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Alain

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  1. Alain

    BMW - Record di vendite

    Il gruppo BMW ha stabilito un nuovo record storico di vendite nello scorso mese di giugno. La crescita che è avvenuta per BMW Group nell'ultimo mese è stata del ben 15,1 % raggiungendo 150.285 unità vendute. In tutta l'Europa Occidentale l'aumento di vendite è stato del 15,9 %. In particolare in Italia il solo marchio BMW è cresciuto del 5,36 % con 7.903 unità e il marchio MINI con la sua piccola premium è cresciuta addirittura del 27,94 %, grazie all'arrivo "in forze" della R56. La crescita comunque non si è verificata solo nei mercati tradizionali ma anche sui mercati emergenti. Infatti in Cina tutto il Gruppo BMW ha aumentato le vendite del 63,2 % con 5.925 unità vendute, con un tasso di crescita superiore alla media totale. Lo stesso è avvenuto in Russia con una crescita del 77,8 % e con 1.502 vetture consegnate. Analizzando i singoli marchi vediamo come BMW è aumentata del 14,4 % grazie al grande successo delle rinnovate X5 (+ 70 %), Serie 3 Coupe (+394,4 %) e Serie 3 Cabrio, che ha stabilito un record nel record con 7.296 vetture consegnate (+180 %). Il marchio MINI con la sua piccola premium ha venduto 22.465 unità in tutto il mondo con una crescita del 19,4%, segno che il nuovo modello sta avendo un ottimo successo. Infine il marchio al top del lusso, Rolls-Royce, si mantiene stabile con 73 Phantom consegnate a giugno ma aumenta del 2,4 % con 294 unità consegnate da gennaio 2007. BMW Group aumenta in tutti i settori anche nella divisione moto con un aumento del 5,6 % nel semestre. L'obbiettivo prefissato dai capi BMW per il 2007 è di una crescita tra i 6 e i 9 punti percentuali per tutti e tre i marchi. Ci riusciranno? Se queste sono le premesse... http://www.autoblog.it/post/9156/bmw-record-di-vendite-a-giugno-2007
  2. ah sconti tra il 4% ed il 5% massimo... per la R8 sconto 0%
  3. ihmo la futura GTA deve montare necessariamente un V8, visto le varie M3, S5,C AMG, già disponibili in commercio
  4. stamane ho provato la Audi A5 3.0 TDI quattro. Estetica: la macchina si presenta molto bene, linee sinuose e slanciate, muso aggressivo con calandra imponente, fiancata liscia e posteriore alto. cerchio da 18" (di serie) e fari allo xeno con luci di posizione al led. Interni: Qualità percepita al top della categoria, superiore alle dirette concorrenti bmw e mb, la vettura era dotata di sedili sportivi rivestiti in pelle, navigatore con mmi da 16:9 manopolona stile iDrive di bmw. la posizione di guida è sportiva, la plancia è orientata al guidatore e i posti posteriori sono abbastanza buoni in termini di abitabilità. Test su strada: il cambio (manuale) è preciso negli innesti, il motore 3.0 da 240 cv è una forza della natura, la coppia si sviluppa subito ma muore a 4.500 giri. si va forte subito senza quasi accorgersene perchè l'interno è perfettamente insonorizzato. il telaio è ottimo (non va mai in crisi) e la trazione è a quattro ruote motrici con la ripartizione 60% nell'assale posteriore e il 40% in quello anteriore. non derapa, non va mai in crisi, è sulle rotaie. conclusione: macchina di ottima qualità, sicuramente più elegante che sportiva, ponendosi così come un'alternativa alle berline ed alle station di "immagine". si va forte in sicurezza. costo del giochino da 45 a 50.ooo euro a seconda degli optional. il venditore ci ha detto che su 10 vendute, 8 sono a gasolio e 2 a benzina, le quali sono tutte S5 (con il V8). l'anno prossimo esce il 2.0 tdi.
  5. http://www.fiat500.com/ e sti cazzi che spettacolo, cmc 27.000 cinquini già venduti... chapeu
  6. perche la parodi e il tizio continuano a canciare inutilmente?
  7. passato lo spot... emozionante...
