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3volumi3

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  1. Sì, d'accordo, tutti questi schermi touch sono fighi (e per niente ergonomici)... ma ci si rende conto che al di fuori delle foto di presentazione il real case scenario sarà questo: Cioè, viaggiare con sotto gli occhi il grasso delle tue dita non mi sembra il miglior concetto di premiumness
  2. E' vero. Ad ogni modo, c'è poco da stracciarsi le vesti: si è visto (specialmente negli ultimi 40 anni) che nell'automotive, al di fuori di marchi esclusivi, o ti "normalizzi", o scompari. In un settore deve si sopravvive solo grazie alle economie di scala, non c'è più posto per chi è fuori dal coro nel concepire le soluzioni tecniche dei modelli. Essere originali è diventato insostenibile dal punto di vista economico, anche perché gli stessi acquirenti sono diventati sempre meno consapevoli delle specifiche tecniche di quello che guidano (cfr. il famoso sondaggio di BMW sui proprietari della serie 1, quand'era ancora una trazione posteriore). Marchi che hanno fatto della particolarità progettuale un loro motivo di esistere, o sono scomparsi, o sono stati salvati da un gruppo che li ha "normalizzati". (Saab, Lancia, Jaguar...). Le stesse case "ortodosse" che hanno provato a offrire recentemente prodotti con soluzioni particolarmente innovative sono dovute tornare sui loro passi, come l'Audi con l'A2. Chi rimane che offre ancora soluzioni originali? Boh, forse Subaru con i suoi boxer, magari Mazda che si ostina a mantenere il Wankel (ma lo produce ancora?). Però forse con questa nuova fase elettrica, ci sarà di nuovo la voglia e l'esigenza di sperimentare. E comunque, se Citroen non fosse entrata nell'orbita di Peugeot, probabilmente oggi sarebbe ricordata come uno di quei prestigiosi marchi estinti da tempo, un po' come (per rimanere in terra gallica) la Panhard.
  3. Concordo con chi dice che non ci sarebbe molto da festeggiare. Al di là dei ragionamenti su segmenti C, D, Y, Z... questa fu la prima Citroen a perdere quell'aura di... "Citroen". Ossia di anticonvenzionalità e anticonfromismo. Prima di questa, ogni Citroen aveva qualcosa di particolare, magari anche di controverso (a parte forse la LNA, quasi una Peugeot 104 rimarchiata), ma che la distingueva dalla concorrenza. Con questa, a incominciare da un design scialbo, cominciò a perdere la sua identità.
  4. Che per la normativa americana (li viene venduta come Buik Regal) deve avere una ripetizione delle luci di posizione (visibile nella foto) perché devono vedersi anche col bagagliaio aperto. L'Audi l'ha risolta invece con quei fanali sottili sul paraurti che svolgono la stessa funzione di quelli principali quando il bagagliaio è aperto (e che nel topic sul carry over abbiamo visto essere stati usati come luci di posizione principali per qualche supercar).
  5. Sì, potrei sbagliarmi, ma mi pare che questa soluzione prima di diventare mainstream sia stata applicata con largo anticipo sulle station wagon, nelle quali l'esigenza di offrire una soglia bassa di carico era particolarmente sentita. Su berline o due volumi bisogna aspettare qualche lustro prima che si diffonda. (tanto so che a breve arriverà una miriade di prove a confutare questa mia ipotesi )
  6. Tra l'altro questo modello sposta molto più nel passato il periodo che avevamo individuato proprio in questo thread per i primi esempi di fanali posteriori sdoppiati sul portellone
  7. Leggere certi post dei "grandi vecchi" di AP è sempre un piacere, per la competenza, per l'esaustività dei loro contentuti e per le esperienze dirette che potevano condividere. Lo scambio tra @duetto80, @Lanciaboxer e @roberto.c delle prime pagine è qualcosa che merita... se poi si pensa che viene da un'altra epoca, nella quale i social e YouTube non esistevano , Fiat era ancora legata a GM, Lancia non era ancora la nuova Autobianchi, esitevano ancora Saab e Rover, il nome Tesla era associato solo a Nikola... Peccato che le risposte di @roberto.c su certe scelte stilistiche legate agli interni della Gamma si siano perse, mi sarebbero molto interessate ☹️ In che senso?
