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ferro33

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Tutti i contenuti di ferro33

  1. Ho quello della Octotelematics da 5 anni sulla Scenic e da 4 sulla Panda, una sola sostituzione in tutto questo tempo. Pero' sulla Scenic non funzionava da un bel po' (mi hanno tamponato due volte in un anno e non mi hanno telefonato, come invece hanno prontamente fatto quando io ho tamponato con la Panda) e non mi hanno avvertito del malfunzionamento, di cui erano a conoscenza visto che hanno la diagnosi da remoto. Comunque mi sembra utile e si ripaga visto che la mia assicurazione mi sconta il 50% su F/I e 20% su RCA
  2. Siemens e Deutsche Bahn hanno comunicato un ritardo, non quantificato, per la consegna degli ICE Velaro D, previsto in origine per il 9 dicembre
  3. Il turno di 12 ore per 4 giorni e' in vigore anche in Italia (stabilimento Micron Technology di Avezzano, per esempio, fin dagli anni '90). Se ricordo bene il ciclo e': 4 giorni di lavoro, 4 di riposo, poi 3 di lavoro e 5 di riposo.
  4. I turni sono di 10 ore al giorno per 4 giorni a settimana. Gli stipendi medi sono di circa 300 euro al mese ma bisognerebbe fare un confronto sul costo della vita, tra Serbia e Italia, per giudicare l'eventuale incongruenza delle paghe e dei premi.
  5. Vista oggi nel retrobottega del conc. Mi sembra molto piu' bella dal vivo che in foto, sono entrato in una 1.3 Mjt Lounge bicolore (grigio Moda, tetto bianco, opt da 1000 euro). Grande davanti e dietro (ho l'abitudine di sedermi al volante, sistemarmi per bene e poi provare anche il sedile del passeggero post), io sono alto 1,81 e abbastanza grosso/grasso, e dietro riuscivo a stendere le gambe. Bella la plancia in ecopelle ed il volante, grandissimo il tetto di vetro (di serie). Prezzo: 20500 scontato (e con rottamazione), c'era anche una Opening Edition bicolore a 19300
  6. Ieri sera ho incrociato una decina di bisarche cariche di 500L in uscita dal porto di Salerno.
  7. ferro33

    Il futuro delle Forze Armate

    Il Rafale, mi pare di aver letto che sia stato scelto dall'India
  8. Da Repubblica, non so se e' gia' stato riportato... Cancellato... scusate e' "riservata la riproduzione" non mi ero accorto-
  9. Ma avete letto i commenti dei lettori del blog di Borromeo? ... quasi quasi mi metto a raccogliere i pre-ordini e mi propongo per costruire un'officina vicino casa. E' un'altra occasione per dare addosso a Marchionne e la Fiat, che non e' simpatico ma a furia di vederlo attaccato a sproposito... lo sto rivalutando
  10. Su Repubblica c'e' un'intervista a Cyril Negre e l'annuncio della commercializzazione a meta' 2013.
  11. Arton, la configurazione della tua Giulietta e' molto interessante, potrei ordinarla anch'io quasi uguale prossimamente. Che sconto hai avuto? Grazie.
  12. No, sulla A3 Salerno-Napoli ci sono solo due caselli Telepass "segnalati" come dici tu: a Napoli San Giovanni e a Nocera. Le altre entrate/uscite hanno portali non segnalati. Come dice Becker, paghi 2 euro se non hai il telepass qualunque tratta percorri, se hai il telepass i gate ti riconoscono e paghi per i km che fai...
  13. Era incluso nel Winter Pack della mia Focus SW del '99 (500kLire). All'epoca abitavo in alta collina e quando uscivo dall'ufficio le sere d'inverno era una gran comodita'. I fili erano veramente sottili e dopo i primi tempi mi sono abituato e non li "vedevo" piu'.
  14. La Panasonic e' un'ottima videocamera e interessava anche me, poi ho constatato che le fotocamere attuali fanno anche decenti filmati in Hd (almeno per le mie necessita') e cosi' ho deciso di comprare la Panasonic G3 per still (90% dell'utilizzo) e movie. Quanto ti hanno chiesto per la sd90? La G3 l'ho trovata a 449 euro.
