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angeloben

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  1. Si è parlato (e anche visto) più volte dello scalino alla base del vetro anteriore proposto per Cinquecento (170) e poi non arrivato in produzione. Aggiungo allora un paio di fotine che forse non erano ancora passate da qui: Partiamo da quella in basso, quella senza scalino: be', altro non è che la fiancata opposta della stessa maquette con lo scalino postata da @PaoloGTC. Stesso frontale, stessi paraurti (con lavafari), stesse maniglie porta. In sostanza la scelta definitiva, a meno del monotergi che in produzione verrà cassato in favore della soluzione tradizionale a due spazzole. Quella in alto, invece, è proprio una maquette differente: c'è anche qui lo scalino, stavolta sul lato guida (chissà dall'altra parte...), ma è diverso il frontale, diverse le maniglie porta, diverso l'attacco del paraurti sul passaruota. Potrebbe essere un'impressione, ma forse sono lievemente differenti anche i passaruota stessi, appena meno pronunciati. Ancor più interessante per me è però questa piccola ma bella serie di disegni, che mostrano varie viste e idee sul progetto. Purtoppo non ne conosco la data, ma... l'autore sì: Ermanno Cressoni. Mi piace in particolare l'ultimo disegno in basso (paraurti dietro escluso...), ma soprattutto le note a mano sul design del portellone/lunotto, con la sua curvatura e l'esplicita indicazione "NO Y10", a voler scongiurare l'effetto replica. Comunque, l'idea dello scalino è presente in più schizzi, assieme ad altre soluzioni nell'evidente tentativo di dare un po' di dinamicità ad una linea altrimenti piuttosto statica, costretta nella sua estrema compattezza e necessità di ottimizzare i volumi. La semplicità ebbe la meglio.
  2. Aggiungo un paio di viste più complete della proposta di Bertone per la 911 del 1997, vale a dire la 996. Magari non si nota a prima vista, ma la maquette è asimmetrica, con un trattamento leggermente diverso sulla lavorazione della fiancata: semplice piega nella versione in alto, leggeri solchi sfalsati in quella in basso. Il profilo di coda invece credo sia uguale, sebbene le foto sembrino mostrare un andamento lievemente diverso. L'idea di Bertone rimane per me "fuori tema", troppo borghese per essere una 911 e troppo vicina a linee e caratteri che si sarebbero visti poi su Aston Martin, Jaguar, Ferrari...
  3. Su Scorpio avevamo speso qualche messaggio per alcune curiosità sul restyling anni Novanta e possibili eredi, mentre oggi torniamo indietro, alla gestazione del modello originale del 1985. Apparsa ai più troppo vicina a Sierra, per tecnica e stile, alla fine non colpì moltissimo il pubblico. Ford, però, era partita da ben altre premesse! Direi che lo spirito radicale del periodo "Sierra" era ancora ben presente nel centro stile Ford, forse ancor di più - almeno in queste prime proposte del gennaio 1981. Aerodinamica all'estremo, accompagnata da idee stilistiche decisamente orientate all'originalità. Togliete loghi e targhe, e più che nel centro stile della compassata Ford, qui sembra di essere di fronte alle proposte per un'erede della Citroen CX !!! E' evidente che - un po' per la "normalizzazione" che sempre avviene durante gli sviluppi, un po' per la "scottatura" dei primi riscontri all'uscita di Sierra - Ford cercò presto di correggere il tiro. Ci fu addirittura qualcuno (un tal Bob Lutz...) che fin da subito abbozzò delle modifiche direttamente sulle foto, per figurare delle possibili variazioni verso ben più rassicuranti forme a tre volumi: Questa sopra, come si evince dalla targa, parte dalla proposta n.1 in alto nel quartetto postato sopra. La nota a mano chiarisce la proposta di trasformare la configurazione originale Kamm-back (che indica la soluzione aerodinamica a coda alta e tronca, dal nome di uno dei suoi teorici, il tedesco Wunibald Kamm) derivandone un terzo volume di coda (notch-back). Interessante anche il frontale di questa proposta perché può ricordare quello di Passat B3 del 1988, o anche quello della concept VW Auto 2000, in effetti dello stesso anno di questa maquette (1981). Qui sotto un'altra "elaborazione grafica" simile, stavolta basata sulla seconda maquette, l'unica del quartetto che già partiva come "tre volumi". Le linee tracciate a mano però evidenziano chiaramente l'idea di proporre una soluzione più tradizionale, con classico passaruota ad arco anziché carenatura della ruota dietro, e soprattutto con terza luce a triangolo e volume di coda impostato sulla linea di cintura, invece del vetro avvolgente e coda rialzata. Intendiamoci, le maquette sarebbero state difficilmente digeribili e neppure gli scarabocchi mi paiono suggerire idee davvero migliori. Alla fine, Scorpio come uscì nel 1985 a me ragazzino piacque, soprattutto il 3/4 posteriore mi risulta ancora molto riuscito, così come gli interni. In effetti però, oltre a una meccanica ormai datata, pagava il frontale anonimo, il profilo del cofano un po' troppo massiccio e un effetto ruote posteriori annegate nel passaruota, dovuto alla carreggiata posteriore troppo stretta, derivata da Sierra. Un po' di coraggio in più non avrebbe guastato. (foto da un post di gennaio 2020 della pagina Facebook di LIGNES/auto)
  4. Aaaahh... finalmente! A lungo ho sperato di poter capire meglio come fosse per intero quel prototipo di Tigra B mai andato in produzione, ed esposto nel museo Opel curiosamente lasciato con la camuffatura in bianco e nero... Ne abbiamo visto il frontale e la fiancata in più immagini, anche su questa discussione, ma mi era rimasto il tarlo di sapere come fosse la coda, ovviamente la parte più interessante trattandosi di una coupé e di una Tigra in particolare... Ed ecco che qualche giorno fa ho scovato queste foto (dal sito motor1.com tedesco): Niente di sconvolgente - ché le foto precedenti già davano un'idea di quello che poteva essere - ma di certo così si capisce con maggior chiarezza. Rimaneva il portellone come su Tigra A, ma il lunotto era molto più convenzionale. Probabile che volessero mantenere l'effetto "vetratura avvolgente", ma al posto del grande lunotto curvato, qui parrebbe venisse ottenuto con una più ordinaria soluzione a tre vetri distinti. Il filone di design sembra chiaramente collegato a quello di fine anni '90 di Vectra B, Astra G, e Corsa C (da cui ovviamente derivava), un periodo di transizione verso il nuovo linguaggio più rigido, angolare, duro e massiccio che arrivò subito dopo, con le varie Speedster, Vectra C, Meriva e Astra H, nonché proprio Tigra Twintop di Heuliez, che nei piani Opel evidentemente scalzò questa proposta interna. Non mi ha mai entusismato neppure la Twintop, anzi, ma anche questa per me conferma di essere un passo indietro rispetto a Tigra A, per lo meno come impatto estetico. Un po' come la mai nata Calibra B rispetto a Calibra originale... Né il pubblico né Opel sembrano aver perso molto con la decisione di non produrre questa Tigra B.
