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Il trasporto privato ha un’incidenza sensibile, ma non determinante, nella produzione di gas climalteranti. 15-20% a seconda degli studi. Ma, soprattutto, è tutta da dimostrare l’efficacia di una conversione alla trazione elettrica, dal momento che il metodo di misurazione delle emissioni è a valle (al “tubo di scarico”) e non a monte, ovvero nel processo produttivo, sia delle varie parti del mezzo, sia dell’energia necessaria a muoverlo. Sfido che l’elettrico conviene, così. Ho ancora meno emissioni che su una bici, dove produco CO2 col fiatone. Il problema n.1 è quindi che questo difficilissimo obiettivo (elettrificazione totale) porterà un vantaggio futuro (qualche secolo) e molto incerto, mentre il costo da pagare è certissimo e attuale. Rimando alle ultime dichiarazioni di ieri di Jean Philippe Imparato. Parliamo di fabbriche che chiuderanno. Per cosa? ”L’operazione è perfettamente riuscita, il paziente è morto” dice un vecchio motto. Il problema n.2 è ancora più ampio ed esistenziale. VIVERE significa produrre CO2. Dal cibo, al telefonino nuovo (che qualcuno si concede un po’ troppo spesso), ai viaggi (idem), fino a qualsiasi risvolto del progresso tecnologico in qualsiasi settore: la ricerca medica produce CO2, l’AI produce miliardi di tonnellate di CO2, e via discorrendo. Che si fa? Contingentiamo la produzione mondiale annua di smartphone o di vestiti? Blocchiamo la ricerca? Obblighiamo la gente ad accettare lavori solo entro un certo raggio dalla propria residenza? Per coerenza… Da quest’ottica si capisce meglio quanto tutto sia ideologico e velleitario. Piuttosto, quello che suggeriscono insigni esperti del settore, oltre alla ovvia riduzione di tutte le emissioni che si possono già ridurre col normale progresso tecnologico, è di investire le risorse che abbiamo per adeguare lo stile di vita ai cambiamenti climatici in corso, come abbiamo sempre fatto davanti a tutto quello che non potevamo governare.
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Esatto. In un mondo migliore di questo, ognuno dovrebbe essere libero di comprarsi quello che meglio crede in base alle proprie individuali specifiche esigenze personali familiari e lavorative. Che oggi può essere un 2.0 diesel, e fra dieci anni un’elettrica. O viceversa. Oppure un’ibrida, che 9 volte su 10 sarebbe la soluzione ideale sia oggi sia fra dieci anni. Purtroppo, non contenti di tutte le distorsioni e le depravazioni economiche perpetratesi nel continente europeo negli ultimi mille anni, per l’ennesima volta abbiamo deciso che mercato, progresso industriale, libertà individuali e benessere economico sono favolette da liberali, e che la retta via si deve per forza raggiungere tramite le decisioni del ceto politico, che ha come unico orizzonte il rinnovo del consenso elettorale (o nemmeno quello) ma pretende di conoscere il lavoro dell’imprenditore, dello scienziato e del Padreterno meglio dei diretti interessati. Ho letto pagine di cose aberranti in questa discussione, perché il totalitarismo attecchisce sempre alla grande, oggi come ieri: gente che deve rinunciare all’auto, gente che deve cambiare casa, miliardi di gettito fiscale che dovrebbero essere bruciati per far cambiare auto “graduidamende” (cit. dal papà del superbonus) a milioni di persone o per consentirgli di ricaricarla sotto casa. Per quale scopo, esattamente? L’automobile non è né una necessità né un lusso: siamo andati avanti per secoli con i somari, i carretti e i velocipedi, perché cambiare? Perché è stata un’opportunità che è convenuta a tutti: al benessere familiare, all’aumento dei consumi, all’economia, al turismo, al mercato del lavoro, allo stesso trasporto pubblico che viene così alleggerito. Ma soprattutto a quella cosa che più se ne ha e più si dà per scontata: la LIBERTÀ. Libertà di movimento, quando voglio, dove voglio e come voglio. Senza dover subire gli orari, le destinazioni, i tagli e le inefficienze delle aziende di trasporto pubblico locale. Oppure raccontiamoci ancora la cazzata della decrescita felice…
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Gara fin troppo lineare, decisa dai mezzi meccanici. Non a caso per gran parte del tempo i team hanno corso in doppietta: due McLaren, due Ferrari, la Mercedes superstite, due Sauber, due Haas… Con tutto quel caldo le ruote refrigerate della Mc (e non solo quelle) hanno ammazzato la gara. Ferrari ingiudicabile: troppo lenta per quelli davanti, troppo veloce per quelli dietro. Tenerone Hamilton che voleva fare una sosta in meno per uccellare il podio a Leclerc. Ma pensa ad andare forte piuttosto! Red Bull ugualmente ingiudicabile per mancanza del pilota, accoppato al via. Quello che fa il secondo pilota pro tempore non ha granché rilevanza. Mercedes imbarazzante quando non si trova nelle condizioni ideali. Ma quantomeno sono riusciti a centrare una vittoria quando hanno avuto l’allineamento dei pianeti. Antonelli si è finalmente guadagnato sul campo il nome di KIMI 😁 Fossi in lui spingerei per farmi chiamare Andrea… Impressionante la Sauber, almeno qui. Sia con la bellissima prestazione d’attacco di Bortoleto, sia con la rimonta indefessa di Hulk.
