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19 luglio 1992/2004 - In Memoria di Paolo Borsellino


alfaomega

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In Memoria di Paolo Borsellino

Nel settembre del 1991 Vincenzo Calcara, "uomo d'onore" di cosa nostra, disse a Borsellino: "non deve aver più paura, io che dovevo ucciderla sono in carcere" (L’intervista a Vincenzo Calcara è pubblicata in Famiglia Cristiana n.32 del 5 agosto 1992). Paolo sorrise e rispose: "paura? ma tu non sai che è bello morire per cose in cui si crede; volevate uccidermi a Marsala?, a Palermo dovete uccidermi, è più facile". Soggiunse: «un cristiano non teme la morte», mostrando la Sua profonda adesione alle parole: «chi vuol salvare la sua vita la perderà, e chi la perderà l’avrà salvata».

Pochi mesi dopo, il 19 luglio 1992, proprio a Palermo, la vita di Paolo Borsellino veniva stroncata nella strage di via D'Amelio.

"Liberazione"

Quel giudice di destra morto da "comunista" Paolo Borsellino, dodici anni fa la strage di via D'Amelio "In memoria di un giudice di destra", titolava alcuni anni fa Liberazione un ricordo di Paolo Borsellino e della strage di via D'Amelio. Adesso, a dodici anni da quella strage, quel titolo acquista un nuovo valore.

Paolo Borsellino, che come Falcone è ora omaggiato da quanti oggi dal governo e dalla sua maggioranza colpiscono quotidianamente l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, in vita non fu amato dai palazzi della politica e dagli uomini del vecchio sistema.

Ha lasciato un esempio forte di intransigenza e rigore morale, instancabilmente impegnato nella lotta contro la mafia e nella ricerca delle sue collusioni politiche e istituzionali. Legatissimo a Falcone ma orgogliosamente autonomo nella difesa delle sue posizioni che, proprio in quegli anni, erano diverse da quelle del suo amico e collega: favorevole alla separazione delle carriere e all'istituzione di una superprocura antimafia Falcone, nettamente contrario Borsellino. Così, in questi giorni, i pasdaran del Polo non potranno trovare in Borsellino il "padre" del loro disegno sulla giustizia, così come volgarmente hanno tentato di fare con Falcone.

Per difendere queste posizioni, respingendo la campagna che parte della Dc e del Psi di Craxi portavano avanti contro i settori della magistratura più esposti sul fronte antimafia, lui, già militante del Fuan e poi sempre orgogliosamente di destra, muore da giudice "comunista". Perché tali si diventava per una certa stampa e per determinati settori del sistema politico se si osava portare l'azione di legalità oltre le soglie di un potere che, in Sicilia, era un pezzo organico del sistema di relazioni e di interessi di Cosa Nostra. Borsellino era un uomo di quella borghesia orgogliosa e sana che mal sopportava quell'altra borghesia, fatta di imprenditori, burocrati, politici, professionisti, massoni, che ha sempre rappresentato e continua a rappresentare in Sicilia il tessuto connettivo del potere: una borghesia mafiosa, appunto.

Forse bisognerebbe cercare in questa zona grigia della società siciliana quei mandanti occulti delle stragi che, nella transizione politico-istituzionale dei primi anni '90, hanno non solo interloquito ma saldato un patto con le grandi organizzazioni criminali.

E andrebbe riletta la famosa intervista che pochi mesi prima di morire Paolo Borsellino rilasciò alla televisione francese e pubblicata dall'Espresso, dove lui parla dei rapporti tra il boss mafioso Mangano, "stalliere" palermitano di Arcore, Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi. Parlava di imprenditori, allora, non del capo del governo e del suo braccio destro.

Cosa aveva capito Borsellino? E perché - lui così schivo e riservato - aveva sentito l'esigenza di parlarne pubblicamente? E cosa aveva scoperto in relazione alla strage di Capaci per essere subito fermato col tritolo?

Continuiamo a sentire magistrati che denunciano il ruolo di altre "entità" nella progettazione delle stragi del '92 e del '93. Ma non abbiamo grande fiducia nella volontà dello Stato di fare luce sulle sue zone d'ombra. Del resto, da Portella della Ginestra ad oggi, nessuna strage ha ancora avuto verità e giustizia e neanche i governi di centrosinistra sono stati in grado di abolire il segreto di stato. Perché dovremmo averne ora? Con Pasolini continueremo ad affermare "noi sappiamo di chi è la colpa". Non ci accontenteremo degli ergastoli agli esecutori materiali. Lo dobbiamo al futuro della democrazia del nostro paese.

La mafia sta riassumendo il totale controllo del territorio e dell'economia. Non ha bisogno di sparare, anche se le dichiarazioni di Bagarella mandano un segnale preciso sia ai mafiosi liberi che non possono abbandonare il "fronte" del carcere duro, che alla politica e a quei settori istituzionali che continuano ad interloquire con la criminalità organizzata. Torna, quindi, il nocciolo duro del ruolo della politica.

Che ci fa un esponente di Forza Italia, presidente della commissione sviluppo della provincia di Agrigento, alla riunione della cupola provinciale se non svolgere la sua "missione" politica e il suo dovere mafioso?