  5. Si parlava nel topic Cadillac di ammiraglie Opel anni Settanta ed ecco qua un piccolo post da "trova le sette piccole differenze". Partiamo da una foto d'insieme del terzetto di vetture basate sulla piattaforma V che Opel presentò a fine 1977. La foto, documentata al 1977, ritrae le protagoniste attorniate dal grande team del Design Studio di Opel (gli esperti storici si potranno divertire a riconoscere qualche volto noto ). Una bella foto di gruppo, in quella che ha tutta l'aria di una presentazione finale interna. Ma... quanto finale?!? Be', a prima vista tutto normale, ma qualcosa in realtà non mi quadrava del tutto... Intanto la vettura in primo piano, la Rekord. Mmmhh, quelle maniglie? E quello specchio? Ma soprattutto, quel frontale?? Non sono come me li ricordavo... E infatti, cerca di qua, scava di là, eccola in altra foto ben più chiarificatrice: Comincia il trova le differenze: il frontale è apparentemente più inclinato, con gruppi ottici dal taglio più deciso e spoiler inferiore dal labbro più pronunciato. Poi gli specchi carenati, le maniglie porta incassate e perfettamente a filo della carrozzeria. Infine il dettaglio della portiera sul passaruota, coprendolo senza profilo. La targa ovviamente chiarisce: non è ancora Rekord "ufficiale", bensì un modello non definitivo, leggermente più affilato e aerodinamicamente curato nei particolari, ancora senza nome... E sua sorella maggiore, la rarissima (da noi) Commodore che per ragioni ignote non era nella foto di gruppo, anch'essa nelle foto di preserie si mostrava ancora così: Maniglie, specchi, portiera sul passaruota sono identici alla "V 4 SEDAN" pre-Rekord finale, mentre il frontale qui sembra sostanzialmente quello definitivo. Infine la vera ammiraglia, la Senator: Oltre alla foto "di gruppo", quell'esemplare di Senator sembra anche in queste due foto sempre del 1977, ancora di poco precedenti alla commercializzazione perciò: e qui l'unico particolare che cambia è lo specchio carenato, la cui forma però, in questo caso sembra anticipare quella della serie facelift di metà '81. Lo stesso penso si possa dire della Monza nella foto di gruppo. In definitiva sono dettagli, stonature, anomalie che la nostra memoria fotografica registra subito come "disturbi" e ci spinge ad aguzzare la vista per vederci chiaro... (Sì, lo so, è una malattia... )
  6. Ricordate le maquette per una Diplomat che poteva essere la nuova ammiraglia Opel prima di Senator? (qui il link al post in questione, nel thread Opel) Una certa aria americaneggiante, le Opel di quei decenni l'avevano sempre avuta, e in particolare le grandi Opel. E anche questa confermava la regola! Ecco che ho scovato i disegni di una possibile Cadillac Seville "sorella" di questa idea! Come per Opel, sfortunatamente questa idea non andò in porto neppure per Cadillac. Seville uscì nel 1975 con una linea assai più squadrata e pesante, mentre i tedeschi dovettero attendere il 1978 per avere la ben più anonima Senator.
  7. Credo anche io, sì. Mi pare sia troppa roba per essere tutte "proposte" ideate e sviluppate da Bertone. E aggiungo questa maquette in scala 1:5, modellata - non ho idea se da Bertone o meno... - per il concept Junior del 1983 E visto che ci siamo, di Junior metto anche qualche altro disegno preparatorio... Se ci fosse ancora bisogno di conferme, è evidente che Junior non fu un concept fine a se stesso, bensì un banco di prova assai approfondito in particolare per gli studi di stile, col chiaro obiettivo di prepararsi alla futura generazione di Corsa. Poi se volete andarvi a vedere tantissimo altro materiale in merito a Corsa B e Junior, andate a questo link.
  8. In un messaggio di svariati mesi fa, sui tentativi Peugeot di trasformare Talbot Tagora in un'ammiraglia del Leone (link al post), si era vista anche questa proposta, solo però in questa foto frontale: Ecco, mi ricollego al quel post perché... ho scovato un'altra immagine della stessa maquette, che finalmente ci mostra quello su cui potevamo solamente fantasticare (be', si fa per dire... ) (...e no, nessuno scoop ovviamente ; è sempre materiale ripreso dal sito Lignes/auto) Comunque questa vista di 3/4 posteriore è interessante perché fa notare ancora meglio che sarebbe stato un restyling profondo, di quelli dove solo le portiere sarebbero rimaste le stesse; e proprio proprio uguali, neanche quelle! Devo dire che l'effetto non sarebbe stato affatto male, neanche comparabile col modello d'origine. Anzi, secondo me il merito maggiore di questo studio sta proprio nell'efficacia del lavoro di differenziazione da Tagora. Curiosa tra l'altro la somiglianza con un'altra ammiraglia uscita (questa per davvero!) nello stesso anno in cui era prevista questa "pre-605": parlo della Rover 800. Per quanto apprezzabile, questa proposta avrebbe avuto comunque due limiti fondamentali a mio avviso: come già detto nel post citato, uno sarebbe stato proprio l'anno di possibile introduzione nei listini. Nel 1986 il mercato europeo delle ammiraglie era in pieno sviluppo con continui lanci di modelli nuovi e di successo, per tecnologia, stile o immagine. E di fronte ad un'auto così, nessuno sarebbe rimasto impressionato più di tanto, anzi... L'altro limite rimaneva la distanza dalla personalità e dallo stile Peugeot, la sua evidente provenienza da una storia stilistica assai diversa.
