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MarcoGT

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  1. Vero, al tempo le auto giapponesi erano sottoposte al contigentamento a livello europeo e poi a livello italiano, come noto. Il tutto riguardava, però, solo le auto giapponesi prodotte al di fuori dal vecchio continente: le Concerto europee erano assemblate in UK insieme alle sorelle Rover. Sulla disponibilità di colori (come di opzioni e accessori) concordo in pieno: forse si proponevano colori più “mainstream” o comunque molto sobri e non troppo particolari. Diversamente (al debutto, nell’88) per il mercato interno vi erano, oltre ai colori più classici, anche una sorta di rosso fegato, un marrone visone e anche un insolito verde acqua. Parlando della Rover quoto, gran macchina: a suo modo semplice ma con un bel tocco british, specialmente nella versione post restyling, con paraurti parzialmente in tinta e mascherina cromata a rilevo.
  2. Vero, molte erano rosse o grigie medie o argento. Anche le sorelle Rover, ad esclusione di alcune versioni particolari e fino al restyling di metà carriera, avevano i paraurti grezzi che venivano abbelliti con inserti cromati (presenti anche nelle Concerto nipponiche) o rossi, a seconda dei casi. Sul tettuccio apribile (in alcuni casi elettrico) non ti saprei dire: quella che ho fotografato lo aveva. Tra l’altro i gadget elettronici erano un must per le giapponesi del tempo: sul mercato interno, in opzione, erano previsti gli specchietti ripiegabili elettricamente, il clima automatico e anche l’antenna posteriore elettrica a scomparsa per la 4 porte, se non erro.
  3. Ti ringrazio molto per l’apprezzamento. Piccolo O.T. La Concerto, di cui ne ricordo comunque una discreta quantità in circolazione, è la classica auto nipponica, affidabile, sobria e fatta per durare: in Europa era posizionata lievemente sotto la “gemella” Rover, più curata nell’aspetto, sopratutto dentro, con inserti tipo legno e velluto di York o pelle, a seconda delle versioni. In Giappone, invece, la Concerto (che subiva alcune variazioni estetiche nella parte posteriore, in modo particolare per fari e paraurti) era posizionata più in alto rispetto all’omologa versione europea: non a caso veniva venduta solo nei canali (concessionari particolari) Honda Clio, che proponevano proprio prodotti più ricercati e di pregio, come la Legend. Al debutto le versioni JDM montavano, ad esclusione della versione d’ingresso, gli inserti tipo radica e per tutte, sin da subito, erano di serie anche i paraurti in tinta: in Europa, questi ultimi, erano riservati alle versioni più ricche.
  4. Honda Concerto 1.5 16V: Volkswagen Golf III 1.4 GL: Concludo con una stupenda Citröen Traction Avant, spettacolare:
  5. Tra le altre: Fiat 130 Coupé, semplice quanto elegante Autobianchi/Lancia Y10, ancora oggi moderna e personale Mercedes SL R129, la mia SL preferita insieme al modello precedente Range Rover MK1, senza tempo Audi 100 B3, d’avanguardia a suo tempo
  6. Tra le mie preferite, per design, ci sono queste:
  7. Una rara Austin Haley, impeccabile:
  8. Mi unisco alle risposte già date: meglio indirizzarsi verso altri lidi, europei, giapponesi o coreani che siano. Con la dR3 c’è il rischio, concreto, di avere difficoltà nel reperire i ricambi e di incontrare difficoltà al momento della rivendita dell’auto. Senza contare che dal punto di vista costrittivo e di equipaggiamento è parecchio inferiore alle sue concorrenti.
  9. MiTo al suo debutto non mi dispiaceva affatto, specialmente rosso metallizzato con Sport Pack. Poi boh a iniziato a dirmi sempre meno, complice anche la mancanza (per enne motivi) di aggiornamenti rilevanti e la progressiva perdita di appetibilità, specie all’estero.
  10. Avevo letto questo rumors qualche tempo fa, mi pare si Autoevolution se non erro... In pratica sarebbe una sorta di Kodiaq in stile Dacia, con le debite differenze naturalmente: poi in mercati come Cina e Russia sarà marchiata Renault.
  11. In ambito europeo mi viene in mente la AX 4x4: Non so se definirle propriamente “nonne”, ma senz’altro meritano una menzione, anche perché poco note. Daihatsu Mira RV-4, piccola keicar a trazione integrale personalizzata e attrezzata come una piccola offfoad: Toyota Starlet Remix, variante leggermente più alta (ma sempre a trazione anteriore) e personalizzata in stile fuoristrada dell’utilitaria nipponica:
  12. Capolavoro! Un classico degli anni ‘80 firmato Bruno Sacco: il nero, insieme all’argento e al color champagne, sono secondo me le tinte che rendono meglio su questo modello.
  13. Davvero, le condizioni ottime, anche sbirciando l’interno, pulito e in ordine: escludendo i paraurti leggermente sbaditi è un po’ opacizzati (come tantissime auto del tempo e non solo) a cui si rimedia facilmente, volendo.
