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fonzino1

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  1. Cominciano i problemi per GM: secondo quanto riportato da es.autoblog.com, Vauxhall è stata accusata di aver ricevuto aiuti illeggittimi dal governo britannico per tenere aperto l'impianto di Ellesmere Port. E l'accusatore è proprio la GM tedesca, che vede chiudere Bochum. PS: ecco il link: http://es.autoblog.com/2012/05/23/ayudas-ilegales-de-gran-bretana-a-general-motors/ Chiedo scusa ai mod
  2. Per me, rivolgersi a Mazda per rifare la Duetto non è un'eresia: ad Alfa serviva il migliore del mercato (al momento) da cui prendere la base meccanica e fare un macchina competitiva e Mazda ha accettato. Non vedo quale sia il problema. VW ha fatto lo stesso, a suo tempo con Lamborghini (diventata il laboratorio del gruppo per le tecnologie di produzione sulle supersportive), per esempio, con Suzuki (anche se è finita male) e da poco con Ducati . Con la "piccola" differenza, però, di aver comprato l'azienda , ma la sostanza non cambia.
  3. Riporto da Corriere.it: "Ma come sarà la spider, che segna un ritorno per l’Alfa nel settore delle scoperte? Bisogna per forza partire dalla MX-5- Si dice che la prossima farà ampio uso di materiali leggeri per abbassare ancora il già ridotto peso e, quindi, diminuire i consumi e aumentare il piacere di guida. Di certo la versione Alfa sarà diversa dalla «sorella» nipponica, e non solo per lo stile: il motore,per esempio, sarà sviluppato nei reparti Fiat insieme ad altre parti meccaniche fra cui il cambio. La fabbrica, invece, sarà la stessa per tutte e due le vetture, quella di Hiroshima dove la produzione dell’Alfa «giapponese» inizierà nel 2015. Andrà ad affiancare un’altra spotiva con il marchio del Biscione, la 4C che sarà realizzata dall’anno prossimo negli stabilimenti della Maserati a Modena. " Io sono speranzoso su questo accordo: secondo me, non c'era casa automobilistica migliore con cui concluderlo (sperando che possa allargarsi in futuro ad altri modelli, o facendo entrare Mazda in FGA).
  4. Imho, anche con lo schermone al centro, la plancia comincia a sentire il peso degli anni.
  5. Mi inserisco nel discorso per riallacciarmi ad una domanda che io stesso avevo posto tempo addietro, ovvero, qualora si tornasse alla dracma, quale sarebbe la quotazione che verrebbe adottata (alla luce della necessaria svalutazione conseguente all'uscita dall'euro). Ebbene, secondo un articolo del Corriere, l'ipotesi più accreditata è che la nuova dracma sarebbe svalutata (almeno al 50%) rispetto non all'euro, bensì al cambio che nel 2001 (o giù di lì) venne stabilito con l'euro. Se non ricordo male, il cambio fu di 340 dracme/euro, quindi, con la svalutazione ci vorrebbero almeno 680 nuove dracme per euro, fermo restando che poi i mercati stabilirebbero il valore effettivo dellanuova moneta.
  6. Effettivamente, guardandola bene, sembra che le sia caduta la mascella, magari dal troppo ridere. Niente, però, a confronto della Exelero: teribbbilee!
  7. Diciamo che la verità sta nel mezzo: i tedeschi, che hanno seminato bene, ora raccolgono alla grande; Fiat non ha seminato tanto e ora raccoglie quello che può. D'altronde, i tedeschi hanno un baricentro dei profitti molto ad est del mondo, ormai, quindi è logico che se qualcosa si inceppa lì, sono cavoli amari per loro, mentre Fiat si regge su USA e Brasile, grosso modo, per cui la situazione è più o meno paritetica (a parte i volumi di vendita). Vendere poco ma bene per Fiat, però, è una scelta obbligata: non possono permettersi di sparare modelli a raffica nè di cannarli, così vanno solo sul sicuro.
