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pennellotref

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  1. Puntuali come il dott. Befera : http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/03/fiat-ha-comprato-chrysler-super-bowl/867966/ "Il mondo sarà anche globale, ma qualcosa non mi torna. Non ci avevano detto che Fiat aveva comprato Chrysler, che l’azienda torinese guidata da Marchionne era divenuta proprietaria del 100% della fabbrica? Che eravamo diventati tutti più grandi e più globali perchè avevamo salvato anche le fabbriche nordamericane? Poi, domenica sera ho visto il meraviglioso commercial della Chrysler con protagonista Bob Dylan andato in onda durate il Super Bowl e qualcosa non mi torna più. Anche Bob mi ha spiazzato. Lo slogan è «America’s Import» e lo spot è un (legittimo) inno all’orgoglio americano di aver inventato l’automobile moderna e di non voler perdere questa eredità. Come dire americani, comprate americano. Niente di strano. Solo che qui da noi qualcuno ci aveva detto che ora la Fiat aveva rilevato la Chrysler. Dalla pubblicità sembrerebbe il contrario. Certamente il messaggio che si vuol far passare agli americani non è quello di comperare un’auto italiana, prodotta e sostenuta dal lavoro e dal capitale italiano. O forse Marchionne ed Elkann temevano di essere scambiati per italiani. L’altro pensiero ci viene da Bobby. Nel commercial sembra Johnny Cash o in ogni caso il prototipo dell’artista americano, del simbolo della middle class, lui che ha trovato per primo e meglio di chiunque altro le parole e la musica per svelare il lato meno retorico dell’America, lui che è stato l’apostolo delle minoranze, degli oppressi e dei dimenticati. Le due cose non si escludono, ma da Bob Dylan a Dolly Parton il passo è grande…e qui assomiglia molto di più all’autrice di Jolene. Bobby a dire il vero non è nuovo a questi temi. Già nel 1983 nell’album «Infidels» aveva criticato la delocalizzazione produttiva con «Union Sundown» e nello spot Chrysler il tema di fondo è lo stesso, anche se venato di nazionalismo industriale. Industria e arte ancora una volta si incrociano. Il mix non è banale. Anzi fa meditare. Il confine tra l’arte e la menzogna scompare. Dipende dal punto di vista dal quale lo si osserva. Bobby può mentire, come artista (e che artista!) ne ha tutto il diritto. Nella finzione certamente sa calarsi bene, al punto da diventare sincero, convinto (da un ricco contratto, e non solo!) e convincente. Ma la Fiat può continuare a mentire sapendo di mentire? L’arte sublima la menzogna, ma non la cancella. La Fiat con questo commercial ha ufficialmente dichiarato davanti alla più grande platea del mondo, quale è appunto quella del 48° Super Bowl, di essere divenuta un’azienda statunitense. Speriamo che anche in Italia se ne prenda atto." GRANDI !!!!!!!!!!!!!
  2. Anche..........Imho per chi lo sa, ossia per chi sa che Maserati e FCA sono la stessa baracca !!!!!!!!
  3. Udite, udite ?!?!?!??!?!?!?!??!??!?!!? Uno dei tre spot FCA per il Superbowl 2014 è dedicato alla Mase Ghibli !!!!!!!!!!!!!!! P.S.: Ma quanto è coatto-esagerone il franzoso ???????????
  4. Dettagliata spiegazione del funzionamento dei nuovi motori di F1. Per chi è ferrato con l'inglese Still a little confused about 2014 F-1?