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Credo (spero) che il personaggio ne abbia almeno una ventina in meno…
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Credo che non avrai problemi ad andare a trovare i suoceri. Ma sarai complice della distruzione dell’industria automobilistica italica, dell’indotto, delle famiglie degli operai, del PIL, dello stato sociale, delle nostre pensioni e del pianeta che lasceremo ai nipoti. Anzi, lo eri già da prima, visto che hai comprato un usato 😄
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Il guaio grosso è già successo nel 2014 quando hanno revocato l’esenzione del bollo per le ventennali e le assicurazioni agevolate improvvisamente sparirono o aumentarono sensibilmente i premi. Me lo ricordo bene perché proprio in quel periodo stavo cercando la prima delle mie tre youngtimer (tutte rigorosamente ABBENZINAAAAH 😜). Se non altro, la cosa mi agevolò nelle trattative perché improvvisamente la gente aveva fretta di vendere, soprattutto chi ne aveva tante. Poi per fortuna le cose si sono un po’ aggiustate, sia fiscalmente sia lato RC. In cuor mio sono soddisfatto di dover pagare qualcosa in più, sapendo che per i “bollaroli” la pacchia si è molto ridotta rispetto a prima. Io che con le mie storiche ci faccio mille km l’anno quando va bene. Comunque, non ci vedo similitudini tra questo caso e i veicoli diesel. Il gasolio è sempre stato fin dai tempi più remoti un derivato petrolifero offerto in concorrenza a benzina & soci, e l’industria automobilistica con quella tecnologia ci ha fatto cose ottime (noi italiani soprattutto, con il common rail), che hanno spinto anche lo sviluppo sull’efficienza dei motori a benzina. Per dire, qui non c’era nessun interesse storico da tutelare e nessun abuso, ma semplice libera scelta tra un prodotto e l’altro.
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Sottoscrivo il post di @TonyH, e ripeto: se ci fosse una correlazione diretta tra la circolazione dei Diesel Euro 5 e i livelli fuori norma delle polveri sottili nella pianura padana, sarebbe ragionevole bloccarne la circolazione, costi quel che costi. Ma se questa relazione causa-effetto non c’è, fai solo un danno sociale, abbastanza rilevante in questo periodo in cui cambiare auto è diventato un salasso. Non è sufficiente dire “uno che fa 10.000 km l’anno non si prende un diesel”, e quindi è giusto che lo stato ti punisca a prescindere perché hai scelto male la tua macchina, per il colore delle tue mutande o per la tua misura di scarpe. Per chiedere un sacrificio occorre un’utilità concreta e dimostrabile. È vero che, tra Italia e UE, siamo talmente mitragliati da leggi idiote che la cosa comincia a piacerci, ma non dovremmo smettere di ricordare quanti danni fa l’ideologia all’economia.