  15. 18/11/2011 10:26 Suzuki: appello a corte internazionale per rompere alleanza con Volkswagen Lo scrive il quotidiano finanziario Nikkei (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Tokyo, 18 nov - La casa automobilistica giapponese Suzuki si e' rivolta a una corte internazionale di arbitrato allo scopo di sciogliere la partnership firmata a dicembre 2009 con Volkswagen. Suzuki, anticipa il quotidiano finanziario Nikkei, ha chiesto la sospensione dell'incrocio azionario a settembre dopo le frizioni nate dagli accordi di collaborazione sui motori con la Fiat, ricevendo una secca risposta negativa dalla casa tedesca. Suzuki ha anche adottato una risoluzione per riacquistare entro il 16 novembre 2012 il 19,89% del proprio capitale detenuto dalla Volkswagen. La casa automobilistica giapponese aveva comunicato a Volkswagen in settembre la fine del loro rapporto di partnership che nel tempo si e' deteriorato: entrambi le societa' si accusano a vicenda di aver violato i termini contrattuali. Lo specialista giapponese delle piccole automobili vuole "riconquistare la propria indipendenza" e riprendere da Volkswagen i titoli che la societa' tedesca aveva acquistato per suggellare l'accordo raggiunto nel dicembre 2009. Per il gruppo giapponese, il divorzio e' inevitabile: "in generale, sembra difficile raggiungere l'obiettivo che la nostra azienda aveva messo in programma in un contesto di partnership industriale", hanno spiegato i giapponesi nel mese di settembre, esprimendo preoccupazione "sull'impatto negativo" sulla sua indipendenza.
  16. The Italian carmaker needs a global luxury brand to rev up profits. Alfa wins the job—by default By Tommaso Ebhardt - BusinessWeek April 18, 2011 Almost 25 years ago, Lee Iacocca, who guided Chrysler from the brink in the early 1980s, proposed opening Chrysler dealerships to Fiat's Alfa Romeo, the Italian brand made famous in the U.S. when Dustin Hoffman's character pursued Mrs. Robinson and her daughter in a Spider roadster in The Graduate. That deal wasn't inked until 1988 and fell apart just three years later, precipitating Alfa's exit from the U.S. in 1995. Now Sergio Marchionne, chief executive officer of both Fiat and Chrysler, wants to bring Alfa back to the States as a linchpin of his strategy to make a global auto giant out of his two struggling regional players. Marchionne's vision is to remake Alfa into a true luxury brand, like BMW, with a lineup of models ranging from high-end compacts to sport-utility vehicles to sports cars. Backed by the scale of the mass-market Fiat, Dodge, and Chrysler brands, the century-old Alfa would spin off outsized profits for the group in the same way hot-selling Audi does for its parent, Volkswagen. Although VW owns 10 brands, luxury-priced Audi accounts for almost half its earnings. "Alfa is undoubtedly critical to the group," says Marchionne. "It's a premium sport brand. These brands move faster technologically, and there's more profitability there, which allows you to fund R&D. Those technologies become the base for the volume cars of the next generation." Cruising the high end of the market is part of the strategy of all major automakers. Toyota Motor (TM) has Lexus, General Motors (GM) has Cadillac, and Ford Motor (F) held on to Lincoln, even after it ditched Jaguar, Land Rover, and Volvo as part of its own restructuring. One big reason: Luxury cars command margins that can be up to five times those of mass-market cars, while providing a halo effect for their lesser siblings. Volkswagen Chairman Ferdinand K. Piëch said in September that he'd like to buy Alfa, and that the German company could better shepherd the brand's move upscale. VW has had considerable success keeping the image of its brands distinct, while sharing parts under the hood to cut costs. Its portfolio spans from the entry-level Skoda to the everyman VW, to the ultra-luxury Bentley and Lamborghini. Audi is the group's cash cow, making more profit per car last year than BMW and Daimler's Mercedes-Benz, and a big reason why VW has become the world's most profitable car company. Marchionne hopes to