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NBA Le Finali: di Conference e per l'Anello


Navarre75

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Lakers-Celtics' date=' il massimo della vita[/size']

Gara 7 da brividi allo Staples Center

di Marco Cherubini.

Il luogo è lo Staples Center di Los Angeles, l'appuntamento è per la sera californiana, in ballo un pezzo di storia della pallacanestro professionistica americana e dunque mondiale. È gara 7 dei play off 2010, è Los Angeles contro Boston. Una serie incerta, instabile, con i Celtics che vincono gara 2 a casa di Bryant, col Mamba Nero che replica a Td Garden per il 2 a 1 momentaneo, e poi il 3 a 2 nella serie bostoniana e il pareggio del 3 a 3 di nuovo a Los Angeles nell'unica sfida davvero senza storia.

La squadra di Phil Jasckon va a caccia del sedicesimo titolo, per i biancoverdi sarebbe il numero 18. Mai Kobe Bryant s'è preso l'anello in gara 7, sempre più facili i suoi precedenti trionfi contro Indiana, Philadelphia, Nets e Orlando. Ma i Celtic non hanno Perkins: rottura dei legamenti del ginocchio e prossima stagione a forte rischio.

Al suo posto probabile l'ingresso di Big Baby Davis - il possente centro di 26 anni, decisivo in gara 5 per il momentaneo 3 a 2 di Boston - per una partita che in 48 minuti deciderà l'impressionante summa della stagione dell'Nba, oltre 100 gare, viaggi per gli States senza soluzione di continuità ed una pressione che, in questa finale, non ha eguali. Sì perché Los Angeles contro Boston è un classico per il basket Usa. Lo fu negli anni '50, poi nella decade successiva, negli '80 e caratterizzò anche la finale di due anni fa, vinta dai Boston dopo 22 anni di attesa.

C'è, ovviamente, il tutto esaurito allo Staples Center, con Jack Nicholson (super tifoso L.A.) in prima fila insieme a Spike Lee (fanatico dei Knicks, ma nell'occasione pronto a tifare Boston), con Charlize Theron, Cristina Aguilera, Leonardo Di Caprio, Puuf Daddy e Ron Howard. Tante stelle del cinema e della musica, per un evento che paralizzerà l'America per una sera.

Favorita per l'inerzia e per la tradizione Los Angeles: ha perso una sola volta gara 7 in casa, nel '69, ma proprio contro Boston che col suo orgoglio - il celebre Celtic Pride - proverà a rinnovare la gioia infinita di un successo contro i nemici storici. Rondo e i due Allen, contro Gasol - di sicuro il più forte centro di tutta l'Nba - e il leggendario Bryant. Ma anche Robinson, Wallace, Garnet e Pierce, contro Fisher, Bynum, Brown e Odom. Lo showtime dei californiani, contro il desiderio bostoniano di una nuova dinastia dopo quella a cavallo dei anni '50 e '60. È Los Angeles contro Boston, è gara 7 della finale Nba 2010: sicuramente il massimo per chi ama la pallacanestro.

17 giugno 2010

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NBA: Lakers ancora campioni

In gara-7 Boston battuta 83-79

I Los Angeles Lakers hanno vinto il campionato Nba e conquistato il 16° titolo della loro storia battendo nella settima partita di finale i Boston Celtics per 83 a 79. Kobe Bryant' date=' che ha segnato[b'] 23 punti, si è diplomato per la seconda volta Mvp delle finali. Per i Lakers, in svantaggio per tre quarti del match, decisivi anche Gasol e Arnett. Per Boston, 18 punti di Pierce e 17 di Garnett. Per Phil Jackson, coach di L.A., è l'11° titolo.

Se Gara1 era stata quella dell'attacco Lakers, con la strepitosa e infinita quantità di seconde palle giocate dai giallo-viola; Gara2 era stata quella di Ray Allen, dove veniva eguagliato lo storico record delle otto triple in una partita di finale; Gara3 quella "del pescatore", con Derek Fisher letteralmente spiritato nel quarto quarto; Gara4 quella di Big Baby Davies, con la panchina bostoniana più in generale a farla da padrone nel momento clou della partita; Gara5 quella della difesa Celtics, che con una mostruosa solidità di squadra si riportava sul 3-2 spedendo la serie a L.A. e tanti cari saluti; Gara6 era stata "non gara", con i californiani a giocare con ferocia di chi "non ha domani" non aprendo mai di fatto il discorso a una possibilità di vittoria di "quelli venuti dall'est" nemmeno a pagare beh, Gara7 è quella del basket che, una volta per tutte, ci dimostra che le individualità sono importanti ma alla fine si tratta pur sempre di uno sport di squadra.