  5. Ladies & gentlemen............Il verbo di Sua Maestà Dott. Prof. Furio Colombo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/02/litalia-senza-fiat-le-favole-e-la-realta/866389/ "Forse ricorderete certi giorni drammatici della crisi greca. Sembrava che non solo l’economia del Paese, ma lo Stato greco come istituzione fosse sul punto del fallimento senza ritorno. Spaventava una temuta analogia con l’Italia. La risposta rassicurante è sempre stata: ma in Grecia non c’è la Fiat. Da più di un un secolo, generazione dopo generazione, ci siamo abituati a essere una grande potenza industriale, perché intorno alla Fiat era cresciuta un fitta distesa di imprese. Non parlo solo dell’immenso indotto (che poi, a sua volta, creava altri indotti in settori simili quanto a materiali e lavorazioni ma per prodotti diversi, lontani dall’automobile). Anche la nostra immagine nel mondo era fatta di Fiat. Non solo perché non ci sarebbe stata Pirelli, senza Fiat, e non sarebbe durata fino ai nostri giorni la Ferrari senza Fiat. Ma perché la presenza, la continuità, l’internazionalizzazione della Fiat era una specie di garanzia vasta e implicita per ogni nuovo imprenditore italiano che debuttava nel mondo. Suggerisco di non cadere nella trappola di immaginare – come consolazione e magari come vendetta – un’Italia che non ha mai avuto la Fiat. Possibilissimo. Forse ci sarebbero più verde, più treni, e meno autostrade. Ma il Paese non apparirebbe, come appare ora, improvvisamente e brutalmente mutilato. E forse, fino a questo momento, sarebbe apparso più piccolo e meno importante. + Si conoscono esodi, anche drammatici, di grandi gruppi imprenditoriali da un Paese all’altro. Credo che il caso Fiat sia il primo che avviene non per cambio di proprietà, ma sotto la guida degli stessi azionisti che hanno deciso di vivere, pagare tasse, incassare dividendi, crescere e curare i loro affari altrove. È bene non dimenticare che la partenza Fiat avviene dopo avere abbandonato l’associazione degli altri imprenditori italiani, la Confindustria, dicendo al mondo che l’altra imprenditoria di questo Paese non è all’altezza. Avviene dopo avere umiliato gli operai in parte cacciandoli, in parte dividendoli, ma lasciandoli quasi tutti in cassa integrazione, facendo sapere che costano troppo e che con loro uno bravo come Marchionne non intende trattare. Nel caso che qualcuno avesse in animo di investire in Italia, avrà il suo peso la lettera di raccomandazione dell’ad di ciò che è stata la Fiat agli imprenditori del mondo. Ci dicono che alcune fabbriche della ex Fiat rimangono in Italia, e appena l’Italia sarà uscita dalla crisi riprenderanno a produrre. Anzi, all’Italia è stato assegnato il settore lusso, che è più remunerativo. Se vende. Ma perché allora portare la Cinquecento torinese nell’America in piena ripresa, e far produrre a Torino Cherokee e Suv di stazza americana, come se stralunati cittadini italiani appena usciti (se, quando ne usciranno) dalla peggiore crisi dopo la guerra, avessero subito il desiderio di caricarsi il costo di macchine americane? Però se il settore, come è prevedibile, langue, sarà inevitabile dire: visto? Abbiamo fatto di tutto, ma gli italiani costano troppo e non vendono. Anno fiscale dopo anno fiscale (che si computa a Londra) le filiali italiane richiederanno, da un management saggio, ridimensionamenti adeguati. Pensosi economisti diranno che è inevitabile e anzi dovuto in base alle leggi del mercato. E sindacalisti prudenti dichiareranno di volta in volta che, ancora una volta, nei limiti del possibile, sono stati salvati (indicare il numero sempre più piccolo) posti di lavoro. Nei limiti del possibile. Si vede a occhio che quel “possibile” si sta restringendo da un pezzo. Niente investimenti, niente progetti, niente nuovo management, al posto di quello in partenza. In un prossimo, prevedibile e non lieto futuro, la “vittoria” dei sindacati sarà di avere salvato due stabilimenti su tre, poi uno su due. Alla fine si leverà un coro di sinceri apprezzamenti per i successi della Chrysler, una fabbrica americana di auto e motori dislocata a Detroit (Stati Uniti) con filiali nel mondo, tra cui l’Italia, con una proprietà coraggiosa (ha saputo sradicarsi dalla provincia costosa, che era una palla al piede) e perciò apprezzata dai mercati. Avete notato? Questo testo, che intendeva far notare la ferita grave di un’Italia senza Fiat, (un Paese amputato della sua massima industria che, di colpo, perde paurosamente valore) è diventato un elogio di questa proprietà. Dopo tutto, potranno dirvi che, quando lo hanno deciso, annunciato e festeggiato non si è presentato neppure uno straccio di sottosegretario per sapere dove andava, e perché e con chi, l’azienda simbolo del Paese, allo stesso tempo garantita e garanzia dell’Italia. Dopo vicende del genere non ci sono mai ritorni. La tenaglia americana ti accetta, ma non molla. E poi quell’infelice nuovo nome, FCA, si legge male e suonerebbe imbarazzante in Italia. Non preoccupatevi. Qui, in terra di colonia, non dovranno mai pronunciarlo. A loro basta che si dimentichi che qui, ai tempi di Gianni Agnelli, c’era la Fiat."