emulate Audi's success with Alfa, which he says is not for sale. He's set a goal of more than quadrupling its global sales by 2014, to about 500,000 vehicles, including 85,000 cars in North America to be sold by Chrysler dealers. But since Alfa starts with virtually no presence in the U.S. or China, the world's biggest car markets, that will be tough. "Reaching Marchionne's targets for Alfa in the time frame they're talking about looks extremely ambitious," says Max Warburton, a Sanford C. Bernstein analyst who estimates Alfa lost €300 million ($433.3 million) last year. "Alfa is a fabulous brand which hasn't had the right products. It's going to take a long time." Forecaster IHS (IHS) projects Alfa's sales will only hit 200,000 vehicles by 2014. Harald Wester, the Fiat executive in charge of the Alfa and Maserati brands, concedes that when he talks to auto executives and dealers about plans for an Alfa luxury makeover, he's confronted with disbelief. "They think, who is this clown—the fifth clown in six years—who's telling us a nice story," says Wester. "I don't say we will get there tomorrow. ... You just need a little bit of patience." Fiat managers believe the U.S. is ripe for an Alfa relaunch in part because the brand is so little known here that its image hasn't been tainted by a recent string of mediocre models. Over the past 10 years, less than 0.2 percent of U.S. new vehicle buyers have had any experience with Alfa, says Alexander H. Edwards, president of researcher Strategic Vision. Still, Fiat in 2008 lured American buyers for 20 percent of the limited-run 8C Competizione, a $265,000 sports car that echoes Alfa's racing exploits of the 1930s. Alfa's U.S. reentry will begin in earnest next year with the debut of the 4C, a compact sports car. That will be followed by a small SUV, Alfa's first, that will share its underpinnings with Chrysler's new Jeep Compass. Alfa will introduce six new models between 2012 and 2014 worldwide. Sharing parts between models and brands is a key feature of the Fiat-Chrysler makeover. Future models will cut costs by sharing parts that comprise up to two-thirds of a vehicle's value, Wester says. In compact cars, more than 20 Fiat-Chrysler models will be based on the same technology. They include a Fiat sedan slated to be made at a new factory in China, which will mark the line's belated entry into the world's biggest car market, as well as a 40 mpg Dodge for U.S. buyers. Fiat is even planning to build a Maserati SUV, based on the Jeep Grand Cherokee, in a Chrysler plant in Detroit. Plucking Chrysler out of bankruptcy in 2009 was the deal that Marchionne, formerly head of Swiss quality and testing concern SGS Group, had been looking for since taking over at Fiat in 2004. He's long said that automakers need to sell 6 million vehicles a year to survive; that's about 2 million more than Fiat and Chrysler's current volume. This year marks a crucial test for the combination. Marchionne hopes to acquire a majority stake in Chrysler, repay government loans, and make the U.S. automaker profitable again. Fiat on Apr. 12 increased its Chrysler stake by 5 percent, to 30 percent, after agreeing with the Treasury to sell Chrysler models under the Fiat badge in Brazil and Europe. He may also try to squeeze in an IPO of Chrysler. "We made the first turn and we didn't hurt anybody," says Marchionne. "Now execution is key." That won't be easy in Europe, where Fiat's market share in the first two months of 2011 sank to 7.5 percent from 9.2 percent a year earlier because of an aging product line and its dependence on sales in debt-stricken southern Europe. Volkswagen's share climbed to 22.2 percent from 20.7 percent. "The main risk for the group is not execution of the integration with Chrysler but the absence of new models in the short- to medium-term," says former Fiat executive Stefano Aversa, now co-president of restructuring firm AlixPartners. The bottom line: Marchionne is positioning Alfa Romeo as Fiat's luxury brand. He hopes to capitalize on efficiencies with Chrysler to raise margins. Ebhardt is a reporter for Bloomberg News.
