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Come volevasi dimostrare...


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Silvia Baraldini torna libera grazie all'indulto Era stata condannata a una pena cumulativa di 43 anni di carcere negli Stati Uniti per associazione sovversiva e tentata rapina

ROMA - Silvia Baraldini è tornata in libertà per effetto dell'indulto. Attivista comunista, che ha operato negli anni '60, '70 e '80 negli Stati Uniti, membro di un partito eversivo (Black Panther Party) che combatteva per i diritti civili dei neri, fu condannata nel 1983 a una pena cumulativa di 43 anni di carcere negli Stati Uniti per concorso in evasione, associazione sovversiva, due tentate rapine e ingiuria al tribunale. Attualmente Silvia Baraldini era detenuta in Italia per scontare la sua pena, estradata in seguito alle pressioni fatte dal governo italiano nei confronti degli Usa. «Finalmente sono tornata una donna libera», ha commentato la Baraldini. «Ce l'abbiamo fatta Lucio». Con queste parole Silva Baraldini ha annunciato alle 16 per telefono all'amico giornalista Lucio Manisco la sua imminente libertà. «Il decorso della mia libertà sarà immediato. Sono stata inserita nell'indulto», ha poi spiegato. «Appena mi ha detto "ce l'abbiamo fatta" ho pensato che alludesse a qualche battaglia politica - ha raccontato Manisco - solo dopo ho capito e mi ha spiegato che ad informarla era stato il suo avvocato». «È stato uno scambio di battute emotivo - ha aggiunto il giornalista - lei di solito è una che trattiene tutto. Ma stavolta mi è parsa emozionata».

FINI: «NON ESISTE CERTEZZA DELLA PENA» - «La scarcerazione della Baraldini è la conferma, come temevano le autorità statunitensi che non volevano concederle l'estradizione, che la giustizia italiana non garantisce in alcun modo la certezza della pena». È stato questo il commento di Gianfranco Fini, presidente di Alleanza Nazionale, alla liberazione di Silvia Baraldini.

PECORELLA: «VIOLATO ACCORDO CON USA» - «È assolutamente incomprensibile il provvedimento con cui Silvia Baraldini è stata scarcerata» attacca Gaetano Pecorella, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia, che spiega: «È evidente che l'indulto non poteva essere concesso in relazione a condanne inflitte da uno Stato straniero, anche se l'esecuzione avviene in Italia e che comunque tra i reati esclusi dal beneficio vi sono quelli di terrorismo per i quali la Baraldini è stata condannata. È dovere del Ministro della Giustizia attivare ogni accertamento per verificare come sia potuto accadere che siano stati violati gli accordi con gli Stati Uniti d'America».

FOLENA: «GRANDE SODDISFAZIONE» - Di parere opposto il presidente della commissione Cultura della Camera e deputato di Rifondazione comunista Pietro Folena: «Voglio esprimere grande soddisfazione per la scarcerazione di Silvia Baraldini, una donna che non ha mai commesso fatti di sangue e che è stata vittima di una ingiustizia che lo Stato doveva prima o poi sanare».

USA: NESSUN COMMENTO - Dagli Usa nessun commento sulla scarcerazione si Silvia Baraldini. Il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ha fatto solo sapere che si ripromette di discutere della vicenda con le autorità italiane. «Siamo al corrente della liberazione da fonti di stampa, ma non abbiamo ancora avuto modo di discuterne con le autorità italiane e, quindi, non facciamo per il momento commenti» ha detto un portavoce.

Fonte: Corriere online

ps: evitiamo commenti politici??!!!!!!

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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...tra le tante malefatte da sordità cronica di questi momenti ecco un'altra sporca figura dell'italia nel mondo, e stavolta Caesar Silvius Arcorensis non centra ...

a parte che vedrai che qualcuno la colpa al Berlusca la farà avere senz'altro.

Questa è una cosa veramente gravissima, se poi dicono "non ci si può fidare degli Italiani" come fai a dargli torto??

