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FANTASTICA! Applausi a scena aperta, complimenti davvero...e grazie per il "trip" nostalgico che stai offrendo a un bel po' di gente qui dentro.
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Altre caratterizzazioni erano (vado a memoria): - i fendinebbia di serie ed il paraurti anteriore; - le coppe ruota coi fori perimetrali tondi anziché rettangolari; - i profili dei passaruota con modanatura in nero a raccordo della minigonna; - il terminale di scarico cromato; - il volante a quattro razze; - il mobiletto centrale allungato fino a pavimento; - la cuffia del cambio in pelle. Da non confondere poi la strumentazione digitale con il trip master disponibile sulla 70SL (che ricordi ne avrò visto un esemplare solo) Fosse messa meglio farei un pensierino a questa, anche se nostalgia vorrebbe la 3 porte! (Terminale, fascia paracolpi sulla fiancata e paraurti anteriore -Uno TD?- non mi sembrano originali)
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Il Blu dry metallizzato, che colore fantastico! Era disponibile anche per la Uno 70 SX che avevamo in casa (1987-1988): perfetta con gli interni in velluto a coste beige e cruscotto digitale a caratteri verdi (rossi erano per la Turbo i.e.). Quanta nostalgia per quell'auto! Il medesimo blu credo fosse poi finito anche su Delta, mentre quello della foto di Oldcroma della presentazione credo sia l'azzurro più chiaro di cui non ricordo il nome, ma che aveva un amico sull'invidiata Croma 2.0 CHT in cui ci si chiudeva furtivamente ad ascoltare musica...ovviamente audiocassette, fra le quali una chicca: quella della presentazione ufficiale dell'ammiraglia, con la copertina Dovrei averla ancora a casa dei miei, una compilation niente male!
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Una quasi diciottenne trattata piuttosto maluccio, di questi giorni fatica a partire e temo non duri molto:
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Per completezza non dimentichiamo le Bertone "powered by BMW" :
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Ho addocchiato -indotto dai consigli di cui sopra- l'Xperia U ma stava appaiato ai fratelli Sole e Arc-S e quest'ultimo mi ha rapito per il design. Stando su un budget di circa 270 euro, quale scegliereste? Mi par di aver capito: U) vince per rapporto qualità/prezzo ma ha il limite del non avere la microSD Sole) ha il vantaggio degli NFC, ma non so quanto ne valga la pena Arc-S) vince per design, fotocamera, video ma ha lo svantaggio del processore non dual core Voi cosa scegliereste? Essendo un completo neofita sono ben accetti consigli a tutto tondo: altri produttori (Samsung?) altri sistemi (Windows phone?) Grazie Dimenticavo: nota preferenziale per la qualità di riproduzione sonora...
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Qualche complicazione sorge a livello regionale, anche se mi par di capire che gli scooter nuovi 2 e 4 tempi siano omologati tutti come Euro2: [h=1]Misure per la limitazione del traffico veicolare[/h] Per tutto il territorio regionale A partire dal 15 ottobre 2011 e senza più alcuna interruzione temporale, fermo permanentedella circolazione per i motoveicoli e i ciclomotori a due tempi di classe Euro 0, in tutte le zone del territorio regionale (A1, A2, B, C1 e C2), da lunedì a domenica, dalle 00,00 alle 24,00. VEICOLI ESCLUSI DAL FERMO: 6. motoveicoli e ciclomotori dotati di motore a quattro tempi anche se omologati precedentemente alla direttiva n. 97/24/CEE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 giugno 1997, relativa a taluni elementi o caratteristiche dei veicoli a motore a due o tre ruote, cosiddetti euro 0 o pre-Euro 1. I motocicli e ciclomotori a due tempi Euro 0 non possono circolare (allegato 1 alla D.G.R 9958/09), mentre le restanti tipologie di ciclomotori e motocicli a due tempi possono circolare.
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Essendo lo Zip di famiglia oramai alla frutta, alla luce dei nuovi obblighi di targa (e dei costi di assicurazione lievitati non poco), si sta valutando la convenienza di sostituire il mezzo con analogo cinquantino (lo guida mammà, quindi niente patente). Cosa consigliate? Per ora l'occhio è corso sui vari Liberty, Scarabeo per via della ruota alta. 2 o 4 tempi? Grazie.
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Potrebbe essere uno dei primi esemplari fuoriusciti come Gingo: Repubblica.it / Automobile: La Fiat Gingo resiste il vecchio nome sulle "Panda" ne erano già stati avvistati: http://www.autopareri.com/forum/fiat/5835-ho-visto-x-strada-una-fiat-gingo.html Certo i sedili personalizzati in pelle bicolore farebbero pensare a qualcosa di particolare.