  6. Parziale OT. Gli americani hanno le nostre stesse italiche preoccupazioni: https://twitter.com/RalphGilles/status/428804361095880704 Evidentemente il capo di SRT è stato adeguatamente indottrinato da Maglione !!!!!!
  7. Personalmente al riguardo non so nulla, però so che la gran parte delle corporation americane (Ford inclusa, GM non so) ha la sede legale nel Delaware, che è a tutti gli effetti il paradiso fiscale degli USA. In tale stato sono del tutto legali anche le società anonime. Tanto per dire addirittura la società controllante della maggioranza assoluta delle azioni della AS Roma è domiciliata nel Delaware: AS Roma SPV LLC
  8. Magari è un omaggio al "gearhead" che è in Lui !!!!! Grande Giorgione Moroder !
  9. El grappin m'ha dato alla testa !!!!!!!!! - - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - - Era il capo delle attività sportive Alfa negli anni '90 e quindi capo della spedizione - vincente - del Biscione nel DTM con la "puledra" di cui sopra.
  10. Già postato su 3D 2015 Chrysler 200.........Posto anche qui per completezza e perdonate il parziale OT : Intervista di Allpar al capo ingegnere del progetto 200 Mitch Clauw: 2015 Chrysler 200 Chief Engineer Mitch Clauw at the 2014 DC Auto Show Passaggio interessante: "Q: How does the suspension architecture differentiate between this and the Dart? Mitch: Very. The Dart is a non-isolated rear bi-link suspension. This is a four-link, completely independent, completely isolated rear suspension. There’s no commonality at all. So the Ds, which would be anything that’s above a C like the Cherokee, they get fully independent, fully isolated rear suspensions. Q: How much freedom did you have in engineering with the 200 vis-à-vis the Giulietta? Mitch: I happen to know them very well. Actually, the only commonality when you get all the way up to a 200 really is in the steering system. The dual-pinion electronic steering system is very common with the Giulietta. Because the Giulietta is a very narrow car and this is a wider car because it’s a D, the Giulietta is a very small C so there’s very little that we could use actually the exact same parts. We have really not a lot of commonality with Giulietta, just the basic steering system. Then the front suspension is similar to theirs. It’s MacPherson-based, but the geometry is different for this vehicle because of the powertrains it takes, etc. We have a different roll-center. It had very different . . . the Alfa, it’s like more of a go-kart, extremely biased towards handling and very little towards drive. This vehicle had to balance both, so we had to change the geometry." Ma soprattutto..............leggetevi questa: Q: On the subject of handling the geometry, are you involved at all with the rear-wheel drive platform that’s supposed to be used by both Alfa and Dodge? Kathy: We haven’t talked about Alfa at all as a company, so that would be no. Mitch: You’ll have to talk to them. Kathy: That’s something that until we announce something, we wouldn’t talk about that at all. P.S.: CHE DITE.........................E' UNA CONFERMA ?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!? Legenda: Lisa Barrow, Northeast regional representative; Kathy Graham, C/D communication manager