Saranno i numeri "di quintetto" infatti a portare i Lakers sul tetto del mondo in una serata in cui anche Kobe, attesissimo, gioca una partita in chiaro-scuro dove a pesare sarà più il suo lavoro sporco in difesa - dicasi 15 rimbalzi - che i 23 punti finali. Saranno dunque i 18 rimbalzi di Gasol (uno in meno rispetto ai punti segnati!), sarà il peso in attacco e il muro di cemento in difesa che è Artest (20 punti per lui), saranno i 7 di Odom nel terzo quarto quando tutto sembrava perso, sarà quest'insieme di fattori ben coordinati da lo special-one (per davvero) Phil Jackson a consegnare il titolo a Los Angeles.

Ma che partita è stata? Beh, nel tema tattico della serie, forse l'unica cosa che si è riuscita davvero a capire in questo capitolo di meravigliosa rivalità tra verdi e giallo-viola, è stata la difesa unita al recupero delle "seconde palle". Il primo quarto è da consegnare agli annali per l?intensità agonistica dei meccanismi difensivi dei celtici della costa atlantica. I Lakers chiudono i primi dodici minuti sotto di 9, con Bryant assolutamente fuori ritmo e con una percentuale di tiro del 22%. Ventitre a quattordici dice il tabellone e un 6 su 27 dal campo che pesa come un macigno e non ti fa certo gridare alla partenza "a razzo". Eppure, eppure i rimbalzi son tutti dei californiani... E il -6 con cui si chiude il primo tempo allora - 34 a 40 per i Celtics - si conferma più che altro frutto di un paio di cose: dei 15 rimbalzi in attacco con cui i Lakers riescono a stare attaccati alla gara e dei 12 punti di Ron Artest che, a sorpresa, è il vero uomo "in the match" del primo tempo. Il 3 su 14 a cui Bryant si deve arrendere ad esempio è frutto, come dicevamo, dello strepitoso contenimento difensivo che Ray Allen e compagni riescono a fare su Kobe. Al "Mamba nero" vengono negati tutti i tiri in cui diventa letale, ovvero quelli in avvio di azione. Le uniche concessioni sono dei "mattoni" a 4-5 secondi da fine gioco che, appunto, non finiscono mai a bersaglio. Ecco spiegata la percentuale.

Il terzo periodo è un autentico enigma.

Boston riparte forte e con un paio di numeri di Pierce (tripla inclusa) riesce addirittura a trovare il massimo vantaggio di +13 ma, attenzione all'ennesimo fattore: Lamar Odom. Jackson sceglie un quintetto mobile e l'ala gioca meglio di Bynum mettendo a referto 7 fondamentali punti che aggiunti al poco movimento di Boston in attacco tengono Los Angeles in partita. Strappo quasi ricucito: 57-53 ma con Bryant ancora fuori partita, almeno in attacco. (13 per lui alla fine del terzo). Jackson è stizzito con Kobe e non manca di riferirlo alla signorina della Espn che lo intervista prima dell'inizio dell'ultimo quarto che Bryant, si vede per il primo minuto seduto dalla panchina. Punizione o rinfrescata di idee? Sta di fatto che funziona perché appena rientra arriva subito la "volpata": fallo cercato su un tiro da tre e 100% dai successivi liberi. È la svolta. Da lì alla fine il quarto decisivo si trasforma in "quello delle triple", e la cosa fa riflettere visto che fino a quel momento si era sparato "a salve": Fisher trova il pareggio con una bomba da fuori e Boston si inceppa per tre possessi in attacco fatti sì di ottimi tiri, ma messi nella mano ghiacciata di Ray Allen. I Lakers così macinano un mini allungo con 4 punti consecutivi di Bryant e la situazione rimane tale fino agli ultimi 2 intensissimi minuti. Wallace (fantastico) trova una tripla da applausi tirata la classica "mano in faccia" riportando i Celtics a -3. Tutto riaperto? Macché. Artest - forse l'uomo della serata - risponde nell'attacco successivo con una bomba allucinante tirata fuori ritmo. Allen, che fino a quel momento non ne aveva pescata una, finalmente va a referto sempre da fuori e Bryant - a 1 minuto dal termine - a quel punto vuole provare a partecipare alla festa. Sbaglia, ma l?immenso Gasol prende il solito incredibile rimbalzo in mezzo a tre bostoniani scaricando lucidamente su Kobe. Fallo sul "24" e 2 su 2 in lunetta. Siamo a 23 secondi dalla fine e i Lakers sono a +6, sembra fatta. Boston va di là, prova ancora la tripla con Allen e la sbaglia ma Rondo ruba un pallone che "solo lui può rubare" e dalla lunga fa solo rete. 81-79. 11 secondi da giocare. I Celtics spendono il fallo su Vujacic entrato nel quintetto dei tiratori: 83-79. Dal time out Rondo ci prova ancora, ma è corto.