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Faccio MOLTA fatica a seguirti. Sarebbe illecito usare il gasolio “a fini privati”? Non mi risulta che sia un bene pubblico. Per fortuna siamo in un’economia di mercato e non decide Stalin l’allocazione delle risorse. Quanto all’espressione “mondo del lavoro”, forse intendevi dire “trasporto pesante”? Perché chiunque abbia un lavoro appartiene al “mondo del lavoro”. E non è che gli si possa chiedere di acquistare un’altra auto a benzina solo per non consumare gasolio nei giorni festivi. In questi termini, non è che la discussione si avvita. Mancano proprio i prerequisiti per una discussione, tipo: parlare la stessa lingua, vivere nello stesso pianeta ecc…
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Perdonami. I “costi” vengono già sostenuti e spalmati dal proprietario su tutta la vita dell’auto, finché non la vende: svalutazione rispetto ad altre alimentazioni, manutenzione (generalmente più onerosa), prezzo di acquisto maggiore ecc. Non è che se uno compra un veicolo diesel ottiene benefici indebiti a scapito della collettività e poi arriva lo stato giustiziere a fargli pagare il conto. Il problema di questi nuovi divieti è che sono la meccanica conseguenza di una procedura di infrazione europea, ma non rispondono ad alcun criterio o correlazione con l’inquinamento nelle zone interessate, che, come sappiamo, deriva da un particolare mix di conformazione geografica, climatica, urbanistica e industriale altamente sfavorevole. Non dico che esistano soluzioni facili, ma se tu ti limiti a colpire (come sempre) l’utente finale dando un giro di vite ai veicoli che possono circolare, otterrai una riduzione fisiologica delle emissioni, probabilmente minima e insufficiente allo scopo, senza nemmeno scalfire la radice del problema. Questo è il “costo”, ulteriore ingiusto e sproporzionato, che metti in conto all’anello debole della società. Per inciso: non sono destinatario dei divieti in oggetto, il mio ragionamento verte esclusivamente sul merito e sul metodo.
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Uno può aver avuto duemila buoni motivi per scegliere un diesel, specialmente 10-15 anni fa quando erano ancora propulsori eccellenti, con sistemi di rigenerazione ormai affinati e senza complicazioni varie come l’adblue, e l’ibrido era ben lontano dal raggiungere il livello di efficienza attuale. Tutto questo senza dover avere per forza la sfera di cristallo per prevedere quali leggi idiote sarebbero state emanate da lì a 10/15 anni. Ragionare retrospettivamente col senno di oggi è fuorviante.
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Tra fare 50.000 km all’anno e andarci a fare la spesa la domenica c’è un abisso di ceto medio (e non medio) che usa l’auto con criterio, quando può ricorre al trasporto pubblico, spende per avere sempre la meccanica in ordine, e si ritrova con un’auto di 12 anni e 100.000/120.000 km che va meglio di quando è uscita dal concessionario. Questi provvedimenti sono solo delle gride manzoniane che non risolvono né tantomeno vanno alla radice del problema. Siamo al livello di pura obsolescenza programmata. Poi (ma questa è un’altra questione) per strada ti ritrovi dietro a veicoli relativamente recenti palesemente modificati/defappati/scatalizzati che ti affumicano l’abitacolo in pochi secondi ma passano brillantemente tutte le revisioni. Non saranno loro la causa del problema, ma sono comunque delle contraddizioni e distorsioni che, come sempre, vanno in cu** a chi rispetta le leggi.
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Serra ha preso servizio l’1 ottobre 2024. Troppo tardi sia per essere responsabile del finalone di campionato 2024 che per poter dare la paternità alla monoposto 2025. Da qui a dire che sia il nuovo Ross Brawn ce ne passa, così come che sia un incapace. Per le performanti Mercedes 2022 e 2023 bisogna chiedere a Mike Elliot più che a lui. D’altronde ho visto troppi tecnici finire dalle stelle alle stalle e viceversa per fidarmi dei pareri di qualcuno: Allison, Costa, Resta, Binotto, Sanchez, Cardile… Tutti con una cosa in comune: 🏎️ Se l’anno prossimo vince la Aston Martin sapremo qual era la mossa di mercato giusta da fare, in caso contrario tutto è possibile. Tanto alla fine la differenza la farà il motore…
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Di questi tempi, e con l’opulenza della base meccanica della Giulia, il modo di fare un bel restyling pesante (tipo CX-5 2016, che è ancora in vendita, e negli USA ne girano un fottio) probabilmente c’era, ma non voglio fare il fanta AD. Quanto al ciclo di vita, 7 anni possono esser tanti e 9 anni possono esser pochi, dipende tutto da quella maledetta curva delle vendite. Purtoppo noialtri tendiamo di massima a far morire i nuovi modelli dopo poco tempo.
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Non conosco le voci, ma lo reputo molto improbabile. Negli ultimi giorni Vasseur ha incassato endorsement pesanti da parte di Leclerc, di Hamilton (sì, quello comprato a peso d’oro per farsi indicare la via) e addirittura di Stefano Domenicali. Il messaggio a destinazione c’è arrivato di sicuro.