Puoi solo tentare di spiegagli che di CERTI italiani non puoi fidarti.

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Tanto per fare un po' di informazione e non propaganda riporto il contenuto della voce di Wikipedia:

Elementi giovanili

Nata in Italia' date=' Silvia si trasferì nel 1961 (a quattordici anni) negli Stati Uniti per seguire il padre, inizialmente dipendente della Olivetti a New York e successivamente funzionario della ambasciata italiana a Washington.

Negli Stati Uniti frequentò una scuola superiore, dove, all'ultimo anno, iniziò a occuparsi di politica, entrando a far parte di un gruppo studentesco a favore dei diritti politici dei neri. Si iscrisse alla fine degli anni '60 all'Università statale del Wisconsin, una delle più impegnate degli Stati Uniti dal punto di vista politico.

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Attività politica

Silvia Baraldini iniziò la sua attività politica sull'onda del movimento sessantottino, protestando e manifestando per tutti gli obiettivi che si prefiggeva quella generazione, quindi per i diritti civili dei neri statunitensi, contro la guerra del Vietnam e per i diritti delle donne. In seguito la sua attività si focalizzò contro l'apartheid e il nuovo colonialismo in Africa.

Con il progredire degli anni la sua attività si era rivolta a favore dei movimenti politici radicali statunitensi. Prima di tutto mise in luce il programma illegale COINTELPRO dell'FBI che spiava e infastidiva gli oppositori politici interni. In seguito diventò un'assidua sostenitrice del Black Liberation Army (BLA). La Baraldini, infatti, dal 1975 apparteneva all'organizzazione comunista "19 maggio", un'organizzazione legalmente riconosciuta dal governo statunitense, che fiancheggiava appunto il movimento BLA. L'attività della Baraldini nel BLA era molto forte; divenne membro del Committee to Free the Panther 21 e sostenne assiduamente le ragioni di Mumia Abu-Jamal, un giornalista afroamericano condannato a morte in Pennsylvania.

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L'arresto

La Baraldini venne per la prima volta arrestata il 9 novembre 1982 per associazione sovversiva, legata al suo attivismo politico comunista e di appoggio ai movimenti afro-americani di liberazione. Scarcerata sotto cauzione, venne arrestata nuovamente cinque mesi dopo, il 25 maggio 1983. L'arresto era legato ad una rapina avvenuta il 20 ottobre 1981 a un furgone blindato della Brink's Bank di Nyack, Long Islands, conosciuta come la "Brink's Robbery", messa a segno dalla formazione comunista cui era organica.

I rapinatori uccisero una guardia giurata, autista del furgone blindato attaccato, e altre due guardie furono ferite, inoltre uccisero due poliziotti della polizia di Nyack, Police Officer Waverly Brown and Sergeant Edward O’Grady. Nove bambini rimasero orfani in seguito allo scontro. La rapina rese 900.000 dollari. Una delle partecipanti allo scontro, Kathy Boudin, fu rilasciata sulla parola nel 2003, furono altresì condannati per la rapina David Gilbert and Susan Clark.

I partecipanti alle azioni si denominavano “May 19th Communist Organization”, Weatherpersons,Weather Underground, Black Liberation Army (BLA).

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Il processo

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I capi d'accusa

Essa fu processata con i seguenti capi di accusa:

1. Il 2 novembre 1979 aveva concorso con altri all'evasione di Assata Shakur, alias Joanne Chesimard, "l'anima" del Black Liberation Army (BLA), che stava scontando una condanna all'ergastolo per omicidio di un agente di polizia stradale;

2. Fu accusata di essere un'ideologa sia del movimento "19 maggio" e di altri movimenti afro-americani di liberazione tra cui "La famiglia" che forniva appoggio logistico;

3. Fu accusata di aver preso parte ai preparativi di rapina, mai portata a termine, di un furgone blindato a Danbury nel Connecticut;

4. Fu accusata di aver preso parte 19 maggio 1981 ai preparativi di rapina, mai portata a termine, di un furgone blindato alla Chemical Bank di Nanuet, a New York;

5. "ingiuria al tribunale" ("Contempt of Court"), per aver rifiutato di fornire testimonianza sui nomi di altri militanti del movimento "19 giugno".

