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fosse per me inserirei telecamere in ogni angolo basso... comunque per quanto funzionino bene generalmente i 360° restituiscono comunque una certa distorsione..
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Unarma è solo l'unica che si è esposta formalmente, sono mesi che le FdO (Polizia in primis) si lamentano di Tonale. https://www.facebook.com/apppuntato/posts/auto-tonale-delle-forze-di-polizia-si-ribaltano-facilmentetroppo-facilmente-ma-o/1043867237779765/
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Io non ho una mentalità sportiva, non nel senso classico almeno. Non guardo alla questione da tifoso o da romantico della bandiera. La guardo da un punto di vista aziendale, freddo se vuoi, ma concreto. E da questo punto di vista, continuare a investire centinaia di milioni all’anno in un progetto che non porta risultati da decenni, in un mercato che ormai restituisce più imbarazzi che prestigio, per me è semplicemente un investimento a fondo perduto. Nel '95 hanno insistito ed è arrivato Schumacher? Vero. Ma oggi siamo nel 2025, e il contesto è totalmente diverso.All’epoca c’erano meno vincoli regolamentari, più libertà tecnica, un ambiente ancora fluido. Oggi la F1 è un sistema chiuso, politico, dove per vincere serve essere dentro certi meccanismi. E Ferrari, per quanto leggendaria, in questo sistema sembra fuori fase da troppo tempo. Insistere sempre e comunque non è sinonimo di valore. A volte è solo un modo elegante per non ammettere che si sta sbagliando tutto. In qualunque altro settore, un business che da vent’anni non porta risultati concreti, ma solo spese, cambi di dirigenza e fallimenti di progetto, verrebbe ridimensionato, ristrutturato o chiuso: capisco che la F1 sia una vetrina. Ma una vetrina che non converte in risultati, in immagine, in vantaggio competitivo, prima o poi diventa solo un costosissimo specchio delle tue mancanze. Se sei sempre lì ma non vinci mai, non sei un simbolo di continuità. Sei un monito di come la grandezza, se mal gestita, può diventare caricatura. Quindi sì, non ragiono da “sportivo”. Ma da fuori, proprio perché non ho il paraocchi del tifo, vedo con più chiarezza un’azienda bloccata in un progetto che oggi, realisticamente, non le sta rendendo. Io credo che nulla sia eterno, tutto evolve e nulla si distrugge, le competenze dalla F1 possono tranquillamente essere trasferite in altri campionati.
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Capisco il riferimento educativo, ma siamo onesti: questa non è la storia di un bambino che deve imparare a non mollare davanti alle difficoltà. Questa è la storia di un colosso come Ferrari che da vent’anni si ostina a restare in Formula 1 raccogliendo delusioni, mentre tutto intorno evolve e loro restano bloccati in un loop sterile di aspettative tradite. Sì, perseverare è un valore. Ma solo se serve a qualcosa. Altrimenti diventa ostinazione cieca. Non è più passione, è accanimento terapeutico. E se nel frattempo altri team – con meno storia ma più lucidità – ti sverniciano con costanza, forse non è più solo “una fase difficile”: è un problema strutturale. Ecco perché dico: non è una resa, è una scelta di maturità mettere un punto, dire “così non va” e decidere di concentrarsi su altro. Non esiste solo la F1. Ferrari ha dimostrato di poter vincere – e alla grande – in altre competizioni. La 24h di Le Mans è l’esempio perfetto: quando la mentalità è quella giusta, i risultati arrivano eccome. Continuare a insistere sulla F1 a tutti i costi non è onore. È un culto tossico. E come dico spesso io: a volte bisogna distruggere per ricostruire. Perché se non vai alla radice del problema – o peggio ancora, non riesci nemmeno a capire qual è il tuo vero problema – allora sì, devi ricominciare da capo. Meglio fermarsi, ripartire da zero con idee nuove, che restare prigionieri di una versione gloriosa di sé stessi che ormai esiste solo nei ricordi. Chiaramente parlo dal mio pdv
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decisamente riuscita fuori, ottimi dettagli, piazzata e abbastanza pulita ma dentro proprio no. Mi ricorda una Dodge/FIAT di dieci anni fa quel fascione in plastica argentata.