  17. Fiat suspends investment at ex-Bertone plant March 23, 2011 08:46 CET TURIN -- Italian carmaker Fiat S.p.A. has suspended a 500 million euro ($710 million) investment into a Turin plant as it did not manage to reach an agreement with union FIOM over a new labor contract at the site. Fiat, Italy's biggest industrial group, had planned the investment to start producing a new Maserati model at the plant, which it took over from Bertone's bankrupt contract manufacturing arm. "FIOM's current stance does not create the necessary conditions to reach our plan's objective and are not acceptable. Right now, the conditions are not there to launch the planned investments," a Fiat spokesman said. The investment at the ex-Bertone plant is part of Fiat's so-called Fabbrica Italia plan to revamp production at its money-losing Italian car factories. Fiat has pledged to invest up to 20 billion euros in Italy in exchange for more flexible labor contracts at its plants. Source: Reuters
  18. Poi toccherà a tutta la gamma Alfa Rome, dalla Mito alla Giulietta, passando per la 159 http://oas.repubblica.it/RealMedia/ads/click_nx.ads/repubblica.it/nz/motori/interna2006/1979584044@Position3,Position2,Middle1,Top,TopLeft,x40,x41,x42,x43,x44,x45,x46,Bottom,Position1!Left' rel="external nofollow"> Alla presenza del capo dello Stato, Felipe Calderon l'Ad di Fiat e Crysler Sergio Marchionne ha annunciato l'inizio della produzione nel Paese della nuova Fiat 500, nonchè, a partire dalla fine 2012, della versione elettrica della stessa, che richiederà un'investimento attorno ai 150 milioni di dollari. L'annuncio è avvenuto nel corso di una conferenza stampa svoltasi nell'impianto della Crysler situato a Toluca, capitale dello stato di Mexico, a circa 70 chilometri di Città del Messico. All'evento era presente anche l'ambasciatore italiano in Messico, Roberto Spinelli. Marchionne ha anche precisato che saranno prodotte annualmente 100.000 unità della Fiat 500, il che significherà un investimento di 500 milioni di dollari per acquisti alle imprese messicane dell'indotto del settore. E poi ha anche annunciato un progetto per produrre, a metà dell'anno in corso, i modelli dell'Alfa Romeo Mito, Giulietta e la 159, nello stabilimento di Saltillo, nelo stato di Cohauilla, nel nord del Paese, che richiederebbe un investimento di circa 500 milioni di dollari. La Repubblica – 8 marzo 2011
  19. Ford Motor Co. filed a lawsuit today against luxury sports car maker Ferrari S.p.A. and its American sales arm, accusing them of cyber piracy and misusing the F-150 name. The lawsuit was filed in federal court in response to Ferrari naming its new Formula 1 racing car the “F150.” The Italian automaker has also created a website for the sports car, Ferrari F150 - Live from Maranello, presentation of the brand new ferrari single-seater. Ford claims the Italian company's name, spelled without a hyphen, is too close to the hyphenated one of the Ford F-150 pickup.
  20. Ci vorrà un paio d'anni per far ripartire il mercato dell'auto. Ne è convinto Sergio Marchionne, amministratore delegato del Lingotto, che a margine del conferimento della laurea ad honorem a Giorgetto Giugiaro, sostiene che la Fiat non abbia perso quote di mercato a causa del mancato rinnovo dei modelli. «Non credo che sia quello il motivo», prosegue Marchionne che sottolinea che la volontà di non introdurre in un mercato depresso nuovi modelli faccia parte di una strategia. :pen:«Nel segmento A e B si è svuotato il tubo. Si faccia ripartire il mercato, ci vorrà un paio di anni». Marchionne, anticipando che la nuova Y10 sta per arrivare sul mercato, ha respinto le critiche secondo cui la crisi di mercato denunciata nell'ultimo periodo dal gruppo torinese sia riconducibile al fatto che il parco modelli di Fiat sia vecchio. «Non credo - spiega - che sia così». La strategia di Fiat è stata ben pianificata per raggiungere un determinato obiettivo. «Il mercato è in linea con le previsioni. Ho incontrato a Bruxelles tutti gli altri costruttori europei: la ripresa dei numeri delle case non solo europee ma anche americane è dovuta