  9. Un po' di commenti e risposte: Eh sì, 10 anni prima della sua commercializzazione e 8 prima della presentazione del concept! Quello che mi colpisce è che non mi pare di aver mai sentito parlare di questa idea di Garnero/Maggiora come ispirazione o precursore di Multipla. Senza nulla togliere a Multipla e ai suoi designers, mi pare improbabile che in FIAT e dintorni nessuno abbia mai visto e ripensato a questa proposta di Maggiora... forse almeno una citazione sarebbe stata un giusto riconoscimento. Mah, a occhio limiti della base telaistica/meccanica. Invece i meriti di Multipla stanno proprio nel design super-intelligente nel suo complesso di scocca, meccanica, carrozzeria, per far sì che quell'idea dell'abitacolo 6 posti in un'auto lunga meno di 4 metri potesse funzionare! Eh, ora che mi ci fai pensare, qualcosa della prima Honda HR-V ce lo vedo anche io... Riguardo l'ispirazione per Multipla, concordo che non possa essere una certezza e sicuramente non può esserlo stato per la linea!! Come avevo scritto, era assolutamente non indimenticabile, anzi, era bene dimenticarla proprio... Quello che dico io, è che la formula sei posti su due file, in una carrozzeria super corta-larga-alta (con misure tra l'altro incredibilmente simili) mi sembra troppo singolare per non esserci stata quanto meno un'influenza concettuale. No, non credo proprio che AC Cars c'entri qualcosa. Però anche a me quella sigla ha lasciato la curiosità di capire cosa volesse dire... Riguardo al collegamento col design di Atos, forse ti riferisci a questa maquette bianca? Ma secondo te @KimKardashian, che sia questa o un'altra, come sarebbe avvenuto il passaggio da Fiat a Hyundai? Anche perché non ho mai sentito dire di contributi esterni per il design di Atos... OT: questa proposta per interno di Multipla comunque mi piace, assai più di quello finale. Non è radicalmente diverso, ma le differenze fanno... la differenza! Il duomo delle bocchette centrali è spettacolare, il tachimetro perfettamente circolare anche, le bocchette laterali di Lancia Y, quel portabottiglie davanti al passeggero e quegli strani bottoni/ganci... Fine OT In effetti... anche se la stilosissima Y10 e il suo ideatore Antonio Piovano si potrebbero offendere!
  10. Buondì, oggi la butto un po' là per vedere se quanto state per vedere, farà scattare anche in voi la stessa reazione che ho avuto io... Il fatto è che ho recentemente scovato delle foto e informazioni su un concept di cui mai avevo sentito o visto nulla. Salone di Torino del 1988: nello stand della Carrozzeria Maggiora è esposto lo studio A.C. 4WD, ideato dal designer Aldo Garnero. Qualche commento e dettaglio in più l'ho trovato in questa immagine ripresa dalla rivista Car Styling (n.66 del Settembre 1988): E' basato su meccanica Fiat Ducato 4x4 e adotta curiosamente della componentistica ripresa da Lancia Thema (gruppi ottici, specchi...), su una carrozzeria dallo stile forse non indimenticabile ; ma sono il concetto dell'abitacolo (guardate bene...) e soprattutto proporzioni e dimensioni che mi hanno colpito: 3.99m di lunghezza, 1.98 di larghezza, 1.78 di altezza... ...vi ricorda qualcosa?!?!? P.S. Prendete questo studio, unitelo alla ItalDesign Capsula e...
  11. Eh, siamo alle solite... i designer (che si chiamino Giorgetto, Ciccio Pasticcio o John Smith non cambia nulla) hanno sempre riproposto le loro idee o reinterpretato quelle degli altri senza remora alcuna. Fa parte del mestiere. Se poi quei disegni per Ibiza fossero simili a roba Mitsu, non so; io di roba di Open Design (Sessano o Breuer) per una piccola Mitsubishi di quel periodo conosco solo questi (cliccare sul link), abbastanza diversi a parer mio. Comunque la connessione Seat-Mitsubishi ha degli spunti curiosi. Guardiamo il profilo dei parafanghi di ...questa (Breuer - Open Design - per Seat Ibiza): ...e di questa maquette del 1979 (Sessano - Open Design - per Mitsubishi Debonair serie II) Quella massiccia fascia scura che si estende dai fari sui parafanghi unendosi ai paraurti è la stessa! Be', uguale anche la fine: in nessuno dei due casi quest'idea ha avuto seguito... "OT mode": ON By the way, non c'entra nulla nel topic in questione, ma questa Mitsubishi di Sessano è l'auto cui tributa un voluto omaggio questa qui: "OT mode": OFF Ripensando a Seat e Mitsu, non so come mi sia venuta fuori, ma in qualche angolo sperduto del mio inconscio si è creata una sinapsi che ha collegato due informazioni visive pre-esistenti, ma che mai avevo messo in relazione finora... Seat Malaga (1985): Mitsubishi Colt/Mirage (1983): Non fraintendetemi, non sto dicendo che sono uguali, ma mi colpiscono le analogie in più di un aspetto. Dal disegno del volante, ai satelliti attorno ad esso (pur con impostazioni diverse, rotanti per la giappo, a pulsanti sulla spagnola - ripresi da Ibiza); dalla superficie inclinata della porzione superiore della plancia, alla forma del cruscotto portastrumenti, con la caratteristica palpebra (qualcuno ha detto Renault-Gandini??) Onestamente non ho idea di chi abbia pensato gli interni di Colt/Mirage '83, mentre per Malaga è genericamente nota la responsabilità del design da parte di Giugiaro per l'intero progetto, sebbene io non abbia notizie più precise riguardo alla plancia, sorry...
