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Articolo sul Corriere della Sera su Fiat Auto


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E' l'articolo che segna un'epoca.

Scusate ma lo avete letto l'articolo sul Corriere della Sera (supplemento economia) di oggi in cui si fa l'analisi più lucida e secca che sia mai stata fatta sulle cause che hanno portato Fiat Auto alla situazione in cui si trova oggi?????

Chi lo ha letto e ne volesse discutere è il benvenuto....

p.s. X Admmma: è l'articolo della nostra vita...

Saluti

L.B.

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Guest Velox

C'è un passo nell'articolo che secondo me riassume il nocciolo della questione "Crisi Fiat" ed è il seguente:

Una delle caratteristiche del «caso Fiat», e che lo rende in un certo senso più inesplicabile di altre crisi aziendali, è il suo essere, in modo clamoroso, un disastro annunciato. Se infatti si riguarda l'andamento economico e di mercato della Fiat balza agli occhi un'alternanza vistosissima tra fasi di successo e profittabilità e momenti di crisi e perdite. Fatto ancora più significativo, i periodi di alternanza si accorciano sempre di più, fino alla crisi attuale. Il vertice sembra aver perso ogni capacità (o volontà?) di leggere e capire ciò che succede, e gestisce «per crisi», cioè affannosamente re-agisce solo quando i sintomi del problema hanno talmente superato il livello di guardia (e di dissimulabilità) che sono innegabili.

Così come la sezione "La colpa del cliente" la dice lunga su come la Fiat tratti la propria clientela e quella potenziale.

Direi che in linea generale l'articolo è ben fatto e abbastanza aderente alla realtà Fiat dell'ultimo decennio.

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Ciao Luigi,

quello che mi sembra strano è che un articolo di tal genere sia apparso solo ora quando sono anni che certe nefandezze si compiono. evidentemente la paura di sparare contro Fiat quando l'avvocato era in vita era tanta. L'articolo è un bell' approfondimento di tutte le critiche che noi forumisti abbiamo fatto in questi anni. E' come scoprire l'acqua calda in fondo. non capisco pero come il signor Rosso possa tralasciare la gestione Fresco. Forse fresco sarà pure un manager internazionale ma i danni fatti da lui nel tentativo di snaturare Fiat Auto trasformandola in una consociata stile GE sono sotto gli occhi di tutti. La gestione Fresco è stata secondo me un perpetrarsi della gestione fallimentare Fiat, iniziata in sordina nell'era Romiti, scientficamente adottata nell'epoca di Nerone Testore e Caligola Cantarella e tristemente conclusa con il signor Paolo. Ora ci attende l'era Umberto, un piemontese aristocratico pure lui, forse arrogantello e presuntuoso pure lui, che di auto, a quanto si dice, non ne ha mai masticata molto. La cosa un po mi preoccupa.

La crisi Fiat in questi anni è stata in primis una crisi di prodotto causata dall'incapacita a Torino di stare a sentire le richieste di mercato provenienti dai consumatori e dala rete vendita e nelle totale incapacità di sapersi muovere sui mercati internazionali che ha causata l'impossibilità per Fiat di entrare nel giro delle alleanze internazionali. Si sono costruite vetture mediocri, si sono snaturati i marchi Alfa, diventata una Fiat con lo scudetto e Lancia il cui cliente medio ha 70 anni (ma il caso Cadillac non ha insegnato nulla?). Taurus a volte ha indirettamente difeso Cantarella citando la sua scelta dei fari verticali in Punto e a boomerang in Maserati, ma a me sembrano bagliori di lucidità in un mare magnum di mediocrità e, come dice Mario Rosso, di arroganza da parte di un management arrogante ed ottuso.