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Punti di vista. La storia della Ferrari in F1 è fatta anche di lunghi periodi difficili e non nego che siano arrivati diversi secondi posti e stagioni “quasi”. Ma vivere di piazzamenti e "ci siamo andati vicini" per vent’anni non è più sufficiente, soprattutto per un marchio che ha fatto della vittoria il suo DNA. La narrativa dell’“abbiamo lottato” è bella per i tifosi, ma il Cavallino non è mai stato una squadra da favole consolatorie, era sinonimo di dominio. Hai citato Leclerc nel 2022, Vettel nel 2017/18, Alonso, Massa, Irvine… tutti ottimi piloti, tutti a un passo. Eppure il passo non si è mai tradotto in sostanza. Quando sei sempre “quello che ci prova ma non ce la fa”, prima o poi il problema non può più essere solo sfortuna o cicli avversi. Diventa identità. Sui cicli monopolistici: è vero da tempo funziona così. Ma allora, a maggior ragione, se non hai le basi politiche, progettuali e manageriali per stare in cima, perché insistere in un format che ti logora e ti ridicolizza mediaticamente ogni anno? Il discorso non è “ritiriamoci per sempre”, ma “forse è il caso di fermarsi, fare autocritica seria e valutare se ha ancora senso stare in questa competizione con questo approccio”. Infine: vero che la F1 è una vetrina e un laboratorio tecnologico. Ma anche lì: che tecnologia stai davvero trasferendo se non vinci mai? Se Red Bull ti fa scuola in tutto? Alla fine l’unica cosa che resta impressa al pubblico (e agli appassionati del marchio) è l’ennesima domenica amara, la solita strategia sbagliata, la macchina che va solo in qualifica o il box che si scusa per l’ennesima occasione buttata. Non sto dicendo “via dalla F1 e basta”, sto dicendo “o si cambia radicalmente, o si rischia di sbiadire”. E il rischio è reale. Sono due approcci mentali differenti, per me bisogna nutrire il cavallo vincente e fare un bagno di umiltà, ammettendo che forse in questo momento storico non stanno alimentando il cavallo giusto.
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Capisco il punto di vista, ma continuo a non essere d’accordo. Dire che “nello sport si vince e si perde” è vero, ma vale per un ciclo fisiologico. Qui però parliamo di decenni in cui la Ferrari non è più protagonista vera, ma vive di ricordi e aspettative puntualmente deluse. Chi parla di “arroganza nel ritirarsi” forse dimentica che la vera arroganza è restare dentro un sistema che non riesci a interpretare, continuando a sbagliare e sperando in un colpo di fortuna. Non è codardia fermarsi, è lucidità. È capire che forse il problema non è più solo tecnico, ma culturale e strategico. Forse serve proprio una scossa, anche drastica, per ricostruire su basi sane. Non parlo di “abbandonare la nave” in stile fuga, ma di smettere di rattoppare una barca che imbarca acqua da anni. Se vinci nel WEC al primo colpo dopo cinquant’anni, ma annaspi in F1 dopo due decenni di budget e proclami, forse la domanda da porsi è: “perché?” Non è una resa, è un’analisi. Quanto al discorso sull’aura Ferrari: mi dispiace, ma per un marchio che ha fatto delle prestazioni il proprio mito, vedersi regolarmente battuti da un team con un budget minore e una lattina sul logo fa male. Punto. Percezione è realtà, soprattutto oggi. Il mito Ferrari è forte, sì, ma non è intoccabile. E logorarlo ogni domenica non è “onore”, è miopia. Senza la F1 la Ferrari sarebbe diversa? Sicuro. Ma anche senza la F1, se oggi producesse capolavori tecnici e dominasse in altre categorie, la Ferrari resterebbe un marchio di culto. Meglio ridefinirsi che appassire lentamente in una narrativa eroica che non regge più.
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Premessa doverosa: di Formula 1 ne capisco poco o nulla, quindi potrei dire qualche castroneria. Ma da osservatore esterno, forse proprio per questo, ho un punto di vista più “disincantato”. Leggo spesso che “la F1 è sport”. Mah. Per me, lo sport è soprattutto competizione tra individui o squadre dove a fare la differenza sono la prestazione fisica, mentale e la capacità di adattamento. In F1 invece, al netto del talento del pilota, mi pare che il tutto si riduca a un’esibizione tecnica sempre più regolamentata, incatenata, in cui la vera innovazione è frenata da vincoli normativi che limitano pesantemente lo sviluppo. È più una corsa di ingegneri che di atleti. Ora, capisco che la Ferrari abbia costruito parte del proprio mito grazie alla F1. Ma a un certo punto bisogna fare i conti con la realtà: decenni di promesse, proclami e rivoluzioni mancate stanno logorando l’aura del Cavallino. Per un marchio che vive di immaginario legato alle prestazioni e all’eccellenza tecnica, continuare a “partecipare” senza vincere rischia di diventare un boomerang. La narrazione romantica della Ferrari che lotta sempre e comunque ha senso solo se ogni tanto vinci. Soprattutto quando ti ritrovi superato da un team nato dal marketing di una bibita energetica. Questo, a livello di immagine, pesa. Tantissimo. Se fossi nei vertici Ferrari, inizierei a valutare seriamente un ritiro strategico dalla F1. Concentrarsi su competizioni dove si può vincere (vedi il ritorno trionfale nel WEC) potrebbe avere un impatto mediatico più positivo di anni passati a rincorrere risultati che non arrivano. Fermarsi, ricostruire, e magari tornare in grande stile solo se le condizioni – tecniche, politiche e sportive – lo permettono davvero. Come diceva un certo Marsellus Wallace in Pulp Fiction: "È l’orgoglio che ti frega. L’orgoglio fa solo male... ti fa fare cose stupide." Forse è il momento di mettere da parte l’orgoglio, raccogliere i cocci e pensare al futuro con lucidità.