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Il settore scooter, figlio delle mode -sigh-! Ho ancora nostalgia piuttosto di quando fino agli anni 80 spopolavano questi: pur essendo a variatore erano fantastici, poi son venuti i Fifty a marce e infine tutti sugli insipidi scooter, col risultato che oggi di motorini sul mercato non se ne trova più mezzo! Di "macinini" che meritano in casa Peugeot ora son rimasti solo questi...
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Fiat 500 C elettrica Castagna di Gheddafi: preda degli insorti
nella discussione ha aggiunto lelasquez in Automobili molto Particolari
La 500 speciale del Raìs è preda di guerra La vettura, catturata dagli insorti, è un'elaborazione speciale realizzata dall'officina milanese Castagna La vettura, catturata dagli insorti, è un'elaborazione speciale realizzata dall'officina milanese Castagna Gli insorti spingono via la 500 di Gheddafi (Ap)Due uomini spingono l’auto sullo sterrato di Bab Al-Azizija, il bunker di Muammar Gheddafi, e devono fare una gran fatica. Perché quell’auto, che sembra una Fiat 500, pesa una tonnellata e mezzo. Facile che quegli uomini abbiano dovuto spingerla fuori di un garage, e poi sulle lunghe pendenze a 30° dei tunnel sotterranei che innervano la cittadella fortificata. I due spingono tra altri uomini che corrono in senso contrario, qualcosa sullo sfondo brucia in una nuvola nera e una fila di bandierine verdi (lo stesso colore dell’auto) segna un assurdo traguardo sopra la loro testa… Eccola la macchina preferita dal rais, la preferita tra le vetture elettriche (numerose) del Colonnello. Dove sia diretta nel momento in cui il fotografo dell’Ap ferma l’attimo non è dato saperlo, ma da dove venga si sa. Da Milano. Questa è la sua storia. UN MISTERIOSO CLIENTE - Castagna è un nome tra i più prestigiosi della carrozzeria italiana. L’officina apre a Milano nel 1849 ed è tutt’oggi viva, dopo gli inevitabili passaggi di mano. Produce soltanto pezzi unici, elaborazioni che più ricercate non si può. Il catalogo è online. Nel giugno 2009, tramite un intermediario, arriva l’ordine dall’estero per una Capri. Cioè: un modello derivato dalla Fiat 500 Cabrio. Niente porte, legni e pelli a volontà, tutti i dispositivi che si desiderano, ruote in lega di 17 pollici. Il misterioso cliente la vuole elettrica e chiede che sia pronta per settembre. Interni color panna, con finiture verdi; capote in tela color sabbia; verde e oro la carrozzeria. Quando all’indirizzo della Castagna arriva una copia del Libro Verde di Gheddafi, nella mente di Gioacchino Acampora, architetto e titolare dell’azienda, comincia a farsi strada una certa idea... La 500 elaborata per Gheddafi UN REGALO AL RAIS - Ogni dubbio svanisce quando arrivano anche le ultime specifiche: sul montante di sinistra, un’immagine retroilluminata del Leone del deserto, rivolto al pilota; sul montante di destra, un tondo con la raffigurazione simbolica della società libica. Sul musetto, al posto del marchio Fiat, un logo con la sagoma nera dell’Africa, la Libia evidenziata in verde (il particolare viene realizzato in malachite) e tre libri in tinta sovrastanti il tutto. Si scopre così che l’auto è regalo che qualcuno della famiglia ha inteso destinare al «leader». Un motore elettrico da 34 kW (costruito dalla Ansaldo di Genova) va a rimpiazzare quello termico, davanti e dietro vengono stivati i pacchi di batterie al litio. Velocità massima: 160 orari. Autonomia: 260 km. La ricarica (il cliente la vuole ultrarapida) è assicurata da due mastodontiche centrali importate dalla Svezia e grandi il doppio dell’auto, ma il risultato è soddisfacente: ricarica completa in appena 10 minuti. LA RAMPA SOTTERRANEA - Nulla lascia sospettare, a prima vista, che si tratti di una vettura elettrica: la presa per la ricarica è nascosta sotto il suggestivo marchio del frontale; sul cruscotto c’è l’indicatore del serbatoio. Perché il serbatoio del carburante, in effetti, è rimasto, ma la benzina serve per alimentare la pompa (potentissima) del climatizzatore. Al primo test l’intermediario fa notare che la soglia è troppo alta perché l’accesso con la tunica sia agevole: nessun problema, la si abbassa. Si modificano anche le sospensioni, per abbassare ulteriormente l’auto. Altro problema: per uscire dal parcheggio, a casa del proprietario, l’auto dovrà superare una rampa lunga e in fortissima pendenza. Ce la farà il motore elettrico? Quelli della Castagna scovano un vecchio garage milanese con uno scivolo altrettanto impegnativo e verificano: già, in effetti bisogna rimappare la centralina per ritoccare la coppia motrice. L’auto tende ora slittare quando parte in piano, tanto poderosa è la spinta a basso regime, ma in salita