Secondo me la situazione è ancora salvabile e le novità presentate a Ginevra e la nuova vena creativa testimoniata da Kamal, da Brera, da Lancia GT, da Quattroporte, da Fulvia con la riscoperta dei designer italiani (ma quante volte l'abbiamo detto su questi forum, ci voleva tanto per capire che affidarsi a Pininfarina, Bertone e Giugiaro sarebbe stato foriero di successi?) permetteranno di riconquistare un po di mercato. Certo il lavoro non sarà facile, i danni prodotti da tanti anni di incuria richiederanno anni di paziente lavoro. Ma le auto italiane hanno quel pedigree unico, quel codice genetico inimitabile, che ne garantiranno la sopravvivenza sempre che a Torino decidano di rimettersi a fare i signori dell'automobile.

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Ciao Luigi,

quello che mi sembra strano è che un articolo di tal genere sia apparso solo ora quando sono anni che certe nefandezze si compiono. evidentemente la paura di sparare contro Fiat quando l'avvocato era in vita era tanta. L'articolo è un bell' approfondimento di tutte le critiche che noi forumisti abbiamo fatto in questi anni. E' come scoprire l'acqua calda in fondo. non capisco pero come il signor Rosso possa tralasciare la gestione Fresco. Forse fresco sarà pure un manager internazionale ma i danni fatti da lui nel tentativo di snaturare Fiat Auto trasformandola in una consociata stile GE sono sotto gli occhi di tutti. La gestione Fresco è stata secondo me un perpetrarsi della gestione fallimentare Fiat, iniziata in sordina nell'era Romiti, scientficamente adottata nell'epoca di Nerone Testore e Caligola Cantarella e tristemente conclusa con il signor Paolo. Ora ci attende l'era Umberto, un piemontese aristocratico pure lui, forse arrogantello e presuntuoso pure lui, che di auto, a quanto si dice, non ne ha mai masticata molto. La cosa un po mi preoccupa.

La crisi Fiat in questi anni è stata in primis una crisi di prodotto causata dall'incapacita a Torino di stare a sentire le richieste di mercato provenienti dai consumatori e dala rete vendita e nelle totale incapacità di sapersi muovere sui mercati internazionali che ha causata l'impossibilità per Fiat di entrare nel giro delle alleanze internazionali. Si sono costruite vetture mediocri, si sono snaturati i marchi Alfa, diventata una Fiat con lo scudetto e Lancia il cui cliente medio ha 70 anni (ma il caso Cadillac non ha insegnato nulla?). Taurus a volte ha indirettamente difeso Cantarella citando la sua scelta dei fari verticali in Punto e a boomerang in Maserati, ma a me sembrano bagliori di lucidità in un mare magnum di mediocrità e, come dice Mario Rosso, di arroganza da parte di un management arrogante ed ottuso.

Secondo me la situazione è ancora salvabile e le novità presentate a Ginevra e la nuova vena creativa testimoniata da Kamal, da Brera, da Lancia GT, da Quattroporte, da Fulvia con la riscoperta dei designer italiani (ma quante volte l'abbiamo detto su questi forum, ci voleva tanto per capire che affidarsi a Pininfarina, Bertone e Giugiaro sarebbe stato foriero di successi?) permetteranno di riconquistare un po di mercato. Certo il lavoro non sarà facile, i danni prodotti da tanti anni di incuria richiederanno anni di paziente lavoro. Ma le auto italiane hanno quel pedigree unico, quel codice genetico inimitabile, che ne garantiranno la sopravvivenza sempre che a Torino decidano di rimettersi a fare i signori dell'automobile.

Ciao Carravagio,

Scusa mi ma non parlo abbastanze bene per rispondere in Italiano. Mi permetta di continuere in Inglese.

I find interesting your reply about Fiat situation. Sure, the reasons are various : average or poor quality cars compare to foreign competition, lack of anticipation concerning new merging trends, badly- oriented investments in foreign countries etc....

I think (maybe I am mistaken) that there is also a historical and a cultural problem.

50 years ago, brands like Lancia, Alfa Romeo were very prestigious :

Don't forget, for example, that Alfa Romeo, in 30'/40' was as prestigiuous as Ferrari today.