  11. Intervista di Allpar al capo ingegnere del progetto 200 Mitch Clauw: 2015 Chrysler 200 Chief Engineer Mitch Clauw at the 2014 DC Auto Show Passaggio interessante: "Q: How does the suspension architecture differentiate between this and the Dart? Mitch: Very. The Dart is a non-isolated rear bi-link suspension. This is a four-link, completely independent, completely isolated rear suspension. There’s no commonality at all. So the Ds, which would be anything that’s above a C like the Cherokee, they get fully independent, fully isolated rear suspensions. Q: How much freedom did you have in engineering with the 200 vis-à-vis the Giulietta? Mitch: I happen to know them very well. Actually, the only commonality when you get all the way up to a 200 really is in the steering system. The dual-pinion electronic steering system is very common with the Giulietta. Because the Giulietta is a very narrow car and this is a wider car because it’s a D, the Giulietta is a very small C so there’s very little that we could use actually the exact same parts. We have really not a lot of commonality with Giulietta, just the basic steering system. Then the front suspension is similar to theirs. It’s MacPherson-based, but the geometry is different for this vehicle because of the powertrains it takes, etc. We have a different roll-center. It had very different . . . the Alfa, it’s like more of a go-kart, extremely biased towards handling and very little towards drive. This vehicle had to balance both, so we had to change the geometry." Ma soprattutto..............leggetevi questa: Q: On the subject of handling the geometry, are you involved at all with the rear-wheel drive platform that’s supposed to be used by both Alfa and Dodge? Kathy: We haven’t talked about Alfa at all as a company, so that would be no. Mitch: You’ll have to talk to them. Kathy: That’s something that until we announce something, we wouldn’t talk about that at all. P.S.: CHE DITE.........................E' UNA CONFERMA ?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!? Legenda: Lisa Barrow, Northeast regional representative; Kathy Graham, C/D communication manager
  12. Beh...............questa è ganza !!!!!!!!!! P.S.: che sia un'avvisaglia della possibile, futura "collaborazione" tra le "truppe maglionate" e quelle "nipponiche de-wolkswagenizzate" ? 'Sto spot "puzza" molto di "franzoso"........ - - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - - http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/hollande-che-scappa-dallamante-su-uno-scooter-piaggio-non-tradisce-solo-la-compagna-ma-70500.htm "5 - SE HOLLANDE TRADISCE LO SCOOTER FRANCESE«Signor ministro, abbiamo scoperto con grande piacere che per i suoi spostamenti privati il presidente della Repubblica utilizza uno scooter a tre ruote. Peccato che si tratti di un prodotto straniero...». Inizia così la lettera, a metà tra il serio e il faceto, inviata al ministro del Rilancio produttivo Arnaud Montebourg (animatore della battaglia per il "made in France") da Wilfried Hemmerle, titolare di una concessionaria parigina di scooter Peugeot. LO SCOOP DI CLOSER SU HOLLANDE E JULIE GAYET Nelle foto pubblicate da Closer sulla relazione con l'attrice Julie Gayet, si vede infatti chiaramente che lo scooter utilizzato dalla guardia del corpo di François Hollande è un Piaggio MP3. Lo stesso Hemmerle riconosce che si tratta del prodotto leader di mercato, ma ricorda come dall'anno scorso Peugeot sia diventata, con il suo Metropolis, concorrente della società italiana. Oltre a tradire la compagna Valérie, Hollande ha insomma tradito anche i prodotti francesi. Montebourg ha seriamente risposto che il problema esiste e verrà rapidamente risolto. (M.Mou.)" :rotfl: Che fa il ministro ? je buca le rote co' 'na zaccagnata (rigorosamente francese ovvio) ?