  8. http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200707articoli/23345girata.asp
  9. «Siamo la Apple dell'auto e la 500 è il nostro iPod. La Fiat non creperà più: ora dobbiamo diventare i migliori» MASSIMO GRAMELLINI TORINO Stasera la nuova Fiat 500 entra nella case di tutti gli italiani con una pubblicità che parla di Falcone, Ciampi, Valentino Rossi e Giorgio Gaber, non nomina mai la 500 e cita la Fiat soltanto una volta, alla fine. Colpiti dalla scelta, siamo andati a chiederne conto al pubblicitario che ha scritto il testo dello spot e scelto le foto che lo illustrano. È un esordiente. Si chiama Sergio Marchionne, uno che ama l'Italia come capita solo a chi non ci ha vissuto per molto tempo e che di mestiere gestisce da tre anni l'azienda di cui ha appena curato la réclame. È seduto davanti a un portacenere, gioca con l'accendino e porta il solito maglione blu. «Nero. Io posseggo solo maglioni neri. Ma siete tutti daltonici? Nero con una rifinitura speciale di cui nessuno si è ancora accorto. Dopo gliela mostro». Intanto ci dica quando ha deciso di darsi alla pubblicità. «Il 16 maggio, di pomeriggio. Ho impiegato un'ora e mezzo per scrivere il testo al computer. Ma ce l'avevo in pancia da giorni. L'ho scritto in inglese e poi tradotto, ma chi lo ha letto in originale dice che è ancora più bello, perché l'inglese è una lingua precisa». E cosa dovrebbe comunicarci di così preciso, lo spot della 500? «Ricostruisce il Dna del gruppo Fiat. Abbiamo sputato sangue in questi anni per ripulirlo e ricominciare. Oggi, 4 luglio, per la Fiat è un nuovo inizio. Tre anni di catarsi per tornare a riveder la luce». Ricorda la prima volta in cui entrò al Lingotto da amministratore delegato? «Nella pancia della balena. Sentivo puzza di morte. Morte industriale, intendo. Un'organizzazione sfinita, pronta ad appigliarsi a qualsiasi chiodo, anche a questa specie di Topolino che arrivava dalla Svizzera, chissà che fumetti avrebbe portato». Fumetti amari, all'inizio. «Per prima cosa ho fatto il giro del mondo in 40 giorni, ho visitato tutti gli stabilimenti, visto tutto. La burocrazia ministeriale. L'organizzazione non strutturata per la concorrenza. La logica era: quest'anno ho fatto un accendino, il prossimo anno ne farò uno più lungo di un millimetro, e chi se ne frega se intanto all'estero lo fanno di un chilometro. L'idea di fare soldi non era minimamente presa in considerazione, come in certi ambienti islamici dove il guadagno è considerato una forma di usura». Il piemontese viene da generazioni di montanari, soldati, operai. Ha il culto dell'obbedienza. «E io ho mantenuto la disciplina e il senso del dovere, però li ho dirottati verso la condivisione degli obiettivi. Lavoro di squadra vuol dire che tutti i miei uomini comunicano fra loro e si informano su tutto. Ma il leader deve anche saper decidere da solo. Quando andavo in Usa per trattare con GM mi sentivo alle Crociate. E poi le banche, il convertendo. Momenti unici. Ma i miei uomini si devono sempre sentire coperti da me. Vero, De Meo?». Luca De Meo, a.d. di Fiat Automobiles, è l'incarnazione fisica del nuovo verbo aziendale. Quarant'anni appena compiuti, testa svelta, lingua sciolta, jeans e musica rock, praticamente un alieno in diretta dal futuro: «Ogni tanto il dottore mi cazzia perché faccio quello che mi pare». È così, dottor Marchionne? «Tanto poi continua a farlo… Far parte della squadra, ecco quel che conta, Io so che se lascio uno di loro fuori da una decisione, lo sgonfio in tre secondi. È un po' che li trascuro, è di nuovo il momento di dargli una sferzata. Come dice De Meo, abbiamo avuto cuore e gambe per entrare in Champions, adesso viene il difficile. Tutti ci davano per morti. Sull'ultimo numero del Journal de l'Auto c'è l'immagine di una 500 che esce dalla bara… Ma il rischio di retrocedere è svanito per sempre. La Fiat non creperà più. Hanno fatto di tutto per spolparla, toglierle le scarpe e il cappotto. Ma siamo sopravvissuti. Ora