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[Topic Ufficiale] Addio Malpensa


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"All truth passes through three stages. First, it is ridiculed, second it is violently opposed, and third, it is accepted as self-evident." (Arthur Schopenhauer)

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Secondo me non le metteranno davvero tutte, almeno non con questa cadenza.

Alla fine sono rumors, sappiamo bene come vanno queste cose :lol:

Comunque il MXP-LAX è una delle rotte segate da AZ.

P.S.: hanno appena rifiutato a LHI 10 slot giornalieri sulla FCO-LIN; ora si prospetta il ricorso all'UE.

Modificato da Dodicicilindri

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Per la prima volta nella mia vita, da quando da picoclo giocavo con i soldatini, tengo per i Lanzichenecchi :D:D:D:D:D:D

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Cmq mio papà mi ha detto che in 2 mesi scarsi CAI ha fatto molto sopratutto a Fiumicino...il check-in ora dura 1/3 del tempo e pure i controlli di sicurezza sono stati raddoppiati per cui anche li i tempi sono drasticamente crollati...insomma il treno li ha fatto cagare veramente addosso secondo me e con questi tempi di imbarco,secondo mio papà,l'aereo torna competitivo...poi vabeh lui è un fanatico dell'aereo,non prenderebbe il treno sulle lunghe distanze nemmeno sotto tortura

 

花は桜木人は武士

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Cmq mio papà mi ha detto che in 2 mesi scarsi CAI ha fatto molto sopratutto a Fiumicino...il check-in ora dura 1/3 del tempo e pure i controlli di sicurezza sono stati raddoppiati per cui anche li i tempi sono drasticamente crollati...insomma il treno li ha fatto cagare veramente addosso secondo me e con questi tempi di imbarco,secondo mio papà,l'aereo torna competitivo...poi vabeh lui è un fanatico dell'aereo,non prenderebbe il treno sulle lunghe distanze nemmeno sotto tortura

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  • 4 settimane fa...

Martedì 31 Marzo 2009, 16:01

SEA: utile netto 2008 cala a 1,8 mln, pesa crisi e de-hub Alitalia

MILANO (Reuters) - Sea, la società di gestione degli aeroporti milanesi, ha chiuso il 2008 con un utile netto di 1,8 milioni di euro, in calo rispetto ai 34,5 milioni del 2007 in un anno caratterizzato "non solo dagli effetti della crisi mondiale ma anche dalla scelta di Alitalia di rinunciare all'hub di Malpensa".

Lo ha riferito oggi una nota diffusa dalla stessa società al termine del cda, precisando che i ricavi totali del gruppo per il 2008 ammontano a 634,5 milioni di euro, in calo dell'8,2%.

"Mi pare confortante in un anno per noi particolarmente difficile, caratterizzato infatti non solo dalla crisi economica ma anche e soprattutto dal de-hubbing di Alitalia, aver chiuso positivamente il bilancio. Questo risultato conferma la validità del nostro piano industriale che permetterà a Sea di uscire dalla crisi con una struttura industriale più solida e bilanciata", ha commentato Giuseppe Bonomi, presidente e direttore generale di Sea.

Sea sottolinea che "l'utile netto del bilancio consolidato 2008 è stato influenzato sia da svalutazioni degli investimenti (pari a 17 milioni di euro) relativi a interventi indifferibili per vincoli strutturali e contrattuali su infrastrutture precedentemente indirizzate a consentire a Malpensa di svolgere il ruolo di hub per Alitalia, sia da svalutazioni dei crediti (pari a 54 milioni) derivanti dall'ammissione del gruppo Alitalia alla procedura di amministrazione straordinaria".

"La diminuzione dei costi di 16,3 milioni di euro (da 478,2 milioni di euro del 2007 a 461,9 milioni del 2008) ha influito positivamente sul margine operativo lordo. Dai 213,3 milioni del 2007, il Mol si è attestato nel 2008 a 172,6 milioni di euro", si legge nella nota in cui la società precisa che "complessivamente sono stati investiti oltre 94,3 milioni di euro".

Il cda di Sea ha convocato per il 27 aprile l'assemblea degli azionisti per approvare il bilancio.

