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ADSL per tutti, un miraggio?


Guest DESMO16

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Guest DESMO16
Giunte oltre 2.000 mail. Le testimonianze di chi vive ancora

sulla sua pelle il Digital Divide. "Internet veloce ci serve per lavorare"

La rabbia dell'Italia senza Adsl

"La banda larga sia un diritto"

ROMA - Eccoli, gli esclusi dalla banda larga. Una minoranza, tutt'altro che silenziosa, espressione suo malgrado del digital-divide italiano. A loro, almeno per adesso, è preclusa la possibilità di navigare ad alta velocità, sia con l'Adsl che con la fibra. Colpa delle centrali telefoniche obsolete (circa 6.000 su 10.400) che pian piano vanno aggiornandosi anche se - va detto - questo avviene soltanto dove l'investimento è commisurato alla spesa. Così succede che al di là dello steccato imposto dalle regole del business restino in tanti. Troppi. Cittadini che si definiscono di serie B e che per navigare devono accontentarsi dei 56k del modem analogico o rivolgersi al satellite o sperare che dalle sperimentazioni il WiMax (un super wireless in grado di coprire fino a 10 km) passi finalmente alla fase operativa. Solo allora, forse...

Intanto protestano, evidenziano situazioni paradossali, raccolgono firme, cercano soluzioni. E' bastato chiedere loro di raccontare questo disagio a Repubblica.it che sono arrivate in pochi giorni circa 2.000 e-mail. Testimonianze che giungono non solo - come sarebbe facile immaginare - dai paesini sperduti tra le montagne o in zone comunque ai margini del flusso della banda larga, ma anche da "zone d'ombra" presenti in grandi città. Anche lì la multimedialità il televoro e l'e-commerce sono solo un sogno.

Racconta Alessandro, dalla Bufalotta, quartiere periferico di Roma: "Sono un informatico, la banda larga mi serve per lavorare. Non mi resta che organizzare una raccolta di firme". Stesso discorso per Massimo di Firenze: "Abito in una zona centrale, Via Laura, ho fatto richiesta a tutti i gestori ma evidentemente non sono riuscito a fare massa critica per ottenere qualcosa. E' snervante stare collegati tre ore per un normale aggiornamento antivirus".

Alberto, dal quartiere romano di Colle Prenestino, ci scrive: "Niente da fare: siamo serviti da un apparato Mux moltiplicatore di linee che è incompatibile con la tecnologia Adsl. E restiamo digital-divisi". Il Mux blocca anche Gianfranco e i suoi vicini, da Sestri Ponente, una delle zone più popolose di Genova, che la prende con ironia: "La mia fortuna è che risiedo nel centro dell'hi-tech genovese... altrimenti sarei al telegrafo".

Matteo senza Adsl a Campo Marzio, la parte del centro storico vicina a Piazza del Popolo, dice che "è uno scandalo". Paola, da Casal Monastero, vicino al grande raccordo anulare di Roma: "Abbiamo fatto raccolte di firme ma niente da fare. Ma perché? Noi paghiamo le tasse come i quartieri vicini. Perché dobbiamo essere discriminati? Andrea, da Lunghezza, (Roma), sottolinea: "Abbiamo negozi, uffici, banche, assicurazioni che crescono a più non posso ma non possiamo avere l'Adsl. Ma per le attività commerciali il tempo reale non è tutto? Mah..."

Persino nella "Siena cablata" ci sono dei casi limite: Claudio spiega che nella sua zona - la parte sud della città toscana - "la banda larga è solo un miraggio. Manca poco per aggiornare la centralina. Intanto continuamo a navigare a nuoto (col modem) speriamo di non affogare". Altro senese, stessa storia: "Vivo in periferia - dice Paolo - non siamo coperti dalla banda larga perché dicono che non c'è abbastanza utenza e i costi superano i guadagni: lungo i tre chilometri che mi separano dal centro cittadino (tutto in fibra ottica) sono stati stesi dei tubi per il prolungamento della fibra anche in periferia: è da un anno che nei tubi passa solo l'acqua della fibra nessuna traccia"

"Il bello - racconta Niccolo da Firenze - è che veniamo regolarmente contattati dagli operatori delle varie Telecom i quali ci chiedono se siamo interessanti all'adsl. Certo che sì. Poi ci richiamano per avvisarci che la zona non è ancora raggiunta. Una volta mi hanno addirittura installato una loro placca in casa. E' ancora lì. Inutilizzata". Amareggiato Piero: "Corticella è un quartiere di Bologna ma siamo meno connessi di un paesino di montagna".