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La condanna

Il processo si concluse con una sentenza del luglio 1983 che può essere riassunta in questi punti:

* 20 anni per concorso in evasione, appunto di Assata Shakur, alias Joanne Chesimard;

* 20 anni per associazione sovversiva, con applicazione della legge Rico, originariamente usata per casi di criminalità mafiosa e organizzata, per la quale venivano pagati dalla persona le accuse contestate al gruppo di appartenenza, (cosiddetta associazione a delinquere), e per i due preparativi di rapina;

* 3 anni per "ingiuria al tribunale" ("Contempt of Court"), per aver rifiutato di fornire testimonianza sui nomi di altri militanti del movimento "19 giugno".

Al primo arresto del 9 novembre 1982 l'FBI aveva offerto una forte somma di denaro alla Baraldini per denunciare i compagni e l'offerta le fu rinnovata in carcere con una contropartita che corrispondeva alla sua liberazione. Il rifiuto di collaborare non fece altro che inasprire la pena qualificando la Baraldini come detenuta pericolosa. Venne quindi trasferita nel durissimo carcere di Lexington e le condizioni detentive divennero più aspre.

Il principale testimone a carico fu il pentito Tyrone Rison. Il principale coimputato fu Sekou Odinga.

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Il carcere

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Le tappe

La Baraldini venne prima rinchiusa nel carcere di New York, poi in quello di Pleasanton in California e poi, a Lexington, dove fu sottoposta al carcere duro con isolamento, censure nella posta e limitazioni nelle visite, sorveglianza continua anche nei momenti più intimi.

Il regime carcerario venne ridotto e l'unità di sicurezza di Lexington chiusa dopo la lotta della Baraldini e di altre carcerate sostenuta anche da Amnesty International.

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La malattia

La Baraldini ha visto peggiorare le sue condizioni carcerarie anche a causa di un peggioramento del suo stato di salute. Nel 1988, dopo aver avvertito forti dolori addominali, le era stato diagnosticato un tumore maligno. L'amministrazione penitenziaria non si dimostrò molto attenta alle esigenze della carcerata e tendeva ad ostacolare e limitare le cure di cui la Baraldini aveva bisogno.

Dopo alcuni interventi chirurgici nel 1990, la Baraldini venne trasferita nel carcere di massima sicurezza di Marianna in Florida. Si è voluto vedere in questo gesto un tentativo dell'amministrazione statunitense di isolare ancora di più la Baraldini dal movimento d'opinione a favore che si stava formando in quegli anni, infatti il carcere si trova in una località isolata.

L'ultimo trasferimento è stato a Danbury, nel Connecticut.

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Il movimento di sostegno

In Italia il movimento di sostegno si intensificò soprattutto dopo la malattia della Baraldini. I vari episodi locali confluirono nel "Coordinamento Nazionale Silvia Baraldini" e vi aderirono diverse personalità di spicco come Dario Fo, Franca Rame, Antonio Tabucchi, Umberto Eco mentre Francesco Guccini le dedicò nel 1993 la "Canzone per Silvia" nell'album "Parnassius Guccinii".

Il movimento si batteva per far rimpatriare la Baraldini ritenendo l'accusa statunitense fittizia e comunque esagerata rispetto alle reali colpe. Uno dei punti focali della lotta era la richiesta dell'applicazione della Convenzione di Strasburgo per il trasferimento dei condannati. Il problema era che tale accordo non obbliga i paesi interessati né fissa dei tempi da rispettare.

Nel 1992 l'accordo e l'estradizione sembravano vicini ma la Baraldini ricevette dalla magistratura americana lo status di pericolosità altissima e tutto sfumò.