  14. Volkswagen Transporter T3 GL camperizzato Westfalia: MB ML320, una delle prime: Innocenti Mille:
  15. Momento questioni di “lana caprina” Capisco sempre poco perché sulle auto elettriche (o ibride o plug-in) curano il più possibile l’aerodinamica, che ha spesso la meglio o comunque condiziona molto lo stile, e poi non carenano/occultano i tergicristalli.
  16. Mezzo notevole! Dalle mie parti non ne vedo da anni: l’esemplare che hai immortalato ha anche la tipica veneziana (accessorio originale della casa, molto apprezzato dai proprietari di CX e GS) e, se non vado errato, dello spoiler tipo GTI.
  17. Davanti rimane gradevole, dietro peggiora non poco: col bicolore “ad cazzum” anche basta secondo me, anche se qui il risultato è meno peggio che in altri casi, come Yaris. Pure io preferisco nettamente la Rio, poco da fare.
  18. Niente male davvero! Lafesta, fino a qualche anno fa, era anche il nome di una MPV media prodotta da Nissan.
  19. Mai piaciuta e lontana dalla “filosofia” originale della prima e (anche se molto meno) della seconda. Ultimamente ne ho viste un paio in versione La Parisienne.
  20. Dalle mie parti (provincia MB) ne inizio a vedere abbastanza, anche se mai nei quantitativi della versione appena precedente: quasi tutte sono Comfortline, bianche o nere. Come già ho abito modo di dire, i contenuti ci sono, ma forme e proporzioni cannate: troppo larga e “schiacciata” dal punto di vista ottico. Dovessi acquistare una B andrei di Fiesta 1.0 EcoBoost senza pensarci due volte.
  21. Lancia Flaminia Coupé, autentico capolavoro di Pininfarina: una delle realizzazioni del carrozziere piemontese che preferisco, in assoluto. Le condizioni erano da concorso: Personalmente la cromia prediletta per una vettura simile è il Blu Lancia, con cui le cromature risaltano ancora meglio secondo me.
  22. In effetti è vero, ci sono punti di contatto: in ambedue i casi non c’è una vera e propria “commistione”, mi venga passato il herbine, tra il corpo vettura originale e la successiva trasformazione con annesso vano feretro [emoji4] Poi beh c’è tutta la simbologia tipica del caso, del paese e delle credenze locali.
  23. Rieccomi con del materiale un po’ particolare, di matrice nipponica: qualcosa avevo già postato tempo addietro, ma qui faccio un piccolo focus. Fondamentalmente in Giappone esistono due tipologie di autofunebri, una di stampo tradizionale e una di stampo più occidentale, statunitense per la precisione. La prima tipologia si rifà alla tradizione del paese, sopratutto per ciò che attiene alla parte estetica e decorativa, fortemente ispirata ai templi e alla filosofia orientale. In pratica si riproduce una sorta di tempio nella parte posteriore del mezzo, ovvero il vano feretro. Eccone alcuni esempi: Nissan President Lincoln Continental Toyota Crown: Decorazioni, manufatti, stile e colori variano a seconda della regione e della zona del paese: spesso e volentieri posso essere inseriti anche statue o riproduzioni di draghi, considerati nella tradizione locale con una valenza divina, diversa dalla concezione occidentale e medievale. Il secondo tipo di autofunebri è quello in stile occidentale o “straniero”, diffusosi sopratutto dopo gli anni ‘70. Molti stilemi sono ripresi dai tipici carri funebri americani, in special modo quelli in stile Landau, caratterizzati da coperture in vinile per il vano feretro. Toyota Crown, realizzata dalla Mitsouka: Mitsouka Hearse Type 5, su base Nissan e che utilizza i fari posteriori della Fiat 500 pre-restyling: Aggiungo poi un’autofuebre particolare, realizzata per la casa reale nipponica intorno, mi pare, al 2008 e basata sulla Toyota Century Royal, altra realizzazione esclusiva per la famiglia reale. In generale, indipendentemente dallo stile del carro, la tendenza è quella di occultare alla vista il feretro: da qui la quasi totale assenza di vetrature e similari. Ultima curiosità: a prescindere dal loro credo religioso, moltissimi giapponesi scelgono il rito funebre buddista, principalmente per il cerimoniale: “prendono in prestito” la funzione è il suo svolgimento, ma senza alcuna valenza religiosa, salvo non essere buddisti ovviamente. Esistono apposite strutture che svolgono solo questa attività e si parla di “buddismo funebre”. Un po’ come accade per il matrimonio, che viene celebrato (ma solo dal punto di vista scenografico ed estetico) secondo la tradizione cristiana: non c’è alcuna valenza o conseguenza sul piano religioso, ma si ritiene appagante dal punto di vista strettamente celebrativo.
  24. A parte la calandra abnorme, molto interessante: filante e pulita.
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