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  • 4 settimane fa...
Malpensa flop

Le cifre del disastro

Mancano un quarto dei voli e più di 5 milioni di passeggeri

FRANCESCO SPINI

MILANO

I numeri, questi numeri, il presidente della Sea Giuseppe Bonomi li recita a memoria: «Nel 2007 Malpensa ha registrato 23,8 milioni di passeggeri, nel 2008 19 milioni. Ne abbiamo persi 7,4 milioni a causa del ritiro di Alitalia, ma ne abbiamo guadagnati 3,1 milioni grazie agli altri vettori». A un anno dal de-hubbing, come i tecnici chiamano la ritirata di Alitalia che da 1.237 è planata a 187 voli settimanali, a Malpensa mancano all’appello un quarto dei voli che aveva nel 2007, passando da 4.500 movimenti settimanali totali a 3.341. Ora la scommessa si chiama Lufthansa. I tedeschi hanno creato una compagnia ad hoc, Lufthansa Italia, che nello scalo piazza 8 aerei per 11 destinazioni: le basi per fare dell’aeroporto varesino il quarto hub del gruppo, dopo Monaco, Francoforte e Zurigo.

Nell’attesa, però, Milano non è più il grande aeroporto del ricco Nord. Lo dicono le classifiche di «accessibilità intercontinentale diretta», quelle che misurano quanto una città possa dirsi collegata col mondo. Ora, come dice il vicedirettore del Certet-Bocconi, Oliviero Baccelli, da Malpensa «diverse destinazioni non sono più coperte». Nel 2007 lo scalo era all’ottavo posto in Europa, tra gli hub di seconda fascia in cui c’è anche Roma; nel 2008 è uscita dal club - come segnala l’ultimo osservatorio stilato proprio dal Certet per Unioncamere Lombardia - perdendo 8 punti e finendo dietro Madrid e Istanbul. Un anno fa la Sea calcolava che tre anni sarebbero bastati per tornare ai livelli del 2007. Con la crisi (che colpisce più duramente Linate, per i tagli di chi vola per affari) di anni ne serviranno almeno quattro. La chiave della resurrezione sta nella rinegoziazione degli accordi bilaterali, quelli che permettono a una determinata compagnia - Alitalia, finora - di volare verso un Paese extra Ue.

A gennaio, l’emendamento «salva-Malpensa» al decreto anti-crisi, impegnava il governo a promuovere «entro 30 giorni» tale rinegoziazione. Su una trentina di pratiche ne sono state sbloccate solo due: Corea del Sud e Cina, che tre settimane fa ha accettato la «clausola comunitaria». Dall’Ue ciascun vettore è ora libero di atterrare oltremuraglia. Il resto va a rilento. Ma visto che tra gli spettatori interessati c’è anche Lufthansa Italia (vorrebbe volare in Russia, ad esempio, la cui pratica è impantanata), «se questi accordi non si rivedono, Malpensa rischia di fermarsi in mezzo al guado», dice Roberto Rossi, della Fit-Cisl. Servirebbe una nuova sferzata della politica, ma passato il can can di un anno fa, oggi latita. «Forse con le elezioni europee i politici torneranno a farsi vedere. Per ora se ne sono dimenticati», conferma Rossi. Tra i più attivi resta il governatore lombardo Roberto Formigoni, il quale tuttora dichiara che «su Malpensa ancora non ci siamo».

E di non essere «soddisfatto del “servizietto” fatto dall’Alitalia di Roberto Colaninno». Ma poi quando tre mesi fa i sindacati gli hanno chiesto «un incontro per discutere dei problemi di Malpensa - racconta Nino Cortorillo, numero uno della Filt-Cgil in regione - non ci ha dato risposta. Un anno fa mandava le auto a prenderci a casa, oggi nemmeno ci riceve... Perché oggi tutti, la Regione, la Lega, sono spariti». La Lega reagisce: «Oggi si parla poco di Malpensa, perché chi doveva fare l’affare con Alitalia l’ha fatto. Ma la Lega non ha mai mollato la presa - ribatte il numero due del Carroccio alla Camera, Marco Reguzzoni -. Per quanto mi riguarda continuo a fare interrogazioni, perfino esposti in Procura a alla Concorrenza Ue. Per liberalizzare gli accordi bilaterali ci vorrà tempo, ma la macchina s’è messa in moto. Quello che non ci piace è l’atteggiamento del commissario europeo ai Trasporti Antonio Tajani che, con la scusa della crisi, ha congelato gli slot non utilizzati. Su questo stiamo dando battaglia come sul monopolio che a Linate Alitalia mantiene sul Milano-Roma».

L’ex Cai ha ottenuto da Sea i tappetini rossi, in cambio ha siglato l’accordo che ha permesso a Sea di salvare l’handling e i suoi 3 mila lavoratori. Alitalia ha pure ventilato tre nuovi voli intercontinentali da Malpensa (Miami, Buenos Aires e Shanghai), ma tutto è rimasto nel cassetto delle buone intenzioni, come del resto il «tavolo» aperto tra Alitalia e Regione Lombardia. Bonomi dunque è stato costretto a far tornare i conti con quello che ha, trovando d’accordo anche i sindacati. In Lufthansa ha trovato il «vettore di riferimento»; con EasyJet, e non solo, ha cambiato il volto del Terminal 2, trasformato in scalo low cost, un caso unico in Europa di convivenza dei due modelli. Il conto di questo limbo per ora lo pagano i lavoratori. In 390 saranno pensionati in anticipo dalla Sea che ha tra i 7 e gli 800 lavoratori in cassa integrazione. Che salgono a 2.500 se si considerano cargo e indotto.