semplicemente alla crescita dei mercati esteri». Interpellato su un'eventuale applicazione del modello Pomigliano a Mirafiori, l'ad del Lingotto risponde: «E' un'idea fenomenale, se riusciamo ad arrivare a quel livello là partiamo immediatamente. Abbiamo le vetture da fare. C'è un accordo di principio con alcuni sindacati, vediamo se riusciamo a ricucire il tutto». Alle voci che arrivano da sindacato che parlano di un trasferimento della produzione della Mito a Melfi e dell'inizio della produzione di un Suv a Mirafiori l'a.d. di Fiat risponde con ironia sottolineando che le strategie del gruppo torinese sono pianificate «da una massa di bravissimi ingegneri». A quanti gli fanno notare che la Fiom torinese sostiene che l'azienda non li abbia ancora convocati, Marchionne risponde secco: «Alle dichiarazioni della Fiom non rispondo più, non ne vale la pena». Il Sole 24 Ore - 11 nov 2010
  21. Scusate ho dimenticato di citare la fonte: La Repubblica online di oggi
  22. Marchionne: "Senza l'Italia il Lingotto farebbe meglio" L'ad intervistato a "Che tempo che fa": "Nemmeno un euro dei 2 miliardi dell'utile operativo arriva dal nostro paese". Poi smentisce l'impegno in politica: "Io faccio il metalmeccanico, produco auto, camion e trattori". Mano tesa sugli stipendi: "Pronti ad adeguarli a quelli dei paesi vicini" ROMA - "La Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l'Italia". E' quanto ha detto l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne, ospite della trasmissione "Che tempo che fa", condotta da Fabio Fazio. "Nemmeno un euro dei 2 miliardi dell'utile operativo previsto per il 2010 - ha concluso - arriva dall'Italia. La Fiat non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre". "L'Italia è al 118/mo posto su 139 per efficienza del lavoro e al 48/mo posto per la competitività del sistema industriale", ha aggiunto Marchionne. "Siamo fuori dall'Europa e dai Paesi a noi vicini - ha proseguito - il sistema italiano ha perso competitività anno per anno da parecchi anni e negli ultimi 10 anni l'Italia non ha saputo reggere il passo con gli altri Paesi, non è colpa dei lavoratori". Guardando alla classifica indicata, il manager ha commentato: "Non possiamo ignorarla, qualcosa bisogna fare, perchè non c'è nessuno straniero che investe qui". "Gli attacchi verso la Fiat di questi giorni - ha aggiunto - sono fuori posto e non aiutano a richiamare investimenti nel nostro paese dall'estero ". Marchionne ha poi smentito le voci che lo indicavano pronto a "scendere in politica". "Ma scherziamo? Io faccio il metalmeccanico, produco auto, camion e trattori", ha detto rispondendo ad una domanda. "Leggo il giornale tutti i giorni alle 6 - ha proseguito Marchionne a cui era stato chiesto di spiegare la recente affermazione secondo cui in Italia erano state aperte tutte le gabbie ed erano scappati tutti gli animali - ne escono di tutti i tipi, c'è una varietà di orientamenti politici e sociali incredibile, tutti parlano e non si capisce dove va il Paese". Tuttavia in questa situazione Marchionne ritiene che "si può avere fiducia nell'Italia, credo di sì, ci sarebbero soluzioni più facili, ma credo che sia possibile costruire qui una condizione diversa, sennò non mi sarei mai impegnato". Alla domanda di Fabio Fazio se c'è da fidarsi del futuro in Italia, Marchionne ha risposto:"Credo di sì. Credo che sia possibile creare una realtà diversa. In Italia le potenzialità ci sono, i problemi ce li creiamo noi". L'Ad della Fiat ha parlato anche delle vertenze in corso e in particolare della questione "pause". Il sistema di 3 pause ogni 10 minuti anzichè 2 da venti proposto per Pomigliano e Melfi è "già applicato a Mirafiori". "Fa parte degli sforzi - ha aggiunto Marchionne - per ridisegnare il processo di produzione, e i 10 minuti che si perdono sono pagati". Il Gruppo Fiat è pronto a portare i salari degli operai "ai livelli dei Paesi che ci circondano". Commentando la recente proposta di accorciare le pause di lavoro nello stabilimento di Melfi, Marchionne ha ricordato che si tratta di un progetto "disegnato per dare all'Italia la