  13. LA CUCCAGNA DI MARPIONNE - LA FIAT NON VENDE PIÙ, MA CON IL COLPACCIO Da "il Fatto....": "Il 26 giugno 2012 la Juventus degli Agnelli chiude l'accordo con il Manchester City e compra Carlos Alberto Tevez: 9 milioni più altri 6 al raggiungimento di alcuni obiettivi sportivi (qualificazione alla Uefa Champions League, vittoria del Campionato e/o della Uefa Champions League) nelle prossime tre stagioni sportive. Tevez deve fare il suo lavoro. E dunque segnare, se vuole guadagnare di più. Il primo giugno 2004 la Fiat degli Agnelli compra Sergio Marchionne. Che di mestiere deve fare il manager di un grosso produttore di automobili. john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano E quindi vendere più macchine. Passando dal pallone alle quattro ruote, l'equazione "più vinci/vendi, più guadagni" si complica. Sulla carta, nei piani di incentivazione i bonus vengono assegnati in base a risultati di performance determinati annualmente dal cda "su proposta del Comitato per la Remunerazione e strettamente correlati ai target stabiliti dal piano industriale" e sono tesi al perdurare dei rapporti professionali con il gruppo. Ma quanto guadagna Marchionne? E che ha fatto per meritarsi stipendio e incentivi? Partiamo dalla sua busta paga nel 2012, l'ultima disponibile (i bilanci 2013 della galassia torinese non sono stati ancora approvati). Come amministratore delegato del gruppo Fiat Marchionne ha ricevuto nel 2012 un compenso fisso di 2,5 milioni di euro (uguale a quello del 2011). Il compenso variabile è stato di 2 milioni. JOHN ELKANN SERGIO MARCHIONNE ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSE Si aggiungono poi le stock grant, cioè l'assegnazione gratuita e programmata di azioni, e le stock option che danno invece il diritto di acquistare azioni di una società a un determinato prezzo d'esercizio. Nel 2010 Marchionne ha ottenuto una modifica al piano di incentivazione in base al quale ha incassato, gratis, 2 milioni di azioni per il solo fatto di non lasciare l'azienda fino alla primavera del 2012. Come stock grant, a inizio 2012 e a seguito del raggiungimento degli obiettivi di performance per gli anni 2009/2010/2011, gli sono stati assegnati 4 milioni di azioni Fiat e 4 milioni di azioni Fiat Industrial. 980.000 azioni di Fiat e 980.000 azioni di Fiat Industrial sono state vendute sul mercato per far fronte alle obbligazioni fiscali derivanti dall'assegnazione, mentre le restanti sono tuttora detenute da Marchionne. Nell'aprile 2012 è stato approvato un nuovo piano di incentivi in base al quale l'ad riceve, a partire dal 2013 e in ciascun anno del triennio 2013-2015, 7 milioni di azioni Fiat (un terzo in ciascun anno), a condizione che rimanga in carica in ognuno dei tre esercizi. LA NUOVA SEDE DI FIAT INDUSTRIAL E CNH A BASILDON IN ESSEX Poi c'è Fiat Industrial, oggi Cnh Industrial: come presidente esecutivo Marchionne nel 2012 ha ricevuto un fisso di 1,3 milioni, in linea con il 2011. Il compenso variabile è stato di 1,6 milioni (1,2 milioni nel 2011). Totale: 2,9 milioni. Il presidente potrà inoltre ricevere sino a un massimo di 2.100.000 azioni Fiat Industrial, delle quali un totale di 1.100.000 in tre tranche uguali negli anni 2013, 2014 e 2015 a condizione che rimanga in carica in ognuno dei tre esercizi e 1 milione nel 2015, "solo nel caso in cui siano raggiunti predeterminati obiettivi finanziari di performance dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2014". Nessun compenso, è invece riconosciuto a Marchionne per l'attività di Chief Executive Officer di Chrysler. Nel 2012 gli sono stati attribuiti, in ragione della sua posizione di consigliere di amministrazione, degli "unit appreciation right" e "restricted stock unit" che hanno la funzione di assicurargli un trattamento equivalente a quello spettante agli altri membri del cda di Chrysler. Tali diritti sono esercitabili solo al momento della cessazione dalla carica. Alla data dell'assegnazione, il valore teorico complessivo di questi diritti è di circa 1 milione di dollari e l'eventuale futuro effettivo realizzo dipenderà dalla performance di Chrysler. Infine, come