  12. Adesso torniamo indietro di qualche anno, alla prima Seat tutta nuova uscita nel periodo di interregno tra la separazione da Fiat e l'acquisizione da parte di Volkswagen. Seat Ibiza, uscita nel 1984, fu un progetto impostato ancora nell'epoca Fiat. I primi bozzetti sono del 1980, da parte di Tom Tjaarda, che allora lavorava nel Centro Stile della casa torinese: Questi sono invece i bozzetti proposti da Open Design, l'azienda di design di Aldo Sessano, per mano di Paul Breuer. Un primo tema non lontano da quelli proposti da Tjaarda, in stile due volumi e mezzo: Ed un secondo dove la coda diventa solo un accenno: Qui sotto lo stesso tema, nelle viste frontali e di coda, a colori e in alta risoluzione: Vari altri bozzetti sono stati ovviamente proposti, e come noto alla fine venne scelta un'idea di ItalDesign, quella a destra nell'immagine sotto: In particolare quella in alto, con scanalatura nella fiancata e lampeggiante anteriori che non giravano sul parafango, qui in alta risoluzione: Infine, la maquette a scala reale della proposta vincente di Giorgetto Giugiaro (con la medesima targa riusata anni dopo per la Toledo del post precedente...) Maquette ancora non superdefinitiva, con due fiancate leggermente diverse (oltre alla scanalatura, interessante la differenza di maniglie...) e mascherina intercambiabile. La scelta finale andò ovviamente per la soluzione della foto grande in basso, sebbene quella mascherina a listelli spessi e in tinta carrozzeria venne introdotta solo nel 1988 con la versione SXi. (Fonti: tom-tjaarda.net, paulbreuer.it, newsauto.it, Tomas Cavanna: "Desarrollo de un coche europeo en España - SEAT Ibiza - Apasionadamente Mediterraneo")
  13. Della Seat Rose tuttora non si trovano quasi notizie. Il nome stesso sembra un po' anomalo, non corrispondendo ad alcuna località spagnola, e tra l'altro sembra comparso solo da pochi anni sulla targa del prototipo esposto nel museo Seat... Comunque ecco una foto dove si nota in modo abbastanza chiaro la fiancata a 2 porte dal lato guida, mentre la fiancata opposta dovrebbe essere asimmetrica per una 5 porte. Passando a qualcosa di più noto, aggiungo qualcosa sulla genesi della prima Toledo, il primo modello Seat nato interamente sotto la gestione Volkswagen e per il quale ItalDesign fu direttamente coinvolta. Le origini potrebbero risalire ad un progetto iniziato prima dell'acquisizione da parte del gruppo tedesco, avvenuta nel 1986. Tra 1983 e '84, quando Seat si era affrancata da Fiat e aveva già cominciato a stringere rapporti tecnici e commerciali con il gruppo VAG, gli spagnoli iniziarono a pensare alla sostituta di Malaga per gli anni Novanta. Generalmente nota come Mallorca, avrebbe probabilmente utilizzato una piattaforma evoluta di Ibiza e come per quest'ultima, Seat chiamò in causa Giugiaro. Il progetto non venne però appoggiato dal nuovo partner tedesco, che evidentemente aveva già voce in capitolo e ci rimane solo questa maquette di Italdesign abbandonata nel 1984... Ci sono già dei semi del futuro stile di Toledo, ma obiettivamente si era ancora lontani. Pare inoltre che a fronte della bocciatura, VW fece una controproposta, girando a Seat un progetto di ItalDesign scartato per la futura Passat B3 (quella dell'88). Giudicato da Seat troppo grande per la propria gamma, anch'esso non ebbe seguito. Passano comunque un paio di anni e VW, ormai padrona a tutti gli effetti di Seat, avvia finalmente il progetto S-3, del tutto nuovo e basato su piattaforma Volkswagen. I primi studi pare fossero orientati ancora una volta all'uso di Passat come base, ma per ragioni di costi si vira poi verso la più piccola piattaforma di Golf/Jetta. ItalDesign è sempre della partita e presenta vari bozzetti (sette, tra cui i tre qui sotto) a fine 1986: Tra maggio e ottobre 1987 si approntano le maquette: A Ottobre 1987 lo stile è sostanzialmente congelato, e il nome pure... (Fonti: "Olé Toledo" di Édouard Seidler, traumautoarchiv.de, Car Design Archives, seatfansclub.com, museoseat.com)
  14. Visto che si parla di Focus mk1, ecco qualcos'altro. Avevamo parlato in questo post del progetto iniziale di sostituzione di Escort, quello codificato come CE99 e poi cancellato nel 1994. Già lì erano presenti elementi di rottura nel design, con chiari riferimenti al linguaggio new edge che poi caratterizzò Focus. Aggiungo perciò un paio di immagini (da pubblicazione di Steve Saxty e già disponibili su internet ovviamente), che mostrano un interessante confronto tra un'idea di design realizzata su maquette in clay (quella azzurra a sinistra), e poi la sua versione "on-package", cioè la trasposizione sulle strutture reali del modello e della piattaforma da utilizzare. Per i dettagli potete leggere le legende... Al di là delle ovvie differenze che chiunque si potrebbe aspettare, in questo caso specifico l'effetto è stato piuttosto deludente, facendo perdere equilibrio e carattere a tutto l'insieme. La cosa più bella comunque, è la targa posteriore del prototipo a destra... Quindi, vari motivi hanno determinato la cancellazione di CE99 e la ripartenza da zero con il nuovo programma C170, quello che portò a Focus. Ed ecco un'altra delle prime maquette: Certe idee sono rimaste lì dal CE99, vedi frontale e forma lenticolare della vetratura laterale, ma nonostante la nuova carrozzeria non dovesse più seguire vincoli legati alla vecchia struttura, perché libera di essere riprogettata completamente, rimaneva irrisolto il problema della coda: sia nei volumi (altezza insufficiente per abitabilità e accessibilità ai posti dietro) che nell'estetica... Fin quando un designer allora junior, Boris Jacob, non tirò fuori questo disegno, nel 1995. Con l'incrocio tra linee dei fari e della vetratura (da cui il nomignolo di "X-sketch" con cui questo disegno venne poi chiamato), Jacob aveva in sostanza trovato l'idea per risolvere esteticamente la necessità di tenere alto il padiglione e allo stesso tempo combinare la vetratura discendente con i gruppi ottici posteriori in alto, a lato del lunotto. Fu per questo motivo, assieme a tanti altri ovviamente, che abbiamo avuto Focus mk1 come l'abbiamo vista, cioè basata sulla proposta n.3 da sinistra in questo confronto avvenuto nel centro design di Ford Europa a Merkenich (Colonia).
