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Il,problema è che pe reti distributive nelle zone residenziali sono state fatte per il carico appunto residenziale , non industriale. Per capirci pensate per portare 3.3 kWh ad appartamento , max 4,5. Non i 6 e più necessari alla ricarica . Nell'ipotesi che i carichi industriali fossero appunto nei distretti industriali . Ricordiamo che non si tratta di interrare un cavo di rame più spesso ( già costoso di suo ) ma rifare tutta la rete di cabine di trasformazione di medio bassa tensione . Tutto possibile, ma dai costi enormi che un ente "privato" come Terna non si sobbarchera' mai. Soprattutto nelle città fatte di condomini . Quindi il passaggio all'elettrico ci sarà solo associato ad un sforbiciata enorme del trasporto privato . A mio parere, si passerà dalle attuali 40 mln di auto a 15 , max 20. In questo anche per la demografia declinante . Nelle città medio grandi il mezzo privato sarà ridotto in tutti i modi , meno in quelle piccole. Ed in generale, spostarsi diventerà più costoso e faticoso per tutti.
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L'ideale andarci con un meccanico amico , ma ecco le cose principali da guardare. 1 controllare che i km siano verificate, chiedendo i tagliandi o con la targa, cercando le revisione. 2 chiedere appunto l'evidenza dei tagliandi fatti ( cartacei ) Ispezione esterna : l'auto non deve presentare danni ( al massimo bottarelle , righe erc ) e difetti alla verniciatura . La verniciatura deve essere uniforme ( sfumature diverse possono voler dire ripristino da incidenti importanti ) Gomme devono essere nei limiti di legge , non troppo vecchie e non presentare bugne, rigonfiamento, etc. Ammortizzatori: verificare che non siano scarichi Freni : verificare stato dischi e pastiglie. Meccanica nella prova su strada ( da richiedere ) verificare stato frizione . Verificare livelli vari ( olio, acqua etc ) Controllare lo stato vano motore . Verificare il funzionamento di tutto quanto presente ( luci, alzacristalli elettrici, tergilunotto , radio, etc) Verificare che non ci siano spie di allarme emergenza accese nel quadro . Esaminare il pianale sotto , i passaruota etc pr vedere se mostrano tracce di incidenti e che non ci sia ruggine.
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Si l'ho fatto anche io con due auto diverse. ( Hyundai Kona ed e 208 ) Ovviamente io ho fatto anda e rianda in giornata, quindi con partenza al 90% tre soste ricarica ed arrivo col 10% . Quindi presupponiamo garage di proprietà ,una preparazione da spedizione di Umberto Nobile al Polo ed auto inutilizzabile all'arrivo salvo ulteriore ricarica . Anche no, grazie . L'auto deve essere uno strumento versatile a 360, e oggi le elettriche non lo sono . Lo saranno forse domani .
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A me bastano i circa 600 km fatti due settimane fa , Genova La Thuile Genova fatti in giornata .
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Sul sito BYD ad oggi la batteria più grande disponibile è 43,2 kWh . Un po' pochini anche rispetto ai 51 kWh di 208 .
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L'ostilità è legata al fatto che oggi com una 208 mhev vado a Capo Nord con un preavviso di zero minuti e facendo solo soste di 5 minuti per rifornimento ogni 300 400 km ( escludendo volutamente soste pipi , pranzo,etc ) Con la stessa vettura elettrica ( 51 kWh di batteria disponibile)devo programmare con accuratezza il viaggio ed accettare tempi decisamente più lunghi. Notate che non ne faccio un discorso di prezzo, ma di versatilità. Oggi solo nel segmento D costi e versatilità si equivalgono . Sotto no. Ma sotto sta l'80% del venduto italiano. Quindi, salvo breakthrough tecnologici che ora vedo ancora lontani ( per capirci 208 con una batteria da 75 kWh che abbia ingombro e peso della batteria da 51 kWh attuale ) , questo 80% si trasformerà in trasporto pubblico quando le attuali ice di dimensioniconfrontabili er età o divieto non circoleranno più.
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Mi pareva infatti di averli citati. E ci sono sempre stati . Solo che appunto non stavano in centro , ma nei quartieri di prima o seconda periferia, che avevano un discreto trasporto pubblico ( a Genova il tram ) . Sempre citando Genova, parlo dei quartieri fino a S. Gottardo, con una tramvia da 45 Min. Ovviamente la qualità della vita era quella di essere legati agli orari e passare circa due ore al giorno in tram , ed adattare il resto della vita agli orari di lavoro e di trasporto.
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Attenzione però. Chi lavora in centro , normalmente ha reddito più alto che so , dell'operaio di Mirafiori ( che infatti stava a Mirafiori o zone limitrofe , non in collina col signorino Gianni ) Come detto , le città , per lo meno quelle industriali , erano divise in cinture , in cui il reddito dava l'abitazione . In centro ci stavano gli avvocati , i medici ed i commercialisti, non gli addetti alle presse ( che in centro comunque non ci sarebbero state ) Per quanto riguarda coloro che lavoravano in centro come supporto alle figure elencate ( dalle segretarie ai baristi) esistevano i quartieri limitrofi con un trasporto pubblico funzionante ( anche per l'assenza del traffico privato ) . Il trasporto privato ci ha liberato da questo paradigma . Ora a mio parere, ci stiamo tornando.