consigliere di Exor, la cassaforte di casa Agnelli, nel 2012 Marchionne ha intascato altri 40 mila euro. fiat industrial case new holland Secondo i calcoli di Gianni Dragoni del Sole24Ore , dal 2004 al 2012 Marchionne avrebbe guadagnato oltre 250 milioni al lordo delle tasse (che il capo della Fiat paga solo in parte in Italia essendo residente in Svizzera). Niente male per un "metalmeccanico", come ama definirsi. In cambio cosa hanno ottenuto gli Agnelli in termini di risultati? L'azienda si è salvata. E dall'arrivo del manager al Lingotto, nel 2004, i conti finanziari sono migliorati, anche per l'effetto-Chrysler, ma a livello industriale dal 2009 al 2012 la quota di mercato Fiat in Italia è scesa dal 32,8 al 29,6 per cento. LOGO EXORFiat è sempre più americana perché il suo mercato è soprattutto quello oltre Oceano dove oggi è il quarto produttore. Le vendite in Europa sono asfittiche: l'intero gruppo Fiat, che comprende Alfa, Lancia, Chrysler, Maserati, Ferrari e la stessa Fiat, è ormai il settimo produttore del Vecchio Continente, con solo il 5,6% del mercato in novembre. Perfino Skoda, che fa parte del gruppo Volkswagen, ha venduto più auto. A Capodanno Marchionne ha brindato per la conquista della Chrysler. Un colpo da maestro: il 41,6% della casa americana rimasto in mano al fondo Veba è stato comprato usando, per oltre la metà dell'importo, la liquidità della stessa Chrysler attraverso un dividendo straordinario. La famiglia ringrazia. E nel frattempo continua a incassare dividendi, soprattutto quelli pagati dalla ex Fiat Industrial (dove sono custoditi gli utili di trattori, camion e macchine movimento terra) di cui Exor possiede la maggioranza. Tevez segna, Marchionne fa l'americano. E gli Agnelli pagano, felici. Perché di auto se ne venderanno pure poche, ma i forzieri restano pieni. " P.S.: domanda..............questa si da 250 mln di euro: ma a "Il Fatto ...." sanno cos'è una stock option oppure no ? Non lo sanno e hanno le idee un po' confuse oppure lo sanno ma non chi legge e quindi loro ci marciano ? So' grandi........non deludono mai.........c'era proprio bisogno di una fonte sicura di risate dopo la prematura dipartita del TG4 di Emilione Fede (baciamo le mani !!!!!!!! ). La cosa veramente triste è che tocca chidersi se anche Gianni Dragoni ha le idee un po' confuse, che, per chi no lo sapesse, è giornalista economico de IlSole24Ore.........
  14. Articolo tecnico molto interessante sul funzionamento "strategico" dei nuovi motori di F1, da parte di Jalopnik con il contributo di Renault F1: How Formula One's Amazing New Hybrid Turbo Engine Works P.S.: guardate il post (con gif di tal hobbitturd1e).
  15. E' difficile dare un giudizio, il posteriore è molto camuffato al punto che quello che si vede non credo sia il volume reale.
  16. Perdonate l'OT. IMHO, si fa un errore se si pensa che "quei furbacchioni" della Fiat tramino dalla mattina alla sera per fregare e depredare la madre patria Italia al contrario di tutti gli altri, perchè in realtà quest'ultimi.............fanno esattamente la stessa cosa !!!! Per es., quella italiana non è la sede legale della griffe Prada ma della società titolare della licenza del marchio. Quest'ultimo è di proprietà della casa madre Prada S.A. la cui sede legale è nel Gran Ducato del Lussemburgo. Per chi non lo sapesse, questo "giochino contabile" - con tutto ciò che comporta in termini, tra le altre cose, di valorizzazione del marchio in capo alla controllante - è alla base delle contestazioni e quindi dei grossi guai giudiziari che stanno avendo D&G. Difatti recentemente non pochi giornalisti economici hanno chiesto all'AD del gruppo Patrizio Bertelli se fosse sua intenzione riportare il tutto in Italia onde evitare eventuali contestazioni. Il medesimo ha risposto negativamente dicendosi tranquillo e fiducioso in merito alla bontà dell'architettura finanziaria creata.............buon per lui !!!!! Non la pensa allo stesso modo la "verginella nume tutelare di tutti i Poveri Cristi Italiani", alias dott. Della Valle il quale ha recentemente chiuso la propria capogruppo Dorint S.A. e riportato tutto a Casette d'Ete.