il sogno è un altro. Diventare i migliori. Non in tutto, che è impossibile. Ma su certi valori. Essere italiani significa farci riconoscere per lo stile che abbiamo. E poi i nostri concorrenti sono complessi, rigidi e pieni di procedure: speriamo che continuino. Noi invece stiamo diventando veloci e facilitanti come la Apple. Per lo spot mi sono ispirato allo slogan: "Think different"». La Apple è il suo pallino. Come mai preferisce Steve Jobs a Bill Gates? «È l'underdog, quello che vede il mondo in maniera diversa e capisce che c'è spazio anche per quelli come lui. Apple è un insieme di valori e di cose eleganti e coerenti. Io sono un miscredente convertito. Il primo iPod me l'ha regalato De Meo. Un sistema facile da usare. Voglio che la Fiat diventi la Apple dell'auto. E la 500 sarà il nostro iPod». Che musica metterebbe sulla nuova 500? «Bobby McFerrin: "A piece, a chord"». Adesso si balla, ma prima ha dovuto usare il bisturi. Montanelli diceva che i leader italiani partono con l'idea di fare i chirurghi, ma finiscono col somministrare la solita aspirina. «Io sapevo che tagliare era una premessa per rinascere. Se c'è una cosa che odio è licenziare qualcuno, guardarlo negli occhi e immaginarlo la sera, quando tornerà a casa e dovrà dirlo alla moglie, ai figli. È una cosa orribile. Allora cerco di attutirgli la botta, facilitargli l'uscita. Qui d'altronde si era creata una incrostazione, non potevo inventarmi un mestiere per tutti. Ma adesso ricomincio ad assumere. Cinquecento tecnici e ingegneri, e non mi bastano. Macchine, motori, trattori, camion: stiamo crescendo da tutte le parti». E gli operai? «Il problema non sono mai stati loro. Ma vanno gestiti bene. Andai a Pomigliano d'Arco, due anni fa, e davanti a me un'operaia attaccò un pezzo alla macchina. Brava, le dissi. E lei: "Guardi, dottore, è stata una botta di culo. Di solito ci impiego venti volte a incastrarlo". L'ingegnere aveva disegnato male il pezzo». Nello spot ci sono anche gli operai sotto Mirafiori. «Abbiamo scelto immagini che riguardassero da vicino la storia d'Italia degli ultimi 50 anni. Così lo spot piazza la Fiat in un contesto storico che Apple non aveva. Appena arrivato, feci fare un filmato con tutti i nostri successi. Il senso era: se l'abbiamo già fatto, perché non potremmo rifarlo? Lì abbiamo capito che significavamo qualcosa per questo Paese. Nel bene e nel male. Ma il saldo è positivo. Perciò lo slogan della campagna è: la nuova Fiat appartiene a tutti noi"». Le immagini le ha scelte lei? «Ho dato spunti, anche forti. Amin, Pol Pot. Alcuni sono stati scartati. Nella mia testa c'erano solo parole e immagini. Poi è saltato fuori il bambino del "Nuovo cinema Paradiso" di Tornatore. È lui che guarda le foto, nello spot. Il suo sorriso buffo rappresenta il nuovo primo giorno della Fiat». La sua immagine preferita? Per De Meo è Ciampi che mette le mani sulla bara dei caduti di Nassiriya. «Falcone e Borsellino. E Valentino Rossi che solleva un braccio al cielo dopo la vittoria. Quanta energia e forza in quel gesto, quanta italianità… Questo è un Paese che non sa volersi bene». Lei ha messo l'etica nel Dna della nuova Fiat. Funzionerà nel paese dei furbetti? «Anche l'America ha avuto i suoi furbetti. La Enron riceveva gli investitori in una sala piena di telefoni. Peccato che non ci fossero i fili… Ma un sistema sano rientra, corregge e si riposiziona. Il problema italiano è che non ha la reputazione internazionale di sapersi correggere. La nostra sfida è riconquistare dignità». Bisognerebbe avere senso dello Stato. Anche le aziende che privatizzano i profitti e scaricano i debiti sul pubblico. «Negli ultimi 3 anni profitti e debiti delle Fiat sono stati totalmente a carico dell'azienda. Alle banche avevo promesso che mi sarei spaccato l'anima per non far perder loro i soldi che in quel momento non potevo restituire. Bene, se fossero rimaste tutte, adesso avrebbero il doppio e oltre del capitale investito. I loro 3 