capacità di poter competere con i Paesi da cui siamo circondati. In cambio - ha proseguito - sono disposto a portare il salario dei dipendenti ai livelli dei Paesi che ci circondano". La situazione, ha poi precisato, "cambierà se arriveremo ai livelli competitivi degli altri". "Stiamo cercando - ha aggiunto - di creare le condizioni per aumentare questi 1.200 euro e il dialogo con i sindacati è assolutamente chiaro su questo". Marchionne ha poi ricordato che "colmare il divario con gli altri Paesi" per la Fiat è "un compito" per il quale però serve "la collaborazione di tutti". "Quando tre operai - ha detto, ricordando la vicenda di Pomigliano - fermano la produzione è anarchia e non democrazia". "La proposta che abbiamo fatto è dare alla rete industriale di Fiat la capacità di competere con i Paesi vicini a noi, in cambio io sono disposto a portare il salario dei dipendenti a livello dei nostri Paesi vicini". "Il salario cambierà - ha aggiunto - se cambierà il sistema di produzione in Italia, può darsi che sia un cambiamento difficile da sopportare, ma vogliamo migliorare i 1.200 euro di stipendio ai dipendenti". Parlando poi delle organizzazioni sindacali, riferendosi alla Fiom Cgil, Marchionne ha spiegato che "meno della metà dei nostri dipendenti appartiene a una sigla sindacale". Dopo aver spiegato che "più della metà non è iscritta al sindacato", Marchionne ha aggiunto che il 12,5% dei dipendenti è iscritto alla Fiom". "A Pomigliano - ha aggiunto - non abbiamo tolto il minimo diritto, abbiamo cercato di assegnare la responsabilità della gestione di uno stabilimento ai sindacati per gestire insieme a loro le anomalie". E ha poi aggiunto: "Quando il 50% dei dipendenti si dichiara ammalato in un giorno specifico dell'anno, vuol dire che c'è una anomalia". Alla domanda sul giorno in cui avviene tale anomalia, Marchionne ha replicato: "Dipende da che partita c'è". Marchionne ha comunque smentito possibili dismissioni delle aziende campane: "Se la Fiat dovesse smettere di fare auto in Campania, avremmo, credo, un problema sociale immenso, specialmente in una zona dove la Camorra è molto attiva". "Considerando l'indotto, lavorano 20 mila persone", ha spiegato per indicare la dimensione del problema. Riferendosi alla missione de Lingotto in zona, Marchionne ha criticato l'atteggiamento "dei sindacati che ci criticano". Riguardo alle richieste sindacali di conoscere il piano dei nuovi modelli previsti, l'ad di Fiat ha replicato: "Di nuovi modelli ne abbiamo quanti se ne vuole, dobbiamo però dare ai nostri stabilimenti la possibilità di produrre ed esportare, gli impianti devono essere competitivi, altrimenti non possono produrre e vendere niente". Marchionne ha poi confrontato l'Italia con la Polonia, dove: "I nostri 6.100 dipendenti producono oggi le stesse auto che si producono in tutti gli stabilimenti italiani". Marchionne è poi intervenuto sulle accuse alla Fiat di essere un'azienda "assistita dallo Stato": "Qualsiasi debito verso lo Stato è stato ripagato in Italia, non voglio ricevere un grazie, ma non accetto che mi si dica che chiedo assistenza finanziaria. E tra il 2008 e il 2009 la Fiat è stata l'unica azienda che non ha bussato alle casse dello Stato, diversamente da quanto fatto da molte concorrenti europee". "La Fiat - ha spiegato Marchionne - ha collaborato con lo Stato per costruire il futuro industriale del Paese, e oggi ha collaborato con il governo Usa per salvare Chrysler". Secondo Marchionne, quel tipo di collaborazione Stato-Industria esiste in tutti i Paesi del mondo, l'importante è ripagare i prestiti e che lo Stato non diventi "gestore delle società". Riferendosi a Chrysler, Marchionne ha precisato che "noi stiamo risanando l'azienda e pagheremo il debito". Riguardo all'Italia ha invece indicato che "noi non abbiamo chiesto finanziamenti come invece hanno fatto i tedeschi e i francesi, e gli incentivi sono soldi che vanno ai consumatori, e aiutano noi indirettamente perchè in Italia sette auto su dieci sono straniere". Dure reazioni alle affermazioni dell'Ad della Fiat: "Le parole di Marchionne sono ingenerose nei