As everybody knows, such prestigious Heritage and traditions are sometimes hard to handle.

And there is a vicious aspect of it : this heritage/traditions can make you blind : self-satisfaction, destructive self-confidence etc....

I also think the cultural problem played a big role : as you said, Carravagio, the decline of Lancia and Alfa Romeo was due to a lack of substance. These brands have been denaturated by producing models which were, in anyway, very far away from their original pedigree.

They were just rebadged Fiats. It was the best way to kill them.

It is very symptomatic that, currently, that Lancia, Maserati, Alfa Romeo and even Fiat seems to discover again their History, their roots, their original spirit...

All those things, which were in the past, the reasons of their success and their prestige.

Regards,

Imothep

Lancia Delta HF Integrale...

Forza Lancia !!!

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Hey Imothep,

what happened to Fiat over the past 20 years seems to be more a planned murder than a series of unbelievable mistakes. There's no single event or single decision that doesn't support our point of view. What Mr Cantarella, Romiti, Fresco and so on did to Fiat, goes way beyond any serial killer's imagination.

Italian cars have been considered the most fascinating cars in the world for decades, Lancia, Alfa, Maserati and Ferrari made the history of the car. Henry Ford used to take his hat off when seeing an Alfa Romeo. It is quite straitgh forward that even a dumb with just a little love for cars may run the company better than that gang of arrogant and ignorant managers.

It seems now that something is changing, it seems that someone In torino finally woke up and started remembering how good we were in making cars.

I like the new models, i see something innovating in what presented in Geneva, i have the impression that this time the coming up Gingo. Y and Idea will receive a warm welcome from the consumers and so will the great brand new engine 1.3 liters. The product seem to be finally appealing and the future models (i refer in particular to Brera, Fulvia and Quattroporte) seem to have that genetic "italian charm" that made the fortune of our industry in the past. As i said in my previous post we have a logo in front of each product we make that nobody has. "Made in Italy" wheter you refer to a jacket or a pair of shoes, toa design objetc or food means top notch quality anywhere in the world (french they are just envious bastards :lol: ). Cars can paly a major role in building our image abroad (ferrari already does greatly) Keep up the good job FIAT!

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sono d'accordo, speriamo solo che questo andamento sinusoidale non tenda sempre più, come pare, ad amplificarsi... altrimenti se non è questa la crisi da K.O. lo sarà sicuramente la prossima

C'è un passo nell'articolo che secondo me riassume il nocciolo della questione "Crisi Fiat" ed è il seguente:

Una delle caratteristiche del «caso Fiat», e che lo rende in un certo senso più inesplicabile di altre crisi aziendali, è il suo essere, in modo clamoroso, un disastro annunciato. Se infatti si riguarda l'andamento economico e di mercato della Fiat balza agli occhi un'alternanza vistosissima tra fasi di successo e profittabilità e momenti di crisi e perdite. Fatto ancora più significativo, i periodi di alternanza si accorciano sempre di più, fino alla crisi attuale. Il vertice sembra aver perso ogni capacità (o volontà?) di leggere e capire ciò che succede, e gestisce «per crisi», cioè affannosamente re-agisce solo quando i sintomi del problema hanno talmente superato il livello di guardia (e di dissimulabilità) che sono innegabili.

Così come la sezione "La colpa del cliente" la dice lunga su come la Fiat tratti la propria clientela e quella potenziale.

Direi che in linea generale l'articolo è ben fatto e abbastanza aderente alla realtà Fiat dell'ultimo decennio.

Acc... dannaz... malediz...

Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales

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Hey Imothep,

what happened to Fiat over the past 20 years seems to be more a planned murder than a series of unbelievable mistakes. There's no single event or single decision that doesn't support our point of view. What Mr Cantarella, Romiti, Fresco and so on did to Fiat, goes way beyond any serial killer's imagination.