  8. E' notizia di oggi che 3 funzionari del fisco tedesco sono ricercati per aver messo le mani a pagamento (2,5 mln di euro) su un elenco di contribuenti tedeschi che hanno esportato capitali in nero in Svizzera. Più precisamente, avrebbero avuto l'elenco da un funzionario di Credite Suisse e sarebbero stati "mandati" dalla futura avversaria della Merkel alla Cancelleria tedesca. Secondo il Corriere, che ha diffuso la notizia, ai tre non succederà niente, in realtà, mentre Credite Suisse pare, già prima di questo episodio, avesse esortato i propri dipendenti a non viaggiare in Germania per timore di essere oggetto di controlli e "interrogatori" da parte del fisco tedesco, e poi ha smentito tutto.
  9. Perchè?
  10. Può essere, ma visto che la tassazione è minore e altre condizioni al contorno sono migliori, dubito che abbiano investito lì solo per poter disinvestire più facilmente quando sarà, di questi tempi soprattutto.
  11. Si, ma in futuro, se le cose peggiorassero (e speriamo di no) e dovessero decidere per una chiusura, secondo te quale stabilimento preferirebbero tenere aperto? A pensare male etc...
  12. Ho sintetizzato un po' troppo il discorso per non appensatire il mio intervento, ma sostanzialmente sono daccordo con la tua puntualizzazione.
  13. Io non ho una ricetta, se è questo che vuoi sapere (anche perchè credo poco alle ricette), o meglio: la tua ricetta mi sembra sia la reazione di una persona (un'azienda) dotata di intelletto (di capacità manageriale) che analizza il problema (meno introiti, aumento dei costi etc.) e cerca un modo di uscirsene (come normale che sia per tutti quelli che vivono del proprio lavoro). Quello che voglio dire è che siamo ad un punto (secondo il mio personalissimo parere) in cui la crisi, da un lato, e la situazione politica/fiscale, dall'altro, stritolano chi non ha sufficienti mezzi per uscire dal problema e, sempre secondo me, se anche prima succedeva questo, oggi succede in maniera talmente estrema da essere diventata piaga/fenomeno sociale. Con questo non dico che auspico la venuta del Messia salvatore che ci risolva la questione (se anche esistesse, sai quanto si farebbe pagare? ), ma che NELL'IMMEDIATO servirebbe un sostegno a quanti non riescono (per i motivi più disparati, come nell'esempio che ho postato prima) a vedere la luce in fondo al tunnel (e anche per evitare gesti estremi, su cui non mi soffermo come da tua/vostra richiesta). Sono felice che tu abbia testato personalmente la tua ricetta e sia in grado di portarmi esempi positivi di aziende che nella crisi trovano nuovi sbocchi per il futuro, ma per chi questi sbocchi non li trova (e potrei citarti, solo a titolo di esempio e non a scopo denigratorio di Fiat, il caso di Termini Imerese) cosa si fa? Mi vengono in mente anche i casi di aziende del nord che trovandosi al confine svizzero, si spostano di qualche decina di km e portano ricchezza, stabilità e know-how fuori dal Paese (perchè più conveniente fiscalmente), e mi viene da pensare che siamo un popolo di co***oni che permette ai vicini di arricchirsi alle nostre spalle (e bada bene che ce l'ho con lo Stato, non con l'imprenditore, che ha tutto il diritto di fare più soldi possibile, se opera nei confini della legge). PS: scusate la lungaggine
  14. Questo, imho, è un aspetto del problema: l'Italia è un Paese che a partire dal dopoguerra ha puntato su agricoltura e industrializzazione, vuoi per vocazione che per necessità. Il mercato ha premiato, nel bene e nel male, questa scelta (il made in Italy è diventato sinonimo di stile, moda, mangiar bene, produzione artigianale di altissimo livello etc.), ma con l'affacciarsi di nuovi Paesi sulla scena economia (e per renderli parte del bacino di sbocco dei nostri prodotti) abbiamo da un lato dovuto adeguarci alla concorrenza sul prezzo (con lo stesso prodotto che può essere fabbricato a minor prezzo) e dall'altro venire incontro ad un mercato non più disposto a pagare quanto prima per lo stesso prodotto. Se il prodotto è immateriale (come il servizo banking, per riallacciarmi all'esempio di owluca), puoi mantenere margini di profitto e abbassare i costi sfruttando le tecnologie IT, ma se il prodotto è fisico e tu non hai la forza economica di imporlo sul mercato e farti pagare un prezzo maggiorato in virtù dellesue qualità superiori (come il prodotto tessile o calzaturiero, per dirne due tra i più menzionati) cosa fai? Mettiamoci, poi, che lo Stato non è stato capace di convertire almeno in parte la vocazione economica del Paese, creando (e preservando, soprattutto) poli di eccellenza, ad esempio, dedicati ognuno ad una categoria produttiva/merceologica e il disastro è servito.