Antonio, da Firenze si augura che qualcosa cambi presto: "Mi hanno spiegato che adeguare la centrale ha un costo troppo elevato rispetto al minimo ritorno economico. Quindi niente. Spero che il prossimo governo si renda conto dell'importanza dei sevizi internet e provvveda a colmare questa disparità tra noi cittadini".

"La mia casa è distante appena 2 km dal centro storico", racconta Alessandro da Ravenna. "Quando avremo l'Adsl? La gentile centralinista ci ha risposto 'molto probabilmente mai'. Tutta colpa del fatto che la nostra zone è sotto un apparato multiplex". A me, dice Fabrizio dal quartiere romano di Casal Fattoria, sulla Laurentina, "hanno detto che la linea veloce non è nemmeno in previsione e che faccio prima a cambiar casa".

Proteste da uno studio grafico di Venezia: "A maggio apro uno studio, in una città considerata 'laboratorio' dove il cablaggio a banda larga è realtà. Arrivano i tecnici e dopo averci installato il telefono chiediamo loro dell'Adsl: 'Mi dispiace, ma tutte le linee della vostra zona sono occupate'. Capito?"

"Non è possibile - chiude Roberto da Bari - che nel quartiere Japigia (a due passi dal centro) non si possa avere un servizio che ormai dovrebbe rientrare a far parte dei diritti di ogni cittadino. Il bello è che sotto casa c'è un manifesto pubblicitario raffigurante Berlusconi, il cui slogan è: inglese e internet, l'Italia cresce' .... ma figurati!"

Repubblica (21 gennaio 2006)

Problemi tecnici e regole del business. I racconti di chi vive

ai margini delle autostrade telematiche. E intanto naviga a 56k

Vita nei paesini, sognando l'Adsl

Storie dal digital divide nostrano

Chi fa da se con ponti wi-fi, chi pensa di cambiar casa

ROMA - La mail che arriva dalla provincia dell'Aquila è tutto un programma. "Salve, sono Cristiano Bertolini, il vicesindaco di Ortona dei Marsi, piccolo comune di alta montagna, dove la banda larga via cavo non arriva e a detta della Telecom non arriverà mai. Non è servito tempestare di mail il ministero dell'Innovazione Tecnologica il quale ci ha risposto che ogni operatore di tlc è libero di fare investimenti dove vuole e se ne ha il ritorno economico. Comunque dal novembre con un investimento di 2500 euro, il comune è riuscito ad assicurare la copertura almeno del municipio e di una piccola parte del suo territorio col Wi-fi, che comunque rimane un surrogato per giunta oneroso per i cittadini che devono dotarsi degli apparati per la connessione alla rete wireless. E' un indecenza"

Difficile dargli torto se si pensa che a chiedere l'Adsl nei paesini, le frazioni, di montagna e non solo, dove la connettività è molto ridotta se non assente, sono in proprio tanti. E protestano per una condizione che li relega ingiustamente ai margini della rete. In tutto gli italiani che non possono essere raggiunti dall'Adsl sono 10 milioni. E tra questi c'è chi la vuole e non può averla. Come Leandro, da Rocchetta a Volturno, in provincia di Isernia appare rassegnato: "Per noi la banda larga è un sogno, c'è poco da fare: siamo cittadini di seconda classe".

Situazione analoga quella descritta da Christian, da Sterpo, piccolo centro della bassa friulana: "Abito in un paesino di 23 abitanti, in cui non ci sono negozi, non ci sono mezzi pubblici né altro. Vorrei almeno avere una connessione veloce per poter potermene andare in giro virtualmente e usare in modo economico tutti i servizi offerti da internet. Non si può".

Capita che l'accesso alla banda larga sfugga per qualche centinaio di metri. Spiega Diego, da Orte scalo: "A Orte paese c'è, da noi no. Potrei risparmiare telefonando con voIp, ed evitare di fare il pendolare con Roma facendo il telelavoro. Così potrei dedicare più tempo alla famiglia. La raccolta di firme è partita, ma..."

"Ho una casa a Palena (1500 abitanti) nella valle dell'Aventino", si sfoga Claudio. "Niente banda larga. Se non è possibile avere autostrade carrozzabili almeno ci diano le famigerate 'autostrade telematiche'. Si risparmierebbe in benzina e salute. E poi non si parla altro che di commercio online..."

Emiliano da Pomezia (Roma), sventola il cartellino rosso all'Adsl italiana: "In Europa siamo indietro. Sono stato in Belgio, Francia e Spagna. Loro sì che hanno una banda larga, non come la nostra. Questi corrono con internet come se stessero su una Ferrari, noi siamo lentissimi come se stessimo su una bicicletta. Ma la Ferrari non era italiana?"

