costruttori di schierare 2 moto factory più 2 altri prototipi in squadre satellite. Non si può non notare come quest’ultima ‘idea’ (2 prototipi factory + 2 private) sia praticamente la situazione che avremo in griglia nel 2012, e che quindi - salvo l’improbabile arrivo di nuove case - le CRT continueranno ad essere la tipologia di moto numericamente più presente in MotoGP ancora per qualche anno. Herve Poncharal, boss del Team Yamaha Tech3 e presidente dell’associazione dei team, crede che comunque ci sia una buona base di partenza per il negoziato tra Dorna e costruttori: “Sembra che ci sia consenso sulla regola della ‘Moto unica’. L’obiettivo principale é ridurre i costi e l’MSMA sembra aver accettato questa proposta, quindi al momento sembra quasi certo che l’anno prossimo avremo anche noi la ‘Moto Unica’. Carmelo [Ezpeleta] é estremamenterisoluto su questo punto e ha chiesto a tutti noi (le squadre private) di non accettare nessun negoziato con le case per fare il leasing di una moto a più di un milione di Euro. Ci ha detto chiaramente che i costruttori devono accettare la cosa, senza che possano andare da altri per cercare di vendere le moto a 2 milioni.” “Carmelo vuole che tutto sia deciso entro la fine di Maggio - ha spiegato Poncharal - in modo che tutto possa essere ufficializzato entro la fine di Giugno. Il suo obiettivo é introdurre dei cambiamenti graduali che portino ad una griglia interamente composta da moto di livello simile entro il 2015. Una cosa comunque deve essere chiara: Carmelo non stà facendo la guerra a nessuno. Non sta facendo la guerra all’MSMA perchè sa benissimo quello che Honda, Yamaha e Ducati hanno dato a questo campionato, e se dovessero abbandonare sarebbe una perdita enorme per tutti.” Mike Trimby, boss della International Race Teams Association, é ancora più specifico sul tema dei costi: “Avere una moto factory in leasing ad un prezzo inferiore della CRT non avrebbe senso, anche se alla fine la CRT rimarrebbe di proprietà del team. Avere una griglia fatta interamente di prototipi gestiti direttamente dalle case o da team satellite sarebbe l’ideale, ma nelle condizioni in cui versa attualmente l’economia non può esserci niente di sicuro. Anche se BMW e Suzuki entrassero nel campionato, ad andar bene ci sarebbero al massimo 8 moto in più. Pensiamo che il futuro più realistico della MotoGP sia basato su moto CRT piuttosto che sui prototipi.” Per la cronaca, l’ultima vittoria di un team satellite a in una gara della MotoGP risale all’Ottobre 2006, quando lo spagnolo Toni Elias - in sella alla RC211V del team Fortuna Honda - conquistò al fotofinish su Rossi (per 2 millesimi) la sua unica vittoria nella classe regina all’Estoril, togliendo al pesarese 5 punti che risultarono poi decisivi per l’assegnazione del titolo mondiale di quell’anno a Nicky Hayden MotoGP: Dorna cerca l'accordo con le case per il regolamento 2013
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In effetti sei un 25enne anomalo , se già ti senti, a ragione, di poter fare il prof. U.Galimberti preoccupandoti degli adolescenti di oggi e dei loro genitori. Come dici alla fine, gli stimoli sono tanti, forse troppi. Mica si può porre un freno. Allora bisogna guidare al discernimento e non è facile. Davvero, neanche per chi ha tutte le "armi" a disposizione, figuriamoci per gli altri. La scuola, sempre migliorabile e da migliorare, non può andare oltre il suo ruolo, che credo si sia ridotto, per forza. I primi a dirlo sono gli stessi adolescenti. La famiglia, il mondo degli adulti: in media, è già tanto se riusciamo a non trasmettere troppa preoccupazione. Che poi, magari fosse pre-occupazione come trent'anni fa: significava progetto, prefigurazione, sviluppo. Ora significa più spesso ansia e disperazione. Proprio oggi, mia moglie, architetto-insegnante, di ritorno dal liceo artistico: "dice tizio, bravino, 16 anni, che, pur appassionato di disegno e di storia dell'arte fin da piccolo-piccolo, non ha voglia di fare niente, a casa non fa niente, me l'ha detto lui all'uscita, e che con la madre, architetto, molto impegnata, non ci parla da anni e che il padre è simpatico ma lavora lontano". Banale, no? Nella media? Dall'introduzione de L'ospite inquietante - Il nichilismo e i giovani di Umberto Galimberti, appunto: ... la scuola non sa più cosa fare, solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma non sono tanto gli oggetti che di anno in anno diventano obsoleti, ma la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa. Il presente diventa un assoluto da vivere con la massima intensità, non perché questa intensità procuri gioia, ma perché promette di seppellire l'angoscia che fa la sua comparsa ogni volta che il paesaggio assume i contorni del deserto di senso. Non continuo, anche perché mi rendo conto che così può sembrare che anche un ottimo professore e filosofo non serva. Invece non ci credo e per cercare di fare bene il padre ho scelto, per il momento, di lavorare in gran parte da casa. Il pomeriggio cerco di seguire mia figlia alle prese con la prima elementare e con le sue vere prime situazioni extra-famigliari impegnative. Per il momento posso farlo e preferisco. E mi pre-occupo, sperando di avere gli strumenti sufficienti. Mi viene in mente una pubblicità anni '80 su Motociclismo, credo: foto a tutta pagina o quarta di copertina, un belloccio in abito scuro si sta infilando il giaccone e il casco, nel centro di Milano. Quest'uomo appartiene a una specie in via di apparizione*, le sue consulenze vengono pagate a peso d'oro. Appena può inforca la sua vecchia potente motocicletta .... *Young Urban Professional, bla-bla. Mi urtava, ma ne subivo il fascino, sicuramente, infatti me la ricordo. Scusate la lunghità