"Questo scalo è un deserto

Ore di coda, pochi euro"

Senza i voli internazionali tutto l’indotto è in crisi nera

FRANCESCO MOSCATELLI

MILANO

Settanta, ottanta taxi. Tutti incolonnati sotto il sole a pochi metri dalle porte scorrevoli con la scritta «Arrivi». A Milano in questi giorni c’è il Salone del Mobile: cocktail, designer, espositori, clienti e inaugurazioni. Eppure a Malpensa la frenesia cittadina sembra lontana. I taxisti chiacchierano fra loro. «Inizio il turno alle 16 e capita che il primo cliente lo carico alle 20. E magari è solo un tizio che ha perso l’aereo e deve correre al terminal 2, ad appena cinque chilometri. Una manciata di euro. Torno e mi rimetto in coda. Una giornata di lavoro buttata». Massimo Tirone scuote la testa, spinge la macchina in folle e avanza di un metro. «Da dicembre noi boccheggiamo, è ora che la politica faccia qualcosa». Noia, impotenza e frustrazione. Da quando Alitalia ha trasferito gran parte delle rotte internazionali a Fiumicino, i dipendenti dello scalo lombardo, e tutto l’indotto che gli ruota attorno, vivono con il fiato sospeso.

«Come vanno le cose? E’ presto detto: nei weekend impacchetto 100 valigie, durante la settimana mi fermo a 50. Un anno fa erano il doppio - racconta Roberto, 27 anni, mentre aspetta l’arrivo di un cliente - Ma a chi ci mangia sopra va bene così. Cacciassero Alitalia gli altri arriverebbero a prendere gli slot, oh come arriverebbero…». Le grandi firme, quelle che avevano le boutique dopo gli imbarchi, si sono arrese: Trussardi, Diesel, Valentino solo poche settimane fa. Troppo alti gli affitti. Troppo pochi i viaggiatori. «E la Sea, la società che gestisce i servizi aeroportuali, non accetta nemmeno di rivedere i contratti» mugugna una commessa. Hanno fatto la stessa fine anche un cravattificio, un negozio di camicie e un’ottica. «Gennaio, febbraio e marzo sono stati mesi difficilissimi. In alcune ore del giorno non ci fa compagnia nemmeno l’altoparlante, sembra il deserto dei tartari» conferma Milena Puricelli, anche lei commessa in un negozio del primo piano. Alessandro Costantini, che vende giornali e sigarette proprio di fianco ai banconi del check-in, sintetizza senza giri di parole il clima che si respira fra i lavoratori dello scalo: «Stiamo aspettando che Alitalia molli l’osso e che ceda i diritti per i voli intercontinentali ad altre compagnie aeree. Questo aeroporto funziona solo se fa da centro di smistamento. Da quando è arrivata Lufthansa le cose sono già migliorate, ma i nodi politici non sono stati risolti. A dicembre molti lavoratori del settore cargo sono rimasti a casa e lo stesso sta accadendo con gli stagionali, senza contratti nuovi. E’ un anno di sofferenza, ci sentiamo tutti in stand-by».

Verso sera, però, Malpensa sembra risvegliarsi dal torpore. Al check-in della Brussels Airlines c’è persino un po’ di coda. «Noi non ci possiamo lamentare - spiega una hostess - Ma vada a vedere il corridoio numero 3, quello dell’Alitalia». Quattro voli in partenza, una ventina di viaggiatori in tutto, tre hostess che parlano del più e del meno e un’altra che legge un romanzo dietro al bancone più isolato. «Quando se n’è andata Alitalia i passeggeri si sono quasi dimezzati - spiega un dipendente della Sea - Ma questo scalo ha i servizi che funzionano e lasciarlo morire così sarebbe un peccato». Avventurarsi sulle scale mobili che scendono verso il primo piano è desolante. I cartelloni con le scritte: «Una cravatta, una borsa, un profumo…Hai tempo? Goditi Malpensa» sembrano una beffa. Di fronte al cantiere del nuovo hotel Sheraton il ragazzo che sposta i carrelli dei bagagli sembra fiducioso: «Si erano fermati, poi si sono rimessi a correre. Sarà pronto per la fine del 2010. Questi sanno quello che fanno: fra dodici mesi Malpensa sarà risorta».

lastampa.it

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