  8. Che posso dirti? Erano tempi in cui l'investimento di Fiat in nuovi modelli per il marchio era adirittura sopra le aspettative degli appassionati ...E comunque, a proposito della Lancia Gamma che il lettore auspicava si facesse anche a tre volumi, secondo me la Scala avrebbe spaccato
  9. No, niente, scusate... Solo che mi è capitata tra le mani la lettera di un lettore di 4R del dicembre 81. E mi fa un po' ridere che oggi ci spippoliamo per 26 pagine su un MY di una vettura tenuta in vita solo dalle consumatrici italiane. MY del quale l'unica cosa di cui parlare sono i nuovi fari anteriori. E magari si agogna che parta un rimarchiamento di modelli che sono a loro volto un pesante rimarchiamento di altri modelli mainstream. Mentre 40 anni fa ci si indignava con la Fiat perché la Lancia non produceva abbastanza modelli sportivi derivandoli da quelli che partecipavano alle gare. Tutto qui...
  10. Avevo la mezza intenzione di trattare il tuo stesso argomento, ma è meglio che tu mi abbia preceduto, perché sarei stato certamente meno esaustivo Aggiungo solo altri esempi. Parlando di modelli mainstream, in Italia questa soluzione del montante A "fumé" è stata proposta per la prima volta sul Fiat Doblò 2010 (correggietemi se sbaglio) Mentre per il montante C si può far rislire all'Alfa 145 (1994). Sempre in casa Alfa, in precedenza c'è stata una vettura che li aveva entrambi anneriti, così come il tetto: la SZ dell'89
  11. In realtà non è finita finché non si accenna ai tergicristalli da finestrino, optional nella Toyota Mark II X80 di fine anni '80 E di quelli per gli specchietti retrovisori della Nissan Cima di inizio anni '90
  12. Lancia Flaminia. Due all'interno del lunotto e due all'esterno. Per un totale di 6 tergicristalli. Forse un record
  13. Avrebbero tranquillamente potuto ricavarci la Lancia Delta Coupé (perdonate il photoshop realizzato alla garibaldina)
  14. Infatti le Citroen disegnate da Flaminio Bertone, le Mercedes da Bruno Sacco e le BMW da Paul Bracq sono proprio le meno riuscite
  15. Tornando al restilyng dell 147, io avevo trovato che avesse banalizzato il frontale, dato che aveva eliminato il richiamo al trilobo delle classiche Alfa degli anni '50, dove le prese d'aria laterali contenevano al loro interno le luci di direzione e avevano una forma un po' bombata. Con il nuovo design, le prese d'aria ai lati dello scudetto non richiamano più questo storico elemento, risultando più piatte e affiancate da un altro "buco" nel paraurti, dove risiede il nuovo fendinebbia. Inoltre, quest'ultimo elemento diventa di design molto più dozzinale, in pratica il "solito" faretto visto in ennemila modelli del gruppo, mentre quello precedente era disegnato ad hoc e aveva la raffinatezza di essere sdoppiato tra fendinebbia/luci di direzione proprio dalla storica cromatura centrale. Anche i fanali li ho trovati molto più normalizzati: tanto erano scolpiti e con quella inedita forma "a goccia" quelli originali, quanto diventano troppo sottili e minimali quelli nuovi. Tornando al discorso della citazione stilistica del trilobo nella prima 147, qui si può capire cosa intendo: Oltre al fatto della finta grigliatura in zona fendinebbia della restilyng che ho sempre aborrito...