confronti dell'Italia e dei lavoratori che hanno contribuito a fare grande la Fiat. L'azienda è nata e cresciuta nel nostro paese più di 100 anni fa, e se oggi è una multinazionale di successo è anche grazie a questo inizio." Lo afferma Cesare Damiano, capogruppo in commissione Lavoro del Pd. "Nel mercato globale la sfida della competitività è continua. Chi oggi guadagna domani può perdere e viceversa per questo non è condivisibile una logica che allude ad un potenziale taglio di rami secchi basato su un risultato di conto economico. Noi - continua Damiano - siamo per accettare la sfida che Marchionne propone, ma non condividiamo la filosofia che sottende. Le imprese devono fare profitti per avere un futuro, ma hanno anche una responsabilità sociale." "Il governo si svegli e reagisca e, come hanno fatto tutti i paesi industrialmente avanzati, si doti di una politica industriale per i settori strategici capace di sostenere innovazione e ricerca. Questo vale anche per l'auto e per i veicoli industriali e commerciali." "Il Partito democratico si batterà contro una scelta che possa "tagliare" l'Italia e chiede l'attuazione del piano d'investimenti promesso dal'azienda". conclude Damiano. Anche i sindacati, con diverse sfumature, criticano pesantemente le parole dell'Ad Fiat. Sergio Marchionne parla "come se la Fiat fosse una multinazionale straniera che deve decidere se investire in Italia", attacca Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto della Fiom Nazionale. "Marchionne - dice Rocco Palombella, segretario generale della Uilm - deve evitare di continuare ad umiliare i lavoratori e il sindacato che si è assunto la responsabilità di gestire anche accordi difficili". Palombella invita il manager del Lingotto "a chiarire una volta per tutte quale sia la reale intenzione della Fiat. Se vuole davvero invertire il rapporto tra la quantità di auto prodotte all'estero e quelle fabbricate in Italia - osserva - deve smetterla di fare dichiarazioni che sono la negazione di ciò. Un gruppo industriale che chiede responsabilità e consenso non può continuare a dire che dell'Italia non sa che farsene. E' un errore strategico". Per Bruno Vitali, responsabile Auto della Fim, "Marchionne deve credere di più nell'Italia e smettere di tenere tutti appesi. Ha sempre detto che qui perde, ma se investirà anche l'Italia genererà profitti come avveniva prima della crisi. Gli impianti sono nuovi e i lavoratori sono pronti a fare la loro parte". Apprezzabile, sostiene Vitali, l'idea di monetizzare con aumenti salariali l'incremento di efficienza nelle fabbriche. "Io mi accontenterei che i lavoratori avessero il premio di risultato tagliato a luglio", osserva Airaudo che critica l'idea che "competitività e produttività si recuperino intervenedo sul fattore lavoro". Il segretario della Fiom precisa che a Mirafiori non è già in vigore il sistema di pause di 3 pause di 10 minuti anzichè quello di 2 da venti proposto per Pomigliano e Melfi. "E' curioso comunque - ironizza - che in uno stabilimento che fa tre settimane di cassa integrazione al mese si considerino utili dieci minuti in più di produzione". E in serata ha parlato anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: "L'Italia è un Paese che già ha dimostrato l'attitudine ad evolvere verso una maggiore competitività nel rispetto dei diritti dei lavoratori incluso il diritto ad incrementi salariali legati a una maggiore produttività. E se è legittimo da parte di Marchionne invocare maggiore produttivita", è anche vero che "la maggioranza delle organizzazioni sindacali e le istituzioni si sono già rese concretamente disponibili ai necessari cambiamenti". "Marchionne - commenta Sacconi - ci ha ricordato che Fiat oggi è un Gruppo multinazionale con stabilimenti distribuiti in diverse dimensioni economiche e sociali. Noi ricordiamo a lui che l'Italia è il Paese di storico insediamento del Gruppo automobilistico ove ha depositato impianti e soprattutto un grande patrimonio di esperienze e professionalita". (24 ottobre 2010) © Riproduzione riservata
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