"Per qualche bizzarro motivo il Demiurgo delle comunicazione ha deciso che gli abitanti di Veroli dovessero avere il dono della banda larga, e che a noi dovesse essere preclusa", ironizza Gabriele da Giglio di Veroli, nel Frusinate. "Eppure al Giglio c'è un numero di studi professionali e attività commerciali maggiore rispetto a Veroli. Misteri dei demiurghi".

Marco da San Raffaele Cinema, in provincia di Torino chiede uno strumento di lavoro: "Sono un ingegnere, la rete mi serve, in molte occasioni potrei evitare di muovermi fisicamente da casa se avessi la banda larga, contribuendo tra l'altro a ridurre gli enormi problemi di traffico che stanno divorando le nostre città. Vi pare progresso questo?". Massimiliano, da Cataletto Ceredano (in provincia di Cremona) con la banda larga potrebbe migliorare la qualità della sua vita: "Ho chiamato più volte la Telecom e mi hanno risposto che la mia zona è 'commercialmente compatibile' ma non ancora raggiunta dal servizio. E così io e mia moglie continuamo a fare i pendolari con Milano. Sognando il telelavoro".

Fabrizio racconta la situazione di alcuni comuni del comprensorio orvietano: "Qui la la banda larga non c'è, a quanto ci è dato sapere non ci sarà per un bel po' di tempo o forse non ci sarà mai". Amara la testimonianza di Stefano da Sabbioneta, nel Mantovano: "Telecom promette, i politici locali promettono ma nessuno realizza. E pensare che c'è un piccolo distaccamento universitario nella nostra cittadina". Problema analogo per Claudio da Serramanna, in provincia di Cagliari: "Siamo al limite del surreale: il nostro paese, con più di 10mila abitanti non è cablato. E abbiamo un istituto tecnico con indirizzo informatico (dove io studio) che per l'attività di laboratorio è costretto ad utilizzare la connessione isdn..."

"Il mio paese è di bassa montagna o alta collina", spiega Ferdinando da Carenno, in provincia di Lecco. "Quanto basta per renderlo emarginato da qualsivoglia innovazione tecnologica relativa alle comunicazioni. Solo recentemente è arrivato un ripetitore per la telefonia cellulare. E di banda larga non se ne parla manco per scherzo".

Grido di dolore anche dal laborioso Nord-est. Luca da Chiarano, in provincia di Treviso, racconta: "Siamo una piccola società informatica di otto persone che cerca faticosamente di crescere. Abbiamo bisogno dell'Adsl visto che la nostra attività si svolge sul web. Ma non siamo 'coperti'". Massimo da Piavola, in provincia di Forlì Cesena, appare rassegnato: "La nostra zona è proprio il simbolo del Digital Divide italiano in quanto non sono disponibili la banda larga, né il segnale Umts e nemmeno il digitale terrestre. A meno di 5 km da non c'è tutto".

Chi ce l'ha, l'Umts, deve comunque fare i conti con i costi di connessione. Come racconta Guerrino, da Mazzano Romano: "Che devo fare? Sono costretto a collegarmi a internet col cellulare di terza generazione, con tutte le spese del caso".

Il messaggio di Mauro da Cologna Paese, in provincia di Teramo, è stringato ed efficace: "Sono sordomuto e nelle mia zona non ho la banda larga. Essendo portatore di handicap ne ho bisogno per potermi relazionare con gli altri". Donato, da Pioppe di Salvaro in provincia di Bologna, si chiede: "Qui l'Adsl è un sogno. Ma perché devo pagare lo stesso canone di linea se la mia è qualitativamente inferiore?"

Infine Monica, dalla Sardegna. Lei incrocia le dita e spera nelle infinite risorse della tecnologia: "Abito a Santa Maria la Palama (Alghero) in un podere agricolo, dove ho messo su un agriturismo. L'Adsl non arriva, ho sentito parlare di WiMax. Sarà anche questa una utopia per la nostra borgata? Spero proprio di no".