miliardi oggi ne valgono quasi 7». Fra gli italiani si respira impotenza. «Strano. Il Pil cresce, l'indebitamento e la disoccupazione calano, eppure c'è questo senso di insoddisfazione». Sarà che le sale dei bottoni assomigliano a quella della Enron. Schiacci e non risponde nessuno. «Anche qui schiacciavo e l'unico che rispondeva era il centralino. Allora mi sono messo sotto il tavolo e li ho aggiustati, i bottoni». È un consiglio ai politici? «Li ho visti coinvolti in certe risse… Ci vuole classe. Quando un politico si alza a parlare, deve farlo con competenza e credibilità. Il carisma non è tutto. Come la bellezza nelle belle donne: alla lunga non basta». Chi le piace? «Sarkozy: un uomo di destra che si apre a gente che non fa parte della sua tribù. Pragmatico. Prendiamo le pensioni. In Italia vedo un approccio ideologico. Perché uno dovrebbe lavorare più a lungo? Solo perché la vita si è allungata?». No, perché mancano i soldi. «Se il motivo è economico, allora mi sta bene. La 500 l'abbiamo costruita perché avevamo i soldi. Il primo a parlarne fu Lapo. Sembrava una valutazione emotiva. Ma al primo bilancio non più in rosso, abbiamo deciso di farla davvero. Era il dicembre 2005. Ci abbiamo impiegato 18 mesi, il doppio del tempo che occorre per un bambino, ma la metà di quanto ci mettono i nostri concorrenti. Scusi, mi è arrivato un sms dalla Borsa: "Fiat vale 28 miliardi e mezzo di euro". Forse è davvero ora di andarci, in pensione…». Non ci crede nessuno. Ormai con quel maglione è anche un personaggio. Dal Presidente della Repubblica dovrà mettersi la giacca. «Cos'è, una minaccia? Io sono così. Il tizio con il maglione. Almeno non mi confondo la mattina nell'armadio. I miei maglioni hanno un piccolo tricolore sulla manica. E lo porto con orgoglio, io. L'Italia non è un concetto astratto. Esiste. Come ce l'abbiamo fatta noi a trovare la gente giusta per risorgere, ce la può fare anche il Paese. Qui dentro non si è mai brindato a qualcosa che non riguardasse la Fiat. Ci sentiamo una comunità dominata da un forte senso di appartenenza. Sarebbe bello vederlo anche fuori di qui. Come in Francia. Lo spot andrà anche lì, e le immagini saranno ovviamente francesi, da De Gaulle a Platini». Montezemolo ha visto quello italiano? «E gli è piaciuto molto».
  10. che favola... 911 forever
  11. la new fulvia... che rabbia vederla solo in foto...
  12. era in voga all'epoca di kabfell - leach... ora non so... a proposito che fine hanno fatto i due qua sopra? sopratutto kabfell mi sembrava uno bravo...
  13. non c'è niente da fare non mi piace... troppo grande per una C e troppo piccola per una D... risultato: brutta, sproporzionata... povera lancia!!!
  14. eh eh... era solo per curiosità... non devo passare al boxster adesso...magari fra tre anni se tutto va bene... vedremo! la cosa che mi lascia un po' perplesso non è tanto la differenza di cv da un motore all'altro, sono le differenze tecniche come il cambio a sei marce,(di serie sulla S) il cerchio da 18" (di serie sulla S), ecc... ecc... che se metti sulla normale va a costare quasi come sulla S... seconda cosa è che per 55K la boxsterS è nuda e cruda, pelle, bose, navi, xeno ecc... sono optional la cui somma fa circa 10k in +.... sconti: ho accompagnato un mio collega a dicembre per un preventivo ed in un conce porsche ufficiale gli hanno fatto un 7%, la prima volta che lo vedevano, ma senza usato da ritirare... inoltre gli hanno sconsigliato il pagamento cash e hanno fatto questa proposta: 53k il boxster normale configurato a suo piacimento... 10k subito, circa 500 euro al mese e vfg di 30 o 33k non mi ricordo.. secondo il venditore poi dopo 3 anni la vendeva a 38... e marginava pure... ...boh!... pure porsche deve vendere!
  15. boh... 1000 euro a weekend per una z4 non è che sia sto affare...... allora meglio il buy back, la usi per 3 anni e poi le restituisci al concessionario senza riscattarla....
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