  16. Ovviamente ci ho pensato (e qui ci sta un altro alert grande come una casa sul fatto che anche questo post è a rischio di sproloquio, quindi: astenersi no perditempo) Ma ritengo che sia ormai difficile trovare una tendenza univoca nei campi dell’immaginario erotico maschile e del design automotive. E secondo me c’è un motivo ben preciso: la globalizzazione sempre più spinta. Questo porta (in relazione al campo automotive) a un’ibridizzazione dei linguaggi estetici, pensati per essere apprezzati da consumatori di aree geografiche molto differenti. E che, col tempo, saranno pensati in misura maggiore per mercati molto differenti dal nostro, sia culturalmente che geograficamente, perché sempre più strategici. Sto pensando alla Cina, e al fatto che l’estetica di molti modelli recenti proponga soluzioni che vanno incontro al gusto dei consumatori di quel paese, che associano il lusso all’eccesso, non alla purezza di forme come facciamo invece noi in Europa: si veda il caso BMW con le sue griglie ipertrofiche. Tempo fa invece, erano i consumatori globali che dovevano adattarsi alle scelte stilistiche pensate in primo luogo per i mercati locali o culturalmente simili. Venendo alla tua giustissima provocazione tra estetica femminile e predominanza dei SUV di questo periodo, penso che anche la scelta di questo tipo di carrozzeria dipenda dalla globalizzazione: è un tipo di automobile pensata per l’ecosistema infrastrutturale USA (strade ampie e dritte, limiti di velocità stringenti, carburante economico, cultura del “bigger is better”) che per sovraesposizione mediatica e potenza del marketing alla fine abbiamo adottato anche da noi, solo di recente adattandola al nostro contesto. Se ci si pensa, lo stesso è successo con Halloween, una festa estranea alla nostra tradizione che solo negli ultimi decenni è stata calata “dall’alto” grazie a una sinergia tra immaginario collettivo derivato dallo strapotere culturale USA e alla proliferazione dei centri commerciali e relativo marketing. Quindi in questo caso non ci vedrei una correlazione netta con l’immaginario erotico maschile. Certo, potrei continuare lo sproloquio speculando sul fatto che viviamo in un mondo che è sempre più un villaggio globale, e in un’epoca “post” (post-ideologica, post-industriale, post-moderna, ecc.) che ci spinge a cercare segni identitari di cui generazioni fa non si sentiva il bisogno. Ecco allora che anche l’estetica femminile diventa sempre più frammentaria nell’immaginario collettivo e ibridata con culture diverse dalla nostra, facendo spesso uso di elementi di stile di origine “esotica” come piercing, tatuaggi, extension. Un po’ come nel design automobilistico si usano stilemi che vengono apprezzati da culture differenti dalla nostra (si veda l’esempio della Cina fatto prima). Potrei continuare lo sproloquio, dicevo, ma a tutto c’è un limite, e preferisco non giocarmi del tutto la mia ormai compromessa reputazione
  17. C'erano le ultime esponenti di auto utilitarie nate nel periodo in cui i parabrezza piatti erano quasi la norma: Mi viene in mente anche la Lotus Esprit del '76 Nata in un periodo in cui le carrozzerie "wedge-shaped" erano una tendenza di design. Infatti abbiamo molti esempi di concept dalle linee spigolose degli anni '70 1972 Maserati Boomerang 1973 Audi Karmann Asso di Picche 1974 Lamborghini Bravo Concept 1980 Citroen Karin E, a parte molti fuoristrada "puri" che hanno tuttora il parabrezza piatto, a breve ci sarà questo
  18. Una particolarità di design che ho notato pochi giorni fa. Da che mondo è mondo i paraurti (quando ancora erano un elemento posticcio) hanno sempre occupato una posizione ben definita, nella parte bassa dell'estremità della carrozzeria. Ma in quel periodo felice per il design automobilistico che sono stati gli anni a cavallo tra il '60 e il '70, ci fu chi ruppe questa regola. Lamborghini Islero, 1968. Certo, soluzione affascinante dal punto di vista del design, ma terribile da quello pratico. In pratica la funzione di paraurti la svolgevano i due fanalini ALERT: da qui in poi parte un mio sproloquio, quindi chi vuole può concludere adesso la lettura. [][][][][] INIZIO SPROLOQUIO [][][][][] Esiste, a mia modesta opinione, una correlazione tra immaginario erotico maschile e design automobilistico nelle varie epoche. Prima che solleviate con fare perplesso le sopracciglia, lasciate che mi spieghi con due esempi. Gli anni '50, gli anni in cui il pubblico maschile stravedeva per le maggiorate (come Anita Ekberg, Gina Lollobrigida, etc) erano anche anni in cui le carrozzerie delle automobili (non tutte, quelle pensate per chi poteva spendere, non le utilitarie fatte al risparmio) tendevano a loro volta ad essere opulente e formose, in un tripudio di rotondità e cromature. C'è una spiegazione