  17. Alla luce del contenuto dei post precedenti, mi riferivo all'ipotesi di una piattaforma tp.
  18. Allora parliamo di architetture. Io non sono ingegnere, è ipotizzabile un'architettura-piattaforma modulare scalabile dal seg. E al C ?
  19. Dobbiamo però fare i conti con la rete vendita;l'Alfa di ieri in termini di zone geografiche coperte è molto diversa da quella di domani. Inoltre bisogna anche tener conto della dimensione della gamma: quanto è più vasta quella della Golf rispetto a quella della 147/Giulietta ?
  20. Infatti............ - - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - - Parlo per me......non penso assolutamente che la 4C sia un'auto perfetta.......Il punto è che se mi si scrive che la Lotus tal dei tali alias "ferro da stiro" ha un assetto più umano e che la 4C ha una buona base ma che diventerebbe un'auto praticamente "divina" se i tecnici di Ethel (manco Porsche .......Ethel) potessero metterci sopra le mani, beh............non so voi, ma io mi metto a Se c'è un vantaggio (tra i tanti) decisivo della scocca-vasca in fibra di carbonio, è proprio quello di avere un'auto che nel suo insieme è talmente rigida che consente proprio di settare le sospensioni in maniera più umana e quindi vivibile sulle strade di tutti i giorni.......Al riguardo, basta leggere cosa si dice della 12C (soprattutto da parte degli inglesi) rispetto alla 458; ora...........per la 12C rispetto alla Ferrari vale per la 4C rispetto alla Lotus no ?????????? Ma per favore............
  21. "Piccola provocazione": quando Maglione parla di un'Alfa solo in Italia, per me non andrebbe preso alla lettera e non mi riferisco solo al caso della MazdAlfa. Credo piuttosto che si riferisca ad un'Alfa essenzialmente in Italia, circostanza questa che non escluderebbe ulteriori produzioni all'estero. Assumendo che: 1) non penso che il marchio uscirà dal seg. C (dal B credo proprio di si); 2) il seg. C è l'unico grazie al quale negli ultimi 15 anni Alfa ha raccolta qualcosa di sostanziale in termini di vendite e dilapidare quanto conquistato in termini di vendite, immagine ed investimenti nel seg. in oggetto sarebbe per me delittuoso; 3) il marchio Chrysler sicuramente non avrà una seg. C classica; 4) il marchio Dodge assumerà sempre più l'immagine di marchio sportivo, giovane e "relativamente economico"; 5) in termini di condivisione degli investimenti, Alfa e Dodge (con le dovute modifiche e differenziazioni tecniche) andranno a "braccetto" sui seg. D ed E; Io ipotizzerei una Giulietta di nuova generazione, con culo e senza, prodotta in USA su CUSW in uno dei tre stabilimenti Chrysler che lavorano con detta piattaforma, ossia o Belvidere o Sterling Heights o Toledo. Scommetterei su Belvidere dove producono Dart alla quale eventualmente affiancare una versione "più popolana" a marchio Dodge, allo stesso modo di quanto avverrà con Giulia e Avenger e Seg. E Alfa e Charger. Per quanto riguarda Cassino, potrebbero ripetere l'esperimento di Melfi, ossia adeguare una linea e contemporaneamente continuare a produrre l'attuale Giulietta sull'altra per un altro anno e quindi scaglionare sia l'ammodernamento dell'impianto che l'introduzione dei nuovi modelli in linea, proprio come sta avvenendo a Melfi.
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