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Il Corano a scuola


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non può essere annullata così da un momento all'altro,ma in una continua crescità dell'umanità la mia utopia sarebbe che l'uomo in un futuro molto lontano riuscirà ad affrancarsi dalla religione,forse sarà una delle ultime conquiste dell'umanità...ogni tanto ci penso sù..mah!

forse in un futuro molto lontano ci saranno filosofie subliminali che andranno oltre...

forse un giorno la razionalità assoluta prenderà il sopravvento sulla mente umana...

Forse...

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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siamo finiti nella fantascienza! :D

penso però quanto sarebbe deprimenti risvegliarsi tra 10000 anni e vedere che si combatte ancora per la religione....dai...deve essere per forza impossibile!!

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sei troppo ottimista nei confronti dell'uomo... 4000 anni fa si scannavano con spade archi e frecce, oggi ci sono ancora tribù che lo fanno nello stesso modo, ed altre tribù che invece usano metodi un po + sbrigativi, tipo M16, F15 con Sidewinders, Abrahams, uranio arricchito...

4000 anni fa nessuno si ammazzava in nome di dio, lo facevano in nome di conquiste di territori, potere etc... oggi ahimè...

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(John Fitzgerald Kennedy)

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Guest DESMO16
Giustizia e reciprocità

Si possono muovere almeno tre ordini di obiezioni all’importante discorso tenuto ieri dal cardinal Raffaele Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, sui rapporti con il mondo islamico. Un discorso, vogliamo dirlo subito, ispirato a un discutibile irenismo e le cui proposte, se accolte, provocherebbero certo più danni e problemi che benefici. Ma ciò non vuole dire che non si tratti di un discorso importante dal momento che di sicuro esso riflette posizioni largamente diffuse sia nel mondo cattolico sia, con declinazioni in parte diverse, in quello laico. Il primo ordine di obiezioni riguarda la stessa premessa storico-causale, per così dire, della posizione espressa dal cardinale: «Solo il dialogo e la libertà religiosa - egli ha affermato - possono evitare il fondamentalismo: sia quello politico-laico che quello religioso».

Dunque la ragione per cui ci troviamo di fronte all’ondata fondamentalista attuale starebbe in null’altro che nel fatto che vi è stato finora troppo poco dialogo e troppo poca libertà religiosa. Se ce ne saranno di più, eviteremo il fondamentalismo. Il minimo che può dirsi, mi pare, è che si tratti di un’analisi approssimativa fondata più sull’ideologia che sui fatti. Davvero c’era una scarsa libertà religiosa nell’Inghilterra in cui sono cresciuti i giovani fondamentalisti (con passaporto britannico) che poi avrebbero fatto saltare in aria la metropolitana e i bus di Londra nel luglio scorso? Davvero è a causa della nota chiusura al dialogo delle chiese cristiane olandesi, e della conseguente soffocante cappa di conformismo religioso, che alcuni giovani islamici di quel Paese si sono sentiti in dovere di ammazzare Pim Fortuyn e Theo Van Gogh?

Il secondo ordine di obiezioni riguarda le modalità del rapporto con l’islam. «Se attendiamo la reciprocità nei Paesi rispettivi dove ci sono cristiani - ha sostenuto il cardinale secondo l’agenzia Ansa - allora ci dovremmo mettere sullo stesso piano di quelli che negano questa possibilità». Insomma, niente reciprocità: gli islamici a casa loro facciano pure dei cristiani ciò che gli piace, noi non faremo dipendere in nulla il nostro comportamento da loro. Ora è certissimo che mai e poi mai l’intolleranza altrui potrebbe giustificare la nostra, ma da qui a teorizzare l’irrilevanza della reciprocità, come mi sembra faccia il cardinale Martino, ce ne corre. Specialmente se si pensa che egli sovrintende a un organo della Chiesa che si intitola, oltre che alla pace, alla giustizia. Ma la giustizia - la giustizia umana, non quella di Dio - non ha forse qualcosa a che fare con la reciprocità? Si può definire giusta una situazione che preveda una stabile disparità di trattamento? E una pace fondata sulla prepotenza e la persecuzione degli uni e la tolleranza e la remissività degli altri, merita davvero il nome di pace o non piuttosto qualche altro nome? La migliore risposta, come sempre, la dà il senso comune.

Vengo infine alla terza e più impegnativa affermazione di Martino. «Se in una scuola ci sono cento bambini di religione musulmana - ha detto - non vedo perché non si possa insegnare la loro religione. Questo è il rispetto dell’essere umano, e il rispetto non deve essere selezionato». Apparentemente non fa una grinza, ma i principi sono principi e devono essere applicati perché tali: allora bisognerà dire che non solo cento bambini ma dieci, cinque, un bambino di religione musulmana ha il diritto anch’esso a un apposito insegnamento di religione nell’orario scolastico. Ma quanti insegnanti saranno necessari? E poi naturalmente nessuno vorrà negare che non solo i bambini islamici hanno diritto a un insegnamento religioso ma anche quelli di religione buddhista, di religione confuciana, zoroastriana, anche i bambini figli di Testimoni di Geova o magari degli adepti a Scientology. Perché no? E se no, qual è il criterio di esclusione - beninteso, in armonia con i principi di tolleranza e di dialogo religioso, nonché con il principio di uguaglianza - che lo Stato italiano potrebbe nel caso adottare?