  15. Non lo merita, ma aggiungiamo comunque foto della maquette definitiva per Ka sedan: Le porte dietro controvento sono sparite... Per rimanere in tema, qualche maquette per la vera Ka: Fonte: Steve Saxty
  16. Immagino che diversi ricordino dei prototipi di 911 con la coda un po' sgraziata a becco di papera... (non le duck tail, eh, che quelle sono un'altra cosa per via dello spoiler ) Rifaccio una po' di storia per poi passare al vero argomento del post. Ecco, questa sotto è la 754 T7 del 1961, uno dei prototipi di sviluppo per l'erede di 356. Era un tentativo per rendere l'erede di 356 una 4 posti veri, ma non passò le valutazioni interne e Porsche tornò alla formula 2+2 sviluppando i prototipi serie T8, che nel 1963 portarono finalmente alla 901/911. L'idea di una 911 con 4 posti più comodi, però, non era affatto morta in Porsche. Tanto che nel 1969 la casa riparte con il progetto 915, per il quale chiama in causa nientemeno che Pininfarina. Evidentemente nella speranza che magari gli italiani tirassero fuori il coniglio dal cilindro e risolvessero il problema in modo più elegante di quanto i tedeschi non fossero stati capaci di fare fino a quel momento. Il carrozziere italiano però, inizialmente ripropone una soluzione stilistica non troppo distante da quella appena vista sulla T7 disegnata da Porsche 8 anni prima. Questa è la maquette in legno della prima proposta italiana: (ulteriori dettagli su questa maquette qui) Non passa molto tempo però e Pininfarina, non avendo palesemente raggiunto il risultato sperato, torna con un secondo modello completo e marciante, sempre con un passo allungato di quasi 20 cm. E' la 915 B17, sempre del 1969, la cui linea in coda è assai diversa, e a mio avviso stavolta piuttosto riuscita: (anche per questo modello, ulteriori dettagli a questa pagina del sito 4legend.com) Purtroppo anche questo prototipo disattese le aspettative di Porsche, soprattutto per via del peso eccessivo e del comportamento. Mentre gli altri prototipi sopra sono stati conservati da Porsche nel proprio museo, questo esemplare fu invece venduto ad un privato tedesco nel 1972, che un paio di anni dopo lo fece completamente restaurare, con numerose modifiche tecniche ed estetiche, incluso il colore (dal blu originale a un verde pimpante). Tra le altre cose, notare l'aggiunta dell'enorme scritta Pininfarina in coda, nonché i fari posteriori ripresi dalla 911 originale, al posto di quelli più grandi ideati da Pininfarina per meglio accordarsi alla nuova linea del cofano posteriore. Poi è passato di mano un'altra volta nel 1977 per l'attuale proprietario svedese. Infine, non soddisfatta, Porsche tentò nuovamente la carta del design interno e nel 1970 rielaborò un ulteriore prototipo denominato 915 C20: Ulteriormente allungato di 15 cm rispetto alla B17 di Pininfarina, cercava di mantenere la classica linea 911, con un risultato però ancora una volta deludente. Il progetto fu infine cancellato e anche questo esemplare messo a disposizione per il museo della casa.
  17. Mi ricollego a due post di qualche tempo fa, su delle maquettes dei primi anni Settanta per una nuova ammiraglia Opel, interessanti per il profilo filante e lo spirito dinamico, molto distanti da quanto sempre visto nelle auto di lusso del marchio. Non hanno avuto seguito produttivo, questo lo sappiamo, ma pareva che non avessero neppure avuto sviluppi concreti, vista la direzione presa da Opel per la sua ammiraglia Senator del 1978. Adesso ho trovato un po' di foto di prototipi e maquette del programma di metà anni Settanta per il rinnovamento dei modelli Opel basti sulla piattaforma V, quello che tra 1977 e '78 dette origine al quartetto Rekord E, Commodore C, Senator A, Monza A. Cominciamo dalla coppia curiosamente chiamate (dalla targa...) come "V-MINUS" e "V+COUPE", risalenti al '75-76 La "V-MINUS" potrebbe corrispondere - dall'aspetto e dal nomignolo - a una proposta per Rekord E. Anche se il frontale con quella calandra dal grosso bordo cromato potrebbe indicare un modello più up-market, come Commodore C. "V+COUPE" è chiaramente un prototipo per quella che diverrà la Monza: Non è Monza definitiva, ma l'idea generale è già chiarissima. Al di là di frontale e coda ancora molto diversi, mi colpiscono i paraurti integrati, totalmente cromati. Impressionante comunque il salto generazionale rispetto alla progenitrice, la Commodore B coupé, qui sotto a confronto diretto: Infine, il vero oggetto di questo post: Purtoppo ho solo questa foto, che non svela né frontale né coda (e relative targhe...), ma impostazione generale e dettagli mi inducono a pensare che possa trattarsi di una terza sorella, una possibile "V+PLUS" seguendo la nomenclatura delle altre due, per una nuova Diplomat (o Senator, se vogliamo). E' comunque la somiglianza con le maquettes e il disegno dei post di apertura che mi hanno incuriosito, perché mai avevo visto niente del genere. E certo che rispetto a Senator, sarebbe stata un'altra storia...