Italian cars have been considered the most fascinating cars in the world for decades, Lancia, Alfa, Maserati and Ferrari made the history of the car. Henry Ford used to take his hat off when seeing an Alfa Romeo. It is quite straitgh forward that even a dumb with just a little love for cars may run the company better than that gang of arrogant and ignorant managers.

It seems now that something is changing, it seems that someone In torino finally woke up and started remembering how good we were in making cars.

I like the new models, i see something innovating in what presented in Geneva, i have the impression that this time the coming up Gingo. Y and Idea will receive a warm welcome from the consumers and so will the great brand new engine 1.3 liters. The product seem to be finally appealing and the future models (i refer in particular to Brera, Fulvia and Quattroporte) seem to have that genetic "italian charm" that made the fortune of our industry in the past. As i said in my previous post we have a logo in front of each product we make that nobody has. "Made in Italy" wheter you refer to a jacket or a pair of shoes, toa design objetc or food means top notch quality anywhere in the world (french they are just envious bastards :lol: ). Cars can paly a major role in building our image abroad (ferrari already does greatly) Keep up the good job FIAT!

Hi Carravaggio,

Let me say to you how much I agree with your views.

FORZA FIAT !!!

Regards,

Imothep

Lancia Delta HF Integrale...

Forza Lancia !!!

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di recente ho letto un articolo sulla fiat dove si parlava del suo periodo d'oro,quello con Ghidella:

lo riporto.......leggete e vi verranno i brividi nel vedere come Ghidella predeva il futuro..........

La crisi della Fiat

inizia quando Romiti...

...prende sotto di sè il controllo di tutto il gruppo, auto compresa. Romiti licenzia Ghidella, il papà della Uno, lesina i soldi per l'auto e punta a diversificare su altre attività, occupandosi più di finanza che di prodotto. Per la Fiat è l'inizio della crisi: l'auto invecchia, insieme a Romiti e all'Avvocato.

DI GIUSEPPE TURANI

Da La Repubblica dell'11 ottobre

Milano. Se uno vuole una data precisa dell'inizio della crisi Fiat non deve guardare agli anni recenti, al 2002 o al 2001, ma deve spingersi più indietro esattamente al 1990. L'anno prima la Fiat aveva avuto i più alti guadagni della sua storia: il 10,7 per cento di utile corrente sul fatturato. Un vero e proprio record. Nel 1980, tanto per fare un confronto, l'utile corrente sul fatturato era stato di appena l'1,4 per cento. Nel giro di dieci anni i profitti, insomma, si moltiplicano per dieci. Basta conoscere un po' di storia interna Fiat per accorgersi che i mitici anni Ottanta, gli anni in cui ogni anno gli utili sono più alti dell'anno precedente, fino a arrivare a quell'incredibile 10,7 per cento, sono gli anni di Vittorio Ghidella. Sono gli anni in cui sopra l'auto Fiat comanda il tecnico preso dalla Riv, più tardi conosciuto come il papà della Uno.

Ma se nel 1989 la Fiat tocca i massimi della sua storia recente, quanto a guadagni, nel 1990 comincia subito la crisi. L'utile corrente sul fatturato si dimezza infatti di colpo e scende al 5,6 per cento. Nel 1993, cioè subito dopo, siamo già alla catastrofe: la Fiat perde il 4,4 per cento sul fatturato. Rispetto allo straordinario risultato del 1989 c'è una perdita di redditività di oltre il 15 per cento: da più 10,7 a -4,4. Dopo, ci sarò ancora un anno discreto, il 1997, con utili pari al 4,6 per cento del fatturato. Ma per il resto sarà solo un lento declino. Fino al primo trimestre del 2002 in cui la Fiat torna a perdere il 4,1 per cento rispetto al fatturato. Fino a quando, cioè, la Fiat torna agli anni bui.