Vincono i Lakers, non perdono i Celtics.

Arriva quindi il sedicesimo titolo per i californiani, adesso solo a -1 da Boston che per entrare nella storia forse dovrà aspettare parecchio visto l'età di un meraviglioso quintetto giunto con le sue stelle ormai in quella fase definita la parabola discendente della carriera. Garnett, meraviglioso, ha dato tutto. Allen si è permesso di scrivere un pezzo di storia nell'arco delle sfide e Pierce è uno straordinario cestista. Perkins è giovane ma ha un ginocchio a pezzi ed è a dubbio addirittura per l'anno prossimo. Si salverà solo Rondo da cui francamente i Celtics possono e devono ripartire dopo dei playoff che lo incoronano in ogni caso. Da segnalare l'Mvp delle finali, che, ovviamente, va al numero 24 di Los Angeles. Cresciuto tra Rieti, Reggio Calabria e Reggio Emilia (si, il papà faceva il suo stesso lavoro, ma qui in Italia), si consegna agli annali del basket e dei Lakers vincendo il secondo anello consecutivo e marcando sempre più da vicino The Legend, al secolo Michael Jordan, a quota 6. Premio stra-meritato. Al di là della serata così così, questo è un ragazzo capace di arrivare ai playoff e viaggiare sui 30 punti di media costante. Questo è un giocatore capace di segnare 19 punti di seguito quando il resto della squadra non ha benzina (vedere terzo quarto, Gara5). Insomma, nient'altro da dire se non che Los Angeles ha saputo riscrivere la sua personalissima storia che la vedeva sempre sconfitta nelle quattro precedenti "settime sfide" contro Boston. La serie di tre sconfitte tra gli anni 50 e 60 e quella dei magici anni 80 del dualismo Bird-Johnson, viene cancellata stasera con il primo successo "della sfida decisiva". Il titolo di World Champions resta dov'è.

18 giugno 2010

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Passare per idiota agli occhi di un imbecille è voluttà da finissimo intenditore. - Georges Courteline -

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Kobe: "Contro Boston c'è più gusto"

Rivers: "Perkins, assenza chiave"

L'mvp delle finali si gode il successo: "È il mio titolo più duro, ma battere i Celtics è qualcosa di speciale. E ora ho un anello in più di Shaq". Jackson: "Fiero dei miei Lakers". Il coach di Boston: "Abbiamo pagato l'assenza del nostro centro: non si possono concedere 23 rimbalzi d'attacco"

LOS ANGELES (Usa), 18 giugno 2010 - Il postpartita dello Staples Center regala momenti decisamente intensi. I Lakers naturalmente festeggiano, Doc Rivers accetta il verdetto del parquet con la sua solita classe.

Jerry Buss: “Abbiamo i migliori tifosi di basket del mondo, io sono orgoglioso di essere uno di loro. Tutti hanno grande rispetto dei Lakers, i tifosi avversari intonano sempre “Beat LA”, tutti ci temono e questo ci inorgoglisce tantissimo”.