  18. Dopo la Axel 5 porte, ecco qualcosa che non abbiamo mai avuto sulla cugina Citroen Visa. Tutti lavori del carrozziere francese Heuliez, consulente privilegiato del costruttore del Double Chevron. Cominciamo con il progetto di restyling di metà carriera della Visa, con cui Citroen sperava di recuperare dalla tiepida accoglienza del modello originale, dal design controverso. L'obiettivo è "normalizzare" l'aspetto della Visa e Heuliez affida il lavoro a Gérard Godfroy, da poco assunto e proveniente da Peugeot. Il designer ha lasciato la casa del Leone con alcuni progetti non finalizzati e tra questi ci sono i disegni preliminari per la sostituta di 104, cioè il progetto M24 che porterà alla 205... quindi non sapendo che fine abbiano fatto le sue proposte in Peugeot, Godfroy prova ad applicare alcune di quelle sue idee proprio su questo restyling di Visa. Heuliez arriva nel 1979 a realizzare due maquette. Entrambe prevedono modifiche significative sia in coda che sul frontale, ad interessare anche i lamierati. Quella a destra, la chiamiamo per comodità proposta "708" - dai numeri iniziali della targa in foto. In effetti è clamorosa la somiglianza col frontale di quella che poi fu la 205! Tra le modifiche, il cofano diventava "avvolgente" sui lati, con il vantaggio di dare continuità alla linea della fascia alla base del parabrezza. La fiancata qui sopra tra l'altro è interessante perché presentava già la proposta del profilo nero aggiunto dietro al finestrino posteriore, ad allungare l'effetto superficie vetrata. Soluzione che fu poi adottata nel restyiling definitivo. Qui sotto invece la coda e l'altra fiancata: Il portellone in questa proposta rimane "piatto", pur modificato abbondantemente nella vetratura e nella zona inferiore, dove la novità più evidente erano i fari a sviluppo verticale, più in linea con gli altri modelli Citroen dell'epoca (GS, CX). La fiancata mostra una pseudo griglia sul montante C oltre alle ampie modanature in plastica. L'altra maquette, la "709", eccola qua: Se possibile, su questa proposta 709 le modifiche sono ancor più vaste. Il frontale mi pare più in stile Citroen, e soprattutto sembra avere una interessante calandra a lamelle mobili (vedi foto sotto): aerodinamica attiva ante-litteram? Il cofano però rimaneva tradizionale, non avvolgente come la 708, lasciando di nuovo irrisolto lo scalino alla base del parabrezza. La fiancata destra rivela anche l'idea di "alzare" la piega dei lamierati sopra il livello delle maniglie, oltre al fascione laterale integrale. La coda anche qui proponeva nuovi fari a sviluppo verticale, ma in questa proposta è il portellone che diventa avvolgente, cambiando radicalmente il profilo di coda e alleggerendo il montante C. Alla fine gli investimenti richiesti per simili modifiche furono ritenuti eccessivi e Citroen optò per un'ulteriore proposta "minimal" di Heuliez, dai costi irrisori. Niente cambi sui lamierati, solo aggiustamenti "cosmetici" secondo il principio "massima resa, minimo sforzo"! La versione finale avrà solo fari posteriori con ottiche diverse... Bonus track: Più o meno tutti ricordiamo la Visa decapotable, sempre di Heuliez. Una delle rarissime cabrio a 4 porte, o più correttamente una normale berlina con tetto ripiegabile in stoffa. Be', ecco, non nacque subito in quel modo... e questa è l'idea originaria. Perché Heuliez, durante gli sviluppi del medesimo restyling, volle proporre anche una versione cabriolet e questa era la proposta iniziale, per una classica cabriolet due porte e roll-bar. Senza maniglie alle porte però...
  19. No, niente in comune. ...ma in realtà anche sì. Il concept Laguna è stato presentato nel '90, ma a quanto dicono la sua concezione e definizione sono precedenti ai prototipi Alpine W71. E soprattutto la concept è nata completamente all'interno del dipartimento Design Renault appena riformato da Le Quément. Alpine e il centro studi di Dieppe non c'entravano nulla. Erano due "parrocchie diverse", come hai efficacemente detto tu. Laguna tra l'altro nasceva come concept "pura", senza alcuna visione produttiva, ma unicamente come esercizio dimostrativo di design. Design inteso in senso lato, non puro stile. Tanto che Laguna aveva una meccanica vera, ma per quanto fosse una motore centrale - trazione posteriore, in realtà non aveva nessuna base comune con Alpine W71. Mi rendo conto che magari non è semplicissimo confrontare i due disegni, ma analizzandoli in dettaglio si possono notare differenze palesi: - Laguna ha un telaio a traliccio, mentre W71 aveva la scocca portante - Laguna era ben oltre i 4 metri, Alpine ben sotto - le sospensioni posteriori (notare la posizione degli ammortizzatori...) - il motore, che su Laguna era il 2 litri sovralimentato di R21 Turbo (su W71 era un aspirato) Assodata l'origine diversa dei due progetti, si diceva quindi che anche i centri di design e stile erano diversi. La maquette Alpine abbiamo detto che è attribuita a Guy Greffier, mentre è noto che la Laguna concept è stata disegnata da Jean-Pierre Ploué (il designer dell'idea originaria di Twingo, nonché attuale responsabile stile Stellantis in Europa). E proprio sullo stile, per concludere, si gioca l'unica concreta relazione tra i due progetti. Perché sebbene fossero due "parrocchie diverse", la realtà è che per il progetto W71, i designers fecero dichiaratamente esplicito riferimento al concept Laguna. In particolare l'impostazione cab-forward molto spinta, il disegno del frontale e dei fari anteriori, l'idea del bicolore azzurro-grigio...