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a me la Ypsilon pare una Corsa con le appendici attaccate con l'Attack, comunque saremmo OT
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in effetti vuoi i fari, vuoi quella soluzione sul terzo finestrino, vuoi quell'incudine al posteriore che ricorda a mio avviso più la calandra lancia che lo scudo Alfa....
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perchè come ho detto il patent ammazza la profondità. La linea del cofano prosegue e cammina parallela ai finestrini fino a congiungersi al terzo finestrino. E' una linea decisamente marcata e si conclude in una piega quasi piatta sul cofano che da queste immagini non si percepisce, appare tutto molto più morbido della realtà.
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comunque il patent non rende giustizia alle pieghe della carrozzeria che dal vivo sono molto più tese specialmente la linea di cintura
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mi sembra strano che la 4x4 vendesse così poco, forse perchè a fine vita? Qui da noi in Alto Adige è praticamente lo standard per Alperia, Edyna e compagnia bella per raggiungere le centrali idroelettriche con ogni condizione, ne vedi a flotte...
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Possono anche fare una Gigantesca Panda, ma se le togli un prezzo bassissimo, ed un 4x4 semplice ma super efficace cosa rimane di Panda, il nome?
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Non mi sono interessato finora ma l'ho vista al volo per strada e così al volo per me si conferma NON essere una Panda. Troppo grande e troppe linee mi ricordano esperimenti brasiliani tipo la Uno: i fari posteriori li trovo mal fatti ed in generale andrebbe bene come vettura intermedia ma la Panda è spartana, 4X4 e nettamente sotto i 4 metri.
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ce l'ha il parabrezza. A me esternamente non dispiace
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Ti consiglio di seguire qualche pagina IG aggiornata sul mondo automotive e tech: ti aprirà un po’ la visione su cosa sta succedendo davvero in Cina. Le auto cinesi che arrivano qui non hanno quasi nulla in comune con quelle vendute sul loro mercato interno, nemmeno se prodotte dallo stesso marchio (vedi BYD). In patria, stanno spingendo su soluzioni altamente tecnologiche e spesso avanti anni luce rispetto a quelle che vediamo in Europa. E non è che “perdono tempo” con le BEV: loro le fanno e le fanno pure meglio. In silenzio, il governo cinese è diventato quello che ha investito di più al mondo nella transizione ecologica, e non stanno rincorrendo l’idea di “premium” vecchio stile dei marchi europei. Per loro il premium è tecnologia, esperienza utente, software, efficienza. Non hanno una tradizione automobilistica alle spalle — vero — ma proprio per questo possono scrivere da zero le nuove regole del gioco. Per loro ciò che producono oggi è già uno standard, non una copia. E smettiamola anche con la storia dei “copioni”: sì, hanno iniziato così, ma ora stanno innovando in modo concreto. In ogni settore. Basta guardare DJI, che detta lo standard a livello globale su droni e software di volo, sempre un passo avanti senza copiare nessuno. I cinesi non si stanno solo “affacciando” sul mercato: stanno riscrivendo le fondamenta. E non è più solo una questione di prezzo.
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Volvo non ha veramente innovato. Chi innova oggi come oggi sono i cinesi e per me vivadio. Le auto degli ultimi 50 anni sono stagnazione, il rinnovo del rinnovo, nessuno ha mai veramente proposto idee nuove e quando è stato fatto è stato fatto male. MB aveva creato una Classe A piccolissima ma super capiente ad esempio, FIAT aveva la Multipla il cui concetto era fantastico ma l’esecuzione penosa. Ora i cinesi invadono il mercato con vetture che sterzano lateralmente, sistemi sospensivi che fanno sembrare quelli europei barzellette, amenità che col senno di poi in molti avrebbero voluto ma che nessuno aveva proposto e via così. Serve qualcuno che sia fuori da quel mondo e che sappia incrociare i tecnici con gli stilisti, che proponga prodotti nuovi dalle volumetrie innovative, da versatilità finora viste solo sui concept (la ormai compianta Canoo era fantastica sotto questo punto di vista) e via così, prodotti appetibili anche in oriente, qualcosa che invogli i più giovani a guidare, a muoversi
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io credo che si debba guardare "altrove" non per forza nel settore automotive. Quello che serve secondo me è un CEO con una visione di prodotto più che finanziaria, che magari non abbia preconcetti e che lasci ad altri del team le scelte tecnico/stilistiche concentrandosi in realtà su prodotti realmente innovativi. Perchè quello che manca agli europei è proprio questo, siamo troppo conservatori.
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Ho chiesto a ChatGPT di estrarmi dei dati: Auto / Prezzo anni '70 / Prezzo attualizzato* Fiat 124 Spider 2.000.000 - 2.500.000 Lire 25.000 - 30.000 € Alfa Romeo Spider 2.200.000 - 3.300.000 Lire 27.000 - 35.000 € Porsche 911 Targa 6.500.000 - 9.000.000 Lire 80.000 - 110.000 € Se i calcoli sono corretti, la spider "popolare" che aveva successo era semplicemente ancora abbordabile per molti. Oggi i prezzi sono totalmente stravolti ed il concetto di "auto del WE" è appannaggio di pochissimi (quelli che continuano a comprare la 911 ad esempio)