E perché il generale Jucci, commissario per l'acqua in Sicilia, è stato spodestato dal presidente della Regione che da commissariato è diventato egli stesso commissario, se non per gestire uno dei più grandi affari dell'isola: la siccità? L'acqua e la mafia, un binomio antico e sempre modernissimo. E già c'è chi denuncia la penetrazione della mafia negli affari dell'emergenza idrica.

E perché, ancora, scompare dal sistema di valutazione dell'impatto del Ponte dello Stretto sul territorio, la valutazione di impatto criminale, come previsto dai precedenti governi? Certo un ministro ai Lavori pubblici come Lunardi, che è convinto che con la mafia bisogna convivere, non si preoccuperà di questo! Ma il segnale è inequivoco. Come inequivoco era il disegno di legge iniziale sulla riforma degli appalti che solo grazie alla battaglia delle opposizioni non trasforma la Sicilia nel più grande cantiere di Cosa Nostra. E' una linea coerente, magari contraddittoria, ma tesa al dialogo ed alla ricerca del consenso ad una destra che al sud ha riciclato e rilegittimato i pezzi più eversivi delle vecchie classi dirigenti. Anche per questo ora hanno bisogno dell'immunità parlamentare per tutelare la loro rappresentanza.

Altro che scontro sul 41 bis! Ci batteremo perché non venga messo in discussione e, probabilmente, così sarà, con Berlusconi che avrà dimostrato la sua fermezza su tutti gli schermi d'Italia. Ma il neo sindaco di Corleone, deputato nazionale del Polo, non ha avuto alcuno scrupolo e alcun richiamo a nominare assessore l'avvocato difensore della famiglia Riina, in carica un solo giorno per l'indignazione generale. E che dire delle relazioni pericolose degli uomini di Fi e del Polo in Sicilia e al Sud, dove ormai pare che fuori dalla legalità sia rimasto solo un manipolo di magistrati al servizio del residuo potere comunista di questo paese.

Questa destra va fermata: ha un'idea proprietaria della cosa pubblica e dello Stato, vive la democrazia come un impaccio, usa la condizione sociale del sud come strumento per rialimentare la dipendenza dei bisogni dal loro potere clientelare. E in tutto questo la mafia è un soggetto organico di questa modernità e la borghesia mafiosa, il cuore del nuovo blocco dominante.

Difenderemo l'autonomia della magistratura dal potere, difenderemo gli strumenti di contrasto giudiziario alla forza delle cosche, insisteremo nel colpire i capitali e i patrimoni mafiosi, ma potremo vincere solo fuori dalle aule dei tribunali.

Rilanciamo la nostra antimafia sociale e la battaglia per l'alternativa anche per questo, contro ogni rassegnazione politica e contro ogni omologazione culturale. E' il nostro modo, da comunisti, per ricordare un giudice di destra che, a differenza di tanti altri magistrati servili al potere e alla mafia, è stato dalla nostra parte.

Proprio Borsellino lo diceva poco prima della sua morte, commemorando Falcone: la mafia si può sconfiggere solo nella società. In questo, testardi, continueremo ad avere fiducia

Auto attuale: VW Passat Variant 4Motion 130cv con Torsen

La tua prossima auto: a trazione posteriore o integrale

Moto: YAMAHA FZ6 FAZER Diamond Black '05 "BLACK MAMBA" [clic], Suzuki GSX750 "Cicciottona" e YZF-R6 solopista 8-)

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L'articolo di "Liberazione" è pesante con tutte quelle cose tipo "giudice di destra" di qua, "giudice di destra" di là.

In Italia la mafia è stata combattuta sul serio solo durante il fascismo, il resto sono state tutte chiacchiere e accordi (Riina l'hanno preso perchè Provenzano s'era rotto i coglioni dei suoi metodi. La mafia ha bisogno di tranquillità, non del fiato sul collo.).

Perchè qui in Italia c'è chi vorrebbe anteporre la verifica della nostra tolleranza verso le idee altrui, prima ancora di assicurarsi della loro nei nostri confronti.

(Massimo Tosti, giornalista)

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caspita non sapevo che fosse stato ucciso qnd compio gli anni.... quando successe ne avevo 9

Agent Smith

Chieftec 360W | DFI Infinity NFII | XP-m @ 2472 1.75 | TT Volcano 12 | Corsair PC3200 512 MB | Raptor 74 GB | R9800PRO 426/360 | LG GSA-4120B | SuperPI 1M 41s | 3dM 2k3 6360

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...In Italia la mafia è stata combattuta sul serio solo durante il fascismo, ....

Ne sei sicuro? :? Hai mai sentito parlare del prefetto Mori? Fu mandato in Sicilia dal governo fascista, con pieni poteri. Inizio' a far piazza pulita in ogni angolo...poi ad un certo punto fu richiamato a Roma, nominato Senatore per meriti di servizio... :?

...si dice che avesse toccato qualcuno che non avrebbe dovuto toccare.

"Si dice" non vuol dire molto, e comunque se la mafia ha aiutato in ogni modo gli americani con Lucky Luciano, Frank Costello eccetera... Quando ti capita dai un'occhiata a "Arrivano i nostri" di Alfio Caruso (Longanesi). :wink:

Perchè qui in Italia c'è chi vorrebbe anteporre la verifica della nostra tolleranza verso le idee altrui, prima ancora di assicurarsi della loro nei nostri confronti.

(Massimo Tosti, giornalista)

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