  20. Abbiamo lasciato Alpine affrontare gli anni Ottanta dalla prospettiva di sportiva di nicchia, mantenendo l'offerta di un solo modello che evolve dalla A310 alle successive GTA/A610, sulla solita caratteristica impostazione meccanica a motore posteriore. Nel 1987, l'arrivo di Patrick Le Quement allo stile Renault determina una nuova fase anche per Alpine, cui viene finalmente assegnato un progetto tutto nuovo. L'idea è affiancare alla GTA/A610 un secondo modello più piccolo, moderno e sportivo, da lanciare nei primi anni Novanta. Sigla di progetto: W71. Specifiche fondamentali: - motore centrale/posteriore, trasversale - trazione posteriore - motore 4 cilindri 2 litri aspirato, 140-150 CV circa (potrebbe essere il J7R o F7P) - scocca portante in acciaio - massa circa 900 kg E' del marzo 1989 questa maquette attribuita al designer Guy Greffier, qui in fase di definizione finale dei dettagli: L'aspetto definitivo eccolo qua: Molto futuristico, soprattutto nella soluzione del tetto a cupola effetto "tutto vetro", ma anche in dettagli come gli specchi retrovisori sospesi o la finitura bicolore. Quasi mi dà l'idea che in questa forma volessero presentarla come concept da salone. Ripeto, solo una mia idea, nessuna prova in tal senso. Qui sotto in altre foto dall'aspetto più "d'antan": Questa maquette forse è ancora conservata in qualche deposito... ...dove pare siano conservati anche due prototipi successivi, databili al 1990: Partiamo da quello in secondo piano, che pare l'evoluzione della maquette bicolore del 1989. Si tratta di un prototipo marciante, con tanto di interni completi e funzionali: Scusate adesso le prossime foto dalle dimensioni ridicole, ma di meglio non si trova... La plancia: Il vano motore: Il cofano anteriore con l'avantreno e i servizi: Dopo tutti questi dettagli, passiamo allora al secondo dei prototipi del 1990, quello in primo piano nella foto in deposito. Solleviamo un po' il cellophane... ed eccolo qua: Alcuni particolari appaiono differenti (targa, cerchi, faretti posteriori), ma l'esemplare qua sopra corrisponde al modello delle foto seguenti: E' una linea più aggressiva, con fari davanti orizzontali (anziché ovaleggianti) e doppi faretti circolari dietro, stile Ferrari. Anche l'effetto cupola di vetro qui è meno accentuato, con montanti e tetto più classici. Gli specchi sospesi riportano invece alla prima maquette dell'89. E soprattutto in queste foto si trova un indizio importante di quanto concreto fosse questo progetto: sul parafango anteriore di entrambi i prototipi vi era già la decalcomania del nome del modello: A710 Quindi il progetto W71 ha prodotto almeno tre modelli in scala reale, che per praticità indichiamo con le targhe: #1 (targa "1403 DA 89"): è la prima maquette, quella "futuristica" del 1989 #2 (targa "3005 BX 90"): è il prototipo marciante, con fari ovaleggianti del 1990 #3 (targhe "3005 DEP 90" e poi "1990 W 71"): prototipo con doppi faretti tondi al posteriore, sempre del 1990 Infine un piccolo confronto di coda, in ordine inverso: Ai risultati positivi delle prove dinamiche, fecero da contraltare le richieste provenienti dal marketing per nuovi contenuti orientati ad un maggior comfort (ad esempio dotazioni inizialmente non previste come aria condizionata, servosterzo, vetri elettrici...). Modifiche che fecero entrare il progetto in un circolo vizioso di aumento di pesi, necessità di meccaniche più potenti, e infine aumenti di costi che portarono alla chiusura del progetto. Anzi, meglio: paradossalmente, la sua riformulazione "a togliere" in chiave ancora più estrema, ebbe l'assenso del management e dette origine, sotto l'egida Renault Sport, al nuovo progetto W94 che nel 1995 uscì sul mercato come Renault Spider! In pratica, si tornò ad una delle idee originarie dei designer, che fin dai primi modellini in scala avevano pensato anche ad una versione roadster: (Fonti principali: IEDEIblog, Lignes/auto, Renaultconcepts, Cardesignarchives, Drives today)
  21. Ci sarebbe da fare una discussione apposita con tutta la [Design Story] di Bravo/Brava/Marea, che ovviamente avevano avuto uno sviluppo parallelo/congiunto, per quanto poi diviso nei due progetti 182 e 185. A pagina 73, 86, 88, 103, 122, 126 ci sono già molte immagini postate ovviamente da @PaoloGTC e tanti altri; più abbiamo le recenti aggiunte delle pagine 184, 187. Aggiungo qui dei piccoli contributi, cominciando da qualche disegno di Mauro Basso per il Centro Stile FIAT. Idee preliminari per 3 volumi e station wagon: Poi qualche disegno per una Marea ormai più definita: Sempre sulla berlina 3 volumi, proseguo con il confronto fotografico fra le tre proposte principali (dall'alto in basso: ItalDesign, IDeA, Centro Stile FIAT) Curioso come le due proposte "esterne" mi ricordino - per ragioni diverse - alcuni modelli del gruppo VAG usciti qualche anno dopo... La proposta di Giugiaro/ItalDesign mi pare abbia avuto qualche eco, nei volumi e nella vetratura, in Seat Toledo II (1998). Quella IDeA invece, mi ricorda la VW Polo III del 1994 per il taglio della porta/vetro posteriore; mentre nel montante C e nel volume di coda ci rivedo un ché di VW Vento (1992). Idem, quella station wagon che si vede sullo sfondo da questo angolo mi ricorda Golf Variant I (1993, la prima station Golf), mentre concordo con @KimKardashian che da quello scorcio laterale visto in altra immagine sembra un'Astra Caravan... Non sono mai stato un sostenitore di Marea, ma in definitiva la proposta del CS pare quella con un carattere più spiccato, magari meno "solida", ma decisamente più slanciata e filante. Infine un confronto tra una maquette semi-definitiva (in alto)... ... e una ancora "in ricerca di se stessa" qui in basso. Roba da far dire che siamo stati fortunati su quei fari dietro...
  22. Direi di no. Non risultano collaborazioni/collegamenti tra Ghia e Trevor Fiore, né in quel periodo né in altri. Tra l'altro, da quando fu acquisita da Ford, Ghia dovrebbe aver lavorato esclusivamente per la casa madre e non risultano collaborazioni con consulenti esterni di tale livello. Sapino aveva il suo team e se lo doveva far bastare... E neppure avrebbe molto senso quel "Powered by Peugeot", ché di simili incroci tra Ford, AC e Peugeot, mai si è sentito parlare... poi, boh?!? Comunque, tornando ad Alpine, si diceva che Renault aveva deciso di non procedere con il programma NGA - e il progetto A480 in specifico - virando sulla sostituzione della A310, cioè quella che diverrà la GTA del 1984. Ed ecco Trevor Fiore è sempre nei paraggi e sottopone qualche schizzo: Ma gli attori principali della partita sono i centri stile interni e la carrozzeria Heuliez. Dal BEREX (Bureau d'Etudes et de Recherches EXploratoires) di Alpine a Dieppe, arrivava la maquette asimmetrica qui sotto, forse tra le proposte più legata alla "vecchia" A310: Mentre dal carrozziere francese Heuliez, ecco una delle maquette (in scala 1/5) proposte: Tremendamente R25 - o Fuego, se si vuole...- no?!? Evidentemente era un tema stilistico di gran voga in ambito Renault in quegli anni. Interessante, in ogni caso, come riuscissero a declinarlo in varie configurazioni, persino in una sportiva a motore posteriore come questa... Forse le avrebbe dato un'aria più da GT che da berlinetta tipica Alpine, ma a me sarebbe piaciuta assai più di quella che fu poi la scelta finale, proveniente anch'essa dagli studi Heuliez, in particolare da Gérard Godfroy: Nel passaggio alle maquettes a scala 1:1, era stata valutata anche una fiancata differente, con vetratura più lineare, ma anche più convenzionale: Il designer aveva giocato molto attorno alla questione della vetratura laterale, con varie soluzioni buttate giù nei suoi disegni: Le fu preferita comunque la soluzione con il vetro laterale posteriore a sbalzo, che oltre a conferire una maggiore caratterizzazione, forse portava anche il vantaggio di mantenere una struttura più simile al modello precedente...