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mia sintesi da Motociclismo, marzo 2012, Marco Riccardi Luglio 2011: Eagle Bike, di Sandro Capotosti e Ruggeromassimo Jannuzzelli, si aggiudica, per 1,96 mln di euro, l'asta fallimentare per il marchio Moto Morini e, mi sembra, per stabilimento, macchinari e tutto. Riprende ora la produzione, dopo due anni di fermo, salvo le 400 moto assemblate dal curatore fallimentare (a mano proprio da lui ), quelle vendute a prezzacci e senza garanzia. Granpasso, Scrambler e Corsaro i modelli da sviluppare, tutte 1200 cc. col motore del mitico Lambertini, affinato. Vendita, come detto, solo su internet. Il configuratore permette la personalizzazione. Prezzi scontati in virtù della mancanza di intermediazione. Consegne presso la rete di assistenza o in fabbrica. Prove, ogni quindici giorni, partendo dalla sede produttiva, per toccare con mano. Nessuna partecipazione ai saloni di Milano e Colonia. "Vogliamo ritrovare le vere Morini. Le ultime non rispettavano il Marchio". Da qui l'operazione Rebello Giubileo, ispirata dalla Rebello 175 cc. del 1955, subito vincente e base della Bialbero 250 di Tarquinio Provini e Giacomo Agostini. 120 cv, V2 di 87°, telaio in tubi ma differente dalle ultime, ciclistica evoluta, abs Bosch, 600 esemplari per il 2012. Operazione di fidelizzazione: prenotabili, solo sull'asta sul web, 20 esemplari al giorno, con acquisizione di diritto di prelazione ad offerta libera senza valore minimo e fino al valore prefissato della moto. Foto e didascalia marchettare sulla rivista: orologio da parete in sede, marchiato, fermo sulle 3 e 1/2.
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Qualche parentela con Cruze?
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- chang'an
- chang'an eado
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Mi rendo conto e sicuramente ho esagerato anch'io. E' che, da pescarese, sono particolarmente sensibile a queste tematiche, perché qui da noi c'è una discreta integrazione coi rom stanziali, costruita nel corso di diverse generazioni. Pensa che in molti sappiamo parlare anche un po' di romanì. "Da pappone" rende meglio, e se è offensivo per qualcuno, se l'è cercata con l'illegalità praticata. Ho fatto caso più volte alla tua delicatezza, oltre che alla tua competenza stilistica. Grazie per la specificazione .
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- explorer sport 2012
- ford
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La Bmw E36: prescindendo da connotazioni etniche che trovo fuori luogo e offensive, non mi pare che sia invecchiata bene. La prenderei in considerazione solo nel caso di un esemplare perfettamente conservato, usato pochissimo e con motorizzazione importante, 2.5/2.8. Casomai la E46 (Bangle), pure quella solo sopra ai 2200 cc., solo Ci, non modificata, e solo in alcuni colori, ad esempio verde, chiaro o scuro. Se ne trovano. Mi pare che Gimmo le abbia comunque escluse.
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Tra l'altro la strategia di vendita della nuova proprietà è molto particolare: vogliono fare tutto via internet e col sistema delle offerte, anche per i prossimi modelli, iniziando appunto con questa Rebello. Se interessa posso sintetizzare l'intervista su Motociclismo di marzo.
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Ahh, ti piace, ehh !? Ma non ne avevamo già parlato da qualche altra parte? Boh. Comunque credo sia proprio bella, anche se mantiene alcune esagerazioni, come il serbatoio molto gibboso. E' vero che quel motorone è voluminoso e che c'è pure una bella cassa-filtro, però complice il faro basso, mi sa che il serbatoio si vede pure da davanti. Sembrano notevoli pure lo scarico e il codino corto d'annata.
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Sì, sono dati presi in fretta e decisamente non uniformi. Giusto per iniziare a ragionarci ... Come detto sopra da Cosimo, non si capisce se sono comprese le Spa in mano pubblica, ma credo di no (purtroppo). Giò fa giustamente riferimento ai troppi dirigenti: sono d'accordo, sono proprio tanti e scelti con criteri particolari. Se ricordate, le riforme Bassanini avevano, tra gli altri, lo scopo di responsabilizzare molto di più i dirigenti, togliendo potere alla politica, specie quella locale, leggi assessori. Senonché i dirigenti, oltre a quelli di carriera, cioè con regolare (!?) concorso, contano un numero spropositato di colleghi "fiduciari". Quindi, cambia la giunta e ogni assessore rinnova la dirigenza, col risultato che uno di carriera viene parcheggiato (continuando a prendere lo stipendio ma non la posizione organizzativa) e viene aggiunto quello scelto ad minchiam. Quest'ultimo sarà grato a vita, specie se poi gli verrà fatto il concorsino su misura per stabilizzarlo. Grato a vita significa pure, è ovvio, che dovrà ricambiare, che sarà ricattabile e che firmerà qualsiasi cosa. Questo è uno dei motivi del proliferare di inquisiti nella p.a., politici e dirigenti. Non voglio fare banali moltiplicazioni per il numero di Regioni, Province, Comuni, Comunità Montane .... , ché poi non riesco a cucinare la cena ....
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Non mi fa piacere, lo ammetto. D'altronde non mi sembra ci fossero acquirenti alternativi Italiani. Per quel prezzone, poi. A proposito del prezzone, davvero alto (complimenti ai Bonomi), sarebbe interessante vedere lo stato patrimoniale, per capire anche il saldo tra debiti/crediti realmente esigibili e altre voci grosse. Das moto! Che sottofondo mettiamo? Moby, Mozart o il de profundis?