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Arrampicati in certe vie di Genova od in certe strade dell'entroterra e poi mi dici se le dimensioni non contano . Fun fact: per arrivare alla casa che tengo in campagna, ho un restringimento in cui passo solo a passo d'uomo e specchietti ripiegati trattasi di scaletta esterna ad ex fienile che i proprietari hanno dovuto demolire per far fare i lavori alla chiesa , ma finiti i lavori hanno pensato di rifare un po' più larga di quella precedente
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Tutto vero per carità. Ma sfugge secondo me il problema. Che spostarsi lontano, per ogni motivazione plausibile si basa(va) su due premesse . 1 che il lavoro sarebbe stato più o meno quello per tutta la vita lavorativa. 2 che il trasporto privato avrebbe avuto costi accettabili e compatibili con la retribuzione. Entrambe le premesse stanno venendo meno, da qui la rivoluzione ( nel senso di cambiamento epocale ) prossimo venturo .
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Ma questo c'è sempre stato. Qui a Genova c'erano i quartieri operai, che erano o vicino alle fabbriche porto ( Sestri Ponente, Sampierdarena, etc ) od in periferia lontana ma ben collegata ( esempio S Gottardo Molassana ) . Poi c'erano i quartieri impiegatizi, più vicini al centro . Ed infine i quartieri residenziali, dove l'auto privata esisteva già negli anni 50. Torneremo a questa situazione, per lo meno nelle città.
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Certo che no. Ma ripeto, oggi sei ancorato alla casa di proprietà. Che in Italia è un mood molto recente . Per capirci, entrambi i miei nonni ( classe 1895 1899 gli uni 1909 1913 gli altri ) non la possedevano .E passi per i secondi, famiglia operaia che ha sempre vissuto nella stessa zona , passando in case d'affitto nello stesso quartiere, ma i primi erano di famiglia medio borghese . Semplicemente non si usava. Il boom c'è stato a partire dagli anni'60, con la speculazione edilizia e prezzi corrispondenti. Ps le leggi di adeguamento alle classi energetiche vanno in questo senso.
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Credo che la linea sia segnata. Auto ridotte della metà, nomadismo abitativo per seguire il lavoro per chi non si può permettere l'auto. Che in Italia significa anche fine della casa di proprietà ( che non dimentichiamo a livello europeo è un anomalia ). "Non possederete nulla e sarà bellissimo lo stesso " ( cit. )
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Certo. Ma vivere fuori dalle città, magari in una bella casa singola in campagna a decine di km dal posto di lavoro , piaccia o meno è un lusso. E se per poco tempo è stato alla portata di molti , ora ritornerà un lusso per pochi. Qui a Genova, ma in tutte le città del nord Italia, gli operai ed i tecnici/ impiegati vivevano in prossimità di dove lavoravano. Solo l'alta dirigenza stava nei quartieri residenziali. Si veda per esempio sestri ponente zona di cantieri navali . In basso gli operai, in collina adiacente gli impiegati ( comunque nel raggio di qualche km ) in centro la dirigenza
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Nel pianale delle cmpine polacche il motore dietro ci sta. Nel pianale di Y ...non so. Comunque sarebbe un'auto interessante.
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Costi della rete, costi delle vetture e loro versatilità. Ad oggi la 850 elettrica* non esiste . * la Fiat 850, nel 1964 è stata la prima vettura in Italia ad avere versatilità per un uso general purpose ( dimensione e bagagliaio da famiglia e velocità di crociera intorno ai 120 km/h ) costando 10 mensilità di un operaio .
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Vorrei fare presente che l'aggiornamento della rete di distribuzione elettrica per alimentare una percentuale significativa di auto elettriche avrebbe un costo enorme. E ripeto può avvenire solo se il circolante italiano si dimezza . Tornando ad una situazione tipo anni 70 .
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Honda Jazz ?
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Si . E no. Entrambi i due marchi ciascuno nel suo ambito ha potuto contare su un mercato interno che assorbita qualsiasi cosa producesse, buona o no. Si faccia un rapido confronto tra una serie 3 e21 ed una coetanea Giulietta II Vendite 3 a 1 . Vendere di più a meno è il modo sicuro per portare i libri in tribunale.
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Non dimentichiamo che era quasi una F , per costi e dimensioni. E venduta in pratica solo in Italia.
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La sua antenata fece i seguenti numeri 15.272 berlina 6789 coupe' In otto anni
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Ovviamente intendevo in Italia. È ovvio che non gli interessa, ma se per questo, non interessa quasi a nessuno. Solo che in Italia è vitale .
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Impossibile no. Ma poi lo si deve pagare. E qui cominciano i problemi. Perché di pagare i costi di avere tutto in Italia non lo vuole far nessuno. Già oggi ci si lamenta perché Giulia , a parità di motorizzazione ed allestimento , costa 20% in meno della serie 3 corrispondente ( auto che nonostante i suoi sportivissimi MacPherson anteriori chissà perché non viene mai criticata ).