  23. Sui carry over di Magnum, ecco un post di un paio di mesi fa, dalla discussione dedicata...
  24. Aggiungo un paio di riflessioni legate al post della Alpine A480 vista sopra. Il primo commento riguarda le proposte di stile principali, quella di Marc Deschamps e quella di Trevor Fiore: Linea piuttosto innovative per Alpine, come sicuramente desiderato dal progetto stesso; riguardandole, però, mi hanno portato alla memoria un riferimento piuttosto chiaro: La Porsche Tapiro del 1970, di Giugiaro. Solo certe idee, ispirazioni, ma abbastanza chiare secondo me: vetrature, coda, cofano... ...e in effetti, rivaleggiare con Porsche era un obiettivo abbastanza esplicitito di Alpine! Chiaramente scherzo, perché il concept di Giugiaro non ha avuto alcun seguito nella produzione di Zuffenhausen, neppure spunti di stile direi. Ripensandoci bene però, il frontale della maquette A480 di Deschamps, non ricorda quello della Porsche 928 prima serie?!? Uscita proprio del '77... Dicevo di una seconda riflessione. Ecco, parto ancora da Renault per divagare su altri marchi, perché ho trovato delle interessanti tavole di Trevor Fiore, che evidentemente stava lavorando su quel tema di sportiva e a qualcuno voleva piazzarlo... Curiosamente marchiate "AC" e con quella scritta "Powered by Peugeot", purtroppo non è dato sapere da quale idea/progetto/consulenza arrivano, ma è evidente l'identica matrice rispetto alla proposta fatta ad Alpine Renault per la NGA... E sempre di Trevor Fiore, ecco altre due tavole: Cambia il marchio, ovviamente di tratta di BMW, e cambia anche il periodo, perché si parla di 1985 circa. Anche qui ci ho visto un'ispirazione da Giugiaro, dalla sua prima concept da indipendente, la Bizzarrini Manta. Ma quello che mi colpisce però è la parziale riproposizione, soprattutto nel coupé grigio qui sopra, di alcune idee di base proprio del modellino in scala per Alpine NGA realizzato da Peter Stevens (per Fiore...): E poi diciamo che Giugiaro riciclava...
  25. Continuiamo con un'altra Renault - che proprio Renault non sarebbe - e che non è mai venuta alla luce. Però giace ancora negli scantinati delle Régie: Qui sopra in posa per un servizio fotografico... (foto verner_oscar/Flickr, 2010) ...ma normalmente conservata sotto cellophane, al pari di molte altre curiosità! Qualcuno la conoscerà già, altri forse no. Bene, dicevo che proprio Renault non è, perché in effetti si parla della sua affiliata di Dieppe, Alpine. In particolare si tratta dell'unica maquette rimasta del progetto A480, per una moderna e compatta sportiva a motore posteriore-centrale, da lanciare nel 1980 come parte del programma NGA (sigla per Nouvelle Gamme Alpine), avviato a metà anni Settanta e orientato a rinnovare il marchio per portarlo anche negli USA e magari sfidare Porsche. Nei vari mesi di lavoro, varie proposte e modelli furono valutati e persino messi a confronto con la concorrenza dell'epoca... Come rivelato da questo disegno del 1976, con il centro stile interno collaborò anche Trevor Fiore (pur da consulente esterno, essendosi ormai messo in proprio). Nel maggio 1977 furono confrontate due proposte in forma di maquette a scala 1:1 La maquette in primo piano è ovviamente quella delle prime foto tuttora conservata nei magazzini della casa, frutto della proposta interna cui aveva lavorato Marc Deschamps, allora nello stile Renault; mentre quella in secondo piano pare ragionevole associarla alla proposta di Trevor Fiore del disegno precedente. Anche i carrozzieri vengono chiamati in causa e agli inizi del 1978 Bertone si propone per la produzione delle scocche in Italia, da consegnare poi alle officine di Dieppe per il montaggio della meccanica e l'asseblaggio finale. Assieme alla proposta industriale, però, gli italiani arrivano in Francia con una maquette 1:1 firmata Gandini... Una shooting break molto moderna e originale, ma piuttosto lontana dai concetti Alpine... Interessante comunque, perché siamo all'ennesima modulazione delle idee di Gandini/Bertone di quel periodo. Nel 1978 il progetto doveva essere ancora ben attivo, tanto che la maquette "Deschamps" girava ancora nei capannoni del centro stile a fianco di altre maquette allora in elaborazione come quella di Renault 9 (e di altri progetti coevi...) Che nel 1978 il progetto fosse ancora in pieno fervore, lo si può dedurre anche dall'attività di Trevor Fiore attorno a questo progetto, per il quale evidentemente non si dava per vinto, nell'ovvio intento di ottenere risultati più sostanziosi dalla sua consulenza. E qui entra in gioco un'altro personaggio di rilievo: Peter Stevens. Quello che ha disegnato la McLaren F1 di Murray, per intenderci, e che attorno alla metà degli anni Settanta lavora per Trevor Fiore e ha già collaborato con Alpine per alcuni progetti. Bene, quello che è interessante è che proprio nell'estate del 1978, Trevor Fiore lo coinvolge direttamente anche nel progetto A480, chiedendogli di realizzare un'ulteriore proposta. Il lavoro di Stevens arrivò fino alla realizzazione di modelli in scala 1:5, che vediamo qui sotto: Non si andò oltre, né per questa ulteriore proposta, né per l'intero progetto A480. Renault decise di cambiare totalmente strada chiudendo il programma e virando verso una più semplice evoluzione/restyling della A310. Fonti e immagini: Christophe Bonnaud (LIGNES/auto e Concept cars et prototype d'études Renault), Don Andreina (Curbside Classic), Car Design Archives, verner_oscar/Flickr.
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