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Ritorno in Italia

I tentativi di rimpatrio ebbero infine successo nel 1999, quando, il 24 agosto Silvia Baraldini è stata rimpatriata per scontare in Italia in resto della sua pena.

Il rimpatrio ha avuto diverse polemiche per l'accordo diplomatico tra l'Italia e gli USA. Si è parlato degli eccessivi costi legati al viaggio di rimpatrio, richiesti dalle autorità statunitensi per ragioni di sicurezza, e si sono fatte congetture su un possibile scambio tra il reimpatrio e la strage del Cermis. Comunque un caposaldo è che il Ministro della Giustizia americano aveva chiesto garanzie affinché non si procedesse alla liberazione o ad uno sconto della pena come la libertà condizionale. Infatti l'Italia ha dovuto associare al rimpatrio una sentenza della Corte d'Appello per recepire quella americana. In pratica la Baraldini non è stata giudicata in Italia per i reati commessi negli Stati Uniti, ma è stata estradata con il vincolo di dover scontare in Italia la pena inflitta negli Stati Uniti. Proprio su questo punto la polemica ha trovato basi forti di discussione, volendo vedere in questo vincolo una riduzione della sovranità nazionale. Tuttavia è raro che un paese abbia giurisdizione per i reati commessi da suoi cittadini in un altro paese in cui siano residenti. E' un principio giurisprudenziale assai discusso e importante tenuto conto dell'elevato numero di emigranti italiani all'estero e stranieri in Italia.

La Baraldini è agli arresti domiciliari dall'aprile 2001 a causa delle sue condizioni di salute. Dopo il suo reimpatrio ha scelto il silenzio e non ha più rilasciato interviste ai media.

Per effetto della legge sull'indulto promossa dall'ultimo governo Prodi, Silvia Baraldini è stata infine scarcerata il 26 settembre 2006.

Da questi pochi dati si evince che:

1) SB ( non quello di Arcore :) ) aveva gia' fatto ad oggi 23 anni di prigionia ( 18 in carcere e 5 ai domiciliari ) dei 43 comminati ( circa il 65% ).

2) La data di scarcerazione definitiva era il 2009. Tale data era concordata con il DoJ USA.

3) Con l'indulto Mastella/Prodi :incaz ha solo guadagnato 3 anni... :roll:

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Non discuto la persona (su cui vomiterei sopra) ma l'atto ...è l'ennesimo atto di giustizia cazzona all'italiana...qualsiasi sia il premier al potere.

Gli US fanno bene a essere indignati,ma purtroppo non sanno che questo è il paese delle banane dove ammazzi 40 persone e fai 1 mese di cercere,scarichi 2 film e sei nella merda fino al collo

 

花は桜木人は武士

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E' una vergogna. Siamo proprio in Italia. Con l'indulto hanno fatto danni gravissimi, soloa Napoli sono usciti 2000 pregiudicati.

Mi dispiace per le brave persone napoletane e amici che ho in quella città.

I politici tanto non hanno problemi, hanno le scorte, le macchine delle forze dell'ordine che effettuano subito un controllo sotto le loro abitazioni. Quelli che devono vivere con la paura siamo noi onesti e lasciati al destino.

Ciao a tutti

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STEV66 ....

capisco che per noi tre anni sono una cosa sulla quale possiamo passarci sopra ...e far finta di niente

ma per una nazione seria invece i tre anni ...sono TRE ANNI da stare in galera !!!

perchè il conto con la giustizia va pagato sino in fondo ...

prorpio passarci sopra a questi tre anni è quello che poi ci fa lamentare del nostro sistema giudiziario !!!!!

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Quello che volevo dire e' che i tre anni non son stati dati a SB e solo a lei, ma che lei rientrava nelle categorie dell'indulto.

Infatti ad oggi, il DoJ ha chiesto spiegazioni e non ha commentato, ne' negativamente ne' positivamente.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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