antropologica a tutto questo: era il dopoguerra e la collettività voleva lasciarsi alle spalle i ricordi della fame e degli stenti del periodo bellico celebrando corpi floridi che facevano pensare ai tanto anelati benessere e abbondanza. A cavallo tra i '60 e i '70, invece, dopo il boom economico, il concetto di bellezza erotica nell'immaginario maschile è rappresentato da corpi snelli, slanciati, praticamente magri*. Un corpo giunonico, ben tornito, non è più visto come espressione di benessere spensierato, è diventato "out". Avere invece cura della propria forma fisica è "in". E' questo il periodo delle mannequin eteree, quasi anoressiche (mi viene in mente la famosa Twiggy), l'antitesi della "corposità" anni '50. E possiamo trovare un'analogia con il car design coevo: le auto diventano sempre più slanciate, le forme sempre più tese, essenziali, spigolose. Insomma, per capirci... Anni '50 Anni '60 / '70 Perché questo sproloquio, vi chiedere voi? Mah, non lo so, rispondo io... Forse perché la particolarità di design che ho presentato è figlia del sopracitato periodo a cavallo tra gli anni '60 e '70 (il mio preferito, lo ripeto), in cui anche gli elementi non strutturali della carrozzeria come i paraurti diventano sempre più slanciati**. * Lo so, qualcuno potrà obbiettare che negli anni '50 c'erano famose attrici tutt'altro che formose (come Audrey Hepburn) e negli anni '70 ce n'erano di procaci (tipo Laura Antonelli). Ma io sto parlando di una tendenza generale. Gli anni '50 sono ricordati come gli anni delle maggiorate, gli anni (tardi) 60' e '70 come quelli delle bellezze magre, con tendenze quasi androgine (anni '70). ** Più probabilmente perché sto aspettando che Premiere Pro mi faccia il render di un video molto complesso.
  19. C'è un triangolino che esaltava gli appassionati di un famoso marchio. Il Wankel aveva (ha) il suo fascino, peccato per i problemi congeniti che non sono mai stati risolti del tutto. Alla fine solo Mazda, con la tenacia di quei soldati giapponesi che non si convincono che il loro paese ha perso la guerra, ha continuato a credere a questo motore.
  20. Ho notato che molte Fiat coeve soffrono di questa disfunzione erettile allo specchietto. Stranamente non ho mai visto altre case automobilistiche avere lo stesso problema (e, sì, il fatto che noto queste cose non depone a favore della mia sanità mentale...)
  21. Per fortuna hanno specificato che la batteria è "di tipo elettrico", sennò chissà che mi credevo... 🙄
  22. Concordo, non per altro la prima è di Giugiaro, mentre la seconda è del Centro Stile Fiat. E infatti quella del 2005 a opera dell'Italdesign Giugiaro era tornata molto bella (prima che il Centro Stile Fiat cominciasse a pasticciarla con i vari restyling).
  23. Non penso che sia tanto un problema dell'offerta delle case, che propongono quello che il mercato richiede (non siamo più hai tempi della Ford T che secondo Henry Ford poteva essere richiesta in tutti i colori, purché fosse nero). Penso invece che i fattori in gioco per questa monotonità di colori (o meglio, non colori, visto la predominanza di bianco, nero e grigio) siano due. Da una parte il fatto che sempre più vetture del segmento C e D siano flotte aziendali in leasing, con ovvi vincoli per quanto riguarda la scelta di colori, neutri per essere più rivendibili. Questo, d'altra parte, penso che rafforzi un certo conformismo nell'acquirente medio, che solitamente tende a omologarsi a quello che vede in giro (per un inconsio desiderio di accettazione da parte degli altri), specialmente quando deve investire delle cifre alte. Una cosa curiosa che ho sempre notato è che quando viene lanciato un nuovo modello di solito si utilizza un colore particolare, e (proprio per le ragioni di influenzabilità dell'aquirente medio) molte tra le prime vetture vendute sono proprio di questo colore di lancio, che poi, finitò l'effetto novità, viene sempre meno richiesto a favore dei soliti colori. Certo, possono esserci anche motivi legati a stock di vetture in esposizione, ma non penso sia solo quello. Mi viene in mente la Fiat Bravo del 2007, il rosso del lancio si vede molto tra i primi esemplari venduti. Per i segmenti minori, dove si vede una palette cromatica molto più varia, questo discorso è molto meno calzante, proprio perché la cifra investita pone meno paletti all'acquirente e perché non ci sono molte vetture aziendali di questo segmento. Penso che sia un po' un cane che si morde la coda. Vorrei comunque celebrare la varietà cromatica di pochi decenni fa, in particolare su vetture di segmento medio alto. Colori sgarginati che davano un ché di "gioccattoloso" a delle berline altrimenti troppo seriose e che rendevano un po' meno monotone le nostre strade:
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