Doc Rivers: “Prima di tutto voglio fare i complimenti ai Lakers, e’ stata una serie fantastica, incredibilmente intensa. Non potrei essere più orgoglioso di questo gruppo. La sconfitta di questa sera credo sia figlia della nostra mancanza di centimetri, anche per via dell’infortunio di Perkins. Abbiamo concesso 23 rimbalzi offensivi e 30 punti nell’ultimo quarto. Con queste cifre non si possono battere i Lakers in una partita intensa e difensiva come questa.”

Phil Jackson: “Questa sera abbiamo vinto grazie alla difesa. Kobe nel primo tempo ha forzato troppo, nella ripresa invece le cose sono migliorate, negli ultimi minuti poi, come spesso gli capita, ha fatto la differenza. Anche se il vero Mvp di gara-7 credo sia stato Ron Artest. Provo grande gioia a vedere il successo di questi giocatori ai quali ho chiesto grandi sacrifici quest’anno. In questa stagione hanno giocato 114 partite, un’annata lunghissima e intensa, sono orgoglioso di loro. Se sarò l’allenatore dei Lakers anche l’anno prossimo? Per adesso mi godo questo momento meraviglioso...”

Pau Gasol: “Sapevamo che sarebbe stata una partita difficile, abbiamo lottato e anche se in attacco non abbiamo giocato benissimo non ci siamo mai abbattuti. È straordinario vincere un titolo, vincerlo contro Boston, poi, è davvero speciale, anche per via di quello che è successo nel 2008 e per la rivalità storica tra questi due club. Io sono contentissimo, questo per me è un sogno che si realizza”.

Kobe Bryant: “Questa per me è stata una partita davvero difficile, mi sentivo stanchissimo e più forzavo più sbagliavo. Per fortuna negli ultimi minuti le cose sono andate meglio. Vi devo confessare che vi ho mentito durante tutta la serie, per me battere i Celtics è qualcosa di straordinario. Conosco benissimo la storia di queste due squadre e la loro rivalità. Questa è stata la finale più fisica della mia carriera, Boston è una signora squadra, incredibilmente intelligente e ben allenata. Cosa significa questo successo per me da un punto di vista individuale? Adesso ho un titolo in più di Shaq. Lo sa anche lui, io non mi dimentico di nulla...”

Lakers, l'uomo-chiave è Gasol

Celtics, che delusione Pierce

Il centro catalano è decisivo in gara-7 con Artest. Kobe meno fondamentale del solito, male Odom e la panchina. A Boston manca l'apporto del capitano, incide l'assenza di Perkins in gara-7. Bravi Garnett e Big Baby

LOS ANGELES (Usa), 18 giugno 2010 - Le pagelle della finale Nba tra Los Angeles Lakers e Boston Celtics:

LOS ANGELES LAKERS

BRYANT 7.5 Chiude con 28.5 punti e 8 rimbalzi di media. Votato mvp delle finali, anche se meno decisivo rispetto al passato. Bravissimo a coinvolgere i compagni in gara-6 e nel 2° tempo di gara-7. Quinto anello, a uno da Jordan.

FISHER 7.5 Gli 8.5 punti a gara non raccontano l’importanza del leader di questa squadra, come l’ha definito Kobe. Ha vinto gara-3 a Boston e in gara-7 ha messo il canestro più importante del match (tripla del 64-64), come ha ammesso Phil Jackson.

ARTEST 8 Anche qui usiamo le parole di Jackson: “L’mvp di gara-7”. Ha riscattato tutte le follie passate (dalla rissa del Palace ai “lapsus” nelle finali) con 20 punti e la tripla del +6 a 1’ dalla fine. Monumentale la difesa su Pierce. Chiude con con 10.6 punti e 4.6 rimbalzi.

BYNUM 7 Di stima per aver giocato con un menisco rotto, pur non riuscendo a influire sulla serie soprattutto dopo le prime due partite ma non mollando mai. Gli 7.4 punti e 5.1 rimbalzi sono testimonianza di quanto abbia lottato.

GASOL 8.5 Il migliore dei Lakers, fantastico in gara-1, ma soprattutto decisivo in gara-7 con 9 punti nell’ultimo quarto. Con 18.6 punti e 11.6 rimbalzi chiude in doppia doppia di media. Chapeau. Anzi, sombrero.