va che è un piacere. REGOLARMENTE FATTURATA - Il 28 agosto il lavoro è terminato. Ma c’è un altro imprevisto, non è facile trovare un volo cargo per spedire tutte quelle batterie a destinazione. Alla fine ci riescono: la 500 rivoluzionaria viene imballata e parte per Tripoli, dalla Francia. Castagna emette regolare fattura: circa 100mila euro. La spesa raddoppia con la megacentrale di ricarica. Il cliente paga senza battere ciglio. Da allora sono trascorsi due anni. nel frattempo, il meccanico tedesco che cura il parco auto della famiglia Gheddafi (che hanno proprietà sparse in tutto il mondo: in un garage di Milano, uno dei figli ha lasciato anche una Bugatti Veyron, che è l’auto più costosa del mondo, oltre un milione di euro) ha fatto un paio di telefonate per qualche dritta sulla manutenzione. L’azienda milanese ha chiesto una foto del Colonnello al volante, giusto per l’archivio: niente. Però si è saputo che l’opera è stata molto apprezzata. Ora, di fronte alla fatica bestiale di quei due ribelli che spingono l’auto, Acampora dice che sarebbe giusto informarli su come farla funzionare. Una riverniciata, via anche certi dettagli imbarazzanti lasciati dalla precedente proprietà, e quella 500 elettrica (anche lei) può rinascere. Roberto Iasoni 24 agosto 2011 La 500 speciale del Raìs è preda di guerra - Corriere della Sera La 500 elaborata per Gheddafi -
Il più blasonato fra i premi del settore per "il principe del frontale". Nella sua ventiduesima edizione ad aggiudicarsi il Compasso d'Oro alla carriera, il più prestigioso fra i premi italiani al design, è Walter de Silva. Sulla scia di premiati che hanno fatto la storia e la gloria del nostro design, da Bruno Munari ad Achille Castiglioni, da Dante Giacosa e Ettore Sottsass a Ugo Zagato e Vico Magistretti per ricordarne solo alcuni, la giuria internazionale ha assegnato l'ambito riconoscimento all'attuale responsabile del Design del Gruppo Volkswagen per il quale ha tenuto a battesimo la Golf VI, coronando così la sua ormai quasi quarantennale attività. Una carriera quella del designer lecchese, classe 1951, già consacrata all'estero dal corrispondente tedesco, l'ambitissimo Premio per il Design della Repubblica Federale Tedesca", il più prestigioso riconoscimento del settore in Germania, che gli è stato assegnato per il meglio delle sue creazioni, la Audi A5. Il premio del compasso d'oro, nato nel 1954 da un'idea di Gio' Ponti e dal 1964 è gestito dall'ADI, (Associazione Italiana del Design Industriale), stavolta ha inteso consacrare il papà di vere e proprie icone del settore - quali le Alfa 155, 145, 146, la Gtv, la Spider e l'auto dell'anno 1998, la 156, e quella del 2001, la 147, e per la Seat la Cordoba, la Toledo, la Leon, oltre naturalmente a quella che è da sempre considerata la sua creazione migliore, la Audi A5. Quanto al premio e alle sue finalità, il Compasso d'Oro intende premiare personalità e aziende, italiane e internazionali che si sono distinte nell'ambito del design per ricerca, insegnamento, produzione e distribuzione. I premi consegnati a Roma nell'edizione 2011 premiano altresì 19 aziende italiane che hanno realizzato i migliori prodotti del triennio 2008-2010, mentre altri 12 compassi d'oro oltre quello consegnato a de Silva premiano la carriera di altrettanti designer Il Compasso d'Oro a Walter de Silva - Il Sole 24 ORE
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Una domanda, visto che il commerciale è stato piuttosto evasivo, sulla 1.4 benzina 90cv comfort l'hill holder è di serie? Va attivato in qualche modo? Perchè provando delle partenze in salita, mica l'ho sentito lavorare, anzi... Grazie
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Ho avuto modo di provare brevemente il 1.4 benzina 90 cavalli : buono per una guida tranquilla, da famiglia, messo alla frusta in montagna o in sorpasso evidenzia tutti i limiti della massa che si porta a spasso. Con tutta probabilità meglio puntare sul diesel o il 1.6. Quanto al cambio era annunciato un automatico classico, ma non so nemmeno se è ordinabile. Per il resto macchina molto ben fatta: ottime impressioni quanto a materiali, finiture e dotazioni in rapporto al prezzo.
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FINALMENTE ALFA! Un prodotto degno del marchio che porta: una meccanica interessante che lascia ben sperare (turbo o mac pherson che sia) per il divertimento alla guida, una linea che una volta ripulita dal glamour da salone (esagerazioni nella vernice, nei fari e simili) faccia la sua porca figura, il tutto a prezzo "congruo" e non da pochi eletti. Da questa gestione Fiat non ci speravo davvero più: che sia un primo passo per invertire la rotta, oppure l'ennesima illusione da tradire?