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Credo che il tempismo sia tutto. Il marketing, che la gente scambia con la pubblicità, servirebbe proprio a questo: avvicinare il prodotto alle aspettative della clientela. La Fiat è dagli anni ‘80 che progetta le automobili senza pensare al giorno dopo. È arrivata in ritardo sugli airbag perché sui modelli in vendita non c’era spazio davanti al passeggero. È arrivata in ritardo su navigatori gps e infotainment perché non c’era verso di fargli progettare una plancia con lo spazio per il 2DIN. Non parlerò dei motori 6 cilindri diesel reclamati per anni e arrivati quando ormai era tardi. La Giulia è stata proposta come un’auto senza compromessi sul piacere di guida, anche a scapito di qualche mancanza tecnologica. Obiettivo centrato, perché è riuscita ad avere l’attenzione di tutto il mondo. A questo punto, quanto ci hanno messo a colmare il gap con quelle poche lacune che una volta risolte l’avrebbero resa perfetta? Alla fine si trattava dei fanali a matrice led, di un infotainment aggiornato (anche lì… bellissima quella palpebra sul cruscotto, ma come ce lo appendi un display più grande?) e della strumentazione digitale. Tutta roba ampiamente collaudata e alla portata della concorrenza. Non roba che avrebbe raddoppiato le vendite, ma che almeno avrebbe tolto un po’ di look “datato”, come diceva Quattroruote ai bei tempi. Anni fa ero stato a una presentazione di Tommaso Ebhardt del suo libro su Marchionne, e raccontò che lui gli aveva fatto provare praticamente in anteprima la Giulia, credo a Balocco. Già allora gli disse: “dottore, la macchina è eccezionale, ma perché non avete messo uno schermo un po’ più grande?”… Tempismo, come dicevo. Nel 2022 (correggimi l’anno se è sbagliato) era quasi ora di uscire col modello nuovo, altro che fari a led. E all’estero credo che la cosa sia stata giudicata anche peggio che da noi.
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Come dice il saggio, è più la spesa che l’impresa. Invece di cercare di ricavare energia dalle scorregge o dai colpi di tosse del conducente, non converrebbe concentrarsi su quanta ne viene consumata in maniera non proprio così necessaria?
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Ok. Io però insistevo su un altro aspetto: fosse stata meramente una questione di minor prezzo rispetto alle tedesche, il mercato italiano avrebbe ugualmente premiato anche la Gamma, le Alfa 6 e 90, e a maggior ragione le K e 166 che ti venivano letteralmente tirate dietro. Invece abbiamo un’ampia evidenza storica di come il cosiddetto (non da me) “italiano medio” abbia sempre premiato i brand autoctoni ogniqualvolta i prodotti fossero azzeccati. E questo al di là del discorso convenienza o inflazione. Poi è chiaro che c’entrino anche le mode e gli status symbol, ma questi sono ciclici per definizione, e sono peraltro conseguenti al successo che ti tributa il mercato. Se BWM e Audi sfornano per trent’anni automobili potenti, gradevoli e ben realizzate, è normale che diventino anche di moda. Così come sono state di moda 164 e Thema (solamente in Italia peraltro…).
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Anche la Thema 8.32 costava come due turbo, eppure si vendevano. Con l’aggravante che se il cliente Mercedes voleva muoversi senza tirare calci alla propria macchina era costretto a prendersi la 300, mentre il cliente Lancia aveva già la 2000 turbo che camminava quasi come la 8.32, costava la metà e non aveva l’IVA al 38%. Il confronto qui non è tra italiane e tedesche, ma su come il mercato domestico ha accolto diversi modelli autoctoni, a riprova del fatto che il problema non era nella testa dei clienti ma nella bontà del prodotto. Chiaramente l’immagine dei suddetti brand trent’anni fa era infinitamente migliore di oggi. Ma anche qui, la colpa è di chi l’ha peggiorata così tanto, proprio mentre i tedeschi la stavano migliorando così efficacemente (Mercedes W210, BMW E39, Audi A6 C5 ecc.). Quanto alla Stelvio a 40k, mi ricordo certe scontistiche assurde già nel 2018, sul nuovo. Roba da non credere. Non so se fosse giusto o sbagliato, ma di certo rispondeva alla logica di seminare tanta futura clientela, se solo gli avessero dato qualcosa di nuovo da comprare al termine del leasing.