Repubblica (21 gennaio 2006)

Gli operatori di tlc alle prese con una forte domanda, strutture

spesso obsolete e leggi di mercato. Ecco le soluzioni alternative

Quante centrali da aggiornare

aspettando Adsl 2+ e WiMax

ROMA - Adsl 2+ e WiMax. E' in questi due acronimi che vengono riposte le speranze di chi adesso è condannato ai margini della banda larga. A giugno del 2005, secondo i dati di eMedia Institute, gli italiani con un collegamento internet veloce erano 5.491.000, la stragrande maggioranza con l'Adsl. Una cosa è certa: questa cifra è destinata ad aumentare e diminuirà il numero degli italiani - circa 10 milioni - che al momento non possono essere raggiunti dall'internet veloce via cavo. Un processo, questo, che passa inevitabilmente dall'ammodernamento delle centrali telefoniche obsolete, che sono circa 6.000 su circa 10.400. Senza dimenticare che ci sono le infrastrutture proprietarie di Fastweb, Wind, Tiscali e altri operatori che portano la banda larga dove altrimenti non potrebbe arrivare. E le iniziative dei provider locali che grazie al wi-fi riescono a portare internet anche in alcune delle zone non coperte.

Aggiornare le centrali è di sicuro il primo passo. Spiega l'ing. Mario Gelmini, responsabile marketing consumer e business di Telecom Italia: "Per portare l'Adsl è necessario che all'interno delle centrali telefoniche - quelle da cui partono i cavi di collegamento per le case - siano installati degli speciali apparati che consentono di far passare sul doppino di rame sia la voce che i dati. Per far questo occorre installare un dispositivo specifico che in gergo tecnico si chiama Dslam. Noi attrezziamo le nostre centrali con questi apparati per fornire e gestire accessi Adsl - e continuiamo a farlo - seguendo valutazioni di tipo industriale".

E' la legge del business: fino a quando il bacino di utenza presunto non giustifica l'investimento, questo salto tecnologico non avviene. Ma la domanda cresce e una risposta la si deve pur dare. "Fino allo scorso mese di settembre - continua Gelmini - la copertura del servizio Adsl sul territorio nazionale era pari ad oltre l'85% della popolazione telefonica italiana e le previsioni di fine 2005 sono intorno al 90%. Continueremo ad estendere questa copertura, perché non consideriamo certo questo 90% come nostro target finale".

Purtroppo in certe situazioni esistono dei limiti tecnici, di piattaforme, che almeno per ora non possono essere superati. "Come quando la distanza tra l'abitazione e la centrale raggiunge circa i 3 chilometri e mezzo, per cui non è possibile avere l'Adsl", spiega il responsabile Telecom.

Non resta che sperare nell'evoluzione di questa tecnologia. Ancora Gelmini: "Con l'Adsl 2+, per esempio, si possono coprire distanze maggiori a pari velocità oppure velocità maggiori a pari distanza. La prossima primavera sarà operativa. Si andrà oltre i 4 megabit al secondo per arrivare sino a 20".

Questo per quanto riguarda le soluzioni via cavo. Le alternative si chiamano satellite e WiMax, che è poi un super Wi-fi in grado di assicurare la banda larga da 2 a 10 chilometri. Ma non è certo dietro l'angolo. "Sì, internet via satellite è una delle alternative", sostiene l'ing. Gelmini. "E' possibile navigare in internet utilizzando una connessione satellitare in download, la velocità in upload è invece legata alla linea telefonica commutata. Il WiMax? In collaborazione con alcuni fornitori di apparati stiamo partecipando alla sperimentazione tecnica in due siti in Piemonte, uno in Lombardia ed uno in Sicilia. Sono attualmente in corso le installazioni degli apparati cui faranno seguito i test veri e propri. Ma lavoriamo anche su altre piattaforme, di cui seguiamo gli sviluppi tecnologici con grande attenzione: ci sono infatti anche i cellulari e quelli in particolare che sfruttano le reti mobili Gprs/Edge, Umts e loro evoluzioni".

Anche Fastweb sperimenta il WiMax, in Valle D'Aosta. Una strada che gli operatori stanno battendo perché i costi di ampliamento delle reti tradizionali sono molto superiori. "La posa dei cavi costa circa 100 euro al metro, inclusi materiali, scavi e ripristino delle condizioni precedenti", dice Guido Garrone, responsabile delle tecnologie di Fastweb. Nelle aree meno densamente abitate gli investimenti sono onerosi e non sempre si è certi del ritorno economico". Come fare allora? Da un lato stiamo cercando di organizzarci in consorzi di operatori investendo insieme su certe tratte di rete, per poi distinguerci sui servizi; dall'altro stiamo sperimentando la tecnologia Wi-Max in attesa che si prendano le decisioni negli ambiti competenti, sull'assegnazione delle frequenze, attualmente occupate dal ministero della Difesa". (d.v)

Repubblica (21 gennaio 2006)

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