  15. Prendo spunto dalle vostre testimonianze sulla delocalizzazione del tessile per porre un quesito: posto che, delocalizzando l'imprenditore tessile ha salvato il suo c**o, gli operai che ha lasciato a casa che fanno? Ponetevi al loro posto e ditemi che soluzione vedete. Alcuni di voi hanno giustamente detto che possono guardarsi attorno e decidere di trasformare una passione in lavoro, altri possono sfruttare la loro esperienza per rimettersi sul mercato in cerca di una nuova occupazione nello stesso settore (ammesso che lo sbaraccamento non sia stato generale), altri ancora magari hanno risolto con un prepensionamento o cose simili, ma ci sarà qualcuno che non ha opzioni, vuoi perchè non specializzato (magari perchè non ha potuto conseguire un titolo di studio adeguato), troppo giovane per la pensione e troppo vecchio per cambiare vita, o privo di capitali per mettersi in proprio (perchèmagari ha mutuo e figli sul groppone) etc...Al posto suo voi che fareste? E non pensiate che il caso che vi propongo sia sporadico, perchè con il mercato del lavoro ingessato come il nostro, sei "vecchio" quando ti assumono (se ti assumono) stabilmente e la tua vita l'hai dedicata ad impegnarti in un mestiere, oppure sai fare tutto e niente, visto che hai dovuto saltare di palo in frasca (tipico dei precari), quindi hai poca esperienza da far valere. E non parlo, poi, di chi, per una vita, ha fatto magari il commerciante o l'agente di commercio, o un altro lavoro che per primo va in crisi appena calano i consumi. E' questo che da la misura dell'emergenza di questa crisi, secondo me. PS: mi scuso per la lunghezza.
  16. La crisi di cui stiamo discutendo non è legata (solo) a Fiat, non mischiamo gli argomenti: non sto dicendo che è colpa di Fiat se c'è crisi, ma che non si può negare che nella delocalizzazione molte aziende hanno trovato la salvezza (vedi il tessile in primis, poi il metalmeccanico, ma anche le società finanziarie che scelgono i paradisi fiscali per pagare meno tasse sui fatturati) e che quindi, in un certo senso, sono scappate dalla crisi o da una crisi probabile, che invece ha travolto chi è rimasto (magari perchè non aveva la possibilità di fare altrettanto). Logico, poi, che chiudendo in Italia, la crisi dalla quale queste aziende sono fuggite, si è acuita, innescando la rabbia di operai lasciati a casa perchè troppo costosi rispetto ai colleghi esteri.
  17. Se delocalizzi, togli posti di lavoro al tuo Paese, indipendentemente che tu scelga l'Europa o la Cina; la Ypsilon in Polonia e la 500L in Serbia per me sono delocalizzazione, anche se sono il primo a dire che è necessaria per questioni di export e posizionamento.
  18. Non dimenticare che una delle soluzioni che menzioni è la delocalizzazione cui stanno puntando tutti, tedeschi compresi, e che è causa di buona parte della nostra crisi.
  19. Non so se il numero di suicidi attualmente sia fuori dalla media (cercherò qualcosa al riguardo), in ogni caso non è possibile pensare che una persona si tolga la vita per questioni di denaro/lavorative). La crisi ha però sicuramente acuito questo problema.
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