Naturalmente non spero certo che il presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace vorrà rispondere a qualcuna delle domande sopra riportate. Se mai lo facesse sarebbe certo una meritoria rottura di quella tradizione delle gerarchie cattoliche che spesso si mostrano alquanto noncuranti degli aspetti pratici delle questioni che affrontano, accampando il motivo che di questi aspetti deve occuparsi la politica, cioè i laici. Ma a parte ciò, e per concludere, mi sembra che le parole del cardinale Martino configurino su un insieme di questioni importantissime una posizione nettamente antitetica a quella ormai più volte delineata, e con forza, da Benedetto XVI. Si può dire anzi che quelle parole costituiscono in filigrana un vero e proprio manifesto antiratzingeriano: e anche come tali, dunque, esse si segnalano alla nostra attenzione. Se però dietro di esse ci sia solo uno stato d’animo o un pensiero personali, o se invece esse nascondono scontentezze più ampie e profonde, almeno al nostro sguardo e almeno a oggi è impossibile capire.

Ernesto Galli della Loggia

10 marzo 2006

dal Corriere

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Diamine, c'è andato giù pesante Galli Della Loggia! splendida l'accusa di ispirarsi a "irenismo"!

Però, entrando nel merito, vediamo quali sono le sue obiezioni:

1. Non è sostenibile che il fondamentalismo sia frutto della mancanza di dialogo, e cita il caso dei fondamentalisti in Inghilterra e in Olanda, paesi notoriamente molto tolleranti. La mia idea è cha avolte si confondano due fenomeni paralleli, ma che hanno radici diverse. Non possiamo considerare allo stesso modo il fondamentalismo che nasce nei paesi islamici, che probabilmente è in gran parte frutto di mancanza di conoscenza dell'occidente, di mancanza di dialogo (come dice mons. Non mi ricordo il nome) e di una situazione economica difficile, con quello che nasce nei paesi occidentali (citato da GdL), che è frutto soprattutto della crisi di identità degli immigrati mussulmani che vivono nei nostri paesi.

2. La reciprocità. Mi dispiace ma non sono d'accordo con GdL. Nel momento in cui facciamo entrare gli immigrati e gli diamo la cittadinanza italiana (cosa che personalmente non mi fa affatto piacere), non possiamo pretendere di trattarli diversamente dagli altri cittadini solo perché nei loro paesi di origine i cristiani sono discriminati. I mussulmani che vivono in Europa che c'entrano con quello che succede nei paesi da dove sono partiti i loro antenati (nel caso dei figli)?

3. Se lo concediamo agli islamici dobbiamo consentirlo a tutte le religioni, ma sono troppe e non sarebbe possibile. Giusto in linea di principio, ma in pratca non possiamo mettere tutti sullo stesso piano, se la quota di bambini islamici che frequentano le nostra scuole cresce, inevitabilmente bisognerà considerare la situazione in modo diverso dal modo in cui si considera la situazione dei 10 bambini figli di adepti di Scientology, o cose simili. I numeri conteranno pure qualcosa, no?

In linea di principio l'idea che lo stato italiano passi lo stipendio a qualche imam barbuto e intonacato, per raccontare quello che vuole ai figli degli immigrati mussulmani non mi fa affatto piacere. Però, d'altra parte, potrebbe diventare uno strumento per far prevalere un altro tipo di islam, più moderato e filoccidentale. Certo ci vorrebbe uno stato forte, in grado di porre, con i giusti modi e senza urtare troppo certe suscettibilità, la questioni in questi termini:"io ti passo lo stipendio, però controllo pure quello che vai raccontando ai ragazzi. Se gli racconti che siamo tutti fratelli, che Allah è buono e misericordioso, ecc. ecc. Bene! Se gli racconti che l'occidente è corrotto, la donna è inferiore, che devono fare la jihad, ecc. ecc, te ne vai a casa!"

Alla faccia della libertà di insegnamento!

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Diamine, c'è andato giù pesante Galli Della Loggia! splendida l'accusa di ispirarsi a "irenismo"!

Però, entrando nel merito, vediamo quali sono le sue obiezioni:

1. Non è sostenibile che il fondamentalismo sia frutto della mancanza di dialogo, e cita il caso dei fondamentalisti in Inghilterra e in Olanda, paesi notoriamente molto tolleranti. La mia idea è cha avolte si confondano due fenomeni paralleli, ma che hanno radici diverse. Non possiamo considerare allo stesso modo il fondamentalismo che nasce nei paesi islamici, che probabilmente è in gran parte frutto di mancanza di conoscenza dell'occidente, di mancanza di dialogo (come dice mons. Non mi ricordo il nome) e di una situazione economica difficile, con quello che nasce nei paesi occidentali (citato da GdL), che è frutto soprattutto della crisi di identità degli immigrati mussulmani che vivono nei nostri paesi.