Ma che cosa succede nel 1990? La risposta è semplice: dalla Fiat se ne va (o meglio: viene spinto fuori) Vittorio Ghidella. E il declino dell'auto, complice anche un po' di cattiva congiuntura, è quasi immediato.

In proposito c'è um aneddoto che spiega bene come sono andate le cose. Nel 1988 l'auto Fiat registra il suo maggior successo storico. Nell'insieme guadagna infatti 4 mila miliardi (di vecchie lire, ovviamente). Ghidella va dall'Avvocato Agnelli e gli illustra i risultati, comprensibilmente orgoglioso. E avverte: "Tutti questi soldi vanno immediatamente reinvestiti nell'auto perché sono in arrivo tempi brutti". L'Avvocato Agnelli sorride e consola Ghidella: "Lei è il solito allarmista". Dietro questo semplice scambio di battute c'è tutto il dramma successivo. La Fiat è una holding e nelle holding è evidente che i capi dei vari settori tirano a avere la quota maggiore di stanziamenti. Poi sta ai capi della holding dividere i denari. Nella Fiat il capo dell'auto era Ghidella, il capo della holding Cesare Romiti. E quindi, se Ghidella voleva i soldi per l'auto, Romiti, invece, vedeva l'auto come una delle tante attività della Fiat globale. Probabilmente, pensava anche, come fanno tutti i capi della holding, che era meglio fare anche dell'altro, invece di mettere tutti i soldi in uno stesso cesto.

Nel caso della Fiat, comunque, questa dialettica interna dura poco perché Ghidella alla fine degli anni Ottanta viene mandato via e i pieni poteri passano a Romiti, che di fatto diviene anche il capo dell'auto. E Romiti non è uno che capisce molto di auto. E' un amministrativo, è uno abituato a contare gli incassi e a lesinare, se si può, sulle spese. Soprattutto se si vede una congiuntura non troppo buona. E quindi si sta molto attenti ai soldi. E l'auto comincia a essere gestita al risparmio. Si deve fare una nuova Uno, ma nessuno la vedrà mai perché non viene fatta. Si deve fare un'Alfaromeo con trazione posteriore (usando i pianali della Maserati), ma anche questa non la vedrà mai nessuno perché non verrà mai fatta.

Insomma, si cerca di fare il bilancio con quello che c'è, stando molto attenti a risparmiare. Per di più ci si accorge che Ghidella non aveva un vero e proprio staff all'altezza di una casa come la Fiat Auto: era un accentratore e faceva tutto lui. Quando se ne va, si lascia alle spalle poco, come uomini di prodotto. "I suoi numeri 2 - si racconta sarebbero stati i numeri 20 in qualsiasi altra industria automobilistica". Ma a lui andava bene così.

Romiti, invece, un po' cerca di fare un mestiere che non è il suo (il fabbricante di automobili), un po' dentro Fiat Auto effettivamente non trova persone e strutture valide. E così l'auto Fiat, poco a poco, deperisce, si attorciglia intorno agli stessi modelli, invecchia insieme a Romiti e all'Avvocato.

Il risultato netto di tutto ciò è che gli utili Fiat si riducono drasticamente e che nel 1993 si rischia un vero e proprio collasso dell'azienda torinese.

La crisi (e la fine) dell'auto Fiat nasce, insomma, in quei 7-8 anni in cui Cesare Romiti è l'unica guida della Fiat, auto compresa. Al punto che quelli che arrivano dopo (e in particolare Paolo Cantarella, che diventerà amministratore delegato della casa torinese) sono certo colpevoli per quello che è successo, ma più che altro sono colpevoli di non essersi accorti che Romiti aveva passato loro un cerino acceso. Cerino che nella primavera del 2002 ha cominciato davvero a bruciare e a scottare le mani del vertice Fiat.

Insomma, la crisi è scoppiata adesso, ma le sue origini vanno ricercate negli anni Novanta, nel dopo-Ghidella, negli anni di Cesare Romiti. Dopo è successo semplicemente quello che era inevitabile che accadesse.

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