ODOM 5 Qualche lampo qua e là ma in generale i 7.6 punti e 6.6 rimbalzi sono pochi, soprattutto per come sono arrivati, con lunghi vuoti. Da uno del suo talento ci si aspettava di più.

FARMAR 5 Tre punti in 12’ di media, non ci si ricorda un canestro importante in tutta la serie. Due sole triple in 10 tentativi.

BROWN 6 Lampi di atletismo in gara-6, con la schiacciata più bella delle finali, 3 punti di media con contributi sporadici. La panchina dei Lakers non è stato il motivo per cui hanno vinto.

VUJACIC 7 Dopo la finale 2009 finita con zero punti all’attivo, ha messo i liberi decisivi in gara-3 e persino in gara-7. Bastano e avanzano per un 7 in pagella, ben oltre i 3 punti in 7’ a partita. E poi sta con la Sharapova e quindi parte sempre dal 10…

WALTON S.V. Si è visto solo in 4 partite, e in una sola ha segnato (2 punti).

JACKSON 8 Ci sono stati momenti in cui tatticamente è parso sovrastato da Doc Rivers, ma alla fine è lui ad uscire vincitore, per l’undicesima volta in carriera. Aver saputo gestire Artest è il suo merito più grande.

BOSTON CELTICS

RONDO 6.5 I Celtics vanno fin dove li porta il play. E troppe volte si è fermato lontano dal traguardo. Il 5/19 ai liberi è una condanna che lo ha portato ad essere meno aggressivo. Chiude con 13.6 punti e 7.6 assist.

R.ALLEN 6 Grande in difesa su Kobe, dove ha però lasciato troppe energie, pagando in attacco. Dopo la partita record delle 8 triple ne ha sbagliate 18 in fila. Finisce con 14.6 punti e 12/41 dall’arco.

PIERCE 5 Il vero uomo in meno dei Celtics rispetto al 2008, quando fu mvp. Merito anche di Artest. I 18 punti di media sono arrivati con il 42% dal campo.

GARNETT 7 Lo davano (davamo) tutti per morto. Dopo le prime due gare è risorto. Difesa, leadership, punti (15.2), rimbalzi (5.6), esce a testa altissima.

PERKINS 6.5 Con lui (5.8 p., 5.8 r.) in attacco i Celtics giocano in 4. Ma in area si è fatto sentire, soprattutto contro Gasol. Il ginocchio lo ha tolto di mezzo per la bella e i 23 rimbalzi offensivi di L.A. in gara-7 parlano chiaro su quanto abbia pesato.

WALLACE 6.5 Ha giocato degli ottimi playoff, lasciando tutto sul campo in gara-7 (stando a Rivers potrebbe essere l’ultima della carriera), finita coi crampi. Tirasse meno da tre (5/22) e più in post, sarebbe immarcabile. Chiude con 5.3 punti e 4.6 rimbalzi.

DAVIS 7 Due partite da protagonista, una addirittura da match winner (gara-4). Anche in gara-7 ha lottato (6 e 9), finendo con 9 punti e 5.6 rimbalzi di media.

ROBINSON 7 Non gli si poteva chiedere di più. Ha portato energia dalla panchina ed è anche stato uomo chiave in gara-4. Quasi 5 punti a partita.

T.ALLEN 6.5 Ottimo in difesa su Kobe, anche se poi quello che dà in difesa, toglie in attacco con giocate da mani nei capelli. I 15’ a gara sono testimonianza che ha fatto bene.

FINLEY S.V. Solo 5’ in tutta la serie, per il veterano è forse arrivata l’ora di lasciare.

S.WILLIAMS 4 Quando c’è stato bisogno di lui (dopo l’infortunio di Perkins in gara-6) ha fatto solo danni.

DANIELS S.V. Meriterebbe 3 se pensiamo a quello che Boston si aspettava da lui in estate. Un anno fa era giocatore da 13.6 punti a partita con Indiana…

RIVERS 8 Un grande allenatore ma ancora prima un uomo dal quale abbiamo tutti tanto da imparare. Ha commosso tutti col suo discorso che sapeva d’addio nel dopo gara, uscendo (una prima assoluta) tra gli applausi dei giornalisti in sala stampa.

da Ultime notizie sportive - La Gazzetta dello Sport

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