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Il vero problema di noi italiani è proprio questo amico immaginario, l’”itagliano medio” reo di compiere tutto e il contrario di tutto, a seconda della discussione che bisogna mandare in vacca. Qualcosa non funziona? Non è colpa di chi l’ha fatta, è colpa dell’italiano medio. Al governo c’è lo schieramento opposto al tuo? Colpa dell’italiano medio. Non siamo mai noi, è sempre il nostro vicino di casa. Oltre che un argomento autoassolutorio, è pure insufficiente in un mondo globalizzato. Se Alfa Romeo non vende per colpa degli italiani, all’estero dovrebbero vendere tutte quelle che non vendono qui. Invece… Hai visto mai che la colpa è di non sa fare o non sa vendere le automobili, e non del cliente che “non le capisce”? Ricordo che negli anni ‘80 il paese era ancora più pieno di itagliani medi, eppure le 164 e le Thema le vendevano come il pane. Dieci anni prima c’erano la Gamma e l’Alfa 6, e non le voleva nessuno. Dieci anni dopo c’erano la K e la 166, stessa sorte. Eppure l’italiano medio abita sempre accanto a me da trent’anni. Intanto passano il tempo e le generazioni, e se negli anni ‘80 era relativamente facile recuperare mercato dopo aver sbagliato un solo modello a fronte di tanti successi, negli anni 2020 è diventato un casino, dopo decenni di errori. E allora sì, la seconda parte del tuo post è corretta: per recuperare i clienti servono misure dolorose. Ne aggiungo una quarta, che poi era quella adottata da Marchionne: 4) mettersi a fare buone automobili, stringere le chiappe, erodere il 10% dei clienti della concorrenza. 6 anni dopo uscire con i nuovi modelli ed erodere un altro 10% e via così, finché alla terza/quarta generazione di modelli ci saranno abbastanza vecchi clienti soddisfatti che troveranno la nuova serie della loro macchina ancora più bella e ben fatta. Con Giulia e Stelvio è stato fatto qualcosa di irripetibile come sforzo economico e bontà del risultato. Che ne è stato poi?
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Suzuki Swift o Ignis 1.2 AWD, se rientrano nel tuo budget. Chiaramente non sono fuoristrada, ma semplici utilitarie 4wd con prestazioni discrete (anche in salita) e buoni consumi. Le altre soluzioni che hai citato (Panda 4x4, Terios o Jimny a benzina) non risolvono il problema dei consumi. A malincuore, non andrei a investire sul Diesel, visti i tempi folli che stiamo vivendo.
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Esteticamente mi garba. Il frontale migliora molto. Peccato per i tre colori in croce, ma rispetto al tradizionale non-far-nulla e lasciar morire i modelli è già un passo avanti.
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Bravo Russell, sta tornando ad essere il pilota capace che era ai tempi della Williams. Bello anche il tentativo di far perdere gli ultimi punti della patente a Verstappen durante la safety car. Non ci posso credere, ci stava cascando con tutte le scarpe. È più forte di lui, non riesce a stare dietro a qualcun altro. Solita tempra coriacea, per il resto. Altro secondo posto incamerato. La sua macchina invece è la solita Tempra e basta. Quanto al duo McLaren, confermo le analogie con Stanlio e Ollio. Norris oramai è indifendibile, ma pure Piastri, che diavolo ci faceva lì dietro a baruffare con lui? Dobbiamo ancora migliorare sulla gestione delle gomme… Gara memorabile per la Ferrari. Vincere con Kubica è un antico progetto che si realizza.
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Fixed 😉 A che serve dare 280 cavalli elettrici su una Ypsilon, quando non riesci a darne neanche 130 a benzina? 😔
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Ennesima dura stroncatura di Hamilton alla macchina. Come biasimarlo. Però mi sorgono degli interrogativi. Leclerc ha la sua stessa macchina ed è come il famoso calabrone che fisicamente non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso. Ciò fa di lui un campione? Di sicuro non fa di lui una pippa. Hamilton, al contrario, è evidentemente uno che per esprimersi al livello di un eptacampione del mondo ha bisogno di lavorare in una certa finestra, come le gomme Pirelli. Ciò fa di lui un campione a metà? Oppure i suoi malesseri sono rivelatori del male oscuro delle Ferrari? Dove i vari Sainz e Leclerc ci mettevano una pezza e in qualche modo andavano, Hamilton, a guisa di un Precog di spielbergeriana memoria, sta urlando il suo minority report sulla verità inarrivabile, sta gettando la luce sugli angoli bui dove gli ingegneri Ferrari non hanno mai guardato. L’ipotesi è suggestiva e probabilmente fantascientifica come il film, ma, se fosse vero, Hamilton starebbe esattamente dando quella scossa dalle fondamenta che era chiamato a dare. Occhio. Perché anche il Kaiser, che era il più grande di tutti, era uno che per andare come andava aveva bisogno che la sua arma fosse perfetta. E quando gli sviluppi non erano buoni, te ne accorgevi perché Barrichello e Massa gli finivano regolarmente davanti.