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Il Fatto dedica l'apertura del sito di stamane: Termini Imerese, il rilancio è un bluff Termini Imerese, il piano di salvataggio del governo rischia di diventare un bluff | Fabio Amato | Il Fatto Quotidiano Per capire il perché bisogna fare un salto molto più a nord, a Grugliasco, per l’esattezza, dove questa mattina i 900 lavoratori delle carrozzerie De Tomaso, ex Pininfarina, protestavano per il mancato pagamento della cassa integrazione straordinaria di Febbraio. Per farlo, l’azienda sta aspettando lo sblocco dei fondi da parte dell’Inps, mentre il riavvio della produzione, dopo che il marchio è stato rilevato da Gian Mario Rossignolo è previsto per l’autunno. Rossignolo, ex presidente Telecom ed ex Lancia ha in mente di produrre nelle carrozzerie torinesi 8mila esemplari l’anno di un nuovo crossover che dovrebbe essere presentato a breve al salone di Ginevra. Un progetto ambizioso, nel pieno della crisi dell’automobile italiana, che si scontra però con una serie di incognite. Oltre ai soldi Inps, infatti, l’azienda aspetta che vengano sbloccati i fondi europei per la formazione professionale dei dipendenti dei due stabilimenti (i motori verrebbero prodotti in Toscana), o che, in alternativa, i soldi vengano anticipati dalla Regione Piemonte. Una bazzecola di circa dieci milioni di euro che apre molti “se” sulla rinascita del marchio De Tomaso. Tanto che in molti, nell’ambiente sindacale torinese, dicono: “Se non si parte adesso non si parte più”. Ma cosa c’entra De Tomaso con Termini Imerese? C’entra eccome, perché il nobile marchio delle carrozzerie di Grugliasco è capofila nella lista delle sette aziende che salveranno lo stabilimento Fiat. Lì, dicono le cronache entusiastiche della scorsa settimana, il marchio arriverebbe a produrre altri 35mila veicoli l’anno, distribuiti su due modelli. La rinascita di Termini insomma, è legata ad una azienda che ancora non c’è, che per il momento – per la volontà di Rossignolo che nell’impresa crede eccome – spende nell’attesa di produrre. Ma che di certo non si imbarcherà per la Sicilia con un piano industriale triplo o quadruplo rispetto a quello che affronta ora in Piemonte senza garanzie. Per capire il perché bisogna fare un salto molto più a nord, a Grugliasco, per l’esattezza, dove questa mattina i 900 lavoratori delle carrozzerie De Tomaso, ex Pininfarina, protestavano per il mancato pagamento della cassa integrazione straordinaria di Febbraio. Per farlo, l’azienda sta aspettando lo sblocco dei fondi da parte dell’Inps, mentre il riavvio della produzione, dopo che il marchio è stato rilevato da Gian Mario Rossignolo è previsto per l’autunno. Rossignolo, ex presidente Telecom ed ex Lancia ha in mente di produrre nelle carrozzerie torinesi 8mila esemplari l’anno di un nuovo crossover che dovrebbe essere presentato a breve al salone di Ginevra. Un progetto ambizioso, nel pieno della crisi dell’automobile italiana, che si scontra però con una serie di incognite. Oltre ai soldi Inps, infatti, l’azienda aspetta che vengano sbloccati i fondi europei per la formazione professionale dei dipendenti dei due stabilimenti (i motori verrebbero prodotti in Toscana), o che, in alternativa, i soldi vengano anticipati dalla Regione Piemonte. Una bazzecola di circa dieci milioni di euro che apre molti “se” sulla rinascita del marchio De Tomaso. Tanto che in molti, nell’ambiente sindacale torinese, dicono: “Se non si parte adesso non si parte più”. Ma cosa c’entra De Tomaso con Termini Imerese? C’entra eccome, perché il nobile marchio delle carrozzerie di Grugliasco è capofila nella lista delle sette aziende che salveranno lo stabilimento Fiat. Lì, dicono le cronache entusiastiche della scorsa settimana, il marchio arriverebbe a produrre altri 35mila veicoli l’anno, distribuiti su due modelli. La rinascita di Termini insomma, è legata ad una azienda che ancora non c’è, che per il momento – per la volontà di Rossignolo che nell’impresa crede eccome – spende nell’attesa di produrre. Ma che di certo non si imbarcherà per la Sicilia con un piano industriale triplo o quadruplo rispetto a quello che affronta ora in Piemonte senza garanzie.
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E segnalare il caso, con tanto di documentazione dei precedenti, ad esempio alla Gabanelli che ne possa approfondire con maggiori mezzi la vicenda?
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