2. La reciprocità. Mi dispiace ma non sono d'accordo con GdL. Nel momento in cui facciamo entrare gli immigrati e gli diamo la cittadinanza italiana (cosa che personalmente non mi fa affatto piacere), non possiamo pretendere di trattarli diversamente dagli altri cittadini solo perché nei loro paesi di origine i cristiani sono discriminati. I mussulmani che vivono in Europa che c'entrano con quello che succede nei paesi da dove sono partiti i loro antenati (nel caso dei figli)?

3. Se lo concediamo agli islamici dobbiamo consentirlo a tutte le religioni, ma sono troppe e non sarebbe possibile. Giusto in linea di principio, ma in pratca non possiamo mettere tutti sullo stesso piano, se la quota di bambini islamici che frequentano le nostra scuole cresce, inevitabilmente bisognerà considerare la situazione in modo diverso dal modo in cui si considera la situazione dei 10 bambini figli di adepti di Scientology, o cose simili. I numeri conteranno pure qualcosa, no?

In linea di principio l'idea che lo stato italiano passi lo stipendio a qualche imam barbuto e intonacato, per raccontare quello che vuole ai figli degli immigrati mussulmani non mi fa affatto piacere. Però, d'altra parte, potrebbe diventare uno strumento per far prevalere un altro tipo di islam, più moderato e filoccidentale. Certo ci vorrebbe uno stato forte, in grado di porre, con i giusti modi e senza urtare troppo certe suscettibilità, la questioni in questi termini:"io ti passo lo stipendio, però controllo pure quello che vai raccontando ai ragazzi. Se gli racconti che siamo tutti fratelli, che Allah è buono e misericordioso, ecc. ecc. Bene! Se gli racconti che l'occidente è corrotto, la donna è inferiore, che devono fare la jihad, ecc. ecc, te ne vai a casa!"

Alla faccia della libertà di insegnamento!

Opinioni legittime ma cmq poco elaborate, chiaramente non sono troppo d'accordo sulle conclusione ;)

1) ok, vero anche se la realtà potrebbe essere + complessa: il problema è ben altro, c'è effettiva volontà di integrazione da parte di chi è già qua?? prescindendo da crisi di identità, vere o presunte (solitamente dettate da problemi economici), se è così difficile accettare le nostre usanze, perchè rimangono cercando di imporsi??

2) GdL non ha detto quello che tu hai inteso: nessuno discrimina x via della reciprocità. Anzi spesso, e l'argomento del topic ne è l'esempio, è proprio il contrario. Esiste una via di mezzo?? esiste una via laica all'islam??

3) i numeri contano si, ma non vedo perchè lo stato debba offrire un servizio così solo a causa di una minoranza + numerosa delle altre. Le minoranze, in quanto tali vanno tutelate tutte, allo stesso modo.

Giriamo la frittata dalla parte + corretta socialmente: invece di insegnare scientology, TdG, islamismo, etc etc, smettiamo di insegnare cristianesimo nelle scuole statali, ed introduciamo Storia delle Religioni come appendice di Storia e Filosofia, come si diceva sopra...

La conclusione mi fa rabbrividire: lo stato non deve pagare proprio nessuno, ne un prete ne un imam. E se l'imam o il prete la fanno troppo fuori dal vasino x quanto concerne incitazione ad integralismi vari, beh, a seconda di cittadinanza o patrie galere o rimpatrio immediato.

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Opinioni legittime ma cmq poco elaborate, chiaramente non sono troppo d'accordo sulle conclusione ;)

1) ok, vero anche se la realtà potrebbe essere + complessa: il problema è ben altro, c'è effettiva volontà di integrazione da parte di chi è già qua?? prescindendo da crisi di identità, vere o presunte (solitamente dettate da problemi economici), se è così difficile accettare le nostre usanze, perchè rimangono cercando di imporsi??

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...Secondo me quello della crisi di identità è un problema enorme. Possiamo dare tutte le cittadinanze che vogliamo, ma uno di colore o un mussulmano non potrà mai essere italiano (o francese, o tedesco o inglese, ecc. ecc.). La nostra identià nazionale è fatta essenzialmente di sangue, storia e in parte religione. Uno che ha una storia e una religione diversa secondo me avrà grandi difficioltà a sentirsi italiano. Noi non abbiamo belle storielle da raccontare come gli americani, per cui basta che fai il giuramento, canti l'inno nazionale e sei uno dei tanti che hanno trovato una nuova patria negli USA. Noi siamo italiani perché figli di italiani, che erano figli di italiani, ecc. ecc. Io la vedo molto dura integrare i figli degli immigrati, dovremmo inventarci un nuovo modo di intendere l'essere italiani, cosa non facile.

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